"Così hai volato tutte le scale di casa tua" Konohamaru si grattava il mento con due dita, erano nel cortile della motorizzazione e fissava Naruto con un occhio chiuso e uno aperto. Il biondo si era acceso una nuova sigaretta appena due secondi dopo aver finito la precedente "Dimmi la verità, hai ripeso a bere?"
"No, che ti viene in mente?" Naruto non aveva solo sentito il bisogno di massaggiarsi la nuca, ma anche quello di voltare la faccia per nascondere le lacrime. Si girava di continuo verso il cancello senza vedere altri a parte Konohamaru e il gruppo di ragazzi che avrebbe dovuto sostenere l'esame con lui. Le dita tremanti gli rendevano difficile centrare le labbra con il filtro "D'accordo, un paio di birre. Ero nervoso per l'esame, cosa c'è di strano?"
"E me lo chiedi, Naruto?" Konohamaru si era puntellato le mani sui fianchi mettendo il broncio "Nervoso per cosa? Un pilota come te con domande come queste ci si sciacqua i denti."
Konohamaru aveva alzato troppo la voce attirando gli sguardi dei ragazzi intorno, malgrado si fosse ricomposto era diventato paonazzo. Già bastava la faccia tumefatta di Naruto ad attirare abbastanza l'attenzione.
"E poi due birre non farebbero spaccare la faccia a nessuno. Non sei venuto a farti medicare da noi perché non volevi che si scoprisse qualcosa, vero Naruto?"
"Smettila!" Naruto gli aveva mollato uno spintone poco convinto. Era riuscito a distogliere lo sguardo dal cancello, il bene che gli voleva quel ragazzo aveva prosciugato le lacrime in pochi secondi.
Konohamaru aveva sorriso comprensivo: "Nel caso tu volessi, Naruto, lo sai che con me puoi parlare di qualunque cosa. Ora vai e spacca tutto. Io ti aspetto qui, dopo ce ne andiamo a festeggiare."
L'occhiolino del castano aveva fatto capire a Naruto che, sì, se avesse voluto parlare di Itachi aveva un amico pronto ad ascoltarlo.
Naruto si era sentito inghiottito dall'androne dell'edificio, aveva cercato di non guardare l'albero di Natale e di non sentire le risate gioiose dei ragazzi che aveva intorno. Saliva le scale assente, seguiva la massa di persone che aveva intorno come un automa.
A causa dello stato della sua faccia, tutti si tenevano a debita distanza pur non chiedendogli niente. Essere scartato, stavolta, non gli avrebbe fatto male, era l'assenza a ferirlo.
Nessuno era entrato da quel cancello. La persona che desiderava essere in prima linea a fare il tifo per lui non era lì.
Dopo aver consegnato i documenti all'esaminatore e senza rendersene conto, Naruto aveva affrettato il passo per accaparrarsi il banco più vicino alla finestra. La porzione di cortile che vedeva adesso era quella opposta al cancello d'ingresso, ma la strada era la stessa, avrebbe visto chiunque fosse transitato.
Non si era nemmeno accorto della ragazza che aveva iniziato a distribuire le domande, lo sguardo di oceano era perso oltre il vetro.
Il foglio era scivolato sul banco fino a fermarglisi con lo spigolo sulla mano, la ragazza lo aveva fatto apposta per destarlo dal distacco. Naruto aveva alzato gli occhi gonfi per guardarla, lei lo scrutava con aria interrogativa, non si era mai soffermata così a lungo davanti a nessuno. Naruto aveva sostenuto il suo sguardo finché non si era decisa a passare oltre.
Se avesse chiesto qualcosa lui era caduto dalle scale. A causa di due birre, perché nervoso per l'esame. Sì, avrebbe fatto la figura dell'idiota, ma era sempre meglio che inguaiare ulteriormente due fratelli già in difficoltà.
Aveva abbassato gli occhi sulle domande raccogliendo la penna senza entusiasmo, roba per sciacquarsi i denti come previsto da Konohamaru.
Si era voltato di nuovo verso la finestra, non aveva potuto esimersi, sembrava esserci un potente magnete là fuori.
Era vestito di nero, fermo sul marciapiede fuori dalla recinzione. Così magro che sembrava scomparire nel giubbotto imbottito, le mani in tasca, essere pelle e ossa gli faceva sentire più freddo del dovuto. Guardava in alto, ma le finestre erano tante e lui non sapeva quale scegliere.
Il cuore di Naruto si era fermato, il petto improvvisamente indolenzito.
Itachi…
"Itachi!" malgrado la mancanza di respiro, Naruto era riuscito a urlare balzando dal banco. Aveva colpito il vetro con le mani nella speranza che il rumore potesse attirare l'attenzione del ragazzo in strada.
"Signor Uzumaki, se non riesce a darsi un contegno sarò costretto ad allontanarla."
La classe sconvolta, l'esaminatore lo guardava truce.
"Itachi…" gli veniva da piangere, il vetro si appannava. In strada non c'era più nessuno.
"Signor Uzumaki, vorrei evitare di assegnarle una perizia obbligatoria dallo psicologo prima di rilasciare la patente."
"Mi scusi, credevo di aver visto una persona" Naruto si era rimesso seduto con il mento tremante.
Itachi era riuscito persino a sorridere fissando la trave portante del soffitto. Era stato tutto perfetto.
L'idea che aveva avuto di invitare Madara a cena la sera della Vigilia era stata accolta con entusiasmo da Sasuke. Visto che era anche il compleanno del cugino maggiore, il suo Otouto aveva pensato di fargli una festa a sorpresa. Sasuke aveva chiamato Madara con un pretesto banale. Nonostante la recente perdita, il cugino si era presentato sempre pronto a dare una mano ai più giovani.
Era pallido e, a giudicare dalla cera, non mangiava e dormiva da giorni, ma Madara si era illuminato di gioia e gli erano venuti gli occhi lucidi scoprendo il reale motivo dell'invito. Era stato perfetto, nonostante restasse poco della famiglia non erano mai stati così uniti.
Itachi era solo, Sasuke era uscito per fare la spesa e lo avrebbe voluto con sé.
"Nii – san, ci siamo persi così tante cose da fare insieme che ora ti voglio accanto anche per quelle più semplici."
Era stata dura dire di no a un sussurro così gentile. Itachi aveva detto al suo Otouto di essere stanco, Sasuke lo aveva baciato sulla fronte raccomandandogli di riposare e assicurandogli che sarebbe rientrato il prima possibile.
Itachi si passava tra le mani i nodi fatti in fretta e furia per intrecciare due lenzuola, aveva dovuto attendere che Iruka se ne fosse andato dalla strada, in realtà il professore era fuggito all'improvviso come se fosse stato spaventato da qualcosa. Forse era in ritardo e non se ne era reso conto. Iruka lo osservava da un paio di giorni convinto di non essere stato scoperto, Naruto era preoccupato per lui e aveva chiesto al professore di controllare.
Era così gentile quel biondino, non avrebbe dovuto sprecare tempo con feccia come lui. A Itachi dispiaceva che Sasuke non lo avesse potuto avere come amico, anche questo per causa sua. Finiva per rovinare sempre tutto.
Iruka era passato di lì per sincerarsi che i figli dell'assassino dell'uomo che amava stessero bene. Un bellissimo mondo di amore con cui Itachi non c'entrava niente, era solo un peso per tutti.
Sakura era venuta a cena la sera dopo Madara, quella di Natale, gli altri giorni li aveva trascorsi con i genitori. Sasuke si stava innamorando di lei, una storia che nasceva lentamente e che sarebbe andata lontano. Itachi aveva visto lei arrossire a ogni piccolo complimento di Sasuke, nonostante gli uscissero sempre un po' affettati. Il suo Otouto non era avvezzo a certe parole, ma lo sarebbe diventato. Con il tempo. Sakura aveva tutta la pazienza del mondo.
Per lasciarli soli Itachi si era allontanato diverse volte con la scusa di portare via i piatti sporchi. Poi, però, si era affacciato di sottecchi alla porta per osservarli. Li guardava mentre si baciavano, Sasuke, che non permetteva mai a nessuno di toccargli i capelli sempre impeccabili, se li faceva spettinare dalle mani di Sakura. Per lui le carezze più belle del mondo.
Quando Itachi tornava a sedersi al tavolo, trovava solo sorrisi e parole gentili. Li ricambiava tutti ma ogni volta sentiva una coltellata.
Per quanto il suo Otouto gli volesse bene, non avrebbe mai potuto aggiustare la sua misera vita. L'ultima volta era dovuto scappare in cucina perché lo stomaco gli si era chiuso, era crollato di schianto su una sedia, si era accartocciato sul tavolo singhiozzando con il viso nascosto nelle mani.
Per lui non ci sarebbe più stata nessuna carezza, se le era strappate da solo lasciando Juugo. Obito era morto per colpa sua, mentre aiutava un cugino che a malapena conosceva. Obito non aveva mai smesso di volergli bene e lui cosa aveva fatto? Lo aveva dimenticato.
La vita di Madara era di nuovo distrutta, per causa sua.
Non era riuscito a ricambiare la gentilezza che Naruto aveva avuto per lui, avrebbe dovuto esserci anche lui di là seduto con Sasuke e Sakura. Il suo Otouto avrebbe dovuto avere un amico.
Naruto era sempre stato solo, aveva fatto i salti di gioia quando Itachi lo aveva inviato a passare il Natale in loro compagnia. E invece adesso avrebbe trascorso il giorno più bello dell'anno tra le quattro mura di casa a piangere davanti alla foto dei genitori.
Per colpa di Itachi, ancora una volta.
Itachi aveva sentito le ultime parole di Naruto prima che uscisse, forse per sempre, dalle loro vite.
"Io lo amo, Sasuke."
Ecco, Itachi era finito per distruggerlo, Naruto aveva perso il cuore per qualcuno che non lo meritava e che non avrebbe mai potuto pienamente ricambiare.
Naruto era straordinario, ma non era il tipo giusto per uno come Itachi. Era altruista, ascoltava le opinioni degli altri, ma era troppo morbido e con poco polso. Itachi non era adatto a prendere iniziative, ogni sua azione era sempre finita col devastare qualcuno. Aveva bisogno di essere guidato per non sbagliare.
Le carezze di Naruto erano state da brividi mentre gli medicava il taglio e gli asciugava i capelli, Itachi aveva sentito le dita del biondo sfiorare un cristallo.
Naruto lo aveva compreso come nessun altro, ma non meritava di soffrire.
Aveva cercato di mantenere la promessa fatta a Naruto di andarlo a incoraggiare durante l'esame, ma era dovuto fuggire dopo averlo visto colpire febbrilmente la finestra. Se voleva smettere di fare del male a Naruto avrebbe dovuto mettersi in testa di sparire per sempre dalla sua vita. Dimenticare era l'unica medicina.
Se solo Shisui fosse stato ancora lì. L'unico con cui Itachi si era sentito davvero sé stesso.
Anche Shisui era morto per lui.
Itachi era solo devastazione, un uragano distruttivo che andava combattuto.
Grazie all'aiuto di Iruka, Sasuke avrebbe avuto un futuro. Lui non serviva più.
