G come Ghiacciolo
(Scritto da Nunzia)

Era un giorno di festa a Konoha, alcuni dei ninja più importanti e famosi del villaggio della foglia erano rientrati dopo una lunga missione e il terzo Hokage aveva indetto una giornata di festeggiamenti, con giochi, tanto cibo e fuochi d'artificio. Naruto e Kakashi avevano trascorso insieme un bellissimo pomeriggio girando tra le bancarelle e chiacchierando senza troppi pensieri, ma soprattutto avevano riso tantissimo. A pranzo avevano mangiato il migliore ramen di Ichiracu, e poi si erano fermati a giocare al tiro al bersaglio con i kunai e avevano vinto un enorme panda di peluche. Naruto era davvero felice per la prima volta da tanto tempo, a Kakashi importava di lui, e non pensava che fosse un mostro, lo aveva dimostrato in più di un'occasione. Ad un certo punto avevano anche incontrato Shikamaru con suo padre e i due adulti si erano fermati a parlare dell'esito della missione, perciò i bambini si erano allontanati per andare a giocare intorno ad una grande fontana che zampillava poco più in là. Ridendo i piccoli si rincorrevano schizzandosi d'acqua, e ogni volta ridevano più forte, finché ad un certo punto Naruto era inciampato e involontariamente aveva urtato una vecchia che portava un grosso cesto pieno di pane di varie forme e dimensioni. Il piccolo si era subito scusato ed era stato immediatamente raggiunto da Kakashi che non aveva smesso di tenerlo d'occhio e che aveva risarcito la vecchia irosa per il danno provocato, nonostante lei continuasse ad inveire animatamente lamentandosi che il suo pane era rovinato.

"Sensei l'hokage ha bisogno di parlare con lei, l'aspetta al suo palazzo" a parlare era stato un ninja piuttosto giovane, con corti capelli a spazzola, che non aveva degnato il bambino di un'occhiata, ma osservava il maestro con profonda ammirazione.

"Naruto devo andare, ti dispiace aspettarmi a casa? Ceneremo insieme" -il piccolo aveva scosso la testa con un sorriso incerto (si era aspettato una ramanzina per il guaio combinato) ma si voltò a salutare Shikamaru e, obbediente, fece per incamminarsi. Aveva fatto soltanto un paio di passi quando udì la vecchia parlare con un'altra donna dall'espressione altrettanto malevola "Sono sicura che si sia pentito di averlo preso con sé, guardalo, quel ragazzino è sempre stato un mostro e non migliora certo crescendo! Ne ha sempre combinata una dietro l'altra, ha il male dentro, te lo dico io! Quel poveretto avrà voluto fare un'opera di bene per pietà, ma non si aspettava certo di aver davanti un caso perso!..."

Naruto aveva accelerato il passo fino a mettersi a correre con il cuore che batteva forte nel petto, gli occhi lucidi e un peso sull'anima. Era davvero così? Era un peso? Quella donna maligna stava sicuramente ancora parlando male di lui, e se avesse avuto ragione? Era stata una giornata tanto perfetta e l'aveva rovinata perché non era stato attento, a lui succedeva sempre così, forse davvero il male faceva parte di lui e non c'era modo di sfuggirgli. Una lacrima silenziosa gli scorse lungo la guancia. Invece di ritornare verso casa, si allontanò fuori dal villaggio e si diresse al fiume. Seduto su un grosso masso con i piedi che sfioravano la superficie dell'acqua, il bambino pianse a lungo, ma non per sé stesso, dopotutto era abituato. Fin dalla sua prima infanzia le persone lo avevano evitato, escluso, insultato, perfino picchiato e minacciato, ma non credeva che lo stesso destino sarebbe stato riservato a quell'uomo tanto buono che l'aveva accolto in casa sua. Kakashi sarebbe diventato un emarginato, l'hokage non l'avrebbe più convocato per le missioni, forse quel giorno l'aveva fatto chiamare proprio per quel motivo, era stato uno stupido a non pensare alle conseguenze che ci sarebbero state dopo essere andati a vivere insieme! Così continuava a rimuginare, senza accorgersi che intanto si era fatto buio.

Al villaggio, nel frattempo, Kakashi era ritornato a casa e non aveva trovato il piccolo ad aspettarlo, avrebbe voluto parlargli della proposta di Sarutobi, avrebbero potuto ufficializzare la loro "famiglia", ne era così felice! Ma il bambino non c'era, non si trovava da nessuna parte, le ore passavano e pian piano il sole aveva lasciato il passo al buio e alle stelle. Fu proprio mentre cercava Naruto in ogni angolo del villaggio, che si imbattè nel ninja leggendario, che si offrì di aiutarlo.

"Non dirmi che hai dato retta alle parole di quella megera!" disse un omone alto con un sorriso che gli illuminava il volto. Naruto aveva riconosciuto il vecchio eremita che aveva conosciuto in una giornata di pioggia qualche tempo prima, ma era troppo scosso dalle emozioni per parlare, così si limitò a seguirlo quando l'altro gli fece cenno di andare con lui.

Si accomodarono su una panchina e il ninja comprò da un carretto due ghiqccioli uniti a cui divise lo stecco, e gliene porse uno. Mangiarono in silenzio, mentre mille pensieri turbinavano nella mente del bambino. Era diviso a metà, uno stupido incidente era riuscito a rovinare un pomeriggio perfetto. Ma anche qualcos'altro si scuoteva nel suo animo, un lontano ricordo che il gesto di Jiraiya, di dividere il ghiacciolo con lui, stava lentamente risvegliando.

Il vecchio ninja lo osservò mangiare per un po', poi riprese a parlare con un tono di voce calmo e rassicurante. "Sia io che Kakashi eravamo molto legati a tuo padre, anche se per motivi diversi, ma non devi pensare che lui ti abbia preso con sé soltanto per onorare la sua memoria. Ho sentito quell'orribile donna dirne di cotte e di crude su di te, eppure quello che ti ha ferito di più è stato il pensiero che lui potesse essersi pentito, che ti avesse accolto soltanto per pietà e adesso dovesse pagare le conseguenze di un'azione tanto avventata. Credi che un maestro, un jonin così tanto rispettato e ammirato si sarebbe fatto influenzare dal giudizio della gente? Vi ho osservati durante la festa, siete molto uniti, non c'è finzione nel vostro legame, è autentico. Allora dimmi, davvero volevi farlo? Scappare di casa e lasciarlo solo? Davvero l'avresti fatto?"

Ma la mente di Naruto vagava lontano, aveva ascoltato e compreso le parole del vecchio eremita, eppure continuava ad avere una strana sensazione, come se in fondo alla sua mente ci fosse un ricordo che premeva per salire a galla.

"Davvero volevi farlo?" quella frase entrò nella sua mente come un fulmine, un vecchio ricordo che affiorava…