Premessa: quasi due anni dopo la fine della seconda serie.

Sandbrook. Stazione di polizia. L'una di notte.

Elen e Roger erano da anni gli addetti alle pulizie notturne della stazione di polizia di Sandbrook. Come ogni notte, quasi un rituale, finite le pulizie chiudevano prima le luci degli uffici degli alti in grado, poi tutti gli altri. Finivano il giro all'ufficio degli agenti che rimanevano per le emergenze notturne. Però l'addetto alle pulizie Roger non poté guardare senza una smorfia verso un corridoio laterale. Era il corridoio dove c'era l'ufficio del sovrintendente, quello dell'ispettore investigativo e del vice ispettore investigativo. Era quasi totalmente al buio tranne per una linea di luce da sotto la porta del vice ispettore investigativo. Uno degli agenti lo notò, dicendogli

"Si tratta sempre di lui, quel Hardy. Il quasi ex marito dell'ispettrice Henchard"

L'addetta alle pulizie Elen accostò la porta dell'ufficio, dicendo a bassa voce

"Anche prima di andare via lo faceva. Ci rovinava tutto il lavoro restando anche la notte nel suo ufficio. Sapendo bene che dovrebbe usare la sala conferenze per queste cose"

Uno dei quattro agenti sbuffò, dicendo sottovoce

"Era certo che risolto il caso di quelle due cugine uccise qui l'avremo accolto a braccia aperte"

Risate trattenute. L'addetto alle pulizie Roger mormorò dopo essersi assicurato che la porta dell'ufficio di Hardy era chiusa

"L'avranno di certo cacciato. Nessuno lo può sopportare. Non c'è l'ha fatta neanche la moglie e la figlia"

Un altro agente scosse la testa, ricordando

"Qualcuno però lo sopportava a Broadchurch. Vi ricordate quella…era la sua DS a Broadchurch"

L'addetta alle pulizie Elen ricordò il nome

"Ellie, Ellie Miller"

Un altro agente indicò la porta

"Avessero mandato lei. Era riuscita nel trovare l'indizio che neanche Hardy e la moglie avevano colto. Invece quello aveva perso la prova decisiva mentre tradiva la moglie. Uno che alterna perfezione a imperfezione incredibile"

Annuirono tutti concordi. I due addetti alla pulizia lasciarono l'ufficio, salutando gli agenti. Non potevano immaginare che Hardy aveva sentito tutto.

Alec Hardy ascoltò ogni parola appoggiato alla porta del suo ufficio. Non poteva neanche dargli torto per tutto quello che avevano detto. Tornò a sedersi dietro la sua scrivania, tentando di lasciar scorrere via l'amarezza infinita che sentiva. Quasi due anni prima aveva lasciato Broadchurch certo che potesse ricominciare a Sandbrook. Nonostante tutti i buoni propositi si stava portando molti dubbi nel suo animo. Il primo che quei sentimenti che provava per Ellie Miller forse doveva approfondire, non sentendosi così poco degno di quella donna. Poi il fatto che dire a Miller che Broadchurch era stata la sua penitenza gli era sembrato quasi un tradimento. Seppure non era stato tutto facile a Broadchurch, doveva ammettere che aveva perso molte sue paure e problemi fisici. Non aveva più avuto costanti attacchi di panico e durante quei pochi, accanto c'era sempre Ellie Miller ad aiutarlo. Poche tachicardie. Più cura di sé stesso con Miller che lo faceva mangiare di più, andare regolarmente alle visite mediche. Durante una delle ultime visite mediche a Sandbrook, il dottore era molto perplesso

"Non capisco come tu sia peggiorato così tanto da Broadchurch. Nell'ultima tua cartella clinica dopo il pacemaker tu avevi il peso perfetto, anzi tre chili in più. Non prendevi più pillole per l'ansia. Sei arrivato a Sandbrook e le cose sono peggiorate. Sotto peso di cinque chili. Nuove pillole per l'ansia. Ora mi chiedi anche un terapista per i tuoi incubi notturni…"

Lo sguardo preoccupato del dottore era qualcosa che Hardy non avrebbe mai dimenticato

"...il mio consiglio di tornare indietro a Broadchurch. Qui a Sandbrook non stai bene. Sono il tuo medico di famiglia da quasi quindici anni. La tua anamnesi mai stata migliore come quando sei andato via da Sandbrook"

Con difficoltà Hardy dovette minimizzare la cosa al dottore. Perché in fondo si vergognava di aver lasciato Broadchurch per Sandbrook seguendo false speranze cercando di usare più il cervello che il cuore. Il suo cuore malato che gli urlava la verità. La verità che amava Ellie Miller, i suoi figli che nonostante tutto lo accettavano. Amava quella piccola comunità dove non si sentiva mai perso e solo.

Hardy si toccò con la mano destra il petto dove era il pacemaker. Un abitudine ma in quei momenti sentiva come se non avesse cuore, lasciato a Broadchurch. Ogni volta che trovava notizie di quella cittadina non frenava un sentimento di nostalgia. Come quando seppe, dopo appena tre mesi che era tornato a Sandbrook, la notizia che Ellie Miller aveva detto di no alla nomina a ispettrice investigativa. Un lavoro che lui pensava volesse più di ogni altra cosa, avendo sempre impacciato a lui di averglielo rubato. Però quella era Ellie Miller che non voleva quella nomina perché preferiva restare più con i figli.

Più volte Hardy aveva quasi telefonato a Ellie Miller ma gli era mancato il coraggio, sentendosi un ingrato verso Ellie e Broadchurch. Fatalmente lo colpiva la consapevolezza che aveva perso tutto per niente.

Nei primi mesi a Sandbrook non riuscì a trovare nessun lavoro nell'ambito della polizia. Finì per chiedere aiuto all'ex moglie con un mezzo ricatto

"Trovami un lavoro qui a Sandbrook nella polizia. Io non rivelerò mai a Daisy o chiunque che sei stata tu a tradirmi, perdendo il ciondolo"

Vedendo sollevata la sua ex moglie che non gli aveva detto che a Sandbrook viveva in pratica con il suo Dean ma soprattutto che la loro figlia si stava facendo una vita anche lontana da lei. Solo grazie a Tess ebbe il posto come vice ispettore investigativo, un DS in pratica. Ritrovandosi buttato in quell'ambiente a Sandbrook che ancor prima del tradimento della ex moglie, gli era poco amico. Era sì un ambiente professionale, dove era stato incluso in molte indagini importanti. Molte, anzi troppe volte aveva percepito intorno a lui una sorta di scetticismo sulla sua professionalità.

Quella notte la stanchezza iniziò ad essere troppa per Hardy. Abbassò la testa sulle braccia raccolte. Posizione che dovete lasciare tornando a farsi sentire il mal di schiena. Fatalmente lo sguardo gli cade sulla tazza in ceramica bianca sulla scrivania. Dentro c'era ormai il tè ormai freddo ma era un ricordo recente che lo stava soffocando con un groppo alla gola. La mattina del giorno prima era nella cucina del distretto intento nel prepararsi del tè. Cercò di non guardare il liquido nella tazza per non avere un nuovo attacco di panico, cosa che a Broadchurch non aveva più così spesso. Una lotta con sé stesso che perse, sentendosi come annegare in quel liquido. Riconoscete la voce della ex moglie che gli diceva con rabbia ma sottovoce

"Smettila! Se non sei capace di essere normale vai via! Alec…"

Come odiava il suo nome, permettendo solo alla moglie di chiamarlo così quasi per autopunizione, vecchie idee dopo Broadchurch perché non voleva più farsi del male, odiando le parole piene di veleno che sentiva

"...sei un fastidio in questo ambiente. Ti giuro delle volte vorrei che soffocassi per lasciarmi libera"

Sperando di non svenire era corso nel bagno chiudendo la porta. Si sentiva quasi morire. Con mani tremanti aveva ingurgitato una pillola di ansiolitici, cercando come ogni volta di chiudere gli occhi ricordando le parole di Ellie Miller, il suo tocco dietro le spalle. Ogni volta si calmava ma finiva anche con piangere sentendosi infinitamente solo. Un trillo dal cellulare riportò Hardy al presente, scoprendo che aveva pianto. Decise di tornare nel suo appartamento, sperando in un sonno senza incubi.

Fuori la stazione di polizia.

Fuori la stazione di polizia di Broadchurch, soprattutto la notte, Hardy sentiva il bisogno di fare un respiro profondo. Era quasi calmante l'odore della brezza marina. Un amore e odio per quell'immensità di acqua che riusciva nel bilanciare. Cosa diversa a Sandbrook. Hardy non poteva permettersi un respiro profondo, per evitare si sentire solo smog soprattutto. Gli mancava anche la possibilità di tornare a piedi alla sua abitazione. Con rassegnazione entrò nella sua auto.

Dopo meno di un minuto.

Fermo a un semaforo, l'ispettore Alec Hardy ricevete un messaggio vocale dalla ex moglie Tess

"Alec vieni al più presto possibile all'indirizzo che ti invio dopo questo messaggio. Nostra figlia si trova in grossi guai"

L'auto di Hardy si diresse a tutta velocità.

Zona di Sandbrook in periferia.

Hardy ricontrollo la zona nel cellulare. Una zona boscosa alla periferia di Sandbrook. Chiamò più volte il nome dell'ex moglie e della figlia. Prima di poter fare altro qualcuno lo afferrò alle spalle, spingendo un panno sulla sua faccia. Hardy riconoscete l'odore del cloroformio prima di perdere i sensi.

Il corpo inerme di Alec Hardy era tra le braccia di Dean, il compagno della ex moglie Tess. La figlia Daisy impugnava una torcia illuminando il percorso del compagno di sua madre nella boscaglia che trascinava suo padre. Proprio la ex moglie uscì da quella boscaglia. La donna raggiunse l'auto di Hardy cercando il cellulare dell'ex marito ma senza risultato.

Poco dopo.

Hardy si svegliò quel tanto che gli bastò per la sensazione di qualcosa che gli stringeva il collo. Era certo fosse la cravatta. Voleva allentare il nodo ma si sentiva come bloccato. Riuscì ad aprire appena gli occhi, vedendo come delle ombre frusciare intorno a lui. Tentò di muovere i piedi ma era come fosse nel nulla. Riconoscete una voce. Era la voce di Dean, il compagno della sua ex moglie che disse

"Per la miseria avevi ragione Tess. Troppo leggero per la corda"

Hardy cercò di ingoiare ma gli fu difficile. Capì che la corda era legata intorno al suo collo. In un secondo capì, lo impiccavano a qualche albero. Senti due mani afferrargli i piedi tirando. Poi un'altra voce gli disse

"Non muoverti, la punta di un piccolo ramo dietro al collo si trova tra te e la corda. Per questo motivo respiri se anche appena"

Era la voce di Ella Miller. Era certo Hardy che fosse un'allucinazione uditiva per la mancanza di aria. Un'ulteriore voce quasi lo rincuorò, quella di sua figlia Daisy pensando che volesse salvarlo. La ragazza disse con tono agitato

"Mamma, Dean dobbiamo fare presto. Può sempre passare qualcuno"

Il cuore malfatto di Hardy cade del tutto. Se anche sua figlia lo voleva morto voleva dire che lo meritava. Decise di smettere di lottare. Fu buio.

Risveglio Alec Hardy una mano di qualcuno tra i suoi capelli. Cercò di parlare ma gli era impossibile. Riuscì ad aprire con molto sforzo l'occhio destro. Vide qualcosa che sapeva impossibile. Letteralmente distesa a pancia in giù su un ramo dell'albero vicino a lui c'era Ellie Miller. Indossava il suo giubbotto arancione. Gli sorrise, dicendogli

"Hardy cerca di mantenere la calma. L'effetto del cloroformio svanisce a poco a poco. Sono andati via. Il ramo tra il collo e la corda ti permette di respirare appena"

Hardy voleva parlare, dirgli di toglierlo per lasciarlo morire. La bocca però era come bloccata. La non Miller gli disse con il suo sguardo che faceva paura ai peggiori criminali

"Ecco nuovamente il nostro Hardy che chiede la morte. Ora che sai che anche tua moglie e tua figlia sono delle vipere, ecco la tua sorpresa…"

La non Miller gli tirò i capelli che prima massaggiava

"...Prima la tua famiglia un vero schifo. Ora quest'altra. Ma dimmi Alec quanto tempo hai concesso a queste due? Cosa potevi aspettarti?..."

La non Miller rise

"...tu sei come quello che prega Dio di salvarlo mentre salgono le acqua. Lui vuole che Dio vada di persona, disdegnando altri ulteriori aiuti. Poi muore. Davanti a Dio, con rabbia gli dice che non l'aveva salvato. Dio semplicemente gli fa presente che tutti quegli aiuti giunti glieli aveva inviati lui. Tu sei uguale Alec…"

Un leggero vento mosse il corpo inerme di Hardy

"...eri rotto perché dentro di te volevi tornare con quelle due, inconsciamente però desideravi qualcosa di vero…"

La non Miller si indicò

"...eccomi entrata nella tua vita. Qualcuno che poteva smuovere finalmente la tua felicità nascosta in sfratti di paura, che non pensavi neanche di possedere. La tua forza anche mentre ti occupavi della morte di un bambino e due ragazzine…"

Hardy dovette ammettere che aveva ragione

"...ma nel tuo distorto senso dell'onore eccoti qui, mezzo ucciso da quella che credevi la tua famiglia…"

Applauso della non Miller

"...complimenti. Guarda come ti amano. Sinceramente forse morire sarebbe meglio per te e per tutti Tu adori portare un ombra oscura dovunque. Vai Hardy, gettati nel nulla"

La non Miller scomparve, lasciando Hardy con il trillo del suo pacemaker. Se non l'avesse ucciso la corda, l'avrebbe fatto il cuore malfatto. Nuovo buio per Hardy.

Nel nulla dove si trovava, Hardy concepì un solo pensiero, voleva rivedere anche per l'ultima Ella Miller. In cielo brillava una stella che divenne cadente. Alec Hardy aprì gli occhi. Si trovò in piedi su una spiaggia. Cercò di respirare ma era difficile. Sentì parlare alla sua destra.

Hardy vide alla sua destra una scena, comprendendo dov'era. Era sulla spiaggia di Broadchurch. Il ricordo di un pomeriggio assolato con Ellie Miller e i suoi due figli. Una giornata che per Hardy era sembrata quasi familiare. Vedere da fuori quel momento lo rese ancora più consapevole quello che aveva perso. Si avvicinò a quella Ellie, almeno in quella allucinazione voleva dirle addio.

Nello stesso momento. Camera da letto di Ellie Miller. Nei suoi sogni.

Ellie era confusa. Nel suo vivido sogno c'era un Hardy come al solito. Però vide un altro Hardy correre verso di lei sulla spiaggia. Appena la raggiunse l'altro Hardy, subito l'abbraccio con una tale enfasi, una ricerca di lei che Ellie gli disse

"Calmati, sono qui…va tutto bene"

Si staccò dall'abbraccio ma Hardy finì in ginocchio. A Miller sembrava molto debole. Cercò di sostenerlo ma Hardy tentò di baciarla. In quel piccolo bacio, quel tentativo senza forza, Ellie percepì un respiro forzato. Era impietrita. Lo guardò dritto in faccia, domandandogli

"Tu stai per morire?"

Sperando in cuor suo che fosse solo un sogno trasformato in incubo. Inesorabilmente Ellie capì che stava avvenendo. Incapace di capire come è perché stava succedendo, Ellie gli domandò con enfasi

"Ai tentato il suicidio?"

Lo scuotere della testa di Hardy fu una minuscola vittoria per lei. Voleva dirgli altro ma lo vide diventare sempre più trasparente. Tentando di trattenerlo gli urlò

"Per me! Devi lottare per vivere! Devi farlo! Per me!"

Scomparendo del tutto. Ellie Miller si svegliò nel suo letto con il cuore in gola. Afferrò il cellulare sul comodino. Cercò il numero di Alec Hardy, sperando gli rispondesse, non le importava se l'avesse trattata male.

Quasi all'alba un cacciatore sentì la suoneria di un cellulare. Seguendo quel suono trovò qualcos'altro. Trovò appeso a una quercia qualcuno impiccato. Il cellulare era tra l'erba lì sotto. Era sicuro che l'impiccato fosse morto ma un movimento delle gambe e un grugnito gli diede la prova che era vivo. Il cacciatore segui la corda cui era appeso, trovando dietro la quercia una scala di legno. La usò per liberare il corpo.

Alec Hardy fini sull'erba con un tonfo. Finalmente riuscì ad avere una respirazione minimamente normale. Sentì il cacciatore dire

"Si va bene signora…chiamo la polizia…cosa devo fare?...va bene…"

Il cacciatore si abbassò vicino Hardy, dicendo al cellulare di sempre di Hardy

"...va bene gli metto il cellulare vicino l'orecchio…"

Hardy alzò debolmente la mano sinistra, il cacciatore lo vide

"...signora sembra abbia la forza di tenere in mano il cellulare"

Il cacciatore diede il cellulare a quello che era certo fosse un miracolato.

Hardy cercò di dire qualcosa al cellulare ma la gola era rimasta rovinata per la corda del cappio. Grugnì

"E..xzie"

La voce di Ellie Miller scossa da lacrime gli disse

"Sì sono io. Mi sembra tutto così inverosimile. Alec…cercherò di essere lì al più presto"

Improvvisamente Hardy ebbe paura di perderla, urlando o almeno tentando

"Nmm…nmmo…vmmeza"

Non si accorse dell'arrivo di un ambulanza, soprattutto di un paramedico che gli tolse il cellulare di mano. Un'iniezione di calmante lo rimandò nell'oblio.

CONTINUA