Prologo – Un Legame Spezzato
Ciao a tutti! Dopo oltre un anno dalla scoperta delle fanfiction in cui ne avrò lette di migliaia, ho finalmente deciso di scriverne una mia!
Questa fic a tema Harry Potter contiene quella che è senza dubbio la mia nave preferita: HONKS (Harry x Tonks).
Tengo particolarmente a sottolineare la miglior fanfiction di HONKS che abbia mai letto: "The Rebel and The Chosen" di Chelseyb, davvero un lavoro meraviglioso! E voi che ne dite? Quale preferite?
Spero che la storia sia per voi una piacevole lettura, ma bando alle ciance, imbarchiamoci assieme in questo meraviglioso viaggio!
Attenzione: questa storia contiene spoiler per tutti i libri di Harry Potter fino ai Doni della Morte inoltre questo capitolo potrebbe contenere qualche frase adattata dal suddetto libro di JK Rowling. Nella fiction c'è una relazione tra un adulto e un minore (anche se mentalmente i due personaggi sono entrambi adulti). Non possiedo Harry Potter, tutti i diritti vanno alla Rowling. Non è consentita la distribuzione di quest'opera in altre piattaforme, se non per mio esplicito permesso.
Attenzione: questo capitolo contiene scene di violenza più o lieve meno, morte e pensieri suicidi questi ultimi soprattutto nell'ultimo paragrafo.
2 maggio 1998 – Hogwarts
Nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts regnava il caos. Lampi multicolori sfrecciavano ovunque; boati di esplosioni riecheggiavano ad intermittenza; urla di vittoria, di agonia, di dolore e morte si sovrapponevano in una cacofonia inenarrabile mentre la battaglia entrava nel vivo.
I mangiamorte, la fazione di terroristi guidata da lord Voldemort, sciamavano per il castello facendo strage degli hogwartiani. Gli studenti maggiorenni, i membri dell'Esercito di Silente, quelli dell'Ordine della Fenice, gli insegnanti, persino i banchi e le statue del castello animate dalla professoressa McGonagall facevano di tutto per difendere il castello.
Attraverso un corridoio, Ron, Hermione, Harry e Tonks si stavano precipitando per raggiungere l'esterno della scuola. Avevano appena lasciato la Stanza delle Necessità dove il diadema perduto di Corvonero, lordato dal disgustoso frammento d'anima del Signore Oscuro, era stato distrutto.
Fred era morto. Harry non riusciva a smettere di pensarci. La disperazione sul volto dei Weasley era qualcosa che non avrebbe mai dimenticato. Pensò a George: non sarebbe mai stato lo stesso.
La sua corrente di pensieri sempre più deprimenti s'interruppe d'un tratto quando una risata folle, spaventosamente familiare, riecheggiò nelle vicinanze. Le immagini del suo padrino che cadeva dolcemente attraverso il velo, accompagnate dalla stessa risata, gli lampeggiavano davanti agli occhi.
"Bellatrix!" Urlò Dora con odio mentre si precipitava contro la strega pazza. Bacchetta stretta in pugno, capelli che diventavano di un rosso arrabbiato e una maledizione sulle labbra, la metamorfomagus sparò una raffica di dardi multicolore contro l'altra donna: "Vieni da zia bella a giocare, Tonksie!" Urlò la seconda in comando di Voldemort mentre cominciava a duellare contro sua nipote.
Harry avrebbe voluto intervenire, combattere al fianco di Dora ed aiutarla a sconfiggere la strega, ma sapeva benissimo che la donna non lo avrebbe voluto. La sua amata aveva molti conti in sospeso con Bellatrix e Harry sapeva esattamente quanto voleva ucciderla con le sue stesse mani. Lo sentiva canticchiare nel suo sangue, nella sua mente e nel suo legame: si sarebbe fidato di Ninfadora Tonks, la sua anima gemella, per portare finalmente a termine l'esecrabile vita della donna che avevano difronte a loro e che ormai quasi più nulla aveva d'umano.
Maledizioni multicolori volavano avanti e dietro crivellando il pavimento, il soffitto e le pareti circostanti di buchi e ammaccature. Di quando in quando un ritratto nelle vicinanze veniva fatto esplodere. Altre volte una breccia nel muro mostrava l'esterno, riversando sugli astanti una notte schiarita da lampi multicolori che lampeggiavano anche al di fuori della scuola.
Come tutto il resto, anche lo scontro doveva finire e, purtroppo per Harry, non sarebbe andata come sperava. Dora urlò mentre una maledizione particolarmente viziosa superava la sua guardia e le sbatteva nel torace. Si accartocciò sul pavimento mentre una sostanza violacea cominciava ad emergerle dai vestiti.
Fintanto che Bellatrix ululava di trionfo, con un ultimo impeto di disperazione la metamorfa le sparò una maledizione che, cogliendola in pieno, la mandò a volare fuori dal castello ormai esanime. La strega più potente dell'esercito di Voldemort era morta, Sirius era stato vendicato… ma a quale prezzo.
Harry sentì il suo cuore spezzarsi in un milione di pezzi mentre vedeva gli ultimi momenti della sua amata.
"H-Harry..." gli arrivò quel pensiero così debole attraverso il loro legame "ti... amo... non..." ma la morte rivendicò anche quell'ultimo pensiero mentre gli occhi di Dora diventavano vitrei.
Il mago sentì un dolore lacerante che gli straziava l'anima quando il legame che la intrecciava con quello della sua altra metà fu strappato di colpo. La disperazione gli crollò sulle spalle come un oceano mentre un dolore indescrivibile, che nessuna maledizione cruciatus avrebbe mai potuto provocare, gli tormentava il corpo.
Qualcosa si infranse e si rinfranse ancora e ancora dentro di lui. Dalle sue labbra emerse un urlo bestiale, che ben poco aveva d'umano! Allorché qualcosa scattò nella sua magia.
Un torrente di energia magica incandescente si gonfiò attorno a lui come un'aura mentre si lanciava verso i mantelli neri. Non vedeva Ron e Hermione che lo guardavano terrorizzati; non vedeva il cadavere di Dora che giaceva sul pavimento come una bambola di stracci; non sentiva più nulla, non pensava più nulla! L'unica cosa che spazzava i suoi pensieri era la distruzione.
Schizzi di magia senza nome, intento puro concentrato… vennero espulsi dal suo corpo contro tutto ciò che lo circondava. La sua magia attraversava innocuamente i suoi amici e straziava orribilmente i suoi nemici, facendoli cadere terribilmente mutilati, lanciando strida atroci.
Uno dopo l'altro i mangiamorte cominciarono a morire come mosche mentre Harry, in preda alla furia, si faceva strada fino alla sala d'ingresso. Un mare di ragni lo aspettava lì, pronto ad ingoiare Hagrid, il gentile mezzo gigante che era stato il primo amico di Harry nel mondo magico. Un tonfo poderoso e gran parte delle Acromantule si vaporizzavano in esplosioni di sangue e visceri; ma Hagrid era sparito.
Greyback, il lupo mannaro, stava mordendo una studentessa. Un impulso di magia ben coordinato con una sfera di cristallo piovuta dall'alto e del lupo non restava che una pozza indistinta sul pavimento.
Con un grido di furia, Harry si precipitò all'esterno. Giusto in tempo per vedere un piede monumentale schiantarglisi addosso. Un urlo poderoso esplose dalla creatura alta sette metri mentre il suo piede veniva impalato da una lancia di energia. Il gigante si ribaltò, venendo centrato in pieno da un fascio di magia di Harry che gli sfondò il cranio.
Un secondo gigante rivelò la sua presenza con un ruggito furioso, appena in tempo per ricevere un getto d'argento che gli aprì un buco nel petto delle dimensioni della sua testa.
Harry, seguito dai due amici che non lo avevano mai abbandonato, si avvicinò alla foresta. uno sciame di dissennatori calò su di lui: l'immagine di Dora che cadeva a terra morta cominciò a martoriargli il cranio, intanto che le creature cercavano di banchettare con la sua anima.
In risposta a quello, il ragazzo urlò tutta la sua disperazione finché un foglio di energia argentea esplose intorno a lui. Per la prima volta Harry sentì un suono emanare dai dissennatori che non era quel respiro soffocato: erano urla quelle? Sembrava che i dissennatori fossero tranciati a metà, come da una gigantesca lama. Quando la magia si sciolse, di loro non rimanevano che mantelli sbrindellati.
Il giovane mago cadde in ginocchio, esausto per tutta l'energia spesa. Rivolgendosi a Ron ed Hermione disse loro che era tornato nel controllo di se stesso e che poteva dirigersi nella stamberga.
Più di mezz'ora dopo, mentre usciva dal pensatoio, Harry aveva un'espressione amara in volto.
I ricordi di Piton erano stati strazianti: ora capiva cosa avesse provato il suo professore, che tanto aveva amato sua madre senza essere corrisposto. Non avrebbe mai compreso a pieno la sofferenza di non essere ricambiato, ma conosceva benissimo quella di perdere la propria amata.
"Povero Severus" Harry pensò: "Ora… mi unirò a voi anch'io." Il pensiero era confortante: i suoi genitori, Sirius, Remus, Severus, anche il dannato Silente con tutte le sue manipolazioni, ma soprattutto la sua amata Dora, presto li avrebbe reincontrati.
Quasi in trance si fece strada fino alla foresta, dando a Neville il compito di uccidere il serpente. Non aveva avuto il coraggio di sbirciare nella sala grande: non sapeva come avrebbe reagito ad un'altra vista del cadavere di Dora, così immobile sulla nuda roccia... diresse i pensieri da un'altra parte prima di collassare.
"Sto per morire." Sussurrò, mentre il Boccino d'Oro si spalancava, mostrando la pietra della resurrezione sull'anello di Marvolo Gaunt. Facendola scivolare tra le dita, come guidato da un istinto dimenticato da tempo, Harry la fece girare tre volte e chiuse gli occhi.
Quando li aprì vide le figure quasi eteree di Sirius, Remus ei suoi genitori che lo circondavano. "Remus!" Pensò con un tuffo al cuore. Anche lui era morto in questa funesta battaglia?!
"Non volevo che voi moriste." Sussurrò, mentre una lacrima faceva capolino tra le sue palpebre per poi rotolargli sulla guancia pallida. "Ti amiamo tanto." Disse gentilmente sua madre, allorquando gli altri mormoravano dolcemente in assenso. "Noi siamo... fieri di te." Aggiunse James.
"Fa male?" La domanda emerse prima che potesse fermarla: "Morire?" bisbigliò, la sua voce sottile e tremante. "E' più facile che addormentarsi." Il suo padrino rispose.
"Mi addolora così tanto!" pianse Harry, mentre si lasciava pensare alla morte di Dora e le lacrime cominciavano a fluire. "E' terribile quello che hai passato, figliolo" la voce di James era bassa, profonda e confortante come un antico vento di montagna: "Anche noi non riusciamo a comprendere una sofferenza così grande." Continuò Lily. "Avrei dovuto essere lì con voi" sussurrò Remus in preda ad un dolce rammarico mentre Harry lo interrompeva subito "No, non puoi incolparti di questo Remus."
"Ti amiamo tanto." Ripeté Lily alla fine mentre Harry giungeva nei pressi dei mangiamorte e le figure spettrali si ritiravano nel loro piano d'esistenza. Invece di lasciarla andare, Harry fece scivolare la pietra sotto la veste assieme alla bacchetta e al mantello.
Emerse alla luce del fuoco ed affrontò Voldemort.
"Avada Kedavra!" Mentre il lampo di luce verde si precipitava contro di lui, gli parve quasi di percepire un'immagine eterea di Dora che, cingendolo tra le braccia, gli posava delicatamente le labbra sulle sue prima di svanire.
Dal 2 maggio 1998 in poi – Hogwarts e Mondo Magico
Nel limbo tra la vita e la morte, Harry incontrò Silente: si incazzò con lui, sfogò ancora una volta la sua rabbia sul preside, si fece rivelare tutto ciò che l'anziano mago sapeva sui doni e il suo rapporto con Grindelwald ed alla fine scoprì che aveva la possibilità di tornare.
Era così tentato, così terribilmente tentato di andare avanti ed unirsi ai suoi cari, ma era troppo nobile per lasciare che Voldemort ei suoi seguaci mietessero il mondo magico come una messe di grano maturo.
Fingendosi privo di vita, si risvegliò tra i mangiamorte. Narcissa Malfoy disse che era morto e il signore oscuro e quello che restava dei suoi seguaci esultarono.
Lasciando che un Hagrid singhiozzante lo portasse tra le braccia, Voldemort guidò il suo esercito fino al castello. Dopo uno scambio di parole in cui il coraggioso Neville uccise l'ultimo horcrux di Riddle con la spada di Grifondoro, la battaglia riprese accesissima. Anche i centauri e gli elfi domestici rinfoltirono le fila degli hogwartiani.
In breve tempo gran parte dei mangiamorte furono neutralizzati ed Harry uscì allo scoperto, pronto a fronteggiare lord Voldemort in un duello finale degno di una leggenda.
Dopo un lungo scambio di parole in cui il ragazzo riuscì a spingere il signore oscuro in un mondo di follia senza fine e un paio di incantesimi, la bacchetta di Sambuco, schizzando nell'aria, fu afferrata dal primo. Tom Riddle, invece, cadde morto come un burattino insignificante.
La gente esultava: Voldemort era caduto ed il suo regime di terrore aveva finalmente avuto fine. Tutti volevano stringere, toccare ed abbracciare il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto.
Ma ad Harry non importava: la sua nemesi era morta ed ora non aveva più nulla per cui valeva la pena vivere. Quanto voleva unirsi a Dora! Bramava di tornare ad abbracciarla, baciarla... seppure per un istante.
Con il passare dei giorni notò qualcosa di strano nelle persone. Apparentemente lo adoravano, ma c'era un sottotono di paura in loro. Anche Ron e Hermione lo guardavano con occhi diversi da quando aveva avuto l'esplosione magica dopo la morte della sua anima gemella.
Seppellì la sua amata con le sue stesse mani: i suoi genitori erano morti durante la guerra, in un'imboscata di Ghermidori, e lui sapeva bene che Dora avrebbe voluto essere sepolta con loro.
Compiuta la sua opera, si unì a Kreacher, l'ultimo amico che gli era rimasto a questo mondo, facendosi strada in un nuovo viaggio. Avrebbe trovato tutti i mangiamorte rimasti, fino all'ultimo, e li avrebbe cancellati completamente dall'esistenza.
Nel frattempo, non faceva male per lui imparare alcuni trucchi, a partire dalla biblioteca della nobile e antichissima casata dei Black.
Solo più tardi si accorse che il mantello, la pietra e la bacchetta erano scomparsi completamente. Al loro posto il simbolo dei Doni della Morte era comparso sul suo petto come un tatuaggio, e intimamente sentiva di avere il potere di tutti i doni, doveva capire solo come padroneggiarlo.
Tra il 1998 e il 2010 – Mondo Magico
Erano passati anni da quando aveva sconfitto il signore oscuro noto come Voldemort ed Harry era cambiato.
Divenne più alto, più muscoloso ei suoi lineamenti maturarono. Il più grande cambiamento, però, fu nella sua magia. Il suo nucleo magico aveva iniziato a crescere, crescere, e crescere! Ora probabilmente aveva più magia grezza di maghi come Silente, Voldemort e Grindelwald.
Aveva girato il mondo da cima a fondo: dall'Europa alle Americhe, dai paesi asiatici fino all'Africa, si era immerso nello studio di tutta la magia che riusciva a trovare. Centinaia se non migliaia di incantesimi si erano aggiunti al suo repertorio ed aveva imparato a duellare: in maniera minore in duelli non letali, (era stato più volte campione del mondo di duello) ma soprattutto aveva imparato a sopraffare i suoi nemici fino alla morte.
Si era sottoposto a numerosi rituali, facendo molta attenzione a non fare nulla che compromettesse il suo corpo o la sua magia (non voleva diventare un altro Voldemort), ed aveva scoperto diverse fonti di magia ancora sconosciute al mondo.
Aveva persino imparato un interessante incantesimo spaziotemporale che gli permetteva di creare una piccola dimensione personale a cui poteva accedere da qualsiasi luogo, da cui poteva emergere in qualsiasi altro ed in cui conservava tutti gli artefatti, i libri e il denaro recuperati durante i suoi viaggi. Nella dimensione aveva anche un'ampia sala d'allenamento ed altri ambienti in cui trascorrere il suo tempo o da utilizzare come alloggi.
Durante il tempo in cui visitava il cimitero a Godric's Hollow, un giorno, fu quasi per caso che gli capitò di esaminare la tomba di Ignotus Peverell e di trovare uno strano libro: era stato apparentemente scritto dalla morte, e conteneva una serie di istruzioni per un antico rituale.
Dopo di aver sacrificato la sua vecchia bacchetta, il suo album di famiglia, la Mappa del Malandrino ed altre cose strettamente legate al suo passato, aveva improvvisamente imparato a capire la sua magia in modi inauditi. Tutta la conoscenza magica che era passata attraverso la bacchetta di Sambuco gli era stata donata e ormai poteva usare la sua magia senza una bacchetta come se ne avesse una, forse anche meglio. Poteva rendersi invisibile, irrilevabile da qualsiasi incantesimo di protezione, proprio come se fosse sotto il mantello con un solo pensiero e poteva evocare gli spiriti dei morti, o almeno sapeva di poterlo fare ma non ci aveva mai provato.
Non desiderava disturbare il riposo dei defunti e in cuor suo sapeva che parlare con Dora avrebbe soltanto peggiorato le cose. Eppure, la sua mancanza gli pesava addosso come una montagna: numerose donne, anche alcuni uomini avevano provato ad avvicinarsi a lui, ma li aveva rifiutati tutti. Non avrebbe mai tradito in alcun modo la sua anima gemella, anche se era morta ormai da anni.
Ad un certo punto anche Kreacher era morto, la vecchiaia se l'era portata via dolcemente nel sonno. Era stato un compagno costante per i primi anni dei suoi viaggi e la sua morte aveva aggiunto un ulteriore peso a ciò che restava del cuore in frantumi di Harry.
31 luglio 2010 – Hogwarts
Erano passati più di dodici anni dalla morte di Dora. Era il 31 luglio del 2010 quando Harry cedette al tormento della vita. Un'anima gemella non poteva sopravvivere ad un'altra, dopotutto, lo aveva appreso da diverse fonti. Quasi era sorpreso di esserle sopravvissuto per così tanto tempo. Ma il desiderio di unirsi a lei era insopportabile e sapeva che non avrebbe vissuto un giorno di più.
Era contento: era riuscito ad estirpare completamente la piaga dei mangiamorte. Quei pochi sopravvissuti stavano marcendo ad Azkaban e non ne sarebbero emersi molto presto. Altri si erano redenti, come i Malfoy. Harry doveva a Narcissa e per quanto detestasse Lucius riuscì a salvare la famiglia. Per quanto fosse stato suo nemico a scuola, Draco alla fine si era pentito di quello che aveva fatto e lo aveva dimostrato.
Dopo anni, la magica Gran Bretagna gli sembrava nostalgica nel momento in cui si materializzava ad Hogsmeade.
Nel castello gli studenti erano felicissimi di incontrare il famoso Harry Potter e la preside McGonagall era stata lieta di fargli tenere un discorso davanti a loro.
Ma era finalmente finita, era solo. Si trovava esattamente nel corridoio dove il suo legame si era strappato lasciandolo un relitto di se stesso. Quella mattina stessa era stato nel luogo dell'eterno riposo di Dora ed aveva messo una corona d'elleboro sulla sua tomba.
"Sto arrivando, amore mio." Sussurrò piano, poi si arrampicò silenziosamente fin sulla torre di astronomia.
Dentro di lui cresceva una sensazione di vuoto. La disperazione che lo aveva attanagliato per tutti questi anni ormai era lacerante: non era più un oceano furioso che si agitava in tutte le direzioni ma era placida come una cascatella d'acqua ghiacciata, che goccia a goccia, inesorabile, cancella ogni cosa.
Guardò in basso. I terreni sembravano così distanti da qui, eppure così vicini. Un passo… poi sarebbe finita.
Alzò lo sguardo, mirando le stelle. I numerosi incantesimi attorno ad Hogwarts, tra gli altri compiti, isolavano la volta celeste dall'inquinamento babbano. Sembravano anni da quando non vedeva un celo stellato così puro.
La luna, con la sua faccia d'argento, stava cominciando a perdere la sua pienezza ormai da giorni. Harry poteva perdersi in quell'immensità di nero che l'avvolgeva; il desiderio, però, martellava quasi incessante dentro di sé, proprio come un pendolo pronto a scoccare la sua ora.
Si chinò in avanti come per tuffarsi da uno scoglio in mare aperto, e cadde nel vuoto.
Il vento gli sferzava i capelli dappertutto mentre per qualche istante perdeva il senso della direzione. Alcune immagini della sua vita cominciarono a lampeggiargli davanti agli occhi. Hagrid che faceva irruzione nella baracca sullo scoglio, la prima volta che aveva visto Diagon Alley, numerosi episodi avvenuti ad Hogwarts, la Pietra Filosofale, la Camera dei Segreti, il momento in cui aveva incontrato il suo Padrino, il labirinto e l'Esercito di Silente. Dora, i loro baci, i loro appuntamenti segreti, tutti quei bellissimi momenti che avevano trascorso assieme... tutto a un tratto la consapevolezza gli si schiantò addosso come un maglio mentre spalancava gli occhi e vedeva il suolo che sembrava così vicino, come se fosse a un passo da lui. Se avesse allungato la mano avrebbe potuto quasi toccarlo… eppure allo stesso tempo sembrava così lontano, come se per raggiungerlo ci volesse un'eternità.
All'improvviso tutto divenne ovattato, come se la coscienza si allontanasse sempre di più, prima che Harry si sentisse fluttuare nel nulla e tutto divenisse nero.
Note dell'autore: per oggi è andata, spero che la storia abbia piantato un seme d'interesse dentro di voi! Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso recensioni o PM.
Saluti da Landar!
