Lacrime di gioia purissima brillarono nei suoi occhi, neri diamanti splendenti.
Poi scivolarono lievi, rotolando come perle delicate sulle gote pallide
Piton non aveva ancora passato l'angolo in fondo al corridoio, quando una nuvola di fumo avvolse i giovani Mangiamorte. Uno di loro fece appena in tempo ad aprire la porta della cella, poi si accasciarono entrambi al suolo, privi di sensi.
Severus mormorò alcune parole a fior di labbra e un angusto passaggio segreto si aprì repentino lungo il muro a destra. Ottimo: ricordava ancora bene i segreti della fortezza. S'introdusse a fatica nel passaggio, come se stesse trasportando qualcosa di pesante. Poi sigillò di nuovo l'ingresso e s'inginocchiò a terra dove una vaga luce tremolante stava apparendo.
Un breve lampo rivelò infine la figura di Remus Lupin, accasciata al suolo.
Gli sollevò con riguardo la testa avvicinandogli una minuscola ampolla alle labbra, sussurrando piano:
- Bevila tutta, Remus, ne hai ancora un estremo bisogno.
Osservò il mago adagiato tra le braccia, già provato dalle torture dei Mangiamorte e poi dalle sue stesse sevizie, succhiare avido e fiducioso il liquido.
Ripensò con vergogna all'impulso di felicità percepito appena l'aveva visto in trappola. Poi ricordò la raffica di odio intenso e violento, rivolta a se stesso, per aver provato, anche solo per un trascurabile istante, l'ignobile pensiero.
La seconda emozione aveva subito congelato la spregevole scintilla di felicità, facendola svanire nel nulla più assoluto. Si chiese con quale coraggio avrebbe potuto guardarsi ancora allo specchio dopo aver osato essere felice per ciò che stava accadendo a Lupin.
- Grazie, - mormorò Remus con voce flebile - anche se non credo di aver capito cosa è successo, esattamente.
- Hai resistito alle loro torture impedendo all'Oscuro Signore di aver accesso alla tua mente. Un'ottima prova di Occlumanzia, Remus, i miei complimenti. – rispose con simulato distacco.
- Fin lì avevo capito. – sorrise lieve Remus – E' il tuo arrivo che mi ha disorientato. Non mi aspettavo di vederti tra loro, proprio come uno di loro!
- Come credi che mi procuri le informazioni che passo all'Ordine? – rispose brusco.
- Dal tuo iniziale comportamento, ho temuto che fossi davvero uno di loro.
Piton rispose con un sorriso storto che gli increspò in modo curioso le labbra:
- Se non fosse arrivato Malfoy, tutto sarebbe stato più semplice. Ma lui ti conosce e così ho dovuto anticiparlo e rivelare la tua identità.
- Mm… non è che tu mi abbia riservato un trattamento particolarmente delicato. - sospirò Lupin. Ma i suoi profondi occhi grigi erano di nuovo limpidi e sorridenti.
- Mi dispiace, Remus. – Severus deglutì a fatica, socchiudendo un attimo gli occhi - Non ho potuto fare altrimenti.
- Ho temuto che volessi sgozzarmi.
- Stavi parlando troppo, Remus. Rischiavi di tradire entrambi. – sospirò ancora Piton.
- Quando mi hai obbligato a bere la pozione, nella cella, ho paventato il peggio.
- Noto che sei piuttosto ottimista, stanotte. - tentò di sdrammatizzare. - Era solo una pozione Corroborante: ne avevi bisogno!
- Ho cominciato a subodorare qualcosa solo quando hai passato l'unguento sulle ferite e il dolore ha cominciato a svanire.
Piton si morse un labbro: erano brutte ferite, ma al momento non poteva fare altro per lui:
- Ad ogni modo, sei stato molto in gamba. – mormorò strizzandogli l'occhio - I tuoi urli di dolore erano davvero strazianti: dovevi vedere le facce dei due ragazzi là fuori.
- L'altra pozione cos'era? Quella che mi è costata la tua spiacevole ginocchiata.
- Avresti anche potuto aprire la bocca senza fare tante storie! - ammiccò Severus.
- Volevo farti fare bella figura con quel bastardo di Malfoy. - sorrise Lupin di rimando – Ma non era certo Veritaserum!
- Una pozione per aiutarti a sopportare il dolore. – mormorò Severus, inarcando appena il sopracciglio. - Con Malfoy di nuovo tra i piedi ho cominciato a temere il peggio, per te.
- Già, la Cruciatus. – sospirò dolorosamente Remus. – A quel punto ho di nuovo dubitato di te.
Severus lo squadrò allibito.
- Per lanciare una Cruciatus efficace occorre odiare la propria vittima e godere del dolore inflitto. E la tua Cruciatus era molto efficace, te lo assicuro! – aggiunse Lupin, serissimo. – Io non saprei lanciarne una così potente su di te. Ho pensato che volessi davvero uccidermi e vendicarti di quello scherzo!
Piton scosse lieve il capo, mentre le labbra s'incurvavano nella piega di un sorriso amaro:
- Remus, non ricordi? Siamo amici, adesso, schierati dalla stessa parte. Hai affermato di non sapere nulla dello scherzo, e infine ti credo. Non è forse arrivato il momento che anche tu creda in me? – mormorò con voce sommessa e triste. – Non potevo lanciarti una falsa Cruciatus davanti a Malfoy: per quanto tu fossi stato bravo a recitare, Lucius se ne sarebbe accorto. – Severus si morse ancora il labbro, fissando il pavimento – Mi spiace, non ho potuto fare diversamente. E non credere che sia stato facile farlo, neanche per me.
Piton si rialzò brusco.
- Dobbiamo andarcene da qui, ora, alla svelta. Prima che Lucius torni. – disse, aiutandolo a rialzarsi e sorreggendolo nel cammino.
- Va molto meglio, adesso. Quella tua pozione è formidabile. – mormorò con un sorriso, lasciando adagio il suo sostegno.
Camminarono per un po' in silenzio.
Si trovavano in uno scuro e angusto passaggio segreto, non più usato da anni, illuminato solo dalla fievole luce della bacchetta di Piton che ritraeva scuri riflessi verdastri dall'umidità sulle pareti, con una sorta di viscida muffa semi-liquida. All'improvviso si fermò accostando l'orecchio al muro:
- La via è bloccata. Dobbiamo attendere.
- Bene. Così avrò il tempo di ringraziarti.
Severus scrutò imbarazzato il mago che gli stava sorridendo apertamente.
- Ho dubitato di te, ma mi hai salvato la vita. Rischiando di farti scoprire. E non oso neppure immaginare quale spietato trattamento Voldemort possa riservarti se scopre il tuo tradimento.
- Al momento preferisco non saperlo. – sospirò Piton con un'alzata di spalle.
- Avresti potuto abbandonarmi al mio destino. O uccidermi prima che fossi indotto a tradire l'Ordine.
- No. Non potevo farlo.
Severus sospirò ancora una volta, socchiudendo gli occhi:
- Io dovevo salvarti. Possibile che tu non capisca?
Lupin lo fissava sbalordito.
- Perché tu, solo tu, puoi farla felice. E amarla. Non io, non io!
La voce di Severus era stata un sussurro così sommesso che Remus aveva solo intuito le parole.
- Ho un regalo in serbo per voi. - mormorò Piton, gli occhi scintillanti d'amore - Una pozione che impedirà per sempre la tua trasformazione!
La confusione sul volto di Remus lasciò spazio a un felice sorriso.
- Ti ringrazierò per il resto della mia vita, per quella pozione, Severus. Ma sarà un regalo che farai a me solo!
Lo stupore, intenso, adesso era sul volto di Piton.
- Sei tu che non capisci. Lei ama te, Severus, solo te! – sussurrò piano Lupin.
- No, non è vero. – bisbigliò.
- Certo che è vero. È sempre stata innamorata di te. – rispose con dolce insistenza – Credo che lo fosse già, inconsciamente forse, quando era tua allieva. Dovresti sentirla, quando parla di te: dovresti vederla, con gli occhi sognanti!
Piton barcollò un attimo, arretrando di un passo.
- Non è possibile. Vi ho visto insieme, più di una volta. – insistette con voce roca. – Ho notato come la confidenza tra voi cresceva, di giorno in giorno. Ho spiato i vostri sguardi, i vostri abbracci, la sua mano nelle tue! - terminò appoggiandosi al muro e volgendo lo sguardo a terra.
- Sei un idiota, un caro idiota. – sorrise Remus paziente – Io la consolavo, mentre lei mi parlava del suo amore impossibile per te!
Ora la voce di Lupin era pervasa di rassegnata tristezza.
- Ho fatto di tutto affinché ti dimenticasse. Perché anch'io la amo e tu lo sai bene! Ma il suo amore per te è radicato troppo in profondità nel cuore.
Severus aveva rialzato il viso e i suoi occhi brillavano con intensità, colmi di lacrime di gioia.
Una grossa goccia d'acqua pendeva dal soffitto basso, riflettendo la fioca luce della bacchetta. Si staccò piano e scivolò giù, in mezzo ai due maghi, confluendo nella piccola pozza raccolta nell'avvallamento del pavimento sconnesso.
Severus era incredulo: ancora non riusciva a sperare in tanta felicità.
- E tu ti meriti l'amore di Alhyssa. Tu, solo tu l'hai salvata, quella volta[1], mentre io sono rimasto ad aspettare.
Remus aveva volto lo sguardo a terra e parlava con voce arrochita dallo sconforto per il suo amore infelice.
- Tu solo la meriti, tu solo sei degno del suo amore!
Severus si guardò intorno: in quel luogo ostile, freddo e oscuro, l'inaspettata rivelazione stava illuminando la sua vita, avvolgendolo nel dolce tepore della speranza.
Con lenta fatica la felicità si fece strada nell'anima tormentata; pian piano la gioia invase il suo povero cuore straziato con la forza inarrestabile di una marea.
Un solo pensiero riempiva la sua mente, ubriaca d'estasi: Alhyssa lo amava, lo amava immensamente. Non l'aveva persa: lei era sua, era sempre stata sua!
Lacrime di gioia purissima brillarono nei suoi occhi, neri diamanti splendenti. Poi scivolarono lievi, rotolando come perle delicate sulle gote pallide: non era mai stato così felice in tutta la sua vita.
La mano di Remus, posata fraterna sulla spalla, lo riscosse. Il mago gli stava sorridendo amichevole e non sembrava in imbarazzo di fronte alle sue lacrime.
Si rese conto della crudele assurdità della situazione: la sua gioia corrispondeva alla rassegnata tristezza dell'altro. Non sapeva neppure cosa dirgli. Rimase muto, odiandosi per l'incapacità di esprimere i propri sentimenti. Remus sembrò comprendere e gli si avvicinò accennando un abbraccio.
Nessuno aveva mai fatto prima un tale gesto per lui.
Per la prima volta nella sua vita, Severus abbandonò ogni intima difesa e ricambiò il caldo abbraccio fraterno.
Di colpo, ogni rumore cessò dall'altro lato del muro.
Rimase solo il lieve stillicidio delle gocce che, adagio, si staccavano dal basso soffitto nero per raggiungere le compagne, unendosi in un abbraccio supremo, per poi confondersi nella scura pozza d'acqua sul pavimento.
Severus si sciolse dall'abbraccio e, con un sorriso imbarazzato, disse:
- Dobbiamo pensare alla tua fuga. Per farlo, devi ferirmi, piuttosto gravemente. – terminò deciso tendendogli il pugnale.
Remus sbarrò gli occhi:
- Tu sei pazzo. Al massimo posso schiantarti.
- No, non potrei ritornare alla tua cella. Fai ciò che ti dico, e subito, oppure mi scopriranno. – ribadì con fermezza.
Con mano tremante Remus impugnò il pugnale e lo sollevò.
- Dal petto alla spalla. Un colpo secco e deciso. – suggerì Severus con un sorriso rassicurante. – Sarà meno doloroso.
Remus faticava a respirare. Sapeva che Severus aveva ragione, ma sembrava che il suo braccio si rifiutasse di obbedire ai comandi della mente.
- Avanti, non esitare. Io lo farei al posto tuo. – lo incitò Severus.
Remus socchiuse gli occhi per un istante, quindi inferse il colpo, mentre i denti gli laceravano di nuovo le ferite sulle labbra.
Piton barcollò un attimo, investito dall'improvviso dolore bruciante, quindi premette con forza la mano sulla ferita alla spalla sinistra e mormorò l'incantesimo per svelare l'apertura del passaggio segreto, facendo segno all'altro di seguirlo.
- Stai perdendo molto sangue. – mormorò Remus preoccupato.
- Appunto. Stai zitto e seguimi veloce. – ordinò stingendo i denti.
Dolorante, lo guidò verso l'esterno della fortezza, quindi spiegò la via da seguire e gli consegnò un'altra ampollina di pozione Corroborante.
- Buona fortuna, Remus.
- Grazie. Buona fortuna anche a te. Temo ne avrai bisogno quanto e più di me! - esclamò preoccupato, incamminandosi rapido.
Severus lo osservò per alcuni istanti poi si diresse veloce alla cella, augurandosi che Malfoy non fosse ancora tornato. La ferita gli doleva molto, ma doveva ancora inscenare il piano ideato.
Quella era la sua notte fortunata. Di Malfoy non c'era traccia e i due Mangiamorte erano ancora svenuti.
Spalancò la porta della cella, pulì il pugnale dal sangue e lo rimise nel fodero. Tolse la mano, fino allora fortemente premuta, dalla ferita e il sangue scaturì a fiotti: vacillò un attimo, mentre v'immergeva il pugnale di uno dei giovani Mangiamorte.
Aveva perso molto sangue: dolore e debolezza cominciarono a velargli la vista.
Strinse i denti e si chinò a controllare i segni vitali dei ragazzi: l'effetto della pozione soporifera inalata era agli sgoccioli. Si trascinò a fatica all'angolo del corridoio e si permise infine di crollare a terra. Gettò lontano la bacchetta e posò a terra, accanto a sé, il pugnale intinto nel proprio sangue. Infine bevve poche gocce della pozione che gli avrebbe fatto perdere i sensi, simulando uno schiantesimo.
E attese.
Pochi minuti dopo uno dei giovani Mangiamorte era chino su di lui cercando di farlo rinvenire.
In lontananza sentiva l'eco di passi che si avvicinavano di corsa: in pochi istanti Malfoy fu al suo fianco. La ferita sanguinava ancora con abbondanza e la sua vista permaneva annebbiata. Allontanò rude il ragazzo da sé e bevve alcuni sorsi da una fialetta.
- Allora? – domandò Malfoy impaziente, squadrandolo con sospetto.
- Questi due imbecilli se lo sono fatto scappare. Mi sono assentato solo per pochi istanti, maledizione! Quando sono tornato Lupin mi ha assalito e ferito con un coltello, poi mi ha schiantato. - spiegò Piton a bassa voce.
- Il professor Piton se n'era appena andato. - balbettò il ragazzo più alto – Dalla cella è uscito del fumo, non aveva alcun odore: io… io ho aperto la porta…
- Stupidi idioti!
Malfoy era furioso e frustava l'aria col bastone.
- Poi non ricordo più niente. Quando ci siamo risvegliati il professor Piton era a terra, in un lago di sangue, schiantato.
Tra mille, dolorose imprecazioni, Piton avvicinò tra loro i margini della ferita e li cosparse con l'unguento già usato per Lupin. Col pugnale tagliò quindi una lunga striscia di stoffa dal mantello e vi avvolse stretta la spalla ferita. Notò che Malfoy lo osservava con attenzione. Si pulì le mani sporche di sangue nel mantello e rimise nel fodero il pugnale; quindi raccolse quello a terra vicino a lui:
- Questo di chi è? – chiese con voce gelida, sollevando il pugnale sporco di sangue.
Il ragazzo più alto spalancò gli occhi e si tastò il fianco. Poi chinò il capo.
Piton si rialzò a fatica. La testa gli girava ancora, ma la vista stava tornando normale. Si appoggiò al muro:
- Sono certo che qualche pezzo grosso del Ministero è convinto che l'Oscuro Signore sia ritornato, Lucius. Sta prendendo ottime contromisure, ma non so ancora di chi si tratta. – affermò sicuro rivolto a Malfoy – Se avessi avuto più tempo a disposizione, Lupin sarebbe crollato. Sono passati solo pochi minuti, non può essere andato lontano. Andiamo! – concluse staccandosi dal muro.
- Ci penso io. – sibilò Malfoy, intimandogli di fermarsi. – Tu saresti solo d'impaccio. Hai bisogno di cure, quel taglio è profondo: Lestrange ti aiuterà.
- Non ho bisogno d'alcun aiuto. Ho le mie pozioni, a Hogwarts.
- Fa' come vuoi. – borbottò con un'alzata di spalle.
- Tornerò il prima possibile: fammi sapere appena l'avrai ripreso. Quell'uomo è mio, chiaro? – minacciò Piton.
- Io prendo ordini solo dall'Oscuro Signore, non ricordi? – e con una risata sprezzante Malfoy si allontanò veloce, impartendo istruzioni agli altri Mangiamorte.
Piton strinse i denti e portò di nuovo la mano alla spalla sinistra. Quindi si smaterializzò.
[1] Vedi Only for your Eyes
