Il personale era in subbuglio.
Tutti sapevano che il nuovo erede sarebbe arrivato quel giorno.
Avendo la famiglia in casa al completo la signora Hughes non poteva certo chiedere alle sue cameriere di pulire da cima a fondo la villa ma poteva almeno occuparsi di eventuali stanze che Matthew e Isobel Crawley avrebbero occupato se gli fosse stato chiesto.
Il signor Carson ricontrollò da cima a fondo la lista dei vini, il menù e ripulì tutta l'argenteria insieme a William.
La signorina O'Brian intanto, dopo aver assistito milady, approfittava per prendere un tè e sproloquiare di ciò che aveva sentito. Del fatto che la signora Crawley non avesse personale e del fatto che il signor Crawley fosse fondamentalmente soltanto uno zotico tirato a lucido. E mise in chiaro che da lei non avrebbe mai ricevuto una parola cortese.
"È tanto se avremo tutti una parola cortese da voi" disse Anna guardandola e sogghignando mentre rammendava, prendendola in giro.
La signora Patmore per l'ennesima volta chiamò e rimproverò Daisy la sguattera chiedendole aiuto per la cena mentre la ragazza continuava a stare appiccicata a Thomas, la sua cotta adolescenziale.
'Lui è un po' troppo pieno di sé' queste erano state le parole con le quali Mary aveva descritto Matthew alla madre.
E con questo nelle orecchie e il desiderio di far annullare la clausola vincolante del suocero nel cuore, Cora Crawley scese a tavola a conoscere i nuovi arrivati.
L'accoglienza fu glaciale.
Non tanto perché Robert si sentisse leggermente in imbarazzo e Matthew si sentisse come un animale allo zoo, sotto gli occhi di tutti.
Non perché tre donne su sei fossero vestite di nero come se fossero a lutto.
Non per la figuraccia con Mary.
E neanche per la battuta sul 'comitato di benvenuto' che il giovane aveva fatto quando aveva visto schierata tutta la servitù al completo.
No, l'accoglienza glaciale fu dovuta alla risposta che Lady Violet diede a Isobel Crawely quando questa, nel salutarla, le chiese volendole stringere la mano:
"Come dobbiamo chiamarci ora?"
La donna più anziana fissandola (come se la donna davanti a lei avesse due teste e la sua fosse la domanda più stupida del mondo) rispose:
"Per cominciare io suggerirei Signora Crawley e Lady Grantham"
Alcuni dei presenti si sentirono mortificati e Cora cercò di salvare dall'imbarazzo invitando tutti in sala da pranzo.
L'unico a sogghignare sotto i baffi, se li avesse avuti, era il maggiordomo Charles Carson.
Si scambiò addirittura un'occhiata d'intesa con Lady Violet, e questo non passò inosservato alla signora Hughes.
Come da previsioni, la cena non fu delle migliori. Primo fra tutti perché si iniziò a parlare di 'denaro a tavola' quando Cora tirò fuori l'argomento dell'ospedale.
Ovviamente Isabel, dato il suo passato, voleva avere informazioni e Robert fu felice di dargliele.
Al secondo posto ci fu il fatto che il signor Carson vide un piccolo strappo nella livrea di William.
Come terzo ci fu la sfacciattagine di Thomas nell'indicare come si doveva comportare Matthew a tavola.
Mary rise e colse l'occasione per fare una semplice affermazione.
Ad un occhio e a un orecchio normali sarebbe potuta essere una battuta gentile e tranquilla ma Matthew la colse per quella che era in realtà, ossia una spocchiosa presa in giro da una bambina viziata.
Robert si sentì imbarazzato dalla mancanza di educazione del suo dipendente ma durò poco. Infatti prima di chiudere l'argomento in quanto erano davanti alle signore e si stava mangiando, si arrabbiò quando scoprì che il giovane erede avrebbe continuato la sua carriera di avvocato dal giorno successivo presso uno studio legale nelle vicinanze.
Nel mentre, i camerieri erano scesi per la successiva portata e avevano informato lo staff di quanto avvenuto.
La signora Hughes aveva origliato dal suo salotto che aveva la porta aperta.
Smise di fare i conti, rimise la penna nel calamaio e, poggiandosi allo schienale della sedia, scrollò la testa chiudendo gli occhi.
Doveva prepararsi mentalmente a quello che il signor Carson avrebbe potuto dire o fare dopo aver assistito alla cena.
Lei avrebbe dovuto calmarlo, in modi consoni ovviamente, e senza fargli pesare come già successo, il fatto che in realtà quella non era la loro famiglia.
Si pentiva ancora di quella conversazione; non per le parole dette quanto per il turb arrecato al suo adorato maggiordomo.
