La signora Hughes intanto stava seduta nella sua dispensa cercando di concentrarsi sui conti davanti a lei ma non ci riusciva. La rabbia per il comportamento della signorina O'Brian nei confronti di sua signoria l'aveva resa furente ed era dovuta andare a rinchiudersi nel suo salottino per cercare di sbollire.
Come se non bastasse giusto poche ore prima si era letteralmente scontrata contro quella montagna d'uomo che era il Signor Carson. All'inizio si era spaventata ma presto il sentimento si mutò in imbarazzo.
Aveva fortemente pregato che l'uomo della quale era innamorata da più anni di quanti ne volesse ammettere non si accorgesse di quanto fosse arrossita e di quanto le mancasse il respiro a causa della vicinanza dei loro corpi.
Aveva avuto modo di constatare con mano per la prima volta la solidità del suo petto e la larghezza delle spalle. Infatti l'uomo in questione, appena resosi conto di essere andato a sbattere contro una persona e non contro un muro, allungò le mani e la tenne per gli avanbracci.
Ma quando si accorse di CHI si trattasse effettivamente buttò al vento ogni decoro, avvolgendole le braccia alla vita. Non si era mai sentita più agitata e tranquilla allo stesso tempo.
Sganciò la castellana, la mise sulla scrivania e l'accarezzò.
Lei aveva scelto la vita da serva, per essere indipendente ma anche per aiutare la sua famiglia.
Aveva rifiutato una proposta di matrimonio per questo motivo.
Fare carriera significava essere governante, e quindi una donna sola.
Ma adesso pesava essere soli.
Era davvero quello il motivo per cui aveva rifiutato Joe?
O era stato il suo colpo di fulmine per Charles Carson, maggiordomo di Downton Abbey?
Ricordò una frase de 'Le allegre comari di Windsor' che ben si adatta a alla sua situazione:
L'amore fugge come un'ombra l'amore reale che l'insegue, inseguendo chi lo fugge, fuggendo chi l'insegue.
Joe era innamorato di lei, o almeno diceva di esserlo (forse non troppo visto che molto presto si era sposato con un'altra) ed ecco che lei, pur avendo una mezza comprensione con lui, perdeva il sonno per un uomo che nemmeno sapeva della sua esistenza e che era in una posizione di NONpoter avere una famiglia propria.
Sospirando, chiuse gli occhi, ripensando alla conversazione della sera prima e mordendosi il labbro.
[INIZIO FLASHBACK]
La sera che aveva ricevuto la lettera e dopo il suo viaggio al villaggio, Carson era deciso a dirle la verità.
Deciso... deciso era una parola grossa.
Diciamo che preferiva che sapesse la verità da lui invece che da altri, come millantato dal mittente.
La signora Hughes meritava di sapere la verità e il signor Carson meritava il diritto di raccontare la sua versione. Ma lo meritava davvero dopo quegli anni di bugie?
Ma erano davvero bugie?
Un uomo non ha forse il diritto di vivere la sua vita come crede? Facendo le sue scelte, anche se magari poco sagge data la giovane età, e rimpiangere poi qualcosa nella vecchiaia?
Non lo fanno forse tutti?
Avere una seconda opportunità non è forse un desiderio che molti hanno e pochi ricevono?
E se uno non desidera divulgare i suoi affari ha il diritto di tacere. O no?
Nel suo caso forse potevano essere definite bugie per omissione.
Desiderava così tanto che riprendessero i loro incontri a tarda sera e il loro rapporto ritornasse normale.
Come prima di riprendere indebitamente ma non ingiustamente William.
Come prima di quella famosa domanda sul desiderare vite diverse.
Non si era neanche accorto di essere davanti al salottino della governante, fin quando la sua stessa mano non bussò alla porta.
"Posso avere un'attimo del suo tempo?" chiese facendo capolino nel suo salotto.
"Certo signor Carson" sorrise la donna alzando gli occhi da alcuni conti.
"Ci tenevo a dirle ... che aveva ragione"
"Oh lo so. Accomodatevi"
"Modestia è il suo secondo nome signora Hughes?" chiese con un sorriso mentre ubbidiva.
"Potrebbe si... ma di cosa? Io ho sempre ragione e dopo tutti questi anni credevo lo sapesse ormai"
"Oh lo so bene. E ogni volta ammetterlo è sempre più difficile. Mi riferivo al mio comportamento con William"
Avrebbe voluto dirle che aveva ragione sul fatto che la famiglia che serviva non era la sua famiglia, o almeno non più.
"Il suo comportamento con... Oh signor Carson... sono passati mesi..."
"Quasi un anno per l'esattezza. Come ben sapete siamo stati a Londra per quanto riguardava gli aspetti burocratici e gli affari in sospeso dei defunti eredi. Poi l'arrivo del signor Crawley. Bates che sembrava non essersi molto adattato. Thomas e la O'Brian che si comportano come... beh come Thomas e la O'Brian...
Così non ho avuto modo di dirvelo prima e per lettera non mi sembrava giusto.
Fatto sta che ... ho chiesto scusa a William"
"Lo ... lo avete fatto?" deglutì pesantemente.
Non era per quello che lo aveva rimproverato, anche se ci sperava.
Sapeva quanto doveva essergli costato.
Dio quell'uomo era così...COSÌ!
"Sì l'ho fatto. Quasi subito a dir la verità. E stranamente mi ha perdonato. Dopo il modo in cui l'ho rimproverato ha trovato la forza per perdonarmi.
Quel ragazzo è eccezionale. E avete ragione quando dite che lo vedo come mio successore. Non che io voglia andare in pensione presto ovviamente"
'Anche se forse mi cacceranno quando
sapranno...se sapranno...'
"Grazie a Dio!" esclamò la signora Hughes, mordendosi il labbro quando si rese conto di come poteva sembrare a voce alta la sua esclamazione appassionata.
"Sapete... dovreste evitare di mordere così spesso e duramente... potreste farlo sanguinare..." le disse dolcemente, ipnotizzato fissandole le labbra.
"Avete ragione..." sussurrò in risposta.
E pensare che quella mattina era passata davanti al suo ufficio senza nemmeno fermarsi, ancora un po stupidamente offesa dopo un anno.
"Devo segnarlo sul calendario. Adesso tocca a me avere ragione" cercò di sdrammatizzare prima di fare qualcosa di avventato.
"Non ci si abitui"
"Non lo farei mai. So qual'è il mio posto"
Si fissarono qualche secondo prima di essere chiamati per la cena.
Sì perchè in quelle occasioni lei era avanti avendo sempre ragione e lui era ben felice di lasciarle il comando, stando a pochi passi di distanza. Che fosse dietro o di fianco a lei sarebbe bastato. DOVEVA bastare. Specie se se ne fosse andato.
Non poteva dirle, per quanto fosse vero, che effetto aveva VERAMENTE su di lui (e sul suo fisico) vederla arrabbiata, quanto la trovasse attraente e quanto volesse stare con lei. In ogni modo.
[FINE FLASHBACK]
