Il signor Carson era andato in camera sua.
Non era mai stato così felice di fare le lunghe scale verso la soffitta.
Ora, che sapeva sarebbe rimasto, contemplò con una soggezione e un rispetto che non aveva provato nemmeno quando era stato assunto e le aveva fatte per la prima volta.
Charlie Grigg era andato via e, alla fine, non era stato molto un trauma dire il suo passato.
Confidava nella discrezione delle persone che sapevano. Bates e Anna erano discreti.
Lord Grantham avrebbe parlato con sua moglie? Possibile.
Lady Sybil avrebbe fatto parola con le sorelle? Molto probabile.
Il sorriso scomparve, le spalle si afflosciarono e salì lentamente la gradinata.
Si guardò intorno, sfiorando la ringhiera con la mano come se la stesse lucidando, pensando che comunque non se ne sarebbe andato.
Tolse la mano e fece per prendere l'orologio.
Il suo arto era perfettamente pulito, non un granello di polvere.
Sospirò guardando l'ora e ricordandosi della sua intenzione con la signora Hughes.
Era merito suo se la ringhiera era così pulita, nonostante la famiglia non la vedesse e portasse solo dalle cucine alle stanze della servitù.
Immacolata. Lo era la ringhiera. Lo era la sua mano. E in un certo senso, anche la signora Hughes lo era.
Poteva anche solo permettersi di pensare che lei volesse star con lui dopo il suo passato, se glielo avesse raccontato?
E se Anna ne parlasse con Bates per qualche motivo e la governante chiedesse spiegazioni?
Forse dovrebbe comunque dirle qualcosa. Qualcosa di piccolo.
Tipo scusarsi per il comportamento tenuto negli ultimi giorni perché un conoscente passato, con il quale non era in buoni rapporti, si era rifatto vivo.
Oppure informarla che alcuni tristi pensieri della sua giovinezza erano tornati alla mente, a causa di una brutta notizia, ma che ora stava meglio.
Erano scuse vere e forse non avrebbe approfondito.
Ma è quello che erano. Scuse. E lei meritava la verità o, almeno il silenzio completo.
Entrò nella sua stanza e lentamente cominciò a cambiarsi rimettendo la livrea.
Sulla strada del ritorno la signora Hughes e la signora Patmore stavano riportando i giovani a Downton.
Daisy pendeva dalle labbra di Thomas, pur essendo serrate attorno a una puzzolente sigaretta.
La signorina O'Brian era in testa al gruppo trottando a passo svelto solo perché non aveva niente da dire a nessuno, non certo perché voleva tornare al lavoro.
La cuoca stava parlando con Daisy della cena che avrebbero finito di preparare una volta tornate.
William era indietro, poco avanti alla signora Hughes, contemplando mestamente la ragazza che gli piaceva e chiedendosi perché non lo notasse.
Il cuore della governante sanguinò per lui. Lei stessa si trovava da anni in una posizione simile.
L'uomo della quale era innamorata, anche se non avrebbe dovuto, non la guardava nemmeno.
E perché dovrebbe?
Infondo cosa aveva da dare?
La ragione principale che le aveva permesso di fare carriera ai suoi tempi era il fatto di dover restare single.
Aveva visto cosa una gravidanza non prevista e complicata avesse reso i rapporti sottili come vetro soffiato e aveva deciso che non avrebbe mai avuto figli.
E per evitare 'spiacevoli risultati' doveva per forza togliere un componente all'equazione.
Non aveva fatto i conti però con la solitudine.
""Se uno di loro dovesse cadere, l'altro può rialzare il suo compagno.
Ma che ne sarà di chi è solo quando cade se non c'è nessun altro per rialzarlo?
Per di più, se due giacciono insieme, anche si riscaldano certamente; ma come può star caldo uno solo?
E se qualcuno potesse sopraffare uno solo, due insieme gli potrebbero tener testa""diceva la Bibbia.
Quante volte aveva sentito leggere questi versi e ogni volta aveva pensato a lui.
Non solo perché spesso lo aveva accanto in quel momento.
E lui a chi pensava?
Pensava a lei?
Quando era solo una giovane formosa bella capocameriera le era capitato di prendere una storta sugli ultimi gradini a causa di una pila di lenzuola che le aveva ostruito la visuale.
Era finita sulle ginocchia e sperava che nessuno la vedesse così, a quattro zampe come il cucciolo di sua signoria.
Stava per rialzarsi quando un ombra imponente le venne davanti.
Era lui.
Era nel corridoio e aveva sentito un tonfo, così si era precipitato a vedere, sperando che non dovesse rimproverare qualcuno per negligenza nei confronti dell'ora di siesta della famiglia.
Cercando di non farsi prendere dal panico nell'essere stata beccata in quella posizione e scusandosi, Elsie si stava alzando, quando lui l'aiutò.
Prima recuperarono le lenzuola, chiedendole se stesse bene.
Arrossendo aveva risposto un timido sì che venne soffocato quando le loro mani si sfiorarono sull'ultima coperta di raso.
Aveva pensato si sarebbe ritirato come se potesse attaccargli la peste, invece no.
Le aveva porso la mano in silenzio, sperando che non la sentisse sudata, e l'aveva sollevata da terra, sorridendole.
In quel momento avrebbe buttato tutto al vento se solo glielo avesse chiesto.
Per non parlare di quanto si sentiva calda e peccatrice nella seconda parte del verso.
Era vero, DUE SONO MEGLIO DI UNO.
