Una volta che furono soli, le disse:

"Signora Hughes ci tengo a dirle che mi dispiace se l'ho messa in imbarazzo"

"Quando?" chiese scioccata sedendosi sulle sedie di vimini, ammirando il giardino.

"Adesso per la scelta del tavolo"

"Oh ma non era nulla"

"No.. davvero. Non vi ho chiesto di scegliere per salvarmi la pelle o perché non desidero essere visto con voi"

"No io... non lo penserei mai"

"Bene perché non è assolutamente vero"

"Dovrei sperarlo dato che mi avete invitato voi"

"Infatti... Io ... ho pensato che, avendo scelto io la sala da tè, fosse... gentile... che voi decideste dove sedere. E non volevo presumere. Nelle nostri posizioni, se avessi scelto la finestra avrebbe dato un certo messaggio e se fossi andati al separé... anche"

"Lo capisco. E apprezzo la vostra... galanteria"

"Posso ritenermi perdonato?"

"Assolutamente si, anche perché non c'è assolutamente nulla da perdonare"

Si fissarono sorridendosi mentre lui levava la bombetta e la sedeva sul ginocchio.

"Come avete scovato un posto così bello?" chiese ammirando il pergolato pieno di glicine in fiore e i vasi di ortensie viola accanto al tavolo.

"Mi ha attirato il nome. Ho sempre amato i racconti di Carroll, in particolare quelle di Alice nel Paese delle Meraviglie... e certo non potevo fare a meno di entrare in posto che si chiamava LO SPECCHIO DELLE MERAVIGLIE.

All'inizio ero convinto, dal nome, che fosse una libreria"

"E siete rimasto deluso?"

"No... anzi. Certo la cucina non è al livello di quella della signora Patmore ma ci va molto vicino. La seconda migliore oserei dire. E la torta con glassa di limone è squisita. La consiglio vivamente"

"Non rischiamo la testa se mangiamo le torte qui?" chiese sorridendo la signora Hughes.

"Sua maestà non c'è oggi" replicò la cameriera avvicinandosi sorridente.

"Buon per noi" disse calorosamente il signor Carson.

"Cosa posso portarvi?"

"Mi è stata vivamente consigliata la torta alla glassa di limone"

"Perfetto e voi signore?"

"Lo stesso"

"Ottimo e da bere ..."

"Black tea" dissero contemporaneamente.

"Arriva subito" sorrise la ragazza allontanandosi.

"Allora..." si dissero, e arrossirono per aver nuovamente parlato all'unisono.

"Prima le signore"

"Veramente... non so che dire"

"Oh capisco..."

"Non è necessariamente un male..."

"Affatto! Siamo talmente abituati a essere circondati da persone laboriose come api, ma non altrettanto silenziose purtroppo, che spesso dimentico quanto sia bello stare solo noi"

"Lo facciamo la sera"

"Non più spesso come prima però"

"No, infatti"

"Ecco le vostre torte e il vostro tè... scusate l'interruzione" disse la ragazza lasciando accanto a loro il carrello dopo che il signor Carson aveva fatto capire che ci avrebbero pensato da soli.

Sorrisero nel vedere che nel bordo dei tovaglioli erano cuciti in uno il muso di coniglio bianco e un orologio e nell'altro un cappello a cilindro e il musino di un topino, altri chiari riferimenti alle favole ove avevano attinto la fantasia per il luogo di lavoro.

"È bellissimo. Grazie per avermi portato qui" sorrise prendendo la teiera la signora Hughes.

Il signor Carson aveva messo le mani avanti per prendere l'oggetto, avvolgendo così le mani di lei tra le sue.

Si fissarono per qualche secondo prima che lui dicesse con un filo di voce:

"Posso io?"

"Certamente"

"Una zolletta, un goccio di latte prima, niente limone" disse mentre le preparava la tazza.

"Tre cucchiai di zucchero, niente latte, niente limone" replicò lei fissandolo.

"Ci conosciamo da molto"

"Abbastanza da sapere come prendiamo il tè..."

"Signora Hughes..."

"Sì, signor Carson..."