A questo, a scioccare la povera ragazza, si aggiunsero le dure parole della governante:

"Ma sentitela! Innanzitutto nessuna stanza di questa casa è di tua proprietà.

In secondo luogo tu sei sottoposta alla mia autorità e questo mi da ogni diritto!"

"Siete stata voi vero?!" silbilò Anna verso la signorina O'Brian.

"Vogliamo solo sapere cosa se ne fa Gwen di una macchina per scrivere e perché ha sentito il bisogno di tenerla nascosta" disse il signor Carson.

Non voleva minare l'autorità della sua meravigliosa collega e ad essere sincero si sentiva turbato in ogni modo dal suo atteggiamento.

Cercava di non fissarla ma il viso arrossato, la postura rigida, doveva fare un grosso sforzo per non immaginare come certe parte di lei saranno state tese in quel momento.

Non l'aveva mai vista così arrabbiata. Era eccitante. E questo era sbagliato.

"Privata. Non nascosta. C'è una differenza" disse in difesa dell'amica la capocameriera.

"Parole sante" si sentì dire dal signor Bates, che era entrato da poco e inosservato dietro di loro.

Ovviamente Anna aveva ragione, convenì il maggiordomo.

Aveva davvero chiesto 'perché aveva sentito il bisogno di tenerla nascosta?'

Con nessuno che si faceva mai gli affari propri?

Con qualcuno che ultimamente faceva man bassa di ciò che poteva?

Dopo che la cameriera di Lady Crawley era entrata nella loro stanza senza permesso, aveva preso e aperto la valigia, ne aveva portato il contenuto nell sala della servitù per sottoporre la collega al pubblico ludibrio?

E chi era lui per parlare di cose nascoste?

"Io non ho nulla di cui vergognarmi. Ho comprato quella macchina da scrivere, seguo un corso per corrispondenza di dattilografia e stenografia. Per quel che ne so non è illegale"

Tutti fissavano la ragazza in totale silenzio.

"Vorresti dirci perché? Preferibilmente moderando la sfrontatezza..." chiese la signora Hughes con toni che andavano via via calmandosi.

Ci fu qualche secondo di imbarazzante silenzio.

Poi Gwen si fece coraggio e disse:

"Non voglio più lavorare a servizio. Voglio trovare impiego in un ufficio"

Dire che il signor Carson e la signora Hughes fossero scioccati è un eufemismo.

Si fissarono per un tempo interminabile a quelle parole, poi la governante sospirò:

"Non vuoi più lavorare a servizio...?!"

Sembrava...svuotata.

Come se fosse particolarmente sconvolta pur cercando di non darlo a vedere.

"Per quale motivo lo trovi disdicevole?" chiese la signorina O'Brian, con un minimo di interesse.

"Non lo trovo disdicevole! Né trovo disdicevole spazzare le strade se è per questo, però... non è quello che voglio fare nella vita"

Il signor Carson si scosse dal suo shock e disse imperioso:

"Debbo ricordarti che ci sono molte giovani che sarebbero entusiaste di avere una posizione in questa casa"

'E di essere sotto l'amorevole cura della signora Hughes. Non troverai mai un'altra guida e 'madre'come lei...' questo era il vero significato delle sue parole.

"E quando darò le dimissioni sarò lieta di sapere che una di loro prenderà il mio posto!" replicò impettita la piccola rossa.

La signora Hughes era ancora senza parole mentre fissava la sua giovane protetta.

'In cosa ho sbagliato? Ho tenuto il guinzaglio troppo stretto? Sono stata poco avvicinabile? Certo una governante deve avere il pugno duro ma non il pugno di ferro... se solo fossi stata più flessibile magari...'

"E tu pensi che aspetteremo fino ad allora?" chiese acida la signorina O'Brian alle sue spalle.

"Fate voi i licenziamenti signorina O'Brian? Pensavo spettasse al signor Carson e alla signora Hughes"

'Dio grazie per Anna' pensarono entrambi i capi famiglia.

"Basta così! Vado a suonare il gong della cena e per questa sera non voglio più sentir parlare dell'argomento"

"Ora posso riavere la mia macchina"

"Prendila pure. Spero che tu sappia vivamente quello che fai"

Detto questo tutti tornarono ai loro doveri.