Inutile dire che quella sera il signor Carson e la signora Hughes non si incontrarono per il bicchierino della staffa.
La donna aveva fatto uno sforzo enorme per uscire dal suo salotto e mangiare con tutti gli altri.
Non poteva, non doveva e non voleva farsi vedere con le maniche bagnate per averle tenute piegate sulla scrivania e averci nascosto la testa.
Gli occhi gonfi di pianto e il labbro spaccato dai morsi che servivano ad attutire i suoi singhiozzi.
Era una governante.
Era una capofamiglia.
Non era la madre di Gwen.
E la giovane non stava morendo o per essere arrestata.
E allora perché l'addio di questa ragazza faceva così male?
Più male di qualsiasi altra prima.
Anche il signor Carson soffriva.
Non era lui a capo delle donne e non gli era mai interessato se una ragazza andava o veniva.
Eppure Gwen era speciale.
Forse perché somigliava tanto a Elsie.
Oppure perché quest'ultima era sconvolta e lui odiava vederla in quello stato.
L'unica cosa che lo aiutò a sopportare il tempo prima di andare in camera sua era stato il meraviglioso pomeriggio trascorso con lei.
Aveva sperato che si unisse a lui nella sua dispensa per bere qualcosa ma la collega approfittò di una conversazione con la signora Patmore per fissarlo e dire:
"Sono molto stanca. Oggi è stata una giornata molto intensa. Vado a letto. Buona notte"
Nei suoi occhi era scritta la parola TRISTEZZA a caratteri cubitali.
E così lui annuì e non insistette.
Ma voleva.
Oh come voleva...
Colse l'occasione per fare lo stesso.
Una volta al sicuro nelle loro stanza, entrambi per proprio conto, si disfarono degli abiti, misero il pigiama e si fiondarono tra le coperte.
Si addormentarono quasi subito, ma non prima che lacrime calde rigassero le loro guancie, come le stelle cadenti rigano il cielo nella notte di San Lorenzo.
Silenziose, copiose, interminabili.
Entrambi sognarono il loro rientro a Downton dopo il tè del pomeriggio.
[INIZIO FLASHBACK]
"Grazie mille signor Carson. È stato adorabile"
"Avete ragione. Ma grazie a voi per aver accettato" si dissero una volta pagato e usciti dalla sala da tè.
Durante il viaggio, la trovò che lo fissava.
"Cosa?"
"Quindi ..."
"Cosa?"
"Sapete davvero ..."
"Cosa?"
"Niente"
"Signora Hughes avanti. Non avrete paura di me?!"
"Stavo cercando di immaginarvi. Si insomma, sul palco. Cantare. Ballare. Recitare"
"Oh"
"Non fraintendetemi... solo che capisco che il vostro passato la dice lunga su chi siete ora, contrariamente a quello che potreste pensare"
"E come?" chiese curioso.
"È vero che lo avrete fatto in altri modi ma... Pensateci.
Cantare. Ogni domenica cantiamo in chiesa e so che vi è stato chiesto di far parte del coro.
Avete usato la vostra gioventù per affinare quella caratteristica"
"Può darsi..."
"Ballare. Vogliamo parlare della festa della servitù? Quando ballate con la contessa vedova, Lady Grantham e le ragazze? Magari non avrete ballato così elegantemente ai vostri tempi ma sicuramente la vostra esperienza ha aiutato"
"Effettivamente..."
"E per ultimo...Recitare. Descrive perfettamente il ruolo del maggiordomo. In piedi, impassibile, attento a tutto senza farsi notare, oppure in movimento, leggiadro, capace a rispondere al momento opportuno nel modo opportuno. Se questa non è recitazione signor Carson non so cosa lo sia"
"Buon dio signora Hughes... avete un modo con le parole"
"Mi scuso signor Carson non volevo offendere. Tutt'altro. Oh cielo mi dispiace molto, io..." la povera donna era in preda al panico nel vedere l'uomo che si era fermato nel viale e la fissava.
"Signora Hughes mi avete frainteso. Intendevo dire che non mi sono mai soffermato a vederla in questo modo. Voi, GRAZIE alle vostre parole, mi avete aperto gli occhi.
Lo capisco ora.
Certo la vita che fanno molti dell'ambiente era ed è tutt'ora dissoluta ma io non ho niente di cui vergognarmi. Non ho rubato. Non ho ammazzato. Non ho desiderato qualcosa che non fosse mio.
Purtroppo ho incontrato persone sbagliate e alcune volte sono stato o mi sono lasciato prendere in giro ma effettivamente, ripensandoci a mente lucida, a tutti capita.
Ho dato un dispiacere ai miei genitori quando sono andato via, ma ho cercato di farmi sentire il più spesso possibile. Ho comprato ninnoli a mia madre e gli mandavo cartoline da ogni luogo dov'ero e portavo a mio padre le sigarette quando visitavo.
Sono tornato con la coda tra le gambe e l'ego ferito ma alla fine sono vivo, non ho assunto brutte abitudini e ho lavorato sodo per arrivare dove sono oggi.
E l'ho capito grazie a voi.
Il mio lavoro OGGI è un riflesso, non necessariamente negativo, di come sono cresciuto IERI.
Grazie Signora Hughes. Grazie di cuore"
"Prego" fu tutto quello che riuscì a dire.
Era arrossita tremendamente ma poteva sempre dare la colpa alla camminata e all'aria fresca che le pungeva il viso.
Entrarono dalla porta di servizio e subito furono assaliti rispettivamente dalla signora Patmore per la chiave della dispensa e da Thomas per una richiesta sull'argento della sera.
Si sorrisero e si diressero ognuno ai propri doveri, dandosi il cambio per andare a cambiare il vestito per il servizio serale.
[FINE FLASHBACK]
