La signora Hughes non stava un attimo tranquilla.

Se non era una cameriera nel suo periodo, era la signora Patmore con la chiave della dispensa.

Se non era un'occasione mondana da dover ripianificare per intero a causa dei vizi di Lady Mary, era il signor Carson che si lamentava per una piega nella angolo infondo alla tovaglia.

E il periodo passato tra il disastro del Titanic, la morte del signor Pamuk e l'anniversario del primo incidente menzionato, avevano messo a dura prova i suoi nervi.

Sapeva dal momento in cui entrò a Downton, a soli 33 anni, che la vita da cameriera in una casa così grande sarebbe stata impegnativa.

Aveva iniziato presto a lavorare ma in nessun posto di tale magnificenza.

Grazie al suo carattere cordiale e rispettoso, nonostante il fuoco scozzese sotto il grembiule, aveva cucito un rapporto di stima con la precedente governante che le aveva permesso di capire a fondo il lavoro che avrebbe lei stessa intrapreso dopo qualche anno.

Infatti a soli 37 anni divenne governante.

Per quello era rimasta.

Per quello e perché era rimasta profondamente colpita dal giovane, bruno, alto, ben piazzato, poco più grande di lei, maggiordomo.

Non aveva mai pensato che la sua vita dovesse andare diversamente.

Certo c'erano volte che sentiva la mancanza della sua famiglia ma aveva amici fidati che riuscivano a controbilanciare quel sentimento.

La notte era quella che creava a Elsie più problemi.

Da giovane perché era ancora diciamo fertile, invecchiando perché inziava a patire il freddo.

Si penserebbe che una scozzese non dovrebbe preoccuparsi della temperatura dello Yorkshire.

Ma quando sei una scozzese di 51 anni che lavora tutto il giorno tutti i giorni, si alza presto, va a dormire tardi, in una soffitta di un castello che ha continuamente bisogno di manutenzione, inizi a sentirlo il freddo.

Non aveva mai pensato seriamente di farsi una famiglia.

Non perché avesse cattivi esempi di vita o perché non volesse sposarsi.

Ma era diventata troppo presto indipendente economicamente e, in una società di soli uomini (l'unica eccezione era la regina Vittoria, il ché è tutto dire!) sposarsi avrebbe significato dire addio a qualunque prospettiva, se non quelle di cucinare e scodellare figli metà dei quali non avrebbero visto i 5 anni probabilmente.

Per salvaguardare il suo cuore da dolori inevitabili, aveva così deciso di chiudere le porte all'amore romantico.

Non leggeva libri come Orgoglio e Pregiudizio, Ragione e Sentimento o Persuasione.

Oh li aveva letti ovviamente, una volta sola, tanto per aver qualcosa da dire con le altre ragazze, ma non le piacevano.

A parte il fatto che non sopportava la somiglianza delle trame, odiava il modo in cui l'eroina si innamorava a prima vista di un uomo e poi, né parlava male, si ammalava per lui per poi sposare un altro oppure si faceva circuire da altri per lasciarlo invece di inseguire la sua felicità.

Non le piaceva Emma perché rappresentava, anche se in modo positivo, Lady Mary. Una mocciosetta che gioca a fare cupido con i sentimenti degli altri, senza accorgersi né a chi sono veramente interessati i partecipanti né di quanto ama il suo lui finché la sua amica, alla quale lei stessa aveva proibito di sposarsi per amore, non si innamora proprio di lui.

Allora piange, batte i piedi e ovviamente l'ha vinta.

Le storie scritte in modo epistolare come Lady Susan la annoiavano così aveva evitato di leggerlo.

No, la vita non era E VISSERO PER SEMPRE FELICI E CONTENTI.

La vita era A VOLTE NON INCONTRERAI NESSUNO CON CUI CONDIVIDERE GIOIE E DOLORI.

A VOLTE LO INCONTRERAI MA IL LAVORO, I VIZI, LA MORTE (tua, sua o dei vostri bambini) O UNA DONNA PIÚ BELLA E PIÚ GIOVANE VI SEPARERÀ.

La signora Hughes non credeva nel colpo di fulmine o nell'amore a prima vista.

Quello non era amore.

L'amore, quello vero, era destinato a crescere con i due partecipanti.

Doveva avere solide basi di amicizia, rispetto e stima reciproci.

Ma non troppo altrimenti rischi di sposarti per amicizia e non per amore.

E se solo uno era interessato, in automatico era amore non corrisposto, quindi non valeva la pena di inseguirlo troppo.

Pensava a sé stessa e a Joe Burns. E poi a sé stessa e Charles Carson.

Joe diceva di amarla.

Erano amici fin da bambini. Si volevano bene e lui la rispettava sempre.

Era un gentiluomo perché era un uomo gentile.

Un gentiluomo vestito da contadino.

Conoscevano le famiglie reciproche e lui non era stizzito né la prendeva in giro quando Elsie, invece di star zitta, esprimeva a gran voce le sue opinioni.

Stavano sempre insieme e le aveva proposto il matrimonio, ma lei doveva venire a Downton in quel periodo e così, dopo essersi ambientata, lo aveva rifiutato.

Alla fine lui non ci aveva messo molto a sposare Ivy Campbell, la sua vicina, solo due mesi dopo il suo rifiuto.

'Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana' diceva qualcuno.

No, quello di Joe per lei non era amore.

Era necessità, forse.

Elsie era carina e spensierata. Forte e determinata.

Per un uomo che non si lasciava intimorire dalla sua lingua poteva essere un'ottima partner di vita.

Poi sull'altro piatto della bilancia c'era il signor Carson.

Elsie sarebbe stata una bugiarda se avesse detto di non essere rimasta colpita dal suo aspetto, dopotutto anche l'occhio vuole la sua parte.

Mai una volta lo vide ubriaco, e non approffittò mai della sua posizione di maggiordomo per imporsi fisicamente sulle cameriere, o per trattarle male.

Ma era la serietà nei suoi modi, la voce calda, il polso fermo ad attrarla.

Da quando lo aveva incontrato, non si era concentrata, come certe donne, sul fare colpo e non aveva la possibilità di usare nulla per farlo.

Non poteva sedurlo, non poteva truccarsi, non poteva mostrare più pelle se non quella necessaria.

Lei era a Downton per lavorare e comunque odiava rendersi ridicola.

Preferiva conquistarlo con la gentilezza, i modi garbati e conversazioni intelligenti piuttosto che occhi da cerbiatta, lingua seducente e svenimenti programmati.

Le prime tre erano secondo lei le cose veramente importanti e sapeva, avendo imparato a conoscerlo, piacevano anche a lui. O per lo meno lo aveva sperato nei 18 lunghi anni nei quali si erano conosciuti.

Adesso Elsie era dalla parte sbagliata della vita, troppo tardi per aver figli e nipoti a meno che non avesse adottato. Charles aveva sei anni più di lei e per un uomo ovviamente era diverso.

Spesso si era chiesta se lui sotto sotto non desiderasse un erede, se non avesse una famiglia nascosta al villaggio o un'amante fissa a Londra.

Per questo gli aveva fatto QUELLA domanda.

QUELLA domanda alla quale, a pensarci bene, non aveva mai risposto.

Ma lo conosceva da anni ormai.

Non prendeva mai giorni liberi, almeno a Downton, a meno che non fosse necessario (tipo per visite mediche).

Sorrise al pensiero che infondo dalla frase È LA SOLA FAMIGLIA CHE HO si capiva anche che non aveva mogli o amanti nascoste. Forse c'era una speranza! O forse no.

QUELLA risposta le aveva fatto male. A essere sinceri, faceva ancora male.

Forse a lui andava bene così. Sapeva bene che il maggiordomo non gradiva i cambiamenti.

Già sbraitava quando doveva cambiare vino per la cena, figuriamoci qualcosa nella sua vita privata.

No, il problema era che lui non provava lo stesso sentimento che lei provava.

E così la governante era arrivata alla conclusione che, proprio come lei non aveva amato Joe e quindi era inutile dargli vane speranze, Charles Carson non l'amava, cosicché era inutile e doloroso per lei darsi vane speranze.

Fatto sta che non avrebbe rinunciato alla sua amicizia per niente al mondo, specie se questa fosse la sola cosa che poteva avere da lui!