La giornata era stata bella.
Ognuno aveva svolto al meglio i suoi impegni e ne era soddisfatto.
Forse quello che aveva avuto la mattinata più dura era stato il povero Matthew che aveva ricevuto nel suo ufficio la contessa vedova. Dopo aver fatto colazione con la nuora infatti, ella aveva deciso di visitare il parente erede grazie alle sue conoscenze legali. Il signor Carson aveva ragione, nulla sarebbe stato intentato. Cora ovviamente sapeva che il malumore della figlia era legato al lutto per il giovane arabo e non per la mancanza dell'eredità, ma certo non poteva spiegarne il perchè alla suocera.
La madre dell'erede aveva trascorso la sua giornata in ospedale con il signor Molsley, prima di iniziare il suo turno.
Si era infatti accorta a colazione che quest'ultimo aveva le mani come in preda a orticaria e aveva voluto aiutarlo, prendendo dall'armadio delle scorte l'occorrente per guarirlo. Inutile dire che il pover'uomo si sentiva fuori posto e come se stesse approfittando senza però ben sapere di cosa.
William desiderava ardentemente invitare Daisy alla fiera mentre il signor Bates, che lo incoraggiava sempre, si era messo l'anima in pace (sapendo che Anna non sarebbe andata era inutile andare lui stesso). Come al solito però quel viscido serpente di Thomas lo aveva battuto sul tempo e la ragazza non stava più nella pelle dalla gioia.
Un'altra anima euforica era Lady Sibyl. Le era stato promesso un nuovo abito che avrebbe indossato a Londra quell'estate e la possibilità di scegliere il modello.
"Purché sia quello che IO ho scelto per te" aveva puntualizzato la madre, facendo la guastafeste.
Ma la ragazza non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da nessuno.
Una persona a lei affine era il nuovo autista, che si era presentato proprio quella mattina a Downton.
Irlandese, giovane, bello e prestante, con idee chiare in quanto a letture e politica, tale Tom Branson non aveva fatto buona impressione al signor Carson, ma dopo un breve dialogo con Lord Grantham ebbe il suo benestare per prendere i libri dalla biblioteca di casa.
Con la promessa, ben intesi, che scrivesse data e titolo del libro nel registro sul tavolino.
"Carson e la signora Hughes talvolta prendono un romanzo" aveva detto per convincerlo.
Il ragazzo era sembrato così interdetto all'invito di prendere un libro che sua signoria aveva sentito il dovere di rendergli le cose facili.
Certo non poteva sapere che spesso e volentieri, il signor Carson e la signora Hughes, a insaputa l'uno dall'altra, analizzavano minuziosamente tale registro per prendere il libro appena letto dall'amico. Che lo facessero per:
1) aver qualcosa di cui parlare dopo cena che non fosse la famiglia,
2) conoscere meglio l'altro grazie ai suoi gusti letterari
3) o semplicemente per crogiolarsi nella consapevolezza che quelle copertine rigide erano state tenute dalle grandi e ferme mani di LUI, che le stesse parole erano state lette da entrambi (forse suscitando gli stessi sentimenti) era un problema loro, un loro segreto personale. Un'altra cosa che avevano in comune ma che ovviamente non avrebbero mai ammesso, né ad altri né tra loro.
E il fatto che quelle pagine intrattenessero al loro interno il profumo di LEI, e lo sprigionavano ogni volta che venivano sfogliate, dava al maggiordomo un motivo in più per prendere il suddetto libro non appena la governante lo avesse rimesso a posto. Per sentirla più vicina, per stare con lei nell'unico modo possibile.
Quando furono soli il signor Carson disse una bugia a Lord Grantham.
Non voleva essere tale ma non poteva certo ammettere al suo datore di lavoro che avrebbe volentieri lasciato il suo posto e sarebbe andato a lavorare in una sala da tè con la signora Hughes, se lei lo avesse voluto (a lui e alla sala da tè!) come aveva fatto il precedente autista.
Così alla frase:
"Il povero vecchio Taylor... e pensare che se n'è andato per aprire un negozio di tè...non dev'essere il modo più riposante di trascorrere la vecchiaia"
Aveva risposto, serio e pomoposo:
"Preferirei essere messo a morte my Lord!"
L'uomo più giovane lo derise per l'ennesima volta, mentre lo guardava con un misto di incredulità e qualcos'altro che non si può descrivere a parole.
Ma cosa volevano da lui?
Loro non avevano problemi su come gestire la vecchiaia e certo non si consumavano le ossa lavorando.
Carson sapeva bene la via che aveva scelto l'amico autista, infatti era il proprietario del posto che aveva scelto per passare il pomeriggio con la signora Hughes (lo aveva scoperto per caso ma era andato con lei quando sapeva che l'ex collega non ci sarebbe stato, per non mettere in imbarazzo nessuno)
Il signor Taylor era poco più grande del maggiordomo, definirlo vecchio era stata un'offesa personale ma c'era più di questo.
Cosa si aspettavano che facesse? Restasse ai loro ordini, a scarrozzarli a destra e a manca finché non fosse morto al volante?
Il signor Carson era triste e arrabbiato con sé stesso.
Quella era la prospettiva di vita che aspettava a lui...
L'autista aveva potuto scegliere, lui invece aveva già fatto la sua scelta.
Certo l'aveva fatta prima di conoscere LEI.
L'unica cosa positiva era che FORSE la signora Hughes (che aveva fatto la stessa scelta) non avrebbe cambiato idea e gli sarebbe rimasta accanto, almeno come collega e amica.
Scese nella sua dispensa e, prima di controllare il vino, si scrisse un promemoria, un biglietto da mandare al fioraio a Ripon quando sarebbero partiti per Londra chiedendo una composizione speciale da recapitare a Downton.
8 fiori in tutto :
Due calle bianche,
Due calle rosse,
Due calle rosa e
Due tulipani viola.
Sperava solo che non fosse corsa a leggere il loro significato troppo presto, quel mazzo diceva molto ma lui non era ancora abbastanza forte (ammesso che lo sarebbe mai stato) da ripetere il testo a voce propria.
[Vedi finale cap.48 per sapere il significato dei fiori in questione]
