Aveva provato.
Aveva giocato e aveva perso.
Per quanto durante la notte, il risveglio, il vestirsi era riuscita a non pensare a nulla, una volta scesa per fare colazione l'impatto con la realtà fu semplicemente troppo.
Si costrinse a mangiare per sostenersi durante la giornata ma non scambiò, come di consueto, due chiacchiere con gli altri. Nemmeno con LUI. Soprattutto con LUI.
Gli fece solo un breve cenno con la testa e un timido sorriso, arricciando il naso come a dire 'non è niente, solo mal di testa' quando la guardò preoccupato.
Non era che si vergognasse o avesse qualcosa da nascondere, ma raccontare la serata ad alta voce la rendeva più reale e di conseguenza opprimente (specie se detta a LUI)
Poi si ritirò nel silenzio del suo salotto e fu lì che i problemi raddoppiarono.
Lì sul tavolo, a guardarla, giaceva il famoso trofeo.
Lo prese in mano, sorrise e si sedette.
Era da tanto che non ne vedeva una.
Ricordò che quando era più giovane, suo padre ne aveva vinto uno per lei, una per sua madre e uno per sua sorella.
Ma questo era decisamente diverso. Doveva significare qualcosa di più, almeno per Joe.
Si morse il labbro.
Era davvero tornato per QUELLO?
Era davvero QUELLA la domanda che voleva farle?
E se sì perché non fargliela chiaramente?
Certo la prima volta non era andata bene ma comunque se QUELLE erano le intenzioni, lei meritava una proposta adeguata.
In quel momento, come a ricordarle del lavoro da fare, sentì Gwen bussare alla porta.
"Avanti"
"Signora Hughes, volevo dirle che Anna ancora non sta bene. Ha tossito tutta la notte. Non ho nessun problema a fare il suo lavoro ma dovrete dirmi cosa fare prima"
"Grazie Gwen, ma siediti. Come vanno le cose?"
"Le cose?"
"La tua ricerca di un lavoro fuori Downton. I tuoi corsi con la macchina da scrivere"
"Oh quello. Bene, grazie signora Hughes. I corsi vanno molto bene in effetti. Trovare lavoro si sta rivelando un po complesso però"
Omise volontariamente di riferire che la giovane Lady Sybil la stava aiutando per i colloqui facendole da prestanome.
"Posso solo immaginare. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedermi aiuto se posso"
"Grazie mille"
"Ecco, queste sono le cose di cui si occupa Anna. Tralascia Lady Mary, di lei se ne occuperà la O'Brian"
"Si Signora Hughes"
Entrambe uscirono e si diressero in cucina.
Lì la governante informò la cameriera di Lady Crawley che si sarebbe occupata anche di Lady Mary.
Poi ricordò di aver lasciato la bambola in bella vista e tornò per metterla via e chiudere la porta.
Quando fece di nuovo capolino fuori quello che vide non le piacque per niente.
William, il caro dolce affidabile e sempre disponibile William, bullizzato per l'ennesima volta da Thomas davanti al personale femminile di cucina.
Il sangue scozzese le ribollita mentre desiderava prendere quel viscido per le orecchie e buttarlo nel fango dietro casa, vicino alla legnaia.
Perché William non reagiva? Non c'era necessità di abbassarsi al livello dell'altro uomo ed essere maleducati ma nessuno avrebbe pensato meno di lui se si fosse difeso.
Il povero timido ragazzo era viola in viso mentre subiva in silenzio, vergognandosi perché le accuse erano state fatte davanti a Daisy, che però era ciecamente dalla parte del bullo.
Gwen si sentiva in difetto per non aver detto nulla e si chiedeva come mai la signora Patmore lì presente non fosse intervenuta come di solito. C'era qualcosa di strano nella donna ultimamente.
Si diresse da Lady Sybil per farle leggere l'ultima missiva ricevuta dall'ufficio dove avevano scritto.
Finalmente aveva il colloquio tanto atteso!
Su consiglio della giovane rampolla di famiglia la cameriera decise che avrebbe finto di ammalarsi per andare in città. Valutò a malincuore l'opzione perché la signora Hughes era stata così gentile da offrirle aiuto e lei non voleva mancarle di rispetto o prenderla in giro.
Il maggiordomo e la governante non le avevano vietato di cercarsi un altro lavoro, l'avevano trattata con rispetto nonostante fossero stati colti di sorpresa al suo annuncio di voler cambiare vita e le avevano restituito la macchina da scrivere senza fare troppe storie, ed ora ecco che lei si accingeva a pugnalarli ulteriormente alle spalle inventando una malattia per fare un incontro di lavoro.
