La settimana era passata velocemente.

La famiglia non aveva fatto altro che fare preparativi per la stagione a Londra e la signora Hughes, che da quando aveva rifiutato Joe non aveva avuto un momento libero per schiarire le idee, non vedeva l'ora che se ne andassero tutti. Beh, non proprio tutti.

Quest'anno avrebbero ripreso, dopo l'incidente del Titanic, il loro solito viaggio a Londra, ma non sarebbe durato i consueti tre-quattro mesi, sarebbero partiti il 9 Giugno e tornati il 18 Agosto.

Per due mesi e mezzo la casa sarebbe stata un fantasma di se stessa:

niente signora Patmore con cui litigare per la chiave della dispensa, niente Daisy.

Niente Anna, niente signor Bates.

Niente Thomas, niente signorina O'Brian (ma questi erano punti più che positivi).

Anche altri lacchè e cameriere sarebbero andati a Londra ma si sapeva da quando erano stati assunti che sarebbero durati poco.

Inutile dire che le si stringeva lo stomaco al pensiero che LUI sarebbe stato a Londra.

Due mesi senza vederlo a colazione, imburrandogli il pane e facendosi passare lo zucchero.

70 giorni senza pranzi e cene, da discutere per il piano di sopra e da gustare insieme al piano di sotto.

1680 ore a separarli dal prossimo bicchierino di tarda notte, tè e, adesso, latte caldo e miele.

Erano anni che lavorava in questa casa e ogni anno LUI partiva ma ogni volta faceva male allo stesso modo, se non di più.

Desiderava ringraziarlo per averla ascoltata, per non averla pressata ed influenzata (a parole) nello scegliere Downton al posto di una vita ad Argyll come moglie di Joe, e voleva ringraziarlo per il famoso latte caldo col miele apparso miracolosamente dal nulla. Purtroppo a causa della foga della partenza non c'era riuscita e più il tempo passava meno sembrava probabile farlo e intelligente soffermarsi su quel pensiero.

D'altro canto tra Gwen che spingeva per cercare lavoro, William sempre più chiuso, lady Sybil con i suoi nuovi e stravaganti pantaloni, Tom Branson che sembrava avere la testa tra le nuvole e il duo maligno da tenere a bada costantemente, non avevano più avuto modo di vedersi spesso e parlare di qualcosa che non fosse il loro lavoro.

L'unica cosa che le sollevava il morale era la speranza che forse, come sua abitudine, anche quest'anno sarebbe tornato qualche giorno prima, ma data la durata del viaggio cercava di non nutrire troppo le sue speranze. E comunque a cosa sarebbe servito?

Nella sua stanza in soffitta il signor Carson sedeva sul letto accanto alla valigia aperta.

Indossando una divisa non aveva molto con cui riempirla, se non biancheria da livree di cambio e qualche oggetto personale.

Prese dal comodino il libro che stava attualmente leggendo, Moby Dick, e lo mise nella borsa.

Poi aprì il cassetto e ne estrasse un quaderno sgualcito che usava come diario, ma non era un diario qualunque. In quel notes appuntava solo le cose inerenti alla signora Hughes, tutte quelle piccole cose tipo cosa la faceva ridere, come prendeva il tè, l'ultima annotazione era il latte caldo col miele.

Sul retro della copertina, come inizio, c'era la citazione di Shakespeare che diceva:

'Se sapessi scrivere la bellezza dei tuoi occhi.

E cantare in nuovi metri tutte le tue grazie,

il futuro direbbe: questo poeta mente;

Mai un volto sulla terra ebbe tratti così celesti'

Le sarebbe mancata, lo sapeva perché lo faceva sempre, ma quest'anno le sarebbe mancata di più, specie alla luce degli ultimi avvenimenti.

E se Joe fosse tornato? E se l'avesse convinta? E se se ne andasse per altri motivi?

Senza pensare, prese la matita e scrisse:

'Mi manchi quando mi metto un maglione sopra la testa,

mi manchi quando chiudo gli occhi per uno starnuto,

mi manchi quando l'orologio va avanti di un'ora.

Sono così geloso ma ho troppa paura di farmi male.

Non mi piace farmi male, quindi sto solo facendo un passo indietro.

Sono sempre un passo indietro ed è così triste..

Dare a qualcuno il proprio cuore... Perché è così difficile per me?

Qualcuno come me è innamorato ed è così strano... Come si può farlo?

Non è davvero facile per me, ma voglio davvero quel tipo di amore

Amare qualcuno con tutto il cuore.

Essere libero di amarti'

Odiava tenerle segreto qualcosa, come potrebbe vivere ancora accanto a lei senza dirle la verità?

Come poteva mandarle i fiori con una scusa plausibile?

Forse poteva mandarli per la casa, facendolo passare per un desiderio di sua signoria.

No, voleva che sapesse fossero per lei.

Il suo compleanno era lontano e se lo mandava senza biglietto chissà cosa poteva pensare.

Forse penserebbe che li mandava Joe.

E se scrivesse anche solo 'Alla miglior governante, C.C' al ritorno ci sarebbero troppe domande e spiegazioni da fare.

Si prese la testa tra le mani, sentendo arrivare un mal di testa atroce.

Perché l'amore doveva essere cosí difficile?