Sentì che il suo viaggiare era stato immobilità, e ora, nella immobilità, cominciava il vero viaggiare.

Sentì poi che questi viaggi sono sogni, e le iguane ammonimenti. Che non ci sono iguane, ma solo travestimenti, ideati dall'uomo allo scopo di opprimere il suo simile e mantenuti da una terribile società.

Questa società egli aveva espresso, ma ora ne usciva. Di ciò era contento

L'Iguana

Anna Maria Ortese

Abisso

Il senso di colpa divorava la percezione di sé.

Il tempo ingigantito dalla attonita e diafana suggestione d'aver desiderato d'essere stata tutto per l'altro e in realtà d'essere stata niente.

Il tempo divorato dalla certezza che nulla avrebbe mai più potuto fare, pensare, piangere o maledire per riprendersi quel tempo, il loro, quelle ore, le loro, quegli istanti…

Si susseguirono i giorni, ugualmente.

Il tempo beffardo prosegue la sua corsa e non attende che la coscienza si calmi o l'intelletto giunga alla pace.

S'ingigantì la caduta nel baratro inimmaginabile dell'assenza, che non riusciva a cedere il passo a nulla, neppure allo stupore della propria immagine fasciata nell'insolito abito, ormai cucito e finito, indossato per l'ultima prova.

Ancora un giorno…

Ancora un sussulto…

Oscar François de Jarjayes era divenuta ombra grigia, straniera in una terra straniera, straniera persino a se stessa.

Non trovava più luce dentro di sé e neppure fuori di sé.

I passi condussero di nuovo in esplorazione del paesaggio, a cavallo così che lo sguardo avesse modo di spaziare più velocemente entro le ferite della terra.

I sensi presero a intuire che la vita dei luoghi selvaggi aveva scansioni differenti da quella della città e della stessa campagna francese, dove le costruzioni non dovevano scomparire alla vista del nemico ma semplicemente svettare e rivelare la propria inespugnabile solidità.

Lì, la città fortificata era attorniata dallo slargo polveroso di alberi abbattuti, cespugli estirpati, così da immaginarla protetta dallo spazio vuoto che avrebbe rivelato l'avversario, consentendo alle sentinelle di sparare a vista.

C'era però, che tutto attorno la natura caparbia e subdola si manteneva solida e possente.

Foreste fitte, prati d'erba alta, rocce affioranti, sorgenti che s'allargavano a incidere la terra in rivoli sempre più larghi, cristallini e potenti.

Rammentò le parole…

Le prime che aveva letto, scorrendo alle lettere…

Siamo stati comandati d'addentrarci in una regione chiamata Six Nations.

Paesaggi d'intensa maestosità, mari di selvaggio verde, macchiati dal rosso e dal giallo di foglie arse dal fuoco dell'inverno prossimo a venire, che presto ingoierà foreste, fiumi, sentieri, alture impervie e aguzze.

In apparenza assoluto disordine, impossibile da comandare, impossibile da percorrere, che la testa rischia di perdere il senso di sé.

Oso immaginare, specchiato nelle distese d'acqua dolce, di sconfinata nebbia e silenzio, lo scorcio del mare della Normandia, sotto lo stesso cielo che m'inghiotte il respiro.

Lì, ci ho scritto il suo nome, mille volte.

Perché non c'è nulla da fare. Perché lei è lì, nel cielo limpido e puro, come in ogni squarcio limpido e puro.

E se giungono nuvole di vento o voli adenti di falchi, veloci e implacabili, a cancellarlo, io lo riscrivo di nuovo, ancora e ancora.

Sì, sarebbe bastato osservare il cielo e riconoscere il volo circolare di corvi e cornacchie per individuare un evento che si svolgeva sotto, una lotta tra lupi e caprioli, uno screzio tra gufi e volpi che avessero lasciato sul terreno la bestia più debole, d'aggredire e spogliare della vita e della carne.

I tasselli parevano divenuti brandelli di carne putrida e rancida…

E dunque alla fine è come se l'avessi portata con me in fondo, ogni giorno.

Mentre cammino, mi sovviene d'osservare il cielo, da lontano si odono le strida dei gabbiani, lo sciacquio del mare e tornando con lo sguardo avanti a me, è come se lei fosse lì, soltanto che io sono mezzo passo dietro a lei.

Il dannato quadro prendeva via via una forma assurda.

Visione infernale dettata dalla colpa.

Rientrò ch'era pomeriggio.

Scese da cavallo…

Fu il Soldato Gustav Dumas, che lei riconobbe, ad avvicinarsi e afferrare le redini per ricondurre l'animale nella stalla.

Quello si permise di restare lì, qualche istante, muto in ascolto dello scavo fondo, impossibile da colmare, che si apriva sempre di più nelle viscere, da quando s'era incrociato il damerino a Brest.

Che poi aveva scoperto non essere un vero damerino e allora era sorta e cresciuta a dismisura la beatitudine della strana caduta dei sensi, che sulle prime aveva davvero spaventato il soldato Gustav Dumas, stravolto e interdetto, mentre ora…

"Avete detto che lo conoscevate…".

Sussultò il Soldato Gustav Dumas, riconoscendo la voce alle spalle, il timbro severo e un poco sprezzante che andava a interrompere il candido flusso dei pensieri, appena appena abbagliato dallo squarcio rosa del sole morente.

Che si voltarono, lui e il damerino.

Annuì Oscar François de Jarjayes, intuendo che l'altro soldato avesse, chissà per quale motivo, riposto le armi del rancore e del dissenso contro i nobili.

Uno scambio reciproco ma muto.

"Da molto tempo!? Perdonate la domanda…" – prese a insistere il soldato Alain Soisson.

"Si…" – inutile mentire, che però Oscar François de Jarjayes a quel punto, ebbe davvero netta la sensazione d'esser stata come seguita dall'altro, per tutti quei giorni, dunque osservata, dunque che quello avesse deciso d'importunarla, quasi che avesse scorto il desiderio dell'altra d'essere importunata, così che lui potesse rivelare di sé piuttosto che chiedere, cos^ che anche lei potesse svelarsi anziché restare odiosamente muta, così da poter proseguire il rugginoso scambio del primo accenno di conoscenza, piuttosto che lacerarsi entrambi nel silenzio.

Voi…che cosa sapete di André?

Poco o niente. Si è imbarcato a Brest per andare a combattere in America, come noi, ma non pareva uno a cui importasse del salario o della gloria di vincere chissà quali battaglie. Un po' lo detestavo…devo ammetterlo!

Lo detestavi?

Pareva non si fosse imbarcato per una scelta…per una necessità di sopravvivenza! Noi si invece e non ci vanno a genio quelli che potrebbero restare a casa e vivere comunque. Noi ci siamo arruolati perché altrimenti non avremmo avuto di che dar da mangiare alle nostre famiglie!? Comprendete?

Pareva stesse fuggendo. Chissà da che poi?! Chissà che deve aver combinato…l'abbiamo pensato tutti!

La reputazione d'una donna infangata. Un marito o un fidanzato troppo gelosi che gliel'avrebbero fatta pagare…

No…la storia della gelosia non ha senso. Non s'addiceva a uno come lui!

Che…intendi?

Intendo che tranne che a voi…a Brest…lui non s'è mai azzardato ad avvicinarsi ad altri! Né uomini né donne intendo! Che io sappia! Dannazione! Noi pensavamo che a quello le donne non piacessero neppure ma evidentemente non è così!

E adesso che lo sappiamo…chi diavolo siete intendo…voi siete stata l'unica! Diavolo d'un Grandier!

Le parole risuonavano nella testa di entrambi e pareva davvero che Oscar François de Jarjayes non le avesse dimenticate, pur non avendo alcun modo di verificarne la loro bontà.

Ma in fondo, nel fondo più scuro dell'abisso dell'anima, sapeva che non avrebbe avuto necessità alcuna di verificare altro, perché in fondo, sempre in quel medesimo fondo, solo in esse, solo nella declinazione quasi mistica rivelata dal soldato Alain Soisson, Oscar François de Jarjayes aveva ritrovato il suo André.

"Lui…" – proseguì Alain Soisson appoggiando le redini di cuoio a terra e levandosi il berretto dalla testa – "Era diverso da noi…".

"Cosa…" – stupita, affamata, distrutta, smaniosa di sapere quando anche lei sapeva bene quale fosse il senso delle parole.

Si avvicinò Oscar, come se si fosse davvero avvicinata all'altro, perché inspiegabilmente ogni frammento dell'altro che fosse scaturito dalle parole o dai ricordi di qualcuno, la attirava, così da vivere lei stessa quel frammento.

"Beh…" - ammise Alain – "Non dovreste chiedermelo. Se l'avete conosciuto…se l'avete conosciuto da più tempo di noi…dovete ammettere che lui non era come noi. Comunque era triste…non l'ho mai visto accalorarsi per una donna o scambiare stupidaggini sulla sua vita passata. Insomma, non è che questo viaggio gli abbia portato fortuna. Eccetto che a Brest…dove ha incontrato voi. Mi hanno raccontato di quel che è accaduto in quella dannata bettola. Lui vi conosceva già, ormai è chiaro, poi non so se fosse più stupito di trovarvi lì…o amareggiato o…ma lui…ecco…".

Il tempo di sporgersi e catturare le labbra…

Il tempo di scorrere alla nuca e tenere lì la testa, mentre il corpo, senza peso, s'adagiava su quello di lui, attirato dalla presa, tenuto fermo dal bacio…

Le labbra corsero lungo l'arteria del collo a disegnare rintocchi lievi...

Morsero i denti...

Morsero la pelle, le curve dell'anima, gli anfratti insondati del sesso, a dirigere il respiro dapprima disarmonico, poi ricomposto entro una sorta di cadenza roca, intaccata solo dallo stacco secco d'un secondo respiro, tremante e fulgido…

E poi un altro ancora…

Risalirono dalle viscere...

Baci d'orgoglio...

Geometrie d'abbracci e morbidi graffi...

Lo sguardo chiuso al nero fondo del tremore, le forze avvinghiate entro spire verticali sempre più strette e livide…

Per un istante gli occhi s'incontrarono…

Nessun cedimento…

Nessuna vertigine…

Il rispetto relegato negli antri delle antiche convenzioni.

Caddero i corpi, giù, nell'istinto dell'incedere intenso…

Nell'insondato desiderio d'appagarsi…

L'impalpabile tela che aveva retto l'incontro prese a stracciarsi, dapprima sospinta, poi strattonata, infine lacerata dal fremere della forza, dall'affondo che ruppe il silenzio…

Grido muto...

Sgraziato respiro...

Non parlare! Non dire niente! Niente di niente! Nemmeno…

Hai ripetuto un nome…tante volte…

Si…ma devi rimetterti in sesto…non parlare…non ripeterlo più. Tu sai chi è…mentre quell'uomo…quello ha detto che non può permettere che qualcuno ti faccia del male…che lo deve a lei…lei chi? Allora c'entra una donna? Chi è…

Tutto!

Alain si chiese se davvero quelle parole fossero vere e dedicate a colei che lui adesso si trovava di fronte.

E se André non avesse mentito allora, su tutto, facendo credere quel che non era accaduto per nascondere quel che era stato, per proteggerla, lei, e con lei un amore assoluto, talmente senza scampo che nemmeno la Morte vi avrebbe concesso pace.

"Ma voi…immagino che non vi avesse stupito trovarlo lì!".

Il discorso virava…

Oscar si ritrovò scoperta.

Immaginando ciò che lui provava, ora che lo sapeva, doveva ammettere che no, non era stato sorprendente che lui avesse deciso di andarsene e dunque no, non era stato sorprendente averlo ritrovato là, a Brest.

"E poi lui non amava trascorrere le sue ore di riposo magari giocando a carte…" – incise Alain Soisson – "Era…insomma…voi avete conosciuto i miei compagni…non lo capite da voi quel che intendo!?".

Quel giorno il cielo era terso e chiaro, limpido.

D'un azzurro straziante, declinato via via alle morbide tonalità della sera, di quella giornata che volgeva al termine, lacerata dall'ennesima solitudine, che si rivelava ogni mattino più asciutta e ogni sera sempre più acuta.

Il cielo immobile e freddo e vuoto difficilmente reca gioia, se di esso non v'è alcun calore rimasto impigliato nei muscoli.

Il cielo azzurro e senza limiti induce la contrazione dell'anima che in quel vuoto si ritrova sperduta e senza appigli.

Oscar rammentò la feroce rivelazione dei due soldati, qualche giorno prima, sotto la pioggia battente.

E quella pioggia era diventata una specie di corazza gelida a imprigionare il dolore.

Il proprio…

E poi, incredula, aveva impiegato ore e giorni e notti insonni a immaginare ciò che davvero doveva essere accaduto a Ponta Delgada, al di là dello scarno resoconto stilato in un registro d'una infermeria.

Ora però il cielo era sereno e di nuovo appariva una verità ancora diversa, ancora dissonante da ciò che lei aveva appreso.

La domanda scorse addosso assieme allo sguardo severo del Soldato Alain Soisson, intento a rammendare redini.

Sorprese la strana assonanza con uno dei compiti che l'altro s'era vantato di svolgere per il bene di lei…

E allora anche Alain Soisson, forse anche lui, era latore di chissà quale brandello di vita dell'altro.

"Che intendi?" – replicò Oscar, la voce rotta, incapace di comprendere, seppure la chiosa del soldato andava a scontrarsi con ciò che fino ad allora aveva appreso – "Non l'hai mai visto…accalorarsi per una donna!?".

"Ma come!?" – abbozzò l'altro a sua volta incredulo – "Ma stiamo parlando della stessa persona?".

Un respiro…

Negò Oscar François de Jarjayes.

Non lo sapeva più e non aveva abbastanza confidenza con quel soldato pressoché sconosciuto per rivelare ciò che aveva appreso durante il viaggio, sin dai mesi che s'erano succeduti dalla partenza di André dalla Francia, fino a lì, passando per Parigi, Versailles, Brest, Ponta Delgada, New York…

Risuonarono le parole e questa volta il timbro indusse una specie di risonanza acuta e beffarda…

André…

Il nome ripetuto piano, ingoiando la foga di chiedere subito tutto, che l'altra si sarebbe spaventata…

Lo conosci?

Non aveva osato proseguire, non aveva osato chiedere…

Conosci André?

E' lui che…

André è stato buono con me…

André…ma come…dove l'hai conosciuto?

I pugni stretti, Oscar s'era morsa il labbro…

Io…non…

Chi è André per te?

Un giorno…qualcuno ha bussato alla porta…ho aperto…c'era un giovane uomo…mi ha detto di chiamarsi André…

Mi ha detto che mi avrebbe aiutato…mi ha trovato un lavoro…in una locanda a Parigi…À samedi prochain…

Gli ho chiesto chi fosse e perché lo facesse. Mi ha detto che era giusto così. Che lo aveva fatto in silenzio per tutti quegli anni e che era giunto il momento di mostrare la sua faccia…allora…lui era il padre di Victorie…

No!

Lui, era lui che aveva aiutato Amalie Jenevieux in silenzio per tutti quegli anni.

Rammento solo che aveva i capelli un poco lunghi…

Cosa?

Si, quando l'abbracciavo i suoi capelli arrivavano alle spalle, forse un poco più giù e nel buio, m'era capitato di scostarli, per accarezzargli la faccia. Ma io la sua faccia non la vedevo…

Le parole riemerse nell'ultimo incontro…

Strano…sapevo che i soldati non possono tenere i capelli lunghi…

Ci è stato consentito…a patto di tenerceli in ordine…nessuno li vuole i pidocchi a bordo…

E dunque…

Dunque mi sono impegnato a tenerli in ordine…mi piacciono i capelli lunghi…dovresti saperlo…

E poi la sua grafia capace d'istoriare chiose all'apparenza incomprensibili, lette nelle lettere dell'altro, al buio della camera vuota, e ch'erano rimbombate nei giorni successivi, nelle placide e noiose cavalcate a cavallo, chiusa nel guscio intatto della propria solitudine, straziata dal dubbio, ad osservare il cielo beffardamente terso, come se mai fosse accaduto nulla, come se lei, André, non l'avesse mai conosciuto.

Eppure…

Oggi, qui, lontano dai luoghi che mi hanno accolto fin da bambino, così come dalle braccia che mi hanno amato, mi pare d'esser in grado di vedere la mia vita in maniera più nitida e di comprendere ancora più a fondo il tenero e grande amore che hai nutrito per me.

Così come l'amore che mi ha spinto a lasciarti. L'uno ricambiato, legato dal sangue che scorre nelle nostre vene.

L'altro intenso e libero, forte del legame che mi tiene a sé, così che solo l'oceano e il tempo mi concederanno di sapere quanto esso sia puro e se mai un giorno avrò scampo dalla sua luce.

S'esso morirà allora la mia scelta sarà stata giusta, né alcuno avrà patito invano.

Se sopravvivrà, allora io vivrò fino a che esso avrà respiro.

Ti chiedo di aver cura della donna che amo.

So che adesso, leggendo queste righe, appoggerai il foglio in grembo, solleverai lo sguardo per guardarti attorno e chiederti come sarà possibile.

Sorrido a immaginarti e confido nella tua saggezza.

Ti parlerò di lei, così che non ti sentirai troppo sola, che in questo modo sarà come se io fossi lì, a guardarla attraverso i tuoi occhi, a mostrarti quanto sia bella e tu l'ammetterai, che lo è davvero.

E ti chiedo se l'hai veduta oggi?

Hai ascoltato il tepore della sua stanza ancora chiusa al mattino?

Silenziosa magnolia mescolata al Marsiglia.

Metallico acciaio intessuto di lino.

E l'hai scorta, alla sera, mentre assorta osserva le ortensie fiorite al di là delle finestre?

I pensieri alla giornata scorsa, i dubbi d'aver composto al meglio i doveri e poi la scelta delle incombenze per la giornata che verrà?

Abbi cura di te e di lei.

Se lo farai sarà come aver cura di me!

E dunque alla fine è come se l'avessi portata con me in fondo, ogni giorno.

Mentre cammino, mi sovviene d'osservare il cielo, da lontano si odono le strida dei gabbiani, lo sciacquio del mare e tornando con lo sguardo avanti a me, è come se lei fosse lì, soltanto che io sono mezzo passo dietro a lei.

Mezzo passo dietro a lei…

Mezzo passo dietro a lei…

Mezzo passo dietro a lei…

E ancora e ancora…

Sentite…ve lo dico subito! Quello stava dietro ad una nostra giovane. C'aveva una mocciosa con sé, sfornata chissà dove e con chissà chi. E quando le ho detto che la mocciosa sarebbe stata d'impiccio e che poteva benissimo metterla in orfanotrofio, quella s'è ribellata. Non ci sapeva fare troppo col suo lavoro ma insomma rendeva bene. Era gentile…educata! …è venuta qui perché ce l'ha portata quel giovane e allora io ho pensato che forse poteva essere il padre…

André…

Ecco! Può essere che fosse proprio quello! Che fine ha fatto? La giovinetta se l'è svignata che oramai non lo rammento più…saranno due o tre anni…perché quello a un certo punto non veniva più, era sparito e lei secondo me è andata a cercarlo. Mi diceva ch'era ricco…insomma…lei diceva così…poi vai a sapere s'era davvero ricco o non l'aveva presa in giro…l'aveva aiutata e siccome non c'è nessuno a questo mondo che caccerebbe denaro per aiutare una giovane disgraziata se non perché con quella ci si è combinato un guaio…ecco…quello per me era il padre della mocciosa. E se l'è svignata perché s'era stancato di mettere soldi per la giovane disgraziata!

Non so che dirvi…non ho più notizie ormai da oltre un anno. Anzi…da molto più di un anno!

Davvero? Allora mi sa che il bellimbusto se l'è proprio svignata! Speriamo che non abbia fatto del male alla povera Amalie!

Ammetto che giorno dopo giorno la distanza imposta dalla mia scelta mi porta a pensare a lei, a immaginarla, a correre ai suoi gesti che forse saranno sempre gli stessi.

Così testarda nella sua idea di mantenere il controllo su tutto e a voler prevedere tutto.

Ma al tempo stesso imprevedibile e assolutamente straordinaria.

Ti parlerò di lei…

Ti racconterò di me…

Spesso osserva il cielo…

Forse per vedere se pioverà…

Ho sempre pensato invece che fosse perché lei vorrebbe essere altrove…

Lo sguardo si sgranò ch'esso era già fisso lassù, al cielo.

Lei l'osservava spesso e quel giorno il cielo era terso e chiaro, limpido, seppure volgeva all'oscurità della notte.

L'azzurro straziante…

Il cielo immobile e freddo e vuoto induce la contrazione dell'anima che in quel vuoto essa si ritrova perduta e senza appigli.

Siamo stati comandati d'addentrarci in una regione chiamata Six Nations.

Paesaggi d'intensa maestosità, mari di selvaggio verde, macchiati dal rosso e dal giallo di foglie arse dal fuoco dell'inverno prossimo a venire, che presto ingoierà foreste, fiumi, sentieri, alture impervie e aguzze.

In apparenza assoluto disordine, impossibile da comandare, impossibile da percorrere, che la testa rischia di perdere il senso di sé.

Oso immaginare, specchiato nelle distese d'acqua dolce, di sconfinata nebbia e silenzio, lo scorcio del mare della Normandia, sotto lo stesso cielo che m'inghiotte il respiro.

Lì, ci ho scritto il suo nome, mille volte.

Perché non c'è nulla da fare. Perché lei è lì, nel cielo limpido e puro, come in ogni squarcio limpido e puro.

E se giungono nuvole di vento o voli adenti di falchi, veloci e implacabili, a cancellarlo, io lo riscrivo di nuovo, ancora e ancora.

Si…hai detto bene…è questa la dannazione che ho tentato di spiegarti…

Dovevi dirmi ch'eri sveglio…

Perché?

Ti sei approfittato di me!

Io!? Io mi sarei approfittato di te!? Ne sei proprio sicura!?

Tu che ti ostini a nascondere ciò che sei…chi sei davvero!? Tu…sei tu che stai approfittando di chi sei davvero…e allora…io non posso restare a guardare ciò che stai facendo alla tua vita!.

Cosa c'entra adesso la mia vita? Stiamo parlando di te! Stiamo parlando di ciò che avresti fatto! Stiamo parlando del fatto che stai lasciando la Francia! Non hai detto che parti per colpa di una donna!?

Ebbene sì, parto per colpa di una donna! Io sono un plebeo…un uomo del popolo…cosa mai potrei offrire a una giovane che non appartiene al mio stesso disgraziato rango!? E poi…in fondo…sono anche peggio d'un plebeo!

Sono solo un uomo…non ha importanza chi io sia per questo paese…e non ha importanza chi sia lei…ti basta?

Che significa? Vuoi spiegarti?

Non capisco…non sei mai stata un'ingenua e hai sempre dimostrato di conoscere bene le regole…regole che non ho stabilito io…devo adeguarmi e anche tu! E se quella donna sapesse di me…

Se non hai nulla da rimediare….

Non ho nulla da rimediare! E ho deciso di non aver nulla a cui porre rimedio! Amare non significa sacrificarsi…ma imporre un sacrificio a chi si ama…e io non potrei mai farle un simile torto! Sono un uomo…un uomo che ama…non potrei mai imporle il mio amore…non potrei mai imporle un simile sacrificio! Il mio amore ucciderebbe lei…e ucciderebbe me!

Stai fuggendo! Stai lasciando la Francia! Stai lasciando la tua vita!

L'hai detto! Non mi pare difficile!

Dunque l'amore si può mettere a tacere semplicemente abbandonandolo!? Dunque per non imporre un sacrificio a qualcuno…l'abbandoni? Che razza di amore sarebbe questo?!

Le spalle afferrate e sospinte…

Le figure sapientemente libere dal cono d'ombra del voltone, sbucate allo scoperto, illuminate dalla luce del sole ormai alto, gli occhi per un istante abbagliati…

Ci stanno osservando…dunque…non vuoi augurarmi buona fortuna? In fondo sei venuta sin qui…mi hai trovato…

No!

No? Sei crudele!

Pensala come ti pare! Non ti augurerò buona fortuna! Disapprovo ciò che stai facendo e soprattutto i motivi per cui lo fai! Sarò anche crudele ma non sono un'ipocrita! Non posso augurare buona fortuna a chi sta compiendo una pazzia! Posso solo tentare di dissuaderlo…ma se non ci riesco…non ti augurerò buona fortuna! La responsabilità di ciò che compi…è solo tua!

Va bene! Sarai soddisfatta adesso!

Di cosa?

Hai espresso il tuo punto di vista…ma…tuo padre mi ha dato la sua benedizione…

Io non sono come mio padre! Lui e il suo smisurato senso dell'onore…

Lui ha il suo onore, tu, il tuo orgoglio! Una figlia degna di suo padre! Sei tale e quale a lui! Anche tu e il tuo dannatissimo orgoglio avete eretto un muro…dunque…attraversalo…e augurami buona fortuna!

No! Dimmi chi è quella donna?

Te l'ho già detto! E' una persona onesta…pura…

André…se tieni più alla sua purezza che al tuo amore per lei…allora forse non ne sei così innamorato!

E tu…tu che ne sai dell'amore!? Quali strade percorre? Quali strade ci costringe a percorrere? Augurami buona fortuna!

No!

Sei testarda!

E tu…tu che ne sai dell'amore!? Quali strade percorre? Quali strade ci costringe a percorrere?

Monsieur…vi parlerò di lui se vi fa piacere…l'ho conosciuto tre anni fa, proprio in questa locanda. Era in partenza anche lui, per l'America. Gli ho fatto compagnia. E' stato gentile…era una bella persona…ma di poche parole…mi ha trattato con tanta gentilezza…un amante intenso e generoso…

Sei…stata…con lui?

Ma monsieur…che v'importa?! No…perdonate! L'avete conosciuto dunque si, lo ammetto, abbiamo trascorso poche ore assieme, ma sono stata bene…mi chiedeva se avevo freddo, se avevo caldo, se ero comoda…e poi ad un certo punto si è messo a ridere e io non capivo e credevo mi stesse prendendo in giro ma lui mi ha chiesto scusa e mi ha detto che…che era…perch'era mercoledì!

Monsieur…lui era così triste…mi ha chiesto se volevo fargli compagnia…abbiamo parlato…e poi mi ha baciato. All'inizio piano…che quasi pensavo avesse paura. E poi…poi ecco…perdonate…mi vergogno…anche se io sono una giovane che giace con altri uomini, insomma, parlarne con voi…ma perché v'interessa?" – prese a farfugliare la damina tentando di liberarsi dalla presa, per andare ad accarezzare i capelli – "Per via delle parole di quella stupida comare, di sotto? Ma siete stato davvero con Monsieur Grandier? Ecco, va bene lo stesso. Ma voi siete bello e se io non vi dispiaccio…posso provare…

Dopo che sei tornata dal viaggio per raccogliere i denari della spedizione…ho saputo che hai chiesto notizie di due persone. Una donna e una bambina…forse sua figlia…

Ebbene…mi sono permesso di cercare anch'io notizie su quelle persone. Ho compreso che ti stanno a cuore…non m'interessa sapere perché. Sei sempre stata una donna dall'animo nobile e generoso e sono sicuro…

E' giunta a Brest una persona a cui ho chiesto di indagare…purtroppo non ho buone notizie…

Quell'uomo mi ha riferito che pochi giorni fa, dopo che noi avevamo già lasciato Parigi, il corpo di una donna è stato ripescato dalla Senna. Qualche giorno prima un paio di passanti l'avrebbero vista gettarsi nel fiume. In verità c'è molta gente che annega, per disgrazia o perché lo vuole. Credo sia accaduto questo, che quella donna si sia gettata per sua volontà…ovviamente la poveretta…

Come fai a dire…

Si, te ne dò atto…ebbene…Monsieur Bahamut mi ha portato queste…

Ce li aveva addosso quella giovane…Monsieur Bahamut mi ha detto che la babbuccia era stretta nella mano mentre la bambola stava all'interno del vestito…io non ho molte spiegazioni su come una bambola che apparteneva alla nostra Delfina e con cui l'ho vista trastullarsi poco meno d'un paio di mesi fa potesse essere accanto al cadavere d'una persona ripescata nella Senna…

Amalie…c'era una bambina con lei…una bambina…Victoire…

Non è stata trovata, So di chi stai parlando…l'avevo intravista qualche volta, affaccendata nelle cucine a pelare mele e patate…era piccola…molto magra…dunque è possibile che la corrente…insomma…sai come vanno queste cose…

No! Non lo so come vanno queste cose! Non lo voglio sapere!

Oscar…la corrente se la sarà portata via…è inutile sperare…

Perché? Perché Amalie avrebbe dovuto uccidere se stessa e la sua piccola? Era al sicuro al Trianon…le avevo promesso che l'avrei difesa…

Da chi?

Perché t'interessavano quelle persone? Da chi avresti dovuto difenderle? Forse è accaduto tutto per causa di quelli da cui tu dici avresti voluto difenderle! Chi è che temevi?

No! Ti sbagli! E' impossibile! E'…praticamente impossibile!

E' possibile che sia per colpa del tuo servo?

Che stai…dicendo?

So chi erano quelle persone…sei stata brava a nasconderle al Trianon. All'inizio, confesso che sono stato distratto, non mi ero accorto subito ch'erano giunte fin sotto i miei occhi. Quella giovane l'avevo già conosciuta a Parigi. L'ho vista con André e nessuno mi toglie dalla testa che quella bambina…i suoi grandi occhi grigi e tristi…dimmi che non hai pensato neppure per un istante che lei non potesse essere…non ti ha mai detto nulla quella giovane!?

No!

Vorresti porgerle gli auguri da parte mia? Alla nostra Oscar intendo?!

Purtroppo solo oggi ho avuto tempo per scriverti e so già che quando aprirai questa lettera alzerai gli occhi al cielo, perché essa sarà giunta inevitabilmente in ritardo.

Immagino che come ogni anno, lei ti avrà chiesto di prepararle il suo dolce preferito, crema e cioccolato e cannella.

Immagino la festa sobria, forse il padre e la madre accanto a lei e le sorelle.

So che non ama celebrare la data della sua nascita, perché alla fine è una competizione infausta quella con la nascita del Nostro Salvatore.

Ma come sempre accaduto in passato, quand'ero con lei, augurale da parte mia d'avere una vita intensa, come merita.

Ma chère grand-mère

Immagino che a questo punto non esisteresti a contraddirmi. Noi abbiamo la fortuna d'essere ben voluti nella vita dei nostri padroni.

Ma…

Potrebbe mai un uomo chiedere il permesso di essere libero?

Potrebbe mai un uomo chiedere il permesso per essere felice?

Monsieur…da qui sono passati molti francesi…diversi anni fa…ora non più. Voi siete il primo dopo tanto tempo…

E com'erano questi francesi? Miss Irys Donovan?!

Belli monsieur! Belli come voi! Non avevo mai veduto uomini così belli come quelli che ho conosciuto tre anni fa…ce n'era uno…si…oh monsieur…arrossisco ancora al pensiero!

Chi…

E assieme a lui ce n'era un altro…ecco…un altro che…

Ho compreso fosse nobile…come si dice da voi…in Europa…si sono fermati per qualche giorno e poi hanno ripreso la via dei Fingers Lakes…

E che è accaduto quando erano qui?

Mi hanno raccontato com'era la Francia. Uno di loro mi ha detto che il re e la regina abitano in un grande palazzo…un po' come in Inghilterra ma almeno…ecco il re francese non sembra così matto come quello inglese…

Se ti hanno parlato di Versailles allora erano nobili…

No…uno dei due mi ha detto che non lo era…quello un poco più triste ci ho parlato poco…

Monsieur…io rammento solo che quell'uomo era un eccellente…gentiluomo…

Monsieur…quell'uomo aveva un volto così bello…ad avervi messi uno accanto all'altro voi sareste luce e lui ombra...

Un uomo triste…

Un eccellente gentiluomo…

André che parla di amanti…

André che esce di notte…

André ha conosciuto Amalie Jenevieux…

André ha salvato la sua bambina…

Amalie Jenevieux è morta…

Victorie è perduta chissà dove…

André se n'era andato per colpa di una donna…

Che lei non era mai riuscita a scovare, non sapeva chi fosse.

E chiunque fosse stata non gliel'avrebbe mai perdonato…

Perché André era morto…

La sequela s'interruppe…

E tu…tu che ne sai dell'amore!? Quali strade percorre? Quali strade ci costringe a percorrere? Augurami buona fortuna!

No!

Sei testarda!

Oscar fissò Alain Soisson.

Il bacio bruciava sulle labbra, stigma d'orrore e d'inusitata dolcezza…

S'immaginò che quel bacio fosse stato solo suo.

Lo pretendeva…

Voleva che fosse così.

Perché se quel bacio fosse stato suo, suo sarebbe stato André.

Ma che cosa significava possedere una persona attraverso un bacio?

Lei non aveva mai posseduto nulla se non se stessa, il proprio orgoglio, la dannata abnegazione al ruolo che le era stato cucito addosso.

Era terribilmente stanca di ritrovarsi sempre in quel vicolo cieco.

Solo lei, lei dannatamente, non aveva più scuse, non poteva sempre giustificare l'aridità del proprio senno, la morte del cuore…

Il suo cuore era sempre stato morto…

"Che intendi dire…lui non si comportava come voi!?".

L'altro sorrise, un po' cinico, un po' sorpreso, dell'ingenuità della donna che si trovava di fronte, come non fosse la stessa persona che aveva così sensualmente interpretato la parte del damerino che fa i capricci in una delle bettole più malfamate di Brest.

Fece spallucce…

"Allora…il bellimbusto svedese…" – sputò sarcastico, che forse il soldato non era abile con le parole ma i paragoni, quelli li sapeva declinare molto meglio – "Quello…ecco…per dirvela tutta…".

Che fu l'altra a sgranare gli occhi, che tutto pareva perdere di senso e al tempo stesso acquistarlo come se quel senso non si fosse mai perduto.

Il soldato abbozzò un sorrisetto smaliziato, come ad ammettere che di più non avrebbe potuto rivelare, perché quello di cui stava parlando – o sproloquiando - era comunque un ufficiale che meritava d'esser tenuto al riparo da maldicenze e fango, seppure il soldato lasciava intendere d'aver una certa voglia di rivelare la vera natura dell'uomo di cui stava parlando, diversa dal compagno ormai scomparso.

Ma di quello ormai morto non importava più a nessuno…

Dell'ufficiale…

"Ovunque si fosse…quello non mancava di finire tra le graziose braccia d'una graziosa dama! Ma…lui…diavolo…".

Alain Soisson la buttò là, alla fine, ingenuo ma poi non troppo…

Alain Soisson vide ciò che lei non era mai riuscita a vedere o forse ciò che lei non aveva mai avuto coraggio di vedere.

"Voi siete una donna!" – ammise laconico, come a dire…possibile non vi siate mai accorta di nulla!?

Oscar smise quasi di respirare come travolta da una verità incommensurabile.

Un postulato…

Una roccia millenaria…

Era…

La verità…

Alain Soisson non disse altro ma lo sguardo condusse lì, alla rivelazione impossibile, che nemmeno il soldato stesso pareva aver intuito.

Lui aveva messo assieme i pezzi, e l'altra adesso pareva sul punto di scorgere il disegno, interpretare ciò che appariva agli occhi del cuore.

Terribile ammettere di non averlo mai visto o compreso, quando invece era vero il contrario.

L'aveva sempre saputo…

Solo che…

"Ma siete davvero sicura d'averlo conosciuto!?" – abbozzò Alain sprezzante – "Intendo…lui…secondo me…quello era ridotto così per colpa d'una donna…poi…lo saprete voi chi poteva essere!?".

Secondo me…quello era ridotto così per colpa d'una donna…poi…lo saprete voi chi potrebbe essere!?

Chi potrebbe essere…

Tu…sei una donna…

Tu hai conosciuto André…

E lui non ha conosciuto altri che te!

Nessun'altra che te…

Mazzo passo…

Sentore di Magnolia e acciaio…

Lo sguardo al cielo…

Tu…

Se fossi tu…

Sei fossi tu quella donna…

Vacillò l'orgoglio trafitto, la logica inappellabile del cuore capace d'avere la meglio e spazzare via tutte le aromatiche gradazioni del dubbio, tutte le scintillanti elucubrazioni della falsa realtà, quella che lei aveva sempre voluto vedere ma che non era quella.

Vinceva la logica dell'amore, forza capace di farsi strada nel cervello, come una specie di verme silenzioso che divora la carne morta.

Oscar ondeggiò…

Alain Soisson allungò il braccio, l'afferrò, corse agli occhi…

"Dannazione…ma voi…" – la fissò il soldato, osservando l'abisso che divorava i sensi e i muscoli - "Voi non l'avevate compreso!? Lui…non si è mai avvicinato a nessuna donna…era questo che aveva convinto i miei compagni a immaginarsi che lui le donne non le apprezzasse…ma voi…".

Sì…chiunque sia…troverebbe indegno ciò che sta accadendo. Se non stai fermo…Gustav non potrà comprendere che ti hanno fatto…e questa persona…forse non la rivedrai mai più! Hai detto che è tutto per te…

"Quando venne pestato a Ponta Delgada…" - il baratro s'aprì - "Aveva ripetuto spesso un nome…uguale al vostro. Gli avevo chiesto chi fosse questa persona….ma non disse nulla eccetto che era…tutto…".

Tutto…

Tutto…

Tutto…

Se fossi tu quella donna…

Se André davvero non avesse mai amato altri che te…

André è partito perché amava te…

André ha lasciato la Francia per non rivelarti il suo amore…

André è morto…

Per te…

Oscar si scansò, d'impulso, come se l'aiuto del soldato fosse un oltraggio alla caduta dei sensi, all'implosione delle forze sferzate dalla nausea rivelatrice d'esser lei la sola e unica ragione della morte dell'altro.

Cadde nella conclusione amara…

Cieca era stata…

E sorda…

E…

Senza cuore…

Nemmeno il tempo d'immaginarsi che André forse l'amava davvero…

Che quella donna fosse lei…

Nemmeno la scarna e distorta consolazione d'essere stata amata.

Dall'abisso ribollirono le dannate parole…

Come…non sa niente!? Vuoi dire…

Non ha senso che nessuno sappia di lei perché nemmeno lei sa nulla!

Vorresti dire che lei non sa…

Non sa nulla di me! E questo credo le faccia onore…

Una donna che non sa d'essere amata da un uomo, non avrà di che temere per la sua virtù e il suo onore. Nulla comprometterà la sua anima e il suo nome. Nulla di lei sarà calpestato dall'amore di un plebeo o…meglio…dallo sfacciato amore di un uomo che a questo punto non ha più nemmeno importanza che sia nobile o plebeo! Lei è e resterà pura…

Che stai dicendo? Da quando l'amore dovrebbe incutere timore? Che significa che tu sei un plebeo?

Se non sa nulla di te…perché lasciare la Francia? Dunque…perché?

Perché io so di lei…sono io che l'amo!

Tu…l'ami?

Tu l'ami? Chi è? Andrè…se…io…

Te l'ho detto…non ha importanza…nessuno sa di lei…e così lei sarà al sicuro…persino da me!

Chi diavolo è allora? E' bella? E' nobile? E' una giovane del popolo? Affermi d'essere un plebeo…dunque…

Si…

Sì…cosa!?

Sì! E' bella! E' davvero...

E che sia nobile o meno…sai che per me non avrebbe importanza. Ma non per lei. No…non è una giovane del popolo. In questo, la mia volontà potrebbe poco. Dunque comprendi perché non ho speranza!?

Se accadesse a lei ciò che sta accadendo qui adesso. Se mi accadesse di perdere il senno come sta accadendo…la sua vita sarebbe finita…e se la sua vita finisce…anche la mia è perduta…

Un passo indietro…

La follia s'innervò nei muscoli come edera che silenziosa sale e soffoca il tronco…

Si sgretolò la convinzione, l'essenza pura della consapevolezza…

Gliel'avevi chiesto…

André…non…

Non partire…

Non ho nulla da rimediare! E ho deciso di non aver nulla a cui porre rimedio! Amare non significa sacrificarsi…ma imporre un sacrificio a chi si ama…e io non potrei mai farle un simile torto! Sono un uomo…un uomo che ama…non potrei mai imporle il mio amore…non potrei mai imporle un simile sacrificio! Il mio amore ucciderebbe lei…e ucciderebbe me!

Rammentò d'essersi ritrovata gelosa…

Gelosa d'una sconosciuta…

Che potresti fare tu? Vorresti parlarle di me!? Non ti pare un poco presuntuoso da parte tua!? E io…che figura ci farei al punto da farmi annunciare dalla figlia del mio padrone!?

Disgustoso!

Brava! Sapevo avresti compreso!

Ma non era questo che intendevo. Se sapessi chi è potrei avvicinarla…

Impossibile!

Sei testardo!

No, tu lo sei! Queste domande…non ti fanno onore…

Lascia perdere l'onore!

Insisti…

Insisto!

Tu sei…

Se fossi davvero tu….

Sì! E' bella! E' davvero...

Lui dunque avrebbe perduto il senno…

Per te?!

Dunque eri gelosa…

Di te stessa!?

Lei deve vivere...non merita di sopravvivere e basta...la sua luce...lei...tutto scomparirebbe...

Stai vaneggiando!".

No! E' tutto così semplice invece! Ma allora, se proprio ci tieni...ti dico che non me ne andrei se...

Se?!

Vacillò…

Un altro passo indietro…

Quasi inciampò, distolse lo sguardo dal soldato ch'era rimasto lì, un poco sorpreso, al cospetto d'una effige quasi trasfigurata, come se quella che aveva di fronte – uomo o donna che fosse – non sapesse più chi essere, chi era, e chi sarebbe mai stata.

Se fosse lei a chiedermelo!

Gliel'avevi chiesto…

André…non…partire…

Comprese il senso delle parole, aspre e dirimenti.

E solo se me lo chiedesse spontaneamente…senza che nessuno la obbligasse!

Dunque tu gliel'avevi chiesto di restare…

Ma lui non voleva che fosse Oscar François de Jarjayes a chiedergli di restare.

Non voleva che fosse la donna che lui aveva di fronte…

Bensì colei che lui amava!

E finché tu non avessi compreso d'essere amata da lui, e finché tu non avessi compreso di amarlo, non avresti mai potuto pronunciare quelle stesse parole da amante e amata.

Non era stata dunque la domanda a essere sbagliata.

Ma quelle stesse parole pronunciate, senza sapere che lui ti amava.

Quelle stesse parole pronunciate da te, sapendo che tu…

Tu non amavi André!

Inciampò, si tenne a mala pena in bilico appoggiandosi al muro scrostato d'un edificio fatiscente, una specie di bicocca sventrata dal fuoco e dal tempo.

Uno stormo di sgraziati colombi spaventati si contrasse in una fuga soffocata e sghemba…

Che poi, appena guadagnato il cielo, il gruppo virò, impennandosi e disperdendosi mentre la retta feroce del rapace in caccia tagliò la distorta formazione, aggredendo un giovane passero.

Lo sguardo seguì la scena, come inebetito…

Le labbra bruciavano….

Doveva essere stato il vino…

Tutto bruciava in realtà…

Le dita…

Le guance…

Eppure non era tepore…

Non era mancanza d'aria…

Era calore gelido…

Brivido silenzioso…

Muscoli scossi…

Lampo oscuro…

Occhi sgranati…

Chiuse gli occhi…

Ricordò che lui si era scostato…

Aveva ascoltato il calore d'un abbraccio silenzioso…

La mano allungata, scivolata oltre il braccio.

Senza alcun rumore, senza neppure una parola…

Le labbra s'erano schiuse, la bocca s'era aperta lentamente…

Liberamente baciava la bocca…

Liberamente accoglieva l'abbraccio dell'altro…

§§§

Che donna sei?

Gelosa di te stessa!?

Nemica di te stessa!?

Nella testa sbattevano le domande…

Le risposte non c'erano…

La nausea saliva di nuovo…

Madame Alexandra Roma bussò, entrando alla fine, nella stanzetta buia e raccolta, senza attendere risposta.

"Sono qui per aiutarti…".

"Non…adesso…".

Roma s'accorse del respiro che incespicava, come s'esso non fosse più istintivo, come se qualcosa bloccasse la gola e l'altra dovesse faticare e insistere, imponendo all'aria di finire nei polmoni.

"Mi spiace cara…ma c'impiegheremo parecchio a sistemare l'abito…rischiare di far tardi a una simile serata…sarebbe disdicevole…oltretutto qui non vige l'etichetta francese! I ricevimenti iniziano presto e altrettanto in fretta si concludono! Le dame vanno a coricarsi pressoché con gli stessi orari delle galline! Sapete vero che la maggior parte di loro discende da antiche famiglie inglesi fuggite perché perseguitate per i loro credi religiosi!? E adesso…adesso sono loro che perseguitano gl'indigeni indiani imponendo le loro regole di vita morigerata e severa. Che beffa vero!? Dunque in onore di quest'ordine assoluto per cui voi stessa siete giunta in America, al seguito dei valorosi mercenari francesi…non potrete certo scendere vestita in uniforme?! Ormai lo sanno tutti che siete una donna…e una bellissima donna per di più! Lasciatelo dire…".

L'accezione incise la carne…

"Ho detto che non se ne parla…non adesso…vattene!" – respirato basso, gli occhi fissi al fuoco, il corpo immobile come sepolto sotto una valanga di neve gelida dello stesso peso dei dannati sensi di colpa.

"Che è accaduto?" – s'intestardì Roma andando ad approntare un lungo ago con cui cucire il vestito addosso alla dama…

"Nulla che ti riguardi!" – secco…

"E di grazia…nemmeno questo mi riguarda!?" – un respiro fondo, Madame Roma allungò un biglietto cavato dalla tasca della sottana.

Oscar François de Jarjayes allungò lo sguardo alla carta.

La mano fece altrettanto, meno sicura, tremando un poco, come se qualsiasi accidente, parola, respiro, avrebbero finito per intaccare il disgusto che provava per sé, distogliendola dal massacro infernale che divorava l'anima.

André era morto per causa sua…

André l'amava e lei non l'aveva mai compreso.

Né prima, né dopo…

Nemmeno quando lui stesso aveva tentato di dirglielo.

Le dita aprirono il biglietto…

Ho sperato che questo giorno sarebbe giunto, prima o poi.

Ho combattuto e vissuto per questo momento. Mi sarei immaginato ch'esso sarebbe scorso in Francia, a Versailles, mentre la sorte ti ha condotto sin qui. Fino a me…

Non immaginavo allora che il mio destino sarebbe stato così magnanimo da consentirmi di rivederti e riproporti la stessa domanda che osai porre a Brest.

Attendo di poter danzare con te, parlarti e osservarti.

Come rammentavo eri e sei una donna senza eguali.

Mi ero sempre stupito che Dio ti avesse creato donna ma ora ne ho compreso la ragione.*

Con affetto

Hans Axel von Fersen

Lo sguardo corse al fuoco, la mano tremante richiuse il biglietto. Il disgusto stava per avere il sopravvento, che la mano avrebbe gettato il misero foglio nelle fiamme, così che tutto sarebbe rimasto così com'era, immobile, come lo era lei, come lo erano i pensieri.

Allora…il bellimbusto svedese…quello…ecco…per dirvela tutta…ovunque si fosse…quello non mancava di finire tra le graziose braccia d'una graziosa dama! Ma…lui…diavolo…

Lei sarebbe rimasta per sempre Oscar François de Jarjayes.

Né uomo né donna, solo un dannato scherzo del destino, partorito dalla mente di un padre folle.

Lei era il risultato di ciò che le era stato fatto…

Avrebbe potuto essere tutto e invece non era nulla!

Il drappo marino volteggiò nell'aria, gonfiandosi, come se il cobalto dell'acqua avesse incrociato e sommerso lembi di sabbia bianca e calda…

Madame Roma in piedi attendeva con la stoffa aperta, pronta ad adattarla al corpo sinuoso, chiuderlo e nasconderlo o forse rivelarlo per ciò che era.

Né uomo né donna…

Semplicemente Oscar…

"Non so che ti è accaduto…" – riprese in tono morbido e un poco distaccato Roma, che persino lei aveva imparato che a star troppo addosso all'altra, quella sarebbe volata via esattamente come il giovane rapace che di tanto in tanto avevano incrociato – "Ma credo che continuare a rifiutare chi sei non ti servirà a stare meglio. E' solo un ricevimento…gente che danza e discorre del niente. E se non ho compreso male, colui che ti ha scritto il biglietto attende di godere qualche istante di solitudine assieme a te…non credi che anche tu meriti di concederti di abbandonare la tua di solitudine?".

"Cosa…la…mia solitudine?".

"Certo…ti ho osservata in questi mesi. La tua mente pare essere sempre altrove, legata con un filo a chissà quale destino, a chissà quale incarico. Dunque non vorresti solo per poche ore riprenderti la tua vita? Essere te stessa e basta!? In solitudine, con quest'abito saresti semplicemente una donna…".

Essere semplicemente una donna…

Per due misere ore…

Esistere, pensare, muoversi, respirare e amare come una donna…

Così come doveva averla veduta André…

Così come l'aveva forse amata.

Una contrazione di disgusto…

Rammentò quando anni addietro aveva scorto nell'incedere del Conte di Fersen il sorprendente balzo del cuore, quel battito incomprensibile, misterioso e beffardo che di tanto in tanto saltava al petto e lei restava lì, stranita, infuriata per averlo compreso ma rifiutato, per non averlo afferrato e trattenuto.

Rammentò il disprezzo verso il conte, che amava un'altra donna e non lei, che lei però non era una donna…

Un respiro…

Un battito…

Oscar François de Jarjayes ammise che essere una donna sarebbe stato allora il migliore modo per disprezzare se stessa, annientare e annichilire quella parte tanto ottusa e debole che di fatto l'aveva tradita fino a renderla così cieca e capace d'infliggere tutto il male ch'era riuscita a suscitare nell'animo di colui che era vissuto mezzo passo dietro a sé ed era morto proprio per quel motivo.

Perché lei l'aveva lasciato lì…

Mezzo passo dietro a sé.

Essere una donna e come tale, scendere, gradino dopo gradino, giù, all'Inferno…

Concedersi al demone della colpa di non aver compreso nulla…

Soffrire, sapendo che l'uomo che l'avrebbe abbracciata mai l'avrebbe amata, eppure si sarebbe preso ciò che lei avesse voluto, in quanto donna.

Concedersi come una puttana…

Oscar François de Jarjayes si alzò. Le dita andarono a sfilare d'istinto la camicia dai pantaloni…

Madame Roma sorrise, distogliendo lo sguardo, correndo al corpo magro e bianco, che si rivelava, infreddolito e perso.

Un brivido corse alle dita che toccarono la pelle, adagiandovi la seta, chiudendo i lembi mentre l'ago s'incuneava sordo a stringere la stoffa, soffocare il respiro, intorbidire i sensi.

Oscar François de Jarjayes sentì salire la disperazione. Ogni punto inciso nella seta, ritagliava la forma sinuosa del corpo, rivelando l'essenza femminile, fianchi magri, vita stretta, petto acerbo, braccia lunghe e leggermente piene di muscoli guizzanti.

Il seno imprigionato sussultò mentre il cuore balzava, rimbombando in un battito impercettibilmente scostante e distorto.

Diveniva donna e scivolava all'Inferno…

L'aria fredda scorse sul viso…

Madame Roma sistemò le maniche lievi e trasparenti, stringendo i polsini così da evitare fastidiosi scostamenti della stoffa serica e liscia.

I capelli, com'era accaduto nel repentino gesto durante i primi giorni del viaggio, vennero raccolti e imprigionati in una specie di coda arrotolata, tenuta ferma da uno spillone cacciato di traverso nella massa.

La tenera seta faticava a trattenere il calore del corpo che prendeva piano piano a irrigidirsi.

Il freddo s'insinuò creando un vortice di vuoto, un brivido corse dal collo, giù, lungo la spina dorsale, mentre i piedi infilavano strette scarpette di raso, parimenti blue scuro.

Il tacco un poco sottile, per nulla comodo, impose all'equilibrio d'adattarsi all'appoggio assolutamente precario.

Un velo di cipria a togliere di mezzo il rossore dovuto alla rabbia…

"Sei talmente bella…" – sussurrò Roma scostando un ricciolo dal viso, aggiustandolo dietro l'orecchio – "Che ti hanno fatto…".

Si morse il labbro la donna, come a imprigionare parole rivolte ad altri…

I passi si mossero lievi…

La porta si chiuse…

Roma appuntò l'ago nel piccolo cuscino che accoglieva spilli e arnesi da cucito.

Sola, si scostò andando allo specchio.

Fece lo stesso gesto che aveva rivolto all'altra, ricomponendo una ciocca di capelli sbiaditi e lisci sfuggita all'acconciatura.

Lo sguardo scrutò l'immagine riflessa…

Le parole sgusciarono fuori, basse, come se questa volta l'interlocutore fosse lì, seduto dietro a lei, lo sguardo a lei e lei in animo di concedersi e amarlo.

"Augustin…" – il nome scandito e accarezzato - "E' stato sorprendente incontrare tua figlia. E' molto bella. Hai lavorato bene. L'hai educata alla stessa stregua d'un maschio ed è degna del tuo cognome. In fondo era ciò che avevi sempre desiderato, un erede! Se sei giunto a scegliere una figlia per questo compito, significa che avevi le tue buone ragioni. Dunque forse quel destino di amore struggente e intenso che avevi creduto di trovare…che ti ha portato lontano…ti ha riservato un'amara sorpresa. Eppure il tuo erede mi pare degno delle tue aspettative, è caparbia, testarda…pura…".

La mano passata nei capelli, ad aggiustarli, come a mettere ordine nei pensieri…

"Ma è pur sempre una donna. Non sarà mai un uomo, e la sua purezza non è diversa da quella di una qualsiasi altra donna…che sia una regina o una puttana di strada! L'amore sarà la sua condanna e la sua rovina! Riuscirò a distruggere quell'immagine così assurda che le hai cucito addosso. Riuscirò a distruggerla…così come tu hai distrutto me!".

§§§

Il corridoio era buio…

I passi conducevano alla luce in fondo…

Ogni passo in realtà conduceva all'Inferno…

Oscar François de Jarjayes non era colei che stava camminando verso un assurdo ballo, verso luridi sguardi di approvazione per la sua acconciatura e lo splendido vestito.

Vermi neri divoravano il cuore…

André era morto per causa sua…

Lo sguardo si sollevò…

Scorse il disprezzo e al tempo stesso lo stupore…

Una strana mescolanza, forse era ciò che lei aveva sempre suscitato in coloro che incontrava.

Rabbia e desiderio al tempo stesso…

Chiunque la volesse, voleva la sua bellezza, la sua forza, la sua intransigenza, la sua caparbietà.

Ma una volta che l'avesse ottenuta, di lei non sarebbe rimasto più nulla.

Lei avrebbe cessato di essere Oscar François de Jarjayes nello stesso istante in cui fosse stata di un uomo, con disprezzo o per divertimento.

"Che…ti…è…accaduto?" – parole spezzate, Victor Girodel stava in mezzo al corridoio, il moccolo d'una candela a rischiarare gli sguardi gelati, i gesti impacciati…

"Ciò che vedi…" – rispose Oscar, sprezzante dell'altro e di ciò che l'altro provava.

Che non era amore per lei ma solo per se stesso, per uscire vincitore da una contesa immaginaria, in cui prenderla e averla e farla sua, senza nemmeno sapere chi fosse davvero lei.

Nessuno lo sapeva…

Nessuno tranne…

Victor Girodel avrebbe potuto averla, sì anche lui…

Fu lei ad avvicinarsi, vicinissima al viso, la bocca si schiuse, alitando un sussurro…

"Sono una donna…non credi che possa esserlo davvero almeno per una notte?".

Parole audaci, impossibile fosse davvero Oscar François de Jarjayes quella che le stava pronunciando.

Victor corse al braccio, incredulo, lo strinse tentando di fermare l'altra, bloccando l'incedere, impedendo all'essenza sensuale dell'altra di scavargli dentro e rischiare di scaraventarlo anche lui in quell'Inferno di rabbia e gelosia, da cui aveva tentato in ogni modo di restare lontano.

Percepì una sorta di scossa…

Iniziò a comprendere…

Così vestita, l'incedere suadente e lieve, il corpo snello e lungo, una sorta di giunco appena piegato dalla brezza del vento di primavera…

Tutto rivelava il diabolico e splendido fulgore della donna che riluceva al chiarore del moccolo d'una candela…

"Che hai in mente? Perché?" – le domande inanellate rovinarono addosso all'altra, rivelando il crescendo d'immonda gelosia – "Per chi lo stai facendo?".

Victor Girodel ci aveva provato in tutti i modi a restare distante da Oscar François de Jarjayes, in quella stanza dalle pareti invisibili in cui lei sola stabiliva chi dovesse vivere e anelare alla sua vicinanza.

Victor Girodel ci aveva provato a tentare di conquistarla senza incidere alcuna crepa nella glaciale purezza dell'altra, che Oscar François de Jarjayes era una sorta di diamante grezzo, nascosto nella torbida e schifosa melma dell'esistenza.

No, lei non lo era. Non lo era più.

In qualche modo, qualcuno era riuscito a lavorare e raffinare le mille facce di quel diamante che adesso rilucevano abbagliando, al solo chiarore d'un misero moccolo di cera.

"Per chi…" – tagliò l'altra scostandosi di lato – "E se volessi farlo per me stessa!?"

Il movimento s'impose morbido, non assolutamente secco come sarebbe stato un tempo, per liberarsi da una presa sgradita. Il braccio rimase lì imprigionato nella mano dell'altro che si ritrovò distante ed anche un po' stupido a tenere lì l'altra, come fosse una donna qualunque, una puttana con cui amoreggiare.

Victor Girodel non l'avrebbe mai sopportato.

Oui monsieur…era solo un consiglio…e…mi domando…avete mai pensato che ciò che vi attrae…potrebbe essere proprio ciò che un giorno, quando l'avrete tra le vostre mani, non sarà più lo stesso?

Dannazione…che intendete?

Oh…nulla di grave…certi uomini ambiscono a conquistare le donne sensualmente ribelli, quelle che non sono facili da domare…per certi uomini è quasi una sfida a se stessi più che alla conquista dell'altra…ma poi…una volta che tale bellezza sia stata presa…Monsieur Girodel…non finireste voi stesso per disprezzare una donna che vi diventasse docile e devota sotto le vostre dita? Questa donna intendo…non una donna qualsiasi!? Ah…gli uomini…benedicono le donne che sono fragili come i fiori più preziosi da conquistare e poi quando esse perdono il loro profumo segreto…le maledicono per ciò che sono diventate! Banali e sottomesse! Perfette dame di società, madri e mogli…

Madame…non vedo cosa ci sia di male a che una donna diventi madre e moglie…e…ancora una dama capace di stare in mezzo alla nobiltà più insigne di Francia…colei di cui state parlando potrebbe essere chiunque lei volesse…

Chiunque vorreste voi!

Dunque voi mi state dicendo che né io, né chiunque altro potrebbe mai avvicinarsi a lei…perché così facendo lei non sarebbe più la stessa?

Io non dico nulla monsieur…osservo e deduco…ascolto e immagino…voi l'immaginereste mademoiselle fasciata in un lungo abito da ricevimento…agghindata e imbellettata, magari un neo finto, cipria sul volto, un'acconciatura sontuosa di piume e fiori!? Oppure ficcata in una sfarzosa uniforme, mostrine dorate, cordelle d'argento, istoriata di ricami preziosi…parimenti fasciata e incapace quasi di respirare? Che ne sarebbe di ciò che è lei davvero? Chi è lei davvero!?

Madame…tutti i vostri discorsi presuppongono che io abbia intenzione di conquistare questa donna…il suo cuore…il suo amore…ebbene…temo di deludervi madame…

Vedete…l'amore…l'amore è effimero…sfuggente…nulla può deludere più di ciò che si ammanta del suo insostenibile vello…

Non volete il suo amore…

Perché esporre questa donna meravigliosa al timore d'una delusione d'amore quando un'unione avrebbe il sacro pregio di fondarsi su sentimenti ben più solidi finanche il rispetto che le porterei sempre…

Rispetto!? Con la vostra amante al seguito?

Avete detto bene madame…amante…nulla è un amante se paragonata all'unica donna a cui ambisce l'intelletto e la coscienza! Né un amante, né una carica militare, nessuna ricchezza potrebbe mai distogliermi da lei. Dunque, come vedete, esiste una forza ancora più potente dell'amore. Essa non potrà mai deludere…

Siete abile Monsieur Girodel…mi domando come potrete far breccia nel suo cuore se ciò che avrete da offrirle sarà diverso da ciò che lei sta cercando…

Madame Roma…pensate che mademoiselle cerchi l'amore!? Semmai fosse così, monsieur…per voi sarebbe la fine…

Victor Girodel lasciò il braccio e corse alla mano.

Era gelata…

Era la fine…

Nonostante lo sprezzo nello sguardo, pareva che Oscar François de Jarjayes avesse paura. E allora era ciò che davvero Victor Girodel aveva sempre temuto, che lo sguardo dell'altra si ritrovasse impaurito…

Dunque il rito si compiva.

Victor Girodel aveva immaginato che l'altra non avrebbe mai avuto coraggio di declinarsi in una simile messinscena.

S'era sbagliato di nuovo.

Le dita s'inanellarono, stringendole con grazia.

Deglutì stupore e rabbia Victor Girodel, intuendo quale fosse l'intento dell'altra. Solo, mai avrebbe immaginato che sarebbe stato per un altro uomo.

Che però non era lui…

E nemmeno André Grandier.

E questo pensiero, seppur cozzava col primo, regalava una sorta di amaro retrogusto, rassegnata piacevolezza, come se nessun altro avrebbe mai avuto forza e intuito capace di mettere in pericolo la propria persona, neppure il Conte Hans Axel von Fersen che, nonostante tutto, era relegato a figura di sfondo, cicisbeo condannato ad un amore impossibile e che mai avrebbe avuto capacità di donare altro che se stesso in una miscela di compassionevole tristezza.

Tutto ciò non rasserenava ma comunicava tutto sommato un'arida quiete.

"Permettimi…" – respirò piano Victor Girodel voltandosi – "Di accompagnarti…è buio…e credo tu non sia avvezza a camminare con quel vestito…lascia almeno che ti tenga la mano…".

Annuì Oscar, mentre la mano libera che solitamente correva ad appoggiarsi all'elsa, scivolò stupita e contratta ad afferrare e a raccogliere il lembo di stoffa, così da consentire al passo d'incedere senza ostacoli.

Passo dopo passo…

Le iridi azzurre s'intorbidirono cangiandosi in polverosa malva, compatta e scura.

La mano stringeva la mano…

Victor Girodel iniziò a scendere la breve scala che portava al piano terra, in una sala ch'era anche atrio d'ingresso e che per l'occasione la famiglia più in vista della città aveva sgomberato da mobili e tavoli perché potesse ospitare i visitatori, dame e damigelle di altri tempi davvero, che non vi era gara tra le vesti e nemmeno tra le acconciature, abbastanza semplici, intrecciate e tenute ferme da spille o crocchi di fiori selvatici.

Qualcuna s'era azzardata a sfoggiare un raro diamantino incastonato in un fermaglio d'argento o collane giallastre ma delicate.

Gli abiti rispecchiavano la nuova moda, le donne erano altolocate ma avevano in animo di muoversi più liberamente che nel vecchio continente.

Che lì, le donne erano solite accudire la casa, i mariti, organizzare i compiti della servitù e persino avventurarsi attraverso orti fangosi a raccogliere verdure e frutta.

Dunque anche le vesti destinate a eventi importanti declinavano un estraneo modus viventi…

Pochi corsetti, maniche ampie e organze lievi.

Victor Girodel aveva compreso.

Lo sguardo cercò e trovò colui a cui era destinata la messinscena.

Comprese che non ci sarebbe più stato alcun tempo per sé e nemmeno luogo in cui tentare di averla per sé.

Ma ciò valeva anche per l'altro…

Cinicamente se lo disse e la chiosa incupì e al tempo stesso appagò i sensi.

"Sei bellissima…" – sussurrò il Conte Hans Axel von Fersen, lo sguardo sgranato all'effige dell'altra – "Vorresti vivere per sempre vero!? Vorresti vivere per sempre così…".

Si stupì Victor Girodel alle parole del Conte Hans Axel von Fersen…

Il conte, a discapito della sua fama di donnaiolo, sapeva come parlare alle donne, sapeva come catturare il loro ego…

Eppure…

Colei che entrambi gli uomini osservavano non era né uomo né donna, non era dunque personaggio capace d'esser conquistato come si avvicina una qualsiasi donna.

La mano si sollevò accompagnando quella di Oscar a posarsi nel palmo di Fersen…

Victor Girodel sentì il cuore calmarsi.

Il Conte Hans Axel von Fersen non avrebbe mai amato Oscar François de Jarjayes.

Il Conte Hans Axel von Fersen si sarebbe preso Oscar François de Jarjayes, come si prende una donna, una dama, una puttana.

Ma nemmeno lui sarebbe mai riuscito a prendersi la sua essenza, la sua infernale purezza ch'era impossibile d'afferrare, impossibile da racchiudere in un qualsiasi bacio, in un orgasmo qualunque.

Nessuno l'avrebbe mai amata…

Forse soltanto un uomo ci sarebbe riuscito ma ormai quell'uomo era morto.

"Non dimenticherò mai questo giorno…" – ammise Fersen, restando lì, un poco inebetito, come se tutta la baldanza e l'esperienza non avessero modo di scovare il pertugio per rivelare il consueto rituale di corteggiamento – "Dov'eri…nascosta?".

"Come…" – abbozzò Oscar scostando lo sguardo – "Sono sempre la stessa…".

"Si…eppure…quell'uniforme…non rendeva giustizia a ciò che sei…".

"Ciò che sono!?".

"Ti prego…sono…uno stupido…non trovo le parole…dunque…perdonami…" – declinò Fersen allontanandosi un poco, seppur tenendole la mano stretta.

L'ammirò e lo sguardo scorse a osservare l'altra come se non l'avesse mai vista, come incapace di riconoscerla e ammettere che fosse effettivamente la stessa Oscar di sempre, quella che saltava da un cavallo in corsa, capace di colpire il cuore d'una carta da gioco a quindici piedi, fulminare ordini a comporre un geometrico e perfetto assetto di guerra, silenziare qualsiasi rimostranza, gelare ogni anelito d'affetto…

"Mi concedi di ballare con te?".

Annuì Oscar, accorgendosi che la mano di Fersen andava a cingere delicatamente il fianco, appoggiandosi alla schiena per guidare il movimento, all'attacco dei violini che comandava il geometrico vortice di coppie che si univano alla danza.

Un respiro fondo…

Madame Roma s'aggiustò la sottana di raso nero, piuttosto pesante…

Un lembo era rimasto agganciato alla gamba d'un tavolinetto, all'imboccatura della stessa scalinata che aveva percorso l'altra, pochi istanti prima, e ora la dama stava litigando con la stoffa capricciosa.

La mano di Girodel si prodigò a liberare l'abito e la dama.

"Merci monsieur siete sempre un inappuntabile gentiluomo…".

"Dovere madame…".

L'altra scrutò l'effige del giovane uomo ch'era risalito di qualche gradino la scalinata, come per aver una visione d'insieme della sala e tenere sotto controllo ogni spostamento.

"Coma mai ve ne state quassù?" – domandò Roma un poco acida – "Non è di vostro gradimento il campestre tentativo dei villani americani d'imitare lo sfarzo e l'ineguagliabile splendore dei ricevimenti francesi!?".

In un altro momento l'affondo avrebbe punto nell'orgoglio. Lì no…

"Niente affatto…è un bel ricevimento…né troppo caotico…né troppo spartano In Francia negli ultimi tempi molti aristocratici hanno iniziato a dimostrare più sobrietà verso certi festeggiamenti. Soprattutto coloro che non amano esibire le proprie ricchezze e magari hanno in animo di farlo solo laddove ricevono ospiti importanti, così da colpirli e lasciarli estasiati di fronte alla loro vera ricchezza!".

"Oh…comprendo. Un tempo era esattamente il contrario! I nobili amavano ostentare i loro averi per il semplice gusto d'esibirli. Ora si fa solo per necessità estreme, quale sarebbe la loro stessa sopravvivenza!".

"I tempi cambiano madame. Gli aristocratici hanno imparato a godere con sobrietà e discrezione delle loro ricchezze! Non come certi villani che ostentano la miseria più assoluta per non vedersi portar via una lira in più a beneficio del loro sovrano!".

"E li biasimate!?" – rise Roma sarcastica – "Se anche voi foste costretto a pagarle - le tasse intendo - non fareste di tutto per apparire povero in canna!?".

"Non sia mai! E' questo che distingue un nobile da un villano! Semmai dovesse accadere, un aristocratico sarebbe orgoglioso di versare il suo contributo a beneficio del suo popolo!".

Rise davvero Roma a quel punto - "Se ne siete così convinto?! Magari verrà un giorno in cui il vostro orgoglio di aristocratico potrà esibirsi nel pregevole gesto di versare finalmente le tasse che servono ai banchetti del vostro Re di Francia! Comunque questa sera…non credo avremo la fortuna d'incrociare chissà quali personalità! Il gotha dell'aristocrazia americana se ne sta rintanata nelle colonie del sud oppure a Washington. Di certo non verrà a sollazzarsi nelle fangose terre delle Sei Nazioni!".

"Vi sbagliate madame…".

"Come!?".

Victor Girodel salì di un gradino, raccolse le mani dietro la schiena…

"Devo ammettere che avevate ragione sul conto di Oscar François de Jarjayes. E' di una bellezza inimmaginabile…in quel vestito poi nessuno oserebbe riconoscere colei che in Francia è conosciuta per essere una donna ben diversa, austera e distaccata! Ma giungere sin qui…e partecipare a questo ballo…un'ottima occasione per consentirle di rivelare a se stessa chi sia davvero. Quindi credo che la sua presenza laggiù sia bastevole a impreziosire questa serata danzante…un po' come scavare nella terra arida per mesi o anni e trovare alla fine un solo diamante…talmente puro e bello da ripagare tutti gli sforzi e la fatica! Che il gotha dei ribelli americani se ne resti pure a Washington!".

Rise di gusto l'altra, che non comprendeva e le pareva che il gentiluomo la stesse prendendo in giro - "Ne parlate come se fosse un bene prezioso! Eppure non sarete voi a scovare quel diamante! Non potrete accarezzare le sue facce lisce, né ammirare il suo splendore! Lei non è tra le vostre braccia! Non siete geloso!? Non ditemi che non vorreste esserci voi adesso, laggiù!?".

"Certo, non lo nego…ma ciò che sta accadendo…consentirà senz'altro a Mademoiselle Oscar di comprendere davvero chi sia l'uomo con cui sta danzando…".

"Sì, ne ho sentito parlare. E a voi non dispiace che un simile lupo possa affondare i denti in una preda così tenera e innocente!?".

"Mademoiselle Oscar è tutt'altro che tenera e innocente…imparerà a sue spese cosa significhi amare…se è ciò che vuole davvero. Se concedersi all'amante di Sua Maestà la Regina Maria Antonietta la renderà libera dal giogo della propria dannata purezza…che lo faccia…sarò bel lieto di curare le ferite che resteranno incise sulla sua pelle di marmo e sul suo animo…un diamante difficilmente resta scalfitto e così lo sarà anche lei…".

"Siete molto sicuro di voi!" – sibilò l'altra.

"Adesso si!".

"Come adesso sì!?".

Un altro respiro fondo - "Monsieur Fersen ha visto giusto…arrivare sin qui…lasciare che Mademoiselle Oscar seguisse l'incubo che la perseguitava…".

"Ma di che state parlando!?".

"Madame…ve l'ho detto…Mademoiselle Oscar non è poi così indifesa…ma ciò che le torturava l'animo pare sia scomparso. Farsi una ragione delle proprie debolezze non è così scontato e lei…le deve toccare con mano…come si tocca il fuoco…come si sfiora il ghiaccio. Ormai chi le camminava accanto è sceso davvero negli Inferi e lei non potrà mai impersonare un Orfeo qualunque, non potrà mai riportare in vita nessuno!".

"Ma di chi state parlando? Di quell'uomo? Quello che…".

"Quello è morto! A quanto pare…".

"Cosa…che state dicendo!? A quanto pare?!".

Roma si parò davanti all'altro, che lo scenario chissà come finiva per scompaginare gl'intenti.

Girodel sorrise, cinico questa volta…

Abbozzò un cenno di saluto…

"Sarà una lunga notte madame! Come accadeva in Francia mi premurerò d'apprestare il servizio d'ordine così che il ricevimento non venga disturbato da nessuno. Mademoiselle avrà la sua dannata serata e vedremo se davvero Monsieur Fersen ci avrà visto giusto!".

"Ma che diavolo state dicendo!?".

Rimase lì Roma…

Poi corse alla sala…

Le coppie impegnate in volteggi, i corpi a sfiorarsi, i volti ammiccanti di sorrisi falsi e pudiche moine…

Cercò Oscar François de Jarjayes ma non riuscì più a vederla…

§§§

"Soldato!" – ansimò Madame Aleksandra Roma Lemonde correndo fuori, volute di respiro affannato appannavano la vista – "Che sta accadendo?".

Lo chiese perché là fuori, anziché un semplice servizio di guardia a un ricevimento, pareva fosse stato approntato una specie di battaglione armato, pronto per accogliere e respingere chissà quale assalto.

Sputò a terra il Soldato Alain Soisson, riconoscendo la donna con cui aveva viaggiato - "Monsieur Le Comte Fersen…ci ha detto di stare pronti!".

"Pronti!?" – balbettò Roma un poco inebetita. A lei ronzava nella testa la splendida figura di Mademoiselle Oscar, l'acconciatura, l'abito, l'incedere per nulla impacciato, come se chi l'aveva educata ad essere uomo l'avesse fatto sapendo bene che lei era una donna, fin nel profondo dell'anima, e per quanto si fosse impegnato a soffocare la natura, essa sarebbe sempre stata lì, oscurata ma intensa, nascosta ma pronta a rivelarsi – "Per…cosa?!".

Roma era lì a tergiversare sugli scenari che avrebbero portato alla conclusione della serata…

Era lì a rimuginare sulle parole di Victor Girodel che pareva quasi una specie di lupo affamato, anch'egli, ma capace di attendere la sua preda, come se l'avesse voluta più scaltra, come se l'anelito vergine non gl'interessasse e davvero avesse in animo di curare la ferita inferta da altri e insinuarsi nel pertugio di fango creato da altri.

Victor Girodel non temeva affatto il Conte di Fersen. Non l'aveva mai considerato un avversario.

Non nell'accezione più vera…

Non lui…

"I ribelli…" - lo sguardo del soldato si sollevò al terrazzo dell'edificio illuminato da feroci bracieri – "Il colonnello dice che potrebbe accadere questa notte…".

Muto, invitò l'altra a fare altrettanto…

Roma guardò nella stessa direzione e scorse due figure ch'emergevano dalla coltre di tendaggi che proteggeva gli invitati e le stanze interne dal freddo.

Scrutò a lungo per vincere il buio imperlato di gelido vapore…

"Pare sia per lei…".

La chiosa scompose la geometrica noia della banale serata. Madame Roma aguzzò la vista, incapace di comprendere - "Quali ribelli? Ma vuoi spiegarti dannato d'un soldato!? Come sarebbe a dire…per lei!?".

Il soldato sbuffò caricandosi la baionetta in spalla. Fece spallucce - "Spiacente madame! Noi siamo soldati e basta. A noi viene detto cosa fare ma non perché! Quello che so è questo! Ma da quando siamo arrivati…quel nobile ci ha imposto di tenerci pronti…".

"Ma perché…che c'entra mademoiselle!?".

"Ah…questo dovete chiederlo a lui…" – naso all'insù, il soldato si pulì la goccia fredda col palmo della mano, per avviarsi e scomparire nel buio più pesto.

Madame Roma scrutò nell'oscurità e davvero intuì che lungi dall'essere deserte e vuote, le strade parevano costellate di respiri, movimenti silenziosi, sussurri bui e forsennati.

Attese…

L'intuito prese a rovistare nelle congetture…

Il nesso tra il ricevimento e la presenza di mademoiselle…

Nessun altro la conosceva se non quelli ch'erano lì, tutti lì, dunque perché scovare nella presenza di mademoiselle una sorta di punto fermo attorno a cui avrebbe ruotato chissà quale evento!?

Era solo un ricevimento…

Era solo un ballo…

Poche ore per diventare un'altra…

Pochi volteggi che però Fersen la teneva stretta a sé, la mano aperta alla schiena, le dita a sfiorare il lembo di pelle libero dalla stoffa, lo sguardo fisso quasi a desiderare di spogliarla lì, così che il freddo l'avrebbe impietrita e resa immobile come marmo in cui scovare l'estasi della bellezza, lavorando piano, colpo dopo colpo, fino al sorgere della luce.

E lei era lì, al tempo stesso morbida e malleabile come creta nelle mani d'uno scultore, così che entrando in lei, la lama fredda avrebbe arroventato il sesso, conquistato la resa…

"Non l'avrei mai immaginato…" – disse piano Fersen accostandosi all'orecchio mentre ascoltava l'altra tremare un poco, così che se la strinse addosso ancora di più, fermandosi all'improvviso, abbracciandola così che lei potesse abbracciarlo.

Rodeva quel minuscolo abisso di gelosia in cui era vissuto fino ad allora.

Aveva pensato e agito per scacciare via ogni ostacolo tra sé e l'altra.

Non era certo d'esserci riuscito.

L'avrebbe compreso quella notte…

Se quell'ostacolo s'era davvero insinuato nella testa e nell'anima di Oscar…

Oppure…

Lì, su quella terrazza spoglia, i passi pieni sul manto di foglie secche, i respiri veloci, le mani che provavano a sciogliere carezze piene sul collo e sul viso…

* Diversamente dalla traduzione italiana della puntata 25 dell'anime - dove Fersen chiede ad Oscar (forse in senso retorico) perché "Dio ti abbia fatto donna" - nella versione inglese tradotta dal giapponese, Fersen non pone alcuna domanda, semplicemente dichiara il proprio stupore di fronte alla medesima constatazione. Nel primo caso, con la traduzione italiana, il senso potrebbe essere addirittura una sorta di obiezione alla scelta di Dio, dal momento che Fersen dubita del Suo operato nella misura in cui non lo comprende. Nella versione tradotta dall'inglese, la dimostrazione di stupore indica sì uno stato di incomprensione ma non necessariamente negativo, quanto semplicemente di meraviglia. Fersen non chiede nulla, dice semplicemente che è stupito del fatto che Dio "ti abbia reso donna".

La differenza – effettivamente molto sottile – potrebbe nel secondo caso restituire un poco di dignità al personaggio che credo non si sarebbe mai azzardato a contestare a Dio la sua scelta di far nascere Oscar "donna".

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