Aveva appoggiato le mani sopra alle sue per mostrarle l'esatto,

preciso, perfetto movimento per mescolare la pozione

Alhyssa era a due passi, fragile, tremante, l'orrore dei ricordi nelle iridi verdi: due giorni di torture e di violenza da parte di Malfoy, un anno prima[1] e adesso un pomeriggio da sola con lui, che la corteggiava in modo disgustoso e offensivo.

Maledizione, perché diavolo non era andato a cercarla subito quando era evidente che fosse in ritardo? Le avrebbe risparmiato tutta quella sofferenza!

Si avvicinò di un passo e le tese la mano. Alhyssa non aspettava altro e si precipitò, piangente, fra le sue braccia. La strinse forte a sé, carezzandole lieve i capelli mentre le sue labbra le sfioravano la fronte.

Era di nuovo fra le sue braccia, dopo tanto tempo, finalmente!

Ora poteva di nuovo proteggerla dal mondo intero. La sentiva singhiozzare disperata e avrebbe voluto gridarle forte il suo amore:

- È finita, Alhyssa, è finita! Ora ci sono io e non gli permetterò più di avvicinarsi a te, di sfiorarti. - le sussurrò con dolcezza, mentre le accarezzava tenero il viso, asciugandole le lacrime.

- Severus… Severus… - mormorò, la voce ancora incrinata dal pianto, scrollando la testa. – Lui… è stato lui che… - poi scoppiò in lacrime, incapace di completare la frase.

- Lo so, lo so, Alhyssa. Ho visto sul tuo corpo i segni lasciati dalla sua violenza, e non potrò mai dimenticarlo. Ma non ti potrà più fare del male, sei qui con me adesso, con me! – sospirò piano stringendola di nuovo con amore, tornando a cullarla come un anno prima quando l'aveva liberata, dopo due giorni da incubo nelle mani di Voldemort e Malfoy, due giorni e due notti in cui Lucius l'aveva torturata e violentata.

Adagio, i singhiozzi della giovane si acquietarono mentre si stringeva sempre più a Severus, l'uomo che amava, l'uomo che sei mesi prima le aveva detto addio, l'uomo il cui cuore batteva forte di nuovo vicino al suo, le cui braccia l'avvolgevano con amore mentre sentiva le sue labbra fremere brucianti sulla fronte.

Severus sognava di poter infine chiudere gli occhi e abbandonarsi all'amore.

Per la prima volta, dopo tanti lunghissimi anni, desiderava di nuovo una donna, Alhyssa, vagheggiava le sue labbra, bramava il suo corpo. Ma era ormai troppo tardi: lei ora amava Lupin ed era stato proprio lui a spingerla fra le braccia dell'altro. Era tardi, irrimediabilmente troppo tardi.

Con grande sforzo di volontà si staccò da lei e la guardò: era bellissima, ma l'aveva ormai persa per sempre! Le sorrise sussurrando piano, con voce roca:

- Sei molto stanca, dopo questa terribile giornata. Devi cercare di dormire. – e indicò una piccola scala in un angolo – Là sopra c'è la tua stanza. Non ha accesso dall'esterno ma solo passando dal mio appartamento: così potrò proteggerti meglio.

- Ma così, è come se fossi tua prigioniera! – si ribellò.

- Non essere sciocca. Voglio solo proteggerti in modo adeguato da Lucius. – sibilò secco.

- Non è vero! Quella camera già mi attendeva prima ancora che tu sapessi di Malfoy. - ribatté Alhyssa con decisione. – Io non voglio questo tipo di protezione. Quella che mi hai imposto in questi ultimi sei mesi, impedendomi di fare il mio dovere nell'Ordine, di vivere la mia vita!

- Non intendo farti correre rischi. Guarda cos'è successo oggi che hai fatto di testa tua. Farai ciò che decido io, se vuoi rimanere a Hogwarts! – esclamò perdendo per un breve istante la calma, gli occhi fiammeggianti.

- Io ho diritto a vivere la mia vita! – gridò ancora.

- Sali in camera tua. Subito! – ordinò con voce tagliente, spingendola verso la scala. – Domattina voglio verificare cosa ricordi delle mie lezioni di Pozioni, prima che gli studenti arrivino in classe. E sarà un lavoro lungo.

La sua voce era gelida e gli occhi di ghiaccio. Alhyssa avrebbe voluto picchiarlo, graffiarlo, morderlo, avrebbe voluto urlargli che lo amava. Invece, salì le scale in silenzio e sbatté la porta. Quindi si buttò sul letto, di nuovo a piangere.

Ma erano lacrime diverse, adesso: erano più amare e molto più dolorose.

- Alhyssa! – urlò di nuovo Severus, bussando con forza.

La maga aveva perso il conto delle volte che aveva gridato il suo nome e sembrava davvero irritato. Decise che era l'ora di rispondere.

- La porta è aperta: il carceriere può visitare la sua prigioniera in qualsiasi momento! – gridò di rimando.

La porta fu spalancata con forza e Piton entrò come una furia, gli occhi neri che sprizzavano scintille.

- Ti avevo avvertito che stamani volevo vederti alla prova prima dell'arrivo degli studenti.

- So perfettamente cosa devo fare. – rispose con aria di sfida.

Era stanca, non aveva chiuso occhio tutta la notte, ma non intendeva dargliela vinta.

- Ne sei proprio sicura? – chiese Severus con distaccata freddezza.

Ora che gli era davanti, l'ira sembrava di colpo svanita. Era evidente che, proprio come lui, anche Alhyssa non era riuscita a dormire.

- Certo. Mi sono adeguatamente preparata per la missione. Come sempre. – rispose con altrettanta fredda sicurezza.

- Anche per affrontare un'ispezione della Umbridge? Certo vorrà verificare di persona la tua competenza prima di assentarsi. – chiese Severus con voce gelida, inarcando appena un sopracciglio. – Conoscendo i suoi rigidi criteri di valutazione, non vorrei rimanere senza assistente prima ancora di cominciare. – aggiunse con sarcasmo.

Alhyssa abbassò gli occhi. Come sempre, Severus aveva ragione. Con il suo atteggiamento stava solo rischiando di buttare all'aria la missione. Perché, perché bastavano sempre solo poche e taglienti parole di quell'uomo per metterla in crisi? Perché amava quell'uomo odioso, che sapeva anche essere infinitamente dolce?

- Scusami. – mormorò con un filo di voce. – Sono pronta. – concluse, rialzando gli occhi per immergerli nel gelo profondo dello sguardo nero.

- Sbrigati. – ordinò secco, uscendo rapido dalla stanza, il mantello volteggiante.

Ecco, sempre la solita situazione: lui davanti, silenzioso, e lei a tenergli dietro a fatica.

In pochi istanti furono nel corridoio diretti al suo studio. Quanti ricordi, che pensava ormai dimenticati, le affollarono la mente: quante volte aveva percorso quella strada per recarsi a lezione di Pozioni o nel laboratorio del suo insegnante preferito. Sentì di nuovo il freddo umido e pungente del sotterraneo colpirle la pelle con il solito schiaffo improvviso e sorrise a se stessa, sorrise all'arcigno professore di Pozioni, anche se lui non poteva vederla. Sorrise ai suoi ricordi di studentessa che, durante le lezioni, si distraeva vagheggiando le sensuali labbra del giovane insegnante, mentre si perdeva nell'infinita oscurità dei suoi occhi meravigliosi.

Di colpo, Alhyssa fu consapevole che amava Severus da sempre, fin dal primo istante in cui lo aveva visto, giovane studentessa del terzo anno.

Piton spalancò la porta del laboratorio: nulla sembrava mutato da quando aveva lasciato Hogwarts.

C'era sempre un perfetto e rigoroso ordine, i barattoli allineati sugli scaffali senza la più piccola traccia di polvere, i libri e le pergamene disposti con cura e precisione nelle librerie. Tutto era come doveva essere, dove era sempre stato per anni: era nel regno indiscusso e incontrastato del professor Severus Piton.

Sul grande tavolo da lavoro erano disposti, con minuziosa cura, gli ingredienti necessari per le pozioni che Severus aveva deciso di farle preparare come primo test. Alhyssa si sentì subito pervadere dallo stimolo che per anni l'aveva pungolata quando si esercitava in quel laboratorio per ottenere i G.U.F.O. e i M.A.G.O. necessari a intraprendere la carriera di Auror: ottenere l'ambito apprezzamento del professore che solo ora si rendeva conto di aver sempre amato, sebbene inconsciamente.

Quell'apprezzamento adesso era ancora più importante.

Non perse neppure un istante e levò la bacchetta per accendere il fuoco, mentre già il calderone, della misura corretta per la prima pozione, lievitava sopra di esso. Un rapido sguardo alla lista degli ingredienti le aveva permesso di capire di quali pozioni si trattava: ben quattro, e anche complesse!

Con rapidità e destrezza cominciò a sminuzzare alla perfezione gli ingredienti solidi, a pesare con accuratezza le polveri e dosare con precisione le sostanze liquide. Inserì tutti gli elementi nel calderone, nel corretto ordine e all'esatto momento.

Non aveva bisogno di alzare gli occhi per controllare l'espressione di Severus: sapeva che per tutti sarebbe apparso impassibile, ma non per lei. Quel lieve luccichio negli occhi le avrebbe confermato che tutto era perfetto, ma ora aveva una fretta dannata: doveva riuscire a preparare ben quattro filtri in un tempo molto limitato. Si buttò a capofitto nella preparazione dei componenti delle altre pozioni, senza mai perdere d'occhio le fiamme sotto il primo calderone, al quale, ben presto, se ne aggiunsero altri tre.

Lavorava con passione e dedizione, proprio come lui le aveva insegnato. Cominciò a rimestare il primo calderone, contenente la pozione più complessa. Ebbe per un istante la sensazione che l'ombra scura del professore alle sue spalle non approvasse il movimento del polso. Maledizione: non era quello il movimento perfetto e Severus da lei esigeva sempre la perfezione.

Si morse un labbro e socchiuse gli occhi per un istante: si ritrovò indietro nel tempo, oltre dieci anni prima, in quello stesso studio. Il giovane professore era dietro di lei a controllare il suo lavoro, come sempre durante le esercitazioni aggiuntive per la preparazione dei M.A.G.O.. Poi si era avvicinato silenzioso e aveva appoggiato le mani sopra alle sue per mostrarle l'esatto, preciso, perfetto movimento per mescolare la pozione.

Poteva ancora percepire la sensazione di calore proveniente dalle mani e dal corpo del giovane professore, appoggiato lieve dietro al suo, e ricordare l'innegabile brivido di piacere che l'aveva pervasa. Poi, il mago si era reso conto che le sue mani erano gelate e si era tolto il mantello mettendoglielo sulle spalle. Quindi aveva ravvivato le fiamme nel grande camino.

Alhyssa tornò rapidamente in sé e corresse il movimento del polso. Ecco, adesso era perfetto.

I quattro calderoni bollivano uno accanto all'altro. Verificò con attenzione il colore e l'odore: era tutto a posto. Tornò al tavolo per ripulirlo e ritirare gli ingredienti, ognuno al suo preciso posto, come sapeva che il professore desiderava. Bene, era tutto completato: poteva spegnere il fuoco sotto i paioli. Severus era stato grandioso, come sempre: aveva richiesto delle pozioni che, se eseguite una di seguito all'altra, alla perfezione, terminavano insieme la loro preparazione.

Era come la prova del nove: ora poteva guardarlo.

Nessuno, oltre a lei, l'avrebbe compreso, ma il luccichio intenso dei profondi ed enigmatici occhi neri dimostrava tutto l'orgoglio provato in quel momento dall'insegnante per l'allieva che aveva svolto alla perfezione il compito assegnato. Ma sapeva anche che non le avrebbe mai dato la soddisfazione di dirglielo. Solo una volta le aveva fatto un complimento: quando aveva preparato l'antidoto salvandogli la vita.[2] Sembravano passati secoli, invece era stato solo poco più di un anno prima!

- Le pozioni vanno bene. Hai commesso errori ma li hai recuperati in tempo. – sibilò gelido fissandola negli occhi. - Non hai perso la mano, per fortuna.

Doveva approfittare di quei pochi minuti, prima dell'arrivo degli studenti.

- Scusami per ieri sera. Sono stata una stupida. – sussurrò piano, anch'essa guardandolo in profondità negli occhi.

Quegli occhi che, l'istante successivo, furono invasi da roventi fiamme nere. Un tremito percorse, improvviso, il corpo di Alhyssa.

Vedendola rabbrividire il mago si tolse il mantello, come tanti anni prima, e glielo posò delicato sulle spalle:

- No, sono stato io lo stupido, ieri sera. Come lo sono stato in questi ultimi sei mesi. – sussurrò con imprevista dolcezza - Non avevo diritto di fare ciò che ti ho fatto. Perdonami, se puoi.

Le mani di Severus erano calde, le sentiva appoggiate lievi sulle spalle, e un sorriso triste era sul suo volto teso. Avrebbe voluto buttargli le braccia al collo e confessargli il suo amore. Se solo non avesse avuto così paura di un suo rifiuto! Gli occhi del mago continuavano ad ardere, e si sentiva bruciare. Desiderava le sue labbra, e il suo corpo, ma non riusciva a trovare il coraggio.

Severus la rimirava e la bramava, ma aveva rinunciato a lei da troppo tempo ormai, e sapeva di non aver più alcuna speranza.

Il rumore proveniente dall'aula di fianco li avvertì che le lezioni stavano per cominciare: il loro tempo era scaduto un'altra volta.

Si tramutò di colpo nell'arcigno professore di Pozioni:

- Davanti agli allievi devi rivolgerti a me dandomi del lei. – disse brusco.

- Certo, professor Piton. – fu la fredda risposta di Alhyssa – Ecco il suo mantello e… grazie.

Aveva un nodo alla gola, ma si diresse con passo deciso verso la porta, senza voltarsi, mentre l'insegnante si accingeva a indossare di nuovo il mantello. Se si fosse voltata, però, avrebbe visto che stava affondando piano il viso nella stoffa e, a occhi chiusi, aspirava con voluttà il suo profumo.


[1] Vedi "Only for your eyes"

[2] Vedi Cuore Oscuro