Turbata per lo sguardo traboccante d'infuocata passione
col quale l'aveva intimamente avvolta fino all'istante prima
L'ingresso di Alhyssa nell'aula fu accolto da un mormorio sorpreso: nessuno si aspettava che una bella e giovane donna potesse apparire all'improvviso uscendo dalla porta del laboratorio privato del professore di Pozioni.
L'arrivo di Piton ristabilì immediato il totale silenzio.
Si diresse veloce alla cattedra, il mantello svolazzante, guardando fisso davanti a sé, mentre la maga arretrava per lasciarlo passare. Scrutò i volti degli allievi e iniziò a parlare, sottovoce:
- La preside Umbridge ha ritenuto opportuno assegnarmi un'assistente – spiegò, indicando Alhyssa con un breve cenno delle dita – per sostituirmi durante le assenze dovute ad altri miei improrogabili impegni. Vi presento pertanto la signorina Alhyssa Keyleen.
La maga rivolse un sorriso agli studenti e, di nuovo, un sommesso brusio si sparse per l'aula, subito sopito dal rapido movimento della mano di Piton e dallo sguardo gelido diretto alla assistente. Il sorriso svanì istantaneo dalle labbra di Alhyssa.
- Cosa ci fa una donna giovane e carina vicino a un essere viscido e odioso come Piton? – chiese Ron a denti stretti.
- Evidentemente non lo ha scelto lei d'essere qui. - bisbigliò Harry.
- La presenza della signorina Keyleen permetterà anche un più veloce svolgimento del programma e, mi auguro, una migliore possibilità d'apprendimento per quelli che, tra voi, incontrano maggiori difficoltà a seguire le mie lezioni. – concluse il fissando Paciock e facendo poi scivolare lo sguardo malevolo anche su Potter.
- Sulla lavagna ci sono le istruzioni per la pozione sulla quale dovrete esercitarvi. – e le parole comparvero al lieve agitarsi della bacchetta. - Spero che anche il signor Potter, oggi, riesca a leggerle… tutte. – ribadì fissando il ragazzo con un ghigno astioso. – Avete quarantacinque minuti di tempo. La mia assistente è a disposizione, mentre io correggo i vostri temi sull'uso della polvere di unghie di drago.
Piton tornò alla cattedra e chinò lo sguardo sulla pila di pergamene che il pomeriggio precedente non era riuscito a correggere, preoccupato dal ritardo di Alhyssa, quindi le fece cenno di aggirarsi tra i banchi.
Gli studenti cominciarono a lavorare alacremente mentre la maga controllava con discrezione, lasciandosi sfuggire, ogni tanto, qualche breve cenno d'assenso o, al contrario, scotendo appena il capo, attenta che Piton non se ne accorgesse. Quando fu vicina al calderone di Neville, spalancò gli occhi incredula: era impossibile dire cosa il ragazzo stesse rimestando a fatica. Il paragone migliore fu con il fango mefitico delle paludi di Zortek. Come diavolo aveva potuto combinare quel disastro in così pochi minuti?
- Paciock ha la peculiare abilità di invertire l'ordine d'immissione degli ingredienti, signorina Keyleen. – affermò Piton con voce sonora, senza sollevare la testa dal mucchio di pergamene, i lunghi capelli corvini a coprirgli il viso. - Dal sibilo acuto del suo calderone, suppongo abbia inserito i pistilli di Pharim prima del latte inacidito di ippogrifo.
Alhyssa era certa che Severus non avesse mai alzato lo sguardo sugli allievi, neppure per un istante: come riusciva ad accorgersi sempre di tutto? Si abbassò sul tavolo di Neville, voltando con cura le spalle alla cattedra, e tritò rapida un po' di viscere di rospo cornuto, amalgamandole piano con succo acerbo di mandragora. Con la bacchetta attizzò le fiamme sotto il calderone e, mentre sorrideva incoraggiante al ragazzo, versò il composto nel paiolo, a goccia a goccia, rimestando attenta in senso antiorario e sussurrandogli in maniera appena udibile:
- Continua a mescolare così per due minuti, poi abbassa la fiamma al minimo e prosegui con le istruzioni della terza riga. Io vado a procurarmi un ingrediente molto speciale, per vedere di sistemare il pasticcio!
Si diresse con aria noncurante verso l'armadietto alle spalle di Piton, soffermandosi come per curiosare, mentre ne controllava invece rapida il contenuto e, soprattutto, teneva d'occhio Piton, in apparenza sempre concentrato sulle pergamene da correggere.
Dietro la fitta cortina di capelli, il mago ridacchiava silenzioso fra sé. Infine, senza alzare il capo, ma guardandola di sottecchi, mormorò piano, affinché nessuno udisse:
- Lì non troverai quello che cerchi, Alhyssa. Dovresti sapere che è ben protetto nella mia dispensa personale: è un ingrediente troppo pericoloso per lasciarlo alla mercé degli studenti.
Alhyssa s'irrigidì per un istante, quindi si voltò adagio, il volto soffuso di un leggero rossore che diventava sempre più evidente:
- Mi sono sempre chiesta come accidenti facevi a sapere tutto ciò che accadeva in classe durante le lezioni. - mormorò con un filo di voce, chinandosi sulla cattedra.
- Perché sono un mago eccezionalmente dotato, insuperabile nell'arte di distillare pozioni. Inoltre, – sussurrò a fior di labbra, alzando appena la testa e girandosi, sulle labbra la parvenza di un sorriso sfuggito chissà come al ferreo controllo e gli occhi scintillanti.
Si bloccò all'istante trovando il viso in fiamme di Alhyssa a pochi centimetri dal suo.
Nel volgere di un fugace istante si perse negli occhi della maga, il cuore a battere all'impazzata e il respiro corto. Le parole gli morirono in gola, deglutì a vuoto e si trovò a combattere strenuamente contro l'irragionevole, insensato e meraviglioso desiderio di baciare con ardore quelle labbra invitanti e stringere con passione il corpo profumato che si protendeva morbido verso di lui.
Si rese conto di stringere convulso la piuma, solo quando andò in pezzi e il pennino gli graffiò la mano.
Ritornò di colpo in sé, mortalmente pallido, e si ricompose rigido sulla sedia.
Alhyssa si ritrovò appoggiata con le mani sulla cattedra, in precario equilibrio, turbata per lo sguardo traboccante d'infuocata passione col quale l'aveva intimamente avvolta fino all'istante prima. Mentre adesso era lì, appoggiato severo allo schienale della sedia, che mormorava un Reparo! per aggiustare la piuma rotta, lo sguardo fisso davanti a sé.
Non riusciva a capire: in quei momenti non le sembrava neppure un essere umano.
Ma le sorprese non erano ancora finite.
Dopo aver rivolto un fugace sguardo alla classe per appurare che nessuno avesse notato l'accaduto, Piton si alzò dalla sedia girando con cura le spalle agli studenti e tese la mano verso di lei.
Sul viso pallido l'ombra lieve di sorriso gli increspava le labbra sottili, morbidamente dischiuse, mentre le fiamme nere dei suoi occhi ardevano impetuose.
Non pronunciò una sola parola, mentre strofinava adagio tra loro le dita della mano tesa. Una piccola ampolla, dal limpido liquido ambrato, si materializzò con un fruscio sul palmo. Alhyssa comprese all'istante e protese la mano per raggiungerla.
Le loro dita si sfiorarono appena, ma fu come se una possente scarica elettrica li avesse attraversati: entrambi ritrassero la mano di scatto e la minuscola ampolla precipitò verso il pavimento di pietra.
Con mossa fulminea, davanti agli occhi allibiti di Alhyssa, Piton estrasse la bacchetta ed esclamò:
- Wingardium leviosa! – bloccando la caduta all'ultimo istante.
Con la punta del legno magico indirizzò l'ampolla verso di lei, che l'afferrò, sempre guardandolo fisso, più stupita che mai.
- Grazie, professore.
Ma il mago era di nuovo seduto alla cattedra, intento a correggere i compiti degli allievi.
Quando, a fine della lezione, Piton passò per la classe a controllare le pozioni, Alhyssa lo seguì da vicino, prevedendo i commenti acidi e scorbutici che andava distribuendo, come chicchi di grandine, agli studenti. Il transito accanto alla Granger fu veloce e silenzioso e la maga seppe subito quale voto la ragazza avrebbe ottenuto.
I loro sguardi s'incrociarono per un istante e il professore sussurrò piano, con aria soddisfatta, inarcando pungente il sopracciglio:
- Se tra dieci anni mi servisse un'altra assistente…
Poi si fermò di fianco a Neville e il cuore di Alhyssa accelerò. Si chinò sul calderone, annusando attento e valutando con cura colore e consistenza:
- Perfetta, Paciock, del tutto perfetta nonostante tu la stia ancora cocciutamente rimescolando in senso inverso! Si è trattato di un intervento magistrale, - sillabò a voce bassa, raddrizzandosi, – ha dell'incredibile per l'eccezionale risultato raggiunto, nonostante tutte le avversità, - e fece una breve pausa, contemplando Alhyssa con uno sguardo intenso, mentre un soddisfatto sorriso gli arricciava un poco le labbra sottili, - che hanno comportato una così consistente perdita di tempo.
La maga arrossì violentemente: esistevano di sicuro modi migliori per lodare, ma era evidente che il professor Severus Piton non ne avesse mai avuto neppure indiretta conoscenza.
- Il problema, ora – continuò alzando la voce, affinché tutti udissero – consiste nel suddividere in modo equo il voto tra il signor Paciock, la signorina Keyleen, che beneficerà della quota più consistente, nonché la signorina Granger. – affermò lanciando uno sguardo tagliente alla ragazzina.
Neville impallidì, Hermione arrossì rabbiosa e Alhyssa abbassò il capo sentendosi molto sciocca: cos'altro avrebbe mai dovuta aspettarsi dal suo professore di Pozioni?
L'ultima lezione del pomeriggio si stava avviando stentata al termine quando Gazza entrò rispettoso in classe, interrompendo le maligne considerazioni di Piton sullo scarso livello di preparazione degli allievi dell'ultimo anno.
- Cosa c'è? – chiese arcigno.
- La Preside vuole vedere subito la sua assistente, professor Piton. – spiegò il custode in viscido tono deferente.
- Noto che la nostra "nuova" Preside non ha ancora imparato a che ora terminano le lezioni. - sibilò sarcastico, mentre stirava le labbra in un antipatico sorriso obliquo.
Si rivolse ad Alhyssa:
- Vai. Ci vedremo in Sala Grande. – poi aggiunse in un sussurro discreto. – Ho appuntamento con Potter per quelle… ripetizioni particolari.
Alhyssa annuì e uscì preceduta da Gazza.
Piton si sedette alla cattedra e con un sospiro profondo si rilassò: avrebbe apprezzato molto gli ultimi venti minuti di lezione. Infine solo, poteva allentare la rigida morsa di autocontrollo che si era dovuto imporre inesorabile dopo gli incresciosi incidenti occorsi durante il mattino.
Quel primo giorno di lezioni si era rivelato un vero incubo e l'agognata vicinanza di Alhyssa si era tramutata in un'insopportabile tortura per mente e cuore e, del tutto inaspettato, anche per il suo corpo.
La maga non sembrava comprendere le inconsulte e inusuali reazioni che la sua vicinanza gli provocava, i sensi spasmodicamente all'erta mentre lo seguiva da vicino quando si muoveva per la classe. Non osava neppure girarsi, per timore di ritrovarsela davanti, troppo vicina per riuscire a ignorarla, ma troppo lontana per gli insensati pensieri che invadevano di continuo la sua mente.
Lui, proprio lui, uno dei maggiori esperti di Occlumanzia, non avrebbe mai immaginato di potersi trovare in così grande difficoltà ad arginare le proprie emozioni, che si erano invece rivelate spaventosamente imprevedibili.
Doveva recuperare il suo perfetto e completo autocontrollo: non sarebbe riuscito a sopravvivere a un'altra giornata di spasmodica tensione come quella appena trascorsa.
E, soprattutto, doveva riuscire a mettere un freno definitivo al folle desiderio che la sola vista di Alhyssa provocava in lui. A qualsiasi costo.
