Per un interminabile, esaltante e indimenticabile istante,

Severus fu travolto dal fuoco della passione

Piton era appena uscito dall'aula dirigendosi al suo studio, quando la professoressa McGranitt, che stava brontolando animata tra sé, lo investì in pieno, rovinandogli addosso.

Il professore di Pozioni l'afferrò al volo e la sostenne per un braccio, squadrandola severo, stupito dall'inconsueto atteggiamento.

- Scusami, Severus. – esclamò la maga rassettandosi gli abiti – Non ti ho proprio visto.

- Questo era evidente. – rispose asciutto – Si può sapere con chi ce l'hai?

- Con quella sciagura che il Ministero ci ha graziosamente inviato.

Piton inarcò un sopracciglio: non era nelle abitudini dell'insegnante di Trasfigurazione lasciarsi sfuggire in pubblico una frase del genere su Dolores Umbridge.

- Abbassa la voce, Minerva. – dovette ricordarle.

- Ho passato il pomeriggio con quella sottospecie di donna a discutere delle nuove proposte educative del Ministero. - continuò in un irato sussurro - Purtroppo non se ne andrà affatto a Londra per qualche giorno, come tutti avevamo sperato.

Piton sorrise tra sé al pensiero della delusione di Malfoy che vedeva sfumare la sua supplenza: probabilmente aveva già lasciato Hogwarts.

- Ora che è arrivato Caramell, però, l'Inquisitore Supremo e Preside ha cose troppo importanti da discutere con il Ministro. Così mi ha buttato fuori in malo modo. - concluse Minerva sarcastica.

Piton fu folgorato dall'improvvisa consapevolezza che Alhyssa, in quel momento, non poteva essere con la Umbridge. E che Lucius non doveva affatto essere già tornato a Londra.

- E ho anche dovuto prestare il mio studio a Malfoy. – concluse con voce stizzita.

Severus la afferrò per le spalle:

- Vai nel mio studio, Minerva, per favore. Avevo appuntamento con Potter per quelle ripetizioni, e sarà lì tra poco. Ma io ho una cosa molto più importante da fare, adesso. – esclamò avviandosi di corsa verso le scale. – Comunicagli che la lezione è rimandata: ne sarà felice!

La McGranitt rimase a osservare il mantello di Piton che fluttuava nell'aria mentre il mago girava, correndo, l'angolo del corridoio.

Alhyssa non poteva più arretrare: la cornice del quadro premeva dietro la spalla destra mentre le mani di Malfoy frugavano disgustose il suo corpo. Era attanagliata dal terrore, dai ricordi agghiaccianti di un anno prima, e non riusciva a reagire né a respingerlo. Cercò di sottrarsi alla sua stretta, e la spallina dell'abito che Malfoy stava cercando di abbassare si ruppe, lasciandole scoperta la spalla.

- Avanti, Alhyssa, lo so che mi vuoi! - smaniò l'uomo, scendendo con la mano dalla spalla e premendogliela sul seno.

Con l'altra mano il mago la stringeva dietro la nuca attirandola con forza verso di sé, le labbra già protese, avide e imperiose, a violarle la bocca.

All'improvviso, una furia nera irruppe nello studio della McGranitt e si abbatté su Malfoy, puntandogli con violenza la bacchetta alla gola. Se fosse stata una spada, il collo del mago ne sarebbe stato trapassato, e il sangue schizzato ovunque. Severus tremava dall'ira, pallidissimo, le labbra esangui strettamente contratte e gli occhi come fuoco nero che divampava senza controllo. Sembrava uno spaventoso demone, emerso dalle tenebre infernali per giustiziare senza pietà il mago dai lunghi capelli biondi.

Severus era furibondo: la sua donna! Le luride mani di Malfoy ancora una volta sulla pelle delicata della sua dolce Alhyssa.

Quando parlò, con estrema lentezza, sillabando le parole, la sua voce suonò calma e controllata:

- Toglile le mani di dosso, subito.

Malfoy si ritrasse quel tanto che bastava a liberare la gola dalla pressione dolorosa della punta della bacchetta di Piton.

- Severus non…

La bacchetta gli vibrò per un istante tra le mani: una folata di scintille rosse sfuggì dalla punta di nuovo premuta con forza contro la gola di Malfoy.

- Ho detto subito! – ordinò piano, con voce lenta e minacciosa – O non mi curerò di dominare oltre la bacchetta!

Malfoy lasciò Alhyssa e arretrò massaggiandosi il collo: sulla levigata pelle bianca spiccava uno scuro segno violaceo. C'era un'aria di sfida negli occhi di ghiaccio.

- Tu fraintendi. E' Alhyssa che vuole… - tentò di mormorare.

- No. Lei non vuole niente da te. – sibilò piano Piton, con calma glaciale.

- Tu come lo sai?

- La situazione non dà adito a dubbi, Lucius. – rispose aspro Severus.

Alhyssa notò che il tono di Piton era di una calma irreale, così come il suo volto, pallido da far paura, appariva freddo e distaccato, come disinteressato a ciò che gli accadeva intorno. Ma quando incrociò il suo sguardo, per un fugace istante, comprese subito con quale furia violenta il fuoco divampava dentro di lui. Eppure Malfoy non sembrava essersene avveduto e ancora lo provocava con voce beffarda:

- Non sei un esperto in fatto di donne, Severus. Lascia che ti ricordi che a loro piace essere prese con la giusta dose di violenza e poi…

- No. Non Alhyssa. – lo interruppe ancora Piton, con glaciale sicurezza.

- Non stai davvero pensando che possa preferirti a me, vero? – chiese Lucius, stupito dall'assurda eventualità balenatagli in mente.

Piton rimase immobile, la bacchetta sempre puntata decisa contro il viso dell'altro.

- Allora è così! – esclamò incredulo Malfoy, mentre un sorriso beffardo si dipingeva sul volto dai lineamenti eleganti. – Bene, bene: dunque dimostrami che la signorina muore dalla voglia di baciare proprio te.

Alhyssa si chiese come Severus riuscisse a tenere a bada in quel modo superbo il fuoco impetuoso che avvampava in lui e pareva volesse erompere dai suoi occhi da un momento all'altro.

- O forse non ricordi neppure più come si bacia una donna, Severus? L'ultima che hai baciato, - insinuò crudele, - mi pare abbia fatto una brutta fine. Come si chiamava, Beryll, se non vado errato?

Piton non respirava neppure. Alhyssa pensò che forse era anche in grado di ordinare al suo cuore di non battere. E Malfoy non stava zitto, con la sua odiosa voce strascicata:

- Non mi dirai che da allora sei sempre rimasto casto e puro come un giglio? Sono molto lunghi quindici anni, vero Severus? – concluse con una risata di scherno.

Piton spostò di scatto la bacchetta dal viso di Malfoy al suo bastone da passeggio, che lievitò docile finendogli tra le mani.

- Non ti spiace se ti privo della tua bacchetta, vero Lucius? – chiese mellifluo, mentre stirava le labbra in un sorriso ironico e sollevava un poco il mento con aria di sfida. – Giusto per dimostrati, in completa tranquillità, quanto sia vana la tua altezzosa tracotanza.

Si girò verso Alhyssa sussurrando torvo:

- Mettiti comodo, Lucius, e goditi la dimostrazione della tua stupidità!

Si avvicinò ad Alhyssa con estenuante lentezza, mentre il sensuale desiderio, che per tutto il giorno l'aveva tormentato, esplodeva con immane forza nella mente pervadendo in profondità ogni fibra del suo corpo.

Ma non poteva farlo, non poteva baciarla così, anche se in quel momento gli pareva di non desiderare null'altro al mondo. Era stato ancora più stupido di Lucius: lei non voleva essere baciata da nessuno dei due. Alzò timoroso lo sguardo negli occhi della donna amata, certo di incontrare il rifiuto che lo avrebbe fermato, inesorabile.

Ma Alhyssa gli sorrideva dolcemente: si avvicinava con le morbide e frementi labbra dischiuse, nell'attesa di quel primo e tanto vagheggiato bacio.

Severus contemplava la verde profondità delle iridi, ammirava il contorno sensuale della bocca, percepiva il profumo intenso.

Socchiuse gli occhi, chinandosi a sfiorare appena, con infinito amore, le labbra a lungo desiderate, mentre le sue braccia avvolgevano, con tenero rispetto, il corpo meraviglioso che ancora non si permetteva neppure di sognare. La sentì abbandonarsi rapita all'abbraccio e percepì il corpo, caldo e fremente, premere contro il suo.

Assaporò la bocca che si schiudeva inebriata a ricambiare quel primo, tenero e delicato bacio, che diventava sempre più profondo, intenso e appassionato. La strinse più forte a sé e per un interminabile, esaltante e indimenticabile istante, Severus fu travolto dal fuoco della passione e dell'amore. Il suo cuore batteva così forte che era certo che anche Lucius potesse udirlo. Il respiro gli mancava, la testa gli girava, gli pareva di galleggiare nell'aria: ma Alhyssa era tra le sue braccia, pervasa dallo stesso, incontrollabile e impetuoso desiderio.

Immensamente lontano, in una parte dimenticata e ripudiata della mente, Severus sapeva di non potersi lasciare andare alle emozioni, all'amore e alla passione: non doveva perdere il controllo di sé. Era consapevole che Lucius Malfoy, uno dei più potenti Mangiamorte di Voldemort, lo stava osservando: non doveva sospettare quanto amasse Alhyssa. A qualsiasi costo.

Severus non seppe mai in quale modo riuscì a sciogliersi dall'abbraccio, a lasciare le labbra di miele, ad abbandonare il corpo da sogno, assordato dai lamenti disperati del suo povero cuore innamorato.

Si girò di scatto verso Malfoy, ansante e con un orribile ghigno lascivo a deformargli il volto:

- Ecco, Lucius! Sarai soddisfatto ora. – esclamò con voce traboccante di scherno. – Come vedi puoi andartene: non servi più, neppure per sostituire la Umbridge. Lo sai che non deve più assentarsi, vero?

Lo sguardo di Malfoy avrebbe potuto congelare chiunque, quello di Severus era fuoco allo stato puro.

Piton raccolse il bastone da passeggio che aveva appoggiato sul tavolino e lo gettò a Lucius con noncuranza, la bacchetta pronta nell'altra mano.

Malfoy lo afferrò al volo, si sistemò il mantello con gesto stizzito e si diresse verso la porta:

- Anche tu non lasci adito a dubbi, Severus. E' stato uno spettacolo… illuminante. – sibilò richiudendosi la porta alle spalle.

Piton percepì un gelido velo di minaccia nella voce strascicata.

Non appena udito lo scatto della porta, Alhyssa cercò rifugio tra le sue braccia ma la respinse con estrema freddezza:

- Non qui, non ora: Malfoy può essere là fuori a controllare e la cena ci aspetta in Sala Grande.

Alhyssa lo fissava stupita, incapace di comprendere il significato di parole pronunciate con distacco.

Severus protese la mano verso la spalla nuda e sollevò adagio la spallina dell'abito, senza neppure sfiorarle la pelle. Un lampo di fuoco nei suoi occhi, e il vestito fu di nuovo integro.

- Ora possiamo andare. – mormorò uscendo deciso dalla stanza, precedendola, il mantello svolazzante.

Alhyssa non poté fare altro che seguirlo in silenzio, come sempre.

Era ormai rassegnata a quella che pareva essere la sua personale condanna. Scrollò silenziosa la testa: era sconvolta e non capiva più nulla.

Dapprima, Severus era entrato nella stanza come un demone sterminatore e aveva temuto che uccidesse Malfoy. Poi si era tramutato in un'insensibile creatura di ghiaccio, che le odiose parole di Malfoy non erano riuscite a scalfire. Ma lei sapeva quanto la sua anima stesse bruciando in quei momenti.

Infine, l'aveva baciata e stretta a sé con tale travolgente passione da togliere il fiato e mandare in estasi qualsiasi donna. Figuriamoci lei che non sognava altro che essere tra le sue braccia e baciare quelle labbra divine!

E adesso era lì, che camminava spedito davanti a lei, con il suo maledetto mantello ondeggiante.

No, c'era qualcosa d'importante che le sfuggiva, doveva essersi smarrita nel sogno meraviglioso del bacio perdendo un passaggio essenziale.

Non era possibile, non era possibile: non riusciva a crederci, non voleva crederci!