Premessa: dalla fine della seconda serie di Good Omens.

Avverto che questo primo capitolo molto angosciante con anche un suicidio riuscito.

Paradiso. Millenni dopo che Aziraphale divenne arcangelo supremo.

Due angeli si affrettarono con dei fascicoli tra le braccia, dicendo uno all'altro

"Presto! Non dobbiamo restare troppo nei corridoi. Il Supremo potrebbe punirci"

L'altro angelo sussurrò

"Persino il Metatron sembra avere paura di lui"

Si fermarono di colpo, vedendo proprio il Metatron aprire la porta che dava all'ufficio dell'arcangelo Supremo. I due angeli pensarono che non lo invidiavano.

L'ufficio era proprio minimale. Una semplice scrivania di legno piena di fascicoli, dietro una poltrona imbottita. Alla destra uno schedario di ferro. Per eventuali ospiti solo due sedie di ferro di fronte alla scrivania. Da un enorme porta a finestre che dava su un piccolo balcone si vedeva il paradiso. Come ogni volta, il Metatron fu pervaso da un senso di angoscia e rabbia che aleggiava nell'ufficio. Dal balcone rientrò un cambiato Aziraphale. Non tanto cambiato nell'abbigliamento. Indossava abiti uguali a quando salì la prima volta con il Metatron in paradiso per diventare l 'arcangelo Supremo. Però quegli abiti erano più cadenti, essendo Aziraphale molto più magro. Oltre il peso diminuito, intorno a Aziraphale mancava la luce che irradiava intorno a lui.

L'arcangelo Supremo guardò il Metatron quasi con fastidio, dicendogli mentre si grattava con la mano destra la barba grigia

"A cosa devo l'onore di una visita…"

Era una frase di circostanza

"...dovrei finire alcune cose. La prego sia veloce"

Il Metatron cercò di non mostrare titubanza percependo l'angoscia e la rabbia intorno a Aziraphale

"Aziraphale devo chiederti di usare in una circostanza tutta la pietà che possiedi. Nonostante quella brutta tragedia nella tua eternità…"

Il Metatron sussultò allo sguardo tagliente di Aziraphale

"...sei sempre un Supremo, posso affermare con sicurezza migliore di Gabriele. Il paradiso ma perfino l'inferno mai così perfetti. Addirittura riuscisti nel convincere Dio che un secondo avvento era inutile e nocivo. Fui d'accordo anch'io che era meglio non avvenisse…"

Il Metatron si bloccò dal parlare, perché percepiva intorno a sé un aumento di rabbia pura avvolgerlo, tentando di continuare

"...sei poi altamente apprezzato per aver inserito leggi per evitare che demoni e angeli potessero…"

Il Metatron cercò di non fissare gli occhi di Aziraphale che sembravano fatti di pura rabbia

"...interagire. Però dopo tanto tempo, io e Dio ci chiedevamo se le esecuzioni potessero diminuire. L'angelo che dovrà morire con il demone suo amante, sembra sia incinta. Quindi pensavamo che si potrebbe iniziare con questa nascita per iniziare un tentativo di unione…"

Un forte rumore spavento il Metatron. Guardando dov'era Aziraphale, scoprì che il Supremo aveva colpito con il pugno della mano destra il muro dietro di lui. Era stato così forte il pugno che aveva bucato diverse pareti oltre quella dell'ufficio del Supremo. Un qualcosa che neanche il Metatron poteva fare, essendo formato il paradiso da puro spirito di Dio. La voce rabbiosa del Supremo squarciò il terrore del Metatron, dicendogli senza voltarsi

"Via! Fuori da qui! Nessuna interazione tra demoni e angeli. NESSUNA! Non ci sono eccezioni!"

Però prima ancora del Metatron fu il Supremo che scomparve dall'ufficio. Il Metatron trovò l'aria meno intrusa di angoscia e rabbia.

Il supremo Aziraphale comparve in quello che sembrava un teatro. Lui era seduto tra le sedie del pubblico di fronte al palco. Fissò con rabbia due esseri legati con catene a due colonne sul palco. Erano distanziati di qualche metro. Ad una colonna c'era un angelo donna con le ali bianche aperte, in evidente stato di gravidanza. Dall'altra parte un demone maschio con le ali nere aperte e due piccole corna blu ai lati della testa. Proprio il demone urlò a Aziraphale

"Vi scongiuro! Abbiate pietà almeno di lei. Vi prego!"

Il Supremo arcangelo chiuse gli occhi. Per un attimo vide una Bentley nera da cui scendeva un sorridente Crowley. Un altro ricordo lo colpì come una pugnalata. Una mano coperta di sangue. Riaprì gli occhi, dicendo con rabbia

"Sua eseguita la sentenza"

Acqua santa cade sul demone che si sciolse. Fiamme sull'angelo donna che diventi cenere. L'arcangelo supremo si alzò dalla sedia ma crollò nuovamente sopra. Con mani tremanti presse da una tasca della giacca un paio di occhiali da sole. Dicendo mentre li portava alla guancia destra, scosso da singhiozzi di pianto

"Nessuno avrà…il mio aiuto…come non trovammo noi…nessuno"

Scomparendo dal tragico teatro mentre altri angeli raccoglievano i resti dei due amanti.

L'arcangelo supremo comparve in un giardino del paradiso. Si avvicinò a un ampia poltrona imbottita. Seduta nella poltrona c'era l'angelo Muriel. Indossava una tunica bianca, con le gambe raccolte al petto. Nella mano destra stringeva un orso di pezza bianco. L'angelo guardava di fronte a sé con gli occhi spenti. Ogni tanto si muoveva avanti e indietro, gracchiando qualcosa. Il supremo Aziraphale accarezzò con la mano destra i capelli di Muriel, domandando a un angelo donna in piedi lì vicino

"Nessun miglioramento?"

L'angelo gli rispose con calma

"Purtroppo no dall'ultima vostra visita un mese fa. Rimane rinchiusa in un mondo tutto suo "

Aziraphale mosse la mano destra, scomparendo l'angelo. Solo in quel momento, dopo vari respiri profondi, Aziraphale toccò la spalla destra di Muriel. Si trovò nei ricordi di Muriel. Ogni volta si riprometteva di non tornare ma come in un atto di autopunizione doveva. Era come se non avesse rinvigorito il fuoco della sua angoscia e rabbia, sarebbe scomparso anch'esso.

Aziraphale si trovò in piedi nell'ingresso che era stato della sua libreria sulla Terra. Come ogni volta, quell'arcangelo supremo cercò, inutilmente, di fermare qualcuno che amava da compiere un gesto terribile.

Nei ricordi di Muriel la vide emergere dal retro della libreria, sentendo il campanello della porta. L'angelo vide entrare un trafelato Crowley. Il demone le disse mentre si dirigeva alla cucina sul retro della libreria, con voce rotta

"Io devo fare qualcosa…devo farlo…soffro troppo…non ce la faccio"

Muriel, confusa, guardava il demone Crowley armeggiare con una bottiglia dentro cui c'era un liquido chiaro, un bicchiere di vetro trasparente, del vino bianco. Invece l'arcangelo supremo tentava inutilmente nella sua versione trasparente in quei ricordi, di fermare Crowley nel preparare quel cocktail suicida. Perché il liquido nella bottiglia era acqua santa.

Nei dolorosi ricordi di Muriel, Aziraphale la vide seguire Crowley nella libreria. Il demone stringeva nella mano destra quel bicchiere con il cocktail mortale. Con cura, usando solo la mano sinistra, Crowley inserì nel giradischi uno dei dischi preferiti di Aziraphale, poi sedendosi nella sedia di Aziraphale di fronte la scrivania. Un disperato supremo si inginocchiò a pochi passi dal suo demone, mentre la Muriel del ricordo restava in piedi guardando incuriosita Crowley. Il demone disse proprio a Muriel, sedendosi nella sedia di Aziraphale, coprendosi con la giacca da camera di Aziraphale che prima era sulla spalliera

"Muriel sei un bravo angelo. Proprio come Aziraphale. Ti prego, riferiscigli che l'amo. Che avevo cercato di andare avanti senza di lui ma ogni giorno mi sembra come di camminare nel fango. Preferisco dormire eternamente senza il pericolo di svegliarmi. Riferisci anche ad Aziraphale di non sentirsi colpevole. La colpa solo mia che mi credevo abbastanza degno del suo amore ma mi illudevo"

Crowley tirò fuori da sotto la giacca da camera il braccio destro, bevendo tutto in un fiato il liquido nel bicchiere. Dopo una smorfia di dolore, il demone rimise il braccio sotto la giacca da camera di Aziraphale, dicendo in un sussurro voltando la testa sulla spalla destra

"Che bello, l'odore di Aziraphale"

Non muovendosi più.

Aziraphale nei ricordi di Muriel, sempre in ginocchio, vide l'angelo Muriel urlare per poi fuggire dalla libreria. Tornò poco dopo con Aziraphale che si avvicinò con passi lenti a Crowley. Quei pensieri tornarono alla mente dell'Aziraphale in ginocchio. Sperava fosse un trucco di Crowley per farlo tornare. Non poteva credere che l'avesse fatto. Dietro di lui a qualche metro, Muriel in piedi diceva disperata

"No no no no"

Diventando vere urla disperate quando Aziraphale tolse la sua giacca da camera sopra Crowley, rivelando un ampio squarcio dal petto alle gambe. Sia l'Aziraphale nei ricordi che quello introdotto nei ricordi di Muriel, finirono in ginocchio, gridando con le mani sulla faccia. Nulla, neanche Dio in persona poteva riportare indietro Crowley. Quella consapevolezza era anche troppo per Aziraphale gli spezzò il cuore in mille pezzi. Ulteriori urla di dolore, svenendo quel Supremo sul pavimento della libreria. Aziraphale nei ricordi di Muriel si alzò in piedi barcollando. Come ogni volta, Aziraphale vide Muriel ormai catatonica seduta sul pavimento della libreria. Quasi subito dalla porta della libreria vide entrare l'ex supremo Gabriele che disse trafelato guardandosi intorno

"Aziraphale dove sei? Hanno sentito in tutto l'universo il tuo grido di dolore"

Fermandosi inorridito alla vista di Crowley morto, Aziraphale svenuto sul pavimento e Muriel immobile a poca distanza.

Aziraphale rivide nuovamente l'aiuto che gli diede Gabriele. Dopo aver visto la scena, l'ex supremo fu raggiunto da Belzebù che si occupò dei resti di Crowley. Nel frattempo giunsero nella libreria il Metatron, Michele e Uriel. Questi tre furono ignorati da Gabriele e Belzebù. Proprio Gabriele prese in braccio Aziraphale sempre svenuto, portandolo nella camera da letto al piano superiore della libreria. L'Aziraphale nei ricordi di Muriel ricordava fin troppo bene come si era sentito. Non aveva mai pianto, urlato, maledetto tutto e tutti come nei mesi che passarono dal suicidio di Crowley. Gabriele dovette mettere una magia alla libreria per non sentirlo fuori la libreria. Riuscì ad avere momenti di lucidità solo per andare con Gabriele e Belzebù nel vedere dove avevano posto il corpo di Crowley.

Dove era la loro panchina nel parco, Belzebù e Gabriele avevano posto lì sotto i resti del demone. Come ulteriore ricordo di quell'amore così sfortunato, Gabriele e Belzebù avevano creato due statue di acciaio sedute sulla panchina a dimensioni reali del demone e dell'angelo. I due si tenevano per mano. In quel tragico momento, Aziraphale quasi non si accorse che intorno a lui, oltre Belzebù e Gabriele si erano riuniti tutti gli amici di Crowley e suoi. L'angelo capì che quel momento era una sorta di funerale per Crowley. Un disperato Aziraphale si sedette sulle gambe della statua del suo demone, pregando di scomparire in quel momento. Furono posti mazzi di fiori, nella costernazione di tutti.

Aziraphale vide i ricordi di Muriel fermarsi. Perché dopo il funerale lei fu riportata in paradiso. Invece Aziraphale rimase nella libreria per mesi, muovendosi come un fantasma. Vicino a lui Gabriel e Belzebù.

Ci vollero quasi tre anni prima che Aziraphale avesse solo la voglia di parlare con qualcuno, senza piangere disperato. In quel periodo, Aziraphale sentì di aver perso ogni minimo senso di pietà o umanità. Si creò in lui anche un odio enorme verso se stesso. Gli era impossibile anche solo guardarsi allo specchio, tentando più volte nel farsi del male. Quando Gabriele o Belzebù cercavano di fermarlo, Aziraphale gli diceva con sguardo da pazzo

"Tranquillizzati, non voglio morire. Non merito la pace. Sono colpevole di aver fatto morire il mio Crowley".

Fino a che una mattina riuscì finalmente nel guardarsi allo specchio. Quell'angelo nello specchio non era piu minimamente l'angelo amato dal demone Crowley. Cercando di mettersi un minimo presentabile, scese nella libreria. Abbracciò Gabriele e Belzebù che aveva visto con suo sollievo amavano gestire la libreria, dicendo

"Io torno in paradiso. Sarò il supremo che cercavano. Non hanno concesso la possibilità di essere felici a me e…"

Cercò di non perdersi in lacrime al solo nome del demone

"...nessuno potrà farlo…"

Prima che Gabriele potesse dire qualcosa, Aziraphale gli diede nelle mani la chiave della libreria, continuando

"...Non avrete impedimenti dal paradiso. La sede dell'ambasciata del paradiso sarà altrove. Solo vi chiedo di prendervi cura anche della Bentley"

In silenzio, con gli occhi lucidi, Belzebù gli diede un paio di occhiali di Crowley. Aziraphale li riconoscete. Erano il paio di ricambio che aveva Crowley nel suo appartamento. Abbracciò i suoi amici, correndo fuori la libreria e nell'ascensore.

L'arcangelo supremo uscì dai ricordi di Muriel, crollando ai piedi della poltrona dove era l'angelo. Si sentiva come se fosse uscito da sotto l'acqua, respirando a fatica. Disse con voce affannosa a Muriel sempre immobile

"Mi dispiace Muriel…mi dispiace così tanto per essere entrata in questa tragedia"

Scomparendo. Ricompare dove aveva incontrato per la prima volta Crowley quando era ancora un angelo. C'era tutto l'universo davanti a lui. Delle ali non più bianche ma grigie gli uscirono dalle spalle. Guardò alla sua sinistra vedendo Crowley non angelo ma demone sorridergli che gli allungava le mani. Tentò di afferrarle ma quel Crowley scomparve. Urlò tutto il suo dolore.

Sulla Terra, Gabriele uscì dalla libreria guardando in cielo. Aveva nuovamente percepito il dolore di Aziraphale. In fondo si riteneva fortunato. Era con Belzebù l'unica coppia di angelo e demone che il supremo permetteva di esistere. Con una rabbia che stupì anche l'ex supremo, Aziraphale aveva cercato in ogni angolo dell'universo coppie di angeli e demoni innamorati, uccidendoli ogni volta. L'angelo rientrò nella libreria, quasi rassegnato non potendo fare nulla.

In paradiso il Metatron comparve di fronte a Dio con qualcosa di bianco tra le mani. Disse visibilmente preoccupato

"Un nuovo corvo completamente bianco. Cosa dobbiamo fare?"

In quel momento Dio non sapeva proprio cosa dire.

CONTINUA