Avevano conquistato tutto l'universo conosciuto. I kryptoniani erano riusciti in quest'impresa ritenuta da tutti impossibile. Il giovane principe ereditario Kal-El, figlio di Krypton, alla guida dell'esercito più potente che l'universo avesse mai visto, ha messo in ginocchio rapidamente qualsiasi mondo gli si parasse davanti.

Uno dopo l'altro, caddero tutti, fino a quando non si ritrovò come padrone di questo universo, ma non bastava. Decise che meritava di più, che voleva di più, così iniziò la sua conquista multiversale, fino a quando non venne ucciso, ancor prima di iniziare la sua campagna di conquista.

I cambriani, una delle innumerevoli razze conquistate da Krypton, non erano i più forti, né i più resistenti, non i più veloci, e nemmeno i più intelligenti, tuttavia erano combattenti feroci. Possedevano l'invidiabile capacità di vedere l'energia all'interno di qualsiasi cosa, e utilizzavano questo lo potere per manipolare l'energia all'interno dei loro corpi, trasformandolo in temibili combattenti.

Nacque trent'anni prima della morte di Kal-El, perché è da quella data, che per volere dell'uccisore di Krypton, parte il calendario universale. Era un cambriano come gli altri, pelle così lucente da far male a guardarla, quattro braccia e due gambe, e i due occhi tipici della loro razza, cinque rombi, tre verticali e due orizzontali, posti dentro la pupilla, uno dentro l'altro.

Si dice che la loro capacità di osservare e manipolare l'energia derivi dai loro occhi, e per questo Krypton fece innumerevoli esperimenti per acquisire le loro capacità, tutte fallite miseramente. Dopo anni di ricerca non erano riusciti a fare un solo passo avanti nella ricerca, anche minimo, perciò abbandonarono il progetto, considerandolo uno spreco di risorse.

Al contrario dei suoi simili non era un combattente, era stato allenato come gli altri alla guerra e alle strategie militari, e mostrava un discreto talento, tuttavia non era quella la sua strada, lo sapeva, perciò ne scelse un'altra.

Si unì alla divisione scientifica kryptoniana, ottenendo l'accesso a risorse che non sapeva nemmeno esistessero, così poté sfruttare al massimo i suoi occhi.

Studiò le energie che governano l'universo e tutte le forme viventi, dai più forti kryptoniani fino ai batteri unicellulari, e come interagiscono tra di loro. Tuttavia non era cieco di fronte alle sofferenze del suo popolo, così decise di prendere in mano la situazione.

Utilizzò tutte le sue ricerche su se stesso, modificò il suo corpo, assimilò la capacità di crescita infinita dei kryptoniani, associandola però all'energia interna dei cambriani, oltre ad altri innumerevoli piccoli miglioramenti che gli garantirono un fisico abbastanza forte da potersi confrontare con gli Eterni ad armi pari, non che l'abbia mai provato, dopotutto era uno scienziato, non un guerriero.

Tuttavia il fattore che gli garantì la vittoria fu il miglioramento dell'energia interna della sua specie. I cambriani possono fa assumere qualsiasi caratteristica alla propria energia interna, tuttavia il loro corpo non potrebbe reggere la coesistenza di più caratteristiche, poiché collasserebbe, perciò fin da bambini scelgono una qualità che non cambierà per tutta la vita, allenandosi a combattere utilizzandola il più possibile a loro favore.

Lui decise di far assumere alla sua energia una qualità molto particolare, assimilazione. Questo gli permise di ereditare le caratteristiche intrinseche delle energie fondamentali più forti, elevando la qualità della sua energia a livello omniversale.

Così prese d'assalto il più grande impero universale della storia, e lo abbatté in un solo giorno. Alcuni dicono che sconfisse il principe Kal-El con una sola mossa, ponendo fine alla breve era di dominio di Krypton.

Avrebbe potuto scomparire da quel momento in poi, abbandonando l'universo al suo destino, aveva sconfitto i kryptoniani, e ridato la libertà a tutte le razze dell'universo, avrebbe potuto, dopotutto il suo sogno era di fare lo scienziato, di scoprire ogni giorno cose nuove e godersi la vita, un giorno alla volta, ma ciò non accadde.

Sapeva che ci sarebbero state guerre intestine se non fosse intervenuto, tutti desiderosi di prendere il posto di Krypton come sovrano universale. Fece da esempio della prima razza che si ribellò, la più bellicosa e avida di potere, adatta solo a combattere, e la sterminò, adulti e bambini, non fece differenze, risparmiando però coloro che li istigarono, mostrando così sia crudeltà che magnanimità, interrompendo qualsiasi iniziativa di rivolta.

Governò per alcuni secoli, il tempo che gli permetteva il suo corpo. Governò con grande abilità, convertendo tutte le industrie incentrate sulla guerra a iniziative per l'evoluzione ed il progresso, realizzando così in parte il suo sogno, anche se non come aveva voluto.

Avrebbe potuto prolungare la sua vita, ma non lo fece, non voleva, non c'era niente che gli facesse desiderare di rimanere in vita. E così arrivò il momento della sua morte.

Arrivò Morte a prenderlo, e in qualche modo questo lo rincuorò, dopotutto è stata l'unica donna di cui può dire di essere infatuato, non innamorato, come d'altronde sa di non essere amato da lei, almeno non come lo intendono il resto delle razze. Per esseri immortali come lei l'amore è qualcosa di relativo è fugace, non diverso dall'infatuazione, del resto lui è uguale a lei in questo.

Ama il suo sogno, e questa è l'unica cosa che ama, sebbene non rifiutasse nemmeno i piaceri della carne, dopotutto la vita è fatta di innumerevoli piccoli piaceri, e non c'è motivo di non goderseli tutti.

Era bella come il primo giorno in cui l'aveva incontrata, corti capelli corvini, dello stesso coloro dei suo occhi, non ha pupille o oridi, ma l'intera sclera è del colore, come l'inchiostro, e come l'inchiostro puoi vedere sottili increspature in essi che li fanno sembrare onde dell'oceano. Onde che se non presti abbastanza attenzione possono inghiottirti completamente.

Un mantello violaceo copre la sua pelle traslucida, come se dovesse scomparire da un momento all'altro, fallendo nel coprire le curve da capogiro che ha imparato ad apprezzare in poco tempo. Curve in cui si è perso a volte per giorni, e che anche adesso potrebbero prenderlo e non lasciarlo più andare.

Tuttavia si ferma, sa che quella che prova è semplice lussuria, contraccambiata, da quello che può capire dal suo sguardo. Davanti a lui si presenta sempre in questa forma, nuda se non per un semplice mantello, sapendo benissimo che questa vista lo fa impazzire.

È sempre stato lussurioso, non abbastanza da farsi controllare da essa, ma sufficiente per non rifiutare quando una prelibatezza gli si presenta davanti, anche se come piace dire agli umani, popolo interessante e pieno di contraddizioni, c'è sempre una prima volta, e questa sarà la sua prima e spera ultima.

"È finalmente ora." Canticchiò in assenso alle sue parole, mentre sfilava verso di lui, non come una modella fa per gli spettatori, ma come una donna può farlo per un uomo, ridacchiando alla sua espressione di sofferente desiderio. Purtroppo il suo corpo non gli permette di accettare il suo invito.

Ah, si sta già pentendo della sua decisione, maledetta lei.

Seduto su un trono, la aspettò, impaziente e pieno di desiderio. Arrivata di fronte a lui, pochi interminabili centimetri a dividerli, ridacchiò, compiaciuta del suo dolore, prima di sedersi su di lui. Le interminabili gambe a sporgere dai braccioli, mentre avvolgeva le braccia al suo collo, portandolo a sentire il suo respiro sul volto.

Lui stesso non rimase inattivo, tenendo due mani ben piantate sui braccioli del trono, mentre le altre serpeggiavano lungo il suo addome e le sue cosce. Macinò qualche secondò su di lui, prima di trovare finalmente una posizione che giudicò comoda, fermandosi finalmente, e risparmiandolo da ulteriore tormento. Il continuo movimento gli fece bruciare ogni parte del corpo di bisogno, implorando soddisfazione, ma rimase comunque fermo, conoscendo fin troppo bene i propri limiti.

"Non sei felice, tesoro. Presto diventerai completamente, e totalmente, mio." Articolò ogni singola parola sempre più vicino alle sue labbra, solo per cambiare idea all'ultimo secondo, pronunciando l'ultima sillaba al suo orecchio. "Maledetta te e i tuoi giochetti, anche solo qualche giorno fa non osavi essere così audace."

Sorrise maliziosamente alle sue parole fintamente irate. "Non è così amore mio, ti piace troppo tutto ciò." Non poté confutare le sue parole, in parte perché lo baciò non appena finì di parlare, un bacio dolce, d'addio, che gli permise di assaporare per un'ultima volta le sue labbra, e in parte perché ciò che disse è vero. Tutto di lei lo fa impazzire di desiderio, la sua voce, le sue curve, il suo sorriso malizioso, l'atteggiamento provocante, purtroppo questa è l'ultima volta che potrà godersi tutto ciò, e forse proprio per questo, gli sembra tutto molte volte più dolce e prezioso.

Mentre si baciavano poté sentire la sua clessidra far cadere finalmente l'ultimo granello, segnando la fine della sua vita secolare.

Morte poté sentirlo, mentre il suo baciò perdeva mano mano vigore, fino a poggiare semplicemente sulle sue labbra, allora cullò tra le braccia il suo voltò per quelle che sembrarono delle ore, prima di emettere un sospiro, rassegnata al suo volere di morire, una piccola lacrima le scivola sul viso fino a caderle sul seno, ignorata.

"Ferma, dammi la sua anima." La voce inaspettata la colse di sorpresa, dopotutto lei è un essere universale, e sono poche le cose che sono in grado di sfuggire alla sua attenzione. La sorprese così tanto che si bloccò. Stava per prendere la sua anima, dopotutto lei è Morte, e alla fine tutto e tutti verranno accolti nel suo abbraccio.

Si voltò, solo per trovarsi di fronte un essere che non aveva mai visto prima, un quadrupede dal selvaggio manto bianco, macchiato solamente da sottili striature di grigio, lo stesso grigio del suo volto, a incorniciare inespressivi occhi rossi, che la fissano intensamente. Una struttura dorata incornicia il suo corpo, fondendosi con esso, forse una parte del suo scheletro, o anche qualcos'altro, non ne ha idea, o poco le interessa.

Capisce però due cose guardandolo, non appartiene al loro multiverso, ed è estremamente più forte di lei, forte su scala multiversale. Quello che pochi esseri sanno, almeno nel loro universo, è che il creato non è limitato dal loro universo, e nemmeno dal loro multiverso.

All'inizio di tutto innumerevoli universi vennero creati, ognuno differente dall'altro. Per ogni situazione che può presentare più soluzioni, si creano più linee temporali, la maggior parte di questi universi paralleli decade, collassando su loro stessi, incapaci di sostenere la loro esistenza, tuttavia ce ne sono alcuni che riescono a sopravvivere. Queste realtà alternative, assieme a quella originale, formano un multiverso, e tutti i multiversi insieme formano l'omniverso.

Per sconfiggere Krypton, ha elevato la sua energia a livello omniversale, permettendo a tutti gli esseri con potere almeno universale di riuscire a percepirlo, persino in altri multiversi. In realtà la differenza di potere tra un essere universale e uno multiversale non è qualitativamente diversa, l'unica cosa che cambia è la loro esistenza. Un essere universale esiste in un solo universo, come il suo imperatore cambriano, sebbene la sua energia avesse raggiunto la qualità omniversale, qualcosa mai accaduto prima, il suo fisico non raggiunse nemmeno il gradino più basso della scala universale, condannandolo a una vita mortale.

Cosa che capì fin troppo bene, per questo nonostante avesse i mezzi per ottenere l'immortalità, non li utilizzò.

Un essere su scala multiversale esiste invece su tutti gli universi alternativi dello stesso multiverso, rendendola di fatto un'esistenza terrificante, al limite dell'onnisciente.

Lei stessa è un'esistenza su scala multiversale, tuttavia è fortemente limitata dal suo dominio, rendendola a malapena un essere universale in termini di potere, mentre colui che gli sta di fronte, è almeno su scala multiversale, sia in termini di fisico che di energia, raggiungendo effettivamente il picco della forza di quel grado, appena ad un passo da scavalcare il muro tra i gradi.

"Chi sei?" Sapeva di essere più debole, tuttavia non si sarebbe semplicemente sottomessa ai suoi desideri, ha il suo orgoglio come Eterno. "Voglio la sua anima per farlo rinascere, e so che lo vuoi anche tu." Si rifiutò di dirle il suo nome, irritandola non poco, incuriosendola con la sua proposta. "Non voleva vivere. Ha già rifiutato la mia offerta di immortalità." "Non voleva vivere, e la morte era la sua unica soluzione, tuttavia io gliene sto offrendo un'altra, una migliore, e alla fine, dopo che avrà completato il suo compito, potrai rivederlo. Non è che questo che vuoi?"

Lo vuole, ah, come se lo vuole, è stato l'unico a renderla così desiderosa, così bisognosa, di vederlo, di sentirlo, di volerlo, come d'altronde sa di avere fatto con lui. Non che qualcuno lo ammetterà, né lui, né lei, entrambi troppo orgogliosi per farlo, per ammettere la propria debolezza.

Probabilmente lui non si è nemmeno reso conto di tutto ciò, ma poco importa oramai.

"Come posso fidarmi delle tue parole?" Le sue dovevano essere parole dure, a respingere la sua proposta, ma sa di aver già accettato in cuor suo, dopotutto se c'è ancora solo una possibilità di rivederlo… lei vuole coglierla. E se ne accorge pure l'essere, che prende gentilmente l'anima del suo amato da lei, preparando un portale per andarsene.

"Aspetta, perché proprio lui, dopotutto esistono esistenze molto più forti di lui. Tu stesso, c'è poco che non puoi ottenere con il tuo potere." Si fermò per un attimo a contemplare le sue parole, prima di rispondere. "Perché lui non è un combattente, è uno scienziato." "E perché dovrebbe importare?" Si immobilizza un ultima volta, lanciandole un'ultima occhiata, rispondendole, prima di attraversare il portale, permettendole nel mentre di ottenere le coordinate del suo multiverso.

"Un guerriero si accontenta di essere migliore degli altri, mentre uno scienziato vuole raggiungere la vetta."