ALI DI GABBIANO

Sulla Sevilla Ave i veicoli scorrevano sulle due corsie a velocità diverse, i pedoni affollavano il marciapiede incamminate in varie direzioni come routine quotidiana con gli stessi orari e con le stesse mete. Il tempo era limpido e caldo ma si riusciva comunque a respirare. Tutto tranquillo, nulla fuori dall'ordinario accadde la monotonia regnava sovrana quando però una forza estranea scombussolò l'abitudine di tutti i giorni; l'allarme della City National Bank of Florida suonò all'impazzata e spari vennero esplosi con una successiva fuga dei rapinatori.

La spiaggia era quasi deserta a quell'ora. Solo i pochi che amavano il surf si svegliavano presto per cavalcare qualche onda prima di incominciare la routine. Le passò per la testa di spogliarsi e lanciarsi in acqua ma la sua routine iniziava presto.

La sabbia non scottava ancora e la discesa nella sabbia sembrava meno faticosa, con un secchio da un litro si dirigeva verso la battigia vicino agli scogli. Salì su uno di essi come per vedere se arrivasse qualcuno che aspettava e infatti ne arrivò uno, poi un altro e altri ancora, quella mattina ne arrivarono sei. Sei gabbiani volarono attorno a lei con versi striduli poi atterrati sulla sabbia attesero il contenuto del secchio.

Sopra al top rosa indossava un giubbotto ad alta visibilità color giallo con stampato il logo della ditta alla quale lavorava "Fermi" disse contrando la mano per stoppare le loro mosse, con calma aprì il secchio e distribuì loro un pesce a testa dopodiché poteva mettere l'anello attorno alla caviglia.

Una accelerazione brusca attirò la sua curiosità e vide un auto rossa sgommare passare col rosso.

Appena finito registrò ogni dato sull'app e cambiò spiaggia. Prima di salire sul pick-up attraversò la strada per osservare la scia degli pneumatici lasciati sull'asfalto, non scorse altro di strano e si apprestò a continuare il suo giro.

Tre giorni dopo ebbe una visita inaspettata: Horatio Caine le capitò alle spalle senza volerla spaventare, ne scrutò la sua ombra lunga sulla spiaggia si voltò alzandosi in piedi "Chi è lei?"

"Sono il tenente Horatio Caine scientifica"

"Che posso fare per lei?"

"Lei è viene sempre qui tutti i giorni?"

Annuì spiegando la propria occupazione "Marianela Estevez. Ma lei non ha risposto alla mia domanda."

Horatio Caine le sorrise. Levò le lenti scure dagli occhi e poi disse: "Ha ragione, mi scusi. Tre giorni fa è avvenuta una rapina e sono fuggiti da qui."

Marianela richiuse il secchio e caricato in macchina seguita dallo sguardo di Caine.

"Se lei vuole sapere se ho visto qualcosa allora si, ho visto un'auto rossa sgommare e glielo assicuro perché essendo daltonica confondo il rosso col verde e quindi ne sono sicura del colore rosso."

Il tenente le lasciò il biglietto da visita in caso avesse bisogno lui, lo afferrò tra le dita e con cortesia ringraziò Caine.

In poche ore i notiziari annunciarono della rapina avvenuta quella stessa mattina rivelando di diversi feriti, morti e la fuga dei rapinatori. Marianela rientrò a casa verso sera era stanca e non prestò molta attenzione su quando successo ma solo una volta distesa a letto ripensò alla rapina avvenuta tre giorni prima. ormai i notiziari ne parlavano spesso durante l'arco della giornata ma in testa aveva altro.

Si ricordò di un dettaglio che all'inizio ignorò perché credeva che fosse solo un nonnulla eppure la vocina nella testa diceva il contrario e i due tizi in auto che sgommarono in gran velocità potevano essere coinvolti nella rapina.

Marianela attese nell'atrio il tenente Caine.

L'ascensore si aprì e Caine attraversò il corridoio verso l'atrio "Signorina Etevez." ella si volto alzandosi dalla sedia e con la borsa appesa alla spalla destra si affrettò a raggiungerlo "Tenente Caine grazie per avermi ricevuto con così largo anticipo ma volevo comunicarle cioè che mi è venuto in mente."

"Al telefono mi ha parlato di aver riconosciuto uno dei rapinatori" annuì, poi il tenente l'accompagnò nel suo ufficio.

Spiegò di essersi ricordata di aver intravisto nei mille secondi di reazione allo stimolo presenti nell' aria uno dei rapinatori che i giornali tanto parlavano, ricordava di aver notato un bianco con testa rasata con un tatuaggio minuscolo sotto l'occhio destro.

Caine le porse delle domande dettagliate per essere sicuro che la testimone avesse davvero visto uno dei rapitori a volto scoperto "Senta tenente io so quello che ho visto mi deve credere."

"Io lo credo ma devo cercare di capire la situazione in ogni minimo dettaglio così poi se te la sentirai potrai riconoscerlo."

Uno degli agenti l'avrebbe accompagnata dalla disegnatrice per l'identificazione e con curiosità chiese alla ragazza che cosa avesse fatto alla mano "Per poco Napoleone mi staccava la mano"

"Napoleone?"

Rendendosi conto che il tenente non capì si spiegò nell'immediato lasciando uscire una risatina innocente "Al pomeriggio mi occupo degli alligatori nelle paludi. Napoleone è un coccodrillo Americano con una ferita alla zampa sinistra anteriore e ogni volta è una lotta dargli l'antibiotico. Non del tutto addomesticato ... Il resto del team non vuole che vada sola da lui sono nuova e giovane per lui e senza abbastanza esperienza capisce?"

"Capisco perfettamente" rispose Caine abbozzando un sorriso.

La testimone cambiò saletta sedendo accanto alla disegnatrice ricordando ogni dettaglio del volto visto per quei pochi mille secondi. Non fu facile ma in mezz'ora secondo i dettagli dati si ottenne un volto da inserire nel database.

A Marianela Etevez venne assegnata da Horatio Caine una scorta tanto per precauzione e ogni volta che lasciava l'abitazione non era mai sola, ma le sembrava sempre di avere cani da guardia alle calcagna.

Dopotutto sapeva anche lei che stava succedendo qualcosa fuori dall' ordinario e avendo riconosciuto uno dei rapinatori lei diventò un testimone involontario e in pericolo.

L'identikit fu invitato a tutte le unità di polizia "Credimi lo prenderemo. Però per sicurezza solo per mia scrupolosità voglio che starai sempre con questi agenti."

"Mi sta dicendo che sono in pericolo?"

"Non lo so ancora, ma come ho detto è una precauzione."

Non poteva fare altro che annuire.

Nel mentre la squadra di Caine identificò i giovani rapinatori; il primo Alex Hamilton, Ivor McCoy e il terzo deceduto durante la rapina Steve Clinton.

Horatio osservò le fedine sporche dal database che Boa Vista scorreva con il mouse. Ivor McCoy corrispondeva all' identikit rilasciato da Marianela ma per il momento nessuno sapeva che c'era un testimone quindi con l'anima in pace mise da parte le preoccupazioni andando in ospedale per rivolgere alcune domande ai feriti.

L'infermiere diede il via libera a Caine per le domande ma con l'avvertenza di non stancare troppo le vittime.

Mentre Wolfe ai occupò dei testimoni incolumi. Entrambi gli agenti presero nota di tutte le osservazioni fatte dai testimoni con le uniche affermazioni che tutti dissero di aver visto, ovvero la macchina rossa dei rapinatori e il piccolo tatuaggio sul volto di Ivor McCoy però difficile da identificare come disegno e in aula non sarebbe bastata come prova ma la testimonianza di Marianela poteva compensare.

Gli Estevez vivevano nel quartiere di Cayo Ocho dove tutti conoscevano tutti e Marianela di ritorno a casa dalla solita routine quotidiana fece le stesse vie dove incontrava le solite facce, tutto era uguale ogni giorno, le abitudini non cambiavano mai e per lei andava benissimo così.

L'unica differenza che davanti a casa vi era parcheggiata l'auto della polizia con due agenti mandati da Caine.

Era come avere due angeli custodi sempre attaccati a lei, ovunque andava l'accompagnavano visto che si rifiutò di starsene chiusa in casa al sicuro "Ho ventotto anni so badare a me stessa" ringhiò "Se il tenente Caine mi vuole al sicuro dentro casa non mi va"

"Allora le staremo appiccicati ovunque lei vada". Marianela si illuminò, alzò l'angolo della bocca "Avete detto ovunque?".

Si sentiva soffocare. Non si sentiva libera con gli "angeli" attaccata a lei giorno e notte, gli venne persino negato di partecipare alla festa di compleanno della propria migliore amica. In giro non poteva andare sola, sorvegliarono la casa a tutte le ore del giorno e le indagini non erano ancora finite, Caine l'aggiornava spesso sulle indagini chiedendole se non ci fosse altro che potesse ricordare per aiutare ma ella non si ricordava nulla di più "Per quanto ancora avrò i due angeli custodi alla calcagna? Ci impiego il doppio del tempo con il lavoro, sono molto più veloce da sola"

Horatio delineò un sorriso "O chiusa in casa o libera con gli angeli custodia te la scelta."

Il rifugio dei rapinatori era situata presso un monolocale a Coral Gables oziando sul divano di fronte alla tv guardando la partita di baseball dei Miami Dolphin "Io so che siamo frizionati. Se quella testimone testimonierà al processo siamo fritti"

"Rilassati Ivor! Non accadrà perché noi la troveremo per prima. chiederò al nostro informatore nella polizia lascia che penso io al tutto."

Ci metteva il doppio del tempo con il lavoro visto che i suo aiuto non serviva a molto, sapevano solo farsi beccare pensò osservando la stessa scena di tutti i giorni per fortuna non si occupavano degli alligatori e nemmeno lei a causa loro. Più che altro si prendeva cura dei rettili degenti nelle apposite stie.

Napoleone in quella giornata non si fece neppure vivo per l'antibiotico e tenerlo al centro non era possibile e recuperalo nella palude assieme alla squadra non gli venne concesso "Finisco qui e vado" china sul tavolo operatorio finì di ripulire una ferita anche non essendo veterinaria le piccole medicazioni le poteva eseguire alla perfezione e quel rettile non stava fermo obbligandola a legarlo.

Non ci impiegò molto tempo nel ripulire e disinfettare il piano di lavoro e di andare a casa ne aveva una gran voglia, ma senza le proprie guardie del corpo non poteva tuttavia si trovavano fuori con una squadra per occuparsi di una lavanda gastrica; pareva che un alligatore di duecento chili avesse nello stomaco una prova essenziale per la omicidi di Mimi Dade e fu questa la sua via di fuga.

Seguì la stradina stretta sterrata verso la città ma a pochi metri di distanza sentiva d'essere seguita, guardò nello specchietto retrovisore e ebbe conferma del suo disagio. Era davvero pedinata da una jeep.

Cercò di stare calma e continuare a lasciarsi guidare dalla segnaletica longitudinale come se niente fosse. La jeep avanzava e lei scalò sulle marce alte ed aumento la velocità fino a quando non rivide più la macchina e si nascose nel fitto fogliame tra una strada secondaria. Non aveva armi con se, nessun attrezzo per difendersi ma preferì proseguire a piedi. Quel sentiero lo conosceva abbastanza bene da percorrerlo a piedi doveva solo fidarsi del suo istinto.

La percorse di corsa continuando a guardarsi le spalle non affatto sicura. Sentì un rombo di motore e gli pneumatici sulla strada sterrata avanzare e si infilò nella radura per cercare riparo. Non poteva neppure chiamare Caine perché il cellulare rimase in auto. Proseguì non appena i rumori cessarono continuando per la radura, poco più avanti la jeep si arrestò e un uomo scese armato seguendo il sentiero a piedi. Quatta continuò a camminare senza essere vista, purtroppo il sole calava e il buio sarebbe sceso prima o poi e la città era ben distante da fare a piedi. L'unica soluzione era tornare indietro alla macchina sperando di non essere vista ma avviatasi alla macchina si accorse di essere in un vicolo cieco.

Lottava contro la paura ma doveva proseguire senza indugio ma poi dei fruscii continui si avvicinarono a lei e a quel punto la paura stava per prendere il soppravvento.

"Vicolo cieco mia cara" si terrorizzò. Riconobbe il tizio con il tatuaggio in volto puntarle addosso una pistola e nel tentar di fuggire inciampò in una radice e cadde tra l'humus della palude sperando di non trovare sanguisughe "Ti ordino di venire con me"

"E se ti dicessi no?"

"Allora sarebbe un problema" ringhiò minacciandola con la pistola.

Poi altri fruscii tra il fogliame e rumori pesanti calpestarono le foglie che piegarono gli steli di piantine e un ruggito sordo; era Napoleone probabilmente risalito dall'acqua o perché seguiva Marianela da tempo infatti non le fece alcun male passandole accanto. Gli occhi iniettati di sangue puntavano

Si irritò quando vide sfidare l'animale con la pistola, Marianela si gettò a capofitto IvorMcCoy cercando di levargli di mano la pistola evitando di fargli ammazzare il rettile gridò disperata ma se la levò di dosso. Le dita di lei scivolarono sul grilletto della pistola esplodendo un colpo a vuoto.

Napoleone ringhiò mostrando i denti, intanto Marianela si ritirò in un angolo melmoso lontano dal trambusto. Napoleone spalancò la bocca attaccando McCoy;strinse forte la mandibola attorno alla gamba senza mollare la presa scosse il capo come farebbe con in bocca la preda.

Horatio Caine si trovava già per strada a sirene spianate lungo la superstrada che andava fino alle Everglades non avendo più avuto notizie della testimone, gli agenti che la sorvegliarono la persero da ore.

Caine accorse quando ormai McCoyera sdraiato con un dolore lancinante alla gamba insanguina. Napoleone retrocesse con la venuta del tenente "Stai bene?"

"Certo tenete" rispose tremando come una foglia "Napoleone mi difeso" posò gli occhi sul rettile tardando ad abbassare l'arma "Metta giù l'arnese. Non le farà nulla di male"

"Meglio essere prudenti ora dammi la mano e lentamente vieni da me. Una squadra sta giungendo qui."

I due "angeli custodi" ammanettarono alla macchina Alex Hamilton e l'ambulanza stava arrivando, si udiva la sirena sulla strada principale delle Everglades. Ivor McCoy resisteva al dolore premendo la ferita con forza con un fazzoletto in attesa dei soccorsi.

Marianela stava bene, nessuna ferita subita solo provata dalla situazione. Horatio insistette per farla controllare dal paramedico sceso dall'ambulanza "Prego si segga pure" si accomodò sul retro del veicolo lasciandosi controllare la pressione "Che succederà ora?"

"Se tutto andrà bene dovrai testimoniare in tribunale e ti prometto che sarai al sicuro e nessuno ti cercherà più." Horatio avvertì un agente di riaccompagnarla a casa "Tenente Caine … grazie di tutto."

"E' il mio lavoro." abbassò il capo e lentamente infilò gli occhiali scuri "Ci vediamo al processo Marianela."

Il processo si avviò la settimana successiva con l'udienza suddivisa in tre giorni alla quale si concluse in maniera positiva. Marianela Estevez testimoniò contro i rapinatori sentendosi del tutto sollevata "Ha visto ne uscirà pulita, ora è libera di tornare alla solita vita."Voltò pagina tornando alla vita normale come la definiva lei. Horatio Caine sapeva di trovarla alla spiaggia controllando i cip dei gabbiani con il braccialetto sulla zampa. piegata sulle ginocchia verificava i cip che fossero tutti inseriti nel database

"Me lo auguro tenente." rispose lei voltatasi verso di lui "Se lo augura?"

"si tenente, ho ricevuto troppe sorprese e poi se mi capitava qualcosa di brutto chi pensava a loro?"

"La sua è un ottima domanda. mi hanno detto che solo lei è riuscita a creare un legame così presto con loro." si sedette su uomo degli scogli meno appuntiti riuscì ad entrare in contatto con lo sguardo di lei sorridendole "Mi raccomando se avessi bisogno del mio aiuto mi chiami."

"Dovrei considerarla il mio angelo custode?"

"Si può metterla così ... sono un poliziotto è il mio lavoro."