E lui se ne andò per due settimane intere, lasciando solo un biglietto con scritto MI DISPIACE sul cuscino.

Era in Australia quindi le 14 ore di fuso orario non permisero nemmeno una telefonata.

Inutile dire che Emily era l'ombra di sé stessa ma cercava di non darlo a vedere, non poteva né voleva essere vista dalla figlia, dalla nipote e dalle amiche dell'alta società come una ragazzina alla quale manca il fidanzato.

Richard d'altro canto era impegnato a lavorare e cercava di smaltire il fuso orario senza pensare a sua moglie.

Gli mancava così tanto. Aveva preso di nascosto la sua federa in modo da sentirne il profumo.

Lo rilassava sempre quel mix di lavanda della crema corpo e vaniglia dello shampoo bagnoschiuma.

Come era finito qui?

Lei sentiva la sua mancanza?

Quel discorso sull'essere intimi era perché le mancava lui o perché le mancava l'atto?

Doveva essere lui a mancarle perché era stata troppo specifica quella sera.

Certo che era lui! Gli aveva detto chiaro e tondo che l'amava!

Si vergognava di averle lasciato solo quel misero biglietto di scuse e ancora di più di non averla chiamata.

È vero il fuso era devastante ed erano impegnati entrambi ma quando ami una persona lo fai, no?

In realtà non lo sapeva perché Emily era sempre andata in trasferta con lui, prima dell'accordo del venerdì sera con le ragazze, così potevano passare ogni momento libero insieme.

Sospirò. Forse doveva comprarle un gioiello o mandarle dei fiori.

Scosse la testa. I fiori sarebbero appassiti e alla fine sarebbero stati buttati, mentre i gioielli sarebbero finiti con gli altri.

No, avevano bisogno di parlare. Di nuovo.

Definire il loro rapporto. Possibilmente senza litigare.

Uscì a prendere una boccata d'aria quando la vide.

Nella vetrina di una gioielleria rinomata, a fissarlo su un collo di velluto bianco che ricordavano la pelle della sua Emily, ecco un girocollo in oro bianco con una perla nera dei mari del sud di Tahiti e tre diamanti taglio brillante.

Entrò e la comprò.

Avrebbero parlato, di nuovo, e le avrebbe chiesto scusa. Le avrebbe esposto le sue paure e, sia che lei lo rivolesse o meno, le avrebbe dato la collana, come scusa e ringraziamento per il supporto e la pazienza in quell'ultimo periodo.

E invece, niente era andato come doveva andare. Di nuovo.

Era giovedì, lui era tornato ma Emily non c'era.

Era andato a farsi una doccia calmante per togliersi l'odore del viaggio e la stanchezza, ma il profumo di lei era così forte che impregnava la stanza e lo mandava su di giri.

Invece di godersi la doccia o un bagno, fece tutto in dieci minuti poi si sedette sulla poltrona.

Guardò l'astuccio contenente la collana pensando a quando e come dargliela.

Aspettare il suo compleanno? No.

C'era qualche anniversario? No.

Meritava un'occasione speciale che doveva avvenire presto.

Scosse la testa nervosamente mentre la nascondeva tra i suoi boxer, lì lei non avrebbe guardato.

Si sdraiò sperando di mitigare l'emicrania che stava arrivando e si addormentò.

Quando riaprì gli occhi scoprì con orrore che erano le 9,30 di venerdì mattina.

E ovviamente, lei non c'era. Sembrava che non avesse dormito nel loro letto.

Forse non voleva svegliarlo?

Si lavò velocemente faccia e denti e scese sperando di trovarla, ma la cameriera di turno disse che non sarebbe tornata che nel pomeriggio a causa di diversi impegni.

'Stasera. Gliela darò stasera. Se ci sono le ragazze tanto meglio, vedranno quanto la amo.

No, forse è meglio che loro non ci siano, non so come potrebbe reagire. No. Dopo cena è meglio.

Sì è deciso. Parleremo quando saremo soli in camera' pensò Richard mentre si vestiva per l'ufficio.