Se strisci, non inciamperai.
Se strisci, non cadrai.
Se strisci, non morirai!
Ma anche un serpente striscia, e non si può dire che sia del tutto innocuo.
Sentivo freddo quella notte, anche se in realtà le giornate erano torride e calde come non si percepiva da anni. Il gelo si era abbattuto alle prime luci del tramonto, con l'arrivo di quattro uomini a cavallo portatori di vessilli neri.
Erano entrati nella tenuta, accolti dal signore del villaggio con tutti gli onori, e rimasti a lungo a parlare con lui nelle stanze private.
Noi, invece, eravamo rimaste a seguire i soliti rituali all'interno del nostro santuario. Otto giovani ragazze orfane di guerra e accolte in quel luogo per la nostra stessa salvezza, predisposte a diventare delle Miko.
Non ho idea di quanti anni avessero le altre o come fossero arrivate prima o dopo di me in quel luogo, era sempre stato un dettaglio irrilevante. Si pregava, si studiavano gli Dei, i loro usi e costumi, assieme agli altri spiriti, maledizioni e Yokai. Si rivolgevano richieste sperando inutilmente venissero ascoltate, mentre le guerre tra feudi, Shogun, Imperatori, maledizioni e stregoni faceva a pezzi centinaia di noi.
Fino a quella sera avevo creduto che tali situazioni non mi avrebbero mai convolto personalmente. Certo, ero io stessa vittima della guerra, ma dopo una vita passata al tempio, benché breve, quei problemi rimanevano, a mio parere, relegati a chi davvero poteva occuparsene. Non di certo noi.
Sciocco pensiero di una ragazzina, ignara di quello che fuori dalle mura realmente accadesse.
Fui l'unica ad accorgersi dell'arrivo dei quattro cavalieri dagli abiti insoliti, forse per fortuito caso, ma a nessuno feci notare l'arrivo o chiedi qualcosa al riguardo.
Erano le regole: Non fare domande, attieniti a quello che ti viene detto di fare; una donna sa quale sia il suo posto e il mio era di continuare il mio percorso per diventare sacerdotessa, una Miko che sarebbe poi stata inviata in un altro santuario, ovunque ce ne sarebbe stato bisogno.
All'epoca credevo davvero che qualcuno sentisse le nostre preghiere.
Fino a quella sera.
Il sacerdote ci richiamò tutte dopo l'orario della cena, nel giardino esterno del santuario, di fronte agli uomini dai vessilli neri e il capo villaggio.
Accanto a me sentii mormorare qualcosa tra Hisako ed Eri, la più piccola fra noi, subito zittite da Kita, la più risoluta.
Forse erano venuti per prenderci e portarci in un altro santuario, valutai, senza immaginare il reale motivo della loro visita.
Le ragazze, come vedete, sono tutte giovani. Nessuna di loro raggiunge i vent'anni spiegò il capovillaggio, mentre gli uomini ci guardavano con attenzione. Vergini, ovviamente
Si fece avanti uno di essi, o forse una dovrei dire. L'aspetto era del tutto androgino, impedendomi di capire se si trattasse di un uomo o una donna.
Aveva capelli color argento, corti e a caschetto appena sotto il capo. A differenza degli altri vestiva con un abito sacerdotale, dandomi l'impressione di essere la figura più importante.
Lei non va bene, disse subito indicando Kasumi è rovinata spiegò, disinteressandosi subito della ragazza dal volto ustionato da quando era ancora bambina.
Lei è troppo magra, lei non è abbastanza bella continuò il sacerdote, passandoci in rassegna una ad una. Loro quattro vanno bene indicò Hisako, Eri, Kita e Yoko, soffermandosi poi di fronte a me.
Chinai il capo con riverenza, senza avere idea di chi fosse, ma avendo il sentore che tale rispetto fosse necessario.
Alza il capo ordinò, quasi con un tono curioso, e io acconsentì, rivolgendo la mia attenzione di si essa.
Hai gli occhi viola?
Sì risposi con voce sicura, indecisa su quale onorifico usare per evitare di mancarle di rispetto.
Peculiare. Potresti destare interesse, in un modo o nell'altro valutò, lasciandomi interdetta a quelle parole. Pare che sia indice di sapori differenti aggiunse pur restando seria e continuando a studiarmi qualche istante.
Si voltò verso i nostri sacerdoti del nostro tempio, che mi accorsi solo in quell'istante di quanto fossero particolarmente nervosi.
Nell'osservarli, e memore delle parole del sacerdote, o sacerdotessa, dalla tonaca a me sconosciuta, il sentore che qualcosa non stesse andando bene aumentò a dismisura. Quella situazione non mi piaceva affatto.
Preparatele, partiremo subito, al mio signore non piace aspettare e non credo che voi vogliate indispettirlo.
Avete pochi minuti per prendere le vostre cose ci venne incontro il sacerdote più anziano, facendoci segno di muoverci. Era pallido e stava sudando più del solito; non mi sfuggì neppure il lieve tremolio nelle sue mani, ma non dissi nulla, seguendo le altre ragazze nella zona dei nostri alloggi personali.
Che sta succedendo? mormorò Eri con voce tremolante e incerta, iniziando a preparare un piccolo fagotto con le proprie cose.
Non che avessimo chissà cosa, ma quasi tutte noi tenevamo qualche oggetto a cui eravamo legate; un dono, magari di un viandante, un ricordo della nostra famiglia passata o un nastro di raso. Il mio era un piccolo anello d'argento.
Forse ci portano in qualche altro villaggio valutò Hisako, preparandosi anche lei.
Lo scopriremo a breve si aggiunse Yoko con voce allegra.
Solamente io e Kita rimanemmo in silenzio, limitandoci a scambiarci una fugace occhiata. Lei, come me, aveva percepito che qualcosa non andava.
Mi piacevano i dettagli, li notavo senza sforzo, come se fossero dipinti su una tela con un colore più brillante e acceso quanto bastasse da attirarne subito l'attenzione.
Il sacerdote, o la sacerdotessa che ci aveva parlato, era uno stregone potente e me nero accorta non appena aveva messo piede nel villaggio, percependone l'energia maledetta. Stessa cosa si poteva dire degli uomini con i vessilli neri, senza contare le maledizioni a loro seguito.
Ero certa che se ne fossero accorti anche i nostri sacerdoti e quella vista li aveva del tutto destabilizzati, anzi, terrorizzati. Loro, così come il capovillaggio.
Non saremmo andate in un altro tempio o santuario. Non ci sarebbe stata una sacerdotessa Miko per le danze, i riti o gli oracoli. Qualsiasi luogo fosse, non sarebbe mai stato quanto ci saremmo potute aspettare.
Il carro all'esterno era già pronto, quando ormai la sera era calata del tutto e solo qualche fiaccola portava un minimo di chiarore. Nessuno, a parte il capovillaggio, era uscito dalle proprie abitazioni per vederci partire.
Spero che il Re delle maledizioni ne sarà soddisfatto sentii proferire, con un brivido di gelo lungo la schiena a quel titolo. Incespicai senza volerlo nel salire sulla carrozza, voltandomi a guardare l'uomo a capo del paese. Lo vidi chinarsi di fronte allo stregone dai capelli argentei, accettando una borsa di cuoio marrone scuro con dei lacci rossi.
I patti sono stati rispettati. rispose lo stregone, incrociando per un attimo il mio sguardo a cui subito mi sottrassi, scivolando agile dentro il carretto.
Il Re delle maledizioni; Sukuna, Ryomen Sukuna! Al solo ricordare quel nome mi sembrò che ogni goccia di sangue mi fosse portata via, iniziando a tremare vistosamente, pur rifiutando di guardare le altre.
Hai freddo? mi domandò Kita, notando il mio disagio ma scambiandolo per altro. Nessun'altra delle ragazze che era con me sembrava aver sentito quel nome.
Sì, questa notte… è gelida mormorai stringendomi nella mantella leggera, l'unica che avessi, che mi ero portata per il viaggio, desiderando solo di sprofondarci dentro ancora di più quando percepii muoversi il carro.
Osservai le luci del villaggio diventare più fioche, fino a scomparire, lasciando che solo le luci delle stelle ci facessero da compagnia e aiutassero le mie compagne ad addormentarsi, ignare del luogo in cui eravamo dirette. Io però non riuscì a prendere sonno, in nessun modo.
Dovresti dormire… sentii dopo qualche ora qualcuno rivolgersi a me, a lato del carro, ritrovandomi poi a guardare in direzione dello stregone a cui ancora non riuscivo a dare una sessialità.
Chinai il capo, rispettosa. Non riesco a prendere sonno.
Il viaggio è lungo. Se non dormirai non sarai presentabile, domani.
Rimasi un istante in silenzio, senza alzare lo sguardo, prima di fare un breve sospiro. Mi è concesso porre una domanda?
Hai un buon modo di porti. A lui piacerà… forse. Chiedi pure!
Dove ci state portando?
Hebi no ie, una delle tenute del Re delle maledizioni spiegò, osservandomi con attenzione per vedere la mia reazione.
Chiunque sapeva chi fosse il "Re delle maledizioni". Bastava solo sentirlo nominare per esserne terrorizzati e io non ero da meno, benché tentassi di celarlo il più possibile.
Era considerato un Dio da molti, un mostro da tanti. Un cataclisma vero e proprio. Il più forte Stregone mai esistito, ingannatore della morte stessa.
Avevo sentito sussurrare troppi miti e leggende su di lui, di quanto amasse distruggere, uccidere per capriccio e diletto personale e nulla di quelle storie portava a un lieto fine, ma solo distruzione e sterminio. Aveva raso al suolo interi villaggi e nessun stregone era riuscito minimamente a scalfirlo. Era malvagio e crudele, egoista, astuto e malizioso. Per lui l'essere umano, nel suo egocentrismo, non valeva assolutamente nulla, benché ci fosse chi lo venerasse e rivolgesse a lui preghiere di aiuto.
Ci considerava alla tregua di vermi, o se andava bene a del cibo, e a quel pensiero rabbrividì, ricordando le parole della donna.
Un viaggio di sola andata constatai, a bassa voce, voltandomi a guardare le mie compagne, sempre senza alzare lo sguardo sullo stregone. Era forte, lo percepivo.
Di sola andata confermò lei, o lui Il vostro soggiorno potrebbe finire domani stesso, o forse dopo qualche giorno.
Rimasi qualche istante a riflettere, prima di alzare appena lo sguardo sullo stregone, per poi voltarmi verso di esso, senza però guardarlo in maniera diretta. Posso fare altre domande?
Ne hai chiesta una rispose piccata lei, benché con un tono divertito. Chiedi, anche se le risposte che cerchi potrebbero non piacerti.
Cosa andremo a fare alla tenuta? Cosa… dovremmo fare?
Lei affilò un sorrisetto, osservandomi con un'espressione di falsa comprensione. Siete state vendute dal vostro capovillaggio. Siete il sacrificio per il Re delle maledizioni. spiegò senza nessun tono in particolare.
Cosa lui vorrà fare di voi non mi è dato saperlo. Dipende quanto sarà affamato, o … desideroso di divertirsi.
Non dissi nulla. Quella spiegazione mi era bastata per avere un'idea ben chiara della situazione e la voce mi era morta tra le labbra rosse che spiccavano sul volto diventato pallidissimo.
Ricorda aggiunse. Sukuna-Sama si annoia facilmente. Un monito che ti porti consiglio. Ora va a dormire, o domani non avrai il tempo di chinarti di fronte a lui che ti avrà già tagliato in pezzi.
Spronò il cavallo, portandosi avanti al carretto e lasciandomi da sola con le altre ragazze addormentate e del tutto ignare.
Io sapevo tutto, quello che ci aspettava, e ne ero completamente terrorizzata.
