UNA TRESCA REALE

Tra le mura reali gli scandali erano il pane quotidiano. Tanti intrighi a corte e le voci giravano come il gioco del telefono senza fili dove ognuno ci aggiungeva i pezzi che voleva. Si sapeva il potere ecclesiastico occupava uno scranno superiore rispetto ad un semplice re sul trono ogni cosa passava dalla chiesa e Roma pretendeva la sua fetta di potere. La chiesa necessitava di arricchimento delle casse papali il più delle volte usavano la disonestà, si insinuavano nelle menti delle persone usando la persuasione.

Alla corte di Francia il potere della chiesa era nel pugno duro del cardinale Richelieu, un abile seduttore del genti sesso femminile.

Destreggiava bene le proprie doti pur di fare cadere ai piedi il Re inetto ma con la Regina era differente, più difficile ma mai impossibile da raggiungere. Il cardinale Richelieu non era giovanissimo ma le donne sapeva sempre come conquistarle, usava modi premurosi e seducenti e una volta rapiti i loro cuori riusciva piuttosto facile dominarle tra le lenzuola.

La primavera arrivò, i primi fiori sbocciano e le api atterravano sui fiori per succhiare il polline, si avvertiva il profumo di lavanda passeggiando per i giardini reali. La Regina Anna passeggiava con il parasole in mano seguita dalle dame di compagnia parlando del più e del meno specialmente sui pettegolezzi messi in giro: "Sei ingiusta Agatha." Ripose la regina rivolgendosi ad una delle sue dame "Rossella è solo giovane, è graziosa e gli uomini le cascano ai piedi."

"Voi mia Regina siete tanto buona e tanto stupida, avete visto anche voi Rossella, è odiosa. Dovresti vedere come fa la corte a Pierre." Anna si voltò verso di lei abbassando il parasole appena sotto gli occhi "Suvvia Agatha queste non sono cose che ti riguardano, è Pierre che deve sbrigare da solo i auoi guai non sta a noi giudicare." La dama di compagnia si zittii proseguendo con la passeggiata.

Sedute sulle panchine in marmo davanti alla fontana si accomodarono per riposare le gambe e godersi il sole. Poco più avanti il cardinale Richelieu assorto nei pensieri passava per il sentiero con ghiaia con le mani dietro la schiena. Nella mano teneva la sacra Bibbia e intravista la Regina Anna affrettò il passo sogghignando con malizia marcando le fossette ai lati della bocca.

"Vostra altezza" con reverenza si inginocchiò e baciò il dorso della mano "Vostra grazia mi rallegrava incontrarvi in buona salute. Mi avevano detto che si era influenzato."

"Mi sono ripreso alla svelta." Rispose accennando un sorriso "Allora vi lascio alle vostre letture liturgiche." Fissò il davanzale della Regina con curiosità poi si focalizzò sul viso "Buona giornata allora."

Il cardinale aveva delle mire sulla Regina e presto sarebbe riuscito a possederla carnalmente. La sovrana arrossiva ogni volta che vedeva il Richelieu ma cercava di nascondersi negando il proprio interesse verso di lui.

Non tolse gli occhi di dosso sul cardinale finche non sparì dietro la siepe nello svoltare a destra.

"Comunque io continuo a pensare che una donna deve divertirsi se poi il proprio marito non bada alcun interesse verso la propria donna non c'è nulla di male nel avere un amante." Anna si voltò verso le proprie dame zittendo con una fulminea occhiata alla dama chiacchierona.

Aggiunse poi di essere stanca e di voler ritornare nelle proprie stanze.

Si cambiò vestito dopo pranzo indossando un abito diverso per il pomeriggio. Color lavanda con pizzo e merletti sperando di poter incontrare il Re.

Nell' attesa si mise allo scrittoio scrivendo qualche lettera da indirizzare a vecchi amici; una volta scritte le lettere le stracciò "Non ho bisogno di amanti" pensò gettando i pezzi di carta nel cestino.

Insoddisfatta aprì la porta finestra che si apriva sul terrazzo "Vostra maestà il Re non potrà venire è occupato ancora" la dama di corte fece reverenza e se ne andò, la regina sospirò a fondo, si sentiva sola, il Re non ebbe mai il coraggio di invitarla ad un ballo, di fare una passeggiata, nulla del genere. Lo sposò per convenienza ma il suo letto non ci infilò mai. Eppure era un buon sovrano, giovane e bello ma non riusciva a dar prova di se per governare, possedeva il coraggio di un leone ma i politicanti non riusciva ad affrontarli ad armi pari neppure col cardinale.

Durante la cena giunse anche il Re scusandosi del ritardo. Sollevò un sorriso contenta della sua visita "No preoccupatevi mio sovrano ci vedremo domani se vorrete. O questa sera, vi aspetto nel mio letto. venite per farmi visita." Il sorano arrossì dall'imbarazzo annuendo per la proposta.

Soddisfatta si sciolse i capelli e restò in vestaglia ma il suo amato non si vide, pare che Richelieu lo allontanò dall'impegno con qualche scusa plausibile.

Tutta eccitata aprì la porta delle sue stanze ma non vi trovò il Re ma bensì il cardinale con indosso l'abito talare "Buonasera vostra grazia, mi avete sorpresa."

"Posso fare qualcosa per voi? Il Re è dovuto correre per faccenda del regno e mi chiedevo se potessi fare qualcosa per voi?" alzò un sorriso languido "Non proprio. Sapete sono molto stanca e vorrei andare a letto."

Delusa se ne tornò a letto ma fece fatica a chiudere occhio rigirandosi diverse volte nel letto. prima prona, poi supina e infine sul lato. Per tenere il cervello attivo pianificò uno stratagemma per far si che il cardinale potesse entrare nelle sue grazie in modo tale da sostenere il marito negli affari di corte, avrebbe dovuto fingere di innamorarsi di lui e vendere la propria carne.

La mattina dopo come da lei richiesto Richelieu entrò nei suoi alloggi "Le sta molto bene quel pezzo d'abito cosa le tiene su?"

"La modestia" rispose la Regina risoluta. Il vestito le cadeva bene lungo il corpo, avvolto dentro del velluto rosa antico con le maniche a tre quarti con una scollatura a v con stringhe di raso bianco legate da un fiocco ben fatto.

"Convengo che sarebbe la soluzione migliore, ma purtroppo non penso che lei mi voglia davvero mi ha sempre trattato come una scarpa vecchia" affermò il cardinale, notando il rossore in volto della Regina divenire sempre più rosso "Beh sa deve capire il mio rango, ho un paese sulle mie spalle." Dischiuse le labbra in modo seducente.

L'occhio acuto del cardinale vide l'indurimento dei capezzoli sotto il velluto della regina. "Coraggio" lo sfidò. "So quello che vuole cardinale. Girano tante voci su di voi e perché non ammettete delle vostre mire nei miei confronti. Magari potremmo trovare qualche accordo …"

Deglutì la saliva in gola, il cuore batteva forte stava per cedere ma non voleva cascare nel piano di Anna. Ma il gioco lo stuzzicava, il suo sesso pulsava sotto le vesti "Che cosa vuole in cambio? Non mentite. Si tratta del Re vero? Non sono uno stupido." Le afferrò il polso stringendo forte

"Mi fate male." Lei gemette dal male. Con la mano libera cercò di trovar rimedio allungando la mano sul rigonfio leggero che iniziava a sporgere. Richelieu tremò. Un rivolo di sudore scivolò lungo la schiena. Voleva resistere ma non ci riuscì ed appoggiò le labbra a quelle di lei.

Ogni suo bacio era una cascata di emozioni che l'avvolgeva e che le avrebbe procurato gioie ad ogni tocco del suo amante. Le carezze gentili del cardinale le provocò brividi di eccitazione. Le slacciò il ficco in raso e lentamente le abbassò le spalline del vestito per baciare la pelle, giunto ai capezzoli li mordicchiò "Cardinale …" gemette dal piacere la Regina pregandolo di continuare ma prima chiuse la porta a chiave e tirò le tende poi si diressero verso il letto.

Rimasti entrambi nudi stretti, Anna ebbe modo di vedere per la prima volta un erezione perfetta lunga e dura e con curiosità ne toccò la punta fino ad arrivare lungo la base. Non era pratica di questo genere di cose e come prima volta si lasciò dominare da lui.

Le allargò le gambe e prima di riuscire ad inserirsi si fermò a guardare il suo esile corpo abbandonato per lui "Coraggio mio cardinale. Siete il primo a strapparmi la mia virilità? Ci state ripensando?" con un sogghigno malefico procedette a posizionare la punta dura all'ingresso bagnato e poi con più spinte entrò e la fece godere della passione. Nella stanza si udirono solo i loro rumori animaleschi. Le prime spinte le fecero male ma una volta entrata l'intera lunghezza le piacque molto sentirlo entrare ed uscire. Lei era stretta e calda, una vera passione per lui che la baciò ovunque con le labbra morbide "Baciami." Il cardinale le baciò le labbra con movimenti lenti, poi con lingua si insinuò nella sua bocca proseguendo con l'atto per due ore e restarono bagnati dal sudore per riprendere fiato.

Le imbarazzò giacere nel letto accanto ad un nuovo nudo "Arrossisce sempre in quel modo? Non ne ha mai visto uno dal vivo?" alludendo al suo sesso all'ingiù. Lei non rispose fissando la parete dalla vergogna. Si sentì bruciare tra le sue gambe e si fece schifo per il tradimento ormai compiuto ma sapeva che era in trappola e smettere quel gioco sarebbe stato pericoloso. Non sapeva perché ma il problema principale erano le lenzuola da cambiare per nascondere le tracce lasciate dall'atto compiuto.

Con dolcezza Richelieu le prese la mano "Tenterò di riceverla domattina." Ma Anna era disperata, confusa "Ma certo. Però farai … si interruppe."

"Ci proverò. Ma credetemi prima voglio che mi amiate davvero." Lei non rispose ed attese di vederlo andare via dalla porta nascosta "Sarebbe meglio nella notte il prossimi incontri."

Si sentì sporca chiedendo alla dama di compagnia di preparare la vasca. Immerse il primo piede e poi l'altro fino a coricarsi al suo interno. Una mezzora dopo si rivestì incominciando i propri doveri di padrona di casa.

La mattina riuscì ad incontrarsi con il marito ed andarono a cavallo nelle terre vicine. Dimenticò il tradimento fatto al marito per tutta la mattina. Era raggiante e di buon umore, il Re stupendo quando sorrideva e il modo di mangiare lo trovava affascinante, le labbra erano ben definite e rosee "Vi vedo felice" esordì

"Lo sono. È che con voi qui dimentico di essere Regina." Lei fece per avvicinarsi ma lui si ritrasse dalla timidezza "State arrossendo marito mio e non dovreste, sono vostra moglie."

"Avete ragione. Siamo sposati, sapete gli affari di corte mi rendono nervosi." Si guardò in giro, verso l'alto il cielo si scurì "Sarebbe meglio tornare, il tempo si fa peggiore."

Non voleva andarsene. Temeva che giunta al castello i ricordi sarebbero riaffiorati e quella sua azione le era dolorosa.

Tornata a palazzo i politicanti lo attesero nella da riunione "Scusate mia sposa ma devo andare. mi farò vivo molto presto." Con le sue dame percorsero il corridoio del castello delle sue camere ma nel cammino vi incontrarono il cardinale "Vostra maestà."

"Vostra eminenza." Fecero entrambi una reverenza "Vorrei parlarvi in privato, sa lei non si vede a messa da diverso tempo." Con un gesto di mano congedò le sue dame "Prego seguitemi eminenza." Lo condusse presso un corridoi stretto e aprì un passaggio segreto.

Richelieu sapeva quello che voleva e cominciò ad infilarle la mano lesta sotto il vestito fino a arrivare dentro i mutandoni di pizzo e con il dito toccarle il punto umido. Il desiderio lo divorava fino a essere doloroso. Nel passaggio segreto ai primi gradini ci appoggiavano secchiello e scopa per lavare quindi poteva capitare di essere visti.

Trasalirono entrambi per la paura ma Anna fu la prima a gemere dal piacere "Mi sta proponendo di venire a letto?" alzò un sopracciglio "Può darsi" rispose lui affrettando la lingua nella bocca di lei. con una mano inserì il dito dentro di essa e con l'altra mano stuzzicava il seno duro "Quello aspettiamo la prossima notte di domani."

Gli circondò il collo e si avvicinò al suo corpo per sentire l'erezione dura contro di lei.

Senza aver timore usò il rapido tocco e infilò la sua esile mano sotto le vesti religiose e iniziò a muoversi sul pene duro "Così sarò costretto ad urlare." Gemette lui

"Non vi darò altro per questa volta." Ritirò la mano e si staccò da lui. Non sapeva perché ma fu travolta da quello sguardo di fuoco del suo amante trovandolo attraente … accadde qualcosa di irreparabile, si innamorò perdutamente del cardinale.

In quel momento ebbe paura, sull'anulare la fede d'oro la legava al Re ma come poteva rinnegare quel nuovo amore che provava per un uomo col doppio dei suoi anni? Era malvagio, ma possedeva il potere della seduzione e ne era attratta. Continuò a vederlo in segreto in ogni luogo più assurdo ma le nuove voci che giravano riguardavano lei e il Re, si diceva che non condividevano lo stesso letto per mesi ed eredi non ne aveva ancora.

Un servitore consegnò un biglietto chiuso dalla cera lacca da parte della moglie. Le guancie diventarono rosse quando lesse il messaggio.

La stessa sera il Re si decise ad entrare nel letto di Anna e consumarono un rapporto completo.

Anna si sentiva più serena dato che il consorte venne appoggiato maggiormente dal cardinale "Avete visto dovreste essere contenta vostro marito viene più ascoltato, le sue idee vengono accolte con entusiasmo ma tutto grazie al nostro accordo." Ebbe un bagliore negli occhi "Lo so, vostra eminenza." Poi abbassò lo sguardo avendo timore di riferire una verità nascosta "E' da mesi che ci frequentiamo e vorrei dirvi quanto vi amo."

Aggrottò la fronte "Non prendete in giro la mia intelligenza. Io ho abbastanza potere da spezzarvi se voglio."

"Ma io sto dicendo la verità. Provo davvero qualcosa per voi e non mi riferisco solo alle vostre doti seducenti." Le posò una mano sul collo quasi per strozzarla ma poi non ne fu in grado la fissò negli occhi e le dita persero potenza.

Le camere private del cardinale erano molto lussuose, adatte al principe della chiesa, i soldi non mancavano e ordinò alla servitù di osare col lusso. Anna lo vide raramente senza abito talare. Indossava calzamaglia scura sotto pantaloni di lino grigi e camicia bianca "Mi manchi e voglio che torni da me mio cardinale."

L'attirò a se assaporando le labbra dell'amante pronta a concedersi.

Richelieu le calò le spalline dell'abito e con le dita ne toccò la pelle chiara e levigata del collo, le labbra inumidite dal bacio brillavano "Dovreste essere baciata più spesso e da uno esperto come me."

Avvertiva la pressione del pene gonfiarsi, ondeggiando di proposito, sfregandosi. Il tessuto leggero rendeva visibile il suo sesso e s'avvertiva una maggiore durezza

Emettendo un gemito, ruggito, premette le labbra sulle sue non resistendo al desiderio. L'uomo alla quale regalò il suo cuore si trovò in piedi davanti al letto e bastò una spinta per spingerlo sul materasso e cavalcarlo a cavalcioni.

Benché il suo corpo vibrasse di desiderio, pronto ad aprirsi, la sua coscienza insorse. Quello che stavano facendo non era giusto. Soprattutto per la fede al dito "Restate fermo li" ruggì spogliandosi davanti a lui priva di abito addosso. Risalì a cavalcioni proprio sopra alla protuberanza gonfia stuzzicando il potente uomo

Si distese sul corpo solido tirando via la camicia per baciarne il petto, si sciolse i capelli biondi lunghi fino al seno e ne copri la superficie ma Richelieu scostò le ciocche per toccarle e stringere con le dita la turgidità del capezzolo scuro.

Lochiamò come una sirena, focosa e impaziente. Con le mani slegò la cintola dai passanti dei pantaloni per sfilarli via dopo di che toccò alla calzamaglia e abbassata i suoi occhi si illuminarono gradendo l'asta diritta pronta per lei. si chinò per baciarne la punta e visto che non ebbe mai potuto provare un atto simile senza pensarci lo ispezionò con la bocca dalla punta fino alla base; sotto di lei lo sentì tramare e gemere con voce roca. Con una frecciatina lanciata sorrise con malizia e tutto umido se lo inserì da sola nel punto più sensibile.

Lui si tirò stringendola al petto, sembrava fatta per stare nelle sue braccia, con il cuore che batteva contro il suo petto. In seguito si spinse più forte in profondità facendola singhiozzare con rumore. Sentiva i denti sul seno mordere la pelle.

Lo aiutò ad andare più veloce "Sto venendo …. Devo uscire." Ma lei come fece anche la volta precedente contrae i muscoli avvertendo il liquido liberarsi "Per favore …" lo lasciò uscire ma le gocce le trattenne dentro di se "State rischiando con questo vostro gioco lo sapete?"

"Ma io non ho fatto nulla."

"Lo sapete cosa intendo." Con una mano accarezzò il ventre "Questo intendo. Non voglio e non posso permetterlo."

"Tanto non è detto che succeda. Quindi tanto vale liberare tutto qui dentro."

Richelieu strinse la mascella ma non disse nulla le linee del volto parlavano da sole. Lei conosceva la gravità della situazione ma non gli importava lo amava troppo anche sapendo che uomo malefico fosse.

"Però dovete ammettere che il sesso con voi è magnifico" disse ridendo rotolandosi nel letto. si stava alzando per riprendere i propri doveri di chiesa. Con tutti i modi cercò di renderlo ancora disponibile per un secondo round "Gioia mia così arriverò in ritardo alla funzione."

"Il tuo Dio dovrà attendere." Dischiuse le labbra e allargò le gambe toccando il punto sensibile con le dita bagnate di saliva. Il cardinale fremette dal desiderio di spogliarsi e saltarle addosso.

"Avete ragione, mi inventerò qualcosa."

La Regina Anna da qualche settimana non si sentiva bene, credeva che si trattasse di influenza ma nessuna delle sue dame era malata e neppure la servitù.

Ma le frequenti nausee, stanchezza e malessere poteva essere causa di una sola vera ragione. In grembo portava il futuro erede ma non sapeva chi fosse il padre. Con entrambi non lasciò uscire nessuna goccia.

Finche era piccolo potevano non notare la somiglianza col padre ma quando sarebbe cresciuto.

"Assolutamente no" ribadì il cardinale "Te lo dissi che non volevo figli."

"Ma non so se appartiene a te. Il regno bisbiglia, sanno che accolgo poche volte nel mio letto mio marito. Ma non sapranno la verità." Con sguardo arcigno passeggiava su e giù per la navata della chiesa, sapeva di aver fatto un errore e perdere il figlio sarebbe stato crudele agli occhi di Dio. S'era messa in questo casino con le sue mani e doveva cavarsela da sola. Non poteva possedere due cuori e neppure spostata con due uomini "Io terrò questo bambino e non sarai tu ad impedirmelo" deglutì la saliva in gola mentre in silenzio lo fissò intensamente "Va bene cara ma ad età adulta apparterrà alla chiesa."

"Cosa?" Sgranò le pupille "Tu non ... "

"Io sono la Francia! Roma mi ha mandato qui." Ebbe un tremito nella voce, gli occhi si fecero lucidi stava per scoppiare in lacrime.

Richelieu l'abbracciò "Non temete mia cara sarà sotto la mia protezione. Con un fazzoletto le asciugò gli occhi "Io so caro mio che sotto questa scorza dura voi sapete amare. E devo ammettere che vi piace nascondere questo vostro lato tenero sotterrato da cinismo, arroganza e smania di potere."

I primi parrocchiani entrarono nella cappella e si prestarono ad occupare le panche di legno ambo i lati. Prima di lasciarlo baciò il mento barbuto e poi l'anello.

Per nove mesi non ebbe alcun rapporto sessuale ne col marito ne con l'amante eppure la Regina Anna ne aveva una gran voglia. Per la sua salute veniva sempre seguita non aveva un minuto per stare sola.

Il consorte era fin troppo premuroso e quindi da lui non ricevette alcuna attenzione sessuale; Richelieu passava da lei di tanto in tanto, si giocava a ramino, a poker, si discuteva di politica e pochi minuti di passione. Non vedeva l'ora che quel calvario lungo passasse e ritornare alla vita di sempre.

Dopo nove mese e un ritardo di una settimana il primogenito nacque. Jacques venne chiamato. Il Re lo adorava lo stringeva tra le braccia "Il primo figlio che mi appartiene di diritto." Anna era distesa a letto ancora stanca dal parto. La servitù affollava la stanza per riuscire a intravedere il neonato e nell'angolo vide il cardinale "Avete scelto il nome?"

"Jacques." Rispose Anna

"Potrei prenderlo in braccio?" ci fu silenzio, i due consorti si guardarono straniti "Ma certo." Disse il marito passandolo nelle braccia. Lo resse in braccio per pochi attimi ma sulla guancia cadde una lacrima.

Annunciò di essere stanca e voler riposare. verso sera l'amante le fece visita sedendo sull'angolo del letto "E' venuto bene."

"Ammettetelo che ve ne siete innamorato. Ho visto una lacrima uscire dai vostri occhi."

"Dite?"

Annui "Certo. E ne sono felice." Si avvicinò a lui mettendo le braccia attorno al collo scambiandosi qualche bacio "Vi lascio riposare." non le rivelò nulla ma dopo nove mesi di astinenza dal sesso ne aveva voglia e da matti la sua erezione cresceva ma resistette.

Nei giorni successivi ebbe modo di riprendersi dal lungo travaglio, si sentì più leggera, meno stanca e con più voglia di mangiare; lo stato d'animo era sereno senza aver paura di affrontare le conseguenze.

Jacques ricevette ogni tipo di regalo dal più pacchiano al più elegante, le camere del futuro erede al trono era pieno di regali da ogni parte dell' Europa e da parenti.

Quel pomeriggio ritornò dalla cavalcata e in stanza vi trovò un pacchetto per il piccolo bimbo nella scatola legata da un fiocco e un biglietto. Scartò il regalo e dentro si trovava un abitino color porpora; il biglietto diceva "Un bel colore adatto al futuro Re oppure al principe della chiesa quando indosserà la porpora e la mitra."

Fu Richelieu ha mandare il regalo "Richelieu lo ha mandato per Jacques." Esordì con un sorriso nascondendo il biglietto "un colore molto particolare per un neonato." Il Re toccò la stoffa "Avrei scelto un colore diverso ma la porpora lo attraeva di più evidentemente."

Accarezzò la guancia della moglie chiedendo se stava bene, il sorriso svanì rapidamente ma si limitò a manifestare la stanchezza della cavalcata.

Ben presto si accorse di essere di nuovo in cinta dopo un solo anno di distanza dal primo figlio. Ne fu convinta che appartenesse al consorte vista la frequenza di visite nel suo letto.

Richelieu diventò geloso ma per Anna i rapporti con il marito non interessavano, da quando frequentava clandestinamente l'uomo di chiesa per lei esisteva solo lui essendone perdutamente innamorata; quei difetti che vide in lui scomparvero. Sapeva della sua crudeltà ma preferì vedere in lui solo i pregi che ne aveva svariati ma li seppellì sotto ogni difetto.

Il loro primo figlio cresceva e somigliava sempre di più alla madre e al cardinale. Secondo essa sospettava che il marito sapesse delle tresca, ricevette con frequenza le visite del cardinale nemico e il figlio non gli assomiglia per nulla "Vedremo se il nostro secondo sarà bello come la madre." Le si avvicinò baciando la fronte "A me sembra che assomigli più a te che a me." Sentitasi voltate lo stomaco serrò la mascella "Massi a chi importa a chi assomiglia nostro figlio. Non mi porta di ciò che mormora la gente."

Si allontanò e il sovrano le prese la mano "Lo sai che ti amo più di ogni cosa?"

"Ma certo marito mio."

Anna con passo svelto percorreva il corridoio "Dite al cardinale che sono qui." Il servo davanti alla porta annui entrando nelle stanze private "Il cardinale è occupato, si sta facendo il bagno."

"Lo aspetterò nello studio."il servo acconsentì. Vi entrò chiudendo la porta a chiave e poi silenziosamente si spogliò e rimase nuda; aprì la porta comunicante della camera da letto "Vi sentite solo?" il cardinale si trova dentro la vasca con la schiuma fino al collo.

Si raddrizzò eccitato come uno scolaretto. Senza chiedere il permesso la Regina entrò nella vasca appoggiando la schiena al bordo, con le dita dei piedi stuzzicò il pene già eretto.

Sorpresa dal suo ardore, si avvicinò sedendo tra le gambe divaricate di lui e si inserì quasi subito manovrando il sesso duro nel punto sensibile. L'acqua uscì dai sobbalzi del corpo. Sentì una bella sensazione tra le spinte e l'acqua che entrava.

Udì delle magnifiche esclamazioni di lei, , un gemito intenso. Nella vasca ci si stava stretti: senza sfilarsi dal suo corpo la prese in braccio portandola di peso sul letto senza considerare i corpi bagnati con la schiuma. Continuarono l'atto d'amore cambiando più pose, la prese da dietro, dal davanti, dal lato e varie altre.

Il cardinale tremò dentro di lei, il corpo scosso da spasimi violenti mentre la stringeva tra le braccia, dentro e fuori spinse in varie velocità.

Uscito da lei per pochi minuti incollò le labbra sulla clitoride e iniziò muovendo la lingua "Oddio …. Mio cardinale … ancora, ancora."

La relazione perdurò ancora a lungo. Il Re sentì vociferare della possibile relazione clandestina della moglie ma non aveva la forza di crederci. Sapeva che sparlavano alle sue spalle, i sudditi parlavano a sottovoce spettegolando di continuo. Chiese pure spiegazioni alla moglie alla quale negò ogni cosa. Ebbe un impeto di rabbia e mise a soqquadro la camera "Io non so di cosa tu stia parlando." Anna rimase nell'angolo della camera impassibile, fissava il marito con indignazione "Tu credi soltanto ai pettegolezzi che circolano? In genere poi sono veri quando si tratta di tresche. Ma tu mi conosci." Lo continuò a fissare irrequieto "Ora per favore la smetteresti di fare questo baccano?."

Il consorte si bloccò rialzando la sedia rovesciata e ci si appoggiò allo schienale "Va bene per il momento." Restarono in silenzio per parecchio tempo e poi lasciò la stanza.

Gli anni che seguivano furono duri per il cardinale, si buscò la tubercolosi polmonare che lo indebolì.

In quel periodo di malattia non si sentiva mai bene e cercò di limitare i contatti con le persone attorno a lui. Si rifiutò più volte di vedere la Regina Anna "Mi spiace ma sono molto stanco."

"Sei sicuro che non vuoi compagnia?"

"Secondo il medico è sconsigliato. Non preoccuparti starò meglio." Sconsolata si staccò dalla porta tornado dai figli presi dal gioco. In mano stringevano due soldatini di legno sbattendoli di qua e di la. Jacques come vide la madre posò il giocattolo e disse: "Ti stavo aspettando …. Ora mi rimetto a studiare teologia."

La madre sorrise, si mostrò serena "Ascoltami, Richelieu non si sente bene neppure oggi, è malato e ha detto di proseguire con il capitolo successivo. Quando guarirà ti interrogherà. Torna pure a giocare con tuo fratello."

Jacques finì di studiare solo, ebbe un insegnante chiamato dal cardinale per seguirlo il meglio possibile. Si iscrisse in seminario a Parigi e come novizio doveva ottenere il massimo dei voti per essere ammesso come sacerdote e superare le prove richieste. Quando stava meglio il cardinale riusciva a seguire il giovane cercando di aiutarlo come meglio riusciva.

Ogni anno cresceva ed imparava ogni giorno più insegnamenti. In seminario cercò di cavarsela al meglio senza avere al fianco il cardinale. Voleva a tutti gli effetti formarsi vescovo e per farlo doveva impegnarsi molto, non gli importò del trono di Francia ma seguire la sua vocazione.

Giunse il momento di andare a Roma "Verrai a trovarmi?"

"Ma certo. Vedrò di venire spesso magari posso parlare con dei miei contatti e fatti seguire al meglio." Si appoggiò al bastone, le gambe erano deboli dovute dalla malattia "Questa volta ti accompagno io, il medico crede che cambiando aria possa giovare alla mia salute."

Scriveva quando poteva e tornava a casa nei periodi di vacanza, il cardinale sembrava stare meglio durante il soggiorno a Roma era più presente nella sua vita ma quando tornò in Francia la malattia peggiorò e da quel momento in poi lo sentì raramente per lettera. Anche Anna lo vide peggiorato, stavano distesi sotto le lenzuola dopo ave fatto l'amore "Starò meglio." Rimbrottò lui "Dicesti la stessa cosa una volta."

"Poi però sono stato meglio". Diede un colpo di tosse "Bevi questa." Ella si allungò per prendere il bicchiere con la medicina fregando la mammella sul petto "In realtà vorrei altro in questo momento." Alzò un sopracciglio e alzò l'angolo della bocca "No caro mio non avresti dovuto nemmeno fare l'amore con me il medico ha detto totale riposo." Ma lei non volle accontentarlo oltre obbligandolo ad ingerire la medicina poi baciò il seno e dalla saliva uscì una goccia di sangue. Jacques lasciò il prima possibile Roma per tornare in Francia dopo aver ricevuto una lettera dalla madre ragguagliandolo sulla malattia del cardinale.

Dalla lettera si capì che stava molto male, la tubercolosi lo prese troppo in fretta, sapendo già di morire presto volle vedere suo figlio per l'ultima volta.

Il desiderio più grande era vederlo con indosso il colore porpora e sedere sugli scranni ecclesiastici.

Il figlio bastardo della Regina Anna fu mandato a Roma per servire la santità e il cardinale quando poteva lo raggiungeva.

Jacques ormai adulto divenne a tutti gli effetti un sacerdote e alla funzione in prima fila vide suo padre il cardinale Richelieu molto fiero applaudire con orgoglio.

Fece molto in fretta carriera nella chiesa surclassando i sacerdoti più anziani "Ho sentito che state raggiungendo un nuovo gradino sono fiero di voi. Le voci mi dicono che ambite a diventare cardinale."

"Si ma ci vorrà ancora del tempo." Il padre tossì rumorosamente coprendo il sangue con un fazzoletto "Mi spiace che non possa vedervi indossare la porpora e la mitra, ma la vita ha in serbo per me una strada diversa, dopotutto Dio non accetta quello che fatto." Amareggiato Jacques si levò dal collo il rosario appartenuto al padre "Volete pregare padre?"

"Come avete detto?"

"So da tempo che siete mio padre. Dopotutto ero uguale a voi in tutto." Tossì ancora e ci volle un attimo prima di riprendersi al colpo di tosse "Dovete andare prima che vi possa contagiare."

"Non mi porta ... E poi mamma vuole vedervi." Più guardava suo figlio e più notava la sua bellezza, una parte di Anna scorreva nel figlio. "All' inizio volevo farvi diventare principe della chiesa per controllarla per il potere poi però notai che i geni di vostra madre ebbero la meglio però sono orgoglioso di voi."

Il figlio mostrò un sorriso "grazie padre".

Richelieu chiese di vedere la madre prima di confessarsi. Depositato dentro una busta chiusa dalla cera lacca conservò un dono per il figlio, il suo anello da cardinale da indossare al giorno della sua incoronazione a cardinale a Roma "Lo porterò con immenso orgoglio".

Appoggiò la testa sul petto del padre malato abbracciandolo con affetto.

Anna e l'amante restarono soli il tempo necessario per dirsi addio. Una donna molto emotiva e dargli l'addio non ne volle sapere cercando di indurlo a reagire alla malattia "Mi spiace ma non c'è nulla da fare per me. Ho avuto cure a sufficienza. Non temere ci vedremo dall' altra parte quando arriverà il tuo momento."

Con un movimento debole della mano le asciugò gli occhi dalle lacrime "Voi non potete morire non ora."

"È giunta la mia ora. Per favore chiamatemi nostro figlio."

"Ego te absolvo a peccatis tuis…" Richelieu stringeva il rosario nel pugno, si confessò al figlio dei suoi peccati. Non ci fu altro da fare ormai la sua anima lasciò il corpo; con due monete copri gli occhi aperti poi chiamò il servitori di fare entrare la madre e dare la brutta notizia del decesso.

Il funerale si svolse tre giorni dopo il decesso con la funzione celebrata dal figlio voluta appositamente dalla madre.

In nero affianco al marito in prima fila.

Il Re solo dopo il funerale confessò alla moglie di aver capito subito della loro tresca e che Jacques non appartiene a lui: "Ho sempre voluto bene a lui come un figlio e tu mia cara sei stata perdonata tanto tempo fa. Ho sempre creduto alle voci che giravano sul vostro conto ma poi lasciai perdere per volontà d'animo; vi amavo troppo. Voi eravate al mio fianco sempre e non mi trascuravate e nostro figlio diventerà il mio erede al trono un giorno. Quindi vi ringrazio." Stava per andarsene e lasciarla nel suo dolore "un secondo. Vi andrebbe di fare una passeggiata? Il tempo è bello, e poi entrambi i figli sono qui."

Il Re manifestò entusiasmo. Tese la mano per la Regina e lei ci appoggiò il palmo.

Jacques restò a palazzo per due settimane per stare vicino alla madre in particolare e alla famiglia dopodiché sarebbe dovuto tornare a Roma e continuare gli impegni ecclesiastici "Ci rivedremo per Natale e quando diventerete cardinale. Verrò alla cerimonia." Strinse la madre in un abbraccio poi salì sulla carrozza "Allora ci rivedremo."

Cinque anni più tardi la cerimonia di investitura da cardinale arrivò e come promesso i regnanti di Francia furono in prima fila.

Al dito indossò l'anello da cardinale del padre portatogli sul cuscino rosso dal mentore e amico il vescovo di Roma.