Missing Moments della Fanfiction "Charles"
Mi prendo una piccola pausa dalla storia principale per scrivere questa. Come potete immaginare, è ambientata in un momento antecedente l'arrivo di Erik e Raven alla scuola.
Spero che vi piaccia
Mini
Una Tempesta inaspettata
"Un'altra cosa …" disse Jean "Lei, come ha già detto, ha più di ottant'anni, come pensa di comportarsi? Secondo la sua età reale o quella che dimostra?"
Charles aveva risposto a quella domanda ma continuava a risuonare nella sua mente: come si sarebbe comportato? Quale atteggiamento avrebbe avuto nei confronti di una donna attratta da lui? Avrebbe lasciato perdere o si sarebbe permesso di esplorare a sua volta quel tipo di attrazione?
Charles si era ritirato nel suo studio, insieme agli esercizi fisici con Logan aveva deciso di non trascurare la sua mente. In quel momento però sentiva di aver bisogno di qualcosa che lo distraesse da quei pensieri: aveva preso un romanzo giallo e si era accomodato nella poltrona di pelle rossa per leggere indisturbato, la luce dorata del tardo pomeriggio era filtrata dalle tende che comunque gli permettevano di poter ammirare il verde del giardino.
Aveva appena posato il libro e stava per alzarsi per andare a cena, quando sentì bussare.
"Avanti"
Lui era distratto, non aveva idea di chi stesse per entrare, ma non si stupì vedendo Ororo: indossava un paio di jeans neri attillati ma comodi e una maglia beige molto scollata, i lunghi capelli bianchi le ricadevano sul collo e sul seno come una carezza.
Charles era in piedi, di fronte a lei, gli abiti che aveva scelto erano adeguati per la sua età apparente, eleganti senza essere eccessivamente formali: un paio di pantaloni grigi e una camicia color lavanda alla quale aveva abbinato una giacca grigia che in quel momento era posata sullo schienale della sedia.
"Oh, benvenuta" le disse lui con un sorriso, lei però sembrava preoccupata.
"Professore … ascolti … io … ho bisogno di parlarle di una cosa."
Charles rimase interdetto, i pensieri di Ororo erano rumorosi, talmente tanto che gli fu impossibile ignorarli, si intrecciavano con i suoi come una specie di risposta alla domanda che si era posto fino a quel momento. Le sorrise, cercando di metterla a suo agio.
"Ororo, spero che tu ti ricordi che sono un telepate. Non era mia intenzione leggerti nella mente, ma i tuoi pensieri sono così presenti che mi è impossibile ignorarli. Per questo, se vuoi veramente parlare con me, inizia con lo smettere di darmi del lei e inizia a chiamarmi per nome."
Ororo arrossì, colta in fallo, poi sorrise, rassicurata dal fatto che Charles, pur avendo visto i suoi pensieri, non l'aveva respinta.
"Bene, Charles … immagino che tu sappia già cosa sto per dirti."
"Lo so" rispose lui "Ma, Ororo …"
"Ti prego!" lo interruppe lei "Io ti …"
"No, Ororo. No." la interruppe lui "Tu mi hai sempre visto come un padre, nulla potrà mai cambiare questa cosa."
"Invece no!" rispose lei "Ho sempre cercato di pensare a lei … a te … a te come ad un padre perché sapevo che non avrei potuto fare altrimenti! Ora però … ora però ho sperato di poterti dimostrare che in realtà ti ho sempre amato!"
Charles sospirò, lo sguardo di lei era indecifrabile, nei suoi occhi vorticavano tanti sentimenti contrastanti ma tutti intensamente urgenti. Percepiva ansia, preoccupazione e paura, sentimenti che evidentemente lei credeva di poter superare se lui l'avesse accolta, tuttavia sentiva di non poterla accontentare, qualcosa dentro di sé, che fosse razionalità o istinto, gli diceva di respingerla e cercare, insieme a lei, un'altra via per risolvere i suoi problemi.
"Ho il doppio dei tuoi anni."
"È vero" ammise lei "Ma non hai detto di voler vivere seguendo l'età del tuo corpo come fa Logan? Tra l'altro ora sarei io a dimostrare il doppio dei tuoi anni."
"Touchè."
Charles rise ma non rispose subito, si prese tutto il tempo per osservare lei, la sua espressione, i suoi gesti, i suoi pensieri. Percepì fiducia, affetto, rispetto e sì, anche una non troppo velata attrazione fisica. Sotto quei pensieri così vividi ce n'era uno celato, ingombrante ma tenuto sotto silenzio; Charles cercò di capire di cosa si trattasse ma non ci riuscì, perciò decise di lasciar perdere.
La domanda di Jean tornò a risuonare nella sua mente e, finalmente, trovò una risposta. Prese la mano di Ororo, lei tremava per l'emozione.
"Va bene" disse "Proviamo."
Ororo sorrise, un timido sorriso che nascondeva altri sentimenti che Charles decise di ignorare. Spinto dalla curiosità, si avvicinò a lei ancor di più, le posò l'altra mano sulla guancia e avvicinò i loro visi per poterla baciare sulle labbra.
Charles non poteva negare che Ororo fosse una bella donna e, anche se non aveva mai provato quel tipo di attrazione nei suoi confronti, decise di provare, di lasciarsi andare.
Lei sembrava animata da una strana urgenza, rispose al bacio con un'energia sorprendente che lo spiazzò, non si aspettava tutto quell'impeto così all'improvviso.
"Piano …" mormorò "Piano …"
"No!" esclamò lei, tra un bacio e l'altro "Ho aspettato fin troppo!"
Mentre lo spingeva con il proprio corpo verso una zona più riparata della stanza, Ororo iniziò subito a sbottonargli la camicia. Si trovavano dietro la scrivania, in un punto in cui nessuno avrebbe potuto vederli passando davanti alle finestre; nella foga lei lo aveva spinto a ridosso della scrivania, urtarono il portapenne, che si schiantò a terra disperdendo sul tappeto tutto il suo contenuto insieme ad alcuni documenti, poi proseguirono verso la libreria facendo cadere qualche libro e una cornice che cadde nel tappeto senza rompersi. Lentamente, godendo di ogni istante, i due si spogliarono a vicenda e mentre gli abiti si accumulavano ai loro piedi, i loro corpi e le loro anime si denudavano.
Charles provò a lasciarsi andare, a godere del momento, ma all'improvviso lo vide: enorme, ingombrante, rumoroso, un pensiero di Ororo che gli fu impossibile ignorare. Tutta la sua eccitazione si spense in un istante, spenta da una secchiata d'acqua di gelida consapevolezza: si sottrasse al suo bacio e si allontanò.
Perché? Perché? Ancora una volta il destino sembrava volersi prendere gioco di lui, illudendolo e facendolo illudere di aver raggiunto la felicità per poi strappargliela senza alcuna pietà. Era in momenti come quello che desiderava di non essere com'era, di non essere un telepate in grado di leggere le menti e i cuori altrui, sarebbe stato più facile vivere una vita con lo sguardo miope di chi si fida degli altri a prescindere. Purtroppo, però, a lui non era concesso, lui era condannato a vivere in un mondo senza filtri, dolorosamente vero nella sua bellezza ma anche nella sua crudeltà.
"Charles!" lo chiamò lei, stizzita e anche un po' spaventata "Perché?"
Lui non rispose subito, in quel momento le stava dando le spalle, non solo fisicamente, ma decise di mettere da parte per un attimo i sentimenti negativi che lo avevano travolto e cercò di esaminare con fredda lucidità quelli di lei. Entrambi erano immobili, come congelati, il fuoco della passione si era spento e ora si trovavano in una landa desolata spazzata dal vento del dubbio. Fu lui a rompere il silenzio, il suo viso era di pietra e le sue parole arrivarono fredde come chicchi di grandine.
"Non può funzionare, Ororo" disse, voltandosi appena.
"Perché no? Era così bello … era …"
"Sono un telepate, Ororo." disse lui "Per quanto mi sforzi non posso ignorare certi pensieri e i tuoi, credimi, sono molto … presenti. Quando due persone si uniscono fisicamente anche le loro menti creano un legame e io ho visto cosa c'è nella tua, cosa stai nascondendo e me … e a te stessa."
Lei non disse nulla, si sentiva sconfitta, inerme, non ebbe nemmeno la forza di raccogliere i vestiti per coprirsi, nemmeno Charles fece nulla per nascondere il suo corpo.
"Anche se dimostro quasi un terzo dell'età che ho non sono nato ieri e, francamente, sono stanco di questo genere di situazioni e non credo di meritare di essere trattato come una seconda scelta. Non è giusto nei miei confronti, non è giusto nei tuoi."
Charles si voltò di nuovo, il suo sguardo era perso tra vecchi ricordi, delusioni che aveva superato ma che erano ancora lì, vecchie cicatrici che non fanno più male ma che ti ricordano della loro presenza quando cambia il tempo. Erano trascorsi tanti anni ma non riuscì a trattenere l'emozione, che si manifestò nella sua voce tremante.
"Ho avuto fin troppe delusioni nella mia vita, voglio essere più cauto."
Si voltò verso di lei, nudo com'era, senza vergogna, le aprì la sua anima.
"Ho visto i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti, Ororo" disse, mentre una lacrima sfuggiva al suo autocontrollo "Credi che lui non potrà mai ricambiare il tuo amore perché ama Jean, ma lei non potrà mai ricambiare i suoi sentimenti. Tra loro due c'è attrazione fisica, nient'altro."
Si asciugò la lacrima fissandola severamente.
"Perciò ora" disse mentre iniziava a vestirsi "Smettila di perdere tempo e di farmi perdere tempo e …"
Charles esitò, si rese conto di essere stato troppo severo, le sorrise benevolo.
"... e vai a parlare a Logan." concluse, tornando a sorriderle
Ororo era sull'orlo delle lacrime, le parole di Charles avevano colpito una parte vulnerabile del suo cuore, una parte che fino a quel momento lei si era rifiutata di affrontare, l'aveva repressa, nascosta perfino a se stessa.
"Non devi provare vergogna" le disse lui, che nel frattempo si era rivestito e si stava abbottonando la camicia "Ti auguro di trovare ciò che cerchi."
Charles allacciò l'ultimo bottone, Ororo era ancora ferma, nuda, incapace di muoversi, lui le si avvicinò, prese la giacca abbandonata sulla sedia e gliela posò sulle spalle.
"Sei una donna coraggiosa, Ororo" le disse, sorridendole "Sei capace di affrontare i nemici più spaventosi, sono certo che riuscirai ad affrontare anche i tuoi veri sentimenti."
Lei gli sorrise, riconoscente, si strinse nella sua giacca come in un abbraccio e lo osservò avvicinarsi alla porta. Lei diede un'occhiata ai vestiti che aveva lanciato a terra.
"Ah, un'altra cosa" disse, fermandosi un attimo sulla soglia "Non servirà che ti vesti in modo provocante, quei vestiti andranno benissimo."
Lei rise, lui le fece l'occhiolino ed uscì.
