Cravatte e bretelle

Cap.10

"Tenente Provenza posso offrirle un caffè?"

Provenza guardò la donna con aria sorpresa, non si aspettava certo che il capitano Raydor lo invitasse a bere un caffè. Annuì e seguì la donna in sala ristoro, dove si accomodò e attese di capire il motivo di tale richiesta.

Sharon preparò il caffè per il tenente Provenza e un thè, prese le tazze e le portò al tavolo. Non sapeva bene da dove cominciare, ma era la cosa più giusta da fare.

Sorseggiò il thè e alzò lo sguardo sul vecchio tenente che non aveva perso ogni sua mossa "Tenente Provenza, so che è molto amico di Andy e per questo le vorrei chiedere un favore." Silenzio. "L'ascolto capitano."

"Fin dall'inizio non era d'accordo con la relazione tra me e il tenente Flynn e so anche che ci aveva messo in guardia, ebbene, aveva ragione! Ecco … io ora … le vorrei chiedere il favore di stare vicino ad Andy, perché non riprenda a bere."

"Primo: sapevo di avere ragione. Secondo: capitano, sono amico di Andy e gli starò vicino."

"E' stato discreto e ha lasciato che noi vivessimo la nostra relazione, ma ora le cose sono cambiate e …"

"Capitano Raydor." Fece un cenno con la mano e interruppe la donna "Starò vicino ad Andy in ogni caso, perché sono suo amico. Non approvavo la vostra relazione prima, non conosco e non voglio conoscere i particolari, ma credo che in entrambi i casi abbiate sbagliato." Silenzio. "Terzo: è andato molto vicino a perdere la sobrietà. Questo, più di tutto, non lo posso accettare." Il tono era preoccupato e severo.

"Come è andato vicino a perdere la sua sobrietà? Cosa è successo? Mi aveva promesso che non avrebbe ripreso a bere!" Adesso era preoccupata.

"Bè, l'altra sera mi ha chiamato perché era davanti ad un negozio di liquori. E' rimasto fuori, non è entrato, ma è mancato veramente poco. Capitano Raydor, su questo non si scherza."

"Tenente io …"

"Lasci perdere. Ora che vi siete lasciati, bene. Spero che Flynn non commetta altre stupidaggini."

Silenzio. "Non ho avuto scelta …mi spiace …" Era sinceramente dispiaciuta, sapeva di essere la causa dei guai di Andy.

"Capitano Raydor, lasci in pace Andy. Mi occuperò io di lui. In ogni caso, ognuno è responsabile delle proprie scelte."

"Ne sono consapevole tenente. In questa storia, non ci sono vincitori o vinti." Disse sconsolata.

"In amore capitano, si vince e si perde … in due …" Silenzio "Credo che abbiamo finito, grazie per il caffè."

"Grazie tenente." Sospirò e iniziò a dubitare di aver fatto la cosa giusta.

/

Come ordinato dal capo Pope, il capitano Raydor doveva fare da balia alla Crimini Maggiori, il rispetto delle regole era più importante di ogni altra cosa, bisognava dare un'immagine di trasparenza e disciplina. L'entusiasmo della squadra non soprese Sharon, sapeva di essere detestata. La cosa era reciproca. Erano dei professionisti, eppure riempire qualche modulo in più sembrava un'impresa ardua. Sapeva che non era la benvenuta e nessuno mascherava il disappunto di averla tra i piedi. Questo compito si preannunciava complicato, Sharon prese fiato e si fece coraggio, si disse che il lavoro era lavoro.

Rivedere Andy la colpì più di quanto immaginasse, i suoi occhi e lo sguardo deluso, la fecero sentire in colpa. Sperava di trovare un momento per rimanere da soli, scambiare qualche parola, dire semplicemente "Mi dispiace."

Il capo Johnson diede gli ordini per la giornata. La tensione era palpabile, i detective tornarono alle scrivanie borbottando sulle nuove disposizioni. Andy disse che avrebbe preparato del caffè, era la scusa per togliersi di mezzo. Sharon colse l'occasione al volo e lo seguì in sala ristoro. Aprì la porta e vide Andy di spalle che preparava il caffè. Le venne un groppo in gola, si bloccò spaventata.

"Arrivo, arrivo Provenza …. Non puoi attendere un momento?" Silenzio.

"Andy …" Mormorò Sharon sottovoce. Andy riconobbe la voce, rimase un momento immobile, si voltò piano, sgranò gli occhi: era l'ultima persona che immaginava di vedere.

Sharon entrò e chiuse la porta "Mi dispiace. Ti chiedo scusa." Disse tutto d'un fiato. Sapeva che se fosse stata interrotta non avrebbe finito la frase. Si era preparata un discorso, tante belle parole … ma adesso, difronte ad Andy, riuscì a mormorare appena delle scuse. Si sentiva in colpa, non era stata corretta. Si chiese perché non riusciva a rispettare le regole che si era imposta e conosceva la risposta, perché con Andy le regole saltavano. Andava a pallino tutto quanto, disciplina o regola tutto inutile! Quell'uomo era un turbinio di emozioni, un torrente in piena di sensazioni, un tornado di sentimenti contrastanti.

Andy abbassò lo sguardo e fece un ghigno, sorrise. La fissò negli occhi "Adesso mi chiedi scusa? Sai che voglio ben altro, capitano. Delle tue scuse non so che farmene. Devi chiarirti le idee." Riprese a preparare il caffè, si voltò. Scosse il capo, era arrabbiato. Perché doveva vederla? Perché la trattava in quel modo? Non lo sapeva nemmeno lui, eppure si era sentito tradito, preso in giro. Aveva giocato con i suoi sentimenti e aveva il cuore a pezzi.

Aveva scoperto un punto debole, messo a nudo la sua fragilità e le passeggiate notturne erano cattive consigliere. Aveva rischiato la sobrietà e il lavoro, stava pagando un prezzo molto, troppo alto. Tutto stava andando in frantumi. Si odiava per quello che le aveva appena detto, sentì un tonfo al cuore, perché qualcosa dentro faceva male. Quella donna l'aveva stregato, gli aveva rubato il cuore.

"Andy …" Era quasi una supplica.

"Devo portare il caffè, scusami." Andy prese la brocca e le tazze e scappò fuori dalla sala relax, non avrebbe resistito oltre, stare da solo insieme a Sharon era troppo doloroso. Sarebbe crollato e non voleva che accadesse. Il cuore batteva a mille, consegnò il caffè in fretta e finalmente si sedette alla scrivania.

"Tutto bene Flynn?" Silenzio. Andy era assorto nei suoi pensieri e non sentì la domanda del collega.

"Flynn?" Alzò la voce e Andy tornò alla realtà "Sì, dicevi?"

"Sembra che hai visto un fantasma? Sei sicuro di stare bene?"

"Tutto a posto Provenza." Riprese a controllare i verbali.

/

Il capo Johnson si chiedeva ancora se suo marito avesse ragione oppure no. Aveva prestato più attenzione, ma l'interazione tra il capitano Raydor e il tenente Flynn, le sembrava normale: si odiavano in modo civile. Come poteva esserci una relazione tra di loro? No, si disse, doveva essere qualcun altro. Cercò di ricordare quella fotografia, eppure non riusciva a mettere a fuoco quei volti. C'era il capitano Raydor, di questo era sicura e un uomo, su questo non c'era alcun dubbio, ma chi poteva essere? Questo vuoto di memoria la lasciava perplessa e infastidita. Era un vuoto da colmare, una casella vuota da riempire. Il capitano Raydor frequentava un uomo e nessuno sapeva qualcosa. Persino il capo Taylor non sapeva nulla. Il capo Johnson era incerta, se non sapeva nulla neanche il capo Taylor, voleva dire che non c'era nessuno. Oppure il capitano Raydor era stata molto brava a tenere nascosta una relazione che adesso voleva scoprire. Di quella donna poteva dire che era casa e lavoro, molto discreta e ancora più noiosa. Aveva cercato di cogliere in fallo il capitano Raydor e di farle dire qualcosa che potesse darle qualche indizio, invece era stata astuta, aveva risposta ad ogni domanda e provocazione nel migliore dei modi e ora si trovava con in mano un pugno di mosche.

Questa cosa la disturbava e soprattutto l'infastidiva il fatto che suo marito sapesse qualcosa che lei aveva bellamente ignorato. Era solo un indizio, un'immagine fuggevole, non aveva la sicurezza, ma doveva essere più astuta del capitano Raydor e fingere di sapere qualcosa che in realtà non sapeva.

Continua …