Elsie si svegliò di soprassalto.

Erano passate poche ore da quando era andata a dormire, agevolata dalla stanchezza portata dal pianto.

Il sogno era cominciato come erano effettivamente andate le cose per poi diventare l' incubo che l'aveva svegliata.

[INIZIO SOGNO]

"Signora Hughes... signora Hughes..."

"Anna per l'amor del cielo che succede?"

"È il signor Carson signora Hughes..."

Quelle semplici parole bastarono per farle battere forte il cuore e annerirle la vista.

Il tono della capocameriera faceva intendere che qualcosa di brutto era successo.

La governante pensò subito a come le cose erano andate male ultimamente e non si parlava più da mesi con l'amore della sua vita.

"Sta male signora Hughes... si è accasciato sul tavolo da pranzo"

Senza dire una parola corse di sopra, incurante di come poteva sembrare ad altri.

Per fortuna a guardare c'era solo Anna.

Quando lo vide, con la camicia sbottonata e le donne della famiglia attorno a lui, sentì una fitta.

Se fosse stata un'altra circostanza si sarebbe ingelosita ma ora era felice che l'infermiera Crawley stesse facendo il suo lavoro.

Quando il signor Matthew le parlò, rilasciò dal suo corpo un respiro che non sapeva di aver trattenuto (né sapeva per quanto tempo lo avesse fatto)

Il signor Carson, quella meravigliosa montagna d'uomo, era ridotto ad una poltiglia su una sedia, pallido e visibilmente sofferente.

La signora Hughes non poté far a meno di annuire e cercare di ritrovare la compostezza, doveva lavorare...

Ad un tratto però, quando Lady Sybil e il signor Crawley cercarono di alzarlo, il signor Carson iniziò a rantolare, cercando di portarsi una mano al petto.

Cadde a terra con un tonfo che fece tremare le fondamenta di Downton e iniziò a sbattere come un pesce fuori dall'acqua.

Tutt'un tratto, si fermò con gli occhi spalancati fissi sulla governante.

Il dottor Clarkson entrò e, dopo avergli toccato sia il polso che il collo per maggior conferma, disse con fare grave:

"Non c'è niente fare. Il signor Carson è morto"

[FINE SOGNO]

Respirò profondamente e si rimise a letto, sapendo che la realtà era ben diversa.

Non erano passate 24 ore e il signor Carson era già stanco di stare a letto.

Il suo orologio biologico era da anni preimpostato sull'orario di sveglia, pasti e quant'altro, ed ora tutto era sballato.

Quelle 4 mura lo stavano facendo impazzire.

Fortunatamente, grazie al dottor Clarkson, il giorno prima era riuscito a recuperare dall' armadio il suo diario personale così potè mettere alcuni pensieri nero su bianco, anche se usava la matita.

Fu così che si ritrovò a scrivere:

'Conosco una sola maniera di misurare il tempo, con te e senza di te.

Questa è la mia maniera di misurare il tempo.. se qualcosa di bello e di buono ho fatto nella mia vita è stato sempre attraversato dalla tua luce, questa luce che emani.

La prima volta che t'ho conosciuta ricordo, emanavi talmente tanta luce che ho pensato che il nostro Signore facendoti nascere avesse voluto adornare il cielo di un altro sole.

È stato proprio quello che si dice un amore a prima vista, anzi a ultima vista. Anzi a eterna vista'

Ed era vero!

Aveva avuto tempo per riflettere, il tempo ora non gli mancava.

Gran faccia tosta a dare a Lady Mary il consiglio che lui stesso dovrebbe mettere in pratica.

Ma le cose erano diverse.

Dove lui e la signora Hughes erano grandi d'età e sotto padrone, Lady Mary e il cugino erano giovani e liberi.

Nel modo in cui Matthew e la primogenita Crawley erano palesemente innamorati l'uno dell'altra, il maggiordomo e la governante non avevano la minima idea se dall'altra parte ci fosse un interesse che desiderava andare oltre l'amicizia.

E ora, anche se non era un infarto, il signor Carson si ritrovava ad essere un infermo.

Se nemmeno la sua salute lo assisteva, come poteva sperare di interessare la signora Hughes?

Cosa avrebbe da offrirle, se non di fargli da infermiera?

La giornata passò lentamente per l'uomo, che la passò leggendo e dormendo.

A pranzo venne disilluso, in quanto fu Daisy che gli portò un vassoio, dicendo che la signora Hughes si scusava ma era troppo impegnata.

Ovviamente era troppo impegnata. Era stata di lui la colpa di ciò.

Se non fosse stato male, ora lei non dovrebbe fare il doppio lavoro.

Se solo lui l'avesse ascoltata fin dall'inizio e l'avesse presa con calma, ora sarebbe al tavolo della servitù ammirando la bellezza del suo amore segreto.

Iniziò così ad alimentare un sentimento di disprezzo nei confronti di sé stesso.

Non appena la signora Hughes ebbe del tempo, prima di cena andò a trovarlo.

Era stata una giornata strana.

Da quando era arrivata a Downton, il signor Carson era stato assente pochissime volte (escludendo la stagione ovviamente)

A tavola, ad osservare il posto vuoto, sembrava quasi che fosse morto, e questo pensiero le mandò un brivido sgradevole che le corse lungo la schiena.

Tra le altre cose, per non pensare, aveva parlato col signor Lang ma non aveva voluto infierire, capiva perfettamente che qualcosa nell'uomo non andava.

Bussò con cautela, il maggiordomo doveva riposare e non voleva assolutamente interromperlo nel caso fosse addormentato.

"Avanti" tuonò la voce.

"Sono io signor Carson"

"Oh signora Hughes che bello vedervi. Sedetevi" disse posando il libro che stava leggendo sulle ginocchia.

'Non arrossire Elsie, lo direbbe anche se fossi Thomas. È solo perché ha passato la giornata da solo che si esprime in questo modo'

"Come vi sentite signor Carson?"

'Se solo fossi tua moglie potrei stare qui tutto il tempo'

'Ora che sei qui sto benissimo'

"Non c'è male. Il peggio è passato. Respiro normalmente e sono pronto a tornare di sotto"

'con te'

"Lo immagino, ma comunque NON tornerete prima di quanto abbia detto il dottore!" disse lei seriamente.

'Ti ho mai detto che sei più bella quando ti arrabbi?'

"Lo so lo so, lungi da me sperare in un po d'indulgenza" disse sorridendo.

'Sei così affascinante quando sorridi... e quel ricciolo che ti cade in fronte...'

"Come vanno le cose?" le chiese.

"Tutto nella norma"

"Cosa non mi state dicendo?"

'A parte che ti amo? Niente'

"Niente. Va tutto bene"

"Stasera come è organizzato il servizio? Non sarà il signor Lang a..."

"No state tranquillo. Userò le cameriere come abbiamo fatto ultimamente"

"Inaudito"

"Anna ed Ethel serviranno a tavola sotto la mia supervisione, che c'è di male?"

"Niente se il tutto avesse luogo nella sala da pranzo di un contabile salariato"

"Esistono insulti peggiori signor Carson"

"Se lo dite voi, ma per carità teniamo Lang a debita distanza grazie..." disse l'uomo fissandola.

Il suo sguardo era così intenso che la donna arrossì furiosamente, dovette voltarsi per non saltargli addosso.

Fortuna che il pigiama di lui era abbottonato fino al collo.

"Oh Bates, Bates perché ci avete abbandonato ..." disse con trasporto shakespeariano.

'Dio è così bello... devo andarmene da qui'

La governante si alzò ma il maggiordomo disse, dimenticando le buone maniere:

"Ah portatemi il registro dei vini così provvedo alla selezione"

"Se ne è occupato sua signoria tutto fatto! Cercate di riposare"

"Riposare? O sentirmi superfluo?!"

"Perché no? Se questo può aiutarvi a riprendere fiato per qualche minuto? Il mondo non gira attorno a una tavola apparecchiata"

"Il mio mondo si"