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Non sei una persona che si arrende così, vero?

Era finalmente giunto il giorno della prima lotta in Palestra per Anita. I tre avevano passato la notte al Centro Pokémon della città. Anita, nonostante le rassicurazioni, non aveva chiuso occhio. Aveva troppa paura di fallire per riuscire a dormire.

Certo, Ash e Serena l'avevano rassicurata fino allo sfinimento. "Non importa che tu vinca al primo, al secondo o al decimo tentativo, noi ti sosterremo sempre, e lo stesso faranno i tuoi Pokémon. Non dimenticarlo." Le avevano detto.

Erano le sette e mezza, e i tre si erano alzati per fare colazione e così i loro Pokémon. Erano seduti su un tavolo vicino alla finestra, con la luce del sole che filtrava e cominciava a scaldare piacevolmente.

Anita, contrariamente al giorno prima, Anita aveva preso solamente un caffè per colazione. «Sei sicura di prendere solo quello?» Le chiese Ash, mentre azzannava un gigantesco cornetto alla crema. «Poi non avrai abbastanza energia per la lotta.» Aggiunse. "Mi pare che questo ragazzo abbia solo due neuroni. Uno pensa alle lotte e l'altro a mangiare" pensò Anita, mentre lo vedeva divorare in un paio di morsi quel cornetto. «Stai tranquilla.» La rassicurò Serena. «Ash si preoccupa sempre di queste cose.» Serena cercò di non ridere «Per certi versi mi ricorda mia nonna. Ehi! Ma non hai mangiato niente! Sei pallida, ma ne mangi carne? Mi sembri dimagrita dall'ultima volt…» Ash si voltò nella sua direzione. «Adesso non esageriamo! Dico solo che per lottare serve energia. Di comportarmi così, ne parleremo tra settant'anni. Sempre che avrò dei nipoti, ovviamente.» Rispose Ash, lasciando Serena pietrificata. «Va bene. Come vuoi, se però mi sento male, è colpa tua.» Anita si alzò e andò a prendere un cornetto. Il più piccolo. Era ripieno di cioccolato. Non il suo ripieno preferito, ma se lo sarebbe fatto andare bene. Per evitare problemi, lo avrebbe mangiato a piccoli morsi.

Finito di mangiare, i tre consegnarono le chiavi delle loro stanze all'Infermiera Joy, la salutarono e uscirono dal Centro Pokémon.

Serena, attraverso l'applicazione Mappe del suo Smart Rotom, era pronta a guidarli verso l'edificio.

Dovettero percorrere quasi un chilometro a piedi, prima di raggiungerela. Si trovarono davanti ad una piazza, leggermente più piccola di quella su cui era affacciato il Centro Pokémon, ma realizzata in modo simile.

Era realizzata con degli ampi lastroni di marmo bianco, che rifletteva la luce, in modo quasi fastidioso. Sulla piazza erano presenti anche delle aiuole, realizzate nel medesimo materiale, ricche di una folta vegetazione, una calamita per piccoli Pokémon di tipo Erba e Coleottero.

La Palestra era un edificio alto e dalla forma semicilindrica. Era realizzata in cemento e vetro. Era preceduta da alcune colonne di cemento, realizzate in modo da ricordare degli edifici antichi.

La parte inferiore dell'edificio era decorata in mattoni più chiari, rispetto al cemento, e nella parte superiore erano presenti sei finestre dalla forma arcuata.

L'ingresso era una porta di legno scuro, estremamente alta. Sembrava volesse incutere timore verso i visitatori. Era sovrastata da un balcone in cemento. Nella parte superiore del tetto vi era una scultura a forma di Poké Ball, tipica di tutte le Palestre. Ash tentò di aprire la porta, spingendola. La cosa che più trovava naturale, non essendoci alcun cartello che invitasse a tirare. «Diavolo! Non si apre!» Si lamentò. «Proviamo a suonare al citofono.» Propose Serena. «Si… giusto… non l'avevo visto.» Rispose Ash. Anita si avvicinò ai due e Serena premette il pulsante.

«Bene, siete voi!» Rispose una voce familiare. «Apro.» Un rumore elettrico confermò l'apertura della porta. Ash la spinse, permettendo alle ragazze di entrare.

«Ma è una Palestra o un ristorante?» Il pavimento era realizzato in finto legno, e nella stanza erano presenti numerosi tavoli con delle sedie. Ogni tavolo era coperto da una tovaglia che arrivava quasi a terra. Le pareti, di un colore caldo, erano decorate con svariati finimenti, dando al locale un tocco di classe. Sul soffitto diversi lampadari in vetro metallo, anch'essi molto eleganti e curati.

Prima che potessero osservare ulteriormente, vennero raggiunti da Carlos. «Ciao, Carlos!» Lo salutarono. «Ciao ragazzi. Immagino siate venuti qui, per la sfida di Anita.» Chiese. «S-sì. Almeno credo.» Rispose.

«Bene. Allora seguitemi, che vi porto al campo lotta. Poi, dopo la lotta, indipendentemente dal risultato, è tradizione della Palestra offrire il pranzo o la cena a chi la sfida e a chi l'accompagna.» Spiegò.

«Sembra interessante!» Rispose Ash. "Possibile che questo qui pensi sempre a mangiare?" Pensò Anita. Intanto i tre avevano raggiunto il campo lotta.

Come da tradizione, sui lati lunghi del campo erano presenti delle gradinate per permettere agli ospiti di assistere alla lotta. Sul lato sinistro era presente un dispositivo che destò l'attenzione di Ash.

Era una sorta di scatolone, con diverse telecamere al suo interno. Altre telecamere erano presenti sul soffitto della Palestra e sulle pareti. «Cosa sarebbe quello scatolo?» Chiese.

«È il sistema di arbitraggio elettronico automatico. Grazie a diverse telecamere posizionate in luoghi strategici della Palestra, è in grado di monitorare ogni singolo evento della lotta e, lo elabora e lo archivia. Infine, determina il risultato della stessa. Prima della lotta deve essere impostato coi parametri della lotta.» Spiegò Carlos. Vedendo l'espressione sconcertata di Ash, comprese che doveva spiegarglielo terra-terra. «Semplicemente questo dispositivo sostituisce l'arbitro umano nelle lotte. Devi solo dirgli se è una lotta uno contro uno, due contro due e così via…» L'espressione di Ash cambiò. «Capito.» Rispose. Carlos, nel frattempo, si era avvicinato al dispositivo. Aveva aperto uno sportellino e aveva estratto una tastiera wireless, del tutto simile a quella di un computer. «Dimmi, Anita. È la tua prima lotta in Palestra?» Chiese. «Si.» Rispose la ragazza. «Hai uno o più Pokémon?» Continuò. «D-due.» Rispose. «Ultima domanda. Qual è stato il tuo Starter?» Chiese, mentre finiva di compilare il modulo. «O-Oshawott.» Rispose. «Benissimo. L'arbitro elettronico è pronto. Possiamo partire!» Dichiarò Carlos. «La lotta in Palestra tra il Capopalestra Carlos e la Sfidante Anita sta per cominciare! Sarà una lotta due contro due. Vince chi riesce a rendere i Pokémon avversari non più in grado di lottare! Inoltre, solo alla Sfidante è concesso sostituire il suo Pokémon. La prima mossa va alla sfidante. Che la lotta cominci!» Dichiarò l'arbitro.

«P-proviamoci. Oshawott! Vai!» La ragazza mandò in campo il Pokémon Lontra, tornato perfettamente in forma ed era pronto a combattere. Appena entrato in campo fece un gesto d'orgoglio.

«Umbreon! Tocca a te!» Carlos mandò in campo il Pokémon Lucelunare. "Mhmm, un Pokémon di tipo Buio, eh! Magari un

attacco di tipo Coleottero può essere efficace. Proviamoci." Pensò. «Oshawott usa Taglofuria!» Il Pokémon Lontra si mise a correre contro l'avversario, brandendo la sua molluscosciabola. Umbreon stava rimanendo fermo, come una statua.

«Schiva e usa Palla Ombra!» Ordinò Carlos. Il Pokémon obbedì, spostandosi rapidamente e lasciando l'avversario di stucco.

Contemporaneamente dalla bocca di Umbreon si generò una sfera di energia oscura, dal colore violaceo. Sembrava fosse

circondata da delle scariche di energia, simile all'elettricità. Rapidamente Umbreon lanciò verso l'avversario la sfera di energia. Anita non aveva molto tempo per pensare. Doveva fare come Ash. Improvvisare. «Difenditi con Tagliofuria!» Ordinò. Oshawott mosse rapidamente la sua Mollusciabola, come per tagliare l'aria, scatenando la curiosità dei presenti.

Il piano della neoallenatrice venne fuori non appena l'attacco raggiunse il Pokémon acqua. La sfera di energia esplose ugualmente, con meno energia del previsto, ma fece comunque arretrare il Pokémon Lontra di alcuni metri.

«Prova con Acquagetto!» Oshawott si ricoprì d'acqua, e divenne una sorta di mina vagante per la Palestra. Era piuttosto difficile prevedere dove sarebbe andato. «Cerca di contrastarlo con Attacco Rapido!» Ordinò Carlos. Umbreon si mise a correre a gran velocità, riuscendo a copiare ogni movimento di Oshawott.

I due Pokémon si scontrarono a metà del campo lotta, ed entrambi vennero proiettati indietro. Umbreon riuscì ad atterrare agilmente sulle quattro zampe, mentre Oshawott atterrò di faccia.

Nonostante il duro impatto il Pokémon acquatico riuscì a rialzarsi, pur con fatica. «Te la senti di continuare?» Chiese Anita. Il Pokémon rispose in maniera affermativa. Il suo corpo sembrava brillare. «Molto bene! Allora proviamo con Pistolacqua!» Ordinò Anita. Dalla bocca del Pokémon Lontra si generò un potentissimo getto d'acqua che raggiunse e colpì l'avversario, proiettandolo violentemente in aria. "E così è questo il vero potenziale di Oshawott?" pensarono, contemporaneamente, Anita e Carlos. «Chiudiamola qui, Umbreon! Usa Comete!» Dalla parte posteriore del Pokémon Lucelunare si generarono delle stelle dal caldo colore giallo, che vennero ben presto lanciate contro l'avversario. «Oshawott schiva!» Ordinò Anita. Ma fu troppo tardi. La potente esplosione che lanciò il Pokémon verso il lato di Anita era già avvenuta, e Oshawott era riverso a terra, privo di sensi.

«Oshawott non è più in grado di lottare. Vince Umbreon!» Dichiarò l'arbitro elettronico. «Su, amico, ritorna, sei stato bravissimo.» Anita ricoverò Oshawott nella sua Poké Ball. «Ora tocca a te! Lillipup!» La ragazza lanciò la Poké Ball del suo secondo Pokémon, la Lillipup catturata poco tempo prima. «Conto su di te! Usa Azione!» Il Pokémon Cagnolino si mise a correre contro l'avversario, che rimase impassibile, quasi volesse farsi colpire. «Abbiamo aspettato anche troppo, Neropulsar!» Dalla bocca del Pokémon Lucuelunare uscì una serie di anelli di energia oscura il loro colore era un viola scuro, tendente al nero. «Schiva, presto!» Lillipup spiccò un salto, riuscendo ad evitare di essere colpita per un soffio.

«Lillipup, riprova con Azione!» La Pokémon si mise nuovamente a correre, ora più vicina all'avversario. Il terreno scorreva rapidamente sotto le sue zampe. Quando fu abbastanza vicina, spiccò un salto e colpì Umbreon sulla testa, facendolo arretrare leggermente. «Lancialo con la testa!» Coi potenti muscoli del collo, Umbreon lanciò la piccola Lillipup in aria, senza che la Cagnolina potesse reagire in alcun modo.

«E ora salta e usa Attacco Rapido!» Umbreon, sfruttando i potenti muscoli delle zampe posteriori, spiccò un potente balzo. Colpì in pieno la piccola Lillipup, facendola ricadere.

«Lillipup non è più in grado di lottare, vince Umbreon. La vittoria dell'incontro va al Capopalestra!» Dichiarò l'arbitro elettronico.

«Ritorna. Hai fatto del tuo meglio. Io no. Ho sbagliato a voler affrettare così tanto le cose.» Anita commentò la sua sconfitta.

«Avete fatto del vostro meglio, vedrai che la prossima volta

andrà meglio.» La incoraggiò Ash. «Credo che ci vorrà solo un altro po' di allenamento. Per quanto Umbreon sembri forte, avrà sicuramente dei punti deboli.» Aggiunse.

«Dici? Credi che…» La ragazza non riuscì a terminare la frase. Qualcuno aveva aperto la porta, spaventandola. «E così ti sei finto di nuovo Capopalestra, Carlos?» Disse una voce maschile.

Dalla porta entrarono tre giovani. Erano vestiti praticamente uguali. Indossavano un completo simile a quello di un cameriere. Indossavano una camicia bianca, coperta da un gilet nero, con tre bottoni dorati.

Avevano dei pantaloni neri e delle scarpe marroni. Avevano una sorta di grembiule bianco. «E… voi chi siete?» Chiese Ash.

I tre si presentarono, nello stesso ordine in cui erano arrivati. «Io sono Spighetto!» Si presentò il ragazzo dai capelli verdi. «Sono il Capopalestra di Levantopoli!» Si presentò poi il ragazzo dai capelli rossi. «Io sono Chicco, sono il Capopalestra di Levantopoli.» Infine, si presentò il ragazzo dai capelli blu. «Io sono Maisello…» Ash lo interruppe. «Fammi indovinare… il Capopalestra di Levantopoli?» Il ragazzo dai capelli blu ci rimase male. «Si... Ma avrei preferito dirlo io…» Ad interrompere l'imbarazzo del fratello ci pensò Spighetto. «Non è importante. Comunque sia, Carlos troverà il modo di farsi perdonare.» Il ragazzo scattò come una molla. «S-si. Provvedo immediatamente!» Rispose, allontanandosi. Anita cambiò espressione.

«Voi due vi conosco.» Li presentò Spighetto. «Siete Ash Ketchum, il campione del Mondo, e Serena Gabena, la vincitrice di numerosissime Gare Pokémon e finalista del Varietà Professionisti di Kalos! Quale onore!» Anita, in quel momento si sentì una nullità. I suoi compagni di viaggio avevano un curriculum da fare invidia, lei era un'Allenatrice alle prime armi. Di tre lotte che aveva disputato, cinque, contando gli allenamenti, ne aveva vinta una e perse due. Gli allenamenti, invece, erano stati interrotti prima che vi fosse un reale vincitore, ma non era certa che ne sarebbe uscita vincitrice.

«Immagino che tu sia venuta qui per sfidare la Palestra, giusto?» Il ragazzo dai capelli verdi si rivolse ad Anita. «S-Si.» Rispose la ragazza.

In quel momento Anita provava una sensazione molto difficile da spiegare. Era un miscuglio di nervosismo e frustrazione. Poteva accettare l'idea di aver perso contro un Capopalestra, ma non quella di aver perso contro qualcuno che faceva finta di esserlo. Ash si accorse del cambiamento della ragazza. «E allora, se non è un Capopalestra, allora, cos'è? Cosa ci fa qui?» Chiese Ash. «Potremmo definirlo come il nostro assistente. Ci aiuta in cucina, come cameriere e, se serve, è anche il Capopalestra vicario. Quindi, se uno di noi non può disputare la lotta, per qualsiasi motivo, li affidiamo i nostri Pokémon, e lotta al posto del Capopalestra assente.» Spiegò. «Non credo di aver capito tutto.» Si espose Ash. «Come mai siete tre Capopalestra? Uno non bastava?» Chiese Ash. «Ecco, vedi…» Rispose Spighetto. «Questa Palestra è specializzata in tre tipi. Immagino che questo tu già lo sappia. Ecco. Ognuno di noi è specializzato in un certo tipo. Io sono specializzato nel tipo Erba.» Spiegò. «Io sono specialista nel tipo Fuoco.» Aggiunse Chicco. «E tu… sei specialista del tipo Acqua, giusto?» Maisello sbuffò. «Certo che non ti si può nascondere proprio niente!» Rispose.

Serena si mise una mano davanti alla bocca, cercando di nascondere la risata che le stava scappando.

«Beh… Carlos potrebbe sdebitarsi offrendovi il pranzo, se per voi va bene. Per la lotta ci penseremo dopo.» Spiegò Spighetto. Ash e le ragazze si guardarono negli occhi. «Per me va bene.» Rispose il ragazzo.

«E come facciamo per Anita?» Chiese Serena. «I suoi Pokémon hanno appena finito di lottare. Dovranno riposarsi, prima di lottare di nuovo. Possiamo accompagnarla al Centro Pokémon.» Rispose il ragazzo.

I tre uscirono dalla Palestra, congedandosi con i tre Capipalestra con un "ci vediamo più tardi".

Appena usciti dalla Palestra, l'espressione di Anita cambiò completamente. Divenne triste e cupa. La cosa venne immediatamente notata da Serena. «Tutto a posto?» Le chiese. «No. Si. Non lo so. Non so se siamo pronti ad affrontare i Capipalestra. Se abbiamo perso con un assistente…» Spiegò.

«Prima di arrenderti, dovresti provarci. Anche se avete perso, avete sicuramente imparato qualcosa. Questo è quello che conta.» Anita rimase in silenzio "Mi chiedo se le cose siano davvero come dica. Cosa avrei imparato in quella lotta?" Pensò.

I tre giunsero al Centro Pokémon, per permettere alla squadra di Anita di riposare. A quell'ora non c'era molta gente, per cui non ci volle molto tempo, prima che toccasse a loro.

Curata la squadra di Anita, i tre tornarono alla Palestra. Mentre rientravano, videro uscire dalla Palestra una ragazza dai capelli castano scuro, che indossava un vestito magenta e una giacca grigia. Indossava delle scarpe nere e delle parigine

Dello stesso colore. Aveva uno zaino scuro, simile ad uno zaino scolastico.

Teneva qualcosa tra le mani, molto stretto. «Sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta!» Disse la ragazza, in tono festoso.

«Lei è riuscita a vincere la medaglia. Dev'essere un'Allenatrice molto abile. Al contrario di me.» Serena posò una mano sulla sua spalla. «Non dire così. Ci riuscirai anche tu. Me lo sento.» Anita si limitò a sorriderle. "Mi chiedo come riesca ad essere sempre così positiva." Pensò Anita.

I tre entrarono nella Palestra. Superarono l'area ristorante, dove Chicco e Spighetto stavano sistemando i tavoli per l'imminente pranzo. «Buongiorno!» I tre salutarono i Capipalestra. «Buongiorno a voi!» Ricambiarono. «Adesso il campo lotta è occupato, Maisello sta affrontando uno sfidante. Appena il campo si libera, toccherà a te.» Spiegò Spighetto.

«A proposito. Ora che ci penso, non ti sei presentata. Come ti chiami?» Le chiese Chicco. «Giusto… Mi chiamo Anita White»

Si presentò la ragazza.

Intanto, i tre, avevano raggiunto il campo lotta. L'arbitro elettronico aveva appena terminato di annunciare le regole. I tre, mentre si sedevano sugli spalti, notarono che lo sfidante di Maisello, fosse nientemeno che Ivan.

I due avevano appena schierato i loro Pokémon. Ivan aveva mandato in campo il suo Pidove, mentre Maisello, invece mandò in campo un Pokémon che Anita stava imparando a conoscere, un Lillipup.

«La prima mossa va allo sfidante!» Decretò l'arbitro elettronico. «E va bene! Pidove, Attacco Rapido!» Il Pokémon piccione si mosse rapidamente, colpendo l'avversario e lanciandolo in aria. Maisello non perse la calma. «Appena puoi usa Riduttore!» Il Pokémon Cagnolino riuscì ad atterrare senza particolari inconvenienti, quindi si mise a correre il più veloce possibile, pronto a caricare l'avversario con tutto il corpo. «Vola più in alto che puoi!» Ordinò Ivan. «Salta più in alto che puoi!» Ordinò il Capopalestra. Vedendo il Cagnolino saltare, Ivan sorrise. "Terribilmente prevedibile" pensò. «Usa Aerasoio!» Ordinò. Dalle ali del Pokémon Piccione si generarono delle spesse lame d'aria che colpirono in pieno il Pokémon Cagnolino, lanciandolo al lato opposto del campo di lotta, e facendolo sbattere violentemente contro una delle barriere.

«Lillipup non può più continuare. Vince Pidove.» Dichiarò l'arbitro elettronico. «Hai fatto del tuo meglio, ma non è ancora detta l'ultima parola! Con l'ultimo Pokémon mi gioco il tutto per tutto!» Dichiarò, mentre richiamava il suo Pokémon.

Anche Ivan richiamò il suo Pidove. «Hai solo fatto il tuo lavoro.» Commentò, facendo innervosire i quattro spettatori. Pikachu in particolare. Dalle sue guance uscirono numerose scariche di energia elettrica. «Calmo amico. Voglio sperare che un giorno cambi atteggiamento. O glielo faremo cambiare noi.» Lo tranquillizzò Ash.

«Panpour! Tocca a te!» Maisello mandò in campo un Pokémon simile ad una scimmietta, Aveva due grandi orecchie azzurre, un ciuffo, somigliante al getto d'acqua di una fontana, il muso color crema con un naso minuscolo e una bocca larga. Le braccia erano lunghe e chiare, e si allargavano partendo dalle spalle fino alle mani. Le mani erano munite di un solo pollice, le gambe erano tozze. Il corpo era prevalentemente color crema, con una piccola parte del torace azzurra. La coda, piuttosto lunga, terminava con un ciuffo blu formato da tre pallini.

Anita lo scansionò con il suo Pokédex. «Panpour. Pokémon Annaffiatore. Tipo Acqua. Esemplare maschio. Era un abitatore delle foreste e si è adattato a vivere in presenza di corsi d'acqua. Può immagazzinare acqua nei ciuffi che ha sulla testa. Mosse conosciute: Pistolacqua, Geloraggio, Cuordileone.»

Anche Ivan mandò in campo il suo Pokémon. «Pansage! Vai!» Il ragazzo mandò in campo un Pokémon simile a quello mandato da Maisello. Il corpo era parzialmente verde e non azzurro e non color crema, ma leggermente più scuro. Il ciuffo sulla testa ricordava una sorta di cespuglio.

Anita lo scansionò con il suo Pokédex. «Pansage, Pokémon Scimperba. Esemplare maschio. Offre le foglie che ha in testa ai Pokémon con poca energia, alleviando la tensione. Mosse conosciute Semitraglia e Graffio.»

«La lotta può continuare!» Dichiarò l'arbitro elettronico.

«Pansage usa Semitraglia!» Dalla bocca della scimmietta di tipo erba uscì una serie di piccoli semi, lanciati a gran velocità, simili a proiettili. «Schiva e poi usa Geloraggio!» Ordinò il Capopalestra. "Diavolo! È preparato ad affrontare i Pokémon di tipo Erba!" Pensò Ivan. L'attacco di tipo ghiaccio congelò l'avversario, mandando Ivan in crisi.

«Approfittiamone! Panpour, usa Cuordileone!» La scimmietta chiuse gli occhi e il suo corpo si illuminò di azzurro.

«E ora, Panpour, usa Pistolacqua!» Ordinò il Capopalestra. L'attacco, potenziato da Cuordileone, lanciò in alto il Pokémon avversario in aria, facendolo poi cadere a terra, spaccando il blocco di ghiaccio. «Pansage, su, dai, usa Graffio!» La scimmietta di tipo Erba si alzò in piedi e si mise a correre. Da una delle mani del Pokémon uscirono degli artigli affilati che riflettevano la luce. «Panpour difenditi con Pistolacqua!» Dalla bocca del Pokémon di tipo acqua uscì un potentissimo getto d'acqua che colpì l'avversario, facendolo volare in aria. «Cerca di atterrare decentemente!» Ordinò Ivan.

Ma ormai era troppo tardi. La scimmietta era riversa a terra, sconfitta. «Pansage non è più in grado di continuare, vince Panpour!» Dichiarò l'arbitro elettronico. Ivan ritirò il suo Pokémon sconfitto. «Sei stato davvero, terribile. Mi chiedo se ti meriti di essere uno dei miei Pokémon.» Sentita quella frase, ad Ash montò il forte desiderio di prendere Ivan a sprangate nei denti, ma, per la seconda volta in pochi giorni, si trattenne.

«Pidove, pensaci tu, almeno darai un minimo di decenza a questa lotta.» Il ragazzo mandò in campo il suo Pokémon. «La lotta può riprendere, la prima mossa va al Capopalestra.» Dichiarò l'arbitro elettronico.

«Panpour, usa Geloraggio!» Dalla bocca della scimmietta di tipo Acqua uscì un raggio di energia gelida, dal colore bianco, tendente all'azzurrino. «Pidove! Vola e difenditi con Aerasoio!» Dalle ali del Pokémon si generarono delle lame d'aria che colpirono l'attacco avversario. L'attacco fu sufficientemente potente da colpire il Pokémon.

«E ora chiudiamo con Aeroassalto!» Il Pokémon Piccione volò verso l'alto per poi lanciarsi contro l'avversario, colpendolo in pieno e facendolo volare in aria. «E ora Aerasoio!» Ordinò. Dalle ali del Pokémon Piccione si generarono delle lame d'aria che colpirono l'avversario e lo spedirono contro le barriere.

«Panpour non è più in grado di lottare. Vince Pidove. Il vincitore della lotta è lo sfidante.» Dichiarò l'arbitro elettronico.

I due Allenatori ricoverarono i rispettivi Pokémon nelle loro Poké Ball; quindi, si incontrarono al centro del campo.

«Come premio per la tua vittoria, eccoti la Medaglia Tris!» Dichiarò il ragazzo dai capelli blu, in tono solenne, mentre donava al ragazzo una medaglia dalla forma a doppio triangolo, con dei rombi su cui vi erano delle gemme, una rossa, una verde e una blu. Il ragazzo la infilò nel suo portamedaglie.

«E ora, se vuoi, puoi fermarti qui a pranzo. Offre la casa.» Il ragazzo fece cenno di no con la testa. «Non mi interessa la vostra offerta. A mai più rivederci!» Il ragazzo si allontanò.

Ash lo seguì con lo sguardo, mentre entrava nel locale ristorante. Lo vide inginocchiato davanti ad un bambino, che poteva avere al massimo otto anni.

Aveva in mano una Poké Ball, e sembrava stesse dicendo qualcosa a quel bambino. Qualcosa di non molto chiaro. Dopo averla consegnata allo stesso se ne andò.

«Avete visto? Ha regalato il suo Pokémon a quel bambino!» Commentò Serena. «Meglio per lui. Forse per il Team Plasma tutti gli Allenatori sono come lui.» Rispose Ash.

Anita non commentò. E nemmeno Maisello, nonostante fosse enormemente dispiaciuto dal modo di comportarsi dello sfidante. Fosse stato per lui, non gli avrebbe mai consegnato la medaglia.

Pochi istanti dopo, il trio di Capopalestra entrò nella zona dedicata al campo di lotta. «Tra poco sarà ora di pranzo, cosa ne pensate di mangiare, prima della lotta?» Propose Spighetto. «Cucina Carlos.» Aggiunse.

«Per me va bene!» Ash era piuttosto entusiasta. "Possibile che questo pensi solo a mangiare?" Pensò Anita. Però… in effetti anche lei iniziava ad avere un po' di fame quindi…

«A proposito di Carlos…» Chiese Spighetto a Anita. «Che Pokémon ha usato contro di te?» La ragazza rispose immediatamente, un po' intimorita. «Umbreon.» Rispose. «Quindi il suo Eevee si è evoluto. Non è molto giusto affrontare qualcuno alle prime armi con un Pokémon completamente evoluto.» Commentò il Capopalestra.

Dopo l'abbondante pranzo, costituito da antipasti di terra, due primi di terra, due secondi di terra, un sorbetto, due primi di mare a altri due secondi di mare, finalmente era giunto il momento della lotta.

I tre, scortati dai CapiPalestra, erano entrati nella zona dedicata alle lotte. «Questa Palestra, contrariamente a tutte le altre, è specializzata in tre tipi. Erba, Fuoco e Acqua, ma questo già lo sai. Il Capopalestra che sfidi dipende dal Pokémon iniziale che hai scelto.» Spiegò. "Ecco perché Carlos mi ha chiesto quale fosse il mio primo Pokémon." Per Anita le cose divennero molto più chiare. Non aveva alcun senso che gli venisse chiesto quale fosse il suo Pokémon iniziale.

«Il Capopalestra che sfiderai dipende dal Pokémon iniziale.» Spiegò Chicco. «Ho scelto Oshawott.» Rispose la ragazza. «Benissimo, allora sarò io il tuo avversario. Sarà un onore lottare con te!» Rispose Spighetto. "Ecco perché Carlos mi ha chiesto qual era il mio primo Pokémon. In condizioni normali aveva senso". Pensò. Sperava anche che il suo sguardo assente non fosse stato notato.

«Molto bene, allora possiamo cominciare. È la tua prima lotta, quindi userò solo due Pokémon. Avessi avuto più medaglie, sarei potuto arrivare anche alla Lotta Totale.» Spiegò. «Finisco di settare l'arbitro e possiamo partire.» Dichiarò il Capopalestra, mentre armeggiava con la tastiera.

«La lotta tra la sfidante Anita e il Capopalestra di Levantopoli sta per avere inizio. Sarà una lotta due contro due. La lotta terminerà quando i Pokémon di uno dei due Allenatori non saranno più in grado di lottare Solo alla Sfidante sarà concesso di sostituire i suoi Pokémon.» Dichiarò l'arbitro elettronico. «La lotta può cominciare!» In seguito a quella dichiarazione, i due poterono mandare in campo i loro Pokémon. «Lillipup! Tocca a Te!» Spighetto mandò in campo un Lillipup, un Pokémon del tutto identico a quello mandato in campo dal fratello. «Oshawott, mostriamo quel che sappiamo fare!» La ragazza mandò in campo il suo primo Pokémon.

«Cominciamo con Acquagetto!» Il Pokémon Lontra si rivestì d'acqua, e si lanciò rasoterra, in direzione dell'avversario. «Cerca di schivare!» Ordinò Spighetto. «Cerca di muoverti il più possibile!» ordinò Anita.

Il Pokémon di tipo acqua obbedì, muovendosi a destra e a sinistra, rendendo molto difficile capire dove sarebbe giunto. Il povero Lillipup non riuscì a capire da dove proveniva l'avversario, e venne colpito in pieno, e scagliato in aria. Nonostante questo, Spighetto non si fece prendere dal panico. «Cerca di atterrare e attacca con Riduttore!» Ordinò il Capopalestra. Nel frattempo, Oshawott era atterrato e stava recuperando fiato.

Appena Anita vide il Pokémon Cagnolino correre a grande velocità contro il suo Pokémon Lontra. «Cerca di difenderti con la Molloscosciabola!» il Pokémon eseguì, tendendo con le mani la sua conchiglia e utilizzandola come uno scudo. Il piano della ragazza funzionò. Oshawott arretrò di alcuni metri, ma non subì grandi conseguenze.

«Ora usa Pistolacqua!» Dalla bocca dell'Otaria uscì un potente getto d'acqua che colpì in pieno l'avversario, lanciandolo in aria. Anche in questo caso il Capopalestra non perse minimamente la calma. «Usa Cuordileone!» Il corpo del Pokémon Cagnolino si illuminò di marrone chiaro, e anche i suoi occhi fecero altrettanto.

«Oshawott! Colpisci con Acquagetto!» Il corpo del Pokémon Lontra si rivestì d'acqua, diventando come una sorta di proiettile impazzito. «Forza, Lillipup, usa Riduttore!» Ordinò il Capopalestra. Il Pokémon Cagnolino sferrò un potente attacco, reso ancora più potente dalla forza di gravità. I due Pokémon si scontrarono a metà campo, generando una potente esplosione. Quando la polvere si depositò, il risultato della lotta era chiaro a tutti.

«Lillipup non è più in grado di lottare. Vince Oshawott.» Dichiarò l'arbitro elettronico. «Ritorna, Lillipup. Hai fatto un grandissimo lavoro.» Spighetto richiamò il suo Pokémon. «Se vuoi puoi sostituire anche il tuo.» Le ricordò il Capopalestra. «Amico vuoi continuare o preferisci riposare un pochino?» Chiese al Pokémon. «Sha! Sha!» Rispose. «Bene, allora possiamo continuare!» Dichiarò il Capopalestra. «Pansage! Tocca a te!» Il Capopalestra mandò in campo la scimmietta elementale di tipo Erba. «La prima mossa tocca alla sfidante!» Dichiarò l'arbitro elettronico.

«Oshawott! Usa Acquagetto!» Ordinò l'Allenatrice. Il Pokémon Lontra si rivestì d'acqua e si lanciò contro l'avversario. «Difenditi con Frustata!» Dalla testa del Pokémon spuntarono delle spesse liane. Le incrociò davanti a sé per proteggersi. "Hei! Ma è la stessa tecnica che ha usato la Snivy di Ash!" Pensò. "Ma come posso contrastare una tecnica del genere?"

«E ora lancialo!» Le liane, compresse dall'attacco, vennero rapidamente rilasciate e, come molle, lanciarono l'avversario al lato opposto della Palestra. «Oshawott non è più in grado di lottare. Vince Pansage!» Dichiarò l'arbitro elettronico.

Anita ricoverò il suo Pokémon nella Poké Ball. «Sei stato bravissimo. Vedrai che Lillipup farà sì che il tuo lavoro si sia stato vano.»

Dagli spalti Ash e Serena avevano assistito alla scena. «Sembra che questa volta abbia preso meglio la sconfitta.» Commentò Ash. «Ho visto. Mi sembra molto positivo. Ma Pansage sembra forte. Vediamo come se la caverà.» Gli rispose la ragazza. «Io ho fiducia in lei.» Mentre i due discutevano, la ragazza aveva mandato in campo la sua Lillipup.

«La prima mossa tocca al Capopalestra!» Dichiarò l'arbitro elettronico.

«Bene, Pansage! Usa Graffio!» Il Pokémon Scimperba si mise a correre contro l'avversario. Aveva una mano dalla forma acuminiata, con degli artigli che riflettevano la luce. "E adesso che cosa faccio?" Pensò Anita. La ragazza appariva piuttosto nervosa, contrariamente a quando stava lottando con Oshawott.

«Prova a difenderti con Morso!» Ordinò Anita. La cagnolina spiccò un balzo e, con le mascelle aperte, azzannò la mano dell'avversario.

Dallo sguardo dell'Allenatrice, era evidente come quella scelta

non fosse una scelta ponderata, ma piuttosto una scelta

dettata dalla disperazione. Questa cosa venne notata dal Capopalestra.

«Pansage! Lancialo e colpisci con Semitraglia!» Il Pokémon Scimperba, con un rapido movimento del braccio, lanciò l'avversario in aria. Dalla sua bocca cominciarono ad uscire dei semi dal colore giallo-verde che colpirono l'avversario in pieno.

Ormai Anita era totalmente nel panico. Non sapeva cosa fare. «Prova ad usare Azione!» Ordinò. La Pokémon ormai era atterrata. Era riuscita a farlo in maniera quantomeno decente, senza particolari conseguenze.

Si mise a correre in direzione dell'avversario. «Forza, Pansage, lancialo con Frustata!» Mentre la piccola Pokémon si lanciava contro l'avversario, dalla testa dello stesso comparvero due liane, che in breve la raggiunsero.

Fu questione di pochi istanti, prima che la Lillipup venisse avvolta e lanciata contro la barriera. «Lillipup!» L'Allenatrice era piuttosto preoccupata.

«Lillipup non è più in grado di lottare! Vince il Capopalestra!» Dichiarò l'arbitro elettronico. Anita si affrettò a ricoverarla nella Poké Ball. «Abbiamo fallito. Mi merito la vostra fiducia?» Si chiese.

La ragazza e il Capopalestra si incontrarono al centro del campo di lotta. «Vedrai che la prossima volta andrà meglio.» La

rassicurò il Capopalestra.

In breve tempo la ragazza venne raggiunta anche da Ash e da Serena. Si erano avvicinati a lei e le avevano posato una

mano sulla spalla. «Non vi ho deluso?» Chiese la ragazza, in tono triste. «Niente affatto!» Risposero i due, al contempo. Serena si mise rapidamente una mano davanti alla bocca.

Aveva di nuovo detto la stessa cosa che aveva detto Ash. Contemporaneamente. «E poi tu non sei una persona che si arrende così, vero?» Chiese Ash alla ragazza. «Non so.» Rispose.

«Non dire così. Vedrai che con un po' di allenamento riuscirete a sconfiggerlo.» La incoggiò Ash. Il Capopalestra, che aveva sentito tutto, sorrise. «Allora sarà mio dovere, in quanto Capopalestra, fare altrettanto!» Rispose.

«So già chi può darvi una mano.» Il tono di Ash era piuttosto entusiasta. Era tutto chiaro, quantomeno nella sua mente.

"Mi chiedo proprio cosa abbia in mente ma soprattutto cosa lo spinga a puntare su di me, nonostante le continue delusioni che gli sto dando… cosa vede in me?" Si chiese Anita, tra sé e sé.

I tre erano usciti dalla Palestra e si stavano dirigendo al Centro Pokémon, per assicurarsi che la squadra di Anita fosse in salute, dopo la lotta.

Mentre la ragazza stava affidando la sua squadra all'Infermiera Joy, Ash si era diretto alla postazione per le videochiamate. Anita lo stava guardando distrattamente "starà forse attuando il suo piano?" Pensò.

Pochi istanti dopo, Ash aveva avviato la chiamata. Aveva in

seguito fatto cenno alle due ragazze di avvicinarsi. Serena si era avvicinata subito, mentre Anita aveva tentennato un po'.

Si era avvicinata a Serena e quasi nascosta dietro di Serena. Sembrava che avesse paura di conoscere la persona che sarebbe apparsa sullo schermo.

Dopo alcuni istanti sullo schermo apparve un uomo di circa quarant'anni. Aveva la carnagione scura, i capelli neri e raccolti e occhi dello stesso colore. Indossava un camice da laboratorio e dei pantaloni corti.

«Buongiorno Professor Kukui!» Lo salutò Ash. «Ciao a te, ragazzo! E la ragazza accanto a te è Serena, giusto?» la ragazza rimase senza parole. Cosa le aveva raccontato di lei, Ash? «Sai, Ash mi ha parlato molto di te. In bene, si intende. Mi ha raccontato dei vostri viaggi a Kalos, sai? Avete fatto delle cose davvero incredibili!» Aggiunse. «Beh… ecco… abbiamo fatto quello che potevamo. Non potevamo lasciare tutte quelle persone in difficoltà e…» Rispose la ragazza. «Non dire così. Avete veramente salvato l'intera Kalos!» Il Professore rincarò la dose. «E non solo. Mi ha anche raccontato dei tuoi Varietà e di come tu abbia deciso di partecipare alle gare Pokémon. Credimi, non se ne perdeva una!» Aggiunse. Serena si limitò a sorridere. Era felicissima del fatto che Ash pensasse a lei anche quando aveva viaggiato ad Alola. «Sai, mi piacerebbe organizzare, con Magnolia e gli ex compagni di classe di Ash, per andare a vedere una delle tue esibizioni. Documenti permettendo.» Serena non sapeva cosa dire. Da una parte le faceva piacere, ma dall'altra… quelle ragazze sarebbero potute essere delle potenziali rivali. Rapidamente si rese conto del fatto che non poteva non accettare. «Mi farebbe davvero molto piacere!» Rispose, con un sorriso.

Anita iniziò a sentirsi ignorata. Non voleva farlo apparire. Aveva troppa paura per farlo. Temeva una loro reazione negativa.

Decise di scostarsi leggermente da dove si trovava. Forse l'aveva fatto apposta, ma era quasi completamente nascosta da Serena. «E tu chi saresti?» Il Professore si rivolse alla ragazza, appena sbucata da dietro Serena. «M-molto p-piacere. M-mi c-chiamo A-Anita» Si presentò la ragazza. «Quindi Ash ha scelto te come Allenatrice da aiutare nel raggiungere il suo obiettivo?» Chiese, retoricamente. «S-sì» Rispose. «E conoscendo la sua passione per le lotte che arde come un Fuocobomba, vorrà condurti al titolo di Campionessa di Unima, giusto?» La ragazza fece cenno di sì con la testa. «N-non sono s-sicura di essere la persona adatta. Ho p-perso praticamente tutte le lotte a cui ho partecipato. M-mi chiedo c-cosa veda in m-me di t-tanto speciale.» Anita stava di nuovo avendo una delle sue crisi. «Sono sicuro che se hanno accettato di viaggiare con te, Ash ha sicuramente visto qualcosa che a molti altri sfugge. Un'Inroforza che non tutti sanno riconoscere.»

Anita accennò un sorriso. «Vorrei farti una domanda, se posso.»

Il Professore, in quel momento si stava riferendo a Serena.

«Mi dica tutto.» Rispose. «Immagino che tu sia venuta ad Unima per partecipare ai Varietà, giusto?» La ragazza fece cenno di sì con la testa. «Sappi che io, Magnolia,i ragazzi e le ragazze facciamo il tifo per te!» La incoraggiò. «Grazie.» Rispose.

«Scusate… ma ho un piccolo impegno. Per quale motivo mi avevi chiamato, Ash?» Il Professore si grattò la testa, imbarazzato. «Ecco, avevo chiamato semplicemente per poter fare una rotazione della squadra. Vorrei passare uno dei miei Pokémon per avere Incineroar.» Spiegò il ragazzo. «Nessun problema.» Rispose il Professore. Ash, nel frattempo aveva preso una delle sue Poké Ball e l'aveva inserita nel dispositivo per i trasferimenti. Alcuni istanti dopo, il Professore fece lo stesso.

Pochi secondi lo scambio avvenne, come concordato. Le due Poké Ball scomparvero e vennero scambiate. Fatto questo, i tre si congedarono con il Professore.

«Possiamo usare il Campolotta?» Chiese Ash. «Ci mancherebbe altro. Andate pure.» Rispose l'Infermiera.

I tre uscirono dal Centro Pokémon e si diressero verso il Campolotta. Appena giunsero sul campo, Ash accennò un sorriso. «Credo che sia giunto il momento di allenare un po' anche Lillipup.» Introdusse. «E credo che nessun maestro possa essere meglio di lui! Vieni fuori Incineroar!» Ash mandò in campo il suo Poké ad un grosso felino bipede. I cui colori predominanti erano il rosso, il nero e il grigio. Il torso era grigio e aveva simbolo nero. Quest'ultimo era costituito da una riga verticale e da due righe orizzontali, davanti e dietro. Dalle spalle uscivano dei ciuffi di pelo nerocostituite da fasce Le braccia erano costituite da strisce nere e rosse, mentre le mani erano rosse e dotate di un cuscinetto arancione e di cinque dita artigliate. Le gambe erano rosse fatta eccezione per due fasce nere simili a quelle delle braccia. I piedi erano rossi e avevano tre dita. La coda era rossa e lunga con una fascia nera e un ciuffo di pelo nero che la circondava. In vita era presente una cintura di fiamme rosse e gialle. La parte inferiore del muso era rossa e aveva un pelo molto folto, mentre quella superiore era nera. I denti erano molto aguzzi. Il naso era rosso e triangolare, gli occhi avevano la sclera gialla e le iridi azzurre. In cima al capo il pelo ridiventava nero. Le due orecchie, anch'esse nere, avevano un motivo in pelo rosso che richiamava quello sul torso.

Anita lo analizzò con il suo Smart Rotom «Incineroar, Pokémon Colpibassi. Tipo Fuoco e Buio e stadio evolutivo finale di Litten. Esemplare maschio. È in grado di sparare fiamme dal ventre. Una fascia di fiamme avvolge la sua vita come fosse una cintura di fuoco. Mosse conosciute Rogodenti, Braccioteso, Fuocobomba e Vendetta.» Terminato il controllo, la ragazza rimise lo Smartphone in borsa. "Non so in che modo un Pokémon così possa aiutare lillipup, ma credo che Ash sappia quello che faccia" Pensò Anita. «Va bene… Lillipup! Vieni fuori!» La ragazza prese la Poké Ball dalla sua borsa e fece uscire la sua Pokémon. quest'ultima, appena vide l'Incineroar di Ash, si spaventò, nascondendosi dietro le gambe della sua Allenatrice. «Stai tranquilla! Vuole solo aiutarti!» La ragazza cercò di rassicurare la sua Pokémon, sebbene anche lei stessa si chiedeva come un Pokémon del genere potesse essere d'aiuto.

Serena, in un certo qual modo aveva capito cosa Ash volesse fare, ma preferiva che fosse il ragazzo a spiegare tutto.

«Vedi?» Esordì Ash. «Un Pokémon può diventare più forte lottando, ma può diventarlo anche in altri modi.» Mentre il ragazzo spiegava, la piccola si era lentamente avvicinata al Pokémon di Ash.

Aveva iniziato ad odorarlo. Sembrava piuttosto calmo e che cercasse di farla stare a suo agio. «Un Pokémon può diventare più forte anche imparando delle nuove mosse.» Spiegò. Esattamente quello che Serena si aspettava.

Nel mentre, Incineroar aveva recuperato diversi rami, di più dimensioni.

Fatto questo, il Pokémon si inchinò verso la piccola Lillipup e le offrì una mano, invitandola a salire. Dopo un iniziale

tentennamento, la Pokémon salì sulla mano di quello che le appariva come un gigante.

«Ora credo che sia giusto che sappiate perché ho deciso di fare in modo che sia Incineroar a insegnare Rogodenti a Lillipup e non un altro dei miei altri Pokémon.» Ash introdusse il discorso.

Pikachu era perfettamente a conoscenza della storia e sapeva bene quanto fosse difficile per il ragazzo raccontarla. Per questo motivo apprezzava il fatto che avesse deciso di raccontarla di sua sponte.

Prima che Ash potesse inizare a raccontare l'attenzione dei tre venne attirata da un ragazzo che stava affannano. Era un ragazzo che poteva avere all'incirca l'età di Anita, o poco più.

Aveva i capelli castani e gli occhi dello stesso colore. Indossava una maglietta verde a maniche lunghe, coperta da una giacca azzurra, gialla e blu scuro, una canadese e delle scarpe sportive.

Sembrava stesse per svenire da un momento all'altro. Ash e Serena si precipitarono ad aiutarlo, prima che fosse troppo tardi. Lo portarono fino al Centro Pokémon, tenendolo per le braccia.

Entrati dentro lo fecero immediatamente sdraiare su uno dei lunghi pouf. L'Infermiera, che aveva assistito a tutto, si precipitò dai tre.

Nel frattempo, Anita, che, vedendo i due precipitarsi a salvare quello sconosciuto, si era fatta più di qualche domanda, stava osservando l'allenamento dei due Pokémon.

Incineroar aveva preso uno dei rami che aveva procurato. La

sua bocca si rivestì di fiamme.

A quel punto infilò il ramo in bocca e lo morse violentemente. Il ramo esplose in diverse decine di pezzi, parzialmente o totalmente carbonizzati.

"Quella è la mossa Rogodenti!" Pensò la ragazza. "È una mossa di tipo Fuoco, potrebbe essere molto utile contro un Pokémon di tipo Erba come Pansage." Un secondo pensiero si aggiunse rapidamente al precendente.

«Mi sembra davvero incredibile.» Commentò a bassa voce. «Ash non gli aveva chiesto "Insegnale Rogodenti" o qualcosa di simile. Eppure lui…» Continuò.

Nel mentre, dentro al Centro Pokémon, il ragazzo stava iniziando a riprendersi. Da disteso era passato a seduto. «Grazie di avermi salvato. Senza di voi avrei rischiato di farmi male.» Ash e Serena si limitarono a sorridere. «E di che?» Rispose il ragazzo.

«Oh… che sbadato. Non mi sono ancora presentato!» Il ragazzo si diede una manata sulla testa. «Piacere di conoscervi… Ash e Serena, giusto?» I due fecero cenno di sì con la testa. «E tu sei Pikachu, no?» Il ragazzo indicò il Pokémon sulla spalla del ragazzo. «Pika-Pikachu» Si presentò il Pokémon. «Io mi chiamo Gilles.» Il ragazzo si presentò, finalmente. «E ora scusate, ma devo pensare a quell'idiota di mio fratello.» Il ragazzo si alzò e fece per andarsene.

Ash lo trattenne per un braccio. «Non vorrai di nuovo ridurti così male una seconda volta. Stando all'Infermiera, rischiavi seriamente di lasciarci le penne.» Lo riprese Ash. «Lascia che ti diamo una mano.» Aggiunse.

Il ragazzo cercò muovere il braccio in modo brusco, per far sì che Ash mollasse la presa. «Non è una cosa che vi riguarda!»

Sbottò il ragazzo. Ash si mise davanti al ragazzo, in modo da impedirgli di uscire.

Alcuni istanti dopo Anita entrò nel Centro Pokémon. Aveva avuto tutto il tempo per capire cosa fosse successo, e per assistere a parte dell'allenamento della sua Lillipup.

Per poco la ragazza non si scontrò con Ash. Aveva paura di chiedergli cosa ci facesse davanti alla porta, ma vedendo quel ragazzo che tentava di uscire, si fece una piccola idea. Voleva impedirgli di uscire dal Centro Pokémon, ma non ne aveva capito il motivo. «E va bene. Vi racconto tutto.» Il ragazzo comprese che non aveva altra scelta.

In un appartamento di uno dei tanti condomini della città di Levantopoli viveva una normalissima famiglia, costituita da madre, padre e due fratelli gemelli, Gilles e Didier.

I due fratelli avevano un bellissimo rapporto. Quando erano piccoli, spesso e volentieri condividevano i loro sogni, i loro desideri, cosa avrebbero fatto quando sarebbero diventati Allenatori.

Quali Pokémon avrebbero catturato, come avrebbero sfidato le Palestre e tutto quanto. Spesso facevano finta di essere Sfidante e Capopalestra, mentre imparavano a lottare coi Pokémon dei loro genitori, naturalmente sotto il loro sguardo.

Tra tutti i Pokémon dei loro genitori, i loro preferiti erano uno Scraggy e un Pancham.

Il primo era il preferito da Didier, il secondo il preferito da Gilles.

Il rapporto tra i due ragazzi sembrava perfetto, nulla sembrava potesse incrinarlo, a scuola si sedevano sempre nei banchi uno accanto all'altro, condividevano gli amici e le amiche, si incoraggiavano vicendevolmente quando uno dei due voleva provare con una ragazza e cose del genere.

Non c'era mai stata gelosia tra i due. Per nessun motivo. Qualche litigata c'era ovviamente stata, ma era abbastanza normale. Dopo si erano sempre riappacificati.

Eppure si sa. Le cose belle non durano per sempre.

Tutto era cominciato qualche giorno dopo la consegna del primo Pokémon ai due Allenatori. Quel giorno, i due, stati accompagnati dai loro genitori fino al laboratorio della Professoressa Araila.

I due avevano appena compiuto sedici anni, ed era, quindi, giunto il momento per i due di scegliere il loro primo Pokémon. Era una giornata di tardo inverno, e non faceva particolarmente freddo.

La neve si stava iniziando a sciogliere e stava formando, con la sporcizia e la terra, una sorta di fango, denso e disgustoso.

Era la fase più brutta dell'anno. Non tanto per l'arrivo della primavera, quanto piuttosto per i disagi dovuti alla neve che si scioglieva.

Posti davanti alla scelta del primo Pokémon, la situazione fu piuttosto caotica. «Scegli tu per primo!» Gilles invitò il fratello. «No! È giusto che sia tu il primo a scegliere!» Controbattè il secondo. «Insisto!» Rincarò la dose il primo, mentre spingeva il fratello in direzione dei tre Pokémon iniziali. «Non fare così! Non devi alzare le mani per una cosa del genere!» Ringhiò Didier.

«Ma me la smettete? Avete sedici anni ormai! Non dovreste discutere per queste cose! In altre regioni i bambini diventano Allenatori a dieci anni, ma sono molto più maturi di voi!» Gli riprese la madre.

I due fratelli si guardarono negli occhi. Era evidente che la loro madre avesse ragione. Non potevano sempre litigare per questo. «La scelta del primo Pokémon è una cosa seria. Sarà il vostro fidato compagno per tutta la vostra carriera come Allenatori. Non è una gara a chi arriva per primo.» Li

riprese la Professoressa.

I due compresero l'antifona e si inginocchiarono di fronte ai tre Pokémon. Snivy, Tepig e Oshawott. I due guardarono negli occhi ognuno dei tre Pokémon. Fortunatamente i due ragazzi avevano adocchiato dei Pokémon diversi.

«Penso di aver scelto!» Gilles sembrava entusiasta. «Anch'io!» Rispose il fratello. I due si guardarono negli occhi e sorrisero. «Il mio primo Pokémon sarà Snivy!» La scelta di Gilles fu quindi il Pokémon Serperba «Io invece prendo Tepig!» Rispose il fratello.

Certo, era consapevole che, sulla carta, avrebbe avuto un vantaggio sul Pokémon del fratello, ma, non potendo sapere, che il fratello aveva scelto Snivy, non poteva dire di averlo fatto apposta.

«Ora che avete ottenuto il vostro primo Pokémon…» Il tono della madre dei due era piuttosto strano. «È il momento del secondo.» Concluse il padre. I genitori dei due presero una Poké Ball a testa e la consegnarono ai figli.

Il padre consegnò la sua Poké Ball a Gilles e la madre a Didier. «Immagino che sappiate che Pokémon c'è dentro quelle Poké Ball, vero?» Chiese la madre. I due ragazzi fecero cenno di sì con la testa.

Due giorni dopo, Gilles e la madre erano di nuovo al laboratorio della Professoressa Aralia. La donna li aveva accolti immediatamente, senza fare domande. Capitava spesso che Allenatori e Allenatrici alle prime armi tornassero da lei a chiederle consigli.

«Buongiorno.» Li salutò. «Buongiorno a lei.» La salutarono. «Come mai già di ritorno? Sono passati solo due giorni da quando ti ho consegnato il tuo primo Pokémon. Successo qualcosa?» Chiese.

Il ragazzo si limitò a toglersi la giacca, con molta attenzione. Ripose altrettanta attenzione nel togliersi il maglione. Sulle braccia aveva diverse ferite, tutte causate dalla stessa fonte. Delle fruste.

«E così Snivy ti ha aggredito?» Chiese la Professoressa, retoricamente.

"Possibile che sia lei? Dopotutto la Professoressa aveva raccontato di come Snivy avesse rifiutato diversi Allenatori. Eppure Gilles mi sembra un bravo ragazzo." Pensò Ash.

In ogni caso, il nativo di Biancavilla decise di non interrompere il racconto. Se voleva aiutarlo doveva sapere cos'era successo. Magari, in seguito gli avrebbe fatto qualche domanda.

«Esattamente. Ho provato a mandarla in campo, ma piuttosto che attaccare l'avversario, attaccava a me, senza motivo. Eppure qui al laboratorio sembrava così gentile.»

Rispose il ragazzo.

«Quindi vorresti riportarla qui al laboratorio e scegliere un altro Pokémon?» Chiese la donna. «Al momento mi è rimasto solo Oshawott.» Aggiuse. Il ragazzo fece cenno di sì con la testa. «Forse è la scelta migliore per tutti e due.» Rispose il ragazzo.

La Professoressa non insistette ulteriormente, permettendo al ragazzo di restituire Snivy e di portare con sé Oshawott.

Arrivati a casa, quantomeno all'inizio Didier non prese particolarmente bene la cosa. «Lo hai fatto solo per avere un Pokémon avvantaggiato nei confronti del mio!» Lo accusò. «Prima o poi te e Snivy sarete andati d'accordo. Sarebbe stata solo questione di tempo.» Rincarò la dose. "Tempo qualche giorno e le cose si sistemeranno." O almeno così pensavano Gilles e i genitori. La verità, però era ben diversa.

I giorni seguenti, i due fratelli tendevano ad ignorarsi. O meglio, Didier cercava in ogni modo di respingere il fratello, a volte in modo anche piuttosto violento.

Riniziata la scuola dopo la pausa forzata per la consegna del primo Pokémon, la cosa divenne nota a tutti. Solitamente i due ragazzi facevano a gara per chi sarebbe arrivato per primo, ma non quella volta. Sembrava anzi che i due volessero mescolarsi quanto più possibile con il gruppo, con Didier un po' più avanti rispetto al fratello.

Sembrava che quest'ultimo stesse parlando con Andrea, uno dei loro compagni di classe. Era un loro compagno di classe noto principalmente per non essere esattamente un bravo ragazzo.

Era stato sospeso numerose volte ed era stato bocciato due volte. Era quel tipo di ripetente con cui pochi volevano avere a che fare. Rispondeva male agli insegnanti e spesso era immotivatamente aggressivo con tutti, per questo a Gilles sembrava piuttosto strano che il fratello parlasse con lui. Non lo aveva mai fatto prima di allora.

Quando Gilles giunse in classe, si accorse di come il banco che aveva sempre occupato, quello accanto al fratello, fosse stato occupato, proprio da quell'Andrea.

Capendo la situazione, il ragazzo non poté far altro che arrendersi e sedersi al posto di Andrea, nelle ultime file. Non riusciva a credere che una piccolezza del genere avesse causato tutto ciò.

Gilles decise di ignorare la cosa. Non voleva fare una scenata del genere davanti a tutta la classe. Se poi avessero scoperto che il motivo per cui si trovavano in quella situazione era la scelta del primo Pokémon, sarebbero stati ridicolizzati a vita.

Da quella distanza, Gilles non poteva sapere di che cosa stessero parlando. Potevano star facendo della normale conversazione di circostanza, oppure potevano star sparlando di lui.

Didier cercò e riuscì ad evitare di parlare con il fratello tanto a ricreazione quanto a pranzo, cercando di sedersi il più lontano possibile dal fratello. Voleva provare a parlarci, ma era consapevole che non avrebbe risolto nulla.

La stranezza continuò anche durante il rientro. Solitamente i due ragazzi rientravano a casa sempre insieme, ma non questa volta. Gilles prese la solita strada per raggiungere casa, la via che aveva sempre preso insieme al fratello sin da quando erano piccoli. Il fratello aveva deciso di prendere un'altra strada. Più lunga.

"Avrà deciso di accompagnare quell'Andrea?" Si chiese Gilles. Non che gliene importasse più di tanto, per quanto volesse bene al fratello, era ormai abbastanza grande da cavarsela da solo. Non voleva preoccuparsene.

Nemmeno i genitori sembravano particolarmente preoccupati dalla cosa. Erano consapevoli di quello che era successo tra i due, ma preferivano non intervenire. Volevano che sistemassero la cosa da soli.

I giorni seguenti la situazione rimase pressoché invariata, coi due fratelli che continuavano sempre ad ignorarsi e a starsene ognuno per gli affari propri.

Ogni giorno che passava sembrava che i due si allontanassero sempre di più, mentre, contemporaneamente, Didier si avvicinava sempre di più ad Andrea e si allontanava sempre più dal fratello.

Rientrava a casa ogni giorno più tardi e alcuni giorni non rientrava nemmeno. Una cosa che accomunava tutti i suoi rientri a casa, erano le pessime condizioni dei suoi vestiti. Abrasi, strappati, sporchi. Veniva da chiedersi cosa facesse per rovinarsi i vestiti così.

Altra anomalia era che si alzava spesso e volentieri svogliato e aveva un'aria stanca, come se non dormisse.

Altra cosa strana era che non vi era giorno in cui Didier non chiedesse ai genitori e ai nonni dei soldi in prestito, prima delle piccole cifre e poi cifre sempre più grandi. La promessa di restituirli era sufficiente per farseli prestare.

Un giorno, Gilles decise di seguire il fratello. Quel giorno era rientrato a casa ad un orario decente. Aveva passato il pomeriggio a giocare ai videogiochi e a trangugiare schifezze, ignorando i suoi Pokémon, facendo in modo che fossero i suoi genitori ad occuparsene. Cosa che infastidiva non poco il fratello. Essere Allenatore voleva anche dire essere responsabile dei propri Pokémon.

Nonostante la situazione precaria tra i due, i fratelli erano

costretti a condividere la camera da letto. Certo, durante la notte facevano in modo di darsi le spalle a vicenda, perfino quando dormivano.

I due fratelli si coricarono a pochi istanti l'uno dall'altro. Didier sembrava volesse aspettare che il fratello si addormentasse, prima di fuggire. Aspettò all'incirca mezz'ora. Era una cosa che aveva imparato a fare, era il tempo che il fratello impiegava ad addormentarsi. Scattata la mezz'ora, Didier si alzò dal letto e uscì dalla stanza. Cercò di fare il più silenziosamente possibile. Di sicuro non voleva farsi scoprire. Percorse l'andito dall'appartamento, e prese la sua giacca dall'appendiabiti. La porta era aperta, per cui dovette semplicemente stare attento a non fare rumore aprendola.

Uscì e cominciò a scendere le scale. Il loro appartamento era al quarto piano su venti, per cui poteva impiegare l'ascensore, ma non voleva fare rumore.

Scese le scale cercando di essere veloce, ma silenzioso. Non sospettava minimamente di essere seguito.

Pochi istanti dopo, anche Gilles si alzò e cominciò a seguire il fratello. Dal momento che il loro condominio era in un vicolo, il ragazzo non aveva molta scelta, circa la direzione dove andare.

Gilles seguì il fratello lungo il vicolo, in seguito lo seguì anche nella via principale, sempre facendo attenzione a non farsi scoprire. Cercava di nascondersi dietro muri, pali e cose del genere.

In quegli istanti gli sembrava di essere una sorta di agente segreto o qualcosa del genere, come nei film che adorava guardare, proprio con suo fratello, ma che, da un po' di tempo, aveva smesso di guardare.

In quel caso, però, era una situazione seria. Serissima.

Scacciato quel pensiero, il ragazzo continuò a seguire il fratello.

Attraversò diverse vie, viali e piazze della grande città di Levantopoli. Gilles dovette fare tantissima attenzione per evitare di essere scoperto, doveva sempre cercare di mantenere una certa distanza.

Era curioso, ma anche preoccupato, nonostante non lo desse a vedere. Didier era suo fratello, dopotutto. Voleva proprio capire cosa stesse succedendo al fratello e cosa avesse a che fare con quell'Andrea.

La traversata della città durò un tempo apparentemente infinito, Gilles non aveva idea di quanto avesse camminato. Nella fretta non aveva portato con sé lo Smart Rotom. Temeva di essersi perso.

In ogni caso, Gilles notò ben presto il fatto che si trovava in una zona della città che non conosceva bene. Un insieme di quartieri della città che aveva solo sentito nominare, conosciuti come la Grande Stamberga.

Era la zona della città più malfamata, ricca di edifici in rovina e vicoli bui. Gilles aveva i brividi. Non si sarebbe sognato di visitare quelle zone di giorno, figuriamoci di notte. Temeva che da uno di quegli edifici in rovina sarebbe potuto spuntare qualche malintenzionato, o nella peggiore delle ipotesi un assassino. Gilles si chiese cosa potesse spingere il fratello in quel luogo pericoloso.

Didier si fermò davanti a un edificio apparentemente abbandonato. La facciata, un tempo di un bel rosa, era rovinata. Mancava dell'intonaco ed era ricoperta di muffa. Le finestre erano pendenti Alcune avevano i vetri rotti, altri erano totalmente assenti. Didier si guardò attorno nervosamente. Aveva la sensazione che qualcuno lo stesse seguendo. Prima di entrare furtivamente nell'edificio. Gilles si nascose dietro un muro, ancora senza la minima idea di cosa stesse succedendo.

Dopo essersi guardato intorno, Didier entrò all'interno dell'edificio. Forse i suoi sospetti erano infondati. Dentro l'edificio c'erano diverse persone non esattamente raccomandabili. Se i suoi avessero scoperto che frequentava quelle persone… Gilles si avvicinò ad una delle finestre diroccate. Non riusciva a sentire esattamente cosa stavano dicendo, ma era chiaro che si stava svolgendo uno scambio. Didier consegnò del denaro ad una di quelle persone. Appena quella persona ricevette i soldi, accennò un sorriso.

Fatto questo, Didier se ne andò da quell'edificio. Gilles dovette muoversi in fretta, per evitare di farsi scoprire dal fratello.

Cercò di frenare l'istinto di entrare. Sapeva che avrebbe rischiato grosso.

Seguì il fratello fino a casa e aspettò che quest'ultimo si coricasse, prima di fare altrettanto. «Dovrebbero bastare per ripagare il mio errore.» Disse il ragazzo. Credeva di non essere sentito.

"Ripagare quale errore?" Si chiese il ragazzo. Certo. Sapeva che il fratello era entrato in un brutto giro, ma si chiedeva a cosa servissero tutti quei soldi.

Con quel pensiero che gli martellava la testa, Gilles si addormentò.

Il suo piano era quello di pedinare il fratello anche il giorno dopo, al rientro da scuola. Prima di addormentarsi aveva elaborato una teoria e voleva verificarla.

Se avevano messo dei soldi da parte, voleva dire che, in un modo o nell'altro, li avrebbero spesi. Qualche ora dopo, era il momento di alzarsi e di prepararsi per andare a scuola. Le tazze della colazione e la caffettiera erano state preparate

dal giorno prima, per avere la vita più facile alla mattina.

Contrariamente agli altri giorni, quella volta, Didier non si presentò a colazione. Si era già alzato ed era andato chissà dove. Durante la colazione, Gilles e i genitori avevano parlato poco. Molto poco.

«Potrei rientrare da scuola un po' più tardi.» Esordì Gilles. I suoi genitori non li dissero nulla. Speravano solamente che non facesse la fine del fratello.

Non potevano sapere che il suo scopo era diverso, e molto più semplice. Voleva solo sapere cosa suo fratello stesse facendo e perché avesse chiesto tutti quei soldi.

Dopo essersi preparato, Gilles si diresse verso la scuola. Immediatamente, il ragazzo si accorse di come anche il fratello fosse presente.

Era assieme al solito gruppo di persone che frequentava. Erano in disparte, vicini all'uscita, come se fossero venuti lì con il solo ed unico scopo di andarsene, balzando la scuola.

E così fu. Didier e quel gruppo di ragazzi abbandonarono la scuola, con Gilles che li seguì a sua volta. Cercò, come la volta precedente, di mantenere una certa distanza, per evitare di farsi scoprire.

Dopo averli seguiti, ed aver raggiunto nuovamente le zone malfamate della città. Finalmente il ragazzo poté capire come mai il fratello avesse chiesto tutti quei soldi.

«Sei riuscito a farti perdonare.» Disse uno di quei ragazzi, tirandogli una vigorosa pacca sulla spalla, che li fece fare diversi passi in avanti.

Gilles collegò mentalmente le parole dette dal fratello e quelle di quel ragazzo. Da quelle parole, evidentemente, Didier aveva rotto o danneggiato qualcosa e doveva ripagarlo.

Avevano percorso ancora un po' di strada, si incontrarono con delle altre persone.

Contrariamente a quelli che costituivano il gruppo, non aveva la minima idea di chi fossero. Non gli

sembravano per nulla delle persone affidabili. Fosse per lui sarebbe scappato immediatamente, ma il desiderio di scoprire cosa stesse succedendo, lo spingeva a restare.

Uno dei ragazzi del primo gruppo consegnò a una delle persone che avevano appena incontrato, la busta contenente il denaro. Quest'ultimo la infilò nel borsello.

Pochi istanti dopo si allontanò. Nessuno dei presenti sembrava preoccuparsene, come se fosse parte del loro piano.

Dopo una decina di minuti, il ragazzo tornò, trasportando un sacco dall'aria pesante.

"Mi chiedo cosa possa esserci là dentro!" si chiese Gilles.

I dubbi del ragazzo durarono poco. Uno dei ragazzi che era

venuto con il fratello, si buttò a capofitto nel sacco, estraendo un piede di porco da quel sacco.

«Mmmh, sì. Sembra abbastanza solido.» Commentò.

Pochi istanti dopo lo ripose nel sacco, ed esaminò il secondo oggetto. Era una borsetta di materiale robusto e dal colore scuro, chiusa da una grossa cerniera.

Il ragazzo la aprì ed estrasse gli oggetti al suo interno. Gilles non riusciva bene ad identificare quegli oggetti. Sembravano dei coltelli o dei cacciaviti.

«Anche questi grimaldelli mi sembrano di ottima qualità. Tu si che sai come dare valore ainostri soldi.» Nel fare quel complimento, il ragazzo sottolineò particolarmente la parola "nostri". Anche se, per quel che ne sapeva, quei soldi erano soldi dei suoi genitori e dei nonni.

Quindi il fratello voleva restituire i soldi rubando? Poteva accettare tutto, ma non di essere il fratello di un ladro.

Era una cosa troppo disonorevole.

In quelli stessi istanti, Gilles si accorse di un Pidove che svolazzava in giro. "Lui non ha queste preoccupazioni! Vive in questa città e si deve solo preoccupare di trovare da mangiare. Magari un giorno verrà catturato da qualche allenatore e…" Splof.

Il pensiero del ragazzo venne interrotto da un evento alquanto disdicevole.

Quel Pidove gli aveva cagato sulla giacca. «Archeus Stoutland! Mi hai cagato addosso! Se ti prendo…» Gridò. Facendo saltare la sua copertura.

Se fino a quel momento nessuno si era accorto della sua presenza, quell'imprecazione lo aveva fatto scoprire. Poteva sentire i passi pesanti di tutte quelle persone che si dirigevano nella sua direzione.

Compreso il fratello. Era lui ad essere in testa al gruppo e aveva l'aria piuttosto arrabbiata. Poteva provare a scappare, ma era solo contro tante altre persone. Molto probabilmente uno o più di loro lo avrebbe potuto raggiungere.

Per quanto fosse un ragazzo atletico, era probabile che qualcuno lo fosse più di lui. Forse il suo pensare troppo lo aveva intrappolato.

Due dei ragazzi più grossi lo avevano sollevato per le braccia. Non sapeva come si chiamassero. Erano stati, per lui, solo due dei tanti pluribocciati che frequentavano la scuola.

Uno di quei ragazzi infilò una mano nel suo borsello, infastidendo. Tentò di dimenarsi, ma era bloccato. Il ragazzo, dopo aver preso le due Poké Ball dal suo borsello, smise di frugare.

«Bene… bene… bene… Sembrerebbe che il ragazzo abbia dei

Pokémon…» Pochi istanti dopo, questi incrociò lo sguardo con uno dei ragazzi più grandi.

«Credo che prendere uno dei suoi Pokémon possa bastare.» Commentò uno dei ragazzi che lo teneva bloccato. Tutti gli altri si guardarono negli occhi. Sembrava stessero riflettendo su quella proposta.

Il silenzio venne rotto da Didier. «Per me si può fare… dopotutto ha un Pancham. E senza un Pokémon di tipo Buio è destinato a restare un Pancham. Con me… o meglio… con noi, diventerebbe un potentissimo Pangoro e potrebbe aiutarci nel nostro… lavoro» Il ragazzo fece cenno al compagno di passargli le due Poké Ball.

Didier aveva ben chiara quale fosse la Poké Ball del Pokémon Briccone. Era più vecchia e rovinata di quella di Oshawott. Didier consegnò al ragazzo la Poké Ball di Oshawott, facendogli intendere che avrebbe potuto restituirla senza problemi.

Fatto questo, Didier fece scattare il meccanismo di apertura della Poké Ball, permettendo a Pancham di uscire. Fece uscire dalla Poké Ball anche il suo Scraggy. «Adesso tu sei un mio Pokémon. Vedi… Scraggy è un Pokémon di tipo Buio. Dovresti evolverti in Pangoro.» Il ragazzo rimase piuttosto deluso dal fatto che il Pokémon non accennasse in alcun modo ad evolversi, con estrema delusione di tutti i presenti.

Gilles approfittò della distrazione dei presenti per tentare di fuggire. «Pancham! Usa Pietrataglio!» Ordinò il ragazzo.

Il Pokémon tirò un potente pugno sul terreno, facendo spuntare dallo stesso degli enormi massi di colore azzurro che lo circondarono.

Questo fece arretrare Didier e tutte le persone attorno ma non fu sufficiente a far mollare la presa a quei ragazzi. Doveva inventarsi qualcosa di diverso. Sentiva i suoi arti intorpidirsi.

«Pancham! Salta e colpiscili con Metaltestata!» Ordinò. Il Pokémon spiccò un salto. Mentre saltava, la struttura molecolare della sua testa cambiò, diventando più dura dell'acciaio.

Prima Didier, poi a turno tutti gli altri vennero colpiti dal Pokémon in pieno petto e fatti cadere a terra di schiena.

Alcuni di loro batterono la testa.

Questo fece in modo che la maggior parte del gruppo fosse fuori combattimento, ma non i due ragazzi che lo tenevano fermo. Che, anzi, avevano stretto ulteriormente la presa.

«Su, Pancham! Attacca con Tuonopugno!» Ordinò il ragazzo.

«Cham?» Il Pokémon sembrava preoccupato. Sapeva che se

avesse attaccato quei due, avrebbe anche ferito il suo

Allenatore. E lui non era intenzionato a farlo.

«Su! Cosa aspetti a farlo? Non importa se mi ferirai!» Gridò il ragazzo, facendo capire al Pokémon di non avere scelta. Saltò contro uno dei ragazzi che tenevano bloccato il suo allenatore e tirò contro di lui un potente pugno elettrificato.

«AAAAAH!» Gilles e i due ragazzi gridarono. Ma, finalmente il ragazzo era libero.

I due ragazzi erano storditi e avevano mollato la presa. Anche Gilles era un po' bruciacchiato, ma sostanzialmente in buona salute. Richiamò il suo Pokémon nella Poké Ball e scappò. Riuscì a fuggire prima che i suoi aguzzini si riprendessero.

Gilles era dubbioso sul da farsi. Dopotutto, per il momento nessuno aveva fatto nulla. Anche se avesse detto a

qualcuno che si erano procurati quel materiale, che lui sapesse, non stavano compiendo alcun reato.

In ogni caso l'intrusione di Gilles negli affari del fratello, causò due effetti. Il primo fu quello che il suo gruppo di amici cercava di rendergli la vita più complicata, in ogni modo possibile.

Il secondo effetto fu più evidente. Gilles aveva continuato a pedinare il gruppo di cui faceva parte il fratello, ma ogni volta, Didier era assente.

Sembrava che Didier volesse evitare di essere scoperto. Forse pensava che il fratello, dopo non averlo trovato per tanto tempo, avrebbe desistito.

E la previsione di Didier non si rivelò errata. Gilles non aveva più seguito quel gruppo di persone per diversi giorni.

Motivo per cui Didier aveva rincominciato ad assentarsi da scuola e a tornare a casa malconcio. Questo fece scattare un campanello d'allarme nella testa di Gilles, voleva dire che il fratello aveva ripreso le sue attivitò.

Poteva essere il momento ideale per coglierlo con le mani nel sacco e…

«Ed è così che sono arrivato qui da voi.» Spiegò il ragazzo.

Ash, Pikachu e le ragazze lo guardarono come se fosse un alieno. Era davvero un tipo determinato se, nonostante tutto, voleva ancora recuperare i rapporti con il fratello.

«Scusate se vi interrompo, ma… mentre Gilles raccontava la sua storia è passata un'auto della polizia.» Li interruppe Anita.

L'espressione di tutti mutò, diventando molto più preoccupata.

«E Poi cosa facciamo con Lillipup?» Chiese Anita, visibilmente preoccupata per la sua Pokémon.

«Stai tranquilla.» La rassicurò Ash. «Incineroar è molto forte. Saperà proteggerla da ogni pericolo.» Anita si sentì più tranquilla dopo le parole dell'esperto allenatore.

Nonostante questo, la situazione che stavano vivendo non era

delle migliori.

Un'auto della polizia che sfrecciava per le strade della città, voleva dire solo una cosa. Didier era stato beccato durante uno di quei furti e stava per subirne le conseguenze.

Da una parte gli andava bene, era giusto che il fratello subisse le conseguenze delle sue azioni e che riflettesse attentamente sui motivi che lo avevano portato a fare quella scelta.

Dall'altra parte, però credeva ancora che il fratello potesse tornare sui propri passi se qualcuno, più convincente e disinteressato di lui, gli avesse parlato.

I quattro uscirono dal Centro Pokémon e si diressero nella direzione in cui si stava dirigendo Gilles in precedenza.

La speranza del ragazzo era quella che, almeno il fratello, in qualche modo si fosse nascosto o qualcosa del genere. Certo era abbastanza improbabile, quelle cose accadevano solitamente nei film e nei videogiochi.

Nella vita reale, in pochi si sarebbero sognati di nascondersi nei bidoni dell'immondizia o simili. O, tantopiù a nascondersi in qualche vicolo, rischiando di rimanere in trappola.

Correre aveva poco senso, non avrebbero mai recuperato il grande vantaggio che aveva accumulato l'auto della polizia, tanto valeva prendersela comoda.

Non avendo molte idee su dove Didier potesse essersi cacciato, Ash e le ragazze decisero, volontariamente o meno, di seguire Gilles.

Girovagarono per la città in lungo e largo, senza risultati.

«A questo punto credo che l'abbiano preso. Da una parte mi va bene. Ma dall'altra… che fratello sarei?» Si chiese Gilles.

Ash gli appoggiò una mano sulla spalla.

«Non credo. Se è abituato a quelle cose, come dici, si sarà nascosto da qualche parte. Magari sarà anche già uscito… chissà.» Anita tentò di rassicurarlo, anche se lei era quella che ci credeva meno di tutti.

Dopo diverse ricerche a vuoto, mentre passavano per una delle tante stradine della città, si accorsero di qualcosa che non andava.

Uno dei cassonetti sembrava muoversi in maniera sospetta, spaventando tutti.

«Pikachu, usa Fulmine su quel cassonetto!» Ordinò Ash.

Il topo elettrico generò una potentissima scarica elettrica che colpì in pieno il cassonetto, facendolo esplodere.

I presenti dovettero proteggersi, per evitare di essere investiti dalla scarica di rifiuti generata da quell'esplosione. Buste della spazzatura di ogni tipo e rifiuti di ogni genere, vennero proiettati su un'ampia area circolare.

Nel bel mezzo dei rifiuti, un ragazzo, mezzo bruciacchiato e evidentemente privo di sensi.

«L'hai ammazzato? Ora arrestano anche a te!» Gilles era evidentemente preoccupato. Per sua fortuna, dopo alcuni istanti il ragazzo si riprese.

Cercò di rialzarsi e scappare, ma venne immediatamente bloccato dai due ragazzi. Per quanto potesse sforzarsi, trascinare un quintale abbondante non era affatto facile, tanto più che i due si erano puntellati.

«E cosa vuoi da me? Lo sai bene che ti sei giocato le tue chance.» Nonostante queste parole, nessuno dei due accennò a mollare la presa.

Didier doveva ritenersi fortunato, contrariamente ai suoi compagni, non era stato preso. Forse trattare non era poi così male.

«Guarda che io so benissimo perché è successo tutti questo.» Ash fece molta attenzione a farsi sentire.

Il ragazzo smise di tentare di divincolarsi. Quel ragazzo stava facendo finta o sapeva veramente qualcosa? Pur controvoglia, il ragazzo decise di mettere Ash alla prova.

«So bene che la causa del vostro litigio è lei.» Il ragazzo prese, dal suo borsello, la Poké Ball della sua Snivy. Appena la Pokémon uscì, riconobbe immediatamente il suo ex allenatore.

Incrociò lo sguardo con quest'ultimo, prima di voltarsi in direzione di Ash e Pikachu. Gilles si sentì a disagio, Ash Non gli aveva mica detto che ora era lui l'allenatore di quella Snivy.

Didier ci rimase anche peggio. Suo fratello aveva spifferato tutto ad un perfetto sconosciuto.

Ma cosa poteva fare? Attaccarlo con uno dei suoi Pokémon? Quello sconosciuto era Ash Ketchum. Solo uno dei suoi Pokémon avrebbe totalmente annichilito la sua squadra.

Non poteva fare altro che accettare il confronto.

«Ora che vedo che sei tu l'Allenatore di Snivy, ho capito cosa provava veramente. Ho capito come mai lei mi aveva rifiutato.

Non mi riteneva degno.» La delusione di Gilles era palpabile.

«Non dire così. Non sei stato il primo Allenatore che ha rifiutato. Io stesso l'ho vista mentre ne rifiutava uno. Poi… beh… mi ha chiesto di lottare e ho capito tutto.» Gli rispose Ash, lasciando entrambi i fratelli di sasso.

«Hai capito cosa?» Chiesero i due fratelli.

«Quello che desiderava veramente. Vuole diventare più forte. E credo che abbia imparato a capire se ha a che fare con persone che lo desiderano o se i loro obiettivi sono altri. Mi sbaglio?» Chiese il ragazzo.

«Vii! Vii!» La Snivy confermò le parole del suo Allenatore.

«E non era quello il tuo desiderio?» Didier si rivolse al fratello in tono accusatorio. «Anzi. Era quello che ci promettevamo

ogni giorno. Com'è allora che Snivy ti ha rifiutato?» Aggiunse.

Il fratello non sapeva che rispondere. Era chiaro che quella domanda lo aveva devastato.

«Io sono un ragazzo come tanti. Come te. Del resto. Nel mondo ci sono milioni di persone come noi. Come ci sono milioni di Pokémon come il mio Oshawott o il tuo Tepig. O anche Pancham e Scraggy. Sono Pokémon che che hanno scelto… che hanno accettato di vivere con noi. Pur con tutti i nostri limiti. E poi ci sono Pokémon come Snivy. Che non si accontentano. Perché il mio "voler diventare più forte" non è abbastanza.» Si spiegò Gilles, lasciando il fratello senza parole.

O meglio. Didier aveva qualcosa da dire, ma… non voleva confermare al fratello che, in quel momento, provasse le stesse identiche sensazioni.

Erano entrambi consapevoli che, nemmeno se loro e i loro Pokémon si fossero allenati giorno e notte per tutta la vita, avrebbero raggiunto gli stessi risultati di Ash e dei suoi Pokémon.

Ash aveva notato che la situazione tra i due fratelli, nonostante entrambi fossero a conoscenza della verità, continuavano a guardarsi male.

Nel corso del tempo era stato capace di ricucire numerose faide. Anche più complesse di questa. In tutti i casi aveva adottato il medesimo modus operandi, dopo aver portato le persone coinvolte davanti ai fatti.

E quel caso non avrebbe fatto eccezioni.

«Ora che siete qui, uno davanti all'altro, che ne dite di una lotta?» Propose Ash.

«Una lotta?!» Tanto Anita quanto i due fratelli, non avevano ben capito la proposta del ragazzo.

Serena, che, al contrario dei tre era già stata testimone di eventi simili, sapeva che il metodo di Ash era molto efficace. Aveva anche formulato un'ipotesi sul motivo per cui questo avveniva.

Certo, prima di diventare teoria, l'ipotesi doveva essere confermata, e quella poteva essere la situazione adatta.

«Non avete molto da perdere. Almeno provateci.» Li incoraggiò la ragazza.

«E va bene…» Risposero i due ragazzi, non molto convinti. Ash era già pronto ad arbitrare il match. «Bando ai convenevoli. Sarà una lotta uno contro uno. Vince chi sarà in grado di sconfiggere il Pokémon avversario.»

Sebbene un po' titubanti, i due ragazzi si schierarono uno di fronte all'altro, in quello che era divenuto un Campolotta improvvisato.

«Molto bene! Pancham! Tocca a Te!» Gilles mandò in campo il suo Pokémon. «Scraggy vai!» Il fratello mandò in campo il suo Pokémon. Sembrava che il piano di Ash stesse dando i suoi frutti.

Dalla Poké Ball di Didier uscì un Pokémon simile ad una lucertola bipede. Il suo corpo era prevalentemente giallo. La testa era più scura del resto del corpo, a eccezione della mascella. Le gambe erano abbondantemente ricoperte da della pelle. La coda era molto larga e più scura del resto del corpo. La pancia era rossa e presentava tre sottili strisce nere orizzontali, le mani disponevano di tre dita dalla forma arrotondata. I grandi occhi erano posti ai lati della testa. Aveva due piccole narici, una bocca dalla forma arcuata. Sulla testa

era presente una piccola cresta rossa.

I due ragazzi avevano scelto entrambi il Pokémon che era stato donato loro dai genitori.

«Cominciamo! Pancham vai con Metaltestata!» Ordinò Gilles. La struttura della testa del Pokémon Briccone mutò, diventando dura come l'acciaio.

«Scraggy! Bottintesta! Presto!» Ordinò, invece, Didier. I due Pokémon si misero a correre uno contro l'altro, fino al centro del Campolotta improvvisato.

Il contatto fra i due fu inevitabile, e a causa dell'energia scaturita dall'impatto, i due Pokémon indietreggiarono di diversi metri.

Nonostante questo, nessuno dei due Pokémon sembrava volersi arrendere.

Pochi istanti dopo, infatti, Pancham era tornato alla carica con un Tuonopugno. Il braccio del Pokémon Briccone, carico di elettricità, era pronto a sferzare il nemico.

«Scraggy! Mordi il pugno con Sgranocchio!» Ordinò Didier. Il Pokémon eseguì, raggiungendo rapidamente il bersaglio e mordendone il pugno elettrificato.

Ora lo scontro si era trasformato in una gara di resistenza. Avrebbe ceduto prima Pancham o Scraggy?

«Presto! Attacca con Metaltestata!» Pancham Colpì l'avversario con un violento colpo della testa, facendogli mollare la presa. Sembrava che fosse immobilizzato.

Aveva anche mollato la presa e ora Pancham aveva le mani libere.

«Chiudiamola qui! Tuonopugno!» Ordinò Gilles.

«Sù, forza! Cerca di difenderti!» Ordinò Didier.

Il Pokémon, che nel frattempo si era ripreso, aveva fatto in tempo a tirare verso l'alto la pelle gommosa che rivestiva la parte inferiore del suo corpo.

Nonostante la pelle gommosa avesse attutito il colpo, il pugno tirato dal Pokémon Briccone era stato davvero potente e l'aveva lanciato dal lato opposto della strada.

Nonostante la violenza dell'impatto, il Pokémon non si era ancora arreso. Teneva ancora ben tesa la pelle elastica.

«Scraggy, attacca con Calcinvolo!» Didier era consapevole della pericolosità di quella mossa. Sapeva bene che se non avesse colpito il bersaglio, il Pokémon si sarebbe ferito, ma non aveva scelta.

Il Pokémon Cambiapelle spiccò un balzo e il suo ginocchio si illuminò di un'aura arancione. Pronto a colpire il nemico.

Gilles rimase attendista. Era perfettamente a conoscenza dell'effetto secondario di quella mossa.

«Ora schiva!» Ordinò il ragazzo.

Il Pokémon Briccone si spostò di circa un metro a destra, non permettendo all'attacco avversario di andare a segno. Scraggy, piantato a terra, emise un grido di dolore.

«Molto bene! Chiudiamola qui! Pancham! Usa Breccia!» Il

Pokémon Briccone obbedì. Attaccò il suo avversario con un potente colpo del braccio, che lo rispedì nuovamente dal lato opposto del campo.

Scraggy era finito al tappeto.

«Non importa che tu abbia vinto. Hai dato il meglio di te!» Didier ricoverò il suo Scraggy nella sua Poké Ball.

«Quanto a te…» Il ragazzo si rivolse al fratello. «Ti devo chiedere scusa. Sono stato terribilmente infantile.» Gilles fece per avvicinarsi al fratello e dargli dimostrazione di aver accettato le sue scuse, quando un suono familiare fece trasalire i presenti. Erano le sirene di un'auto della polizia.

«Lo sapevo! Mi hanno tradito!» Si lamentò Didier, anche se, dentro di sé, sapeva che non poteva fidarsi.

La berlina, scura, lunga e dalla forma a cuneo piuttosto accentuata, si fermò proprio davanti all'ingresso del vicolo, in modo da rendere impossibile ogni tentativo di fuga.

Dalla berlina scese una donna. Indossava una divisa marrone chiaro e portava alcuni distintivi. Non c'erano dubbi, sebbene il suo abbigliamento e la sua pettinatura fossero ben diversi da quelli a cui Ash e Serena erano abituati, ma non vi erano dubbi, si trattava di un'Agente Jenny.

«Buongiorno, Agente!» La salutarono.

«Buongiorno a voi, ragazzi.» Ricambiò la donna. Di colpo la sua espressione mutò, diventando più seria. «Didier. Sei in arresto per furto.» La donna prese delle manette dalla sua cintura e ammanettò il ragazzo.

Era un po' sconvolto ma se lo aspettava. Dopotutto era colpevole e non poteva dire o fare nulla per difendersi. Non oppose la minima resistenza neppure quando la donna lo fece salire sul sedile posteriore.

«Proprio ora che ci eravamo riappacificati…» Commentò Gilles in tono affranto. Da una parte sapeva che era giusto, ma dall'altra…

Sentendo quelle parole e avendo capito la poca pericolosità del soggetto, l'Agente si allontanò dall'auto per parlare con il ragazzo. Dalla sua espressione sembrava volesse dare una buona notizia.

«Mi hanno anche raccontato il motivo per cui si è unito a loro e, devo ammetterlo, è davvero un motivo stupido. Lui non

deve saperlo, ma starà dentro solo una settimana. Penso che una settimana al fresco basti a fargli imparare la lezione. Ora però è meglio che vada. Arrivederci!» La donna si congedò e tornò in macchina. Gli altri la salutarono a sua volta.

«Ora scusatemi ma devo proprio andare!» Li salutò Gilles. «Devo tornare a casa. I miei si staranno preoccupando. La prossima volta che ci vedremo mi piacerebbe lottare con te, Ash!» Gilles si congedò definitivamente con il gruppo. «E noi saremo pronti ad accettarla, non è vero Pikachu?» Ash pose la domanda in modo retorico.

Pochi istanti dopo si unì alle ragazze nel salutarlo.

Ora i tre si stavano dirigendo verso il Centro Pokémon, dove Incineroar e Lillipup si stavano ancora allenando. A giudicare dall'espressione del Pokémon Colpibassi, la piccola aveva fatto progressi.

Senza che nessuno dicesse nulla, la piccola prese con la bocca uno dei pochi rami rimasti. Lo strinse con forza dalla sua bocca si generarono delle fiamme che avvolsero l'intera superficie della bocca.

Con un solo morso riuscì a spezzare ed incenerire il ramo.

«Wow che potenza!» Si stupì Anita. Non riusciva a credere che la sua Pokémon fosse così forte. «Beh… con un maestro del genere…» Commentò Ash con un sorriso.

Poco dopo, il ragazzo cambiò espressione. Sapeva bene che, un giorno, si sarebbe evoluta in Southland e…

«Direi che per oggi vi siete allenati abbastanza. Può bastare.» Commentò Ash.

«Si, forse è meglio che si riposino. E lo stesso si può dire per noi.» Si aggiunse Serena. Anita si limitò ad annuire. Era effettivamente un po' stanca. E se il giorno dopo voleva sfidare di nuovo la Palestra, doveva essere al massimo della concentrazione.

Anita non riuscì a dormire nemmeno quella notte. E, come il giorno precedente, riuscì a fare colazione con fatica, dopo essere stata convinta da Ash.

I tre raggiunsero la Palestra alla buon ora, con già Spighetto che attendeva la sua sfidante. «Sapevo che saresti tornata presto.» La accolse. «Immagino che tu ti sia allenata con Ash.» Commentò.

La ragazza rimase in silenzio. Non voleva di sicuro spifferare la sua strategia, o probabilmente il Capopalestra si sarebbe inventato qualcosa per contrastarla.

«Seguitemi.» Li invitò Spighetto. I tre lo seguirono fino al Campolotta. Tutto era pronto per la lotta. Ash e Serena si accomodarono sulle tribune, e poco dopo vennero raggiunti da Carlos, che si sedette accanto al ragazzo.

Nel mentre, Spighetto stava armeggiando con l'arbitro elettronico.

«Vediamo se mi ricordo bene… tu sei Anita, è la tua prima lotta in Palestra e il tuo primo Pokémon è Oshawott, giusto?» Chiese il Capopalestra. «S-si.» Rispose.

«Allora possiamo cominciare. In quanto Capopalestra non posso rifiutare una sfida.» Anita non sapeva che rispondere. Prima di quella non aveva visitato altre Palestre.

«Comincia ora la lotta tra il Capopalestra Spighetto e Anita, la sfidante. Sarà una lotta due contro due, tuttavia solo alla Sfidante sarà consentito sostituire i suoi Pokémon. La lotta terminerà quando entrambi i Pokémon di uno dei due allenatori non saranno più in grado di lottare.» Annunciò l'arbitro elettronico.

«Lillipup! Tocca a Te!» Il Capopalestra mandò in campo il suo

primo Pokémon. Seguito, pochi istanti dopo dalla sfidante. «Oshawott! È il tuo momento!»