EP 32 – MOMENTO DI RIFLESSIONE.

Stamattina Pam si era alzata molto presto e girando per tutta la casa - base vide che i due "gemelli" non c'erano, ed essendo sola prese questa rara opportunità di uscire e andare a caccia per portare qualcosa da mangiare ai piccoli birbanti. La foresta aveva molto da offrirle e la lupa nella sua modalità di caccia si mise a girovagare alla ricerca di un buon pasto.

Il suo naso stava captando molti odori ancora a lei sconosciuti, ma che con il trascorrere del tempo stava prendendo sempre più confidenza anche con la fauna del posto. La licantropa nelle rare occasioni che è riuscita ad uscire non ha avuto modo di ammirare la bellezza che la foresta aveva da offrire, il terreno sotto le sue zampe emanava un forte odore di terriccio e sé le sue supposizioni sono esatte nel tardo pomeriggio avrebbe iniziato a piovere, anche sé oggi c'è una splendida giornata.

Oggi la fortuna era dalla sua parte, la lupa vide che oltre alcuni cespugli che le stavano dando temporaneamente rifugio la rendevano invisibile a una sua potenziale preda. Un cinghiale di 240 kili stava facendo una scorpacciata di alcune strane ghiande che si trovavano disparse nei paraggi, l'animale ignaro di essere diventato il nuovo menù della lupa continuava a rifocillarsi. I raggi del sole rendevano le cose sotto il punto di vista della predatrice favorevoli per la sua caccia mattutina. E non volendo perdere tempo, Pam si era alzata e con movimenti silenziosi si apprestava ad attaccare, ma purtroppo un ramo spezzato da una delle sue zampe la tradì, e il grosso cinghiale sentendo il rumore sinistro di colpo smise di mangiare e alzò di scatto la grande testa; gli occhi scuri del facocero erano in costante allerta per intercettare un possibile predatore. Le sue zampe erano pronte a scattare al primo segnare di pericolo, e la sua paura lo si poteva vedere dal movimento frenetico della coda.

Pam vedendosi scoperta, il suo effetto sorpresa era inefficace, con un balzo uscì dal suo nascondiglio dando inizio a una caccia alla sopravvivenza. Il grande cinghiale prese la rincorsa appena la vide, e Pam gli teneva testa. Poté costatare che per un animale che pesa 240 chilogrammi sapevo essere molto veloce; e questa riflessione incentiva il suo lato animale già presa dall'adrenalina della caccia. La licantropa riuscì a stargli dietro fino a quando stanca per il proseguimento per il troppo andare per le ferite ancora fresche, con una zampa riuscì a ferire con un colpo deciso una delle zampe anteriori del facocero. Quest'ultimo preso alla sprovvista del dolore lancinante cadde facendo un gran polverone, Pam rimase in disparte e attese le prossime mosse dell'animale che non si fece attendere. Con molta fatica il cinghiale riuscì ad alzarsi, ma la ferita inferta dalla licantropa non era un semplice graffietto e la fuori uscita abbondante di sangue era la prova che l'animale non avrebbe retto per molto. Pam poteva constatare che la sua preda era dura di testa, e non volere soccombere facilmente alla sua inseguitrice, il cinghiale si mise in posizione d'attacco. Gli alberi fecero come silenzio testimonisi di questo scontro finale, dove la sopravvivenza era alla catena alimentare fin agli albori, anche gli strani animali che abitano nella foresta si nascosero e assistettero allo scontro.

Il cinghiale prese la rincorsa nella direzione della sua inseguitrice e, vedendo come la sua corsa fosse a tratti zoppicante, la lupa attese il momento propizio per spostarsi all'ultimo secondo. Vide come la sua preda perse l'equilibrio e cadde nuovamente; questa volta il suo peso in eccesso gli remò contro perché, al momento della caduta, la zampa ferita fu la prima a piegarsi e ad essere schiacciata dal peso del cinghiale. Alla fine, l'animale non riuscì a rialzarsi: la zampa compromessa non lo aiutava a reggersi in piedi, e Pam, vedendo che l'animale stava strillando, provava un po' di pena per il cinghiale. Ma, come si sa, i più forti prevalgono sui più deboli, e non volendo che gli strilli del cinghiale attirassero attenzioni indesiderate, con un balzo lo assalì e, con un colpo preciso e netto, azzannò con ferocia il collo, rompendogli l'osso e mettendo fine alle sue sofferenze. Sia il muso che una buona parte della pelliccia che ricopriva il collo della lupa erano ricoperti di sangue del cinghiale appena ucciso. Con lo sguardo, Pam si spostava intorno per accertarsi che le urla di poco prima non dovevano compromettere la sua presenza nella foresta. Come si poteva immaginare, la sua presenza e lo spettacolo di prima avevano fatto scappare gran parte degli animali della foresta, o li avevano nascosti da qualche parte. La lupa scosse il capo e, non volendo perdere tempo, riuscì a trascinare la carcassa dell'animale ucciso in un punto ben preciso.

I cuccioli erano dentro la tana e, come promesso dopo il primo incontro con la signorina Pam, il loro ottimismo era salito a dismisura e la loro energia sembrava rinvigorita dopo i pochi giorni lasciati a sé stessi. In particolar modo, Momoka sembrava molto colpita dalla figura della misteriosa licantropa. Lei si sentiva in parte responsabile della loro disastrosa situazione attuale ea volte si isolava dal resto del branco, rimuginando con sguardo malinconico sulle sue sorti insieme a quelle dei suoi amici. Anche Joshua si sentiva in colpa, ma a differenza dell'amica non lo dava a vedere, anche se con la coda dell'occhio notava lo stato d'animo di Momoka, che era giù di morale. Il piccolo Joshua era stato molto tentato di andare a consolare l'amica, ma vedendo come si erano comportati al momento dell'incidente, provava ancora un certo imbarazzo e, forse per non entrare in una discussione con Momoka che li avrebbe messi in imbarazzo, preferì rallegrare il resto della loro piccola combriccola.

Mentre Momoka stava in disparte, fu la prima a percepire l'odore di Pam misto a quello del sangue, e questo la mise in allerta. Alzandosi di fondo, attirò l'attenzione degli altri. Sarah, con piccoli passi incerti, si avvicinò all'amica e con fare timoroso le chiese:

S: "Momoka, che cosa hai sentito?" -

Mo: "Sento l'odore della signorina Pam e del sangue nelle vicinanze. Forse è stata ferita dai Cyniclons?" – (○^○)

Una probabile dinamica mise in panico tutti i lupetti; alcuni tremarono dalla paura di perdere l'unica figura "genitoriale" che avevano appena acquisito. Rimanere da soli come i primi tempi era stato catastrofico. Ma questa volta furono fortunati: videro che alcuni cespugli nei paraggi della tana si muovevano e, impauriti di trovarsi faccia a faccia con qualche predatore o peggio, con degli Cyniclons, i piccoli si rifugiarono dentro la loro tana, tremando come foglie. Dopo qualche istante di terrore, videro che la signorina Pam, con molta fatica, stava trascinando un grosso cinghiale. Molti di loro rimasero molto colpiti dalla stazza enorme dell'animale ucciso. Con gli ultimi sforzi, la lupa, con le sue fauci che azzannavano l'animale, lo portò vicino all'ingresso della grotta ei piccoli si avvicinarono al cinghiale ucciso. Alcuni lo annusarono, mentre i più timorosi rimasero intanati dentro. Joshua, il più impavido, insieme all'amico James, erano gli unici elettrizzati dalla stazza dell'animale.

J: "Signorina Pam, ha cacciato questo cinghiale tutta da sola?" – ( ▽ )

Joshua la contattò telepaticamente, così che tutti i cuccioli riuscirono a sentire la sua risposta che non si fece attendere.

Pm: "Sì, sono stata io. Ho ucciso da sola il cinghiale che state vedendo adesso."

Pam vide come l'eccitazione collettiva stava salendo sempre di più. Lei scosse leggermente il capo, ma con un sorriso nel suo muso da lupa. Questo era il suo secondo incontro con i piccoli licantropi e già li voleva bene come se fossero suoi. Con la coda dell'occhio vide come Momoka se ne stava tutta sola in disparte, accucciata. Dopo aver dato una prima occhiata al resto del branco, con la telepatia ancora aperta, disse:

Pm: "Piccoli, potete pure servirvi, il cinghiale che ho portato è per voi."-

Ja: "Sta forse dicendo che ha cacciato questo bestione solo per darcelo?" – [ ⓛ▃ⓛ]

James domandò incredulo e molti altri, come lui, si voltarono verso la lupa adulta. Anche sporca di sangue, lei poteva conservare il suo candore e la grazia nei suoi movimenti.

Pm: "Come vi avevo detto, il cinghiale l'ho cacciato solo per voi, dal momento che non avete toccato cibo da quando avete girovagato da soli in questa immensa foresta. Sicuramente starete morendo di fame, quindi accomodatevi e buon appetito." –

Detto ciò, chiuse la telepatia aperta e, voltando loro le spalle, non aveva bisogno di guardarsi indietro per sapere che, dopo la sua ultima parola, tutti quanti affamati si erano ammassati sull'animale morto. Alcuni, come Joshua e James, come la volta precedente, iniziarono a bisticciare tra di loro per il predominio di un pezzo di carne ben sostanziosa. Pam scosse nuovamente la testa, ma proseguì la sua lenta camminata verso Momoka. La piccola era così assortita nei suoi pensieri cupi che non si accorse di non essere più sola.

Pm: "Momoka, tutto bene?" –

Momoka sobbalzò quando sentì che la signorina Pam aveva aperto un dialogo telepatico con lei. Voltandosi alla sua sinistra, la vide a poca distanza, dietro di lei, lasciandole una certa privacy per non essere invadente.

Mo: "Signorina Pam, non sapevo che lei fosse arrivata!" –

Domandò una Momoka confusa. Pam doveva averlo intuito. La piccola licantropa poteva sentirla ridacchiare nella sua mente e, curiosa, la vista con l'innocenza di una bambina della sua età.

Pm: "Posso stare un po' con te?"-

Domandò la lupa e, con un piccolo accenno del capo, Momoka le fece intendere che la sua presenza non era sgradita.

Pm: "Momoka, perché non sei con gli altri? Se rimani qui tutta sola, gli altri si mangeranno tutto il cinghiale." –

Mo: "La ringrazio molto, signorina Pam, ma io in questo momento non ho molto appetito." – (._.`)

Pam la osservava in silenzio. L'aria combattuta che aveva Momoka la fece riflettere. Pam stava rivedendo in lei sé stessa quando aveva la sua stessa età, quella stessa malinconia che la perseguitava anche nell'età adulta; una maledizione che ancora non era stata in grado di liberarsi del tutto.

Pm: "Ti senti in colpa per quello che vi è successo con l'incidente della collana?" –

Momoka si voltò di scatto nella sua direzione, con occhi sbarrati e sconvolti per quello che aveva appena detto.

Mo: "Signorina Pam, ma come avete fatto..." – ( θ )

Momoka non finì la frase, troppo sconvolta su come l'altra licantropa potesse sapere dell'incidente che aveva trascinato sé stessa ei suoi amici.

Pm: "Momoka, non guardarmi con quella faccia! L'ho saputo da Cheveyo, anche lui si sente in parte in colpa per il vostro incidente. Non fartene una colpa, era il destino che ha voluto che un evento simile succedesse."-

Pam si voltò e, concentrata sul paesaggio di fronte a lei, evitava di incrociare lo sguardo della lupetta.

Mo: "Cheveyo si sente in colpa per il nostro incidente? Non può essere! Lui, lui non c'era quando io e Joshua abbiamo iniziato a litigare per impossessarci di quella collana. Poi sono arrivati gli altri e la cosa si è ingrandita. " -

Momoka abbassò nuovamente il capo, il senso di colpa le appesantiva molto la coscienza, e Pam, vedendola così abbattuta, si sentì stringere il cuore. Con una piccola mossa, strofinò il suo capo con quello della cucciola, che ricambiò il gesto di conforto.

Pm: "Sicuramente Cheveyo non ti ha mai raccontato né a te né agli altri che la collana che vi ha spedito qui l'ho regalata io quando avevo più o meno la tua età." –

La faccia stupita della cucciola fece scoppiare a ridere Pam, la cui risata rimbombava nella mente di Momoka. Dopo un attimo di smarrimento, la lupetta domandò a Pam:

Mo: "Signorina Pam, come... come... io vorrei sapere che cos'è quella strana collana che ha emanato un forte bagliore quando ci ha trasportati qui?" –

Pm: "Beh, bella domanda Momoka. Io, all'epoca, non sapevo nulla di quella collana né se avesse un potere racchiuso in essa. In quel momento ero troppo giovane e ingenua, volevo solo fare un piccolo regalo a Cheveyo... Lui è sempre stato nella mia vita, ha fatto da nonno, zio ed è anche un ottimo consigliere, bravo a celare i segreti che gli raccontavo." – ^^

Pam ridacchiava a un ricordo particolare, ma dopo il momento leggero, deciso di parlare chiaramente con Momoka. Non voleva che la piccola si ammalasse per qualcosa che andava oltre il suo controllo.

Pm: "Momoka, ascoltami. Quello che ti sto per dire non te lo devi togliere dalla testa, né Cheveyo né tanto meno tu o Joshua hai colpa per quello che è avvenuto. Ormai il fattaccio è bello e fatto, non versare lacrime inutili per un evento già scolpito nella pietra, pensa solo a ricavarne qualcosa di positivo in tutta questa faccenda." –

Momoka non sembrava ancora convinta delle parole della lupa adulta e, scuotendo violentemente il capo, le rispose:

Mo: "Ma, signorina Pam, come faccio a trarre qualcosa di positivo in questo brutto pasticcio in cui ci siamo cacciati? A me... mi manca la mia mamma, mi mancano le sue carezze, il suo dolce profumo e la ninna nanna che mi cantava quando dovevo andare a dormire." – (つ﹏⊂ )

Le lacrime iniziarono a fuoriuscire dai suoi occhi, e Pam le leccò il viso, asciugandole le lacrime che minacciavano di uscire.

Pm: "Non ti devi preoccupare, Momoka. Tu pensa solo a stare serena e al resto ci penso io... Spero che tu rifletta molto attentamente sulle mie parole. Ora vai, prima che i tuoi compagnetti non ti lascino nulla da mettere sotto i denti." – ^^

Momoka, riconoscente per le dolci parole della lupa e rincuorata, si mise a correre per reclamare anche lei un pezzo di carne. Pam la osservò prima di accertarsi che la piccola stessa effettivamente mangiando. Ora che aveva dato un buon sostentamento ai cuccioli, Pam ora voleva solo trovare una sorgente per potersi lavare il sangue che le macchiava la sua folta pelliccia, incamminandosi verso una meta a lei familiare. La lupa bianca arrivò al lago che aveva trovato l'altra volta, con le coordinate immagazzinate nella sua testa, Pam poteva incamminarsi con più sicurezza verso la sua destinazione.

La foresta stava diventando, mano a mano che le sue scorribande diventavano più frequenti, un suo parco di divertimenti personale. Un pensiero le passò per la mente: forse, quando i tempi saranno più maturi, vorrebbe portare i piccoli in esplorazione, per dare loro qualche chance in più di sapersi orientare anche quando lei non poteva venire in loro soccorso.

Alla fine della sua lunga e interminabile passeggiata, Pam vide che le sponde del lago l'attendevano, e come al solito, dopo aver dato un'occhiata veloce ai dintorni, la lupa si incamminò verso le sponde del lago che la accolsero a braccia aperte , consentendole di lavarsi e togliersi il sangue di dosso. Le acque limpide del lago erano fresche e le stavano regalando un enorme sollievo alla licantropa. Quest'ultima si stava godendo il suo bagno e nuotando, poteva fare qualche esercizio per rinforzare le sue zampe.

Gli odori che circondavano il posto le erano ormai quasi familiari, e vedendo che il sole non aveva ancora raggiunto il suo picco, avrebbe voluto rimanere a lungo. Tuttavia, non potendo rischiare, dovette interrompere il suo momento di relax, ma si promette che un'altra volta avrebbe portato i bambini con sé.

Uscendo dall'acqua, vide che le chiazze di sangue e il suo fetido odore erano spariti, permettendole di riavere il suo manto pulito e un buon odore che sentiva attorno. Il suo manto le dava l'impressione che l'odore percepito provenisse dai strani fiori che si trovavano a poca distanza dalle sponde del lago. Infatti, visto che alcuni fiori stavano attirando l'attenzione di alcuni insetti impollinatori, e notò che mancava poco all'asciugatura completa della sua pelliccia, così deciso di tornare alla base.

Come al solito, la sua prudenza le permetteva di entrare nell'area della barriera invisibile. Pam aveva sempre il dubbio che il muro invisibile non fosse abbastanza resistente per tenere lontani gli intrusi, ma per fortuna non aveva ancora sperimentato la vera efficacia della barriera. Saltando da un ramo al suo balcone privato, vide che la porta finestra della sua camera non era stata compromessa e, entrando, si accertò che la camera da letto fosse libera.

Dieci minuti più tardi, Pam poteva godersi un secondo bagno, ei prodotti che si erano portati dietro le donavano una piacevole sensazione di pulizia. Per sua sorpresa, i prodotti usati appena non mascheravano il dolce profumo degli strani fiori selvatici che aveva sentito prima e che sembravano essere impregnati su di lei. Pam non lo trovava sgradevole; anzi, era qualcosa che considerava come un "regalo" per la mattinata appena trascorsa.

Con l'accappatoio addosso e il panno che le avvolgeva i capelli bagnati, Pam voleva trascorrere il resto del giorno in modo un po' pigro. Abbassandosi, estrasse da sotto il suo letto una grossa valigia e da essa prese una scatola di latta un po' logora che indicava gli anni trascorsi. Aprendo, vide un diario, nello specifico un diario segreto appartenuto alla defunta madre. Pam istintivamente toccò la pietra che portava sempre con sé. Il suo cuore batteva in modo anomalo; quel diario era uno dei pochi ricordi che la legavano alla madre, e pur avendolo sempre avuto tra le mani, Pam non aveva mai avuto il coraggio di aprirlo e cercare di conoscere meglio la madre. Le sembrava una violazione della privacy della genitrice e non si sentiva degna di possedere un oggetto così sacro per la grande donna che fu Elizabeth. Ma ora il passo era stato fatto; dentro di sé sentiva il desiderio di colmare le lacune che si portava dietro da troppo tempo. Con uno scatto veloce chiude la valigia e la rimessa sotto il letto. Sedendosi sul materasso, osservò il diario con molta attenzione.

Il diario in sé poteva dare una prima impressione errata a chi lo osservava per la primissima volta. Dalla copertina rigida e dalla fantasia scozzese, osservandolo meglio, si poteva notare che dalle pagine del diario sporgevano dei foglietti. Intuendo che ci potesse essere qualcosa di specifico, Pam prese la sua pietra e, posandola sopra il lucchetto del diario, la pietra si illuminò di una tenue luce e un piccolo click indicò che il lucchetto aveva risposto positivamente al potere della pietra. Pam scese al piano di sotto e si sedette in una delle poltrone presenti nel salotto.

Con mani tremanti, riuscii ad aprire la prima pagina e trovò una dedica alla madre defunta:

"Alla più cara amica, che una ragazza come me abbia sempre desiderato di avere.

Un grosso augurio, e che i tuoi desideri più intimi si possano sempre realizzare." G. Sallivan

Pam rimase sbalordita. La sua madrina Gwen aveva regalato questo diario a sua madre? È vero che le due donne sono sempre state amiche, ma Pam non aveva mai saputo di questo regalo specifico da parte di Gwen. Per il momento, la domanda che voleva fare alla madrina rimase in sospeso; adesso volevo saziare la sua curiosità. Ritrovando il coraggio, Pam iniziò a sfogliare le pagine per cominciare a leggere la prima pagina:

"Non so come iniziare a scrivere, ma Gwen ha molto insistito alludendo al fatto che sto attraversando un brutto periodo.

Da quando è morto mio padre, non riesco più a chiudere occhio. Le immagini mi passano nella mente 24 ore su 24 .

Ancora non mi capacito che lui non ci sia più, avevamo dei progetti per il futuro, un futuro che si è infranto..."

Pam era assortita nella lettura dei pensieri intimi di sua madre e non poteva credere che il diario iniziasse con la morte di suo nonno, che lei non aveva mai avuto modo di conoscere. Ricordava sua madre raccontare con malinconia quanto grande uomo fosse stato suo nonno, autoritario ma sempre caritatevole, pronto a dare consigli a chiunque lo chiedesse. I suoi occhi erano fissi sulle pagine ingiallite dalla bella calligrafia di sua madre, alcune parole quasi sbiadite dalle lacrime versate da Elizabeth. Non si accorse di non essere più sola. Un'ombra di uomo si stagliava contro il fregio della porta, semplicemente osservandola.

IS: - E così accogliete i vostri ospiti, umani? –

Nico Robin saltò in aria per lo spaventoso, ma il peggio fu quando incontrò lo sguardo freddo della sua guardia del corpo. Il ragazzo fece una piccola risatina, ma il vero scandalo fu quando la ragazza si accorse di essere ancora in accappatoio.

NR: - Di solito gli- gli.. ospitanti sono vestiti! –

Nico Robin disse più a sé stessa mentre cercava di ricomporsi come poteva, ma sentendo la risatina del suo bodyguard intuì che lui l'aveva sentita comunque.

IS: - A me non dispiace essere accolto da voi in questo modo... – ( )

La frase lasciata incompiuta fece rizzare i peli in tutto il corpo della licantropa, e uno dei suoi campanelli d'allarme risuonò quasi ossessivamente nella sua testa. Presa alla sprovvista dalla risposta sfacciata del soldato, si strozzò con la sua saliva, costringendola a tossire forte. Mentre cercava freneticamente una coperta abbastanza lunga da coprirla, con una mano reggeva l'accappatoio. Sentiva lui ridere alle sue spalle, avvicinarsi, e quando si voltò i loro visi erano molto vicini; il ragazzo dai capelli azzurri aveva uno sguardo strano.

Nico Robin si lasciò lasciare seduta sulla sua poltrona singola, dopo aver capito l'antifona del suo "ospite". Con uno schiocco di dita da parte di lui, i due "gemelli" apparvero dal nulla con il set da tè che posero su un piccolo tavolino di legno. Oggi era chiaro che era un giorno diverso dagli altri, ma non si aspettava una svolta così imbarazzante.

Il cyniclon trovava la situazione molto divertente dal suo punto di vista. Non aveva previsto di poter ammirare il fisico slanciato della sua protetta, e questo incidente lo attribuiva al fatto di non aver avvisato in anticipo la ragazza che gli stava di fronte. L'imbarazzo sul viso di lei era evidente, e dopo i primi mesi passati insieme, Ishur aveva imparato a conoscerla sotto molti aspetti. Le sfumature le avevano dato un'altra prospettiva rispetto alla sua idea originale sugli umani.

In tutta onestà, la signorina Nico Robin era la prima femmina umana che sapeva come intrigarlo senza fare nulla di eclatante per attirare la sua attenzione. Ishur era molto incuriosito da lei. Gli ordini dei suoi superiori erano stati chiari: tenere d'occhio sia l'ambasciatore che la sua accompagnatrice, e riferire se notava qualche comportamento sospetto da parte di entrambi. Per loro sfortuna (o fortuna, a seconda del punto di vista), Ishur trovò la mancanza di atteggiamenti "sospetti" dei due umani una ventata d'aria fresca.

Ma tornando con i piedi per terra, Ishur e la signorina Nico Robin passarono cinque minuti a sorseggiare il tè in un totale silenzio. L'imbarazzo da parte di lei era scemato, preferì rimanere in silenzio con ancora l'accappatoio e il panno avvolto nei capelli ancora bagnati.

IS:- Oggi è una splendida giornata, non credete, signorina Nico Robin? -

Nico Robin ebbe un susulto mentre era ancora seduta sulla sua poltrona. Sentirlo chiamarla con il suo nome era così insolito che per un attimo si distrasse dal tentativo di lui di avviare una conversazione con lei. Nico Robin stessa conosceva bene questi giochi mentali e, vedendo che lui aveva fatto la prima mossa, ora toccava a lei controbattere.

NR:- Posso concordare con voi... ehmm... la giornata è splendida... ehmm... –

La tosse era meno aggressiva delle altre volte, e di questo l'ereditiera poteva ringraziare due fattori: i suoi feromoni e la pozione che Anthus le aveva dato per combattere il suo problema alla gola. Ma per la licantropa c'era il vago sospetto che il suo problema alla giugulare non si sarebbe risolto così rapidamente.

IS:- Vedo che la vostra gola vi sta creando qualche problema. State ancora usando la pozione data da Anthus qualche mese fa? –

Stupita dall'interessamento di lui per la sua gola e dal fatto che si ricordasse del nome del guaritore che gentilmente si era prestato a visitarla, Nico Robin iniziò a mettere delle difese, un riflesso automatico per tenere lontana molta gente quando si avvicinava a lei.

NR: - Sì!... –

Fu l'unica risposta che gli diede. Ishur, intuendo che lei non avrebbe giocato il suo gioco, bevve il resto del tè nella sua tazzina con un colpo solo prima di passare a un altro tentativo di dialogo con la sua interlocutrice:

IS: - Ho visto che stavate leggendo un libro così avvincente che non vi siete nemmeno accorta del mio arrivo. –

Sentendolo accennare solo al diario della madre, l'oggetto in questione era appoggiato verticalmente tra il corrimano della poltrona e la coscia destra della ragazza. Nico Robin fu tentato di assicurarsi che il diario fosse con lei, ma questo gesto istintivo avrebbe attirato l'attenzione indesiderata del soldato sull'oggetto.

NR: - Ehm, un libro molto avvincente! È stato scritto a mano, da un'autrice anonima... -

Nico Robin era incerta su ciò che aveva appena detto. Passare il diario della madre per un libro quasi anonimo non sembrava una mossa saggia, ma vedere come il soldato non approfondiva l'argomento la rassicurava. Allo stesso tempo, la tosse sembrava voler contrastarla, ma il senso della sua frase era arrivato forte e chiaro.

IS: - Se mi permette, signorina Nico Robin, vorrei aprire l'argomento della prima cena in cui avete avuto lo spiacevole incidente. Come sapete, siete qui da pochi mesi, e di certo quello che vi è capitato non era stato preso in considerazione come un sabotaggio esterno... –

NR:-Sa-sa-botaggio? Coff,coff, di cosa state parlando?- -

Confusa per l'argomento preso a caso, la licantropa non capiva cosa centrava la sua disastrosa cena di pochi mesi prima. Se tutto dipendesse da lei, di certo un racconto argomento sarebbe quasi un tabù. Ishur, non sembrava pensarla alla sua stessa maniera, nella sua mente gli rievocavano le parole del suo sommo signore. Non volendo trovarsi nuovamente dalla sua parte cattiva, riteneva che il chiarimento era dovuto così che l'incomprensione tra loro dovuta non si intensificava maggiormente in futuro.

IS:- Ammetto che...quella sera ho preso sotto gamba il vostro disagio e di questo posso solo rammaricarmi. Vi può sembrare strano che ve lo chiedo adesso, sono molto dispiaciuto per quello che vi è accaduto per il calvario che state subendo per una falla al sistema. –

Nico Robin si ammutolì sentendolo scusarsi dopo il suo incidente, il ragazzo sembrava sincero ma non volendo dire altro preferì starsene in silenzio e vedere dove vuole apparire.

IS:- Purtroppo abbiamo riscontrato che c'è stata una fuga di notizie, e questo potrebbe spiegare la contaminazione della vostra cena.-

Nico Robin sgranò gli occhi, e la sua bocca si spalancò di poco, sconvolta da quello che le stava dicendo il suo bodyguard. Già sospettava che i precedenti attentati nei suoi riguardi indicavano che i Cyniclons non avevano gradito per niente la sua presenza e di quella di Oscar nel loro territorio.

IS:- ...ecco perché stiamo attuando delle contro misure per tutelarvi meglio in futuro. E di questo fatto io Ishur, cavaliere della prima divisione al servizio del sommo maestro io vi porgo le dovute scuse. –

Il ragazzo durante il suo monologo si era alzato e davanti a lei si era piegato il busto come segno di scusa, Nico Robin una buona parte del suo discorso non lo aveva ascoltato per quando era confusa di quello che stava succedendo.

NR:- Accetto le vostre scuse, coff, coff... anche sé coff,coff...non dovreste essere voi a scusarvi coff, ma chi ha contaminato la mia cena coff,coff.-

Il ragazzo le fece un piccolo cenno col capo, ma i suoi occhi castani si posarono per terra e curiosamente vide un pezzo di carta bianca e nel raccoglierla ci vide un volto di donna. E alzando il sopracciglio, poté studiare i lineamenti dolci della persona raffigurata.

IS:- Credo che questo foglio vi appartenga, signorina Nico Robin.-

La ragazza con una mossa fulmina gli strappò la foto della madre dalle mani del soldato, Ishur non sembrava offeso per il gesto forte della umana. Tanto che il gesto della ragazza di infilare la fotografia dentro il libro in modo frettoloso gli rimase impresso nella mente.

NR:- Gra-grazie per avermi ridato la foto di mia madre coff, coff, sé non fosse stato per voi l'avrei persa.-

Il suo disagio era così evidente che a inizio frase ha un po' balbettato, e Ishur fece un mezzo sorriso prima di dire:

IS:- Vostra madre è molto bella, dalla foto ho notato che era di quando era giovane, ne avete una più recente di lei? –

Il ragazzo si era interessato alla genitrice della sua protetta, e questo era un tasto dolente, che vede la faccia di Nico Robin incupirsi per qualche istante prima di rispondergli con un tono un po' tagliente.

NR:- Hai ragione, mia madre è sempre stata una bella donna. Purtroppo non ho foto recenti su di lei...lei è morta molti anni prima quando ero giovane. -

IS:- ah!...mia condoglianze!. –

NR:- Si figuri, io ho pochi ricordi su di lei. –

Il ragazzo non avendo altre argomentazioni da condividere con lei, si alzò ma vedendola che toccava freneticamente il suo pendente, si avvicinò alla ragazza che si mise nuovamente sull'attenti.

Abbassando il busto si ritrovò faccia a faccia con Nico Robin, che cercando di diventare un tutt'uno con la sua poltrona strinse il poggia braccio della poltrona conficcandole le sue unghie.

IS:- E mentre siamo sull'argomento, vorrei che mi chiamaste Ishur, che è il mio nome... Spero anche di non aver urtato la vostra sensibilità con la mia domanda su vostra madre. –

A Nico Robin non interessava nulla di tutto quello che Ishur aveva finora blaterato; il fatto che si fosse interessato a sua madre l'aveva colta di sorpresa. Non le piaceva lo strano gioco che stava facendo lui, e non aveva alcuna voglia di assecondarlo più del dovuto.

NR: Tranquillo, è acqua passata! –

Ishur ancora chinato davanti alla ragazza, notava il suo tentativo di creare maggiore distanza tra loro. Aveva dipinto sulle labbra un ghigno che iniziava a irritare sempre più l'ereditiera di fronte a lui. Inclinando leggermente la testa, Ishur prese con delicatezza il pendente della ragazza e, osservandolo con molta attenzione, disse:

IS: - Ho visto che avete giocato con la vostra collana durante la nostra conversazione. È un regalo? –

Con un gesto fulmineo, Nico Robin strappò la sua collana dalle mani del cyniclon e con uno sguardo freddo gli rispose:

NR: - Questa collana apparteneva a mia madre, quindi vi chiedo di tenere le vostre mani lontane da lei.-

Ishur rise ma non rimosse il suo ghigno nonostante l'irritazione dell'ereditiera. Vedendola turbata sembrava soddisfatto. Avvicinandosi ancora di più, le sussurrò all'orecchio:

IS: - Mi chiedo se, oltre alla collana e alla foto, avete ereditato altro dalla vostra madre... Avete una bellezza interiore che non vedo l'ora di vedere emergere. – ( ᴗ≖ )

La frase criptica fece sudare freddo alla licantropa, e un terribile dubbio le venne in mente. Stava subendo un'aggressione passivo-aggressiva e dentro di lei iniziarono a sorgere le prime preghiere che aveva imparato da bambina. La sfacciataggine di lui, che non nascondeva il fatto che stava ammirando il prosperoso décolleté della sua protetta, lo fece allontanare ghignando come un ossesso.

Nico Robin si aspettava qualche secondo per essere certa di essere sola, e con uno slancio si mise a camminare a passo felpato, ma la sua zoppia non l'aiutava molto. Quando raggiunse il suo bagno personale, si precipitò al lavandino dove poteva rispecchiarsi e vide con somma gioia che il suo glamour era ancora intatto. Concluse che lui non aveva visto nulla di compromettente su di lei. Un profondo respiro le uscì di getto sulle labbra, ma un piccolo dubbio le rimase dentro e volle accertarsi che nulla fosse stato compromesso per una sua possibile superficialità. Nel riflesso del suo specchio vede una ragazza dai capelli violacei e lunghi, occhi del medesimo colore che molti avrebbero descritto come noiosi o spenti, e un naso con un accenno di gobba. Quest'ultimo fu oggetto di un approfondito studio da parte di Nico Robin; le sue lentiggini le conferivano una piccola colorazione sul ponte nasale che l'ereditiera trovava molto accattivante. Come aveva già anticipato Larsson, era meglio per lei non uscire con il suo vero aspetto, avrebbe attirato troppe attenzioni.

Qualcosa doveva essere andato storto, come si poteva dedurre sia dal fatto che durante l'attraversata via mare aveva ricevuto molta attenzione indesiderata dai marinai (questo poteva quasi passare in secondo piano), dal momento che loro erano in astinenza dal sesso, come giustificava Nico Robin. Ma Ishur rappresentava un altro caso a parte: esteticamente, lui avrebbe dovuto attrarre molte attenzioni dalle donne Cyniclons. Allora perché sembrava interessato a lei? I suoi nuovi tratti facciali esteticamente non rientravano negli standard della bellezza?

Nico Robin, o Pam, chiunque lei sia, sentiva che a volte questa messinscena fosse più svantaggiosa per lei che per gli altri. Per il momento voleva rilassarsi, distogliere la mente dallo scampato pericolo; forse leggere qualche altra pagina del diario della madre le avrebbe dato quel tanto agognato momento di riflessione?

Dall'altra parte del suolo dei Cyniclons, nello specifico all'accademia militare, Kisshu era intento a rilassarsi dentro il dormitorio maschile. I quattro letti a castello erano disposti sui due lati della stanza; quello di Ghishhu era quello inferiore. L'adolescente giaceva beatamente sdraiato, sorridendo mentre teneva nella mano destra una foto di gruppo scattata alla fine della serata al luna park. I suoi occhi dorati studiavano minuziosamente ogni dettaglio della foto. Kisshu poteva dire che quella serata trascorsa con la sua "micetta" era stata la migliore della sua vita e sperava di averne altre da condividere con Berry.

Davanti all'ingresso della stanza, i suoi amici lo osservavano, chiedendosi cosa lo rendesse così di ottimo umore.

K:- Ragazzi, se volete tanto intromettervi nei miei affari, perché non lo dite direttamente a me? –

I ragazzi si avvicinarono a Ghish, che rimase sdraiato mentre loro si riunivano intorno a lui. Poi si alzò, mettendosi al centro e invitandoli a guardare la foto che teneva in mano. I ragazzi Cyniclons rimasero stupiti, non avendo mai visto una foto umana e trovandosi di fronte a volti sconosciuti. Le loro facce confuse divertirono Ghish, che rideva alle loro spalle attirando nuovamente l'attenzione su di sé.

K:- Guardate questi ragazzi. Non ti sembrano familiari? – ^^

A questa domanda, gli altri adolescenti si avvicinarono ancora di più alla foto che Ghish teneva in mano. Mentre la osservavano attentamente, il ragazzo più basso, dopo aver sistemato gli occhiali, rimase scioccato quando ebbe una rivelazione.

?:- Quei... quei ragazzi siete voi, Pai e Tart? – (o)

Ancora scioccato dalla scoperta, l'adolescente ricevette conferma dalla risata di Ghish. Anche gli altri tre rimasero sorpresi, mentre il Cyniclon più alto, che mangiava degli snack con espressione confusa, chiese:

?:- Non ho capito, chi sono quei tizi? – () ?

Kisshu e un altro membro del gruppo ridevano per la domanda ingenua dell'amico, prendendolo in giro.

K:- Clodis, questi "tizi" nella foto non ti sembrano familiari anche a te? – 。・゚゚・(๑≧∇≦ ))・゚゚・。

Ridacchiando, Ghish ripropone la domanda all'amico, che partecipazione con rammarico come Ghish si stesse divertendo a sue spese. Clodis, confuso per la domanda del verdino, continuò a riflettere mentre mangiava il suo spuntino.

Cl:- Non saprei, forse sono semplicemente umani a caso? –

Kisshu uno stento riuscì a trattenere le lacrime di tanto ridere. A intervenire, un altro membro del gruppo, con un'indole maliziosa simile a quella di Ghish, mise ulteriormente il dito nella piaga.

Un po' più alto del verdino, il ragazzo aveva una corporatura muscolosa, carnagione pallida e occhi indaco stretti e taglienti, tipici dei Cyniclons. I suoi capelli corti rossi con striature gialle/marroni erano raccolti all'indietro, dando l'impressione di una fiamma sulla testa. Con due lunghe frange che incorniciavano il viso appuntito, l'adolescente era testardo e calcolatore, tanto che lui e Kisshu venivano spesso scambiati per fratelli. Adoravano fare battute pungenti e scherzi meschini, soprattutto alle loro vittime meno fortunate.

?:- Dai, Clodis, veramente non ti viene in mente nessuno che conosci? Cosa ne pensi di questo bel ragazzone? –

Egli indicò la forma umana di Pai, che con sguardo storico fissava l'obiettivo della fotografia, ma Clodis non riuscì a fare il collegamento. Vedendolo in difficoltà e stanco delle prese in giro di Kisshu e Varsis, il ragazzo mingherlino intervenne stizzito.

?:- Clodis, non ti rendi conto che Kisshu e Varsis ti stanno prendendo in giro? I ragazzi nella foto sono le forme umane degli Ikitatashi. –

Mentre i due scoppiavano in una fragorosa risata, Clodis rimase impalato nel suo posto, con gli occhi sgranati e la bocca aperta, come un pesce fuori dall'acqua, scatenando ancora più risate tra i due amici. Dopo un momento di riflessione, batté le palpebre un paio di volte, scosse freneticamente il capo e disse:

Cl:- Impossibile, come hanno fatto Kisshu ei suoi fratelli a diventare umani e andare nel mondo umano? E chi sono le tre ragazze accanto a loro? – (゜。゜)

Ancora divertiti per la reazione di Clodis, Kisshu e Varsis continuavano a ridere a crepapelle, mentre il secchione della loro combriccola cercava di mettere fine alla situazione.

?:- Clodis, non ti sei ricordato delle straordinarie capacità di Pai Ikitatashi nelle sue invenzioni? Questo è solo un gioco per lui, cambiare forma per integrarsi tra gli umani. –

Cl:- Sì, ma perché Pai dovrebbe essere nel mondo umano? –

Ghish e l'altro amico erano ancora piegati in due dalle risate per la lentezza di Clodis. Kisshu, con le mani sulle ginocchia, partecipa all'altro adolescente cercando di far ragionare Clodis.

K:- È tonto, una nocciolina è più sveglia di lui. - ()

VR:- Ahahaha Kisshu, non potevo aspettarmi una battuta del genere da te, ahahaha. –

Le risate dei due burloni a stento si placavano, mentre il ragazzo occhialuto cercava di consolare Clodis per le parole terribili dei suoi amici.

?:- Lasciali stare Clodis, sai com'è Ghish... Non ha niente da fare se non prenderti in giro. -

Cl:- Lo so amico, a volte sono davvero difficili da gestire, ma grazie mille Eldon. - ^^

Eldon gli regalò un sorriso di incoraggiamento, entrambi erano oggetto di osservazione da parte del quinto ed ultimo membro della loro piccola combriccola. Il nuovo membro, poco più alto di Varsis, si chiamava Euth. I suoi capelli erano di un bianco sporco, corti fino alle spalle e arruffati, con alcune ciocche di una tonalità di bianco più chiaro. A differenza dei suoi compagni di dormitorio, stava seduto alla scrivania di legno, sopra la quale si trovava una piccola pila di libri, rimanendo in silenzio per tutta l'interazione con i suoi quattro amici. Euth, simile ad Eldon, non trovava divertenti i comportamenti di Varsis e Kisshu, entrambi con una vena giocosa a tratti meschina che poteva generare molte discussioni, cosa che accadeva troppo spesso per i gusti di Euth. I suoi occhi scuri non trasmettevano solo forte fastidio, e decise di non rimanere più in silenzio, intervenendo subito:

EU: - Kisshu, quando avrai finito di fare l'idiota, vorrei scambiare due parole con Eldon... E mettiti la divisa, lo sai che mentre siamo all'interno dell'accademia dobbiamo sempre indossarla. Le regole ci vietano severamente di farci sorprendere senza. –

K:- Accidenti a te, Euth! A volte mi sembri mio fratello Pai, per quanto sei attaccato alle regole dell'accademia. –

Ghish, con le mani incrociate dietro la testa e un sorriso tipico, era in vena di scherzare. Eldon scosse negativamente il capo, poi si avvicinò a Euth prendendo la pila di libri dalla scrivania.

EL:- Euth ha ragione, all'accademia ci sono molte regole che noi, membri del corpo studentesco, siamo obbligati a seguire alla lettera. Dato che sei ancora qui dopo tutto quello che hai combinato, se fossi in te, Ghish, cercherei di passare sotto il radar per il resto dell'anno accademico. –

Varsis sbuffò fortemente, mostrando il suo disappunto. Come il verdino del clan Ikisatashi, entrambi avevano lo stesso punto di vista su questo argomento. A entrambi, il comportamento di Eldon e Euth ricordava molto Pai, e questo paragone era stato fatto molte volte durante le loro discussioni. Ghish, non volendo proseguire il discorso, tornò al punto di partenza, invitando gli amici a dare un'occhiata alla foto di gruppo che aveva mostrato prima.

K:- Ehi ragazzi, invece di parlare di cose noiose come l'indossare la divisa o meno, perché non date un'occhiata alla foto che ho fatto con la mia bambolina? - ^^

La curiosità dei quattro adolescenti fu stimolata e si avvicinarono al verdino. Anche Euth, dopo un momento di esitazione, si unì a Ghishhu. Guardando meglio la foto, Euth riconobbe il lavoro perfetto di Pai Ikisatashi e notò che, se non avevano conosciuto Kisshu, avrebbero potuto scambiare la figura nella foto per un umano qualsiasi.

CL:- Ehi Ghish, puoi indicare chi è la tua bambolina? In questa foto ci sono troppe persone per potermi orientare. –

Ghish, sorridendo, passò il braccio dietro il collo di Clodis e lo fece abbassare leggermente. Con gioia nei suoi occhi dorati, esclamò:

K:- Amici miei, vorrei presentarvi la sola e unica Berry Orizzava. –

Con un gesto drammatico, indicò con il dito la figura di una giovane ragazza, più piccola di Ghish, dai graziosi occhi nocciola e lunghi codini, con un dolce sorriso. Tutti notarono che Ghish era affezionato a una graziosa ragazza umana, e alcuni compresero subito perché il loro amico fosse così attratto da lei. Anche nella foto, i suoi occhi esprimevano un fascino irresistibile per chiunque li vedesse per la prima volta.

VR:- Hai fatto centro, Ghish! Mentre noi ci stavamo rompendo la testa per metterci in pari con gli studi e preoccupandoci per il tuo forzato allontanamento, tu eri lì a goderti la vita con la tua amica. Devo ammetterlo, è molto carino. Hai un ottimo gusto quando si tratta di ragazze. –

Varsis diede un pugno affettuoso sul braccio dell'amico; la loro complicità era evidente. Anche Clodis, guardando meglio il volto di Berry, concordò con Varsis che la ragazza rossa era carina. Mentre Eldon si aggiustava gli occhiali da vista, diede una seconda occhiata alla foto insieme a Euth, entrambi in silenzio, valutando ogni minimo dettaglio ei vari protagonisti della foto, che sembravano sereni e divertiti per la serata appena trascorsa. Nessuno di loro avrebbe ammesso ad alta voce che fossero contenuti per Kisshu e la sua compagnia con Berry Orizzava, ma lo erano.

CL:- Ghish, quando ci farai conoscere la tua Berry Orizzava? Da quello che sto capendo, sembra essere una ragazza interessante... –

K:- La mia bambolina non è solo interessante, è molto di più... Ve l'ho già detto ragazzi, ha qualcosa che mi fa impazzire. –

(Kisshu, sei pazzo a indipendenti. E non c'è altro da aggiungere! – Kledy. -. -)

Kisshu non riuscì a terminare la sua frase sdolcinata perché venne interrotta dagli schiamazzi di Varsis, che teneva la foto lontano da Eldon. Il viso di Eldon si arrossò mentre cercava faticosamente di riprendere la foto, con gli occhiali appannati.

VR:- Ehi Ghish, indovina un po' chi si è appena innamorato della nostra verdina? Il nostro Eldon, sembra proprio che sia rimasto affascinato dalla verdina vicino a Pai. Ci puoi dire chi è? – ( ≖ ͜ʖ≖)

Eldon balbettava frasi incomprensibili, ma i suoi amici riuscivano comunque a sentire quello che diceva mentre ridevano, eccetto Clodis che, sbattendo le palpebre un paio di volte, guardava la foto confuso e incapace di capire cosa stesse succedendo. Kisshu trovò la situazione divertente, ma sapeva che per Eldon non era una fortuna che Ondina fosse vicina al suo fratello maggiore.

Pai poteva dire quello che voleva, ma per Kisshu, che conosceva bene la dinamica delle relazioni, era chiaro che il fratello maggiore aveva un interesse speciale per Ondina. Era stato evidente durante la gara di nuoto e in altre occasioni quando Kisshu e Tart li avevano osservati nascosti tra i cespugli. Kisshu preferiva osservare senza commentare, consapevole che avrebbe raccolto molte informazioni sulle interazioni di Pai e Ondina. Tuttavia, si sentiva in colpa perché sapeva che la loro madre era seriamente preoccupata. Nella cultura dei Cyniclons, quando il figlio maggiore raggiungeva una certa età, era importante cercare un compagno per fondare una famiglia, ma Pai non sembrava interessato alle relazioni, il che preoccupava sua madre.

K:- Ahi, ahi... Eldon, Eldon, Eldon... mi dispiace molto per te, ma la verdina si chiama Ondina Akayaga ed è nel raggio d'azione di Pai. Devi rassegnarti. –

Ghish mise una mano sulla spalla dell'amico, come per "consolarlo". Eldon, ancora rosso in viso, scosse energicamente il capo, negando tutto ciò che Varsis aveva detto poco prima.

EL: - Ghish, Varsis ha frainteso. Ho solo detto che Ondina è carina, tutto qui. Varsis come al solito si fa le sue idee strampalate. – └(๑▃๑)

Mentre Eldon negava freneticamente di essere interessato a Ondina, Varsis, rimasto in disparte vicino alla porta della loro stanza, scosse la testa con un sorrisetto convinto, più convinto che mai di ciò che aveva appena detto. Con sua sorpresa, quando aprì la porta, vide Tart che stava per bussare. Vedendo che la porta era aperta, con esitazione entrò nella camera che Ghish condivideva con i suoi amici. Tart sudava freddo mentre passava vicino al dormitorio del fratello, sapendo bene che Ghish ei suoi amici spesso lo prendevano in giro, portandolo spesso in conflitto con il mezzano.

K: - Ehi Tart, cosa ti porta da queste parti oggi? –

T: - Ehmm... il direttore ti sta cercando, ti vuole nel suo studio. –

Tart evitava di incrociare lo sguardo con quello del fratellastro, e Ghish sapeva bene il perché. Tuttavia, era più interessato alla convocazione dell'improvvisata da parte del direttore. Da quando era stato riammesso in accademia, si era limitato nei suoi scherzi per cercare di mantenere la calma.

CL: - Kisshu, cosa hai combinato questa volta per meritarti una convocazione dal direttore? - ()

Chiese con curiosità, tenendo tra le mani un pacco di snack, pronto a rifocillarlo in qualsiasi momento.

K: - E io che ne so!... Ragazzi, io vado a vedere cosa vuole il direttore e poi vi farò sapere. Se volete, potete tenervi la foto. –

T: - Ehi Ghish, di quale foto stai parlando? – ( ≖͞ -≖͞) ?

Tart si era incuriosito per la menzione della foto da parte del fratello adottivo. Kisshu e Varsis gli rivolsero i loro migliori sorrisi maliziosi, mettendo Tart in allerta. Quando quei due si coalizzano, sono una forza da non sottovalutare, e il povero Tart ha già fatto le spese delle loro trame ingegnose che lo hanno reso involontariamente vittima dei loro scherzi. Il ragazzo si era lamentato più volte di essere coinvolto contro la sua volontà. Anche Pai era stato loro "vittima" in passato; dopo un colpo rischiato da parte del più anziano degli Ikisatashi e una minaccia di vendetta, i due amici avevano fatto marcia indietro, capendo la cattiva aria che tirava quando avevano tentato di coinvolgere Pai nei loro affari.

Clodis, indicando la foto che aveva in mano, rispose a Tart:

CL: - Kisshu si riferisce alla foto di gruppo con te e le ragazze. –

T: - COSA!?... Ghish, non mi dire che stai ancora pensando a quella vecchia! Sai che nostro padre e Pai non approvano che tu frequenti quella ragazza. – ()

Tart si opponeva come al solito, schierandosi sia con il padre che con Pai. Ma, come si sapeva, Ghish era impermeabile alle critiche; tuttavia, una cosa che Tart non aveva ancora capito era che se qualcuno avesse osato offendere Berry davanti a Kisshu, il verdino non sarebbe rimasto in disparte, non permettendo che un affronto simile si diffondesse impunemente.

K:- Tart!...Quante volte ti avrò detto di non chiamare Berry vecchiaccia?...Non mi pare di averti avvertito che se lo avresti fatto di nuovo ci sarebbero state conseguenze. – (◣_◢)

Ghish aveva il capo inclinato in avanti, con il ciuffo di capelli che gli oscurava metà del viso, creando un'aura molto scura. Crostata, ricordandosi solo ora dell'ammonimento precedente di Ghish, mostrerà un'espressione spaventata sul volto infantile.

T:- E-em..qu-questo che cosa c'entra?...Lei è umana e non ha nulla a che fare con noi. – ( ⁰ )

Tart balbettava, le parole sembravano uscire a stento dalla sua bocca. Ghish sapeva che stava ripetendo come un pappagallo le motivazioni del loro padre. Ghish stava iniziando a stancarsi di tutta questa faccenda. Il suo cuore era diviso in due: quando era con Berry si sentiva in pace, ma la situazione in famiglia non era certo delle migliori, portandolo spesso a scontrarsi con il padre adottivo ei fratellastri; fortunatamente aveva sua madre come unica alleata all'interno del nucleo familiare. Ma essendo Kisshu Ikisatashi, non poteva proprio andarsene senza dare una piccola lezione al fratello adottivo per come si era espresso contro la sua "micetta".

Voltandosi dietro di sé, vide come Varsis stava godendosi una stuzzicare Tart. Il bambino, rosso in viso, lo guardava con rabbia e improvvisamente gli venne in mente un'idea.

T:- Smettila, Varsis...non insistere ancora con la faccenda della foto. E comunque, non sono affari tuoi. –

Tart gli fece la linguaccia, mentre Varsis gli rideva in faccia. Forse, vedendo la foto e la disposizione dei vari personaggi, Varsis aveva avuto un'idea, e dalla reazione esagerata di Tart, sembrava che avesse indovinato. Incrociando lo sguardo con Kisshu, entrambi ebbero un'idea divertente per divertirsi un po' a spese del piccolo e al contempo insegnargli una lezione di etichetta, di cui Tart sembrava carente.

VR:- Ehi, Crostata, davvero non vuoi dirci chi è questa bella bambina nella foto che ti tiene per il braccio? Dalla tua espressione sembra che ti sia affezionato molto. –

L'allusione fece arrossire ancora di più il piccolo Ikisatashi, e il ghigno malizioso dei due complici non preannunciava nulla di buono. Ghish, volendo rendere la cosa più divertente, si voltò verso Tart e disse a gran voce, facendo finta di essere stupido:

K:- Ma come, Taru-Taru, non mi dire che stai rinnegando la tua cotta per la biondina? Sono sicuro che la povera Nenè ci rimarrà moltissimo male. – (.-)

Il resto del gruppo osservava Ghish come se gli fossero cresciute due teste. Tart, sentendosi chiamare col nomignolo che Nenè gli aveva dato, divenne ancora più rosso, mentre Varsis, con uno strano luccichio negli occhi, disse:

VR:- Taru-Taru?...Che nome è? Sembra più un nome adatto per un animale domestico. – ( )

Varsis, complice di Ghishhu, si grattò il mento come se stesse riflettendo su qualcosa, mentre gli altri tre amici ridevano, anche se era insolito vedere Euth partecipare ai loro scherzi. Quella sarebbe stata una delle memorie più durature per i cinque amici.

K:- Varsis!...Sai che Taru-Taru è il nomignolo che la piccola Nenè ha dato al nostro Tart. È la sua primissima cotta, è normale che Tart si sente offeso se noi facciamo uso del suo nomignolo così personale. –

I ragazzi sghignazzarono, sapendo che c'era del vero nelle parole di Ghish, e le espressioni troppo comiche di Tart confermarono che era tutto vero. Più Tart negava, più gli amici di Ghish continuavano a prenderlo in giro.

T:- NON È VEROOO … Io non sono come Ghish che rincorre quella vecchia befana solo per entrare nelle sue sottane. – ( / Ä / ; )

A Ghishhu venne un colpo. Come faceva Tart a conoscere quella espressione così forte? Tart, per quanto fosse monello e dispettoso, alcune parole non le conosceva, ma dire a voce alta che il fratello adottivo inseguiva l'umana solo per andarci a letto... Certo, all'inizio quando l'ha vista per la prima volta , Ghish ha provato una forte pulsazione di lussuria. Anche se per gli altri Berry aveva ancora un corpo un po' acerbo, lui non era un tipo schizzinoso quando si trattava di ragazze. Poi, con il passare dei mesi, Kisshu ha sviluppato un altro tipo di sentimento verso Berry. Ma per ora voleva risolvere il mistero di ciò che Tart ha appena detto davanti a tutti, prima che possano svilupparsi future incomprensioni.

K:- Crostata, dove hai sentito questa frase? Non è da te dire una cosa così forte. –

Ghish, come il resto della sua comitiva, stava aspettando la risposta del giovane cyniclon, che non si fece attendere.

T:- Padre e Pai dicono che da quando ti sei messo in fisso per quella là, tu non fai altro che metterti in pericolo in modo costante. E non solo loro lo dicono, anche gli anziani del nostro villaggio stanno prendendo la cosa molto seriamente.

Tart aveva le braccia incrociate, e il suo sguardo era rivolto verso il pavimento del dormitorio che Ghish condivideva con i suoi amici. Con una riflessione attenta, anche lui si stava pentendo di aver detto una frase simile. Certo, che Berry non ispirasse fiducia, e che fosse vero che entrambi trovavano pretesti per iniziare a bisticciare tra di loro, presentava ogni occasione. Ma tra la lunga assenza di Kisshu, le voci su di lui e sull'umana, e la tensione in casa, Tart non ha retto più e, contro la sua volontà, ha dato voce ai pensieri che Pai, suo padre e il resto del villaggio stavano già esprimendo. Kisshu si sentiva giudicato da tutto il villaggio non gli faceva né caldo né freddo, ma per l'onore di Berry non poteva fare finta di nulla. Avrebbe parlato in disparte con la madre per avere un quadro più ampio della situazione. Per adesso avrebbe fatto finta di nulla.

K:- Tart, per il momento devo andare dal direttore per sentire cosa vuole da me. Ma non pensare che questa discussione è chiusa del tutto. –

Detto ciò, in un silenzio tombale uscì e con passi lenti si incamminò nel lungo corridoio che dopo qualche svolta lo avrebbe condotto nello studio del direttore. Davanti alla porta chiusa, Ghish la osservò. Nella sua testa gli scorrevano le tante volte che vi era entrato, anche se aveva perso il conto. Un triste sorriso gli si dipinse sulle labbra, mentre le parole di Tart gli frullavano nella mente. Con una piccola mossa, bussò alla porta e una voce maschile gli diede il permesso di entrare.

Come la volta precedente, il direttore era seduto dietro la sua scrivania, ma con la novità che i coniugi Ikisatashi erano seduti nelle loro postazioni. Vedendoli, Ghish si sorprese.

K:- Madre? Padre? Cosa sta succedendo? Perché siete qui nell'ufficio del direttore? Questa volta non ho fatto nulla per richiedere la tua presenza.? – ⊙-⊙

Kisshu si mise sulla difensiva, conoscendo il copione a memoria. L'uomo, come sempre, indossava la sua divisa militare, che gli conferiva un'aura intimidatoria.

GA:- Ciao tesoro, stai tranquillo, non sei nei guai... –

GI:- Non ancora! – ¬-¬

La madre adottiva di Ghish prese il discorso, finché non venne interrotta dal pensiero fuori luogo del marito, che espresse a voce alta ciò che avrebbe dovuto tenere per sé. La moglie non fu per nulla contenta di questa opinione in un momento così delicato. Ghish non sembrava offeso; anzi, un piccolo sorriso gli spuntò sulle labbra. Anche se sarebbe stato scettico come il padre adottivo se fosse stato nei panni di un genitore. Il militare osservava in silenzio l'interazione dei vari membri del clan Ikisatashi. L'uomo stava aspettando il momento propizio per rivelare il vero motivo della convocazione di Ghish e dei suoi genitori. Se tutto andava bene, l'incontro si sarebbe concluso nel minor tempo possibile senza incidenti.

?:- Signori Ikisatashi, grazie per aver accettato il mio invito per discutere dell'ultimo incidente che ha coinvolto vostro figlio Kisshu.

K:- "Ahia! Eccola, la frittata che si rompe". –

Kisshu pensò tra sé mentre il direttore attirava l'attenzione dei suoi genitori adottivi per proseguire l'incontro.

?:- Come ho accennato prima, Ghish con la sua ultima bravata di poche settimane fa ha rischiato grosso. Ma per fortuna, abbiamo trovato un ottimo modo per evitare la sospensione che meritava. –

La signora Gargantia tremò alla parola "sospensione", come direbbero gli umani, suo figlio aveva schivato un grosso gioco. La donna si chiedeva spesso della fortuna sfacciata che sembrava proteggere Kisshu, anche quando finiva nelle situazioni più difficili. Kisshu prese posto sulla terza sedia al centro delle altre due, dove erano seduti i suoi genitori. Questa volta, non adottò la posa da strafottente che usava ogni volta che entrava nell'ufficio del direttore.

?:- Ghish! Lo sai che anche questa volta l'hai scampata grossa? Una sospensione avrebbe danneggiato la tua futura carriera lavorativa. –

L'uomo gli lanciò un'occhiataccia, e come ben si sapeva, Kisshu aveva le orecchie da marcante, ma l'intervento del padre adottivo, spazientito dalle buffonate del figlio, gli diede uno scappellotto dietro la nuca, che fece chinare Kisshu in avanti per la sua potenza. Mentre il malcapitato si massaggiava la parte offesa, il militare, dopo un attimo di silenzio, riprese il discorso per arrivare al nocciolo della domanda.

?:- Signori Ikisatashi, vostro figlio ha delle ottime capacità di combattimento ei suoi punti in quel settore sono molto alti… Peccato che non si possa dire lo stesso per le altre materie… Ma non è l'argomento principale di questo incontro. Come ho accennato prima, Ghish ha rischiato molto con la sua ultima bravata, ma con il suo esame di riammissione è riuscito a migliorare nei suoi studi accademici… Ghish, con lo scherzo della mensa, sarà monitorato molto da vicino da alcuni animali-chimera che i vari docenti metteranno a sua disposizione per impedirgli di combinare guai… E non guardarmi così, Ghish, te la sei cercata, quindi ci penserai due volte prima di tirare fuori uno dei tuoi stupidi scherzi in futuro. –

Il direttore, mentre parlava, vide come la reazione dell'adolescente, da indifferente, divenne piena di sconcerto. L'uomo poteva intuire che una storia avrebbe scioccato l'adolescente ribelle. Anche i coniugi Ikisatashi erano scioccati per le contromisure prese per monitorare il figlio durante le ore accademiche. All'inizio, sarebbe stato imbarazzante per Kisshu, ma dal momento che è sempre alla ricerca di nuovi stimoli verso la sua fuga dalle rigide regole dell'accademia, sia il direttore che i vari professori avevano optato per questo nuovo piano strategico per impedirgli di fare delle sue buffonate. Nel resto dell'incontro, Ghish rimase per lo più in silenzio, il che preoccupò molto la madre adottiva, che ogni tanto gli lanciava delle occhiate per monitorarlo. Alla fine dell'incontro, il direttore permette a Kisshu di avere una giornata libera dai suoi studi, e l'adolescente, in silenzio, si tele trasportò a casa insieme ai genitori adottivi.

Gargantia e Ginraya si scambiarono uno sguardo preoccupato per l'improvviso silenzio di Ghish. Lui che era di solito un tipo non taciturno come Pai, non volendo smorzare la tensione che si respirava a casa Ikisatashi, Gargantia attese che il figlio andasse in camera sua prima di seguirlo. Aprendo leggermente la porta della sua stanza, la donna cyniclon confermò che il figlio era giù di morale, visto dalla sua posizione sdraiata a pancia in giù, con il cuscino sopra la testa e il corpo quasi inerte. Gargantia entrò quasi in punta di piedi, tanto che Ghish non si accorse della sua presenza. La donna osservò da vicino il corpo sdraiato del figlio, e dopo un piccolo sospiro si sedette accanto a lui. Ghish alzò il busto e incrociò lo sguardo della madre adottiva.

K:- Madre, hai bisogno di qualcosa? –

Domandò dolcemente Ghish. Quando c'era di mezzo la genitrice, non era più il ragazzo ribelle e malizioso, ma diventava quasi un agnellino. L'adolescente aveva la madre adottiva nel cuore; la loro complicità era unica, ed entrambi lo sapevano bene. Ecco perché Ghish non nascondeva quasi nulla alla madre (tranne quando fu morsicato a tradimento per la prima volta da Zanna Bianca). Si sentiva in pace quando Gargantia era nei paraggi, trovando un po' di tranquillità in sé stesso.

GA:- Tesoro, sei stato per una buona parte dell'incontro di oggi con il direttore della tua accademia tranquillo, e questo mi ha fatto molto preoccupare. Sai che non è da te stare in silenzio quando pensi di subito qualche tipo di ingiustizia; non ti fai problemi a far sentire la tua voce. –

La signora Ikisatashi vicino al nocciolo della domanda, e Kisshu volle affrontare l'argomento che aveva iniziato Tart. L'adolescente non era del tutto convinto di voler prendere quella direzione, ma non ebbe modo di chiederlo alla madre durante la convocazione con il direttore.

K:- Madre!… Non vi preoccupate per me. Non sono così sconvolto dalla sorveglianza nei miei confronti durante il periodo accademico. Sapete bene che sono capace di eludere queste situazioni. – ^^

Ghish fece una battuta, che fece ridere la donna davanti a lui. Gargantia sapeva bene quanto il figlio fosse capace di sfuggire brillantemente a queste situazioni. Sembrava quasi che queste trame lo cercassero.

GA:- Hai ragione, figlio mio. Sai quanto tengo a te, come tengo a Pai e Tart. Voglio il meglio per voi, ma tornando alla domanda precedente: se la sorveglianza non ti ha sconvolto, cosa ti ha messo di malumore? –

Kisshu cambiò improvvisamente espressione, preparandosi a discutere l'argomento che voleva chiarire con la madre, senza però metterla in una posizione difficile.

K:- Madre, vorrei che fossi sincero con me! Quando ho per sbaglio rivelato al megafono acceso nello studio del direttore la mia infatuazione per Berry, la notizia che si è diffusa ha creato un grosso scandalo nel nostro villaggio? Non… non mi dovete nascondere nulla, voglio sapere cosa pensano i saggi del nostro villaggio e cosa si dice in giro su Berry. Sai che sono serio con lei, non posso sopportare che delle malelingue osino dire qualcosa di così osceno su di lei. Berry non ha colpa nessuna... -

Gargantia prese un colpo quando il figlio si addentrò in questo delicato argomento. Conosceva Kisshu meglio di chiunque altro e sapeva quanto diventasse passionale quando si trattava di questa umana. Gargantia aveva sempre sostenuto che avrebbe dato libero arbitrio ai suoi tre figli, desiderando che fossero felici con chiunque scegliessero di stare per il resto delle loro vite. Sebbene fosse titubante quando Kisshu per la prima volta le rivelò che la sua Berry era umana, non provava ostilità verso gli umani e il suo carattere non era incline al rancore o all'odio verso chi non le aveva fatto del male direttamente. Aveva vissuto osservando in silenzio le vite degli altri, dagli affetti più stretti ai conoscenti di lunga data, e ora provava una strana sensazione di cambiamento, anche se non poteva dirsi cambiata del tutto. Applicava questa filosofia anche ai suoi familiari, permettendole di vedere un quadro più ampio delle varie situazioni che coinvolgevano ciascun individuo nella sua sfera familiare. Dopo aver riflettuto con calma, capì che era giusto informare Ghish sulla situazione reale nel villaggio, sebbene sentisse un forte dolore nel cuore per le parole che stava per pronunciare.

GA:- ...Hai ragione, tesoro. Quello che sto per dire non sarà facile per me, come tua madre. Sai che sosterrò la tua scelta di frequentare la tua umana... Ma ti prego, fai molta attenzione, Ghish. – (._.`)

Le suppliche della madre intenerirono il figlio adottivo, che regalò un sorriso forzato alla donna che lo aveva cresciuto. Kisshu asciugò le lacrime che stavano iniziando a scorrere dagli occhi della madre prima di permetterle di proseguire.

GA:- Kisshu, tesoro... i membri del consiglio del nostro villaggio si sono riuniti di recente poco prima del tuo ritorno, e molti di loro non erano affatto soddisfatti per l'attenzione che stai attirando sulla tua Berry... Loro. .. Loro dicono... che se continuerai su questa tua strada, hanno deciso di recarsi direttamente al Palazzo Principale per chiedere un incontro con il Sommo Maestro e chiedere di intervenire per chiudere la faccenda una volta per tutte... E credimi, dalle loro parole non promette nulla di buono. Ho il sospetto che vogliano fare del male alla tua umana. –

Gargantia scoppiò a piangere dopo aver detto questo, chiedendo scusa al figlio per sembrare una cattiva madre per non essere stata in grado di proteggerlo. Ghish rimase silenzioso, lo shock di tale notizia si leggeva chiaramente nei suoi occhi dorati. Se ciò che sua madre gli aveva appena rivelato era vero, i saggi del villaggio volevano chiedere al Sommo Maestro, il grande Profondo Blu, il messia profetizzato delle ere passate, di prendere provvedimenti contro la sua amata. Una storia minaccia era inaccettabile. Come avrebbe potuto vivere senza di lei? Da quando l'aveva conosciuta, la sua vita aveva preso una svolta migliore. Ogni mattina, la prima cosa a cui pensava era lei. Aveva fatto colazione? Sarebbe arrivata a scuola in tempo? Mille domande frullavano nella sua mente. Berry era il suo raggio di sole che illuminava le sue giornate tristi. Ora che sapeva di poterla perdere, doveva fare qualcosa per proteggerla.

K:- "Chiedere un'udienza con i saggi del villaggio è fuori discussione. Quelle quattro mummie ammuffite non ascolteranno mai l'altra parte della storia. Sono troppo alte nelle loro torri d'avorio, troppo pieni di sé per considerare un altro punto di vista." –

Ghish era immerso nella risoluzione del dilemma e non si accorse che la madre lo stava osservando. Conosceva suo figlio abbastanza bene da sapere che stava cercando di proteggere il suo amore proibito per l'umana. Gargantia, con gli occhi ancora bagnati dalle lacrime, osservò il figlio lottare per qualcosa che desiderava proteggere con tutto se stesso. Ghish sentì lo sguardo della madre su di sé e incontrò il suo sguardo, regalandole un sorriso rassicurante.

K:-Stai tranquilla, mamma. Non preoccuparti di nulla. Troverò un modo per risolvere questo problema. Non mi arrendo facilmente alle sfide, lo sai. Voglio stare con la mia Berry e non credo che quelle quattro mummie mi impediranno di realizzare il mio destino. -

Ghish si sentiva rinvigorito. Non era il tipo di persona che si lasciava abbattere facilmente. Testardo e determinato, avrebbe dimostrato al mondo intero che avrebbe ottenuto ciò che voleva, a qualunque costo.

GA: - Sono così felice, tesoro, che non ti abbatti dopo aver sentito tutto questo e cerchi sempre il lato positivo delle brutte situazioni che cercano di abbatterti. Sono anche fiera di te; in questo periodo sto vedendo un Kisshu più maturo e meno spericolato rispetto al passato. –

La madre era orgogliosa dei grandi progressi fatti dal figlio adottivo, e per coincidenza, tutto ciò doveva essere avvenuto da quando è entrata nella scena di questa ragazza per cui suo figlio ha davvero una forte attrazione.

GA:- Ghish, voglio farti un'ultima domanda: come sapevi della questione dei saggi? Per quanto ne so, solo coloro che hanno partecipato all'ultimo incontro con loro conoscono bene i veri argomenti discussi. –

Kisshu ripensò nuovamente alla strana conversazione avuta con Tart nel loro dormitorio condiviso. Forse era il momento di mettere al corrente la madre e cercare di trovare un terreno comune per risolvere la situazione.

K: - Madre, stamattina Tart è passato dal mio dormitorio, quello che condivido con gli altri ragazzi. Mi ha trasmesso un messaggio da parte del direttore che chiedeva la mia presenza nel suo studio. Tutto questo mentre stavo mostrando ai miei amici una foto che ho fatto con la mia bambolina. Sai come è fatto Tart, odia le effusioni. Varsis ed io abbiamo toccato una corda sensibile del piccolo durante uno dei nostri scherzi e lui, nella sua furia, ha detto una frase troppo matura per la sua età. –

La donna sentì un brivido lungo la schiena quando Ghish menzionò che il piccolo Tart aveva detto qualcosa che aveva preoccupato il mezzano. La situazione doveva essere molto seria se richiedeva il suo intervento.

GA:- Ghish, cosa significa che Tart ha detto una frase troppo matura per un bambino della sua età? – ( ಠ⌓ಠ )

K:- Madre, Tart si è molto arrabbiato con me e Varsis durante una delle nostre piccole prese in giro. Ha espresso in modo forte e chiaro: "Io non sono come Ghish che rincorre quella vecchia befana solo per entrare nelle sue sottane." Tart non avrebbe mai detto una frase così forte se non fosse stato influenzato da qualcuno del nostro villaggio. Capisco che molti di loro non sono contenuti della mia decisione di frequentare la mia bambolina, ma nessuno di loro dovrebbe intromettersi nei miei affari personali. –

Ghish si animò mentre finiva di pronunciare le ultime parole del suo discorso. La madre ebbe un susulto quando sentì quelle parole uscire dalla bocca del mezzano. Un flashback, l'avvicinarsi della sorpresa; durante il famoso incontro, Gargantia come madre adottiva di Kisshu aveva partecipato e, con la coda dell'occhio, aveva visto Tart cercare di intrufolarsi nel tendone. Quando si accorse di essere stata vista, il piccolo monello arrossì di vergogna.

Gargantia sapeva che durante quella lunga riunione con i saggi e alcuni membri importanti del villaggio, dove il clan Ikisatashi viveva, il figlio più giovane aveva provato a nascondersi per origliare le varie discussioni, infuriato da un simile affronto da parte di Ghish.

Gargantia incrociò lo sguardo del mezzano e, sapendo da dove Tart aveva imparato un gergo così crudo, preferì condividere con lui ciò che aveva scoperto.

GA: - Tart ha tentato di intrufolarsi nel grande tendone dove si riuniscono di solito i saggi. Durante l'ultima riunione, hai sentito tuo padre e Pai lamentarsi del tuo comportamento e del tuo Berry. Tuo padre si è lasciato sfuggire qualche parola di troppo contro la tua micetta. –

Gargantia sospirò mentre con il capo chino rifletteva sulla situazione. Stanca del clima di tensione che si respirava da qualche tempo all'interno della famiglia, si animò di una nuova energia; non poteva più tollerare che l'orgoglio di suo marito ei caratteri scontrosi degli altri due figli ferissero Ghish. Troppo spesso, a causa dei caratteri troppo diversi dei maschi della sua famiglia, si erano scontrati.

Alzandosi dal letto dove suo figlio si era sdraiato, con un'espressione determinata attirò l'attenzione del mezzano, che con un'espressione un po' confusa le chiese:

K:- Madre, colomba andate? –

GA:- Vado a dare una lezione a tuo padre. Dopo quello che mi hai detto, è chiaro che Tart sta sviluppando cattive abitudini, e io, in quanto sua madre, devo correggerlo finché c'è ancora tempo. - ()

Vedendo la madre così agguerrita, Ghish non poté trattenere una piccola risata e disse:

K: - Incidenti! Ci sono problemi in paradiso. Credo che stanotte qualcuno dormirà sul divano. –

Kisshu ghignava già immaginandosi uno scenario del genere, con il padre adottivo cacciato dalla madre dalla loro camera da letto. Entrambi erano all'oscuro che le sagome di Pai e del genitore erano rimasti nascosti dietro alla porta semi socchiusa della stanza di Kisshu e avevano udito tutto il discorso madre-figlio in silenzio. Sentendo che la matriarca si stava avvicinando alla porta, entrambi gli uomini Ikisatashi si erano teletrasportati in silenzio altrove. Durante la notte, Pai nella sua camera sotto le coperte non riuscivano a prendere sonno, le parole del fratello adottivo gli frullavano in testa. In tutta sincerità, Pai da qualche tempo stava avendo dei forti dubbi su tutta la faccenda delle tre umane. In questi mesi, ha avuto modo di studiare il comportamento standard degli umani e ha scoperto che il trio nascondeva qualcosa, e nulla al mondo poteva togliergli dalla mente questo pensiero. Pai pensato di usare le sue chimere-spia per pedinarle e vedere se riuscivano a scoprire qualcosa. Sentiva anche di non poter più gestire il comportamento fanatico del fratello, e se continuava così, anche Tart avrebbe preso la stessa strada di Ghish. Il maggiore dei fratelli Ikisatashi rifletteva su come poter in qualche modo usare la bambina, chiamata Nené, la più giovane del trio, che sembrava molto ingenua e facile da manipolare. Anche se potrebbe incontrare un ostacolo in Tart, il fratello più giovane, che poteva negare tutto quando voleva, Pai aveva notato che anche il loro fratellino aveva una cotta per la biondina. Già gli stava causando mal di testa con i giovani fratelli infatuati delle due umane. Pai sentiva che se avesse permesso di alzare un solo dito contro le due umane, avrebbe avuto i due fratelli contro di sé. Ma non volle pensarci oltre, poiché l'incarico affidatogli dal sommo maestro aveva la massima priorità e, secondo le parole del saggio Zèen, la sicurezza del popolo doveva essere assicurata al 100%. Pai sentiva di poter sfruttare questa occasione, che attendeva da anni, per portare il cognome Ikisatatshi alla gloria e ai vertici di massimi livelli.


ANGOLO AUTRICE:

Scusatemi per la lunga attesa, ho avuto dei problemi con il mio PC, e per il blocco dello scrittore e questo mi ha rallentato di molto il mio scrivere questo capitolo.

K:- Kledy, ancora prendi la questione di quella bestiaccia che mi ha reso ridicolo agli occhi della mia bambolina? Ancora non mi è passata la rabbia da quella volta. - (` )

Kledy:- Kisshu ti puoi lamentarti di Zanna Bianca quando vuoi, ma dobbiamo essere obiettivi, hai iniziato tu. - -.-

K:- Non l'ho provocata di mia iniziativa, volevo solo divertirmi con la mia bambolina.-

KJ:- Ghish…sé mi avevo dato ascolto non saresti in questa situazione. Zanna Bianca come saprai, è un animale selvatico addomesticato e sapresti anche che il maniero e le ragazze fanno parte del suo territorio, i lupi sono animali molto territoriali…E sé la mia spiegazione non ti è chiara, quando sei andato a importunare Berry, Zanna Bianca ha percepito il pericolo che le ragazze stavano in difficoltà e tu per lei sei l'estraneo che ha varcato il suo territorio senza nessuna esitazione, ecco perché ti ha aggredito come promemoria che avrebbe dato un secondo assaggio della sua ferocia per scacciare l'intruso che le sei tu. – ¯\ _

E niente, mentre Ghish continua a fare l'offesa per la questione di Zanna Bianca, (che Dio me lo libero), voglio precisare che non so quando potrò pubblicare un 'altro capitolo dopo questo.

PS: Qui sotto c'è qualche articolo su dove mi sono ispirata sul peso del cinghiale, volevo che un cinghiale selvatico che si trova nel suolo degli Cynilcons non dovrebbe avere essere nelle misure standard di quelli che si trovano nel suolo umano.

Kledy. ❤️

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