Capitolo 4: anaffettività

Eliza era furiosa. L'adozione di Candy la disturbava molto.

-Non deve avere dei vestiti più belli dei miei, una stanza più bella della mia- pensava.

"Eliza va tutto bene?" chiese una delle sue compagne.

La ragazzina non rispose.

"Eliza!"

"Si, sto bene", rispose.

"Vuoi una tazza di tè?"

"No, grazie".

La sua compagna la guardò sbalordita. Difficilmente Eliza ringraziava qualcuno.

"Devo telefonare a mio fratello".

Stava andando a chiedere il permesso per fare una telefonata a un famigliare, quando una delle suore la chiamò dicendole che suo fratello era venuto a trovarla.

"Che cosa fai qui?", chiese sbalordita.

"Sono preoccupato per te. Siamo gemelli anche se eterozigoti. Ho sentito qualcosa qui", il ragazzo indicò il cuore, "è ho capito che non stavi bene", disse dolcemente suo fratello.

"Grazie, ora che sei venuto a trovarmi va meglio".

"Lo sai vero che con me puoi parlare di tutto, sorellina".

"Provo invidia per quell'orfana. Non so nemmeno io perché". Eliza cominciò a piangere.

"È ridicolo è soltanto una stupida orfana", incalzò Neal.

"Lo so, ma ora avrà tante cose belle…"

"E allora, lei non sarà mai come te sorellina. Tu sei bellissima, hai classe. Tutte le tue compagne ti invidiano. E conosci la zia, dice che l'opulenza e per persone senza garbo. Volgari arricchiti. Quindi non ti devi arrabbiare, l'orfanella non avrà mai delle cose più belle delle tue. Anzi avrà delle cosette insignificanti".

"Si hai ragione". Eliza si strinse di più a suo fratello.

"Ma non è questa la ragione per cui detesti Candy, vero?", disse Neal con calma.

"Non lo so, non so nemmeno io perché odio quella bambina. L'ho presa subito in antipatia".

"Si, anch'io sorellina".

Neal ripensò all'ultima volta che aveva visto Candy. Il giorno dell'adozione. Per la prima volta si era reso conto che quella ragazzina era bella, molto bella. Perché era la prima volta che la guardava con serietà, e non con scherno. Il ragazzo sentì un leggero, ma piacevole formicolio su tutto il corpo.

"Lei ha qualcosa che io non avrò mai".

"Che cosa", chiese curioso Neal.

"Non lo so. Credi che zia Andrew ci odi?".

"Perché questa domanda?"

"Ci odia?", incalzò Eliza.

"Credo di si. Di sicuro non sopporta la nostra famiglia, forse è per questo che ha adottato l'orfana. Per fare un dispetto ai Leagan. Hai visto quegli stupidi dei nostri cugini? Felici di averla intorno. Non sono mai stati così con noi".

La loro conversazione era stata ascoltata di nascosto da suor Claretta. Conosceva i giovani Leagan fin da piccoli.

"Poveri ragazzi", disse sottovoce, ma non troppo perché Tom era li vicino e stava ascoltando tutto, "sono totalmente anaffettivi. Riescono ad avere un rapporto speciale solo tra di loro".

"Suor Claretta, che cosa vuol dire anaffettivi?" chiese preoccupato il bambino.

"Tom da quanto sei lì?" chiese la suora.

"Abbastanza", rispose sottovoce.

"Anaffettivo è una persona che non ha mai ricevuto amore. E quando non ricevi amore, non sai nemmeno darlo, anche se lo senti per qualcuno. Chi è anaffettivo talvolta non riesce a riconoscere un sentimento come l'amore e lo confonde con qualcos'altro".

"E lei… loro sono così", chiese debolmente Tom

"Si. Hanno tutto e di più, ma non la cosa più importante… l'amore più importante nella vita di un bambino, quello dei genitori. Avere tutto e non avere niente allo stesso tempo. Hai visto la differenza che c'è tra loro due e i loro cugini?

Tom annuì.

"I nipoti della signora Andrew sono diversi perché hanno ricevuto molto amore", concluse suor Claretta.

Il ragazzo provò pena per Eliza, e anche per Neal. Tom viveva in ristrettezze economiche, ma l'amore della sua famiglia non era mai mancato.

"Ora vai hai ancora dei lavori da fare. Ci vediamo più tardi per la lezione di matematica. Hai fatto i compiti vero?".

Tom si morse le labbra e si allontanò. Suor Claretta a malincuore dovette dire a Neal che il tempo era scaduto e che doveva tornare nella suo collegio.

Eliza stava ritornando in camera. Tratteneva a stento le lacrime. Voleva stare ancora con suo fratello. L'unica persona a cui lei voleva bene. L'unica che la capiva.

"Eliza?"

La ragazza si voltò e vide Tom che la guardava in modo strano. Quell'anno il ragazzo scoprì di avere un debole per quella ragazza arrogante, presuntuosa, capricciosa e viziata. Eliza cercò di darsi un contegno, non voleva apparire vulnerabile, soprattutto agli occhi di quello che lei considerava un pezzente.

"Che cosa vuoi", disse tagliente la ragazzina.

Tom si avvicinò. Lo sguardo del bambino era indecifrabile, ma non c'era astio o rabbia sul suo volto. Osservò gli occhi della bambina. Erano lucidi e arrossati. Scostò appena una ciocca di capelli dal viso di Eliza e le diede un tenero bacio a fior di labbra. Le gote della ragazzina divennero rosso porpora, mentre il resto del viso aveva un'espressione sorpresa. Il sorriso di Tom era dolce e con una leggera nota di compiacimento. Il ragazzo amava l'effetto che la sua presenza esercitava sulla ragazza. Gli occhi di Eliza cominciarono a lacrimare.

"Eliza", disse preoccupato Tom.

Si avvicino di più, carezzo la guancia di lei e le mormoro qualcosa all'orecchio. Questo la fece arrossire ancora di più.

"Tom Steven".

Il ragazzo si voltò di scatto: "Direttrice…"

Ho sempre pensato che il comportamento di Eliza e Neal era così odioso, perché loro non avevano ricevuto amore. Tutto tranne che l'amore. Quello vero, pulito e sincero che invece ha ricevuto Candy alla Casa di Pony. Spero che il capitolo non sia troppo smielato.

P.s. Claretta la conosciamo tutti. Ho solo preso in prestito il nome.