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Cravatte e bretelle
Cap.1
Quella sera la telefonata del capitano Raydor, stupì tutti, compreso il tenente Flynn che arrivò per primo sulla scena del crimine. Parcheggiò la macchina, fece alcuni passi a piedi, prima di trovarsi davanti una visione tremenda: il capitano Raydor in piedi, avvolta nel trench nero, lo sguardo vitreo, gli occhi carichi di lacrime e ai suoi piedi il corpo esanime della ragazzina sparita da più di un mese. Ora l'avevano trovata. La pioggia cadeva incessante e il vento spostava acqua ovunque, non c'era alcun modo di ripararsi.
Arrivarono altre pattuglie e il sergente Eliot avvisò il capitano Raydor dell'arrivo della squadra della Crimini Maggiori. La donna annuì, sapeva che qualsiasi tipo di impronta, indizio o prova erano contaminati, portati via dalla pioggia. Il capitano Raydor si accovacciò e fissò il viso della ragazzina: l'innocenza perduta che non era riuscita a salvare. La sua decisione di cambiare la direzione delle indagini aveva portato a questo risultato. Le luci dei lampeggianti illuminavano una notte senza luna, cupo e coperta da nuvoloni carichi d'acqua.
Andy seguì ogni movimento, si avvicinò, fissò il volto della donna: era sconvolto, scioccato da quella triste visione. Una vita troppo giovane, spezzata dall'orrore e dalla violenza. La fatica per ritrovarla viva, era stata vana. Si avvicinò e cercò di dire qualcosa che potesse consolare il capitano Raydor.
Ogni parola erano inutile, perchè non poteva esprimere la piena dei sentimenti contrastanti che si leggeva sul volto della donna. Il tenente Flynn, come tutta la Crimini Maggiori aveva espresso aspre critiche alla conduzione delle indagini da parte del capitano Raydor. Durante l'ultima discussione erano volate parole pesanti, l'atmosfera era tesa e la conclusione tragica dei fatti, purtroppo, aveva dato ragione alla Crimini Maggiori. Arrivò anche il tenente Provenza, scosse il capo e concluse con rammarico che avevano ragione. Sharon si voltò e fece una smorfia di disappunto, scosse il capo e poi guardò la ragazzina. I capelli bagnati erano attaccati al viso. L'arrivo del coroner attirò l'attenzione di tutti, si spostarono e lasciarono che si occupasse della vittima. Il capitano Raydor si allontanò, cercava un momento di sollievo da quella situazione opprimente. Provenza disse all'amico di accompagnare a casa la donna, era visibilmente sotto shock. Si sarebbe occupato della scena del crimine.
Il capitano Raydor si allontanò, quasi a voler rifiutare quella tragica conclusione. Flynn la seguì, aumentò il passo. La chiamò, sperando lo sentisse, dovevano ripararsi, perché continuava a piovere.
"Ho la macchina qui vicino, l'accompagno a casa!" Gridò frustrato. Non ricevette alcuna risposta e aumentò il passo fino a raggiungere il capitano Raydor, che come un automa camminava senza meta. Le prese il braccio, cercò di attirare l'attenzione, ma lo scansò, quasi indispettita. La raggiunse, le prese la mano e la tirò verso sé "Dove vuole andare? Si fermi!" Il tono era deciso.
"Mi lasci tenente!" Gridò scocciata, voleva stare da sola, la presenza del tenente l'indispettiva.
"No. L'accompagno a casa!"
"Mi lasci … non vi siete già divertiti abbastanza?!" Cercò di svincolarsi dalla presa di Flynn, che la strinse ancora di più. Lo sguardo della donna era perso, gli occhi carichi di lacrime, il trucco era colato sul viso, la voce spezzata dall'emozione.
"Capitano …" Voleva consolarla. Avevano deriso la sua linea di indagine, si erano comportati da stronzi. Purtroppo però, avevano ragione.
"Mi lasci tenente … mi lasci…" Tentò di uscire dalla presa, ma non era più così convinta. Era arrabbiata e demoralizzata.
"Dove crede di andare?"
"Non doveva finire così! Non doveva! Maledizione!" Gridò disperata. Andy l'abbracciò stretta a sè. Sharon cercò di divincolarsi "Lasciami, lasciami …lasciami!" Picchiò i pugni contro il petto di Andy, che la strinse ancora di più. Il grido di dolore, divenne un gemito, scoppiò a piangere, il torrente delle emozioni la travolse, lasciandola senza forze.
Sentì le gambe cedere, stava per accasciarsi a terra, quando sentì una presa forte e sicura. Andy la prese in braccio e la portò alla macchina. I singhiozzi le impedivano di parlare, il corpo era scosso dalle emozioni, dalla frustrazione di quei mesi di rabbia, delusione, angoscia. L'indagine era terminata nel peggiore dei modi. Le mise la cintura di sicurezza e partì. Il pianto della donna diventò un lieve lamento, fino a che sfiancata, senza forze, si addormentò.
La portò a casa sua e la depose sul divano. Prese degli asciugamani: erano entrambi bagnati fradici. Andy si tolse in fretta i vestiti e fece lo stesso con la donna, le avvolse il capo con un telo per viso per asciugare i capelli. Le tolse scarpe e vestiti, cercò di non svegliarla. Decise di rischiare, non se la sentiva di riportarla a casa e lasciarla sola. Era sotto shock, doveva stare con qualcuno. La lasciò in intimo, le diede un fugace occhiata: era una donna bellissima, rimase senza fiato per un istante. Si riprese e scosse il capo, peccato per quel carattere: so tutto io. Con un telo più grande l'avvolse e la portò in camera, la depose sul letto e la coprì con una coperta. Terminò di asciugarsi. Prese dei vestiti asciutti e lasciò un cambio. Sospirò vedendola giacere nel letto. Aveva fantasticato più volte su quella donna, scommesso e desiderato di averla tutta per sè, ma ora si sentiva male per lei, odiava sè stesso per le parole che le aveva vomitato addosso. Si diede dell'idiota. Era notte fonda e cadeva una pioggia incessante. Provenza inviò un messaggio, si sarebbero visti il giorno dopo, chiese del capitano Raydor e Flynn rispose che l'aveva portata a casa.
Si sdraiò accanto, era stanco. Dopo un paio di mesi di lavoro estenuante, si ritrovavano con un pessimo risultato. Si sentiva di merda. Cercò di addormentarsi, ma i sentimenti contrastanti, le emozioni lo tennero sveglio a fissare il soffitto. Dopo un'oretta, Sharon si svegliò di soprassalto. Si guardò intorno e si spaventò, era in un posto sconosciuto, senza vestiti, a letto con uno sconosciuto. Due occhi la fissarono. Si ritrasse spaventata, aggrovigliando intorno a sè la coperta, come per cercare rifugio.
"Va tutto bene, capitano Raydor." Il tono era calmo e profondo. Era il tenente Flynn, riconosceva quella voce. Perché era lì? Ricordò in modo vago che erano sotto la pioggia, l'aveva abbracciata e trattenuta, mentre avrebbe voluto fuggire. Era scoppiata a piangere e poi … il buio. Perché non aveva i vestiti addosso? Gli occhi tradivano la paura.
"Stia tranquilla. Le ho tolto i vestiti perchè erano bagnati fradici e rischiava di ammalarsi."
"Che cosa … ha fatto? …. Perché …" Era spaventata.
"Ehi … va tutto bene." Sorrise, cercando di tranquillizzarla "Vado a preparare un thè caldo. Stia tranquilla." Si alzò e la lasciò da sola. Sharon si guardò intorno, c'era un poco di luce che illuminava la camera. Sembrava un posto pulito, sicuro. Era incerta sul da farsi, non sapeva come gestire quella situazione, era imbarazzata. Andy entrò e le porse una tazza fumante di thè caldo e si sedette ai piedi del letto, ponendo una distanza tra loro. Sharon prese la tazza e sorseggiò il thè caldo e guardò il tenente Flynn.
"Qui c'è un cambio pulito. E' una tuta della polizia, almeno è asciutta." Silenzio "Non mi denuncerà per molestie, vero?" La fissò, sembrava onesto.
"Nessuna denuncia, tutto questo non è mai successo." Il tono era sicuro, non ammetteva repliche.
Andy annuì e sorrise "Ogni cosa rimarrà tra noi." Silenzio. La donna lo fissò e annuì. Sorseggiò il thè caldo. Silenzio. "Grazie tenente."
"La lascio riposare, se ha bisogna di qualcosa sono nella stanza accanto." Si alzò e uscì.
Sharon rimase a guardare la camera da letto del tenente Flynn. Le luci soffuse, si sentiva il rumore della pioggia. Terminò di bere il thè che la rincuorò, indossò la tuta e cercò di sistemarsi i capelli. Sul comodino trovò delle salviette umidificate, si sistemò il viso, voleva essere il più presentabile possibile. Prese coraggio, un bel respiro e andò nell'altra stanza. Entrò in soggiorno, un colpo di tosse e attirò l'attenzione di Flynn, che si voltò e la fissò.
"Sarebbe meglio chiamare un taxi."
"Come si sente?" Il tono era gentile, cosa strana da parte del tenente.
"Sto meglio, grazie. Mi può chiamare un taxi, vado a casa mia."
"No, non credo sia la soluzione migliore."
"Tenente ascolti …"
"Vorrei rendermi utile. Vorrei chiedere scusa per le idiozie e le parole fuori luogo che le ho rivolto. Vorrei scusarmi per tutto quanto." Disse tutto d'un fiato, quasi per non lasciarla controbattere. Sembrava sincero. Abbassò lo sguardo, sapeva di aver ferito quella donna e quella sera, per la prima volta, l'aveva vista vulnerabile e fragile. Voleva rimediare.
"Ok. Scuse accettate, però vorrei tornare a casa."
"E' ancora sotto shock. Non può stare da sola."
"Da cosa deduce che sono sotto shock?" silenzio.
"Le propongo un accordo." Sharon sorrise, la proposta sembrava assurda. Il tenente Flynn proporre un accordo, questa era proprio una novità. "Bene, sentiamo." Aveva catturato la sua attenzione.
"Ecco l'accordo: tutto quello che è successo e succederà questa notte resterà tra noi."
Lo stupore si dipinse sul volto della donna, la proposta era interessante. Forse aveva considerato in modo errato il tenente Flynn. Inclinò il capo, non era convinta "Non è uno stupido giochetto tra lei e il tenente Provenza?"
"Provenza non sa e non saprà mai nulla. Ripeto, quello che è successo rimarrà tra noi. Volevo solo scusarmi. Rimanga, per favore." Sembrava quasi una supplica, Sharon non aveva mai visto sotto quella luce il tenente Flynn, sembrava una persona diversa. Forse doveva dargli il beneficio del dubbio.
"Parliamo un poco … prego." La invitò ad accomodarsi.
Continua …
