Spero che abbiate colto gli indizi, stavolta non potrete non capire di chi sto parlando! Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate!

Mini

40. Ombre nella notte

"Chi era quel tizio?" chiese Charles, infastidito "Cosa voleva da te?"

Raven si strinse nelle spalle.

"Era un idiota, uno dei tanti che ci ha provato con me negli anni, ormai ci ho fatto l'abitudine."

Raven appariva ed era effettivamente tranquilla e la sua sicurezza contagiò anche Charles.

"Andiamo a mangiare da qualche parte?" chiese, rassicurato "Hai fame?"

"Tantissima!" esclamò lei "Ho camminato parecchio e ho bisogno di riprendermi anche perché, sebbene quel tizio fosse un idiota mi ha dato un'idea, che ne dici di andare allo zoo?"

Charles sorrise.

"Va bene, mi sembra un'ottima idea, poi potremmo fermarci a mangiare da qualche parte vicino al teatro dove ci sarà lo spettacolo, che ne dici?"

"Approvato!"

La giornata trascorse rapidamente, le ore sembravano volare mentre Charles e Raven si godevano la reciproca compagnia, non c'era nient'altro se non loro, tutti gli altri problemi sembravano svaniti di fronte al loro amore e per la prima volta Charles si sentì completamente realizzato, per qualche ora dimenticò l'oscurità che, lentamente, si era fatta strada nel suo cuore.

Il sole tramontò lasciando spazio al buio, Charles e Raven trovarono un piccolo ristorante italiano poco distante dal teatro e lì cenarono per poi raggiungerlo in tutta calma. Non avevano idea di cosa si trattasse ma quando arrivarono si resero conto di aver fatto un'ottima scelta. Non era il solito circo: grandi lampade rosse appese all'esterno invitavano ad entrare, una volta all'interno era ancor più affascinante. Non c'erano sedie e il palcoscenico era al centro della stanza, un cerchio perfetto formato da decine di candele allineate per formare il perimetro attorno al quale si erano radunati gli spettatori; Charles e Raven si misero in un posto con una buona visuale e attesero l'inizio dello spettacolo.

Charles non sapeva cosa aspettarsi ma quando gli artisti iniziarono a preparare il palco per il primo numero trattenne il fiato per l'emozione.

"Si tratta di un gioco di escapologia" disse, avendolo riconosciuto "Lei lo lega e lui deve liberarsi prima che il peso della sabbia faccia scattare il meccanismo."

"Quale sabbia?" chiese Raven e Charles indicò il sacchetto che, proprio in quel momento la donna aveva bucato con un pugnale.

"Oh, capisco! Ce la farà?" chiese, guardandoli con attenzione.

Tutti gli sguardi erano puntati sull'artista ma Charles fu distratto da alcuni pensieri, si massaggiò le tempie e Raven intuì immediatamente che c'era qualcosa che non andava e Raven se ne accorse subito.

"Charles?" lo chiamò.

"Dobbiamo andare via di qui" disse "Sta per accadere qualcosa e non voglio essere coinvolto."

Lei lo guardò stupita ma lui continuò a parlarle telepaticamente.

"Il tizio incatenato, lui è Bird-spider ma è anche l'assassino di Edward Van Coon."

"Come lo sai?"

Charles si indicò la tempia sinistra per farle capire che lo aveva visto nella sua mente.

"Dobbiamo andare via." ripeté.

"Perché? Se sai che è stato lui dillo! Fallo arrestare!"

"Non posso. Dovrei dare spiegazioni sul perchè lo so, inoltre …"

Si voltò alla sua sinistra e indicò con lo sguardo uno degli spettatori.

"Vedi quel tizio alto con i capelli neri e il cappotto scuro? Lui è sulla strada giusta, sicuramente lo arresterà."

"Ne sei certo?"

"Assolutamente certo. Ora andiamo, per favore, ho mal di testa."

Raven sussultò quando la freccia colpì la tavola di legno alla quale era stato legato l'uomo fino a un istante prima e, sebbene le dispiacesse rinunciare allo spettacolo, seguì Charles fuori dal teatro.

L'aria fresca di Londra aiutò Charles a liberarsi di alcuni pensieri, lui e Raven decisero di camminare senza una meta precisa, lasciando che fossero i passi a guidarli, incuranti del fatto che si stavano allontanando dal loro hotel perché era ancora presto e avrebbero fatto in tempo a prendere l'ultima metropolitana per tornare.

Camminando Charles cercò di focalizzarsi su Raven ma la sua mente sembrava una calamita per i pensieri altrui, non riusciva a concentrarsi, sentiva i pensieri di ogni persona che incrociavano e questi erano come mosche fastidiose che lui ormai faceva fatica ad ignorare. Raven, che ormai aveva sviluppato un legame molto profondo con lui, se ne accorse ma, per non farglielo pesare, inventò una scusa.

"Torniamo in hotel?" chiese "Sono molto stanca …"

Charles intuì che non fosse vero ma le sorrise e, sollevato, annuì.

"Ottima idea."

Erano appena entrati in hotel quando videro nuovamente l'uomo che aveva importunato Raven poche ore prima. Charles, che era già irritato di suo, prese Raven per un braccio e la trascinò lontano da lui, ma l'uomo li vide e riuscì a intercettarli.

"Oh, buonasera!" disse "Ancora con lui? Non ti sei stancata? Non vedi che sembra un vecchio decrepito? Io sono molto meglio di lui. Mi presento, mi chiamo Alec Jones." disse prendendole la mano e baciandola con fare melenso.

In effetti Charle non poteva negare di essere provato: il volto magro e pallido era segnato da profonde occhiaie e gli occhi corrucciati non aiutavano a dare una sensazione di salute. Raven sottrasse la mano dalla sua presa con un gesto rapido.

"Non sono interessata. Grazie."

"Avanti …" mormorò Alec avvicinandosi e cingendole le spalle con decisione "Lascia qui questo rottame e vieni con me!"

Stavolta fu Charles a intervenire, prese Raven per un braccio e spinse via Alec, facendolo cadere sui divanetti della hall.

"Vattene. Adesso."

Era un ordine, Charles aveva usato i suoi poteri per comandarlo e Alec, sopraffatto, non poté fare altro che obbedire.

Raven gli diede un bacio sulla guancia.

"Stai calmo, va bene? Avrei potuto difendermi da sola."
"Perdonami, è stato più forte di me."

Lei gli sorrise.

"Però ha ragione, sei distrutto, eppure questa doveva essere una vacanza o sbaglio?"

Lui sogghignò.

"Mi riprenderò, sono solo stanco, oggi è stata una lunga giornata."

Si avvicinarono al bancone per ritirare le chiavi, a Charles sembrò di sentire una discussione animata, due cameriere poco lontano, in un luogo riparato, stavano parlando: una era sconvolta e l'altra la ascoltava comprensiva. Altri pensieri, pensò, altri pensieri che si insinuano nella mia mente senza permesso. Charles si rivolse all'addetto che aveva una targhetta con il nome: Frank.

"Mi scusi, chi è quel tizio, Alec Jones?"

Il receptionist alzò gli occhi al cielo.

"Vi chiedo scusa per il suo comportamento" disse Frank "Alec è il figlio del proprietario e vive qui la maggior parte dell'anno. Purtroppo non possiamo dirgli nulla ma è solito infastidire le belle donne." disse lanciando un'occhiata a Raven.

"Non fa niente, lo prendo come un complimento" rispose lei "Inoltre so difendermi, non è il primo idiota che incontro."

Charles sorrise, rincuorato.

"Allora vi auguro una buona notte" disse l'uomo consegnando le chiavi.

A letto Raven tentò di coccolare Charles, i suoi occhi erano rossi e lucidi e quando lo baciò sulla fronte sentì che scottava.

"Charles!" esclamò "Hai la febbre!"

Raven si alzò e andò a controllare dentro la valigia dove, dopo aver cercato un po', trovò un termometro con il quale tornò da Charles.

"Avanti, devi misurarti la temperatura, io ti preparo qualcosa per farla abbassare."

Lui annuì e Raven tornò a cercare nel beauty case il medicinale per lui, quando tornò attese che il termometro finisse di registrare la temperatura e quando infine suonò lo guardò preoccupata.

"Trentotto e mezzo" disse "Ti ho portato un'aspirina. Prendi questa per ora."

Mentre lui beveva lei andò in bagno e portò un fazzoletto imbevuto d'acqua fredda.

"Mi chiedo come ti sia venuta così all'improvviso!"

Charles lasciò che Raven si prendesse cura di lui, rabbrividì leggermente quando lei posò il fazzoletto bagnato sulla sua fronte ma ne sentì subito il beneficio.

"Ora dormi" sussurrò lei "Io sarò qui se avrai bisogno di me."

Charles annuì e, prima di rendersene conto, si addormentò.

Buio, calore, dolore, Charles si svegliò all'improvviso o, almeno, pensò di essersi svegliato, camminava come un sonnambulo, stava camminando lungo uno dei corridoi dell'hotel ma osservava tutto come uno spettatore, un corpo incapace di controllare il proprio corpo.

Non sapeva come ma era entrato in possesso di una chiave, ma non di una qualsiasi, era un passepartout dell'hotel e con quello aprì la porta della stanza 404, immersa nel silenzio e nell'oscurità della notte.

Sapeva esattamente dove avrebbe trovato il letto e lo raggiunse con pochi passi rapidi e silenziosi fino a trovarsi di fronte al letto in cui, nella penombra, dormiva serenamente Alec Jones. Alzò il braccio, non sapeva cosa stesse tenendo in mano, ma quando colpì Alec in testa con quell'oggetto subito il sangue iniziò a schizzare ovunque: lo colpì ancora e ancora e ancora, talmente tante volte da perdere il fiato per lo sforzo e si fermò solo quando non ne potè più.

Alec Jones era morto, il suo viso e il suo corpo erano stati brutalmente devastati dai suoi colpi, Charles arretrò lentamente, uscì dalla stanza e corse via.

Il mattino dopo Raven svegliò Charles con un bacio sulla fronte.

"Stai meglio" disse "Evidentemente eri solo stressato, non dovresti avere più febbre."

Lui annuì e si mise a sedere ma subito sentì la testa girare, qualcosa lo turbava, forse un sogno? Cos'era successo? Non ricordava nulla della notte precedente, solo immagini sfocate che lui stesso si rifiutava di riconoscere come partorite dalla sua mente. Stava delirando? Fece finta di nulla e si alzò, era ancora vestito, Raven non aveva avuto il coraggio di spogliarlo la sera prima.

Andò in bagno e mentre Raven finiva di preparare le valigie per la partenza imminente lui si spogliò e andò sotto la doccia fredda, dove rimase per qualche minuto sperando che l'acqua sciacquasse via, insieme al sudore, anche i pensieri.

Uscì lavato, profumato e vestito, solo i capelli erano ancora lucidi d'acqua, si sedette al tavolo della colazione che nel frattempo era stata portata lì da una delle cameriere.

"Sei pronto per partire?" chiese Raven "A che ora abbiamo il volo?"

"Stasera" rispose lui versandosi il tè e facendo finta che niente di ciò che aveva vissuto quella notte fosse accaduto "Non ti aspettare un arrivo trionfale, niente cene ufficiali, incontreremo T'Challa in gran segreto e ripartiremo stanotte per la nostra prossima tappa."

"Oh!" esclamò lei "Una sorpresa?"

"Ti piacerà, ne sono certo. Invierò le nostre valigie in aeroporto così noi avremo tutto il tempo per visitare Londra anche oggi. Ti piace l'idea?"

Raven annuì, entusiasta, quindi entrambi si dedicarono alla colazione.

Più tardi scesero con calma, erano in leggero anticipo rispetto all'orario del check out perciò erano tranquilli, quando raggiunsero la hall, però videro una notevole confusione, gran parte degli ospiti si era riunita lì e tutti parlavano contemporaneamente, scandalizzati.

"Calmatevi!" gridava il receptionist "Calmatevi! Presto tutto sarà risolto e potrete andare dove dovete!"

Charles notò che alla reception c'era sempre Frank il quale, per qualche ragione, non aveva ancora staccato dal turno notturno. Accanto a lui c'era un uomo brizzolato, indossava una camicia bianca e una giacca scura, il suo sguardo era quello di un uomo stanco e schiacciato da troppi pensieri. Si fece avanti e parlò con voce alta e autoritaria.

"Ascoltatemi tutti!"

Il brusio si interruppe bruscamente e tutti si rivolsero verso colui che aveva parlato.

"Buongiorno, sono l'Ispettore di Scotland Yard Gregory Lestrade. Questa notte è stato commesso un omicidio perciò, finché non avremo finito di fare tutti i rilievi del caso, nessuno di voi potrà uscire di qui. Sono stato chiaro?"

In quel momento Charles e Raven videro degli agenti della scientifica apporre i nastri gialli all'ingresso e uno di loro passò accanto all'Ispettore Lestrade.

"Lui è l'agente della scientifica Anderson" disse Lestrade rivolto a Frank "Accompagnatelo nella stanza dove è stato trovato il cadavere."

Frank annuì e allungò il braccio per fargli strada verso l'ascensore.

Charles iniziò a tremare, era dunque tutto vero? Il cadavere apparteneva ad Alec Jones ed era stato proprio lui ad ucciderlo? Cercò un posto dove sedersi perché le gambe avevano iniziato a tremare e non riusciva a reggersi in piedi. Si accasciò su una delle poltrone e Raven, sensibile come sempre ai suoi cambiamenti d'umore, si avvicinò e gli sfiorò la fronte.

"Scotti ancora, Charles! Stavolta sarà almeno a quaranta stavolta!"

Lei gli parlava, la vide cercare qualcosa in valigia ma tutto presto si fece sfocato e nero e poi non sentì più nulla.