41. La luce alla fine del tunnel?

Charles si risvegliò circa dieci minuti dopo, Raven era china su di lui e gli premeva un fazzoletto bagnato sulla fronte.

"Sei caldissimo" mormorò, vedendo che aveva aperto gli occhi "Devi riposare, ho chiesto di farti trasportare in una stanza ma non ci permettono di uscire dalla hall."

Charles le prese il fazzoletto dalla mano e si mise a sedere.

"Hanno iniziato gli interrogatori?" chiese cercando di nascondere la paura.

"No, per ora stanno analizzando la scena del crimine. A quanto pare la vittima è il tizio che ci ha disturbati ieri sera, ha litigato con più di metà degli ospiti dell'hotel e sarebbe inutile interrogare tutti ora senza avere un indizio."

Charles annuì, lievemente sollevato.

"Devi stare disteso" lo riprese Raven "Stai troppo male."

Lui annuì ma entrambi furono distratti da qualcosa che stava succedendo davanti alla porta principale. Frank aveva ricevuto l'ordine di non far entrare nessuno ma proprio in quel momento era arrivato un uomo che invece tentava di oltrepassare gli agenti che stavano a guardia della porta. Charles lo guardò, era lo stesso uomo che aveva visto al circo cinese e, notò, con lui c'era anche l'altro che era con lui la sera precedente.

"Non può entrare" disse Frank "L'ispettore Lestrade …"
"Mi ha fatto chiamare" disse l'uomo.

"Lo faccia passare" disse Lestrade arrivando di corsa "Loro due sono Sherlock Holmes e il Dottor John Watson, sono con me."

Sherlock sorrise malizioso e oltrepassò Frank, seguito da un imbarazzato John. Charles intuì che presto avrebbero scoperto il colpevole e, in preda al panico, si alzò intenzionato a seguirli.

"Dove credi di andare?" chiese Raven, che non aveva idea di ciò che aveva fatto "Devi stare qui, hai la febbre!"

Charles esitò, guardò la direzione verso la quale erano andati l'Ispettore e gli altri due poi guardò Raven.

"Mi dispiace, devo farlo …"

Lei aggrottò le sopracciglia senza capire ma Charles la bloccò e così fece con tutti i presenti nella stanza, dopodiché si alzò e si allontanò indisturbato.

Seguì Sherlock e ascoltò da lontano ciò che stava dicendo.

"No, non ho bisogno di vedere la camera, almeno per ora. Avete detto che era chiusa dall'interno e non c'era segno di scasso alle finestre, giusto?"

"Esatto." rispose Lestrade

"Bene, per ora possiamo limitarci a osservare le telecamere di sorveglianza."

"Non vuole parlare con Katie?" chiese Frank "È la cameriera che ha trovato il corpo stamattina. Poverina, è ancora sconvolta!"

"No" rispose secco Sherlock "Se è ancora sconvolta non ci sarà utile. Per ora mi faccia vedere i video di questa notte."

"Mi segua" disse Frank "Teniamo le registrazioni in questa stanza, abbiamo una telecamera per ogni piano."

Senza farsi vedere Charles spiò dall'esterno e vide che stavano per accedere alla telecamera del piano in cui c'era la stanza dove era stato ucciso Alec Jones.

Frank accese lo schermo e usò il computer per selezionare la telecamera giusta.

"Anderson ha stabilito l'ora della morte tra le due e le due e mezza" disse Lestrade "Dobbiamo cercare in quell'orario."

Frank annuì, ma quando selezionò l'orario giusto il video scomparve, lo schermo divenne nero."

"Non capisco La telecamera è stata messa fuori uso proprio in quell'orario!" disse voltandosi verso chi lo stava ascoltando "Purtroppo non possiamo servirci delle registrazioni per capire chi è entrato nella stanza."

Lestrade diede un calcio a una sedia in preda alla rabbia e Sherlock aprì la bocca per parlare ma Charles fu più veloce: incurante del fatto che lo avrebbero scoperto entrò, doveva sapere, non avrebbe potuto restare un minuto di più nell'incertezza.

"Non potete sapere chi è entrato" disse con un enorme sforzo "Potete però usare le telecamere degli altri piani per capire chi è uscito dalla propria stanza a quell'ora."

Tutti si voltarono a guardarlo, gli occhi di Sherlock si illuminarono.

"Fantastico!" esclamò, andandogli incontro "Vedete? Quest'uomo ha la febbre alta eppure è più intelligente di voi!" disse.

John sorrise compiaciuto e fece l'occhiolino a Charles.

"Questo è uno spettacolo che non si vede tutti i giorni! Dovrò segnare la data sul calendario!"

"Si può fare?" chiese Lestrade e Frank annuì.

"Posso accedere alle telecamere degli altri piani."

"Entri, signor …" lo invitò Sherlock

"Xavier. Charles Xavier. Chiamami Charles."

"Charles" ripeté lui "È un piacere conoscerti. Io sono Sherlock Holmes. Accomodati, non stai bene." disse porgendogli una sedia.

Sotto lo sguardo sconvolto di John e Lestrade Charles obbedì e si mise a sedere davanti agli schermi; tutto il suo corpo tremava per la febbre e la paura: la stanza dove alloggiavano lui e Raven era al secondo piano, la 206, sperò che partissero dal basso per togliersi ogni dubbio ma allo stesso tempo era terrorizzato al pensiero di vedere se stesso mentre usciva dalla sua stanza con intenti omicidi.

Perché lo aveva fatto? Jones lo aveva fatto arrabbiare, era vero, ma Charles Xavier non sarebbe mai arrivato a tanto. Che fosse stato X? Quel nuovo se stesso di cui aveva tanta paura e che faticava ancora a comprendere? Oppure quei due occhi rossi nell'oscurità? Quelle domande vorticavano nella sua mente ma riuscì a calmarsi e a focalizzarsi sul video che stava osservando. Frank selezionò le telecamere dei vari piani facendo andare avanti veloce il video in modo da velocizzare il processo.

Primo piano.

Niente.

Secondo piano.

Charles tremò, ecco, adesso si sarebbe visto uscire e …

Niente.

Allora non era stato lui? Non era stato lui? Un sospiro di sollievo e il suo corpo fu attraversato da un brivido di piacere e conforto, gli sembrò perfino che la febbre fosse calata. In quel momento pensò che non sarebbe mai potuto essere stato lui, nella sua visione c'era troppo sangue, se fosse stato colpevole avrebbe dovuto esserne ricoperto, invece gli abiti che si era tolto poco prima di fare la doccia erano sporchi solo del sudore provocato dalla febbre.

Perché? Perché aveva visto quelle immagini? Di chi erano quei pensieri? Perché aveva pensato che fossero suoi? Perchè non era riuscito a concentrarsi e a trovare il colpevole? La sera precedente aveva visto nella mente di quel cinese l'omicidio di Van Coon, allora perché non ce l'aveva fatta adesso? Forse a causa della febbre? Nel frattempo Frank continuò a cercare.

Terzo piano.

Niente.

Quinto piano.

Niente.

Sesto piano.

Niente.

Settimo e ultimo piano.

Niente.

"Ecco qui" disse Frank "Non ci sono altri piani."

"A meno che l'assassino non fosse proprio al piano del morto" disse Sherlock.

"Dove vive il personale? Hanno delle stanze qui o tornano a casa la sera?"

Sherlock si voltò di scatto verso Charles.

"Quest'uomo è un genio! Ha la febbre ma è un genio!"

Gli si avvicinò e lo baciò sulla fronte, poi tornò a rivolgersi a Frank.

"Avete detto che chi lo ha trovato è una cameriera, giusto? Immagino che viva qui con il resto del personale!"

Frank era a disagio ma annuì.

"Sì, noi abbiamo le nostre stanze nel piano interrato."

"Perfetto!" esclamò Sherlock "Per caso avete delle telecamere di sorveglianza anche in quel piano?"

Frank esitò ancora ma annuì a malincuore, il pensiero che l'assassino potesse essere uno dei suoi colleghi lo riempiva di amarezza. Alzò il braccio come se pesasse una tonnellata e impostò lo schermo per vedere le riprese della telecamera. Un secondo prima dell'orario stabilito il corridoio era ben visibile, un secondo dopo lo schermo diventò nero.

"Ormai è chiaro" disse Sherlock "Nessun segno di effrazione, significa che chi è entrato aveva la chiave, in questo caso il passepartout del personale. Con il passepartout si può entrare ovunque? Anche in questa stanza?"

Frank scosse la testa.

"No, per accedere a questa stanza è necessario avere una chiave specifica. Di solito la tiene il Direttore e, ora che lui è in viaggio, ce l'ho in custodia io."

Sherlock annuì.

"È possibile vedere la registrazione della telecamera di sorveglianza puntata sul bancone della Reception?"

Frank obbedì, la telecamera inquadrava il bancone dietro al quale c'era proprio lui. Sembrava tutto tranquillo ma all'improvviso arrivò una donna con gli abiti delle donne delle pulizie: portava una caraffa bianca e una tazza, andò dietro il bancone accanto a Frank, restò lì dietro per qualche istante per sistemare la caraffa e la tazza e se ne andò.

"Quella è Anne" disse Frank "Mi ha portato una caraffa di caffè per passare la notte, dopo mezz'ora è tornata per vedere se avevo bisogno di qualcos'altro."
Sherlock annuì, pensieroso, mentre Charles si rese conto che era la donna che stava consolando l'amica la sera prima.

"Bene. Credo che per ora abbiamo visto abbastanza. Posso parlare con la cameriera che ha scoperto il corpo. Charles, vieni con noi?" gli chiese "So che sei molto provato ma il tuo aiuto potrebbe essere fondamentale."

Lui annuì e li seguì a fatica fuori dalla stanza, si misero davanti all'ascensore ma fu proprio in quel momento che Raven li vide.

"CHARLES!" gridò furiosa "Ecco dove sei! Sei impazzito? Ti ho cercato ovunque! Stai male! Dovresti …"

Sherlock intuì cosa stava per accadere e si mise in mezzo.

"Charles è stato prezioso per le indagini, so che non sta bene ma potrebbe aiutarci a capire cosa è successo. Se vuoi può venire con noi così potrai tenerlo d'occhio."

Raven li guardò con la bocca spalancata dallo stupore e dalla rabbia ma John le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla.

"Ti capisco" le disse con un sorriso rassegnato "Quando si mettono in testa qualcosa è impossibile fermarli, piuttosto conviene assecondarli."

Raven sorrise, contagiata dall'allegria del dottore ma non si trattenne dal lanciare un'occhiataccia a Charles.

"Non pensare che sia finita qui, più tardi ne parleremo."
Charles annuì, normalmente si sarebbe preoccupato ma in quel momento era troppo concentrato per pensare ad altro.

Sherlock, John, Charles e Raven arrivarono al quarto piano accompagnati da Lestrade e Frank. Il corridoio era deserto, gli uomini della scientifica se ne erano andati, restavano solo due donne sedute su un divanetto, entrambe dipendenti dell'hotel. Charles riconobbe Anne e, accanto a lei, la ragazza disperata che piangeva: Katie. Guardandola ebbe una fitta alle tempie, come se all'improvviso qualcuno gli avesse dato un pugno ma riuscì a non darlo a vedere.

Nel caos della sua mente cominciò a comprendere cos'era successo. La donna non aveva ancora smesso di piangere, singhiozzava mentre Anne le accarezzava dolcemente la spalla.

Charles si avvicinò a Sherlock e gli sussurrò all'orecchio.

"Ho un'informazione che potrà tornarti utile."

Sherlock, che stava già andando dalla testimone, si fermò, prese Charles per un braccio e lo fece arretrare di qualche passo.

"Noi arriviamo subito, voi dite alla cameriera …"

"Katie" disse Frank.
"Ecco, dite a Katie che tra poco le farò qualche domanda."

Tutti, compresa Raven, avanzarono e raggiunsero le due donne mentre Charles e Sherlock rimasero indietro.

"Dimmi."

"Ieri sera io e la mia … fidanzata" esitò prima di dire quella parola, era strano riferirsi a Raven con quel termine "siamo tornati in hotel e abbiamo incontrato Alec Jones che non ha perso tempo per disturbarci, ci provava spudoratamente con Raven ma ovviamente è stato respinto. Poco prima di salire in camera ho visto Katie discutere con Anne, sembrava turbata e stava piangendo. Potrebbe avere a che fare con …"

Sherlock, che inizialmente aveva ascoltato con grande interesse, sospirò annoiato.

"BENE!" gridò con tono sarcastico, quasi spaventando Charles "Bene! Sembrava un caso tanto interessante, invece si riduce a questo?"

Sherlock lasciò il braccio di Charles e si diresse a grandi passi verso Katie la quale, anche grazie a Raven, si stava calmando.

"Sei stata abbastanza furba, te lo concedo" disse, puntandole addosso un dito accusatore "Ma non abbastanza da fregare me. Credevi di aver coperto le tue tracce, invece sei stata troppo sicura di te e ti sei fregata con le tue mani!"

Frank si mise davanti a Katie come per farle da scudo.

"Cosa vuole insinuare?" chiese scandalizzato, mentre Anne stringeva Katie in un abbraccio protettivo e lei si faceva piccola tra le sue braccia.

"Non insinuo nulla" rispose Sherlock "Dico ciò che è successo, ovvero che è stata lei ad uccidere Alec Jones!"