Visto che ieri vi ho tediati con le mie chiacchiere, oggi iniziamo subito con il capitolo.
Buona lettura, fatemi sapere cosa ne pensate
Mini
16. Esci dalla mia testa
"CHARLES! CHARLES!"
Erik gridava con tutto il fiato che aveva, mentre lui, Jean e gli altri cercavano di lottare contro Sinistro, il quale gli teneva testa con estrema facilità.
"Ancora sprechi tempo?" chiese Sinistro "Charles non risponderà, il suo corpo è mio ora, lui non esiste più!"
Jean si era fermata per prendere fiato, fissò Sinistro cercando di entrare nella sua mente, impresa ardua ma non impossibile.
"Non è vero" disse Jean. "Lo sento, è lì dentro! Cosa gli stai facendo?" chiese, divisa tra la paura e la rabbia.
"Tu puoi vederlo se vuoi, giovane telepate" rispose Sinistro con un sorriso malevolo "Puoi vederlo e assistere come mera spettatrice alla sua rovina. Avanti, non ti impedirò di vedere mentre il tuo Maestro viene annientato!"
La luce era forte, accecante, così come la paura che dominava ogni cellula del suo corpo, era legato con delle cinghie al lettino e non poteva muoversi. Sinistro teneva un bisturi tra le mani, sembrava un chirurgo sul punto di effettuare un'operazione.
"Sei testardo, te lo concedo. Il tuo cervello è prezioso e per questo non mi aspettavo che fosse facile ottenerlo ma," aggiunse, posando il bisturi su un tavolino e prendendo invece un grosso rasoio "non per questo mi arrenderò! Anzi! Proprio per questo userò ogni mio potere per possederlo!"
Con la mano destra teneva il rasoio, con la sinistra afferrò i capelli di Charles che gemette per il dolore.
"Sei il telepate più potente del pianeta, non c'è dubbio su questo."
Sinistro lo guardò per qualche istante, i suoi occhi erano quelli di un animale famelico.
"In un modo o nell'altro sarai mio."
Detto questo, tirò ancor di più i capelli di Charles e, con il rasoio, iniziò a tagliarli alla radice, senza preoccuparsi se, insieme ai capelli, tagliava anche la pelle. Charles gridò per il dolore e la rabbia ma questo non fermò Sinistro, che invece accelerò i movimenti, procurandogli ancor più dolore.
"Fa male eh?" chiese "Questo è niente! Niente!"
Qualche minuto più tardi nella testa di Charles erano rimasti solo pochi ciuffi di capelli e molte ferite. Sinistro posò il rasoio e tornò da Charles, prese le estremità di altre cinghie e gli legò la testa per fare in modo che non potesse muoverla. Strinse forte e, quando si fu accertato che fosse immobilizzato, riprese il bisturi, che avvicinò lentamente alla fronte di Charles.
"Ora soffrirai."
Jean era pallidissima, poteva sentire le grida di Charles nella mente di Sinistro, poteva vederlo mentre soffriva e tentava invano di liberarsi.
"Cosa succede?" chiese Erik "Jean! Rispondi! Cosa succede?"
La donna aveva la bocca spalancata per l'orrore, la coprì con mani tremanti.
"Jean!" la richiamò Hank "Riesci ad aiutarlo? Lo hai fatto con Apoclisse! Puoi farlo ancora!"
"Non lo so" rispose lei "In quel caso Apocalisse aveva la mente aperta, qui c'è un muro. Non sarà facile raggiungere il Professore."
Jean tentò di ostentare sicurezza ma tremava. In quel momento, dalla sua mente, Charles gridò, un grido devastante, spaventoso, che fece crollare in ginocchio Jean.
"CHARLES! CHARLES!"
Sinistro aveva affondato il bisturi sulla fronte di Charles poi, con gesti rapidi ma precisi, iniziò a tagliare gli strati di pelle per raggiungere l'osso. Charles gridava in preda al panico e al dolore accecante che attraversava il suo corpo come mille lame, mentre Sinistro sollevava i lembi di pelle per raggiungere la scatola cranica.
"Farà sempre più male, Charles" gli disse lui "Farà male ma presto tutto sarà finito, non preoccuparti. Hai vissuto a lungo."
Sinistro era riuscito ad esporre completamente la parte superiore della scatola cranica di Charles, l'osso brillava sotto la luce della lampada scialitica.
"Il mio tesoro" disse Sinistro con voce avida "Ora devo aprire il forziere …"
Posò il bisturi, prese una piccola sega circolare e, senza lasciare a Charles il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, iniziò a tagliare l'osso per raggiungere il cervello.
Il dolore paralizzò Charles, che però sembrava intenzionato a combattere.
"Il dolore è solo nella mia testa … è solo nella mia testa … si può, si deve negare! Non è reale!"
"Eccolo …" sussurrò Sinistro, sollevando l'osso come un coperchio e ammirando il cervello di Charles "Che meraviglia …"
In quel momento Sinistro aveva abbassato la guardia, questo non sfuggì a Charles, nonostante il dolore e la paura, riuscì a reagire.
Gridò, Charles gridò con tutto se stesso, gridò tanto da far tremare i vetri degli armadietti che circondavano il tavolo operatorio.
"NO!" gridò Jean "Non può farlo! Lo lasci in pace!"
La telepate tentava in tutti i modi di penetrare le difese mentali che Sinistro aveva eretto.
"Non ce la faccio!" gridò "Riesco a vederlo ma non riesco a raggiungerlo, non può sentirmi!"
Erik tremava al suo fianco, il desiderio di uccidere l'uomo che aveva di fronte era fortissimo, ma non voleva ferire il corpo del suo amico perché, era certo, sarebbe riuscito a liberarsi.
Poi accadde, quasi come risposta a quel suo pensiero.
Sinistro stava ridendo, ormai era certo di essere riuscito a vincere, i nemici di fronte a lui erano impotenti e stava per conquistare il cervello di Charles; mosse un passo, il primo passo verso la sua vittoria, quando un'onda d'urto lo costrinse a fermarsi e lo fece cadere in ginocchio.
L'esplosione fu devastante: il lettino, gli armadietti, gli strumenti, le pareti … tutto il laboratorio saltò in aria, tutto svanì, Sinistro si ritrovò sospeso a mezz'aria in un ambiente luminoso. Di fronte a lui, trionfante e completamente sano, c'era Charles.
"SEI A CASA MIA, NEL MIO REGNO" disse, il suo sguardo era determinato e combattivo "VATTENE! ESCI DALLA MIA TESTA!"
Sinistro provò a resistere ma la volontà di Charles era più forte, pezzo dopo pezzo disintegrò il suo corpo, che svanì in infiniti frammenti per poi disperdersi nella luce.
Charles restò solo, esultante, vivo e perfettamente padrone della sua mente.
Charles era a terra, lo sforzo era stato enorme, la sua mente e il suo corpo erano devastati dalla fatica, aveva il fiatone ma era felice, finalmente era riuscito a liberarsi.
"CHARLES!"
Jean gli si avvicinò, si inginocchiò al suo fianco e lo sostenne, imitata da Raven.
"Charles … sei tu? Sei tu?"
Lui respirò profondamente un paio di volte, alzò il viso verso di loro e sorrise: non c'era più traccia del rombo rosso sulla sua fronte e il suo sguardo era quello di sempre, benevolo e rassicurante.
"Ce l'hai fatta, amico mio" gli disse Erik, era anche lui stremato, vedere gli occhi del suo amico liberi dai condizionamenti di Sinistro lo rassicurò, ma la tensione accumulata lo aveva sfiancato, perciò si sedette su una grossa cassa.
Charles sorrise, ma il suo era un sorriso tirato, condizionato dalla stanchezza e, intuì Jean, da sentimenti contrastanti.
"Ce l'ho fatta" confermò e, finalmente libero, si lasciò andare tra le braccia di Raven.
Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi, ma tutto il suo corpo tremava, stava ancora combattendo una lotta interiore.
"Charles …" gli sussurrò Raven "è finita, è tutto finito, puoi lasciarti andare … sei stato forte, ora puoi permetterti di cedere."
Charles sollevò lo sguardo e la guardò, i suoi occhi erano lucidi di pianto e celavano paura, rimpianto e tanti sensi di colpa. Raven accolse quei sentimenti senza giudizio, abbracciandolo, lui lo percepì e, finalmente, si arrese, scoppiando in un pianto disperato e liberatorio.
Tra quelle lacrime mormorò qualcosa, ma le parole potevano aspettare, avrebbe potuto spiegare con calma ciò che gli era successo, l'oscurità che era stato costretto ad attraversare, per il momento restò così, come un bambino bisognoso di quell'affetto che non aveva ricevuto al momento giusto.
Erik attese che il suo pianto si placasse, quindi gli si avvicinò.
"Se non ti dispiace" disse, rivolto a Raven "Preferirei portarlo io a casa, ha bisogno di riposo e io ho bisogno di parlargli."
Raven annuì, aiutò Charles ad alzarsi e lo affidò a Erik, che gli permise di appoggiarsi a lui.
"Buffo, l'anziano sono io e devo aiutare te che ora sei giovane!"
Charles rise debolmente ma non rispose.
"Io resterò qui" annunciò Hank "Vorrei dare un'occhiata a questi documenti, anche se ci siamo arrivati a causa di una trappola possono comunque tornarci utili."
"Resto con te" disse Jean "Due occhi in più fanno sempre comodo."
"Allora sei occhi saranno ancor più produttivi" disse Raven "Erik, ti affido Charles" aggiunse, con tono autoritario "Più tardi arriverò io."
Erik le fece l'occhiolino e portò via l'amico.
Erik accompagnò Charles nella sua stanza e con cautela lo fece stendere sul letto.
"Non voglio che tu provi pena per me" gli disse lui, mentre cercava una posizione comoda per distendersi.
"Non provo pena per te" gli rispose Erik "Ma mi disgusta aver saputo che colui che ti ha torturato da bambino era la persona che invece avrebbe dovuto proteggerti."
Charles chiuse gli occhi per cercare di cancellare quei ricordi dalla sua mente.
"Io ho sempre odiato chi aveva portato via mia madre" disse Erik "Se non fosse stata uccisa mi avrebbe protetto, invece ero solo. Ti invidiavo perché almeno tu avevi una famiglia, ma mi sbagliavo. Io ero solo, ma alle mie spalle avevo l'amore che mia madre mi aveva dato in vita; tu avevi una madre e un padre, ma ti hanno tradito. Ti sei chiesto come sarebbe stata la tua vita se non avessi represso quei ricordi?"
Charles faceva fatica a tenere gli occhi aperti, guardò Erik senza rispondere, mentre quella domanda risuonava nella sua testa in cerca di una risposta lui, senza volerlo, crollò addormentato.
