18. Gli Illuminati
"Per l'ultima volta: no"
"Ma, Professore …"
"Scott, ho detto di no, non avrò bisogno della tua presenza."
Ciclope stava seguendo Charles verso il sotterraneo.
"Potrebbe avere bisogno d'aiuto!"
Erano arrivati nel garage, Charles si fermò, sospirò profondamente e si voltò verso di lui.
"Scott, ti sono grato per tutto quello che hai fatto per me in questi anni, se non fosse stato per il tuo aiuto non sarei riuscito a fare tante cose, ma ora non sono più un vecchio paraplegico, sono giovane e sano, non ho bisogno di assistenza."
Scott sembrava a disagio.
"Ma …"
"Ascolta un po', ragazzino" lo riprese Charles, piccato "Con chi credi di parlare? Eh?"
Il suo sguardo, la sua voce, tutto il suo corpo emanava ostilità, così Scott abbassò lo sguardo, sconfitto. Charles si vergognò quel momento di rabbia, così si calmò.
"Davvero, Scott, è qualcosa che devo fare da solo."
Charles ricominciò a camminare e si avvicinò alla moto di Scott.
"Ma … Professore! Quella è …"
"La tua moto? Certo, ti dispiace se la prendo io?" chiese, mostrandogli le chiavi che aveva in mano.
Scott rimase in silenzio, indeciso su come rispondere, poi capì che non avrebbe potuto dire di no.
"Faccia come vuole" rispose, rassegnato.
Charles, che nel frattempo si era già messo il casco, salì a bordo, gli fece l'occhiolino, mise in moto e partì.
La Torre dove viveva Tony Stark si trovava nel bel mezzo di New York, dopo un lungo e piacevole viaggio in moto finalmente raggiunse il sotterraneo della torre, dove la parcheggiò. Messa al sicuro la moto si avvicinò all'ingresso, dove fu accolto da un usciere.
"Buongiorno" lo salutò lui "Può identificarsi?"
"Buongiorno a lei" rispose lui, finendo di sistemare gli abiti sgualciti dal viaggio "Ho un appuntamento con Tony Stark, sono il Professor Charles Xavier."
L'uomo lo fissò, come tutti aveva bene in mente il viso e il fisico del famoso Professore, lo guardò con sospetto.
"Lo deve portare qui?" chiese, guardandolo con attenzione.
Charles sorrise, si era quasi dimenticato di come appariva solo pochi mesi prima; usando i suoi poteri riuscì a manipolare la mente dell'usciere e a passare.
Conosceva la strada a memoria, perciò non chiese di essere accompagnato, guardando l'ora notò che era addirittura in ritardo perciò si affrettò a raggiungere l'appartamento privato di Tony.
Bussò e andò ad aprirgli proprio Tony. Vedendo Charles restò immobile per qualche istante, lo squadrò da capo a piedi, infine alzò un sopracciglio.
"Tu chi saresti?" chiese "Non ho tempo da perdere con studenti dell'università che si credono geniali perché hanno capito ciò che scrivo nei miei saggi. Ora vattene, ho da fare."
Senza attendere risposta Tony stava per chiudere la porta, ma Charles la tenne aperta usando la telecinesi.
"Che tu ci creda o no, Tony, sono Charles Xavier."
Tony restò interdetto, osservò prima la porta, poi lui, infine rise.
"Ah, capisco! In effetti è la stessa voce con cui mi hai parlato ieri, giusto? Sembri più giovane o sbaglio?" chiese, facendogli l'occhiolino e spostandosi dalla porta per farlo entrare "Cosa ti è successo? Qualche segreto di voi mutanti? Vieni, gli altri sono già arrivati, lo racconterai anche a loro."
Charles seguì Tony all'interno dell'appartamento.
Davanti al caminetto spento, seduti sui divani, c'erano il Dottor Stephen Strange, Reed Richards, Namor e Freccia Nera.
"Prima che vi agitiate" disse Tony, alzando le mani, dal momento che tutti i presenti si erano già allarmati vedendo entrare Charles nella stanza "L'uomo al mio fianco è Charles Xavier."
Tutti si guardarono tra di loro, confusi, ma Charles sorrise e si portò due dita alla tempia così, usando i suoi poteri telepatici, li aggiornò su ciò che era successo al suo corpo.
"Mi fa piacere per te, amico mio" disse Stephen quando Charles ebbe finito di trasferire le informazioni nelle loro menti.
"Immagino che tu non sia qui solo per condividere con noi la tua nuova condizione fisica, giusto?" chiese Tony, accomodandosi.
Charles prese posto a sedere.
"No" rispose, scuotendo la testa "Non so se siete al corrente di ciò che è successo alla nota azienda di sistemi di sicurezza, la Securtech"
"Ho letto qualcosa" rispose Tony "A quanto pare il tuo amico Magneto ha fatto un bel casino."
Charles annuì.
"Erik ha un modo tutto suo di affrontare i problemi ma sì, ha distrutto un magazzino che conteneva dei dispositivi di sicurezza progettati per identificare i mutanti. Si tratta di una questione complessa che affonda le sue radici nel passato, perciò mi perdonerete se, piuttosto di parlare per almeno un paio d'ore di ciò che è successo e che potrebbe succedere, userò la telepatia per raccontarvelo."
"Sinceramente non ho né il tempo né la voglia di ascoltare un monologo che mi farebbe solo fare confusione" disse Tony.
"Sono d'accordo" lo appoggiò Stephen.
"Anche per me va bene" si aggiunse Reed, mentre Namor e Freccia Nera si limitarono ad annuire.
Ottenuto il permesso da tutti, Charles proiettò nelle loro menti tutto ciò che era successo in quel periodo, ogni cosa, perfino la sua lotta contro Sinistro.
Quando ebbe terminato, tutti lo fissarono turbati.
"Fammi capire" disse Tony il quale, in quanto fondatore del gruppo e padrone di casa, si sentiva in dovere di parlare "Questo Sinistro voleva ottenere il tuo corpo e per farlo ha innescato una serie di eventi che, come dici tu, porterà alla rovina dei mutanti?"
Charles annuì.
"Questo perché dovrebbe riguardare noi?" chiese, allungandosi verso il tavolino posto in mezzo ai divani per prendere il suo Martini.
"Stai scherzando, vero?" chiese Charles, alzando un sopracciglio.
"No" rispose Toni "Sono più che serio. Se è una cosa che riguarda i mutanti e solo i mutanti non è di nostra competenza. Se gli Avengers hanno un problema interno gli altri non intervengono."
Charles era allibito, fissò gli altri uno ad uno ma tutti sembravano indecisi se esporsi o meno.
"Ascolta Tony, con tutto il rispetto, non puoi paragonare gli Avengers ai mutanti!"
"Perché no?" chiese Stephen "Cos'avete di speciale?"
Charles rise.
"Se proprio vuoi fare un paragone allora fallo tra gli Avengers e gli X Men" disse "Infatti non ho mai chiesto aiuto quando abbiamo avuto problemi con la Confraternita. Qui non si parla di un gruppo ristretto di persone, sto parlando di un'intera specie: uomini, donne, bambini, giovani, anziani, sparsi in tutto il mondo!"
Charles si alzò e prese a camminare avanti e indietro per la stanza.
"Volete venire nella mia scuola? Volete entrare nella stanza di Cerebro e vedere con i vostri occhi quanti mutanti ci sono al mondo? Sono persone, Tony! Persone che come tutti hanno il diritto di vivere, di fare le loro scelte. Alcuni hanno dei poteri potenzialmente pericolosi, altri sono del tutto innocui; alcuni sono dei veri criminali, altri vorrebbero solo vivere in pace, ma tutti loro hanno il diritto di non essere discriminati ma di essere considerati per ciò che fanno, non per ciò che sono!"
Charles si fermò, lo sguardo fisso davanti a sé, alla ricerca delle parole giuste.
"Il nostro futuro è nero" disse "Questi dispositivi non faranno altro che dare voce a una discriminazione che già esiste. Se il progetto di quei folli andrà in porto non ci sarà più speranza per una conciliazione, la pace non potrà mai essere vera, sapiens e mutanti vivranno nel terrore l'uno dell'altro senza possibilità di incontro."
Charles tremava, nonostante le avesse sempre pensate, pronunciare quelle parole ad alta voce aveva dato un senso diverso al tutto, l'aveva materializzato di fronte a sé. Fino a quel momento ci aveva pensato in modo marginale, ma parlarne l'aveva reso reale, come se fosse già successo.
"Non preoccuparti, Charles" disse Stephen "Abbiamo capito. In effetti hai ragione. I mutanti rappresentano una percentuale importante della popolazione e quello che ci hai raccontato non è qualcosa da poter sottovalutare."
Tutti gli altri annuirono.
"C'è un'altra questione che vorrei affrontare con voi."
Prima di cominciare guardò tutti, assicurandosi che lo stessero ascoltando. Tony lo invitò a parlare con uno sguardo.
"Mi chiedo se non abbiamo perso di vista il senso di questo gruppo."
La domanda restò sospesa tra i pensieri dei presenti per qualche istante, poi Charles proseguì.
"Non siamo qui per proteggere gli abitanti del nostro pianeta? Allora perché dobbiamo dividerci, perché non possiamo fidarci di più l'uno dell'altro? Quale tipo di collaborazione può nascere da qualcosa che è segreto?"
"Vorresti rendere nota l'esistenza degli Illuminati?" chiese Tony "Non dirai sul serio! Hai idea delle conseguenze! Sarebbe il caos!"
Charles annuì.
"Concordo, ma sarebbe per il bene di tutti. Superato il disorientamento iniziale la nostra alleanza sarebbe solo più forte. Se le persone che rappresentiamo ci vedessero uniti e collaborativi inizieranno ad esserlo anche tra di loro. Inoltre" aggiunse "Se dovessi sbagliarmi, sono pronto ad impegnarmi qui e ora di usare i miei poteri per cancellare la memoria di tutte le persone coinvolte."
Stephen si alzò, fece qualche passo, riflettendo.
"Quindi sarebbe un processo reversibile" disse.
"Esatto."
Freccia nera alzò la mano e si rivolse a Charles.
"Sì, è vero" disse lui "Freccia Nera mi ha appena comunicato che, a suo parere, se cambiassimo le premesse del nostro gruppo, acconsentirebbe ad entrare anche Pantera Nera."
Tony guardò Freccia Nera, che annuì, confermando che ciò che aveva detto Charles era effettivamente ciò che stava pensando.
"In effetti non sarebbe male provare" disse Reed "Ma come vorresti gestirlo? A chi lo riveleresti?"
"Voi non avete problemi" spiegò Charles "Condividere queste informazioni con gli Avengers, con i Fantastici Quattro o con gli Stregoni è un conto, siete gruppi circoscritti; per quanto riguarda i Mutanti, gli Inumani e gli abitanti di Atlantide sarà più complicato, dovremo trovare una cerchia ristretta di persone fidate a cui confidarlo, almeno nel primo periodo. Se vedremo che è una strada percorribile potremo andare avanti."
Nessuno parlò per qualche minuto, tutti erano immersi nei propri pensieri, stavano valutando le parole di Charles, soppesando pro e contro, infine fu Tony a parlare.
"In quanto fondatore degli Illuminati sento il condividere di dire per primo il mio pensiero. Non sono del tutto d'accordo con te, Charles, ma voglio darti la mia fiducia perché sono certo che agisci per il bene e che saprai fare un passo indietro se sarà necessario."
"Allora è deciso!" esclamò Reed "Gli Illuminati non saranno più un segreto! Sono d'accordo anch'io"
"Anch'io." disse Stephen.
"Contate anche me." si aggiunse Namor.
Freccia Nera si limitò ad annuire, Charles sorrise.
"Quando tutto sarà definito e avremo un piano d'azione andrò personalmente da Pantera Nera e lo aggiornerò sugli sviluppi. Per ora vorrei invitarvi nella mia scuola per presentarvi ai miei studenti più fidati e agli altri."
"Possiamo fidarci di Erik?" chiese Stephen, dubbioso.
"Certo" rispose Charles serio "Avete la mia parola."
"Bene! Se lo dici tu mi fido. Allora possiamo andare a dormire … o volete restare ancora un po'?" chiese Tony sfregandosi le mani "C'è la finale di hokey stasera! Ho un po' di birre fresche!"
"Io resto" disse Stephen.
"Io passo" rispose Charles "Devo tornare a scuola, devo parlare di tutto questo per prepararli per l'incontro di domani."
"Come vuoi" rispose Tony "Un giorno o l'altro per voglio vederti ubriaco!"
Charles sorrise ma se ne andò.
