22. La donzella in pericolo
"Allora è deciso!" esclamò Tony, sfregandosi le mani "Usciamo da qui? Cerebro è spazioso ma noi siamo decisamente in troppi.
Tutti si erano voltati a guardarlo, con poche parole era riuscito a spazzare via l'angoscia che aveva travolto tutti in quel momento drammatico.
Charles, ancora rosso in viso per l'emozione, annuì, si portò le dita alla tempia e in pochi istanti tutti si ritrovarono nell'archivio sotterraneo, senza avere ricordi di come erano arrivati lì.
"Wow, sembra quasi un teletrasporto!" esclamò Tony, divertito "Bene, allora siamo tutti d'accordo, vero? La situazione è drammatica e tutti dobbiamo contribuire. Charles, tu volevi andare a parlare con T'Challa, se non sbaglio."
"Esatto" rispose lui, annuendo "Con lui e con altri professori universitari in Europa. Vorrei fare una serie di conferenze sull'evoluzione del gene X, già ora mi sto muovendo per organizzarmi."
"Molto bene. Tu continua su quella strada. Io per ora ho le mani legate, sarebbe meglio che anche gli Avengers si astenessero dal fare qualsiasi cosa."
"Credi davvero che Steve Rogers se ne starebbe con le mani in mano di fronte a un'ingiustizia pur sapendo che ci sei tu dietro?" chiese Hank.
Tony rifletté per qualche istante, poi scosse la testa.
"No, non lo farebbe. Hai ragione, lui potrebbe intervenire."
"Anche noi agiremo" disse Reed Richards "Se dovessero esserci altri arresti come quello della scorsa notte. Anzi, potremmo addirittura mobilitarci già ora per quei dieci mutanti, dal momento che la notizia dell'arresto è pubblica."
"Sono d'accordo" disse Stephen Strange "Non possiamo restare indifferenti!"
"E noi?" chiese Logan, con un moto di rabbia "Cosa dovremmo fare noi? Restare a guardare?"
"Più o meno, sì" rispose Charles, che nel frattempo aveva ritrovato la calma "Sarà un compito difficile, me ne rendo conto, ma …"
"Un compito da vigliacchi!" esclamò Erik "Noi dovremmo …"
Charles si portò entrambe le mani alle tempie.
"Erik. Taci. Fai un favore all'umanità e taci. Mi stai facendo venire mal di testa."
Erik aprì la bocca per rispondere, ma presto si ricordò che dietro a quel viso giovane che lo aveva rimproverato c'era il suo vecchio amico, perciò accettò la critica.
"Se foste voi a muovervi verrete percepiti come aggressori" spiegò Stephen "Invece se fossero altri a fare il primo passo la gente comincerebbe a porsi delle domande. Perché Capitan America difende i mutanti? E i Fantastici quattro? E tutti gli altri?"
Freccia Nera e Namor annuirono.
"Avrete anche il nostro appoggio." disse quest'ultimo.
"Quindi noi … cosa dovremmo fare? Restare a guardare?" chiese Scott.
Charles si stava massaggiando le tempie.
"Noi continueremo a fare ciò che abbiamo cercato di fare fino ad ora: dare un rifugio a mutanti in cerca d'aiuto."
Allontanò le mani dalle tempie e guardò Scott.
"Quando ho fondato questa scuola volevo creare un luogo dove i mutanti potessero sentirsi al sicuro e potessero imparare a gestire i loro poteri. Sarei riuscito a fare molto di più se questo idiota" disse, indicando Erik con un movimento della testa "non avesse perennemente creato conflitti con gli homo sapiens, mettendo in cattiva luce i mutanti."
Erik aprì la bocca, sconvolto da quelle parole, ma Charles lo fulminò con lo sguardo.
"Non negare che è così, Erik. Tu facevi casino e io ero costretto a metterci una pezza. Come pensate che sia stata percepita questa dinamica al di fuori dalla comunità dei mutanti?"
"Come un conflitto interno apparentemente insanabile" rispose Tony "Una crepa che, mi duole dirvelo, vi ha resi deboli."
Charles guardò Erik, il quale rispose con un lungo sospiro.
"Ho solo cercato di lottare per i diritti della mia specie!" esclamò "Cosa c'è di sbagliato in questo?"
"La strategia" rispose Tony "Sono d'accordo sul fatto che sulla carta i vostri poteri vi diano un netto vantaggio, ma a cosa ha portato questo, fino ad ora? A questa situazione! Al fatto che gli umani vi temono e vi odiano e per questo sentono la necessità di difendersi da voi e rendervi inoffensivi."
Jean e Ororo stavano parlando tra di loro, si voltarono e annuirono.
"Purtroppo è così" confermò Jean "Nonostante un homo sapiens armato di un fucile possa potenzialmente essere più pericoloso di un mutante, è quest'ultimo che viene sempre percepito come minaccia."
"Che schifo" commentò Ororo "Non riesco a concepire questo, non riesco a capire perché esistano questo tipo di pregiudizi!"
"Come ha detto Charles" spiegò Hank "Sono radicati nella mente dell'uomo, i pregiudizi sono una forma di difesa antichissima, l'animale si allontana per prudenza da ciò che non conosce perché ogni cosa che gli è ignota può essere pericolosa."
"Però mi sembra che nel frattempo ci siamo evoluti, no?" disse Scott "Abbiamo sviluppato la nostra razionalità!"
"Ancora una volta sono d'accordo con Charles su questo punto" disse Hank "Moira era una persona, parlare con lei fu facile, all'inizio era spaventata ma con il tempo capì. La gente lì fuori" aggiunse, indicando un punto a caso "Loro si muovono in branco, seguendo l'emotività spinta da chi è al potere. Se chi ti governa dice che devi avere paura dei mutanti allora tu avrai paura dei mutanti e arriverai a odiarli. Mi sono spiegato? Se poi noi aggiungiamo conflitti interni la percezione che gli altri hanno di noi non può che peggiorare."
Ororo, Jean e Scott annuirono.
Charles guardò ancora Erik, non comunicò con lui telepaticamente, ma il suo sguardo diceva "Cosa cazzo ti ho detto in tutti questi anni?", Erik afferrò il messaggio e rise piano.
"Va bene, va bene" disse "Quindi noi saremmo le donzelle in pericolo e voi i coraggiosi cavalieri?"
Tony rise.
"Esatto. Avete bisogno di appoggio dall'esterno, da persone che non sono coinvolte direttamente nella comunità dei mutanti. Non possiamo restare indifferenti di fronte all'arresto di quei dieci mutanti perciò direi che quello sarà il primo passo. Charles, quando avevi intenzione di partire?"
"Il prima possibile, ma ora sarà necessario che resti, almeno finché non si sarà risolta questa situazione."
Reed Richards stava riflettendo, batté la mano sul tavolo, attirando l'attenzione dei presenti.
"Se io mi proponessi come intermediario?" disse "Non credo che sarebbe utile utilizzare la violenza. Potrei contattare chi di dovere e propormi come negoziatore. Charles, tu dovresti accoglierli qui. Te la sentiresti?"
"Questa scuola è stata creata per questo." rispose lui con decisione.
"Perfetto." rispose lui, annuendo.
"Ottima idea" disse Stephen "Un approccio diplomatico in questi casi è sempre la soluzione migliore."
"Sapete qual è un'ottima idea?" chiese Tony, alzandosi "Bere qualcosa. Charles, so che questa è una scuola, ma avrai da parte qualche bottiglia per festeggiare, no?"
Charles sorrise, si alzò e si diresse verso una tenda, la scostò e rivelò una porta.
"Il mio patrigno era un paranoico, oltre ad aver costruito i bunker sotto la villa e questo, aveva deciso di custodire qui i suoi vini più pregiati. Abbiamo scoperto questa porta solo qualche giorno fa."
Charles aprì la porta ed entrò, Tony lo seguì incuriosito e si trovò di fronte a una cantina piena di bottiglie impolverate.
"Wow" esclamò "Possiamo approfittarne?" chiese, prendendone un paio che promettevano bene.
"Dovete!" rispose Charles "Mi dispiace per l'arredamento, la prossima volta sarò più ospitale, ma per ora dovrete accontentarvi di questo. Jean, mi potresti aiutare?"
Jean si alzò ed entrambi usarono i loro poteri telecinetici per servire in tavola i bicchieri.
Tony rimase a bocca aperta, i suoi occhi, il suo viso, tutto il suo corpo sembravano vibrare per l'eccitazione.
"Questa è una novità!" disse "Charles, non sapevo che possedessi anche il potere della telecinesi!"
"Nemmeno io lo sapevo, fino a qualche giorno fa" disse, mentre gli altri si passavano le bottiglie per riempire i bicchieri.
"Ah, non sapete l'altra novità! Ora vuole farsi chiamare solo X! Ha mandato il Professore in pensione!" esclamò Erik.
Tony rise.
"Bene, bene!" esclamò "Quante novità, mi piacciono le novità!"
Si versò da bere e bevve un sorso.
"Spero che Charles vi abbia detto che, oltre a discutere del destino del pianeta, ci troviamo anche per spettegolare!"
Charles alzò un sopracciglio.
"Cosa che ho sempre disapprovato, è sempre stata una perdita di tempo."
"È vero!" confermò Stephen "Ci guardavi sempre male! Ammettilo … X!"
Tutti scoppiarono a ridere.
"Vi prego …" iniziò Charles, alzando gli occhi al cielo.
"Non cominciare, Charles!" lo interruppe Tony, versandogli da bere "Ora siamo qui per rilassarci e raccontarci qualche gossip."
"Lascialo perdere!" esclamò Raven "Charles è sempre stato così noioso, fin da bambino, sembrava già vecchio.
Tony scoppiò a ridere.
"Ah, è così?" chiese Stephen mentre osservava il color rubino del vino che si era appena versato.
"Esatto. In ogni caso sapete una cosa? Stavolta devo dargli ragione. Voi restate pure qui a chiacchierare e a ubriacarvi."
Raven si alzò in piedi, andò da Charles, lo afferrò per un polso e lo costrinse ad alzarsi.
"Noi" disse, iniziando a trascinarlo via "Abbiamo di meglio da fare! A presto!" concluse, agitando la mano in segno di saluto, Charles si lasciò trascinare via ridendo sotto i baffi mentre Tony e Stephen li guardavano a bocca aperta.
"No, aspettate" disse Tony, rivolgendosi a Hank "Mi sono perso qualcosa? Dovete dirmi tutto, subito!"
Hank rise e si versò del vino.
"Allora, da dove posso cominciare?"
