Ero indecisa su come proseguire così ho deciso di dare una svolta con un bel colpo di scena. Per ora non capirete ancora nulla, verrà spiegato nel prossimo capitolo, per ora non dimenticatevi i pop corn e preparatevi per lo spettacolo!

Mini

30. Fuoco

David camminava rapido, almeno un paio di passi avanti, Charles lo seguiva; quando finalmente si trovarono abbastanza lontani dalla scuola si fermò.

"Allora, cosa devi dirmi? Ti avviso che nulla potrà convincermi a restare."

"Non è il mio obiettivo."

"Quindi?"

Charles si prese qualche istante per scegliere le parole giuste poi parlò, dopo un lungo sospiro.

"Non andrò per le lunghe, te lo prometto, ma prima di arrivare al sodo devo parlarti della mia vita."

"Fantastico!" commentò lui con sarcasmo.

Charles lo ignorò.

"Devi sapere che circa cinquant'anni fa mi trovavo in un periodo della mia vita piuttosto … complicato."

"Quindi ora dovrò ascoltare tutto ciò che ti affliggeva allora?" chiese acido.

"No, sarebbe dispersivo. Ti basti sapere che avevo bisogno di staccare, mentalmente e fisicamente dai miei problemi, così decisi di fare un lungo viaggio, una specie di vacanza, che mi permettesse di mettere ordine nel caos che io stesso avevo contribuito a creare."

David sbadigliò ma Charles non ci fece caso.

"Viaggiai parecchio e infine arriva in Israele, dove incontrai un mio vecchio compagno di università che si occupava di pazienti sopravvissuti all'Olocausto. Tra di loro c'era una donna che era in stato catatonico; probabilmente non fu giusto da parte mia, ma usai i miei poteri per aiutarla e lei riuscì a tornare in sè. Io le rimasi accanto per aiutarla nel recupero, trascorrevamo molto tempo insieme e dopo qualche tempo ci innamorammo Restai al suo fianco per un paio d'anni, poi sentii la necessità di tornare e di portare avanti ciò che avevo interrotto. Lei decise di non seguirmi, così ci lasciammo."

Charles rimase in silenzio per qualche minuto e David non lo esortò a continuare.

"Questo accadde circa cinquant'anni fa" continuò "Il nome di quella donna, lo avrai già capito, è Gabrielle Haller."

David lo fissò, il suo sguardo era indecifrabile, non si intravedeva alcuna emozione.

"Quindi?" chiese "Mi stai dicendo che - e cito ciò che mi hai detto oggi pomeriggio - potresti essere mio padre?"

Charles annuì.

"Se tua madre non mi ha tradito mentre stavamo insieme, cosa che reputo assai improbabile."

David si massaggiò gli occhi.

"Questo cosa comporta? Voglio dire, se sei quasi certo di essere mio padre sarà il caso di fare qualche test, non credi?"

"Sì, sono d'accordo."

David iniziò a camminare avanti e indietro, sembrava confuso, in preda all'ansia, Charles lasciò che si sfogasse.

"E poi? Poi cosa accadrà? Ovviamente non tornerai con mia madre … ma io cosa dovrei fare? Dovrei restare? Dovrei andarmene? Dovrei …"

Charles lo fermò posando una mano sul suo braccio.

"Niente di tutto questo." disse calmo "Era giusto che tu sapessi la verità. Ciò che sapevi su di me è esatto, io non avevo idea che Gabrielle fosse incinta quando ci lasciammo, successivamente la vita ci divise: lei non mi contattò e anch'io non la cercai. Prima o poi avremmo dovuto affrontare l'argomento, perciò ho pensato che non sarebbe stato saggio rimandare. Per il resto vale ciò che ho detto prima: se vorrai restare sarai il benvenuto, se sentirai l'esigenza di andare rispetterò la tua volontà e farò lo stesso se vorrai tornare. Non ho nessun diritto su di te o sulla tua vita, sarà una tua personale scelta."

David sembrò calmarsi, annuì.

"Sei libero di farmi tutte le domande che vuoi."

Lui sogghignò.

"Una ce l'avrei, a dir la verità" disse, guardandolo malizioso "Sei mio padre ma in realtà guardandoti potresti essere mio figlio. Ciò che vorrei sapere è: perché sembri così giovane?"

Charles rise.

"È una lunga storia …"

"Tempo ne abbiamo o sbaglio?"

Charles sorrise e iniziò a raccontare.

Era molto tardi quando Charles e David tornarono verso la scuola, trovarono Raven ad attenderli, comodamente seduta in giardino.

"Hey, mi aspettavo che ti appartassi con la biondina non con lui!"

Charles sorrise, si voltò verso David e gli fece l'occhiolino.

"Vai a riposare. Ci vediamo domani mattina."

Lui annuì, accennò un saluto a Raven e andò verso la palestra, dove erano stati allestiti dei posti letto per i nuovi arrivati.

Pochi minuti dopo, in camera Raven si era appena distesa a letto.

"Quindi? Che succede? Siete stati vi parecchio."

Charles prese un profondo respiro, poi espirò, cercando di buttare fuori tutti i dubbi e le paure.

"Sono stato diretto con lui, sarò diretto con te. David è mio figlio."

Raven lo guardò con gli occhi spalancati per lo stupore.

"In effetti ti somiglia, avete gli stessi occhi."

Charles sorrise.

"Lui è figlio di Gabrielle Haller …"
"Ah, una delle tue ex" ricordò lei "Perché non lo hai mai cercato prima?"
"Non sapevo nemmeno che esistesse, l'ho scoperto oggi. Ho visto il suo cognome, la data di nascita … e i suoi occhi, così familiari. Non sono certo al cento per cento, ma …"
"No, è tuo figlio, non c'è dubbio" lo interruppe lei "Ora che me lo fai notare è evidente."

Charles rise.

"La cosa ti turba?"

"Perché dovrebbe? Io ho Kurt, tu hai David. Potrebbero considerarsi fratelli."

Charles sorrise, non si era ancora tolto i vestiti per cambiarsi e stava così, seduto e immobile, ripensando a ciò che si erano detti.

"Lui cosa farà?" chiese Raven "Resterà qui?"

Charles annuì.

"Sì. Ha deciso di restare. Gli ho parlato anche di Kurt e gli piacerebbe conoscerlo."

"Mi sembra che sia andata bene allora."

"Sì, decisamente. In realtà resta perché sa che io andrò via. Ha ancora bisogno di tempo per capire cosa prova e qui può trovare un luogo in cui sentirsi compreso."

"Aspetta, tu andrai via?" chiese Raven stupita.

"Noi andremo via" precisò Charles "Ricordi la nostra vacanza?"
Lei rise.

"Ho in programma almeno una quindicina di conferenze in giro per l'Europa, dopo ciò che ho visto oggi …"

Charles si bloccò, qualcosa lo aveva turbato.

"Charles?" lo chiamò Raven "Cosa hai visto oggi? Cosa …"
Lui alzò una mano e lei si interruppe.

"Sta succedendo qualcosa in palestra. Vieni."

Lei era già in pigiama ma lui la trascinò verso la palestra, da dove ora provenivano urla spaventate. Entrarono e videro una nube di fumo nero, Charles sentì la voce di Zuko che piangeva. Insieme a loro arrivarono anche tutti gli altri e fu Ororo che, grazie ai suoi poteri, fece uscire tutto il fumo. Gli altri mutanti erano già usciti, spaventati, erano rimasti solo Zuko, David e Sophie. Charles si avvicinò immediatamente a Zuko, il braccio era sporco di sangue e i suoi vestiti erano bruciacchiati.

"Cos'è successo?" chiese a David, che stava cercando di calmarlo.

"U-un brutto sogno, m-mi dispiace …" mormorò Zuko in preda al panico "Non volevo! Non volevo! Io …"

"Ha dato fuoco al suo letto" spiegò Sophie "David è riuscito a spegnere le fiamme."

Charles mantenne la calma, guardò il figlio e gli sorrise.

"Pirocinesi, eh?" chiese "Impressionante. Jean, per favore, accompagna Zuko in infermeria e guarda se ha bisogno di cure mediche."

Jean si avvicinò al ragazzo e con cautela lo aiutò ad alzarsi.

"Vieni" gli disse con voce dolce "Non devi aver paura"

Charles si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla.

"Puoi fidarti di Jean, ti farà stare meglio e non preoccuparti, è stato un incidente e ora …"

Si interruppe, qualcosa non tornava, percepì dei pensieri incoerenti. Charles si fece improvvisamete serio.

"No, non è stato un incidente. Zuko, sei stato bravissimo," disse con sguardo rassicurante "Hai fatto l'unica cosa che avresti potuto fare: ti sei difeso. Ora vai con Jean."

Zuko si asciugò le lacrime con la manica e seguì Jean fuori dalla stanza. Charles era livido per la rabbia.

"Cosa sta succedendo Chuck?" chiese Logan estraendo gli artigli con fare minaccioso.
Charles non rispose, scoppiò a ridere, quella stessa risata che aveva già spaventato i suoi ex allievi. Fu Erik a farsi avanti.

"Amico mio, per favore" disse "Spiegaci cosa sta succedendo!"

Charles ignorò la domanda ma si rivolse a lui, chiuse gli occhi richiamando alla mente vecchi ricordi.

"Da quanto ci combattiamo, Erik?" chiese "Da decenni! Decenni! Con visioni diverse, con metodi diversi ma tutto sommato con lo stesso obiettivo finale: il benessere dei mutanti. È solo per questo motivo che, nonostante le divergenze ideologiche, abbiamo continuato e continuiamo tuttora a rispettarci. Sbaglio?"

Erik scosse la testa.

"Questo … questo però va oltre!"

"Chuck …" provò a chiamarlo Logan cercando invano di placare la paura che Charles suscitava in lui "Hai detto che Zuko si stava difendendo … ma da chi? Da cosa?"

Lui non rispose ma quando aprì gli occhi tutti lo guardarono terrorizzati: erano neri, completamente neri, anche la sclera, l'azzurro cielo era scomparso, inghiottito da una tempesta. Tutto attorno a loro iniziò a tremare come durante un terremoto, Erik si avvicinò, era terrorizzato.

"CHARLES!" gridò, sperando di riuscire a farsi ascoltare "CALMATI! DEVI CALMARTI!"

Charles non diede segno di aver ascoltato, i lettini tremarono più violentemente e anche i presenti iniziarono a perdere l'equilibrio. Quando Charles parlò la sua voce li fece tremare, era terrificante, priva di speranza o empatia.

"No, Erik. Stavolta. Non. Mi. Calmerò."