Sì, lo so, vi aspettavate che il Fenomeno si scatenasse, ma non preoccupatevi, tornerà. Nel frattempo vi lascio con il fiato sospeso … chi avrà tradito?

47. L'ombra del sospetto

Il volo atterrò a New York nel tardo pomeriggio, Charles e Raven non persero tempo e presero un taxi per arrivare il prima possibile alla scuola, dove erano ancora al lavoro gli operai chiamati da Cain Marko, il quale osservava compiaciuto. Quando Hank li vide arrivare gli corse subito incontro e lasciò loro giusto il tempo di pagare la corsa prima di trascinarli verso il cantiere.

"Sono arrivati qui e hanno iniziato a demolire, abbiamo provato a dirgli che non avevano nessun diritto di continuare ma poco dopo è arrivato Marko che ci ha minacciati di passare per vie legali se avessimo osato interrompere i lavori perché parte di questa proprietà è anche sua e …"

"Hank, devi calmarti, a tutto c'è rimedio. Dove sono gli altri?"

Hank cercò di respirare lentamente.

"Nella scuola, stanno cercando di calmare gli studenti e i residenti."

Charles annuì, rassicurato dal fatto che almeno chi viveva lì era al sicuro.

"Dov'è lui?"

"Ti accompagno.
Charles lo seguì e finalmente arrivarono al cantiere: molti degli appartamenti erano già finiti ed era evidente che qualcuno già li abitava, le ruspe si stavano dedicando alla demolizione di quelli non ancora ultimati. Non fu difficile individuare Cain vista la sua stazza, accanto a lui c'era il Capocantiere, Charles andò subito da loro.

"Scusatemi ma non avete nessun diritto di essere qui." disse senza nemmeno presentarsi.

Il Capocantiere si voltò, gli diede un'occhiata veloce e poi tornò a guardare i lavori mentre Cain lo ignorò totalmente.

"Strano che non abbia pensato di fare il lavoro da solo, Cain" lo prese in giro Charles "Hai paura di ferire la tua bella testolina?"

Il tono di Charles era denigratorio ma Cain sembrò non cogliere la provocazione.

"Ripeto: non avete nessun diritto di essere qui."

Cain finalmente si voltò.

"Fino a prova contraria sono l'unico figlio di Kurt Marko" disse "Legittimo proprietario della villa e del parco e …"

Charles si rivolse al Capocantiere.

"Signor Miller, le consiglio di andarsene se non vuole ricevere notizie dai miei avvocati."

L'uomo sembrò titubare, guardo Cain che sembrava troppo sicuro di sé.

"Chiama pure chi vuoi, io sono l'unico erede."

Hank guardò Charles ma lui scoppiò a ridere.

"Quanto sei stupido, Cain" disse "Se ti fossi disturbato di leggere il Testamento prima di venire qui avresti scoperto che il Dottor Brian Xavier aveva lasciato tutte le sue proprietà a sua moglie Sharon, mia madre. Kurt Marko visse qui, è vero, ma a lui non spettò mai nulla e Sharon redasse a sua volta un Testamento, nel quale lasciava in eredità la villa, il parco e tutto ciò che contengono … ai suoi figli."

"Quindi anche a me!" esclamò Cain "Mi spetta una parte!"

Raven, che sapeva la verità, rise.

"No, mi dispiace" rispose Charles pacato "Se ti fossi fatto vivo durante la lettura del Testamento avresti scoperto che la proprietà sarebbe andata a chi avesse vissuto qui per almeno venticinque anni consecutivi, quindi tu e Raven siete automaticamente esclusi. La villa, il parco e tutto ciò che contengono sono interamente miei. Quindi" disse, tirando fuori il cellulare dalla tasca "O ve ne andate o sarò costretto ad agire per vie legali."

Cain digrignò i denti in preda alla furia, il signor Miller invece capì che non era il caso di insistere perché in effetti non gli era stato portato alcun documento che gli assicurasse il diritto di essere lì e tra la possibilità di aver ragione e il rischio di essere denunciato per distruzione di proprietà privata decise che era più saggio filarsela finché era ancora in tempo.

"Sarò magnanimo e non vi denuncerò per i danni che avete già arrecato alla mia proprietà" disse Charles e Miller sospirò di sollievo "Ora però andatevene."

Miller annuì e, sotto lo sguardo esterrefatto di Cain, corse dai suoi operai.

Il Fenomeno si voltò e lanciò a Charles uno sguardo assassino, i suoi passi fecero tremare il terreno, tutto in lui trasmetteva odio, i suoi occhi, il suo corpo, la sua postura, perfino i suoi pensieri sembravano proiettarsi al di fuori della sua testa, Charles era in pericolo, se lo avesse afferrato lo avrebbe ucciso e lui non avrebbe potuto contrastarlo con i suoi poteri telepatici ai quali, sfortunatamente, era immune.

Nonostante il concreto pericolo mortale Charles non arretrò, continuò a ricambiare il suo sguardo con determinazione e coraggio mentre Hank e Raven non sapevano cosa fare, se restare, scappare o tentare di aggredirlo. Per un istante sembrò che Cain lo volesse colpire, alzò le enormi mani in aria, poi le abbassò, sembrò che un pensiero avesse attraversato la sua mente, distraendolo.

"Non finisce qui, Charles."

Detto questo, raggiunse Miller e i suoi operai che, nel frattempo, stavano iniziando ad andarsene.

Raven corse ad abbracciare Charles mentre Hank tirò un sospiro di sollievo. Charles pensò che c'era qualcosa che non andava, era strano che Cain fosse lì ma era ancor più strano che se ne fosse andato senza opporre resistenza. Si chiese cosa avesse in mente, di sicuro niente di buono.

"Mi dispiace avervi dovuto richiamare per questo motivo" disse "Non sapevo cosa fare."

"Come hai visto abbiamo risolto" rispose Charles "Il problema è che temo che, come ha minacciato, non finisca qui. Per il momento possiamo cercare di riparare i danni, io e Jean possiamo usare la telecinesi e Erik può aiutarci per sollevare le parti metalliche, in poco tempo dovremmo riuscire a farcela."

Hank annuì.

"Ora però vorrei vedere gli altri" disse.

"Vieni, sono tutti nella villa."

Appena entrati Charles e Raven vennero accolti da un coro di voci festanti, tutti volevano avvicinarsi a loro per salutarli e per ringraziare Charles di aver interrotto la demolizione. Il primo ad abbracciarlo fu Zuko, gli corse incontro e lo strinse forte.

"Sei tornato! Sei tornato! Che bello! Sai che ora vivo qui con i miei genitori? Nel mio palazzo nessuno ci voleva più bene da quando mi avevano arrestato e allora abbiamo deciso di venire qui! Possiamo restare, vero? Possiamo?"

Charles ricambiò l'abbraccio con entusiasmo.

"Certo che potete!" esclamò "Sono felicissimo di avervi qui! Mi dispiace che il mio fratellastro vi abbia fatto spaventare."

"Non ho avuto paura, nemmeno per un istante!" gridò fiero Zuko.

"La paura non è una brutta cosa, sai?" gli disse Charles "Ci aiuta a riconoscere i pericoli e a tirare fuori il coraggio!"

Lui rise, poi si voltò verso qualcuno alle sue spalle.

"DAVID!" gridò "C'è il tuo papà! È tornato! Adesso io vado, ci vediamo più tardi!"

Zuko tornò dai suoi genitori mentre David si fece avanti, Charles lo abbracciò.

"È così bello rivederti!" disse "Ho incontrato tua madre. Non è stato un incontro semplice, ma abbiamo risolto, più o meno."

David sciolse l'abbraccio per guardarlo meglio.

"Mi fa piacere. Lei stava bene?"

"Quando l'ho lasciata era serena, l'ho ringraziata per come ti ha cresciuto e le ho detto che sono fiero di essere tuo padre."

Lui sorrise, felice di sentire quelle parole.

"Tu invece come te la sei cavata qui? Ti sei trovato bene?"

Lui sembrò esitare, poi si fece coraggio.

"Sarò onesto, è stata dura, ma pian piano mi sono ambientato. Sono persino uscito con gli X Men per qualche missione!"

Charles avrebbe voluto approfondire, capire che tipo di missioni avessero affrontato mentre lui era via, ma in quel momento voleva solo stare con lui, anche le valigie avrebbero aspettato; gli cinse le spalle con un braccio e iniziarono a camminare, stare vicino a suo figlio gli fece capire che quel tempo che avevano passato separati era servito per creare un legame ancor più forte, a far desiderare ad entrambi di approfondire la reciproca conoscenza.

Quella sera, dopo cena, si riunirono tutti nell'ufficio di Charles per fare il punto della situazione. Erano presenti tutti gli X Men veterani, anche David chiese il permesso di partecipare e Charles glielo diede, convinto che fosse giusto anche per lui entrare a far parte del gruppo.

"Allora, com'è andato il viaggio?" chiese Logan "Mi sembrate entrambi molto riposati e, Chuck, ti sta bene la barba.

Charles e Raven si scambiarono un'occhiata ridendo.

"Diciamo che l'inizio è stato … impegnativo, abbiamo incontrato un problema dopo l'altro, poi per fortuna tutto ha iniziato ad andare bene, abbiamo anche trovato una struttura simile alla nostra scuola in Italia! Abbiamo incontrato tante persone intelligenti, è stato … emozionante, stimolante!"

I suoi occhi brillavano per l'eccitazione ma Raven lo riportò con i piedi per terra con una facilità disarmante.

"Ah, sì, è stato bello! Anche quando ci hanno quasi arrestati in aeroporto? Anche quando c'è stato un omicidio nel nostro hotel?"

Charles si schiarì la voce.

"Sì, diciamo che abbiamo avuto qualche contrattempo, ma ne è valsa la pena. Davvero."

Charles si prese qualche istante per osservare tutti.

"Qui, invece, com'è andata?"

Nessuno rispose e Charles intuì che non doveva essere stato facile.

"È stata dura" ammise Hank "Ma niente di insolito, qualche aggressione a New York a danno di alcuni mutanti, nuovi arresti, qualche ostacolo burocratico per la costruzione degli appartamenti … tutte cose che siamo riusciti a gestire. Fino a stamattina andava tutto abbastanza bene, non ci aspettavamo però che arrivasse il tuo fratellastro a demolire tutto!"

Charles annuì, pensieroso.

"Sinceramente sono sorpreso anch'io, mi sembra strano che lui sia venuto qui per reclamare la sua eredità."

"Perché non avrebbe dovuto?" chiese Scott "Dopotutto dovrebbe spettare anche a lui, no? Mi dispiace ammetterlo, ma in effetti ha ragione."

"No, non ha ragione" lo corresse Charles "Il testamento parla chiaro, lui e Raven sono esclusi dall'eredità per non aver vissuto qui per venticinque anni consecutivi. Questo è quanto. Cain visse qui poco tempo, se ne era già andato quando suo padre morì e non si presentò né al funerale né alla lettura del testamento, nemmeno a quello di mia madre."

Raven annuì.

"Esatto" confermò "Non è mai stato interessato a questa proprietà."

"Quindi perché tornare proprio ora?" disse Charles, passeggiando avanti e indietro per la stanza.

"Forse ha saputo dell'inizio dei lavori?" ipotizzò Scott.

"No" rispose Charles scuotendo la testa "Non regge. Avrebbe potuto farsi avanti quando iniziarono i lavori per la scuola o meglio ancora quando la scuola restò chiusa per tutti quegli anni. Dietro di lui c'è qualcuno che lo ha spinto a reclamare un'eredità che non gli spetta con il solo obiettivo di cacciarci."

Hank annuì.

"Sì, in effetti ha senso. Potrebbero essere stata la CIA?" chiese.

"Sì! Per forza sono stati loro! Chi altri potrebbe sapere del legame di Marko con questa proprietà?" disse Scott.

Raven lanciò un'occhiata indagatrice a Scott, poi scosse la testa.

"Sicuramente non la CIA. O, per quanto ne so, non senza avere un informatore."

Tutti si voltarono a guardarla.

"Che c'è? Non mi credete?" chiese con tono di sfida.

"Mi sembra impossibile che in tutti questi anni non abbiano raccolto informazioni sulla scuola, sul Professore, su di noi …" disse Scott sulla difensiva.

"In realtà lo hanno fatto" confermò Raven "Ma tutti i documenti se li era portati via Stryker e sono finiti sott'acqua dopo la distruzione della diga di Alkali Lake."

"Però non puoi conoscere quali altre informazioni abbiano su di noi" disse Jean per sostenere la tesi di Scott.

"Posso eccome!"

Raven sorrise maliziosa.

"Come sapete, anni fa fui colpita dalla cura" disse, guardando Erik "L'avevano appena trasformata in un'arma e per difendere Erik ero stata colpita al suo posto."

Erik sostenne il suo sguardo.

"È inutile che mi guardi così" lo rimproverò lei "Sappiamo entrambi quanto sia sempre stato facile per te abbandonare chi non ti era più utile, che fosse su una spiaggia a Cuba o dentro un furgone blindato nel bel mezzo del nulla."

Charles sogghignò, Erik si schiarì la voce.

"In ogni caso" proseguì Raven "In quel momento avevo in mente una sola cosa: la vendetta. Per questo motivo andai spontaneamente alla CIA e dissi tutto ciò che sapevo sulla Confraternita per permettergli di trovarvi e … annientarvi." concluse con un sorriso maligno in volto.

"Me lo ricordo bene" rispose Erik mesto "Fu una disfatta."

"Non mi limitai a questo però" continuò lei, vedendo che gli altri non capivano dove volesse andare a parare "Approfittando della confusione mi infiltrai nei loro archivi in cerca di informazioni su di voi e sulla scuola."

Si interruppe per guardarli, tutti gli occhi erano puntati su di lei.

"Trovai poco o nulla. Sì, c'erano dei documenti in cui si ipotizzava che la scuola nascondesse qualcosa di più delle aule e dei laboratori ma non c'erano prove concrete. Come ho detto, aveva portato tutto via Stryker. Anche su di te non c'era nulla, Charles, quel poco che hanno risale a dopo il 1962 e sono in ogni caso informazioni frammentarie. Vi posso giurare di aver spulciato ogni documento che potesse riferirsi a te e non c'era nulla che riguardasse Kurt o Cain Marko, devono averlo saputo da un'altra fonte."

"Non potrebbero aver scoperto qualcosa negli ultimi anni?" chiese Scott "Dopotutto le tue informazioni sono ormai obsolete, non puoi sapere cosa abbiano fatto nel frattempo."

"Non credo" disse Hank "Avrebbero agito prima. Se avessero scoperto ciò che nascondiamo nei sotterranei avrebbero potuto accusarci di cospirazione contro il Governo e avrebbero avuto una giustificazione per un attacco da parte dell'esercito."

"Esatto." confermò Raven "Prima non avevano queste informazioni, è evidente che qualcuno gliele ha fornite."

"Uno degli Illuminati?" propose Ororo.

"No, non sanno nulla di Cain" rispose Raven "Non avrebbero potuto mandarlo qui con la scusa dell'eredità."

Charles provò a riflettere, se fosse stato Nathaniel Essex? Dopotutto lui era a conoscenza del suo legame con Marko ed era coinvolto nella fabbricazione dei sensori anti mutante, perciò avrebbe potuto tranquillamente entrare nella lista dei sospettati. Stava per esporre la sua teoria ma fu distratto da Scott che espirò dal naso manifestando tutto il suo nervosismo.

"Dì la verità, Raven. Sei stata tu."

Tutti si voltarono verso di lui, si era appoggiato alla parete con le braccia conserte, per ovvi motivi nessuno poteva vedere i suoi occhi ma il suo sorriso era convinto e determinato.

"Dì la verità" ripeté "Per tutto questo tempo tu e Erik ci avete presi in giro, soprattutto tu hai sfruttato il tuo legame con Charles per fregarlo! Sapevi che lui non avrebbe mai osato leggerti nella mente e, mentre giocavi a fare la fidanzatina con lui, facevi il doppio gioco!"

Raven impallidì e fece qualche passo indietro. Charles guardò prima lei, poi lui, infine si portò le mani alle tempie e chiuse gli occhi, sembrava che stesse mettendo ordine tra i pensieri.

"Charles …" iniziò lei, implorandolo con lo sguardo "Non crederai che …"

Lui non rispose, abbassò le mani tremanti per la rabbia.

"Non posso credere di essere stato così ingenuo" disse "Sono stato così cieco! Così … stupido!"

Strinse i pugni per placare la rabbia, ma quando aprì gli occhi tutta l'ira uscì in una volta sola.

"Non posso credere che proprio tu, tra tutti, mi abbia tradito così."