56. Erik

Cosa fa più male? Una pallottola che ti spappola il cervello o una lama che ti perfora un polmone? Erik non avrebbe potuto dirlo, non aveva mai provato nessuna delle due esperienze e non era nemmeno stato crivellato dai colpi di coloro che non vedono oltre il loro naso e che sfogano le loro paure e frustrazioni su donne e bambini innocenti.

Erik non conosceva quel dolore ma lo immaginò come qualcosa di passeggero, una fitta acuta e poi il nulla, un breve passaggio dalla vita all'oblio donato dalla morte.

Erik aveva visto morire davanti ai suoi occhi sua madre, poi sua moglie e sua figlia … e ora Charles.

Charles.

Colui che più di tutti gli era stato vicino, anche quando erano stati separati dalle loro idee poteva sentire che Charles non aveva mai smesso di tenere a lui e desiderare la sua felicità.

Charles stava morendo e lui non poteva fare nulla per aiutarlo se non osservarlo impotente.

Restò poco lontano, incapace di avvicinarsi a lui, incapace di avvicinarsi al dolore di Raven e al suo stesso. Mentre la battaglia continuava sentì i ragazzi urlare, erano spaventati ma anche emozionati. Gli bastò sentire ciò che stavano gridando e osservare dove si trovavano per capire cosa era successo, Charles doveva essersi distratto per salvarli e, nel farlo, era stato colpito a morte da una di quelle stramaledette Sentinelle.

Perché? Perché, Charles? Perché hai sprecato la tua vita, la tua intera vita, per quei luridi umani che invece non hanno fatto altro che odiarti? Hai dedicato la tua intera vita alla ricerca della pace, di una serena convivenza tra mutanti e umani, sei stato forse l'unico che ci ha creduto fino in fondo, ciecamente, sordo a qualsiasi avvertimento che ti distogliesse dalla tua visione del mondo, ma il mondo è crudele, Charles, e tu eri troppo buono per poter sopportare il peso della realtà, lo hai portato per tanto tempo, ti sei fatto schiacciare ma non hai mai ceduto e ora coloro che volevi proteggere ti hanno distrutto senza alcuna pietà.

Dannate Sentinelle.

Dannati umani.

Oh, ma l'avrebbero pagata, l'avrebbero pagata tutti! Nella sua mente svanì ogni buon proposito, ogni barlume di razionalità lasciò il posto alla rabbia, a una sete di vendetta che non si sarebbe mai placata, avrebbe visto gli umani cadere ai suoi piedi, implorare una pietà che sarebbe piovuta sulle loro teste con la morte e solo uccidendolo avrebbero potuto fermarlo.

Si guardò attorno, l'attenzione di tutti era stata catturata dalle grida di Raven ma in pochi istanti erano tutti tornati a concentrarsi sulla battaglia perciò lui potè agire indisturbato. Sotto il mantello aveva ancora il suo elmetto, sapeva di non averne bisogno ma ormai faceva parte di lui, non gli sarebbe servito per proteggersi dalla telepatia di Charles ma sarebbe tornato utile per spaventare i suoi nemici, tutti lo avrebbero riconosciuto come il Grande Magneto e sarebbero morti nel terrore e nell'angoscia.

Si guardò attorno, ormai le Sentinelle erano state quasi totalmente sconfitte, sogghignò al pensiero che, dopotutto, l'alleanza con quegli umani era stata vantaggiosa. In quel momento, però, a lui non importava più delle Sentinelle, ne restavano poche e gli altri avrebbero potuto arrangiarsi, lui voleva, doveva concentrarsi su coloro che per primi avrebbero subito la sua ira.

Da quando era arrivato Erik non aveva visto fuggire nessun umano, teoricamente la battaglia avrebbe dovuto svolgersi alla scuola perciò coloro che avevano avviato le Sentinelle dovevano trovarsi ancora lì, magari in qualche rifugio sotterraneo? Erik si concentrò e lo trovò immediatamente: sciocchi umani, come quella volta a Washington pensavano di potersi nascondere da lui in una scatola di metallo?

Non fu difficile per lui fare ciò che voleva, la rabbia cieca che lo animava gli aveva dato la forza della disperazione di un uomo che ormai non ha più nulla da perdere, se anche una Sentinella lo avesse ucciso nel tentativo lui sarebbe morto senza rimpianti. Gridando per darsi ulteriore forza sradicò dal terreno un enorme parallelepipedo metallico dal quale, seppur attutite dallo spessore delle pareti, si potevano sentire le grida disperate degli umani che si erano chiusi lì dentro, ingenuamente sperando di trovare salvezza e invece condannandosi ad una morte atroce e dolorosa. Una volta fatta uscire dal terreno posò la stanza a terra e deformò il metallo della porta per impedire a chi era dentro la possibilità di uscire. Non avrebbe sprecato tempo aprendo la porta e facendoli uscire, li avrebbe uccisi lì stritolati da quelle pareti che avrebbero dovuto proteggerli.

Logan aveva il fiatone, quelle stramaledette Sentinelle sembravano non finire mai, ma gli sembrò che ormai si potesse vedere la luce alla fine del tunnel, ciò nonostante era deciso a non perdere la concentrazione, non poteva farsi fregare proprio sul più bello. Era appena riuscito a staccare una gamba a uno di quei cosi e Stephen ne aveva approfittato per spedirlo nell'ennesimo portale, quando sentì un rumore assordante, un rumore metallico accompagnato da grida appena percepibili.

Si voltò e vide che tutti erano rimasti sconvolti da quel suono ma, soprattutto, da ciò che stava facendo Magneto: aveva sollevato un'intera stanza sotterranea all'interno della quale, intuì, si erano rifugiati gli esseri umani che lavoravano alla fonderia. Assicuratosi di essere al riparo da attacchi inattesi corse verso di lui, Erik stava volteggiando al di sopra del terreno, anche se indossava l'elmetto si potevano vedere i suoi occhi, assetati di sangue e vendetta.

"IDIOTA!" lo chiamò Logan "COSA CAZZO STAI FACENDO?! LASCIALI PERDERE! DEVI CONCENTRARTI SOLO SULLE SENTINELLE!"

Logan impallidì sentendo di nuovo quel rumore metallico e vedendo che le pareti della stanza si stavano accartocciando su se stesse, Erik non ascoltava perciò avrebbe tentato un altro approccio. Dal momento che gli altri non potevano permettersi di abbandonare la battaglia, lui stesso decise di agire. Si arrampicò rapidamente su una delle scale antincendio e raggiunse una posizione abbastanza comoda per poter saltare e da lì riuscì ad afferrarlo per il mantello. Erik era concentrato in ciò che stava facendo e Logan, non volendo ucciderlo ma solo fermarlo, gli diede una testata sul fianco. La botta ebbe un notevole impatto sul vecchio Magneto, che perse il controllo dei suoi poteri e precipitò a terra insieme a lui. Logan lo afferrò per il bavero e lo costrinse a guardarlo negli occhi.

"Cosa volevi fare, eh?" chiese, in preda al panico e alla rabbia "Coglione! Sei forse impazzito?"

Erik rise, un rivolo di sangue gli uscì dalle labbra e lui se lo pulì con il dorso della mano.

"Lo hanno ucciso" disse "Lo hanno ucciso, Wolverine!"

Logan aggrottò le sopracciglia.

"Chi …"
"CHARLES!" gridò "Non te ne sei accorto? Per salvare quegli sporchi umani si è distratto e si è fatto uccidere!"

"Cosa …"

Logan impallidì.

"No …" mormorò, lasciandolo andare "No …"
Logan sentì le gambe cedere, stavolta era davvero la fine? Charles se n'era andato davvero e non sarebbe più tornato? Una parte di lui, quella che più era attaccata al Professore, continuò a ripetergli che non era possibile, che lui avrebbe trovato il modo di tornare, che non si sarebbe fatto sconfiggere dalla Morte così facilmente, ma gli occhi lucidi di Erik gli ricordavano che la realtà era ben diversa e lui non avrebbe più rivisto quelli azzurro cielo di Charles. Il dolore però fu ben presto sostituito dalla rabbia."
"Quindi?" chiese "Charles è morto facendo ciò in cui ha sempre creduto! Ha combattuto fino alla fine coerente con il suo pensiero! Tu cosa staresti facendo?"

Erik respirava profondamente, la botta dovuta alla collisione con il cranio ricoperto di adamantio di Logan lo aveva messo a dura prova.

"Sto facendo l'unica cosa sensata!" esclamò "Voglio vendicarlo!"

Logan scoppiò in un'amara risata.

"Sei un coglione!" disse guardandolo con disprezzo "Se pensi che questo sia il modo giusto di vendicare Charles Xavier allora vuol dire che non hai capito niente di lui! Niente!"

"So molto più di quanto credi!" gridò Erik.

"Non sai un cazzo invece! Lui si fidava di te! Ti ha dato la sua fiducia anche se non te la meritavi e tu come lo ripaghi? Con questo tradimento?"

Erik non si scompose.

"Vendetta, Logan. Si chiama vendetta."

Logan, adirato, strasse gli artigli di adamantio.

"Questa non è una vendetta, è un tradimento: stai tradendo noi, lui e tutto ciò che ha fatto! Charles non lo avrebbe mai voluto!"

Erik lo ignorò, l'agghiacciante rumore metallico tornò mentre lui continuava a fare pressione sulle pareti della stanza per uccidere tutti. Logan, disperato, partì all'attacco ma, com'era facilmente prevedibile, a Erik bastò alzare una mano per fermarlo. Interruppe ciò che stava facendo per concentrarsi nuovamente su di lui.

"Cosa pensavi di fare, eh?" chiese.

"Fermarti, testa di cazzo!"

Erik rise.

"Sei proprio uno stupido, eppure pensavo che Charles ti avesse educato meglio! Come puoi pensare di avere anche una sola speranza contro di me? Sì, le tue lame potrebbero uccidermi, ma non riuscirai mai ad arrivare a me!"

Con un movimento del polso lo scaraventò via facendolo sbattere contro un muro, Logan però non si perse d'animo, si riazlò e ripartì all'attacco ma ancora una volta Erik riuscì a fermarlo senza problemi.

"Sei proprio strano, sai?" disse, rigirandolo a testa in giù "Mi sono sempre chiesto come tu abbia fatto a sopravvivere alle iniezioni di adamantio nel tuo corpo. Hai il fattore rigenerante dalla tua parte, però … mi chiedo se ora avresti qualche chance di farcela. Vogliamo provare?"

Logan aggrottò le sopracciglia ma non fece nemmeno in tempo a chiedersi cosa Erik intendesse che arrivo: il dolore, acuto, accecante, sentì distintamente l'adamantio all'interno del suo corpo scaldarsi, di più, sempre di più, fino a tornare allo stadio liquido. Quel dolore lo aveva dimenticato insieme ad altri ricordi, di tanto in tanto era tornato nei suoi incubi, ma in quel momento credette di stare per morire, era una sensazione annichilente, gli fece perdere ogni barlume di lucidità. Sembrò che il tempo si fosse rallentato, Logan gridò con tutto il fiato che aveva in gola mentre l'adamantio si staccava dalle sue ossa e attraversava muscoli e pelle per uscire dal suo corpo macchiato del suo stesso sangue. L'operazione durò meno di un minuto che a lui sembrò eterno, aveva la vista offuscata dal sangue e dal dolore e vide solo di sfuggita la massa di metallo che prima era dentro di lui volteggiare al di sopra della sua testa e davanti a Magneto mentre lui cadeva a terra, devastato dalle ferite e quasi moribondo.

Erik aveva deciso che niente e nessuno si sarebbe messo tra lui e il suo obiettivo e così sarebbe stato, anche a costo di uccidere i mutanti, avrebbe vendicato Charles. Le grida di dolore di Logan non lo fermarono, lo vide dimenarsi mentre l'adamantio usciva dal suo corpo rosso del suo sangue; rise e, ebbro di quella sensazione di onnipotenza, sperò che morisse davvero. Osservò il suo corpo inerme cadere a terra e si concentrò sull'adamantio che ora era nelle sue mani, lo avrebbe potuto modellare per creare delle armi, stava già pensando a come fare quando gli sembrò di sentire qualcuno che lo stesse chiamando per nome, ma quella voce era soffocata dalle grida di Logan e, soprattutto, da quella che era nella sua testa e che gridava a gran voce vendetta.

Ormai restavano poche Sentinelle, la battaglia era stata lunga e faticosa, ma stava dando i suoi frutti, Stephen era esausto ma sapeva di non poter rinunciare, non ora che mancava così poco alla fine. Il suo piano era stato geniale e in effetti nessuno aveva avuto nulla da ridire ma, come ogni piano disperato, anche questo aveva una falla che nemmeno lui avrebbe potuto prevedere: se i portali erano aperti per spedire le Sentinelle nel Vuoto, lo erano anche per permettere a qualcuno che si trovava lì di uscire.

Nel Deserto del Vuoto due occhi azzurri come il cielo osservavano i portali aprirsi e chiudersi mentre le Sentinelle entravano per schiantarsi a terra. Due labbra soffici e rosa si incresparono in un sorriso soddisfatto.

"Charles … sei tu … finalmente ti ho trovato …"