Salud se n'è andato dall'ufficio di Naso borbottando improperi, a passo di carica, senza più ascoltare una sola parola di quel che usciva dalla bocca di quel capitalista scroccone. Al primo pilota che gli si è avvicinato con una delle sue solite lamentele ha fatto chiaramente capire quanto non fosse aria e di girare al largo, a meno che non gli premesse di ritrovarsi con la faccia sfasciata.

E non lo sa proprio per quale motivo se la sta prendendo tanto. Naso lo conosce da quasi dieci anni, era un furbacchione approfittatore anche allora, e di certo non si aspetta che cambi i suoi modi senza motivo. Anzi, non si aspetta che cambi e basta. È solo che… Che cosa? Ha avuto la sgradevole sensazione di essere stato personalmente insultato, anche se i dubbi di Naso non riguardavano affatto la sua buona fede. Allora qual era il problema?

Sospira mentre, ancora irritato e confuso, si dirige verso l'hangar in cui hanno parcheggiato l'aereo delle bambole, come lo ha soprannominato nella sua testa. Solleva lo sguardo sul piccolo velivolo e un sorriso sfugge alle sue labbra: è minuscolo esattamente come lo ricordava dalla sera prima, forse addirittura di più. Scuote la testa e gli si avvicina, studiandolo con più attenzione, girandogli attorno curioso. Osserva l'abitacolo e uno sbuffo di risata scuote il suo petto. Salud non ci starebbe dentro nemmeno con una gamba sola, e l'aereo non si solleverebbe nemmeno di un singolo palmo da terra con lui a bordo. Tuttavia deve pur ammettere che possiede un certo carattere e una bellezza tutta sua. Come il proprietario, suggerisce un angolo della sua mente. Ancora una volta si ritrova ad arrossire miseramente e a scrollare il capo per scacciar via certi pensieri inappropriati.

Naso ha insinuato che gli scopi di Salud fossero ben altri rispetto a quelli dichiarati a voce alta. Ma è risaputo che, spesso, Naso è un gran racconta balle. Ha semplicemente cercato di essere di aiuto a qualcuno che sembrava in difficoltà. Poteva forse lasciarlo nei guai in quel modo? Beh, in effetti sì, avrebbe potuto. Solo, ecco, non se l'è sentita di farlo. E poi il pilota lo ha completamente spiazzato una seconda volta, quando si è rivelato essere un ragazzino, e a quel punto l'idea di mollarlo in balia del brutto mondo che c'è là fuori gli è risultata insopportabile. E così se l'è portato a casa, come si farebbe con un cucciolo abbandonato o un passerotto caduto dal nido. Che poi, casa… Diciamo piuttosto quella sottospecie di appartamento ricavato in un angolo di un magazzino e che, al momento, ospita Salud. Chissà che diavolo avrà pensato il pilota, dopo aver dato un'occhiata al suo rifugio dozzinale. Eppure non sembrava troppo deluso. Gli ha perfino sorriso. Ha un bel sorriso, il pilota.

Sospira ancora una volta, fermo di fronte al piccolo velivolo, mentre si chiede per quale maledetta ragione la sua testa continui a incagliarsi in pensieri sconvenienti. Deve solo tenere a mente che non ha ancora nemmeno compiuto diciotto anni. Non dovrebbe essere troppo difficile. Almeno è quel che spera. Inoltre, con tutti i guai che quel ragazzo deve aver già passato e probabilmente ancora ha, dubita che gradirebbe preoccuparsi anche delle turbe mentali di uno stupido meccanico.

Storce le labbra, perplesso, e scuote la testa, scacciando per l'ennesima volta qualunque genere di riflessione inadeguata e decidendo di occuparsi dell'aereo. Vuole scoprire se è in buono stato oppure se il pilota ha avuto un motivo differente da un semplice calcolo errato o ritardo sulla propria tabella di marcia per atterrare da loro. E se così fosse, ebbene, ha intenzione di porvi rimedio. Gli altri fottuti piloti possono benissimo aspettare il loro turno.

Quando si sveglia, per prima cosa sbadiglia sonoramente e si stiracchia, strofinandosi i pugni chiusi sugli occhi grinzosi, poi sfarfalla le ciglia e cruccia la fronte, perplesso.

«Ma adesso dove diavolo sono finito?» brontola assonnato.

Poi rammenta la sera precedente e in un lampo è in piedi, a occhi sgranati, il respiro corto, e si guarda attorno, incerto e un po' spaesato. Oh, giusto, l'angolo di magazzino riservato al meccanico che lo ha ripescato sulla pista dopo che, per un puro miracolo, è riuscito a portare a terra il suo Comper Swift. Chissà come se la sta cavando il suo aereo? Il tizio che lo ospita non sembrava molto impressionato dal suo amato mezzo motorizzato, ma ritiene di aver fatto un lavoro decente nel mettere le cose in chiaro e nel fargli intendere che il suo aereo non si tocca. O almeno questo è quel che si augura perché, ragazzi, quel tizio è davvero bello grosso e se dovesse decidere di impuntarsi avrà il suo bel da fare a rimetterlo al suo posto. Bah, ci penserà in un altro momento, se mai sorgessero problemi. Ora come ora ha proprio desiderio di un'altra doccia, dato che a quanto sembra se lo può permettere. Tanto vale approfittarne, giusto? Un sorriso malandrino si fa largo sul suo viso e già prende la direzione del bagno con tutti i migliori propositi del caso.

È in quel modo che scopre che fine hanno fatto i suoi abiti, che non era ancora riuscito a scovare: si stanno facendo un giro in lavabiancheria. Li fissa qualche lungo momento ruotare, e ruotare, ancora e ancora, quasi ipnotizzato dal movimento, poi sbuffa, mezzo divertito e mezzo irritato. E va bene, avrà presto i suoi vestiti di nuovo puliti ma, per allora, che diavolo dovrebbe mettersi per uscire dal magazzino e ritrovare il suo aereo? Si dà un'occhiata valutativa e sospira, rassegnato: sembra un pazzo appena evaso da un manicomio, con quei due stracci penzolanti sul suo fisico non proprio muscoloso. Come minimo lo prenderanno per uno svitato, cosa non troppo distante dalla realtà dei fatti tutto sommato. Però ha comunque intenzione di uscire da lì, e controllare in che condizioni è il suo Comper Swift, che ieri sera gli ha fatto un bello scherzetto e lo ha quasi piantato in asso in un momento davvero poco simpatico per decidere di scioperare. Le sue sopracciglia si corrugano, impensierite. Non lo avrebbe mai mollato nei guai, se non avesse avuto qualche guaio lui stesso. Spera che non sia troppo grave, perché non è mai stato un granché con i motori. Magari potrebbe chiedere aiuto a Salud, il tizio che lo ha ospitato per la notte, dato che, da quel che gli ha spiegato, dovrebbe essere un meccanico di quel campo volo. Si passa, nervoso, le dita fra i capelli. Forse si irriterebbe se gli chiedesse un ennesimo favore, con tutto quel che ha già fatto per lui senza neppure conoscerlo. Ma si sta fasciando la testa per nulla; può darsi che il guasto del suo aereo non sia così complicato, e a quel punto crede di potersela cavare anche da solo. Ecco, così va meglio, ora sì che può godersi la sua sospirata doccia in santa pace!