Ciao, questa fanfiction è ispirata al mondo di Candy, ma con diverse modifiche. Cito solo quelle sicure dato che sono capace di cambiare le cose in corso d'opera. Candy ha i capelli di un bel rosso rame brillante. Eliza (nome originale) e Neal sono gemelli eterozigoti. All'inizio della storia Candy, Tom, Eliza e Neal hanno quasi 14 anni. Candy viene adottata dalla prozia. La storia comincia a Boston e i protagonisti sono presi direttamente dalle immagini create da fan del manga e dell'anime con l'intelligenza artificiale (decidete voi quale preferite)…

I personaggi non mi appartengono. Sono stati creati da Keiko Nagita e Yumiko Igarashi. Fanfiction senza fini di lucro.

Capitolo 1: l'adozione

Il Sant'Mary era un bellissimo edificio, situato vicino alla chiesa da cui prendeva il nome. Aveva l'aspetto di un collegio per signorine di buona famiglia, ed era così, ma al suo interno c'era anche una sezione, separata dal resto dell'istituto, per bambine rimaste orfane o abbandonate. Queste ultime erano continuamente vessate dalle bambine dell'alta società bostoniana e dai loro parenti. Una di loro era particolarmente cattiva con le ragazzine meno fortunate di lei. La signorina Leagan si divertiva a umiliarle. Nonostante la giovanissima età era una sorta di ape regina all'interno del collegio. Le studentesse del Sant'Mary la guardavono con rispetto e invidia. Era la più bella ragazzina dell'istituto e anche la più ricca. Nessuna osava contraddire Eliza Leagan. Nessuna si opponeva a lei… nessuna, tranne un orfana della stessa età della giovane studentessa. Candy si era messa più di una volta nei guai per aver difeso le sue piccole amiche da Eliza e da suo fratello Neal. Il ragazzo studiava in un altro collegio dove non c'erano orfani da sminuire. Per questo era felice di andare nella scuola di sua sorella ogni domenica. Anche lui come Eliza si divertiva a mortificare le bambine senza famiglia. Quella che preferiva insultare era proprio Candy. La offendeva su ogni cosa: i vestiti da straccivendola, i capelli arruffati e per lui rosso carota, le lentiggini e la bocca perennemente imbronciata e carnosa che lui trovava ridicola sul volto di una bambina della sua età. Ma quello che faceva arrabbiare veramente i Leagan era il carattere della ragazzina. Candy non piangeva mai, si limitava a rispondere a tono ogni qualvolta una sua amica veniva denigrata. Il suo sguardo fiero e orgoglioso veniva mal sopportato dai Leagan. Neal era quello che reagiva peggio ogni qualvolta incrociava lo sguardo di sfida della bambina.

"Sei solo una pezzente, una che non ha voluto nessuno".

Il giovane sperava sempre di ferirla, ma non otteneva nulla, nessuna reazione. Solo quello sguardo di sfida. Alla fine Eliza si era stancata di quel gioco. Poiché Candy non reagiva, non era più divertente. Per suo fratello era diverso. Detestava la bambina con tutto il suo cuore. C'era solo un'altra persona che il ragazzo detestava allo stesso modo. Un bambino. Tom Stevens. Lo odiava almeno quanto odiava Candy. Il ragazzino aveva osato dire a sua sorella che non le rompeva il muso solo perché era una femmina ed era molto bella. Neal ricordava ancora il rossore sulle guance di Eliza e il sorrisetto compiaciuto di Tom per la reazione della sorella, ed il pugno arrivato subito dopo sul suo bel viso. Come si era permesso quel moccioso di prenderlo a pugni. Di picchiare l'unico figlio maschio dei Leagan. Tom non apparteneva ad un ceto sociale elevato, era semplicemente il figlio del custode del collegio femminile e della chiesa. Un pezzente come Candy.

Sputò per terra in segno di disprezzo e disgusto, raggiunse Eliza e il resto della famiglia per la funzione domenicale.

Come ogni ultima domenica del mese, alla fine della messa, il sacerdote del Sant'Mary cercava di affidare una delle bambine orfane a qualche famiglia facoltosa. Non parlava mai di adozione, come se quelle ragazzine non fossero degne delle famiglie più abbienti di Boston. Diceva loro che sarebbero state delle ottime cameriere e poiché non avevano ne famiglia, ne casa, si sarebbero sempre sentite grate nei confronti dei loro benefattori.

Benefattori, cosi Don. Anderson li chiamava… benefattori. Era un uomo senza spessore morale. Un uomo che le vendeva.

Presentò una a una le piccole orfanelle, finché non fu il turno di Candy. Eliza e Neal ebbero un sussulto. Candy non era mai stata presentata fino ad ora, perché troppo piccola per lavorare in una casa, ma ora aveva raggiunto l'età giusta. Un sorrisetto cattivo si fece l'argo sui loro volti.

"Sai cosa vuol dire questo fratello?" disse Eliza.

"Oh si! Eccome se lo so". rispose Neal.

La ragazza si sporse verso i genitori cercando di convincerli a prendere Candy, ma la loro prozia fu più rapida. Si alzò e indicando Candy disse:

"Voglio la bambina con i capelli color rosso rame".

"Ottima scelta signora Andrews. Questa signorina e forte e non teme il duro lavoro..."

Era vero, Candy lavorava all'interno dell'edificio come sguattera, insieme alle altre bambine.

"Coraggio piccola, ringrazia la signora per il suo buon cuore". Incalzò il sacerdote.

"Poiché lavorerò per lei signora, spero che mi pagherà bene". Rispose irriverente la bambina.

La piccola odiava l'ipocrisia di quelle persone e sperava con quella risposta di non essere presa. Le importava poco se veniva cacciata dall'istituto. Meglio la strada di quel posto.

La signora Andrew però non sembrava particolarmente sconvolta dalla risposta di Candy. Era invece sorpresa dall'audacia della bambina.

"Lei mi piace zia". Sussurrò un ragazzo occhialuto.

La donna osservò il comportamento dei suoi nipoti. Erano d'accordo, la ragazzina piaceva a tutti loro.

"Chiedi scusa alla signora Andrews ragazzina". Il vecchio sacerdote era irritato e preoccupato di non ricevere donazioni. Per ogni bambina riceveva sempre una ricompensa che teneva per se.

"Signora Andrews mi dispiace molto, prenderò subito provvedimenti, se intanto vuole scegliere un'altra bambina…"

"No", rispose secca la donna, "Voglio lei, ma non come serva. Ho tre nipoti maschi che adoro, ma non ho una femminuccia. Ho intenzione di adottare la piccola".

Un lieve brusio si levò nella stanza.

"A...A… adottare signora Andrews? È sicura?"

"Si, le sembra così strano?"

"Ma zia non puoi adottarla, lei è..è… è un'orfana", replicò Eliza.

"Solitamente gli orfani si adottano nipote".

I nipoti della donna ridacchiarono.

"Ma non lei zia", rispose Neal, disgustato dalla scelta della donna.

"Perché no", dissero in coro i nipoti.

Neal non rispose, si limitò a guardare i cugini per poi fissare Candy. Rimase per qualche minuto a guardarla. Non se ne era mai reso conto prima. Gli occhi di Candy erano belli. La forma, le ciglia chiare naturalmente lunghe e folte, il colore di un bellissimo verde prato brillante, come brillanti erano i capelli… e le labbra, quelle labbra così seducenti ora.

Deglutì sentendo la gola secca. Per la prima volta non aveva nulla da ridire, nessun insulto nonostante l'astio che provava per lei. Si morse le labbra nervosamente.

"Neal!"

La voce di Eliza fece sussultare il ragazzino.

"Dobbiamo fare qualcosa, la zia non può adottare quella".

"E cosa possiamo fare, la zia è molto testarda, lo sai sorellina".

Uno dei presenti si sentì in dovere di intervenire.

"Signora Andrews capisco che vuole adottare una bambina, ma perché proprio quel tipo di orfana. Loro sono nate per servire, non per frequentare ragazze di buona famiglia come le nostre figlie".

La donna non rispose, si limitò a guardare l'uomo con freddezza e disgusto.

"Per questo non si deve preoccupare, la mia nuova nipotina non studierà con le ragazze del collegio. Prenderà lezioni privatamente".

L'uomo fece un respiro di sollievo.

"Don. Anderson questa sarà l'ultima volta che vedrà me e i miei nipoti. Addio."

I nipoti erano felici di non vedere più quell'uomo. La zia dei ragazzi fece un cenno a Candy di seguirla.

"È sicura di volermi adottare signora?"

"Si", rispose con un gran sorriso la donna: "Loro sono i tuoi fratelli, Stear, Archie ed Anthony".

"Ciao, benvenuta in famiglia", dissero sorridenti e in coro i ragazzi.

Tom fissava l'amica da lontano, poteva entrare in chiesa insieme alla sua famiglia, ma dovevano stare in un angolo e aspettare che uscissero tutti per incominciare a pulire.

Solo alla fine uscirono i Leagan. Eliza incrociò lo sguardo di Tom. Il ragazzino nonostante non sopportava la ragazzina non riusciva a rimanere indifferente di fronte alla sua avvenenza. La guardò per qualche istante e fece l'occhiolino. Eliza arrossì e lui si allontanò con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.