Lo so, avete ragione, certe volte mi perdo dei personaggi per strada, in questo caso Moira. Ok, ho scritto una storia spin off sul suo rapporto con Charles (se non lo avete fatto andate a leggerla, si intitola "Moira") ma mi sembrava giusto che, dopo Scott, lui parlasse anche con lei. Buona lettura!
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76. L'arte della seduzione: presenta la lezione il Professor Charles Xavier
Il giorno seguente Charles continuò a fuggire da tutti coloro che continuavano a tormentarlo per avere anticipazioni sul famoso ospite che sarebbe arrivato quella sera. Anche Logan, che di solito preferiva farsi gli affari suoi, si avvicinò mentre stava facendo una breve pausa tra una lezione e l'altra.
"Sentì Chuck" gli disse con il suo solito modo brusco "Non per niente, ma non mi piace ricevere ospiti a sorpresa, potrebbe essere rischioso!"
Charles lo guardò e scosse la testa.
"Ti fidi di me?" chiese.
"Sì, certo …"
"Allora non avrai problemi a restare all'oscuro sulla sua identità. Sbaglio?"
Logan restò senza parole per qualche istante e Charles ne approfittò per allontanarsi.
Il resto della giornata passò più o meno così, gli unici che non andarono a tormentarlo furono Lester e Cassandra che si erano chiusi in cucina per prendersi avanti per la notte e non perdersi l'arrivo dell'ospite misterioso.
Charles aveva chiesto a tutti di riunirsi in salotto quella sera per accoglierlo e stava aspettando lì che lo raggiungessero, si era preparato un caffè bello forte e stava leggendo un libro per passare il tempo. Era completamente immerso nella lettura perciò sobbalzò leggermente quando sentì dei passi, si aspettava che fosse Raven, già pronta per la serata, invece era Moira.
"Oh, Moira …" disse mettendo da parte il libro "Non mi aspettavo di vederti."
"Lo so, è colpa mia" ammise lei "Da quando mi sono trasferita qui non ho un momento di respiro. Pensavo che lavorare in una scuola fosse più rilassante!"
Charles sorrise.
"Almeno io sarò raramente tra i tuoi pazienti." disse, alludendo al suo fattore di guarigione.
"Ti dirò, mi dispiace, mi sarebbe piaciuto medicarti di tanto in tanto.
Charles rise piano e restò ad osservarla mentre si sedeva di fronte a lui sul divano.
"Non ti ho mai ringraziato abbastanza per ciò che mi hai detto" disse infine "Non so se ce l'avrei fatta se non mi avessi aiutato."
Moira scosse la testa.
"Ti ho solo spinto nella direzione giusta, ce l'avresti fatta anche da solo."
"Non lo so, mi ero avviato sulla strada giusta, ma spesso basta fare un passo falso per distruggere tutto ciò che si è già stato creato."
"Non è da te pensare ai se, Charles" lo riprese lei "Ora siamo qui, giusto? Siamo vivi, siamo sereni …"
"Sereni?" chiese lui "Sì, più o meno, non posso negare però di aver preso paura, Moira."
Il sorriso svanì dalle labbra di Charles, lui si fece serio, quasi malinconico.
"Ho avuto paura di ciò che sarei potuto diventare, di tutto ciò che avevo dentro, non mi ero reso conto del male che mi stavo facendo da solo. Per tutta la vita sono sempre stato consapevole di ogni mia mossa, eppure ho lasciato che quell'oscurità crescesse e prosperasse indisturbata."
"Non dovresti rimproverarti così" gli disse Moira con voce dolce "Alla fine sei riuscito ad affrontare anche questo, lo hai superato, ora puoi finalmente goderti una vita tranquilla."
Charles restò in silenzio, soppesando le sue parole, valutandone il significato più profondo, poi scoppiò a ridere.
"Una vita tranquilla?" chiese mentre la risata si placava "Ho abbandonato l'idea di avere una vita tranquilla molti anni fa, Moira."
Lei aggrottò le sopracciglia, lui rise ancora.
"Se intendi una vita in cui sono in pace con me stesso sì, hai ragione, ma se avessi voluto una vita tranquilla non sarei qui, ora."
Charles sospirò alzando gli occhi al cielo, alla ricerca di vecchi ricordi.
"Non so dove sarei, forse qui, forse altrove, magari avrei rifiutato di aiutarti anni fa … o magari ti avrei aiutata lo stesso ma, dopo l'incidente di Cuba, invece di fondare la scuola, ti avrei chiesto di sposarmi …"
Restò ad osservare il soffitto per un po', le immagini di una vita alternativa gli passarono davanti agli occhi ma le cacciò subito e tornò a fissare Moira.
"Come hai potuto constatare tu stessa, invece, amo complicarmi la vita."
Moira lo fissò, sconvolta.
"Davvero me lo avresti chiesto?" chiese "Allora mi amavi davvero …"
Charles si asciugò una lacrima che era fuggita dai suoi occhi senza che se ne rendesse conto.
"Ti ho sempre amato, Moira, dal primo giorno … e non ho mai smesso, nemmeno ora."
Charles sorrise ancora, i suoi occhi erano laghi di montagna, puri e sinceri.
"Ti ho amato ma, come noi, anche i nostri sentimenti devono evolversi … l'amore che provo per te ora non è lo stesso che provavo allora, è gratitudine per ciò che abbiamo vissuto insieme e che ha contribuito a rendermi l'uomo che sono ora."
Moira sorrise, intenerita, non si sarebbe mai aspettata di vederlo così vulnerabile. Si avvicinò e posò una mano sulla sua gamba, felice che lui potesse sentire quel tocco.
"Ti ringrazio." disse "Davvero."
Moira respirò profondamente e ricacciò indietro le lacrime che stavano sfuggendo anche a lei, poi rise piano.
"Ti ringrazio per queste belle parole …" disse "Ma non sono venuta qui per questo."
"Ah no?" chiese Charles fingendosi offeso.
"No. Raven mi ha anticipato che stasera ci sarà un grande spettacolo e non volevo perdermelo per niente al mondo!"
Charles aggrottò le sopracciglia, lo spettacolo di Bianca avrebbe dovuto essere una sorpresa, ma Moira lo stupì ancor di più.
"Tu" disse guardandolo "Tu ubriaco. Sarà uno spasso!"
"Non ci sperare!" rispose Charles scuotendo la testa "Mi rifiuto di bere!"
"Lo farai, eccome se lo farai!"
Raven entrò trionfante ma si bloccò quando vide la mano di Moira ancora posata sulla gamba di Charles, la fissò per un istante, poi guardò Moira.
"Ti dispiace?" chiese.
Moira, imbarazzata, ritrasse la mano.
"Oh, scusa … io …"
Charles rise piano, prese la mano di Raven e la attirò a sé per farla sedere sulle sue gambe, per fortuna proprio in quel momento arrivarono Lester e Cassandra, si erano appena fatti la doccia dopo il lavoro e sembravano impazienti.
"Ci siamo persi qualcosa? Raven vi ha beccati in flagrante, eh?" chiese Lester.
"No, niente del genere" rispose Charles pacato "Stavamo solo chiudendo un vecchio capitolo della nostra vita."
"Ah" rispose lui "Sembra noioso, l'importante è che tu non faccia soffrire Raven!" gli disse puntandogli il dito contro e guardandolo con un'espressione scherzosamente minacciosa "Ti tengo d'occhio!"
"Non lo farà" lo rassicurò Raven stringendolo in un abbraccio "Non potrebbe mai farlo … e in caso contrario saprò come fargliela pagare!"
Charles rise e la baciò sulla guancia.
"In effetti io ti ho già visto ubriaco!" disse Moira, ricordandolo solo in quel momento.
"Quando?" chiese Charles aggrottando le sopracciglia "Non ricordo!"
"Ma sì! Il nostro primo incontro!"
Lester si sedette, prese Cassandra per la mano e la fece sedere sulle sue gambe come Charles aveva fatto con Raven, ma lei si divincolò e gli diede un piccolo schiaffo.
"Non ti permettere!" lo sgridò lei con espressione severa "Non prenderti più certe libertà!"
Lester la fissò per un istante continuando a sorridere, poi quando capì di aver passato il segno si fece serio e annuì.
"Ti chiedo scusa, mi sono lasciato trascinare …" ammise in evidente imbarazzo, cosa assai rara per lui; si riprese subito vedendo che Cassandra non si era eccessivamente arrabbiata e tornò a concentrarsi su Moira.
"Stavi dicendo?" disse cercando di deviare il discorso "Il vostro primo incontro? Voglio sapere ogni cosa!"
Moira rise, erano avvenimenti accaduti tanti anni prima, per lei addirittura una vita prima. Si mise comoda e iniziò a raccontare.
"Io mi ero avvicinata a lui per lavoro. Durante una missione per la CIA avevo assistito al manifestarsi dei poteri di alcuni mutanti. Non potevo credere ai miei occhi ma, con l'ingenuità di un agente alle prime armi, avevo riportato tutto nel mio rapporto. Tutti quelli che l'avevano letto avevano riso di me, tutti tranne un mio collega che, avendo saputo che un giovane studente di Oxford che si stava laureando in genetica stava per presentare la sua Tesi sulla mutazione del gene X, aveva pensato che potesse essermi d'aiuto. Pensai subito che facesse al caso mio così mi recai a Oxford per incontrarlo. Arrivai, ascoltai la sua discussione di laurea e aspettai per potermi avvicinare al momento giusto."
"Posso dirlo?" chiese Raven intromettendosi "Non hai avuto un buon intuito per il momento giusto."
"Lo so, lo so!" esclamò Moira sulla difensiva "Avevo fretta! Shaw era una minaccia reale e io non potevo aspettare i capricci di un ragazzino!"
Charles aggrottò le sopracciglia, gli altri scoppiarono a ridere.
"Capricci di un ragazzino?" disse Raven quando riuscì a smettere di ridere "Charles non è mai stato un ragazzino, anche da giovane sembrava già vecchio, era noioso fino allo sfinimento. Di tanto in tanto ci provava con qualche ragazza che frequentava il pub dove lavoravo, ma tu lo hai incontrato durante la sua festa di laurea! L'avevo obbligato io a bere e alla fine si era perfino ubriacato!"
Charles distolse lo sguardo, offeso.
"Non ero ubriaco."
"Sì, lo eri." lo corresse Moira seria "Mi ero solo presentata e tu hai iniziato a provarci con me parlandomi della mutazione. Se non avessi avuto davvero bisogno di te e non avessi saputo che eri più giovane di me ti avrei dato uno schiaffo senza pensarci due volte!"
Charles si schiarì la voce prima di rispondere.
"Ero solo leggermente ubriaco" specificò "Infatti mi sono ripreso subito. Appena capii che era una cosa seria ti promisi che ti avrei aiutato, no?"
"Sì! Certo!" rispose lei "Però la faccia che avevi mentre mi leggevi la mente era davvero inquietante!"
"Ah, bravo!" disse sarcastico Lester "Andavi in giro per i pub a spaventare le donne? Non l'avrei mai detto!"
"No, in realtà passava tutto il suo tempo a studiare." rispose Raven per lui "Di tanto in tanto veniva a trovarmi al lavoro e allora ci provava con qualcuna, sempre con la storia della mutazione!"
Lester rise di gusto e anche Cassandra si concesse una risata.
"Ha mai funzionato?" chiese lei, sporgendosi incuriosita verso il fratello.
"Non saprei" rispose lui, stringendosi nelle spalle e guardando Raven "Ogni volta lei ci interrompeva!"
"Le salvavo da te!" rispose Raven, Charles la guardò ferito e lei lo strinse in un abbraccio "No, in realtà ero semplicemente gelosa, anche se non lo avrei mai ammesso."
Lester rise, li guardava intenerito.
"Voi due siete adorabili, non ve l'ha mai detto nessuno?" chiese, poi il suo viso si illuminò come quello di chi si è appena ricordato di una cosa importantissima "Ah! Charles, prima che arrivino anche gli altri devo dirti una cosa" disse Lester "Con tutto il rispetto per il tuo patrigno e per i suoi deliziosi vini, stasera ho pensato di accontentare Logan e di portare una bella scorta di birre. Che ne dici? Berrai anche tu, vero?"
Charles si sentì subito osservato, tutti lo stavano fissando in attesa di una sua risposta, sospirò rassegnato.
"Che dire … se questo è un modo per mancare di rispetto a Marko, sarò più che felice di bere in suo… disonore!" disse.
"Ottimo!" rispose Lester e scoppiò a ridere.
"Birra?" chiese Logan arrivando insieme a Ororo e agli altri: Hank, Jean, Scott, Pietro, Wanda e David "Ho sentito per caso parlare di birra?"
"Scusate per il ritardo" disse Ororo "Abbiamo appena finito una sessione nella Stanza del Pericolo."
"Esatto!" esclamò Hank "Perché noi ci alleniamo, al contrario di certa gente qui ..:" aggiunse guardando loro che erano già seduti sui divani.
"Non preoccupatevi" li rassicurò Charles, ignorando il commento "Siete ancora in tempo per l'arrivo del nostro ospite, non si è ancora palesato."
"Mi chiedo chi sia" disse Logan, guardandosi attorno con aria circospetta "Non mi piace non sapere chi arriverà."
"Rilassati, Logan" disse Erik entrando nella stanza "Charles sa quello che fa."
"Ti sei svegliato dal riposino?" chiese Logan vedendolo arrivare "Per quanto riguarda la capacità di giudizio di Charles, temo che di tanto in tanto vada rivista dal momento che anni fa si alleò con te."
Erik rise di gusto cogliendo la battuta e si sedette tra di loro.
"Non posso darti torto." ammise "Ora però ho una buona sensazione."
Erik aveva appena finito di parlare quando sentirono il rumore di un'automobile sulla ghiaia dell'ingresso. Logan, che non si era mai seduto, andò alla finestra, era appena arrivato un taxi giallo; con pazienza attese che l'occupante scendesse e quando lo vide spalancò gli occhi per lo stupore e si voltò verso gli altri.
"Non … non capisco … quello dovrebbe essere un nostro alleato?"
Logan era sinceramente sorpreso, anche se non era chiaro se lo fosse in senso positivo o in senso negativo. Anche se la porta era ancora chiusa tutti sentirono la voce del loro ospite mentre parlava con il tassista.
"Ti ringrazio, Tesoro! Immagino che venire in questo posto dimenticato da Dio a quest'ora sia stato impegnativo, vero? Tieni, ecco, il doppio di quanto mi hai chiesto! Guida piano!"
Erik trattenne il fiato, aveva riconosciuto quella voce.
"Non mi direte che è … che è veramente …"
Raven lo guardò compiaciuta.
"Oh, sì!" rispose "È proprio lui!"
Tutti si erano voltati a guardare Erik, sembrava che gli stesse venendo un infarto. Charles si alzò per andare ad aprire, accolse l'ospite appena fuori dalla porta ma tutti sentirono le loro voci, quella di Charles fu subito soffocata da quello che sembrava un intenso abbraccio, poi entrambi entrarono.
Il primo fu Charles, sorrideva divertito e sembrava impaziente di vedere la reazione degli altri, poi entrò una donna: indossava un abito blu elettrico tanto attillato da mettere in evidenza il suo corpo a clessidra, i capelli boccolosi erano raccolti in una elaborata acconciatura ricca di dettagli e lustrini; il viso era appesantito da un trucco decisamente esagerato: gli occhi erano a malapena visibili tra le sopracciglia foltissime e lunghe e la spessa linea di matita bianca applicata sotto, anche la forma del viso era difficilmente intuibile sotto tutto quel trucco mentre le labbra erano state sicuramente ingigantite da una generosa stesura di rossetto.
L'ospite prese fiato, poi gridò.
"BUONASERA, TESORI!"
Charles le offrì il braccio e lei, che in realtà era un lui, lo prese senza esitazioni.
"Vi chiedo scusa per il ritardo, sono venuto qui senza nemmeno cambiarmi subito dopo lo spettacolo!"
Erik si alzò di scatto come se non avesse più di ottant'anni.
"È … È DAVVERO …" gridò.
"Roy!" lo salutò Raven andandogli incontro "Benvenuto!"
