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La villa

Ash, Serena, Carlos e Anita, dopo aver impedito che una buona parte del bosco venisse raso al suolo da una multinazionale, per costruire uno stabilimento, lasciarono Zefiropoli. Prima di salutare la città, si recarono al Centro Pokémon della città, per restituire all'Infermiera Joy, le chiavi delle stanze dove avevano dormito fino a quell'ultima notte. L'Infermiera Joy ringraziò i ragazzi: «Abbiamo gradito molto la vostra presenza, spero torniate presto! » I quattro risposero in coro: «Ci vediamo presto!» Salutata l'Infermiera, i quattro si uscirono dal centro Pokémon e partirono alla volta del Bosco Girandola. Dopo aver percorso un tratto di strada a piedi, si fermarono alla fermata del bus. poiché il bosco era un'area protetta, la strada che lo attraversava, poteva essere percorsa solo a piedi o con mezzi ecologici, come la bici. Altra alternativa erano i veicoli elettrici. E infatti, il bus che li avrebbe accompagnati, era elettrico. Prendendo l'autobus, avrebbero raggiunto Austropoli, il centro economico e sociale della regione. Una delle città più importanti di tutto il mondo con i suoi altissimi grattacieli, tra cui uno il più alto al mondo. Il Duralux Grand Hummels, sede di affari della Mechas, un colosso della tecnologia, che insieme alla Amon e ad altri colossi, faceva parte delle cinquecento aziende più importanti di Unima.

I quattro arrivarono all'entrata del bosco. Serena e Anita fermarono il sangue di avventuriero che stava ribollendo nelle vene di Carlos. «Non credi che faccia un po freddino là dentro?» Gli chiese Serena. Anita confermò le parole dell'amica ribattendo «A me non piace il freddo, né tantomeno l'oscurità. Rischiamo di cadere in qualche radice o essere attaccati da qualche Pokémon selvatico.» La ragazza diede uno sguardo al suo Smart Rotom. «Non ci sono solo dei Sewaddle, ma anche degli Scolpide. Dei Pokémon famosi per essere molto aggressivi con chi vìola il loro territorio.» Carlos fu sorpreso dalla paura dell'amica: «Ah, sono sicuro che andrà tutto bene! Io me ne frego dell'oscurità! Forza andiamo!» Il ragazzo ancora non aveva digerito il fatto che, fino a quel momento, fosse sempre stato Ash a godersi le avventure più coraggiose. Ash, dal canto suo, cercava di caricare le ragazze: «Avanti! Non siate timide, ci sono io a proteggervi! Finché ci siamo io e Pikachu non avete nulla da temere.» Serena arrossì. «È così coraggioso!» Comentò a bassa voce. «In realtà, anche se è un po' nuvoloso, si vede finché non si mette a piovere. Anche se…» Il ragazzo diede uno sguardo all'applicazione dedicata al meteo del suo Smart Rotom «Oggi le previsioni dicono che il cielo sarà parzialmente nuvoloso. Potrebbe essere l'occasione ideale per catturare anche qualche Pokémon Spettro, o magari Veleno o… Coleottero e, se siamo fortunati anche di tipo Buio» Serena non sembrava entusiasta: «Non sono sicura se sia una buona idea. Potrebbe diventare buio all'improvviso. E anche se restiamo vicini, rischiamo di perderci.» Le ragazze stavano tremando come delle foglie. «Ok, adesso mi sono scocciato, io invece vi dico di andare. Il bus arriva tra pochissimo e non si ferma di certo qui!» Li incoraggiò Carlos.

I quattro, come il giorno prima, ma con un'atmosfera totalmente diversa, varcarono la soglia che separava il bosco Girandola dalle campagne di Zefiropoli. «Fortunatamente non è così scuro come immaginavo.» Commentò Anita, seguita, poco dopo da Serena. «Speriamo che resti così e che non piova…» Appena Serena finì di parlare, sentì subito una gocciolina sul naso. Voltò lo sguardo verso l'alto e pensò: "Oh no, ti prego, non subito dopo aver finito di dirlo!" Le speranze di Serena si spensero come un fiammifero. In quello stesso istante, Carlos sentì una gocciolina sulla schiena. Toccò poi a Pikachu, che sentì una goccia sulla coda. Ash e Anita la sentirono contemporaneamente sul ginocchio. Quelle che inizialmente erano solo delle gocce sparse, si era trasformato in ben altro. Manco a dirlo, aveva iniziato a piovere.

Ash trascinò i suoi amici verso una luce in lontananza, andando contro la volontà di Carlos, che voleva solo trovare un posto sotto cui ripararsi, per godersi le tenebre, emerse con la pioggia.

«Carlos! Muoviti! Non vorrai prenderti un raffreddore!» Lo riprese Ash. ma Carlos non aveva intenzione di seguire l'amico. Resto lì fermo e immobile per alcuni secondi a godersi quell' atmosfera scura, per poi tornare in sé: «Ok, adesso possiamo andare.» Non si era accorto del fatto che Ash e le ragazze, ormai erano piuttosto distanti. Avevano quasi raggiunto la fonte di quella luce. Una casa.

Alla fine i tre erano salvi. Erano saliti su di un piccolo patio, che li riparava dalla pioggia. Pochi istanti dopo vennero raggiunti da Carlos, che stava correndo come se fosse a cavallo di un Rapidash, e che li raggiunse ancora a tutta velocità.

Talmente veloce che venne fermato solo dalla pancia di Snorlax, contro cui rimbalzò, scatenando l'ilarità di tutti.

«Grazie amico.» Ash ringraziò il Pokémon Sonno prima di farlo rientrare nella Poké Ball.

Erano giunti davanti ad un cancello di legno. Su di esso era appesa una targhetta dello stesso materiale, che recava la scritta, tutto in maiuscolo "HERMITAGE". Su uno dei pilastri che reggevano il cancello, vi era un citofono. Carlos sembrava riluttante all'idea di suonare. Fosse stato per Ash, avrebbero potuto aspettare anche sotto quella piccola tettoia. Le ragazze erano di tutt'altra idea. Dopo un rapido scambio di sguardi, Serena suonò il campanello. Da quel cancello, era possibile l'abitazione, una villa alta e stretta. Sembrava avere un piano seminterrato, per via delle finestre che si intravedevano. L'ingresso era rialzato, e da quest'ultimo si poteva vedere il portoncino d'ingresso, realizzato in legno pregiato.

Dopo alcuni secondi la porta venne sbloccata, con un suono elettrico. Dalla porta d'ingresso uscì una bambina. Aveva i capelli rosa corti, occhi verdi, indossava una maglietta gialla, una giacchetta rosa e una minigonna nera. Entrarono nell'ampio e ben curato giardino della villa, che stonava con l'ambiente selvaggio del bosco. Prima ancora di poter dire qualsiasi cosa, Ash e i suoi amici vennero anticipati dalla giovane. «Oh,salve, siete dei viaggiatori? Io adoro i viaggiatori che vengono a farci visita!» Carlos si fece avanti e iniziò a spiegare la situazione: «Buongiorno a te. Fuori sta piovendo e non accenna a smettere, potremo stare da te per qualche ora? QUALCUNO ha sbagliato l'orario di partenza del bus e…» Il ragazzo sottolineando particolarmente la parola "qualcuno", riferendosi ad Ash. Il ragazzo non aveva ancora terminato con i suoi rimproveri. «Mentre QUALCUN ALTRO non sa stare con la bocca chiusa, ma non gliene posso fare una colpa!» Sottolineò ancora una volta il "qualcun'altro", questa riferendosi a Serena, che contrariamente ad Ash aveva accettato il mezzo complimento successivo al rimprovero. Ash intervenne, per difendersi: «Avevo un leggerissimo languorino che mi ha fatto sbagliare a leggere, problemi?» La bambina si mise a ridere: «Tu mi ricordi i vecchi campioni del mondo, sai?» Quindi si girò e urlò « BÀÀÀÀÀÀÀ! CI SONO DEI FORESTIERI ALLA PORTA!» La ragazza tirò un acuto che a Ash e Serena ricordava il Supersuono del Noibat di Ash.

Pochi istanti dopo, dalle scale scese un signore. Aveva capelli grigi, barba più scura, sul nero, occhi scuri, indossava un

maglione rosso, dei pantaloni marroni, nelle scarpe dello stesso colore, aveva degli spessi occhiali tondeggianti. Scese le

scale e si diresse verso la porta. Notando i ragazzi li salutò con un piccolo gesto della mano: «Salve forestieri!» Li accolse. «Vedo che avete già avuto modo di conoscere mia figlia… Io sono il proprietario di questa umile dimora.» Ash stava iniziando a spazientirsi. Serena lo fermò prima che fosse troppo tardi e spiegò: «Buongiorno a lei. Fuori sta piovendo, e abbiamo visto la sua casa da lontano… Fuori si è fatto freddo e…» L'uomo accennò un sorriso, quindi si rivolse alla figlia: «Aelita, ti ricordi come funziona con i forestieri?» La giovane annuì e disse, con molto entusiasmo: «Potrete stare da noi finché non finirà la pioggia, ma ad una condizione. Due di voi dovranno lottare contro di noi nel nostro seminterrato!» Ash, come suo solito era entusiasta dell'idea: «Orsù, andiamo al campo di lotta!» in modo poetico. «A parte gli scherzi, una lotta non si rifiuta mai!»

I quattro entrarono in casa. Sembrava veramente ben curata. Le pareti erano rivestite da una carta da parati con a con degli alberi, dagli alti soffitti pendevano maestosi lampadari. All'interno dell'abitazione si sentiva il calore in ogni angolo. Ash diede un rapido sguardo alle stanze che poteva vedere dall'ingresso. Sembravano essere dei salotti. In entrambe le stanze vi era un ampio camino.

L'uomo, seguito dalla figlia, accompagnò i quattro nel seminterrato. Aprì una porta a fianco a quella che permetteva di salire al piano superiore. La porta conduceva ad una scala a pioli, illuminata da due lampadine.

Raggiunsero la prima stanza, dalla forma rettangolare, sulle cui pareti vi erano posate delle rastrelliere su cui si trovavano numerose bottiglie di vino. Sembrava che l'uomo fosse un intenditore di vini o qualcosa di simile.

Superata questa stanza, giunsero alla stanza principale.

Letteralmente un campo di lotta, identico in tutto e per tutto a quello delle Palestre. Al centro del campo si trovava una grande Poké Ball stilizzata. La differenza con gli altri campi era la pavimentazione, realizzata in erba sintetica e non in terra battuta. Come i campi lotta dei Centri Pokémon aveva dei posti a sedere ai lati.

Arrivati al campo di lotta, Ash iniziò a dettare «Dunque sarà una lotta in doppio. Immagino che le regole saranno le solite. Quindi potremo usare un solo Pokémon, a testa. Direi che Anita può provare a lottare con Sewaddle insomma, sarà la sua prima lotta, ma da qualche parte deve pur cominciare…, mentre io farò lottare Servine, cosa ne dite?» La bambina lo interruppe: «No signorino, noi vogliamo lottare con lei!» La bambina indicò Serena. La nativa di Kalos deglutì rumorosamente prima di alzarsi e lasciare il posto ad Anita. Carlos aveva fatto uscire Umbreon e Houndour dalle rispettive Poké Ball, per farli assistere allo scontro.

«Carlos, tu sarai l'arbitro.» Ash si rivolse a Carlos: «Scusa perchè proprio io? Penso che anche Anita sia tranquillamente in grado di farlo.» Ash da bravo maestro disse: «Tu hai già esperienza come assistente in palestra, Anita è meglio che si concentri sulla lotta.» Carlos sospirò, rendendosi conto del fatto che l'amico avesse ragione. Si alzò dalla sua panchina e si posizionò al centro del campo. Con parecchia enfasi, il ragazzo, diede il via allo scontro: «Allenatori, preparatevi per la potta! Scegliete i vostri Pokémon» Serena avrebbe mandato senza esitazione la sua Lilligant, mentre Ash avrebbe scelto Servine. Serena sperava che con poche persone, la sua Pokémon potesse esprimersi al meglio, senza esitare. I Pokémon dei due avversari, invece non si trovavano all'interno delle Poké Ball, ma arrivarono letteralmente dalla stanza dei vini. Erano un Mimikyu, un Pokémon il cui corpo è coperto interamente da un pupazzo di Pikachu piuttosto vecchio, dall'aspetto sgualcito, e dal colore molto più slavato del giallo originale. Le orecchie erano a punta e apparivano spiegazzate, gli occhi e le guance sembravano disegnati con dei pastelli da un bambino, mentre la bocca era zigrinata. In mezzo al corpo c'erano due fessure che servivano al Pokémon per vedere attraverso la stoffa. Non sembrava avere delle zampe. La parte inferiore del pupazzo terminava con un motivo a zig-zag. E un Dusclops, un Pokémon grigio tendente al nero con dei lineamenti orizzontali su tutto il corpo e tre quadrati sulla bocca che sembravano quasi dei baffi, delle mani e una sorta di capiglatura grigio chiaro, dello stesso colore delle mani. La cosa che spiccava di più era il suo inquietantissimo unico occhio rosso che lo rendeva veramente temibile. I due Pokémon scesero in campo, mentre Ash e Serena mandarono in campo Servine e Lilligant, scambiandosi uno sguardo amichevole come è solito tra di loro durante gli allenamenti.

Anita ne approfittò per scansionare i due Pokémon di tipo spettro cominciando da Dusclops «Dusclops, Pokémon Hypno Sguardo, ,tipo Spettro, Esemplare femmina. È temuto perché si dice sia in grado di strappare via l'anima dal corpo di chi osserva i misteriosi movimenti delle sue mani. Mosse conosciute: Sanguisuga, Neropulsar, Palla Ombra» Poi scansiono i Mimikyu. «Mimikyu, Pokémon Fantasmanto, tipo Spettro e Folletto, Esemplare maschio. È stato identificato come Pokémon in tempi abbastanza recenti: prima di allora si pensava che fosse solo uno spettro coperto da un panno. Mosse conosciute: Carineria, Destinobbligato, Palla ombra, Ombrartigli" Quindi fece uscire dalle Poké Ball i suoi quattro Pokémon, in ordine,Vivillon,Herdier,Sewaddle e Oshawott , dicendogli «Adesso, per favore sedetevi qui e godetevi questa lotta. Erba contro Spettro». Lilligant, però era pietrificata, a causa di quel Dusclops. Aveva dei brutti trascorsi legati a quel Pokémon. Allora era appena una Petilil.

Petilil era la terzogenita di una famiglia formata da una Lilligant,e un Eldegoss. Aveva due sorelle e tre fratelli,delle due sorelle una Gossifleur e un'altra Petilil, mentre i fratelli erano due Gossifleur e un Petilil.

Mentre Lilligant accudiva i suoi piccoli, il babbo di Petlil, Eldegoss, era andato a cercare del cibo per la sua famiglia. Mentre tornava, portando un cestino ripieno di bacche, e mentre i suoi figli già festeggiavano il suo arrivo, in quella che ormai era la loro dimora, un piccolo antro all'interno di un albero,un Dusclops lo stava per attaccare con un Neropulsar.

Non si trattava di un Pokémon selvatico, ma di un che seguiva le istruzioni del suo Allenatore. Eldegos sentì il dolore sulla coda. Dopo aver lasciato il cestino alla madre dei suoi figli, iniziò ad chiaramente a sentire una voce che comandava il Pokémon ipnosguardo.

L'allenatore appariva scocciato. Sembrava volesse catturare quell' Eldegoss ad ogni costo. Dal canto suo, Eldegoss non poteva lasciare la sua famiglia e cercò di difendersi in ogni modo.

Venne sconfitto dopo una lunga lotta. Eldegoss venne trascinato via e non tornò mai più. Da allora mamma Lilligant cercò di fare dimenticare ai figli il trauma, cercando di fare anche la parte del padre.

Lilligant era quasi paralizzata alla sola vista del suo avversario. Servine si girò nella sua direzione e si accorse immediatamente di qualcosa che non andava. Cercò di raccogliere la sua gentilezza e tentò di rassicurarla, spiegandole che stava andando tutto bene.

Ash ruppe il ghiaccio dicendo «Servine comincia con Fendifoglia su Dusclops!» La bambina ordinò: «Mimikyu attacca Servine con Carineria!»Serena cercò di fermare l'attacco di Mimikyu «Ferma Mimikyu con Sferrapolline!» e infine il vecchio ordinò a Dusclops «Vai con Sanguisuga su Lilligant!» Servine corse verso Dusclops, Dusclops andava verso Lilligant, Mimikyu verso Servine, mentre Lilligant era lì ferma pronta ad attaccare. I tre Pokémon che stavano usando attacchi ravvicinati si stavano dirigendo tutti verso la traiettoria presa da Dusclops, e vennero tutti e tre colpiti da una sfera di polline, in parte viola, in parte gialla. Servine afferrò il polline giallo e lo mangiò. Destino diverso per i due Pokémon di tipo Spettro, colpiti dal polline viola.

Servine, che era stata curata da Sferapolline, tornò dal suo lato del campo e sorrise a Lilligant, che ricambiò. Nel mentre Serena stava già le stava dando un nuovo ordine: «Usa Eledanza!» Attorno alla Pokémon si formarono dei fiori mentre danzava delicatamente. Ovviamente non si trattava di una messinscena. Ora la Pokémon si sentiva molto più forte. Nel mentre, Ash aveva approfittato del momento per colpire Mimikyu «Forza, Servine! Attacca Mimikyu con Vorticerba!» La Pokémon generò così due vortici d'erba che lanciò violentemente verso il Pokémon Fantasmanto. La bambina ordinò «Neutralizzali con Palla Ombra» L'uomo seguì l'idea della figlia «Anche tu, Dusclops!» I due Pokémon Spettro generarono una grande sfera di energia dal colore violaceo, tendente al nero che lanciarono contro i vortici di Servine. L'impatto diede origine ad una nube di fumo marrone. Serena sfruttò la situazione a suo vantaggio «Avanti, usa Energipalla su Mimikyu!» Lilligant generò una sfera di energia estremamente simile a quella generata dai due spettri. La più grande differenza era il colore, verde. Mimikyu venne colpito, ma rimase comunque in piedi. Nel mentre Anita dagli spalti anziché incitare i suoi amici, stava cercando sul suo Smart Rotom cosa fosse la mossa "Destinobbligato" Fino a quel momento non aveva mai sentito parlare di quella mossa. Leggendo la descrizione della mossa, la ragazza rabbrividì.

Ash potè terminare il lavoro «Mimikyu sembra una facile preda, attaccalo con Fendifoglia!» la coda della Pokémon si illuminò di verde, mentre si avvicinava rapidamente a Mimikyu. Nel mentre, il Pokémon Fantasmato ricevette un'ultima istruzione dalla bambina «Usalo adesso!» gridò Aelita. Mimikyu venne colpito in piena pancia, o meglio in quella che era pancia del costume. In ogni caso, il colpo bastò a mandare KO mimikyu.

Carlos annunciò, con un fare mezzo eccitato «Mimikyu non è più in grado di lottare, dunque Dusclops dovrà affrontare una tra Servine e Lilligant!» Mentre Lilligant stava applaudendo la bella vittoria di Servine, dalla aprte inferiore del corpo di Mimikyu, si creò una sorta di ombra che stava per acchiappare Servine. «Difenditi con Fendifoglia!» Ordinò Ash, ma l'ombra trapassò la lama della Pokémon Serpererba. La Pokémon venne presa e stritolata, finché non ebbe più forze rimanendo lì a terra.

Carlos dovette forzatamente cambiare l'esito di quella lotta. «Servine non è più in grado di lottare, quindi l'esito della lotta dipenderà dallo scontro tra Dusclops e Lilligant!» La Pokémon Fiorfronzolo era un po ansiosa all'idea di lottare da sola contro un Pokémon così inquietante, tanto più che era un Dusclops, lo stesso Pokémon che le ha portato via il padre quando era ancora piccola. Ora era lì in mezzo al campo, tremava come una foglia. Non le piaceva per nulla l'idea di affrontare il Pokémon che aveva causato la scomparsa di suo padre.

Carlos annunciò «Che la lotta abbia inizio!»

Serena si accorse del tremore della Pokémon e chiese: «Tutto bene Lilligant?» La Pokémon annuì, non molto convinta. Serena non ci fece caso e proseguì con la lotta: «Avanti! Usa Energipalla!» La Pokémon creò dunque una sfera verde più piccola rispetto a prima che colpí in pieno Dusclops, facendolo appena indietreggiare. L'uomo ordinò un attacco al suo Pokémon: «Dusclops, usa Neropulsar!» Dalle mani del Pokémon si generò una degli anelli di energia scura che vennero lanciati verso Lilligant. La Pokémon era rimasta ferma e immobile a tremare dinanzi al Pokémon Ipnosguardo.

Neropulsar andò a segno, ma Lilligant rimase ferma lì dove era. «Continua con Neropulsar!» Ordinò l'uomo, ancora e ancora. Lilligant incassò ogni colpo, ma era chiaro che non avrebbe resistito ancora a lungo. Presto sarebbe stata esausta.

Dagli spalti Anita guardava la scena con uno sguardo fisso mentre Herdier stava dormendo,indifferente dalla lotta.

Oshawott non accettava una cosa del genere quindi si alzò e iniziò a battere i piedi come un tamburo, saltando sul ruvido legno dei posti a sedere.

Vivillon seguì il collega, incoraggiando la Pokémon in campo. Sewaddle, invece, stava seguendo la lotta, stretto tra le braccia della sua Allenatrice.

Lilligant, accorgendosi del tifo dei Pokémon di Anita, si calmó. Raccolse le sue ultime energie e si rimise in piedi, in attesa di ricevere ordini da Serena. La ragazza, però, non sapeva che fare.

«Usa Energipalla» Serena tentò di ordinare un attacco. Lilligant generò una grande sfera di energia verdognola che poi scagliò con precisione verso Dusclops. Serena approfittò dello stato confusionale dell'avversario per ordinare un secondo attacco. «Sferapolline!» La massa di polline violaceo colpì in pieno l'avversaria, mandandola al tappeto. Lilligant si era appellata a la rabbia e il rimorso dentro di che provava nei confronti di Dusclops, che resero il suo attacco molto più potente.

Carlos si avvicinò a Dusclops e annunciò «Dusclops non è più in grado di lottare, di conseguenza vincono Lilligant e Serena!» dagli spalti partirono degli applausi. Lilligant arrossì, e si inchinò ai suoi amici. Era la prima volta che riusciva a lottare, e addirittura aveva vinto? L'uomo si complimentò: «Congratulazioni! Adesso possiamo presentarci come si deve. Io mi chiamo Waldo, e lei è mia figlia Aelita.» Ash fece il lavoro per i suoi amici «Io sono Ash, il…coff,coff…monarca del Torneo Mondiale per L'incoronazione. Viaggio per il mondo per realizzare il mio desiderio, diventare Maestro Pokémon. Lui è Pikachu.» Disse, indicando il Pokémon Topo sulla sua spalla, che salutò i padroni di casa in tono allegro. «Lei è Serena, vincitrice dell'ultimo Varietà, e questa è Lilligant.» Serena salutò un po' imbarazzata i due. In seguito poi Ash si fiondò verso Carlos «Il ragazzo che ha fatto da arbitro si chiama Carlos. Vi posso assicurare che è un cuoco straordinario. Questo invece è il suo Umbreon.» Senza farlo neanche respirare si lanciò verso Anita. «Lei invece è Anita. È un'Allenatrice molto promettente. Viaggia con noi per diventare la Campionessa di Unima. Io cerco di aiutarla per raggiungere il suo obiettivo. Loro sono Sewaddle, Vivillon, Oshawott, ed Herdier.» Anita salutò timidamente, complimentandosi per la bella lotta a cui aveva assistito: «È stata davvero una bella lotta! Nessuno prima di Mimikyu aveva mai sconfitto la Servine di Ash. Posso sapere come ha imparato quella mossa?»

La bambina rispose: «Diciamo che abbiamo avuto a che fare con uno Spiritomb abbastanza famoso.» La bambina fece l'occhiolino. Ash capì subito di quale Spiritomb si trattasse. Tuttavia, prima che il nativo di Kanto potesse intervenire, Carlos tirò fuori un altro argomento: «Adesso, se permettete, possiamo per favore tornare di sopra? Questo posto mi mette a disagio.» L'uomo acconsentì: «Va bene ragazzo, forza dunque, saliamo e andiamo in salotto.»

Nel parlare, si diresse verso l'uscita e puntò il dito dritto verso la scala.

Una volta saliti tutti quanti, Waldo si rivolse alla figlia: «Aelita, mostra ai nostri ospiti il salotto. Io vado a prendere da mangiare. Cosa preferite? Tè e biscotti oppure cioccolata calda? O, forse preferite della gelatina? O, perché no, del cioccolato? Della spremuta?» L'uomo non diede ai suoi interlocutori il tempo di rispondere. «Anzi, facciamo una cosa… prendiamo tutto quanto. Dusclops, Mimikyu, andiamo!» Mentre i ragazzi si dirigevano verso il salotto, guidati da Aelita, Carlos era estasiato dai numerosi angoli oscuri che presentava quella villa presentava angoli scuri. Ad Anita vennero i brividi, ma non per la casa, ma bensì per la gelatina. Non si era ancora ripresa da quell'esperienza coi nonni "Non ci pensare adesso" pensò. Ash e Serena stavano facendo alcune domande alla bambina. Cose del tipo quando avevano iniziato ad abitare lì, come ci si sente a vivere in un posto che molti possono considerare inquietante in serate come quella, e tante altre. «Benvenuti nella mia umile dimora!» La "dimora" non era altro che un fortino di cuscini e coperte azzurre e a strisce, costruito da Aelita, sulla destra dell'entrata, ma subito si mise a ridere sotto i baffi «Ok, adesso guardate il vero salotto…» Il vero salotto era una stanza enorme, aveva quasi la superficie di un centro Pokémon. Il soffitto era molto alto. Sembrava potesse tenere anche Eternatus al suo interno. Il pavimento era decorato da rombi rossastri contornati da una sottile linea nera. Sulle pareti c'erano vari mobili con degli specchi. Al centro della stanza, quattro grandi divani e un tavolino di vetro, decorato con un vaso di orchidee.

Quindi la bambina si rivolse agli ospiti: «Prego, prego sedetevi pure senza fare troppi complimenti.» Ash, Serena, Anita e Carlos seguirono le parole di Aelita e si bearono l'ambiente. Le ragazze erano rilassate. Quel posto sembrava davvero molto tranquillo. Certo, gli arredi di quella villa erano in stile vintage, molto… vintage. Come spesso accade nelle case delle nonne, la sola cosa a stonare era il televisore Mechas, a schermo piatto. Tutto il resto dell'arredamento era molto antiquato, ma non per questo non era accogliente. «Babbo sta arrivando!» Aelita intervenne, vedendo suo padre arrivare nel salotto. Aveva in mano ogni ben di Arceus, comprese delle gelatine di mirtillo. Gelatine che, alla semplice vista, fecero rabbrividire Anita. Per fortuna c'era molto altro da mangiare, come una cheesecake, due bottiglie di Latte Mumu, una confezione di biscotti, sei tazze di cioccolata calda. E no, non erano delle semplici tazze, ma erano delle tazze a forma di Darumaka di Galar. Tutto il cibo era posato su un ampio vassoio d'argento. Il signore sorrise ai ragazzi: «Scusate se è una merenda frugale, ma non molti Allenatori riescono a batterci.» Carlos, sentendo quelle parole, deglutì rumorosamente: «No, ma si figuri, signor Waldo, va benissimo così.» Il ragazzo cercò di non essere troppo scortese.

Dusclops e Mimikyu giunsero in salotto poco dopo, portando con tutta tranquillità una pila gigante di bicchieri e posate. Serena, facendo un rapido conto, notò come quelle posate e quei bicchieri fossero davvero troppi, rispetto ai presenti. La nativa di Kalos quasi non fece in tempo a concludere il suo pensiero, che Aelita si mise a spiegare: «Vedi, quando abbiamo ospiti ci servono tutte queste cose per una… diciamo un …» La giovane fece dei gesti con le mani come se cercasse di lucidare una pietra preziosa. «Lo vedrete dopo.» Aggiunse pochi istanti dopo. Anita pensò "Ti prego, fa che non sia qualcosa di imbarazzante!" Ash, nel frattempo, si avventò sulla cheesecake, fortunatamente era già stata tagliata, altrimenti se la sarebbe spazzolata da solo, lasciando agli altri solo le briciole.

Waldo si sedette sul divano più vicino. Stette fermo e in silenzio per qualche istante, per poi rivolgersi ai suoi ospiti: «DUNQUE… da quel che vedo Ash e Anita sono due Allenatori Pokémon, mentre Serena è una concorrente di qualche gara stilistica che non ricordo come si chiama, mentre tu… credo sia un arbitro» Carlos alzò le mani, come a contraddirlo: «Non proprio. Ho lavorato come assistente e Capopalestra vicario, in una Palestra e ho un po' di esperienza in questo campo, ma ancora non ho deciso cosa fare. Per il momento punto solo a diventare un buon Allenatore.» Waldo volatilizzò abilmente quell'argomento «Sisi. ok, capisco… mentre voi… quali sono i vostri obiettivi?» Ash prese la parola «Io voglio diventare un Maestro Pokémon, per questo sono venuto ad Unima, per aiutare lei… » Il ragazzo indicò Anita «… a diventare un'allenatrice di successo.» Waldo accarezzò la sua barba «Sembra fantastico…mentre tu, Serena?» La ragazza rispose: «Io vorrei diventare Regina di Unima» Waldo si pettinò di nuovo la barba: «È una grande ambizione, Ma sono sicuro che ce la farai. Anche se c'è una piccola possibilità, anche minima… e te lo dice uno che ha spesso a che fare con la matematica, basta che non siano tutti zeri, perché tu ci possa provare e riuscire. Non importa quanto questa possibilità sia piccola, quante cifre ci siano dopo la virgola… » I quattro guardarono l'uomo come a dire "io non ho capito niente!" Aelita cercò di spiegarlo in una maniera più semplice: «Trovare un Pokémon shiny è in realtà come trovarne uno normale, perchè, per quanto sia raro, lo si può trovare. Se i Pokémon Shiny non esistessero, sarebbe inutile cercarli» A quelle parole, si sentì un sonoro «Aaaaaaah» che fece capire praticamente cosa Waldo intendesse dire con quella osservazione matematico-

psicologica.

Ash fece la stessa domanda ad Aelita «E tu, Aelita? Quali sono le tue ambizioni?» La bambina sembrava piuttosto divertita: «Io ho già fatto ciò che volevo!» Ash non capiva che cosa volesse insinuare la bambina, con quella frase, come del resto i suoi amici. Serena avanzò un'ipotesi: «Secondo me il tuo unico desiderio è quello di studiare e fare una professione nella quale ci vogliono molte conoscenze e ci sei già arrivata, vero?» La bambina arrotondò la sua risposta «Mmmm no!» Serena si grattò la testa e le disse: «Allora intendi sicuramente vivere con tuo padre nella più beata tranquillità.» Questa volta la bambina scosse la testa e disse al padre: «Bà, puoi per favore raccontargli come stanno le cose veramente?» Il padre, apparentemente cambiò argomento: «Perché non lasciate scorrazzare nella villa i vostri Pokémon? Magari fanno conoscenza come si deve coi nostri.» I quattro si limitarono ad annuire e tirarono fuori i loro Pokémon «Beh sono un bel po' da quel vedo… ok, potete anche farli andare!» Oshawott sembrava incuriosito da qualcosa, sembrava come imbambolato. Era lì fermo, con gli occhi sognanti, a guardare le gelatine. Il Pokémon Lontra prese uno dei cucchiai che erano sul tavolo lasciando nella villa un silenzio assordante. Anita aveva già capito cosa stava per accadere, ma non trovava la forza di fermarlo. A peggiorare la cosa, anche gli altri e i loro Pokémon erano l' ad osservare la scena.

Il Pokémon fece girare la punta del cucchiaio, mentre guardava la sua allenatrice. La ragazza non disse niente e la sua espressione rimase impassibile. Oshawott toccò la gelatina con la punta del cucchiaio, facendo traballare. «Osha-Oshaaaaaaa» (WIIIIIIIIII,gelatina di mirtillo) A quel punto nella stanza, solo Anita , Carlos , Umbreon , Lilligant , Vivillon ed Herdier rimasero seri.; Gli altri si misero a ridere a crepapelle. Ash si congratulò con Oshawott «Approvo Oshawott, ahahahahahah» Serena si rivolse all'amica «Il tuo Oshawott è veramente simpatico quando fa così, hahahahahaha» Waldo spiegò «Questa cosa si faceva ai tuoi tempi figliola, era davvero divertente ahahahah» La bambina stava piangendo di gioia e orgoglio e si limitò a dire «Oshawott e Anita avete la mia stima AHAHAHAHHAHAHAHA» Continò a ridere rumorosamente per qualche minuto, prima di calmarsi.

«Ok, adesso torniamo seri, così possiamo cominciare.» Waldo prese un bel respiro profondo. Venne però immediatamente interrotto da Ash: «Ci mostri la ragione per cui tua figlia ha già completato le sue ambizioni a dieci anni»Aelita tossì «Dodici» Ash rimase spiazzato e, per non pensare al suo errore, si mise a mangiare alcuni biscotti.

L'uomo iniziò il suo racconto:

Era una piovosa giornata di primavera, nella città di Elettronopoli, una costruita per riunire tutti i migliori scienziati del mondo. Anche se forse più che città, il termine più corretto per descrivere Elettronopoli è piccolo paese, dato che gli abitanti erano tra i duemila e i duemiladuecento. Nonostante il ridotto numero di abitanti e le ridotte dimensioni del centro abitato, la città era piuttosto accogliente. Era stata studiata per permettere ai ricercatori di vivere e lavorare nello stesso posto, avendo la possibilità di avere una casa dove stare con la famiglia.

In una di quelle case, abitava la famiglia di Waldo. L'uomo era sposato con una bella donna chiamata Martine. Aveva lunghi capelli rosa e degli splendidi occhi verdi. I due avevano anche una figlia, chiamata Aelita.

Waldo e Martine si erano conosciuti all'università, e hanno scelto il medesimo percorso, che, alla fine, li aveva portati a lavorare al medesimo progetto.

Come tutti gli studiosi che abitavano in quella città, Waldo e la moglie avevano a disposizione un laboratorio dove svolgere i loro esperimenti. Era ricolmo di tutto quello che uno studioso potesse desiderare. E in quel momento erano entrambi assorti

In quel momento Martine stava compilando alcune carte per i costi del comune. In quella comunità non arrivavano delle bollette da pagare. La luce, il gas e tutte le forniture erano offerte dallo stato. Erano viste come una distrazione dalle ricerche. Per il progresso scientifico, lo Stato faceva questo e altro. Era la politica dell'aiuto indiretto nazionale per il progresso scientifico e tecnologico, abbreviato AINPST.

Waldo, invece stava dando un'occhiata alla loro ultima scoperta. Un sistema in grado di trasportare i Pokémon da un posto all'altro nel modo più rapido ed efficiente possibile.

Mentre Waldo dava uno sguardo a dei documenti, per assicurarsi che questi ultimi riportassero nel modo più chiaro e comprensibile i risultati ottenuti dalle ricerche e che questi ultimi non contenessero errori grammaticali o di punteggiatura in modo da poterli presentare ai suoi superiori.

Waldo e Martine erano incaricati di questa fase date le loro capacità dialettiche e la loro abilità come scrittori. Al tempo avevano già scritto e pubblicato dei libri. In particolare: "Luccichio siderale" o "Infinitesimale" oltre a dei testi di stampo filosofico come: "Sto Mentendo" o dei testi di Psicologia come "Psico-umanoide".

Waldo, arrivato ad un certo punto della rilettura, si rivolse alla moglie:«Tesoro, ho scoperto una cosa fantastica!» La donna alzò la testa, allontanandosi dai documenti che stava esaminando. «Di cosa si tratta?» Pochi istanti dopo si alzò dalla sedia e sciolse i suoi lunghi capelli rosa, fino a quel momento tenuti in una treccia sul lato destro, e fissò il suo sguardo verde smeraldo sul marito. Poco dopo percorse la breve distanza che gli separava e continuò a parlargli: «Dunque,cosa hai scoperto, tesoro?» Waldo rispose: «Leggi questa parte qui» L'uomo indicò una parte del testo sottolineata di arancione. Waldo passò il foglio alla donna, la quale si mise a leggere il testo ad alta voce: «Il prototipo J-038 è in grado non solo di trasferire le Poké Ball attraverso questo meccanismo, ma è anche in grado di farlo anche con…» La donna sgranò gli occhi: «Altri oggetti?» La donna, pur non credendo ai suoi occhi, continuò a leggere. «Grazie al suo meccanismo di smantellamento di atomi spiegato in precedenza a pag 4 riga 23 , può infatti essere utilizzato su oggetti fatti di un qualsiasi elemento. Al momento non si sa se è possibile eseguire il medesimo procedimento con gli esseri umani.» La donna si rivolse a Waldo: «Beh direi che abbiamo davvero fatto un gran lavoro…. Che succede Waldo?» La donna lo guardò con aria preoccupata: «Questa cosa secondo me è meglio non riportarla. Non possiamo fare la richiesta, ce la negherebbero subito.»

Martine mise la mano sulla spalla del marito e disse «Non preoccuparti tesoro. Hai ragione. Questa scoperta non verrà mai messa sul mercato mondiale. Soprattutto dopo quello che è successo. Non so quanto ci vorrà prima che qualcuno lo scopra.» Waldo esclamò: «Dobbiamo tenere questa cosa segreta, ad ogni costo. Non lo dovrà sapere nessuno oltre a noi!»

Nessuno degli scienziati che lavorava lì, sapeva che in tutti gli edifici e stanze c'erano delle telecamere e dei microfoni nascosti. Erano talmente ben nascosti da risultare invisibili, persino se la stanza era vuota. Le telecamere e i microfoni captavano ogni movimento e registravano ogni suono ventiquattro ore su ventiquattro.

Martine cercò di calmare il marito «Ora però non pensiamoci, andiamo a casa adesso. Sono le undici, Aelita oggi è uscita con le sue amiche e sta per tornare.» Marito e moglie si scambiarono un bacio, per poi abbandonare la stanza dove stavano svolgendo le ricerche.

Percorsero anche l'andito su cui davano tutte le stanze e abbandonarono l'edificio in cui si svolgevano le ricerche. Si diressero quindi al parcheggio e salirono a bordo della loro auto. Martine si mise alla guida, non prima di essersi legata i capelli. La loro nostra casa non era molto lontana da lì, per cui il viaggio fu piuttosto breve. I due fecero giusto in tempo a lavarsi e cambiarsi, prima che qualcuno bussasse alla loro porta.

Era Aelita. Indossava un giubbotto impermeabile verde. Appena arrivata a casa, salutò i suoi genitori, quindi andò a lavarsi. Allora Aelita andava a scuola. Una scuola di altissimo livello, che formava le nuove menti che avrebbero poi lavorato in quella comunità. Andava a scuola cinque giorni a settimana, dal lunedì al giovedì dalle 9:00 alle 16:00. Anche se al pomeriggio si svolgevano delle attività extrascolastiche. Dopo essersi lavata e preparata, si mise il pigiama in tutta fretta. Era Venerdì e sulla Tv trasmettevano"Topolino"

Aelita spezzò il racconto del padre dicendo «era bellissimo Topolino,assomigliava a un rattata ma non aveva il grande molare,si reggeva su due zampe ed era bianco nero e grigio.» Nessuno di loro sembrava avesse presente il cartone di cui parlavano. Ash, piuttosto sorpreso commentò: «Non abbiamo mai sentito parlare di un cartone del genere, era bello?» Waldo rispose, dando la risposta quasi per scontata: «Era più che altro educativo, ma non per questo non era divertente. A dire il vero, non dispiaceva ne a me né a Martine.» Dopo aver bevuto un bicchiere di latte Mumu, l'uomo tornò al suo racconto:

Arrivò la mezzanotte e i tre andarono a dormire. Aelita nella sua cameretta, contrassegnata da un segnalino verde sulla porta, mentre Waldo e Martine nella stanza Rossa. Un'ampia stanza che al suo interno aveva un letto matrimoniale, dei comodini di legno chiaro, due bajour. Sul comò davanti al letto vi era una radio. L'armadio era di fianco al comò.

Dopo aver spento la luce, Waldo diede la buonanotte alla moglie. Nonostante fosse piuttosto stanco, non riusciva a dormire. Waldo continuava a girarsi e rigirarsi nel letto. La donna, pur di tranquillizzare il marito, lo abbracciò come se fosse un pupazzo.

Mentre cercava di addormentarsi, Waldo, pensò a cosa sarebbe potuto succedere se qualcun'altro fosse venuto a sapere della seconda funzione di quel dispositivo. Mancava ancora una settimana prima di presentare il rapporto al Generale Alexander, il capo del progetto, colui che aveva, in principio fondato la comunità e che faceva da intermediario fra gli scienziati e i rappresentanti del governo.

Per Waldo e la moglie, quella fu una settimana veramente stressante, nonostante la donna cercasse di fare qualsiasi cosa per tranquillizzare il marito. Il tempo, però, scorreva inesorabile e, alla fine, arrivò il fatidico giorno.

Quel giorno, Waldo e la moglie si alzarono presto, molto prima del solito. Non erano nemmeno le quattro del mattino.

I due fecero a malapena in tempo a prepararsi, che subito, davanti a casa loro, si parcheggiò l'auto che li avrebbe portati dal generale Alexander. Era una grossa berlina a tre volumi dalle forme classiche ed eleganti. La carrozzeria era di un elegante rosso scuro.

Waldo aprì la porta, rivelando degli sfarzosi interni in pelle e radica di noce, quindi fece accomodare la moglie e la figlia, ancora mezzo addormentata.

Il viaggio fu piuttosto lungo, all'incirca la stessa distanza che separava Quattroventi da Spiraria. Durante tutto il viaggio, Martine teneva la mano al marito. Aelita, invece, si era praticamente addormentata appena salita a bordo. L'autista non si fece nemmeno guardare bene in faccia. Indossava semplicemente una divisa da soldato col cappello nero. Durante tutto il viaggio stette completamente in silenzio. Molto probabilmente stava ascoltando della musica con le cuffie, probabilmente interessato a ben altro.

La bambina interruppe il padre e disse «Babbo, Dusclops e Mimikyu vorrebbero fare quella cosa…»L'uomo acconsentì e disse: «Certo, prego, prego, adesso ammirate…» Calò il silenzio, mentre nella mente dei quattro ragazzi volavano svariati pensieri su quello che sarebbe potuto accadere.

Mimikyu entrò in scena, voltato di spalle. Pochi istanti dopo, il Pokémon Fantasmanto si girò e iniziò a fissare il vuoto per qualche secondo. Improvvisamente, sopra di lui apparvero dei bicchieri e delle posate. Queste ultime caddero mirandolo come se volessero ucciderlo. Carlos si alzò ed esclamò «SPOSTATI DI LÌÌÌÌÌÌÌÌ» Il ragazzo si lanciò verso Mimikyu. Sfortunatamente le posate erano dietro di lui. Quando il ragazzo si girò, le posate gli stavano per cadere addosso. Carlos cercò di proteggersi con le proprie mani, mentre Umbreon e Houndour erano impietriti alla sola vista della vista.

Le mani di Carlos presero e rilanciarono le posate e i bicchieri in aria senza il suo consenso e si chiese, ancora con gli occhi chiusi: «Che sta succedendo?» Il ragazzo aprì gli occhi e vide che il suo corpo stava facendo il giocoliere con i bicchieri e le posate. Gli stava facendo roteare, in modo da riacchiapparli dalla stessa parte. Se lanciava un bicchiere tenendolo dal fondo, lo lanciava facendogli fare una rotazione su se stesso in modo tale da poterlo riprendere dal fondo.

Carlos aprì gli occhi e disse: «Perchè le mie braccia non rispondono ai miei comandi?» Poco dopo, con un'abilità sovrumana, li lanciò verso Mimikyu, prendendolo in testa e infilandogli il bicchiere come se fosse un cappello. Poco dopo gli sfiorò il costume con tutte le posate che aveva a disposizione.

Mimikyu, con i bicchieri in testa, iniziò a roteare facendoli volare verso i Pokémon ospiti, facendogli cadere in perfetto equilibrio sulle loro teste. Poco dopo questi ultimi vennero riempiti di latte mumu. I Pokémon e i quattro ragazzi erano meravigliati. Le posate vennero scagliate sul muro, formando una faccia che rideva.

I quattro ragazzi e i loro Pokémon erano scioccati, mentre padroni di casa rimasero impassibili. Serena era rimasta completamente basita. Rimase a bocca aperta anche durante l'applauso, sembrava quasi commossa da quella performance.

Dusclops uscì allo scoperto e si riaccesero le luci, i due Pokémon spettro si inchinarono davanti a tutti quanti. Waldo

approfittò di quella performance per parlare dei due Pokémon: «Mimikyu e Dusclops, prima di unirsi a noi appartenevano ad una

Performer. Le ragazza è stata vittima di un agguato del Team Plasma, che ha liberato i suoi Pokémon, proprio nel bosco Girandola.»

Quelle parole evocarono brutti ricordi nell'Hondour di Carlos, che si nascose dietro le gambe del suo Allenatore. «Stai tranquillo, io non ti abbandonerò mai.» Il ragazzo rassicurò il suo Pokémon. Waldo, intanto aveva continuato a parlare dei due Pokémon: «Credo che quella ragazza abitasse a Soffiolieve. Vivono con noi ormai da quattro anni.»

Dopo una breve pausa, l'uomo riprese il racconto:

Appena arrivati, si prepararono per essere ricevuti dallo stratega generale Alexander. Avrebbero dovuto illustrare la loro invenzione.

Era una soleggiata mattinata di Sabato, ma il bel tempo non sembrava in alcun modo alleggerire lo stress provato da Waldo. Lui e la moglie entrarono nella struttura dove sarebbero stati ricevuti. Un grosso edificio di architettura brutalista. Sembrava quasi una prigione. Entrarono e, dopo aver percorso un andito, presero un ascensore e si diressero all'ultimo, dove si trovava lo studio del generale.

La stanza occupava praticamente l'intero piano, tranne per un piccolo disimpegno. La porta che permetteva la porta era sorvegliata da due guardie per lato. Le guardie, vestite in uniforme, reggevano dei grossi mitra, e incutevano un certo timore. Le guardie puntarono le loro armi contro Waldo e contro la moglie. Evitarono di puntare le loro armi sulla bambina. «Alt! Farsi identificare!» Gli intimarono le guardie. I due, alquanto spaventati, posero a due delle guardie, le loro schede Allenatore. Ai tempi un documento di carta plastificata simile ad una sorta di libricino, che riportava tutte le informazioni sulla persona. Due delle guardie studiarono attentamente i documenti, mentre le altre continuavano a tenere le armi puntate.

«Signor Waldo Hopper e signora Martine Hopper. Due dei più brillanti scienziati della comunità di Elettronopoli…» la guardia restò alcuni istanti in silenzio. «…a cosa dobbiamo la vostra visita?» Waldo cercò di mantenere la calma: «Dobbiamo presentare il rapporto sulla nostra ultima invenzione al generale Alexander.» Rispose l'uomo. Le guardie smisero di puntare le loro armi e aprirono la porta dell'ufficio ai due.

La luce del sole entrava da delle finestre sulla destra e illuminava tutti i suoi titoli e trofei per aver guidato il Nostro Esercito verso la vittoria. Il Generale Alexander era un grande stratega. Con le sue formazioni e tattiche di attacco uniche e imprevedibili. Ai lati della stanza c'erano delle librerie ricolme di libri di vario genere. Su di altre, invece, erano presenti delle armi di vario tipo. Il generale Alexander riteneva che queste ultime lo aiutassero a tenere in forma la sua mente.

Accanto all'ingresso vi erano delle piante di ficus. Dall' altra parte della stanza c'era lui, seduto alla sua scrivania di mogano, con piano in cristallo. Oltre a tre telefoni e ai portapenne, vi era una lampada elegante. Sulla scrivania vi erano erano le bandiere di Unima e dell'OMN, l'Organizzazione Mondiale Nazioni. L'uomo era intento a leggere "Luccichio siderale" uno dei libri scritti da Waldo e Martine. Un libro che trattava argomenti riguardanti lo spazio. Un libro di grandissimo successo, che può facilmente essere trovato nella sezione scienza in tutte le biblioteche e librerie.

Isuoi occhi neri e rotondi, erano impiantati nelle parole di quel libro finché una guardia, che aveva seguito la coppia, non gli fece perdere la concentrazione: «Signor Generale?» L'uomo alzò la testa dal libro e fissò i due per alcuni istanti. Poco dopo si alzò e si avvicniò ai due accogliendoli con una voce molto dolce, per essere quella di una persona che ricopriva un ruolo così fondamentale per la protezione dei cittadini: «Buongiorno dottor Hopper e anche a lei dottoressa Haxord» L'uomo si riferì alla donna con il suo cognome da nubile. L'uomo si presentò a sua volta. «Immagino mi conosciate, ma io sono il generale Alexander Ypulz….»

Il generale era un uomo molto alto e muscoloso. Indossava una divisa da militare, ma non aveva il cappello da generale. I suoi capelli neri e corti, erano scoperti. In faccia si notavano immediatamente dei due segni rossi sulle guance, dipinti con della pittura. Aveva un naso rotondo e un'espressione perennemente sorridente. Sulla divisa indossava una decorazione per la grande vittoria in guerra. Quest'ultimo si trovava sulla sua fascia su cui si trovava la bandiera della regione .Le scarpe erano degli stivali neri.

Nonostante l'aspetto era un gentiluomo. Dopo aver stretto la mano a Waldo, fece il tradizionale baciamano alla moglie.

«È veramente un piacere avervi qui» Li accolse. «Potremo iniziare non appena arriveranno anche i miei aiutanti e i miei colleghi, il Generale e il Capo dell' esercito. Voi siete arrivati un po' in anticipo.»

Waldo era un po' spaventato dalla cosa. Lui sapeva che il generale faceva da intermediario fra gli scienziati e i rappresentanti del governo, non credeva che fossero coinvolti altri militari.

Il Capo dell' esercito era un capitano che scendeva in battaglia con gli altri soldati, mentre il Generale aveva il compito di approvare o respingere le richieste di tutto l'organo militare. Le razioni di cibo, invece, erano gestite da un organo separato, i Fornitori. Un organo che insieme al nucleo della santità si occupava delle razioni di soldati.

Mentre aspettavano gli altri, Alexander fece delle domande ai due, principalmente sulla loro famiglia. Raccontò loro di come nei sei anni di guerra, l'uomo non ebbe mai l'opportunità di vedere la moglie e i suoi due figli.

Poco dopo l'uomo aggiunse che rimpiangeva di non essere con loro in quel momento, pur rendendosi conto di quanto il suo lavoro fosse così importante.

Dopo una decina di minuti entrarono tre ragazzi, i più votati giovani scrittori della categoria racconti di Fantasia e Guerra.

Erano due ragazze e un ragazzo. Si chiamavano Ed, Esmeralda e Faith. Appena arrivati, i tre si sedettero al tavolo, precedentemente montato dalle guardie.

Le ragazze sembravano essere amiche mentre il ragazzo sembrava essere un tipo serio. Aveva i capelli ricci biondi, gli occhi rossi e il naso rotondo. Indossava una canadese blu e delle scarpe sportive. Sim dal suo arrivo, fece diverse domande a Waldo su come sviluppasse le sue spiegazioni sui vari argomenti. Il ragazzo sembrava non perdersi una singola parola, annotando ogni parola su un taccuino giallo.

Le ragazze, invece, sembravano interessate ad Aelita e a Martine, mostrandosi estremamente affettuose nei confronti della bambina. Faith era una ragazza piuttosto giovane, aveva i capelli azzurri e corti, occhi grandi e naso a punta corto. Indossava dei vestiti di un rosa abbagliante e scarpe magenta con lacci neri. Il suo modo di vestire suggeriva una personalità molto estroversa.

Esmeralda, invece, sembrava essere una persona alquanto impicciona. Nonostante questo appariva piuttosto sorridente. Aveva dei lunghi capelli neri, occhi marroni piccoli e alquanto vicini tra loro, un piccolo naso a patata. L'equilibrio del volto era disturbato da uno dei canini, che sporgeva dal lato sinistro della bocca. I capelli erano raccolti da un grosso fiocco arancione. Arancione era anche il suo vestito. Indossava, inoltre, scarpe rosse.

La giovane donna, dopo tutte quelle delucidazioni, ebbe l'illuminazione per un nuovo libro, intitolato "Il party dei cannibali".

Dopo qualche minuto arrivò anche il Capo dell' esercito. Un uomo di mezza età dalla testa pelata. Aveva una grossa cicatrice sulla gamba sinistra. Sembrava avesse qualche legame di parentela con Esmeralda, data la grande somiglianza tra i due. Come il generale Alexander indossava una divisa militare con scarpe nere.

L'uomo si interessò subito alla scrittrice. La donna prese confidenza col serio Capitano. L'uomo strinse la mano a Waldo con una grande forza, mostrando parecchia freddezza, come d'altronde ci si aspettava da una persona che lavorava in quell'ambito.

Una quindicina di minuti dopo arrivò il Generale. Come il Capitano, anche lui aveva l'aria di una persona serissima. Appena entrato salutò i presenti con un sonoro «Buongiorno a tutti!» Per poi salutare i presenti uno ad uno.

L'uomo aveva dei baffi a manubrio che pendevano dal gigantesco naso a punta. Il suo occhio sinistro era coperto da una benda nera, mentre il destro era strabico. Il suo aspetto era piuttosto minaccioso.

Aelita, da bambina curiosa qual era, gli domandò: «Signore,mi scusi ma perchè lei porta la benda?» Il generale rispose

tranquillamente alla domanda della bambina: « Io sono il Generale Llorente. Ho perso l'occhio durante la mia prima

spedizione. Al tempo, ovviamente ero appena un cadetto.» Soddisfatta la curiosità della bambina, l'uomo si sedette vicino al Capo dell'esercito. Lo salutò con un'espressione seria: «Capitano Haddock, è un piacere rivederla.»

Il calvo rispose: «È un piacere anche per me Generale Llorente, così come per loro.» Dopo i vari e ossequiosi saluti, Waldo si alzò e raggiunse la scrivania dove avrebbe dovuto spiegare tutta la situazione. Martine e Aelita gli augurarono buona fortuna.

Lo stratega Alexander richiamò l'attenzione dei presenti, per poi lasciare la scena a Waldo, che iniziò a spiegare come lui e il suo team avevano studiato e realizzato l'apparecchio.

Il dispositivo era formato da una capsula arancione, una tastiera su cui immettere gli indirizzi, e il sistema che fisicamente trasportava le Poké Ball da una parte all'altra. Quest'ultimo ricordava una sorta di proboscide.

Il dispositivo era in grado di decostruire e ricostruire la struttura delle Poké Ball in perfetto ordine atomico. Quindi Waldo si mise a divagare un po', spiegando le varie teorie sul funzionamento del dispositivo, concludendo in bellezza la presentazione.

Al generale sembrava fosse piaciuto, ma c'era qualcosa che rendeva Waldo particolarmente sospettoso. Il sorriso dell'uomo non era del tutto sincero. Terminata la presentazione, il generale si rivolse immediatamente a Waldo: «E questo apparecchio è capace di trasportare anche altre cose a parte le Poké Ball?» Waldo fece cenno di no con la testa. «Al momento no. Non escludo che, in futuro, con l'avanzare delle ricerche, potremo essere in grado di farlo.»La scusa sembrava reggesse. Almeno fino a quando il Generale non si intromise: «E allora come mi spiega questo?» L'uomo premette un pulsante che accese un proiettore. Sul telo bianco, lentamente apparve un'immagine. Quando la lampada giunse a temperatura, l'uomo premette un secondo pulsante. L'immagine si trasformò in un video. Waldo e la moglie in laboratorio, mentre parlavano. Il video risaliva ad appena una settimana prima: «Può trasferire anche altri oggetti , forse umani…dobbiamo tenerlo nascosto…..oh no! C'è l'allarme…» Tutti si fermarono per un secondo a riflettere su quest'ultima frase. I due militari accusarono Waldo e la moglie: «Voi siete traditori della patria! Perchè dovete nasconderci una cosa del genere? Siete forse spie del governo Saracco?» Martine cercò di spiegare: «Noi avremmo fatto una richiesta di farla entrare immediatamente sul mercato globale.»

Il Capitano Haddock la zittì «Silenzio! Non l'avremmo mai accettata! Guardie prendeteli!» Due delle guardie avanzavano verso di loro per portarli via. Tuttavia, Alexander intervenne: «Signori,calma per favore, capisco che abbiano fatto un errore ma non è motivo di considerarli traditori! Ad essere sincero io avrei fatto lo stesso.» Lo stratega cercò di difenderli. Ed e Faith si aggiunsero a lui: «Il Generale Stratega ha ragione, per favore non puniteli per un singolo errore, anche noi li abbiamo fatti in guerra.» Esmeralda, invece, non era d'accordo: «Secondo me dovete dargli l'ergastolo, nascondere un'informazione così importante… e poi ora che quasi tutto il lavoro è fatto, ci vorrà poco per concluderlo e… PUF entrano in circolo.» Ed la zittì: «Ma li leggi i giornali? L'economia si sta ancora riprendendo dopo il grande sforzo bellico. Se dovessero scoprire che così tanti soldi pubblici vengono investiti in progetti del genere…»

Il Generale prese in mano la situazione e disse «Basta! Portateli via, in prigione!» Martine, lungo il percorso, cercò di creare dei varchi per poter scappare , cosa che riuscì in poco tempo.

Fortunatamente, i tre riuscirono ad uscire, braccati dalle guardie. Se si fossero fermati, avrebbero seriamente rischiato di essere imprigionati a vita. Il timore di passare il resto dei suoi giorni dietro le sbarre, spinse Waldo a correre ulteriormente. Mentre i tre continuavano a scappare, Martine inciampò in una radice: «Martiiiiiine!» Gridò Waldo.

«Andate senza di me!» Gridò la donna. «Waldo! Pensa a portare in salvo Aelita» Waldo si mise a piangere, prima di scambiare un ultimo bacio con la moglie. Le ultime parole che Waldo sentì furono: «Vi amo,ora correte!» Waldo e Aelita si misero a correre. Dopo 5 minuti di corsa, Waldo capì che ormai lui e la figlia erano salvi. I loro inseguitori avevano perso le loro tracce.

Da allora Waldo dovette prendere la dolorosa decisione di non scrivere più alla moglie. Temeva che i contatti con lei, lo avrebbero potuto far scoprire.

Dopo essersi ripresi dalla stanchezza, padre e figlia si incamminarono verso l'aeroporto più vicino. Non potevano rischiare di chiedere passaggi. Probabilmente sarebbero stati raccolti da dei militari sotto copertura. Il loro obiettivo era raggiungere l'aeroporto. Un luogo piuttosto distante da lì. Ben sette ore di camminata. Avrebbero dovuto raggiungere la città di Cerafolipoli. Waldo si rivolse ad Aelita: «Ok figliola, adesso dobbiamo andare a Cerafolipoli. Cerca di fare il meno rumore possibile!» La bambina si limitò ad annuire. I due si avviammo verso la piccola città di appena settemila abitanti. Avrebbero passato la notte lì prima di partire.

Il viaggio fu lungo, piacevole ma silenzioso. Per evitare di farsi scoprire, i due stavano vagando tra gli alberi lontano dalle strade e dalla civiltà, in modo da arrivare a Cerafolipoli sani e salvi. Durante il loro viaggio, i due incontrarono molti Pokémon. Waldo fu particolarmente affascinato dal Pokémon Cane Boltund e dal Pokémon Scarica Manectric che stavano concentrando una grande quantità di energia elettrica in quella zona. Insieme a loro, un Breloom. Waldo e la figlia si appostarono, in attesa che i due Pokémon si dessero una calmata.

Aspettarono lì per una decina di minuti. Durante l'attesa notarono degli Skwovetche si stavano avvicinando a quella zona ricca di energia elettrica con tutto il loro carico di bacche. All'interno di quel perimetro c'era un profumo delizioso di fiori e prelibatezze Pokémon, anche se non non vi era del cibo di alcun tipo. Tutto era causato dalla mossa Profumino.

Gli Skwovet entrarono dentro la zona elettrificata,incuriositi. Setacciarono l'area in cerca di quel profumo, che proveniva dal centro di quell'area. Arrivati lì, si accorsero di come non c'era nulla. Solo in quel momento, i Pokémon Guancepiene si accorsero di essere caduti in una trappola.

Si sentirono totalmente incapaci di muoversi. Era l'effetto della paralisi. Boltund e Manectric, in tutta tranquillità raccolsero le bacche che caddero dalle bocche degli Skwovet.

Alcuni Skwovet tentarono di mangiare una baccaliegia, ma venivano immediatamente paralizzati di nuovo dall'altissima concentrazione di elettricità, causata dai due Pokémon di tipo Elettro.

Una volta raccolta una buona quantità di bacche, Waldo e la figlia se ne andarono. Per Waldo quella era semplicemente una dimostrazione di istinto di sopravvivenza, e dell'abilità nel costruire trappole. Waldo sia appuntò quella tecnica sul suo taccuino, utilizzandolo per un motivo ben diverso da quanto previsto in origine. L'uomo si era portato il taccuino nel caso ci fossero state comunicazioni del Generale Alexander da riferire ai suoi colleghi.

I due continuarono il loro viaggio verso Cerafolipoli. Ormai si era fatta sera. Mancava solamente un ora per arrivare a destinazione. Erano molto stanchi e si fermarono a dormire all'addiaccio. Fortunatamente l'erba era soffice e asciutta, perfetta per essere usata come materasso. Erano a corto di coperte, ma fortunatamente si stava molto bene. Non faceva per nulla freddo. Anzi. Durante il loro viaggio, Waldo aveva soccorso un Ponyta, che, per gratitudine si era unito a loro, e li avrebbe tenuti al caldo per tutta la notte e che li avrebbe aiutati ad arrivare a Cerafolipoli il giorno dopo.

Nessuno riusciva a dormire, Waldo e la figlia non potevano non pensare a Martine. Ponyta, invece, pensava se quell'uomo lo volesse catturare o meno. Aelita si rivolse al padre: «Babbo,potresti raccontare una storia?» Waldo rispose, in tutta tranquillità: «va bene Aelita.» Quindi si mise a raccontare:

"C'era una volta molto tempo fa un bambino chiamato Leo. Era un bambino molto vivace e apprezzato da tutto il paese in cui abitava, il paese di Gironficcante, nelle terre del Milacco.

La sua migliore qualità era quella di creare costumi. Aveva un vero e proprio laboratorio in cui erano presenti tutti gli oggetti per creare i costumi. Si procurava tutti quei materiali dalla discarica del paese in gran segreto. Ogni notte, per arrivarci, Leo doveva attraversare il sentiero che passava per la pineta Sfruddu, chiamata così in onore dell'eroe che

aveva difeso le terre di Milacco, Sfruddu.

Leo aveva con sé il suo fidato Eevee e la sua Vibrava. Ogni notte lo accompagnavano nelle sue scorribande, mentre, quando era a casa, lo aiutavano con i costumi. Leo contava molto sui suoi Pokémon. I suoi genitori erano un soldato e medico, per cui erano estremamente impegnati. Per loro fortuna, Leo era abbastanza responsabile da poter badare a se stesso. Nonostante questo avevano deciso di lasciarlo a Gironficcante con lo zio Kevin e la zia Marilù.

Un giorno, come ormai era di abitudine, Leo si diresse al bar/gelateria/tabacchino di Vera per comprare i biglietti dello scontro tra un allenatore di Gironficcante e un allenatore che veniva da un paese vicino chiamato Malaterra, un paese un po 'più grande di Gironficcante.

Oltre al biglietto comprò anche un gelato alla baccabana e alla baccamango, che condivise con i suoi Pokémon, prima di fare ritorno al suo laboratorio.

Il ragazzo rimase estremamente sorpreso quando, arrivato al suo laboratorio, si accorse di non essere solo. Ad attenderlo l'allenatore che avrebbe dovuto lottare quella sera. Quest'ultimo si presentò con nonchalance: «Tu dovresti essere quel ragazzino di cui parlano tutti… il famoso costumista, io sono Grimaldo, e questo è Meganium.» Il ragazzo indicò il Pokémon, accanto a lui.Leo lo fece accomodare dentro e chiese: «Che costume ti serve? Ne ho molti… ho questo da spia, questo da magazziniere, da pompiere, questo da poliziotto…» Grimaldo fece una richiesta molto precisa: «In realtà vorrei un costume per Meganium, qualcosa che lo aiuti durante la lotta.» Leo era piuttosto perplesso. Lui creava dei costumi anche per i Pokémon, ma, solitamente si trattava di Pokémon di piccole dimensioni, mai aveva lavorato con de Pokémon di grosse dimensioni. Per questo cercò di contrattare con l'allenatore: «Se dovessi rendere questo costume da poliziotto sulla sua misura, può andare?» Meganium annuì. Vibrava e Eevee si misero a prendere le misure. Quel esemplare di Meganium era molto più grande della media della sua specie. Dopo aver posato matita e metro, l'allenatore e il suo Pokémon se ne andarono dando al bambino un pass Vip, in modo da poter dare il costume dietro le quinte.

Dopo aver fatto un paio di controlli, Leo si rese conto che aveva bisogno di alcuni pezzi che non possedeva, ma che era certo si trovassero ai piedi della discarica. Leo sbuffò «Oh no! Dobbiamo andare a prendere quei pezzi entro stasera, e il proprietario non me li darà mai!» Vibrava cercò di rassicurarlo dicendogli che ce l'avrebbe fatta lo stesso: «Forse hai ragione!» Gli rispose Leo.

I tre si misero in cammino e attraversarono il bosco. A quell'ora era ancora illuminato dai raggi solari. Era la prima volta che Leo percorreva quel tratto di giorno. Ma, a parte la luce, non c'erano differenze rispetto alla notte.

Arrivati alla discarica, Leo e i suoi Pokémon trovarono il proprietario- In quel momento era intento a nutrire il suo Torterra. Allo stesso tempo, stava spiegando delle cose a quello che, all'apparenza, sembrava essere suo figlio.

Leo, Eevee e Vibrava provarono a scavalcare la rete dal lato opposto, con discreto successo. Raccattarono tutti i pezzi che gli sarebbero potuti servire."

A quel punto Aelita e Ponyta si strofinarono un po' gli occhi:

"Non appena stavano per scavallare di nuovo la recinzione i tre caddero a terra assonnati, grazie ad una dolce melodia cantata da un Delcatty.

Dopo qualche minuto, i tre si svegliarono dal sonno. Davanti a loro, il proprietario, Delcatty e Torterra che li stavano fissando. Il ragazzo e i suoi Pokémon erano legati a delle sedie. L'uomo attaccò; «Ti ho beccato marmocchio, adesso lo dirò ai tuoi zii così sapranno cosa fai la notte!» Leo si dimenava per cercare di liberarsi, senza successo. Eevee cercava di tagliare la corda con Codacciaio, mentre Vibrava fissava il suo allenatore. Provava molto dolore mentre sentiva il rumore della penna che scriveva. In preda alla disperazione, lanciò di sua spontanea volontà un Dragopulsar che spezzò la lettera in due.

«Ah, tu non ti arrendi così facilmente?Avanti Delcatty tappale la bocca!» Delcatty le tappò la bocca con la sua grossa zampa. Mentre il padrone scriveva la seconda lettera, il Pokémon evoluzione riuscì a liberarsi e a sbranare il secondo pezzo di carta. «Ti ci metti anche tu?» Si lamentò l'uomo. «Torterra,per favore tienilo all'angolo! Devo andare a prendere un'altro foglio.» Ordinò poco dopo, mentre andava a prendere un altro foglio. Nel mentre, Leo riuscì a liberarsi. Venne immediatamente fermato dal figlio del proprietario, che trovò anche l'occasione per dirgli cosa: «Ascolta amico, non voglio farlo, ma mi costringi!» Il bambino si mise leggendo alcune cose: «La storia ha inizio circa cinquemila anni fa, con l'invenzione della scrittura…» Leo stava provando un dolore immane a sentire tutta quella storia, l'unica cosa che riteneva inutile, cosa vera solo da alcuni punti di vista, gli stessi toccati dal figlio del proprietario.

Neanche Vibrava ed Eevee riuscivano a sopportare quelle spiegazioni inutili. Provavano a reagire al placcaggio; Eevee usò Codacciaio su Torterra, spedendolo un po più indietro a poco a poco, mentre Vibrava si liberava dalla corda usando Dragartigli, facendo indietreggiare anche Delcatty.

I due Pokémon del proprietario si trovarono di spalle al figlio, che notando la situazione si girò e fermò la sua spiegazione. Eevee e Vibrava si avvicinavano agli avversari, mentre vennero avvolti da una luce bianca tendente al blu. Entrambi i Pokémon si stavano evolvendo. Eevee divenne più alto e slanciato. Il suo corpo assunse una colorazione rosa e bianca. Le sue orecchie si allungarono, diventando simili a quelle di un coniglio. Su di esse spuntarono dei fiocchi e dei lunghi nastri. I suoi occhi diventarono più grandi e azzurri. La sorte di Vibrava fu diversa. Il suo corpo si curvò il e crebbe di dimensioni, le ali divennero più grandi e robuste. Il suo corpo, ora aveva assunto una colorazione verde. I suoi occhi erano diventati rosa e, dopo tanto tempo, finalmente il Pokémon poteva contare su una bocca vera e propria. I due sferrarono il colpo che mandò KO Delcatty e Torterra.

Dunque Leo era meravigliato dalla repentina evoluzione dei suoi Pokémon «Wow! Siete fantastici! Adesso però andiamocene via di qui! Prima, però, dobbiamo far scordare a tutti questa storia!» Per fortuna di Leo, un Beheeyem aveva visto tutta la scena e fece scordare agli esausti la scena con un gioco di colori. Flygon si mise davanti ai suoi amici per far dimenticare tutto anche a loro.

«AHAh l'ho trovato marmocchio,non hai scampo!» Il bambino ordinò al Pokémon di tipo psico «Grazie Beheeyem, potresti farlo anche con lui?» Il ragazzo si riferiva all'uomo nell'altra stanza. «Noi dobbiamo andare, altrimenti faremo tardi alla lotta, ci troverai all'arena, per l'incontro di stasera.» I tre scapparono sulle ali di flygon che li portò al laboratorio. Leo, dopo essersi messo d'impegno per finire il costume, guardò l'orario. Mancava pochissimo all'inizio della lotta!

«Veloce Flygon!Andiamo allo stadio!» Flygon si mise a volare molto in fretta, sfruttando le correnti in modo da andare più veloce. Sylveon, per evitare di cadere, si teneva forte al suo allenatore.

Arrivarti allo stadio, i tre si precipitarono nello spogliatoio del padrone di casa. «Appena in tempo! Vieni Meganium» Il duro lavoro di Leo fu ben ripagato: il costume gli andava perfettamente.

Il ragazzo e il suo Meganium scesero in campo, mentre vennero annunciati gli sfidanti.

I tre costumisti si misero sulle tribune più alte, in modo da vedere meglio l'incontro. Improvvisamente, dietro di loro arrivò il Beheeyem che, poco prima aveva aiutato Leo. Aveva una Poké Ball in mano. Sembrava volesse chiedere di essere catturato. Leo, notandolo, assecondò il suo desiderio: «Ma certo che sì!» Meganium vinse la lotta e, da quel giorno, il costumista diventò una figura importante in tutta la regione. Quando qualcuno desiderava un costume, si dirigeva immediatamente nella sua sua officina. Grazie all'abilità di Beheeyem di far perdere la memoria, che prendeva i ricordi fino a quel momento e illustrava con un disegno come doveva essere il costume, il lavoro diventava più semplice. Come sempre, Sylveon e Flygon si occupavano di prendere le misure…"

Aelita e Ponyta si addormentarono, durante il racconto.

«E, da questo racconto che ho avuto l'ispirazione per il mio libro "La nascita di un artista"» Waldo tornò al presente.

L'uomo non raccontò la storia della buonanotte, altrimenti i quattro avrebbero perso il bus e sarebbero rimasti a dormire lì tutta la notte. «Scusate, ma devo proprio andare in bagno.» Aelita spiegò ai ragazzi: «Ponyta si è evoluto in Rapidash, adesso sta dormendo, come suo solito. Giusto poco dietro la villa. Se volete la chiamo» Ash rispose immediatamente «Fai pure non penso sia un problema.» La bambina aprì la finestra e chiamò il Pokémon Cavalfuoco «Rapidash, svegliati! Abbiamo ospiti!» Pochi istanti dopo si sentì un rumore di zoccoli, quindi una rapida folata di vento. il Pokémon saltò attraverso la finestra. Immediatamente saltarono all'occhio le sue dimensioni. Era uno dei più grandi esemplari di Rapidash che si erano mai visti. Era maestoso, alto quasi 2 metri. Il suo corpo era bianco, tendente al giallo, mentre i suoi occhi erano…viola? Anche la sua criniera, fatta di fiamme, era dello stesso colore. Quelle belle fiamme bruciavano tranquillamente ed emanavano un piacevole calore. Dello stesso colore erano le fiamme sui piedi, mentre gli zoccoli erano neri Non solo era molto più grande della media, ma per di più si trattava di un esemplare shiny.

La Pokémon entrò nella casa elegantemente, mentre Aelita, Dusclops e Mimikyu la salutarono, i ragazzi furono meravigliati dalla sua maestosità. Anita, ammaliata dall'aspetto poderoso ed elegante di quella Pokémon, decise di scattargli una foto. Poco dopo la scansionò con la funzione Pokédex del suo Smart Rotom: «Rapidash, Pokémon Cavalfuoco. Esemplare Femmina. Forma Shiny. Galoppa alla velocità di 240 km/h. Quando sfreccia, la sua criniera ardente ondeggia. Mosse conosciute: Fuocobomba, Velenpuntura, Fuococarica, Protezione» Anita staccò lo sguardo dal Pokémon. Voleva verificare se la sua ipotesi fosse corretta: «Qui dice che Rapidash è mediamente alto 1 metro e 70, e che pesa 95 kg» Aelita dunque si grattò la testa, piuttosto perplessa: «Davvero? Lei è alta 2 metri e 6 centimetri e pesa 137 kg. Prima di evolversi era abbastanza piccola rispetto agli altri Ponyta» Carlos intervenì dicendo «E LA GLUSTIZA! Ma che gli avete dato da mangiare?» Aelita cercò di trattenere una risata, senza troppo successo: «Si,è evoluta più o meno tre anni fa. Per cui non me lo ricordo.» Nel fratteapo, la giovane si mise ad accarezzare la grossa Pokémon.

Anita, piuttosto incuriosita, chiese «Ma fuori non piove? Non dovrebbe essere tutta bagnata?» Aelita fece un piccolo gesto con la mano, come a scacciare l'ipotesi della ragazza. «C'è una stanzetta alla destra della finestra dove Rapidash può dormire. È un posto caldo e asciutto. E poi anche la zona tra la finestra e la stanza è protetta dalla pioggia.

Serena, per non sentirsi troppo in disparte, fece una domanda che poteva sciogliere un dubbio che era appena venuto all'amica: «Anche le fiamme che lancia sono viola?»La bambina rimase in silenzio, fece cenno a tutti di seguirla nel seminterrato, mentre ritirava Rapidash nella sua Poké Ball.

Una volta scesi, fece cenno ai quattro di scostarsi. Dusclops e Rapidash si trovavano dalla parte opposta del campo di lotta. «Se volete filmare, fatelo adesso, è un'occasione che non capita tutti i giorni!» I ragazzi presero il loro Smart Rotom e iniziarono a filmare l'azione.

Dusclops si preparava ad utilizzare Protezione, mentre Rapidash creava una grande esplosione di fuoco davanti a sé. Assomigliava ad una stella,la lanciò dunque verso Dusclops, sfoggiando il suo colorito viola, che si frantumò sulla barriera verde creatosi dinanzi a Dusclops. Vi fu un'esplosione viola che rivelò una figura viola che assomigliava molto a Lilligant.

Quest'ultima arrossì e rimase impietrita a non era di sicuro finita qui. Dusclops si stava preparando con Sanguisuga, mentre Rapidash stava per sferrare un altro attacco. Il suo corpo si rivestì di fiamme viola,mentre iniziava a fiondarsi verso il Pokémon Ipnosguardo.

La Pokémon partì a razzo, arrivò vicino al Pokémon spettro con una velocità impressionante, come del resto tutti i Rapidash. Il pochissimo tempo impiegato da Rapidash, bastò a Dusclops per far uscire dalla sua bocca due lunghe zanne che si conficcarono rapidamente nella carne del Pokémon Cavalfuoco. Lo scontro tra i due Pokémon generò una potente esplosione che, a sua volta, formò una rosa chiusa. Pochi istanti dopo, quest'ultima si aprì rivelando delle polveri nere e bianche. Anche se, a dire il vero, quelle combinazioni erano causate da Mimikyu che stava facendo quello che voleva con questi violenti scontri.

I ragazzi terminarono la loro registrazione. Erano rimasti immobili a bocca aperta. Non si erano accorti del silenzio tombale che si era venuto a creare, prima di romperlo con un forte applauso.

Aelita si rivolse ai quattro: «Vi è piaciuto lo spettacolo?» Serena fu la prima a rispondere «Hai un talento come Performer o come Coordinatrice, secondo me.» Aelita, sebbene felice del complimento, la contraddì: «Macchè! Fanno tutto loro, io non mi vedrei proprio come Coordinatrice o Performer, ho l'ansia da palcoscenico.» Anita si sentì chiamata in causa. «Io ho partecipato ad un Varietà. Avevo paura che il mio vestito fosse troppo scollato, troppo corto… che potesse succedere qualsiasi cosa… ma appena ci siamo esibite, tutto è andato bene.» Aelita fece spallucce. «Se lo dici tu.»

Serena si limitò ad annuire, mentre Aelita cambiò discorso: «Adesso possiamo salire sopra, Non voglio che il babbo si preoccupi.» Mentre i cinque salivano le scale, nella mente di Serena tornavano in mente le combinazioni incredibili viste fino a quel momento. "L'ex Allenatrice di Dusclops e Mimikyu doveva essere davvero una Performer di alto livello" pensò.

Ash invece stava guardando Rapidash con gli occhi sognanti, mentre Pikachu si complimentava con il Pokémon Cavalfuoco per la sua forza, e per la sua velocità. gli disse anche che non vedeva un Pokémon così grosso da quando ha affrontato il Mega Metagross di Rocco. Rapidash ringraziò con un semplice occhiolino.

Tornarono tutti nel salotto, aspettando Waldo, che era rimasto in bagno tutto il tempo. L'uomo se l'era presa comoda, tant'è che tutti lo guardarono strano, mentre tornava. Ancora non aveva finito di leggere il giornale.

Aelita lo interruppe «Ba…» l'uomo si scusò e salutò Rapidash «Perdonate la mia attesa, ma c'era una notizia importante di politica…ben svegliata Rapidash»Quindi, l'uomo si verò un bicchiere di latte, per poi riprendere il suo racconto:

«Dunque,eravamo arrivati a noi due e Ponyta che ci addormentammo giusto?Ok:

Dopo qualche minuto, non solo Aelita riuscì ad addormentarsi, ma anche Waldo e Ponyta. L'erba era bella morbida e sembra così comoda.

Il giorno dopo Waldo, la figlia e Ponyta si svegliarono. Il sole era ancora basso. La loro prima preoccupazione fu fare colazione. Mangiarono delle bacche che avevano colto lì in zona.

Dopo il pasto si diressero finalmente verso Cerafolipoli, una cittadina nota per sorgere in una valle attorno a tre monti, che proteggevano l'intero abitato dai forti venti.

Già al tempo, il piccolo centro abitato era noto per i suoi insaccati. Altri luoghi di interesse erano il tempio, costruito sulle rovine di un edificio in cui si diceva che uno dei due fratelli che fondò la regione di Unima amasse soggiornare, e il suo aeroporto. L'aeroporto, originariamente, era un aeroporto militare. Era costruito in un punto strategico, protetto dai venti e facile da difendere. Presentava due piste, parallele lunghe entrambe oltre tre chilometri.

Quando Waldo e Aelita giunsero in città, i militari ancora non erano arrivati. I due ne approfittarono per quindi vagare nel piccolo centro abitato. Aveva al massimo duemiladuecento abitanti, la maggior parte erano persone anziane.

Molti di questi anziani, usavano riunirsi nella maestosa piazza, fuori da uno dei bar della città. Impiegavano il loro tempo a giocare a carte e a giudicare chiunque passasse.

Waldo e la figlia cercarono di passare inosservati. Aveva iniziato a tirare del vento freddo, che stava scompigliando loro i capelli.

Dopo aver comprato qualcosa di veloce da mangiare in uno dei pochi negozi del paese, i due continuarono il loro viaggio, fino a giungere all'aeroporto. Era appena un'ora a piedi. Nulla in confronto alla sfacchinata del giorno prima.

Giunti all'aeroporto, i due si diressero immediatamente alla biglietteria, ma prima che potessero raggiungere la struttura, un signore si parò davanti ai due. Aveva circa una cinquantina d'anni.

Aveva i capelli neri e occhi dello stesso colore. Avava una barba piuttosto corta e non aveva i baffi. Indossava un completo nero elegante e una cravatta rossa. Indossava, inoltre una camicia blu Ai piedi degli stivali da sceriffo.

Waldo lo salutò come si conveniva agli amici di vecchia data. «Stai tranquilla, è un mio ex-collega. È un

brav'uomo.» Waldo cercò di rassicurare la figlia. «Ed è anche un grande amico del presentatore televisivo Gerry Scott»

«Si chiama Frisk Houston, era lui che si occupava dei rapporti fra la comunità e l'esercito finchè non venne sostituito dal nostro Martin Chessbot, che … non ve ne voglio nemmeno parlare.» Spiegò Waldo.

Waldo lo salutò e gli dise: «Pssst …Frisk, Frisk, sono Waldo…» L'uomo sorrise ai due. «Quanto tempo! Sei sempre in forma vedo! Non sapevo avessi una figlia…. Certo che ne è passato di tempo…» L'uomo lo salutò a sua volta.

Aelita tirò una manica alla camicia del padre. «Baa.. Devo andare in bagno… mi puoi accompagnare?» Waldo acconsentì, accompagnando la bambina ai bagni.

Mentre la bambina si dirigeva nel bagno delle donne, i due uomini entrarono in quello a loro riservato. Almeno lì non rischiavano di essere osservati.

Una volta al bagno finalmente, Waldo poté dare delle spiegazioni, anche se non rispiecchiavano completamente la realtà: «Allora Frisk è successo un casino!»L'uomo gli chiese: «Ma dov'è Martine? Non è che…» Waldo lo interruppe, e iniziò a raccontargli la vicenda: «Allora, noi siamo fuggiti dall'esercito. Non siamo stati in grado di realizzare un prodotto che ci è stato commissionato. Per questo motivo ci hanno cacciato. Abbiamo discusso e ce ne siamo andati in malo modo. Da allora siamo ricercati. Marine, purtroppo, è stata catturata.» Alcuni minuti dopo, i tre si riunirono.

«Quindi… ci puoi dare una mano?» Waldo si rivolse a Frisk. L'uomo spiegò loro il piano: «Allora…adesso noi partiamo per Spiraria e viaggiamo fino a Balvanopoli, là io e mio fratello potremmo nascondervi. Però non posso permettermi che si scoprano le vostre identità. dobbiamo fare un cambio di identità per quando dovrete immagino che tu sia disposto a fare…qualsiasi cosa?» Waldo annuì. Sembrava un bel piano. I tre uscirono e si diressero finalmente verso la biglietteria. Un cubiculo al centro della stanza. Nella parte inferiore era presente il logo della Unima Airlines, la compagnia aerea di bandiera della regione. Lì, i due uomini comprarono tre biglietti per Spiraria.

Da lì avrebbero raggiunto Balvanopoli, una città famosa per la sua produzione di cioccolato. Anche Balvanopoli era un centro abitato piuttosto piccolo. Aveva appena 1800 abitanti. Sorgeva su di una collina, ed era piuttosto esposto ai venti.

Carlos chiese ad Aelita se fosse normale che dovesse esporre tutte quelle informazioni su ogni luogo di cui si parlava. La bambina rispose semplicemente «Dovete sapere che per gli scienziati è importante conoscere bene ogni luogo che si visita. I loro laboratori possono spostarsi dovunque, per cui è importante conoscere quanti più posti possibile. Pensa che il babbo conosce tutte le città e comuni di Unima. Almeno in questo modo evita di dover chiedere informazioni.» Carlos si grattò la testa stupito e rivolse nuovamente la sua attenzione a Waldo, che aveva ripreso con il suo racconto.

Dopo una buona mezz'ora, i tre ottennero i loro biglietti. Erano dei biglietti in classe economica, ma dopotutto, comprandoli all'ultimo momento, non ci si poteva aspettare molto. Si ritennero fortunati a permettere a Ponyta di viaggiare con loro. Era l'ultimo biglietto extra rimasto per far volare un un Pokémon fuori dalla Poké Ball. L'aereo sarebbe partito appena un'ora mezza dopo.

Sarebbe atterrato sulla pista destra,la seconda più vicina all'uscita. Quell'ora sembrava praticamente infinita, ricolma di tensione. Waldo temeva che qualcuno li avesse scoperti. Frisk, al contrario, era tranquillissimo. Per cercare di ridurre la tensione, fece a Waldo e alla figlia, diverse domande,che nulla avevano a che fare con la loro situazione attuale: «Non so se hai visto cosa si è mangiato McKenzie, ma come fai a sbagliare da quel canestro senza un avversario, hanno perso, solo per quel tiro libero!» Waldo tentò di assecondarlo, finchè non arrivò ora di imbarcarsi. Dopo aver superato le quasi inesistenti procedure di sicurezza, i tre raggiunsero il parcheggio riservato agli aeromobili e salirono a bordo dell'aereo. Si trattava di un Amon TJ10, un aereo a fusoliera larga con una bizzarra configurazione a tre motori. Due motori si trovavano sotto le ali e uno di essi si trovava in cima alla coda.

I tre furono tra i primi a salire a bordo, in modo da guadagnare minuti preziosi. Appena sarebbero partiti, i soldati non li avrebbero potuti più ritrovare.

Quando tutti i passeggeri furono imbarcati, una voce metallica avvisò tutti i presenti: «Tutti i passeggeri sono pregati in indossare le cinture e posizionare lo schienale dritto.» L'aereo iniziò il rullaggio, e raggiunse la pista di decollo. Qui iniziò la sua rincorsa. L'ingombrante trimotore riuscì a staccarsi da terra dopo circa due chilometri di pista. Il volo durò all'incirca tre ore.

Waldo interruppe il suo racconto, per fare un breve commento. «Anche oggi il viaggio durerebbe altrettanto, a meno che tu non sia ricco abbastanza da poterti permettere un biglietto per un volo supersonico. In quel caso il volo durerebbe anche meno della metà del tempo… certo…»

Terminata la breve parentesi, l'uomo riprese il suo racconto.

Durante tutto il viaggio, Waldo non poté far altro che pensare a Martine, mentre Aelita coccolava Ponyta facendogli i complimenti per la sua criniera di fuoco azzurra, nel mentre, Frisk stava ragionando su alcune cose, riguardo il gioco degli scacchi.

«E, modestamente, io ero davvero un campione.» Waldo sorrise leggermente. «Volete fare una partita?» Chiese. Nessuna risposta. «Siete proprio sicuri?» Chiese. a quel punto Serena si alzò e disse: «Conosco qualche piccolo trucchetto, ma lei mi dovrà aiutare.» Si riferì ad Anita. La ragazza provò a protestare: «Ma…io non so giocare…» Serena le fece notare: «Alla fine gli scacchi non sono poi così diversi della lotte Pokémon. Anzi.. forse sono anche più facili. Ti basta un po' di inventiva, e hai già dimostrato di essere molto brava ad intuire le situazioni… insomma… potresti fare molto bene.» Anita sospirò e accettò la proposta, seppur non molto convinta: «Va bene.. Poi ci proviamo…» L'uomo riprese il suo racconto:

Atterrati a Spiraria, i tre non fecero in tempo a scendere dall'aereo che subito dovettero precipitarsi alla banca della città. Una delle numerosi sedi della Banca Popolare di Unima, dove Frisk custodiva la sua auto. Stranamente in quella zona non c'erano soldati. Questo scatenò in Waldo due reazioni differenti. Da un lato era felice ma dall'altro era anhe molto preoccupato, anche se non sapeva spiegarsi la motivazione di ciò. Iniziò a pensare di come, forse Esmeralda aveva in mente un piano per fermarli in qualche modo bizzarro, secondo il solito modo di agire di quei ragazzi.

Waldo era certo che Ed, Faith e lo Stratega Alexander non avrebbero mai collaborato con lei nel tentativo di catturarlo.

Cercando di non pensare troppo a queste cose, Waldo e la figlia salirono a bordo dell'auto di Frisk.

Una normale berlina a quattro porte dalle forme piuttosto squadrate.

Frisk girò la chiave nel blocchetto d'accensione e senza fiatare partì, spremendo al massimo la vettura.

La direzione era chiara, la città di Balvanopoli. L'uomo, ben presto, si rese conto che, per non attirare sospetti si sarebbe dovuto attenere ai limiti di velocità, e così fece.

Ad un certo punto si rivolse al passeggero, seduto sul sedile anteriore: «Waldo, lo so che è difficile, ma non fare quell' espressione… vedrai che a casa mia vi sentirete entrambi molto meglio! » Cercò di rassicurarlo.

Waldo lo ringraziò.

Nonostante le parole del conducente, l'espressione dell'uomo non cambiò. Rimase sempre preoccupata.

Nel mentre Aelita continuava a fare della sorta di massaggi a Ponyta, cercando di distrarsi dal clima della situazione, tutt'altro che allegro.

Dopo un viaggio di una lunghezza imprecisata, finalmente i tre giunsero nella periferia della città di Balvanopoli.

Come in molte città, la periferia era il regno delle fabbriche e dei centri industriali, e Balvanopoli in questo aspetto non

faceva eccezione.

Tra i numerosi edifici, uno in particolare colse l'attenzione del guidatore, tanto da far sì che Frisk voltasse proprio in quella direzione. L'edificio in questione era una fabbrica di cioccolato e di altri prodotti dolciari.

Frisk, dopo aver svoltato e aver percorso una breve strada in asfalto, parcheggiò la macchina vicino al cancello di quell'edificio.

Dopo aver fermato la vettura e spento il motore, l'uomo scese dall'auto e fece cenno ai suoi passeggeri di scendere e di seguirlo.

Quella fabbrica sembrava essere un posto tranquillo. Decine e decine di operai stavano spostando scatoloni da una parte all'altra.

Alcuni stavano caricando dei camion, destinati a raggiungere chissà quali città di Unima, mentre altri stavano scaricando quelli che trasportavano le materie grezze da lavorare.

Waldo prese per mano sua figlia, cercando di non dare nell'occhio. Fece anche ritirare Ponyta nella Poké Ball. Un Pokémon Shiny dava abbastanza nell'occhio.

Frisk guidò i due verso uno dei camion, su cui le procedure di scarico erano appena terminate. Senza che nessuno gli dicesse nulla, l'uomo salì a bordo e fece poi salire Waldo e la figlia.

Bastò un rapido scambio di sguardi con l'operaio che si occupò di chiudere la porta sul retro.

Per Aelita non fu molto semplice salire a bordo, dato che il gradino per accedere alla cabina era piuttosto alto, così che il padre dovette darle una mano. Salita Aelita l'uomo partì, accodandosi ad un altro camion in uscita dallo stabilimento, seguendolo per alcuni chilometri.

Dopo un po' di tempo il camion aveva raggiunto il centro abitato vero e proprio, attraversandolo in parte e parcheggiando nei pressi di un'alta palazzina.

Scesero dal mezzo, con le solite difficoltà di Aelita, e raggiunsero rapidamente il cancello che permetteva di accedere a quell'edificio. Era un palazzo di diversi piani, con degli ampi balconi protetti da delle ringhiere in metallo nero.

Frisk prese dalla tasca dei pantaloni un mazzo di chiavi e aprì il portoncino.

L'ingresso del condominio era stracolmo di piante e delle cassette della posta.

Poco dopo Frisk prese un'ulteriore chiave, aprì una seconda porta, che permetteva di accedere all'interno dell'edificio vero e proprio.

Salirono quindi due rampe di scale, prima di raggiungere l'appartamento di Frisk. L'uomo aprì la porta dell'appartamento, con l'ennesima chiave del mazzo. Appena aperta la porta l'uomo invitò i due ad entrare.

La porta dava su di un breve andito che permetteva l'accesso a diverse stanze.

In fondo si trovava il bagno, sul lato destro c'erano le due camere da letto, mentre a sinistra ci si poteva affacciare sul soggiorno con vista cucina, che si affacciava sul balcone.

L'uomo fece accomodare i due in soggiorno, che dava appunto verso la cucina. «Sedetevi pure! Non siate timidi!» Li invitò l'uomo indicando uno dei divani del salotto. Dal divano, Waldo diede un rapido sguardo alla cucina.

In cucina c'era una donna di circa 30 anni. Sembrava stesse preparando dell'impasto per della pizza, a giudicare dagli ingredienti presenti sul piano di lavoro della cucina.

La donna aveva dei lunghi capelli neri e occhi dello stesso colore. Indossava un maglione arancione coperto da un grembiule bianco, in modo da non sporcare il maglione e i pantaloni con la farina.

Guardandola meglio, Waldo si ricordò chi fosse quella donna.

Non c'erano dubbi. Era indubbiamente la sorella di Frisk, Chara. La donna li salutó con un gesto della mano.

Sentendosi al sicuro, Waldo fece uscire Ponyta dalla Poké Ball.

«Ragazzi! Quanto tempo! Wow! Aelita! Come sei cresciuta! Perché avete quelle facce? E dov'è Martine?» Li salutò la donna, piuttosto incuriosita. Waldo e la figlia la salutarono a loro volta, cercando di mantenere una certa naturalezza. Quindi l'uomo cercò di spiegare la situazione: «Guarda Chara, non è qualcosa di semplice da spiegare così, senza che sia qualcosa di molto amaro da ingoiare… ma la verità è che siamo ricercati dall'esercito e hanno preso mia moglie.»

Alla donna cadde il cucchiaione sul piano. Le sembrava una notizia troppo assurda per essere vera. «Vi prego! Raccontatemi tutto!» Chiese, con un tono a metà fra l'incuriosito e il timoroso, di fatto obbligando Wlado a raccontare tutto quello che era accaduto fino a quel momento.

Chara aggiunse ulteriore acqua, farina e lievito a quell'impasto, in modo da poter preprarare un'ulteriore pizza. Questo sconvolse leggermente il piano della donna, che consisteva nel preparare la pizza per pranzo, facendola slittare per cena.

Poco prima che Waldo iniziasse a parlare del loro incontro con il Generale Alexander, Chara lo interruppe, per chiedere un favore al fratello: «Frisk, non ti dispiace andare a comprare qualcosa per pranzo e un po' di condimento per la pizza?» La donna si rivolse al fratello. «Come vi piace a voi la pizza?» Si rivolse in seguito ai due ospiti imprevisti, ma non per questo spiacevoli. «Va bene anche semplicemente con del prosciutto, non è vero, Aelita?» L'uomo si rivolse alla figlia, che si limitò ad annuire.

Mentre Frisk era impegnato a fare la spesa, Waldo terminò il suo racconto, raccontando fino al momento in cui si erano incontrati.

Nel mentre Frisk era tornato dalla spesa. Oltre a delle mozzarelle e del prosciutto per la pizza, aveva comprato della carne, della pancetta, delle verdure, un brick di vino bianco e dei funghi. Si sarebbe occupato lui di preparare il pranzo.

Per i Pokémon la situazione era più semplice. Sarebbe unicamente bastato preparare una seconda ciotola di cibo per Ponyta.

Frisk si mise a cucinare, sia la carne che i funghi che avrebbero fatto da contorno. Avrebbero pranzato un po' più tardi del previsto, per cui Chara aveva preparato per tutti dei panini con cui spezzare la fame.

Per Waldo e per Firsk con la pancetta rimasta, per lei e per Aelita con il prosciutto. A causa di un'incomprensione tra l'uomo e il salumiere, infatti Frisk non aveva comprato molto più prosciutto del necessario, per cui non era un problema.

«Per quanto sia felice di avervi come ospiti…» Frisk assunse un'espressione piuttosto preoccupata. «Non potrete restare qui molto a lungo. Probabilmente vi verranno a cercare, ma non vi preoccupate. Troveremo una soluzione.» Waldo sembrò quasi impassibile a quelle parole. Ormai sapeva di essere destinato a vivere da clandestino, se così si poteva dire. «Qualsiasi cosa, pur di salvare almeno Aelita.» Rispose Waldo.

«Non sarà facile, ma vi serviranno delle nuove identità e dei nuovi documenti. Ma non vi preoccupate… ci penserò io a procurarveli.» Waldo fece cenno di sì con la testa.

«E inoltre ti servirà trovare un nuovo lavoro, in modo da non destare sospetti. Il fatto che tu abbia un'alta formazione è un vantaggio.» Sentendo quelle parole, a Waldo scappò un sorriso.

«Per esempio potresti lavorare come professore alla scuola per Allenatori. Creare un curriculum falso non dovrebbe essere un problema.» Waldo non sembrò molto felice di quella cosa.

Forse fare un lavoro così a contatto con la gente non era la scelta ideale. Nella testa di Waldo, sarebbe stato meglio un lavoro meno possibile a contatto con delle altre persone. «Non sarebbe meglio un lavoro dove sono meno a contatto con le persone?» Waldo cercò di esporre i suoi dubbi.

«Dovresti aver imparato la lezione.» Rispose Frisk. «Se vuoi nasconderti, devi cercare di mescolarti con le altre persone.» Spiegò. «Potresti lavorare a Zefiropoli, che è una città abbastanza grande, ma non troppo.» Aggiunse poco dopo. «Chara… hai presente quella casa… nel bel mezzo del Bosco Girandola… è completamente arredata, anche se un po' uhm… in vecchio stile. Penso sia il posto migliore dove nascondersi. Cosa ne pensi?» Chiese Frisk. Chara si limitò ad annuire.

«Non preoccuparti…» Gli rispose Waldo. «Come si dice? A Rapidash donato non si guarda in bocca.» Frisk sembrò

sorridere a quelle parole. «Per un paio di giorni starete qui… il tempo di prepararvi i vostri nuovi documenti e di fare una

visita all'ufficio bustarelle e raccomandazioni, e poi potrete vivere la vostra nuova vita.» Spiegò l'uomo. «Per Aelita è più semplice… non penso che per lei sai tanto difficile mescolarsi con gli altri studenti.» Spiegò l'uomo.

Dopo qualche giorno, passato tutto sommato in tranquillità, Frisk tornò a casa. «Ho buone notizie, ragazzi. Ho trovato un posto di lavoro per Waldo. Sarà un insegnante di scienze alla scuola per Allenatori. Aelita sarà una semplice studentessa.»

Waldo sembrò mantenere la calma. «Sei sicuro che non sia strano, che un professore e una studentessa arrivino insieme, nella stessa scuola?» Chiese. «Stai tranquillo. Ho pensato anche a questo. Non vi incontrerete. Tu lavorerai in classi con alunni più grandi, diciamo del secondo triennio delle superiori. Insomma… quegli studenti che hanno deciso di non partire per il loro viaggio come Allenatori.» Raccontò. Waldo si limitò ad una risposta di circostanza: «Oh! Bene!» Frisk fece un piccolo gesto con la mano, come a cambiare argomento. «Ad ogni modo… partiremo questa notte, dopo cena. Mentre sarai a lavoro ti farò un po' di spesa per questi giorni.» Spiegò l'uomo. «Giusto per permettervi di integrarvi meglio, domani faremo colazione al bar.» Aggiunse poco dopo. Quel giorno i quattro cenarono più presto del solito, in modo da poter partire relativamente presto.

Data la lunga distanza da percorrere, Frisk e Waldo si sarebbero alternati alla guida, in modo da non dover fare più soste del necessario. Prima di partire, Frisk aveva fatto il pieno, in modo da non dover fare soste al distributore.

Aelita si sedette dietro, sul lato destro, proprio dietro a suo babbo.

Il viaggio fu relativamente tranquillo, il programma alla radio che conciliava il sonno della giovane, che non si accorse nemmeno del cambio pilota, avvenuto a metà viaggio.

Arrivati all'ingresso della villa, Waldo fu costretto a svegliare la figlia, per condurla verso la loro nuova casa.

Waldo interruppe il racconto per alcuni istanti, notando le facce stranite dei quattro «Beh.. Non dimentichiamo che il divieto di transito per i mezzi a combustione è abbastanza recente. Poi ci si è reso conto di quanti danni causavano all'ambiente i gas di scarico delle auto, e quindi si deciso di permettere solo ai veicoli elettrici di attraversare il bosco, il tutto, chiaramente gestito dal servizio pubblico.»

Chiusa la breve parentesi, l'uomo riprese il racconto.

Dopo i primi giorni, in cui padre e figlia dovettero abituarsi alla loro nuova casa e alle loro nuove vite. Appena una settimana dopo, sembrava che Waldo e la figlia fossero lì da sempre.

Aelita si era fatta diversi amici, mentre suo padre aveva rapidamente ottenuto il rispetto e la stima da parte dei suoi colleghi, nonché l'amore dei suoi studenti.

Passò diverso tempo e la situazione sembrò essere piuttosto tranquilla. Waldo e la figlia vivevano tranquillamente, nonostante stessero utilizzando dei documenti falsi e nonostante Waldo avesse quel posto grazie ad una raccomandazione.

Per tutti quei mesi, nessun membro dell'esercito diede loro la caccia.

Almeno fino a quel giorno…

Waldo interruppe il racconto per alcuni istanti, come per far intendere che fosse giunto il momento più importante di tutto il racconto. «Arrivò così quel giorno…. Il giorno che non dimenticheremo mai per il profondo dolore che ci hanno causato.»

Come ogni giorno, Aelita era tornata da scuola, la stessa dove lavorava il padre. Era l' ultimo giorno di scuola. Quel giorno, Aelita, avrebbe finalmente terminato la tanto odiata seconda media, levandosi di dosso tutti gli argomenti più noiosi. Era la prima della classe ed era stata promossa da metà Marzo. Sia per gli ottimi risultati, sia per le precedenti referenze, che sia pure false, riflettevano la sua bravura. Questo garantiva alla ragazza una certa tranquillità.

Quello stesso giorno, di pomeriggio, la scuola aveva organizzato un test, una sorta di esame che, parole del preside, era necessario per poter passare all'anno scolastico successivo.

Nonostante questo, Aelita era piuttosto tranquilla. Avrebbe preso parte a quell'esame, se questo fosse servito a passare all'anno scolastico, lo avrebbe sostenuto. Dopotutto non doveva poi essere così difficile, giusto?

Quello che lei non poteva sapere era il reale scopo di quell'esame.

Quest'ultimo sarebbe, infatti, servito a tastare il terreno, per reclutare dei giovani che poi avrebbero fatto parte di progetti segreti in ambito militare. Un esame appositamente difficile, messo in piedi dagli scagnozzi del Generale Alexander.

Sarebbe andato tutto tranquillamente se, per un banale errore da parte di Aelita, che si firmò con il suo nome vero e non con la sua nuova identità e… questo bastò a far scattare una scintilla nella testa di uno degli scagnozzi del Generale, presente a scuola in abiti civili. Una scintilla che non si sarebbe spenta.

In ogni caso, Aelita superò brillantemente l'esame e Waldo decise di festeggiare la cosa, anche con Frisk e Chara. Data la lunghezza del viaggio da percorrere, Waldo propose ai due di passare la notte con loro, in modo da partire il giorno prima, senza alcuna fretta.

Il giorno seguente, dopo colazione, era giunto il momento per Frisk e Chara di tornare a casa. Prima ancora che i due potessero farlo, qualcuno suonò il campanello.

Quel giorno stesso dopo l'esame di Aelita,la sera mentre stavamo festeggiando tra noi,qualcuno bussò alla porta.

«Non preoccuparti… andiamo noi ad aprire, tanto sarà sicuramente un venditore porta a porta, chi vuoi che venga a quest'ora?» Chara e Frisk si alzarono, diretti alla porta.

Appena aperta la porta, si resero immediatamente conto che le intenzioni della persona di fronte non erano affatto quelle di vendere dei prodotti, ma erano ben più sere.

Da dietro la porta si sentì chiaramente la voce del Generale Llorente. L'uomo era venuto di persona a recuperarli e, ovviamente a rimproverarli per il loro gesto sconsiderato.

Il Generale e i suoi uomini non esitarono a prelevarli con la forza e a farli salire a bordo di uno dei loro camion, con la minaccia di avere delle armi da fuoco puntate addosso. I militari non risparmiarono nemmeno di portare con loro Ponyta. Discutevano di come l'avrebbero liberato appena possibile, dopotutto era semplicemente una zavorra inutile.

Dopo un viaggio dalla lunghezza impossibile da stimare, Waldo e la figlia giunsero in una base militare. Un complesso di casermoni e di altri edifici, ricolmi di soldati e guardie, sorvegliato da decine e decine di Houndoom. Nemmeno il meteo sembrava volesse rallegrare quella giornata, dal momento che, con una rapidità incredibile, scoppiò un grosso temporale.

Il camion entrò dentro uno degli edifici e si fermò di colpo, sballottando Waldo e Aelita all'interno del vano posteriore.

Con la costante minaccia delle armi da fuoco, i due vennero fatti scendere dal mezzo e legati a delle sedie, con delle spesse corde. Sia mai che in qualche modo potessero fuggire.

«È finita per voi! Ormai siete al capolinea! Non pensavo che rintracciarvi sarebbe stato così facile, ma devo dire che tua figlia ci ha dato una grossa mano. Tua figlia è davvero un esempio da seguire. Per questo, come premio ucciderò prima lei. Almeno sarai tu a vederla soffrire e non sarà lei a vedere te. Per quanto possa sembrare una cosa crudele, è il prezzo da pagare per quello che avete fatto.» Il Generale si mise a giocare con la sua pistola, facendola roteare in un dito.

Nel mentre, Aelita provava vanamente a liberarsi. Sembrava stesse cercando di elaborare quel che stava succedendo. Avrebbe dovuto dire addio a suo padre, alla madre, di cui non sapeva quale sarebbe stato il destino, a Ponyta e anche ai suoi amici. Ultimi, ma non per questo meno importanti.

«Le tue ultime parole prima di morire, signorina?» Il generale mascherò la grande cattiveria che stava per compiere con una freddezza disumana. Aelita, senza trattenere le lacrime, non le mandò a dire:«Vai all'inferno! Maledetto!» Il Generale non prese affatto bene quelle parole.

Senza nemmeno pensare, sparò un singolo colpo. Dalla canna della sua arma, un proiettile fendette l'aria, creando dietro di sè una scia di polveri.

Dall'espressione dell'uomo era evidente la sua grande voglia di godersi il momento. Con un sadismo e una malvagità inimmaginabili.

Sembrò quasi ridere quando quel proiettile raggiunse la testa della ragazzina, bucandole la fronte. Un fiume di sangue sporcò il vestito delle grandi occasioni indossato dalla ragazzina.

Waldo si mise a piangere, come se questo potesse in qualche modo cambiare la sua sorte.

Il Generale passò a lui. Con la medesima freddezza, gli fece la stessa identica domanda: «Le tue ultime parole?» Waldo gli rispose, con la voce rotta dalle lacrime: «Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto. Nessuno lo farà quando sarà giunta la tua ora.» Il Generale, sempre con la medesima cattiveria, lo sparò al diritto al cuore, lasciando l'uomo in una pozza di sangue. Dopo alcune ore, qualcuno spostò i due corpi nella sala di anatomia.

Waldo interruppe il suo racconto: «Immediatamente mi accorsi di qualcosa che non andava. Io e Aelita ci stavamo stringendo eeee… ed eravamo diventati come dei fantasmi. Per qualche oscuro motivo eravamo rimasti sulla Terra. Nonostante questo, siamo perfettamente capaci di fare tutte le cose che può fare un umano normale,il problema era … nessuno poteva vederci a parte i Pokémon di tipo Spettro, Psico e Buio.» Spiegò l'uomo.

Anita e i suoi amici rimasero in silenzio. Un silenzio pesante, ma non ricolmo di paura. La sensazione provata dal gruppo era più simile al dispiacere.

Waldo anticipò una possibile domanda «Giustamente voi vi starete chiedendo, Waldo, come mai Rapidash può vedervi? E come mai voi riuscite a vederci, nonostante non siate dei Pokémon di tipo Spettro, Psico e Buio, a parte alcuni dei vostri Pokémon? Il motivo è molto più semplice di quanto possa sembrare. Voi ci vedete unicamente per via della pioggia, che ci rende visibili agli occhi degli altri esseri umani. Credo che sia chiaro che gli eventi di cui vi abbiamo parlato siano avvenuti tantissimi anni fa. Noi siamo rimasti con l'età e l'aspetto di quando siamo morti. Rapidash, invece ci può vedere anche durante le giornate con il bel tempo, a causa del forte legame che hai instaurato con noi. Almeno secondo le mie ricerche. E sembra che anche le ricerche di altri studiosi abbiano dimostrato la potenza del legame tra Allenatori e Pokémon.» I ragazzi rimasero ancora più di stucco, dopo aver scoperto il resto della loro storia. Carlos cercò di smorzare il silenzio con un altro argomento «Ma quando smette questa maledetta pioggia? Il bus non arriverà finché non mette!» Si lamentò. Rendendosi poi conto della figuraccia fatta, si sedette. Sperava che il rumore dello sgranocchiare biscotti di Ash avesse, in qualche modo nascosto le sue parole.

Aelita, nel mentre, stava cercando di nascondere una risata. Contemporaneamente, Waldo si alzò dal divano e andò a dire qualcosa a Dusclops e Mimikyu. Appena dopo un minuto, i due Pokémon arrivarono con… una scacchiera e i diversi pezzi necessari a svolgere una partita.

Serena si sfregò le mani per caricarsi e fece cenno ad Anita sul suo divano per avere una maggiore visuale del campo illuminato dalle lampade.

Mimikyu e Dusclops mostrarono per l' ennesima volta le loro abilità, sfruttando i loro poteri psicocinetici per mostrare ai due contendenti tutte le mosse possibili. I pezzi sulla scacchiera vennero circondati da delle luci viola e blu che. Anche i singoli quadretti della scacchiera erano illuminati allo stesso modo.

Una volta sistemati tutti i pezzi, Waldo ruotò la scacchiera in modo da permettere alle ragazze col bianco.

Nel mentre, i ragazzi, che si erano disposti uno di fronte all'altro, filmavano la partita facevano anche da commentatori. Non che ci capissero niente di scacchi, tutt'altro. Per loro ogni mossa per loro era una mossa incredibile che avrebbe potuto ribaltare le sorti della partita.

Le ragazze iniziarono cercando di aprire il gioco con un pedone in D4, dal loro punto di vista la mossa più logica da fare per la loro esperienza. Waldo rispose spostando il Cavallo in F6, cercando di controllare il centro.

La partita prosegue e finalmente alla decima mossa sia Serena e Anita che Waldo sono riusciti ad arroccare entrambi i loro Re sul lato della Regina, un luogo sicuro a causa degli Alfieri.

Dopo altri quattro turni, barattarono tutti i cavalli e due pedoni. Lle tre mosse seguenti, a causa di un' idea sbagliata di Anita, le ragazze si ritrovarono sotto di un pedone, non una buona cosa, dato che, a livello strategico, avevano perso il controllo di un quadrato.

La partita andò avanti altri 15 turni durante i quali le ragazze e Waldo barattano tutti i pezzi più forti lasciando solo i pedoni, più numerosi dalla parte di Waldo, che ne ha ben due in più delle ragazze.

Ragazze che, a causa di un errore strategico da parte di Serena, le due si ritrovano alla 34esima mossa con solo due pedoni, entrambi tenuti sotto scacco da altri due pedoni. In più, un pedone di Waldo era stato promosso a Regina.

Giunti alle ultime fasi, le le ragazze, grazie alla testardaggine di Waldo nel volere più regine, riuscirono a promuovere uno dei loro due pedoni. Dalla tavola si poteva notare la presenza di un Re in D6 e di una regina in H4 per l' uomo, metre e un Re in B7 e un pedone in C7 per le ragazze, che decisero di promuovere il loro pedone in un cavallo per poter attaccare il Re avversario. Serena e Anita dissero in coro: «Questa non è stata per niente una buona idea.» Le due continuarono ad attaccare il re di Waldo per alcuni turni fino a ritrovarsi in questa situazione:

Era il turno delle ragazze e le due non hanno la minima idea di cosa fare. In qualche modo erano ancora "vive" anche se non sapevano come. In quel momento erano completamente in svantaggio e avrebbero perso con molte possibilità. Mentre le due cercavano delle mosse per salvare la partita, guardarono Ash e Carlos; stavano facendo dei commenti molto positivi sulla posizione dei pezzi sulla scacchiera.

«Ormai sembra fatta per Waldo,ma non bisogna dimenticare che tutti possono sbagliare, anche se ad Anita e Serena non è concesso farlo. Devono fare assolutamente qualcosa, altrimenti potrebbero essere battute da un fantasma!» Commentò Ash. A quel punto, Serena intervenne: «Per favore tenetevi questo video solo per imparare qualcosa, ma non caricatelo su PokéLink, va bene?» Ash alzò le mani e le rispose: «Certo, certo, ci mancherebbe! Lo teniamo per noi non preoccuparti, non possiamo rischiare che il loro segreto venga scoperto.»

Lilligant si avvicinò alla sua Allenatrice, facendola sobbalzare: «Che succede Lilligant?» La Pokémon indicò con il suo braccio-foglia di muovere il re in A8, che se questo avrebbe lasciato il cavallo indifeso. Agli occhi della nativa di Kalos sembrava essere una mossa piuttosto azzardata: «Sei sicura di questa mossa? Perdiamo l'unico pezzo forte che abbiamo,non che possa aiutarci a vincere, però…»

Lilligant le fece l'occhiolino, e Serena l' accarezzò delicatamente: «Facciamolo, allora!» Serena prese il suo Re, mentre i quadrati della scacchiera su cui era possibile muovere la pedina. In particolare si illuminarono i quadrati A6,A8,B6,A7 e B8. Serena mosse la pedina sulla casella A8 e terminò il turno.

Waldo, fece per prendere la sua regina, ma poi si bloccò, per

analizzare al meglio la situazione. L'uomo si mise le mani nei capelli e disse «Fantastico! Avete schivato la sconfitta di un nulla, complimenti.»

Ash e Carlos chiusero il video con una frase ad effetto: «Ingenuità di Waldo, e grande recupero per Serena ed Anita che possono dire di aver pareggiato contro un fantasma,adesso dobbiamo chiudere.» Waldo era ancora scosso per l' accaduto fin quando la figlia non gli fece notare una cosa: «Babbo, guarda fuori!» Waldo tornó in sé vedendo le gocce di pioggia che stavano per terminare.

Questo significava che presto lui e la figlia sarebbero ben presto diventati invisibili. Per questo motivo, i due porsero i saluti ai loro ospiti: «Beh, è stato bello finché è durato, ma adesso voi tra poco non ci vedrete fino alla prossima pioggia, speriamo di incontrarci di nuovo!» Waldo e la figlia strinsero la mano ad Ash e Carlos mentre si mise a fare il baciamano con Serena e Anita, con quest' ultima abbastanza in imbarazzo per la cosa.

Aelita dopo una piccola risatina disse abbracciandoli uno ad uno. «Ricordatevi di noi per sempre!» Disse.

Si passò così ai Pokémon. Dopo le reciproche raccomandazioni Dusclops abbracciò Lilligant, quest' ultima abbastanza tranquillizzata, che ricambiò emanando un dolce profumo, mentre Rapidash faceva l'occhiolino a chiunque lasciandogli al riaprimento delle ciglia una piccola fiamma viola, che Delphox assorbì per poterlo magari sfruttare in futuro.

I quattro uscirono dalla casa e chiusero la porta.

Nel frattempo aveva smetteva di piovere e i quattro, da una delle finestre, scorsero i due fantasmi smaterializzarsi. I quattro fecero rientrare i loro Pokémon nelle rispettive Poké Ball a parte Pikachu, per ovvi motivi e Umbreon, che si era opposto al suo Allenatore quando glielo aveva proposto.

Si misero quindi in cammino verso la fermata del bus; durante il tragitto parlarono dell' accaduto finché Pikachu non li interruppe, tirando leggermente la spalla di Ash: «Che succede amico?» chiese il nativo di Kanto. Pikachu gli fece notare che, probabilmente, senza accorgersene, erano arrivati alla fermata del bus.

Una panchina coperta da un parapioggia blu con delle decorazioni di metallo intorno. Vicino ad essa un palo alto due metri e mezzo, che segnalava al bus la fermata della linea Bosco Girandola Express.

I quattro si sedettero, sulla panchina, in attesa del bus. «Non so voi, ma io ho un po' di fame.» Ash si accarezzò la pancia, per enfatizzare, la sua frase. «È diverso. Tu hai SEMPRE fame.» Gli rispose Carlos, salvo poi ritrattare, dopo aver guardato l'ora. Ash aveva ragione era quasi ora di cena. «Però, se dovessi mettermi a preparare, se contiamo anche il viaggio in bus… ceneremo a mezzanotte!» Commentò il ragazzo.

«Nessun problema.» Gli rispose Ash. «Ho trovato un'applicazione in cui si possono prenotare i ristoranti. Purtroppo ceneremo un po' più tardi del solito, ma non a mezzanotte.» Gli rispose Ash.

«Ho trovato questo ristorante ad Austropoli, è anche abbastanza vicino ad un Centro Pokémon. Si chiama "Big George" e sembra che abbia delle ottime recensioni. Se siete d'accordo prenoto. Che mi dite?» Propose. «Va bene… come vuoi!» Gli risposero, non avendo molte possibilità.

Dopo una decina di minuti, finalmente il pullman giunse alla fermata.

Era principalmente bianco, tranne per delle strisce blu chiaro, nella parte inferiore, all'altezza dei fari sino alla parte inferiore. La parte superiore, dall'altezza del pannello in cui era indicato il nome della linea, nella parte superiore dei finestrini era dello stesso colore. I finestrini, ad eccezione del parabrezza, erano leggermente oscurati.

L'aspetto dell'autobus era piuttosto moderno, dei fari a led garantivano una grande illuminazione della strada, e lo stesso poteva dirsi di quelli posteriori, per rendere il veicolo ben visibile.

Appena saliti a bordo, i quattro si accomodarono, scortati da Pikachu e Umbreon. Saliti a bordo si accomodarono in dei sedili blu con una fantasia viola e verde. Serena si sedette accanto ad Ash, mentre Anita e Carlos dietro a loro. A far comprendere ai passeggeri che il mezzo fosse in movimento solo un leggero sibilo. Il mezzo fece altre fermate, accogliendo degli altri passeggeri, per poi dirigersi al suo capolinea.

I quattro scesero all'ultima fermata, il capolinea, poco davanti ad un centro Pokémon, all'ingresso di Austropoli.

Appena tutti i passeggeri scesero, il bus fece inversione, pronto ad accogliere i passeggeri che invece dovevano andare a Zefiropoli. Per l'autista sarebbe stata la penultima corsa della giornata.

Appena il mezzo terminò la sua manovra, Ash e i suoi amici attraversarono la strada, in modo da raggiungere il Centro Pokémon. Appena entrati al Centro Pokémon, vennero, come al solito acconti dall'Infermiera di turno.

«Salve ragazzi!» Li salutò la donna, appena vedendoli entrare. «Volete che mi prenda cura dei vostri Pokémon?» Chiese. «O volete una stanza per la notte? O… entrambe le cose?» Chiese.

«Entrambe. Se fosse possibile» Le rispose Ash, mentre si avvicinava al bancone. Poco dopo anche Carlos e le ragazze posarono le loro Poké Ball sul bancone.

Nel mentre, l'Infermiera si girò, verso un pannello appeso al muro, in cui vi erano delle tessere, che permettevano l'accesso alle stanze. «Prendete queste.» La donna diede una tessera a Ash e una a Serena. «Sono le chiavi elettroniche delle stanze.»

Spiegò l'Infermiera. «Immagino che ora vogliate rilassarvi o uscire… o entrambe le cose…» L'Audino che l'assisteva le diede un colpo sulla schiena, invitandola a decidersi. «In ogni caso, qualora doveste uscire, il Centro Pokémon normalmente

Chiude alle undici di notte, ma se volete potete anche rientrare più tardi, basta che digitate questo numero sul tastierino davanti alla porta.» Spiegò l'Infermiera, mentre prendeva un foglio di carta. Poco dopo si mise a scrivere alcune cifre, apparentemente a caso. «In caso dovreste rientrare tardi, usate questo codice. Io dovrò avvisare la guardia notturna, anche se credo che possiate avvisarlo anche voi.» L'infermiera diede il foglietto a Ash, che lo mise nel suo borsello.

Poco dopo, i quattro si diressero nelle stanze assegnate, in modo da potersi dare una sistemata, sia pur molto rapidamente.

Sarebbero dovuti essere in ristorante per la cena.

Come preventivato da Ash, il ristorante Big George era molto vicino al Centro Pokémon, giusto qualche decina di metri. Sin dall'aspetto, il ristorante si mostrava come semplice e accogliente.

Appena entrati, vennero accolti da una giovane donna, che indossava la divisa del locale. Una camicia bianca, semplice e sobria con cucito il logo del ristorante. «Vi do il benvenuto da Big George!» Li accolse. «Abbiamo fatto preparare un tavolo per quattro proprio qui vicino e abbiamo anche degli spazi dedicati per i vostri Pokémon.» La donna li guidò verso il loro tavolo, mentre i quattro misero mano alle loro Poké Ball, per far uscire i loro Pokémon.

La cena fu estremamente abbondante e anche piuttosto pesante, composta da svariate portate, principalmente a base di carne, una più pesante dell'altra.

Ogni singolo piatto aveva un aspetto piuttosto casereccio, come se a cucinare non fosse uno chef, ma piuttosto uno zio… un nonno o un padre.

Più che fare attenzione all'impiattamento, l'attenzione era riposta sull'abbondanza delle porzioni, ottimamente accompagnate da dell'ottimo pane artigianale.

Ciò fu una buona notizia per Ash e per i suoi Pokémon, un po' meno per gli altri.

Terminata la pantaguelica cena, Ash si diresse alla cassa, per pagare il conto, rendendosi conto dell'ottimo prezzo, nonostante l'abbondanza del pasto.

Terminata la cena, i quattro tornarono al Centro Pokémon, ove avrebbero passato la notte. Essendo passate le undici, dovettero digitare il codice per poter sbloccare la porta. Per fortuna la guardia notturna era stata avvisata dall'Infermiera.

«Oh! Siete voi! Vi stavo aspettando!» Li accolse.