«Hutch!» Cat si guarda attorno, non avendo ricevuto risposta alcuna dal compagno, e lo ritrova ancora nella medesima posizione in cui lo ha lasciato qualche minuto prima. Digrigna i denti, stringe fra le dita il foglio accartocciandolo un poco e ad ampie e nervose falcate lo raggiunge accanto al corpo senza vita di Eddie. «Hutch! Dannazione, non restare lì impalato. Dobbiamo sbrigarci.» Niente. Nessuna reazione, neppure un cenno che gli suggerisca che lo ha sentito ma non è interessato. Nulla di nulla. Allarmato dall'inesorabile scorrere del tempo, Cat si fa prendere dal panico. «Cristo, Hutch, lascialo perdere, ora. È morto!»

Ecco, ora sì è riuscito ad attirare la sua attenzione. Hutch sussulta e si volta a fissarlo trasecolato. Le sue labbra si schiudono piano e iniziano a tremare. A quel punto Cat impallidisce, avendo ben chiara in testa la consapevolezza di aver detto la cosa peggiore in assoluto.

«Io… M-mi dispiace» soffia scosso.

«Perché?» mormora appena, gli occhi grandi e lucidi, colmi di incredulità. «Non doveva andare così» geme in un lieve pigolio costernato.

Piano, Cat annuisce. «Lo so» ammette dispiaciuto, inginocchiandosi al suo fianco. «Abbiamo dato fiducia alla persona sbagliata» spiega, posando il foglio stropicciato poco distante dalla macchia di sangue che si sta rapprendendo sul parquet.

Hutch segue titubante il suo sguardo e si sofferma su quel maltrattato pezzo di carta, aggrottando le sopracciglia. Cat stira le labbra in una smorfia amara e indica la firma in calce.

«Pearce sta con loro» ringhia sordo.

«Cosa?» annaspa stralunato.

«E si è portato via Arsène» rincara fosco.

Ora anche Hutch impallidisce. «Sì… s-sono presi il ragazzo? Ma non…» Rabbrividisce a quel pensiero sgradito. «Non sta bene.»

Lo sguardo ferale che intercetta dal compagno lo agghiaccia ben più del pensiero di una morte ormai imminente.

«Già. A quanto pare quel che interessa loro è averci entrambi nel luogo che hanno scelto.»

«Per…» deglutisce, a disagio «eliminarci.»

«Probabile» conviene. «Ma ho idea che vogliano prima un chiarimento, o qualcosa del genere, altrimenti avrebbero già provveduto a farlo alla prima occasione buona.»

«Andremo da loro?» chiede, più per conferma che per una qualche futile forma di protesta, a quel punto.

Cat inspira una brusca boccata d'aria e lo fissa in modo tutt'altro che rassicurante. «Non lo lascerò nelle mani di quel lurido bastardo» sibila alterato.

«D'accordo» si affretta a mettere le mani avanti Hutch. «Ho chiaro il concetto. Non ti incazzare.»

«Sono già incazzato!» sbotta fuori di sé. «Si è preso Arsène! Ha ammazzato Eddie! Ha legato Maloney come fosse una salsiccia. Ci ha traditi e ora si libererà anche di noi! Cazzo!»

Hutch si allunga, lo afferra fra le braccia e se lo stringe contro, sentendolo tremare con forza. Ma stavolta non si tratta di paura, si tratta di rabbia. E lo può capire, perché anche Hutch è molto arrabbiato. Quell'uomo ha approfittato della loro buona fede per attirarli in trappola, e nel farlo ha ucciso un uomo e sequestrato un ragazzino. Che razza di persona può agire in un modo simile, se non un vigliacco o un folle? Entrambe le cose, probabilmente.

«Troveremo il modo per riprendercelo» mormora piano contro la sua tempia.

Eddie è andato, ma Arsène possono ancora portarlo al sicuro. O almeno, lo spera. Serra le palpebre con forza e prega che non sia troppo tardi. Non è affatto sicuro che Cat saprebbe trovare la forza di rimettersi in piedi ancora una volta dopo un colpo simile. Eccessivo sarebbe il dolore da sopportare, e il suo Cat se n'è già fatto carico di troppo in passato.

«Che ne dici se proviamo a farci spiegare da Doc come sono andate le cose?» propone cauto, senza ancora risolversi a lasciarlo andare.

Lo sente deglutire, sembrando più che ansioso, ma infine annuire piano, respirando lentamente poggiato al suo collo.

«D'accordo. Hai ragione» assente in un basso mormorio. «Scusa… per prima. Temo di non essere molto lucido» si rammarica debolmente.

«In due ne faremo uno, allora. Vieni, dai. Vediamo di raccattare il dottore dal pavimento» prova a scherzare, senza tuttavia raggiungere lo scopo.

«Ohi, Doc? Siete lì dentro?» prova Hutch, picchiettando con delicatezza una nocca sulla fronte di Maloney.

L'interpellato storce il naso. «Non siete divertente» borbotta con poco slancio, arrischiando un'occhiata all'uomo ingombrante che incombe su di lui. «Anche voi volete maltrattarmi?»

Hutch piega le labbra all'ingiù, visibilmente contrariato. «No, Doc. A dir la verità volevo invece levarvi dal pavimento, che mi pare abbastanza scomodo, e magari portarvi sul divano. Vi garba come idea?»

Esitante, annuisce. «Non sembra male, detta così» conviene incerto.

«Bene» si rallegra. Ma appurato che non dà l'idea di essere intenzionato a muovere un dito, sospira e lo afferra per le ascelle, caricandoselo in spalla e portandolo di peso fino al più comodo sofà.

Cat è già appollaiato su uno dei suoi braccioli e sta leggendo quel che gli hanno lasciato scritto sul foglio stropicciato, chissà, forse in cerca di qualche indizio utile. Solleva gli occhi quando Hutch posa Maloney e gli si siede a fianco, e sembra delegare a lui il compito di scoprire in che modo sono giunti a quel punto.

«Ha sparato al signor Eddie. Non sono riuscito a capire bene come sia accaduto, ma a quanto sembra lo ha fatto per disarmarlo, perché aveva tirato fuori di tasca una pistola… Non sapevo neppure ne avesse una. Ah, in effetti non avevo idea che fossero entrambi armati. È un po' assurdo, a ben pensarci: uno doveva essere una sorta di ostaggio, e l'altro un medico specialista. Che diamine avrebbero dovuto farsene di un'arma da fuoco?» protesta Maloney, sconcertato.

«Doc, state andando fuori argomento. Eddie avrà recuperato un'arma delle nostre quando ha visto che le cose si mettevano male, e di certo Pearce non poteva permettersi di venire disarmato se aveva in programma quel che poi ha fatto. Ma a noi interessa quel che è accaduto, non perché» fa notare Hutch con un filo di acida impazienza. Probabilmente Cat farebbe anche di peggio, ma Cat al momento sembra in uno stato abbastanza turbato, per non dire traumatizzato. Fottuto oculista traditore!

«S-sì… Giusto. Scusatemi, è che non mi sento molto bene e… e… Il signor Eddie è…»

«Morto» lo interrompe un po' troppo duramente. Sì, è già venuto a patti con quella dura realtà. Avrebbe voluto poter far qualcosa in merito, ma non gli è stata data la possibilità di poter intervenire. Sta provando ad accettarlo, anche se gli risulta abbastanza complicato, tutto considerato.

«Ecco, sì. Ma non l'ha ammazzato lui» pigola Maloney.

Cat solleva bruscamente il capo e fissa lo sguardo affilato sul medico, per la prima volta da molti minuti sembrando completamente presente e ansioso di sentire il resto.

«Chi, allora? Uno degli uomini del suo ex-capo?» indaga Hutch.

Maloney sposta lo sguardo alternativamente da Cat a Hutch e viceversa, il suo respiro per un momento diventa affannoso. «Il signor Eddie… lui sembrava convinto che fosse quello il suo ex-capo.»

«Eh?» chiedono praticamente in coro Cat e Hutch, lanciandosi un'occhiata sorpresa e un poco buffa.

«Quello sarebbe chi, Doc?» insiste Hutch, che non ci sta capendo granché di tutta quella storia ingarbugliata.

«Pearce» soffia Maloney, rabbrividendo.

Qualche momento dopo anche Cat e Hutch rabbrividiscono a quell'idea affatto edificante.

«State cercando di dirci che Pearce è il famoso uomo del mistero nonché fantomatico capo di cui ci ha parlato Eddie?» domanda Cat allucinato, sperando di aver capito male.

Come di norma, rimane deluso (e abbastanza angosciato) nel momento in cui Maloney annuisce, confermando la sua supposizione.