L'ascensore si fermò al sessantesimo piano dell'Accademia Infinity dove era dislocato l'intero dipartimento scientifico. Le porte si aprirono ed Hikaru vi uscì imboccando un lunghissimo corridoio. Era ormai da un po' che frequentava quella scuola, ma aveva avuto sempre cattive sensazioni riguardo ad essa. Era gigantesca, dispersiva e caotica seppur nel suo ordine maniacale. I regolamenti erano rigidi, gli studenti quasi tutti con la puzza sotto al naso ed i professori sembravano freddi, a tratti inanimati. Non si sarebbe affatto meravigliata se il covo dei death buster e dei loro comandanti, si fosse trovato proprio all'interno di quelle mura. Chissà se Haruka e Michiru avevano fatto le sue stesse considerazioni, ma avrebbe scommesso di si, dato che entrambe avevano scelto la frequenza lì. In effetti l'unico reale motivo per cui anche lei prese quella decisione, era perchè costituiva il solo modo per poter avvicinare quasi quotidianamente Haruka e Michiru; aveva estremamente bisogno di avere a che fare con loro, per poter rimettere a posto i pezzi della sua storia. Il corridoio era perimetrato da finestre da ambo i lati; quella mattina faceva freddo ma era soleggiato, così si fermò qualche istante dinnanzi ad una di esse per potersi intiepidire con un lieve raggio di sole che rifletteva sul vetro; si stiracchiò e si sporse. - Che bella la vita su questo pianeta... Ora capisco perchè la Piccola Lady torna qui ogni volta che può... La difficoltà ed il dispendio energetico impiegato nell'attraversare lo spazio-tempo vale tutto, se il risultato è questo! - sussurrò con espressione nostalgica, quasi come se avesse il presentimento che di lì a poco tutto sarebbe sfumato. Si ridestò da quel pensiero ricordandosi che qualcuno l'attendeva; avanzò quindi ancora di qualche passo, arrivando finalmente dinnanzi alla porta di un laboratorio: Setsuna Meio, recava la targa all'esterno del vano; aprì la porta e vi entrò. - Ehilà mammina adottiva, come va? - disse scanzonata la ragazza, appoggiando sulla scrivania un pacchetto. - Ecco, ti ho portato i tuoi dolci preferiti! - - Hikaru! Si può sapere dove sei stata? - la redarguì immediatamente l'altra, guardandola dal di sopra della beuta che stava travasando. - Se non sapessi che mi tieni sotto controllo e che quindi sai meglio del GPS del mio telefono dove sono e cosa faccio, giurerei che sei stata in pensiero per me! - le disse la ragazza, gettandosi su di una poltrona d'ufficio e iniziando a girare in tondo. - Certo che ero preoccupata! Sono giorni che non ti vedo! - incalzò la biologa sfilandosi i guanti da esaminazione. - Beh, ora sono qui, no? - rispose, e si avvicinò nuovamente ad una finestra per rigenerarsi al sole. - Comunque la vita qui sulla terra è fantastica, ogni giorno ci sono milioni di cose da fare, migliaia di nuovi stimoli, di nuove sensazioni... - A Setsuna che stava ancora guardandola, non passò inosservato il repentino cambiamento di umore della ragazza: la sua incontenibile esuberanza, aveva ora lasciato il posto ad un velo di tristezza nel volto. - Sarebbe bello se potessi restare qui con loro... - disse pensierosa, appoggiando il capo sul vetro della finestra. - Hikaru... sai che abbiamo una missione da compiere... - la rimbeccò teneramente l'altra. - Certo, però... E' sciocco, lo so, loro non sanno nemmeno chi sono, e se sapessero probabilmente non la prenderebbero affatto bene, però io sto davvero bene con loro... - - Non abituartici troppo però... Se avremmo torto potrebbe diventare impossibile la tua vita nel XXX secolo, figuriamoci qua... - la ammonì l'altra. Hikaru sospirò, sapeva che l'altra aveva ragione, ma non poteva fare a meno che essere pensierosa, così prese a giocherellare quasi involontariamente con gli attrezzi di Setsuna. - Ehi, metti subito quella provetta giù! - la rimproverò la biologa, strappandogliela di mano. - Perchè lo fai? - le chiese Hikaru. - Beh, perchè sono una biologa, la ricerca e la sperimentazione fanno parte del mio mestiere. Sai, ci sono studi su cavie condotti in laboratorio che hanno rivelato risultati sorprendenti; in pratica questi topolini avevano entrambi corredo genetico XX, erano quindi due femmine, eppure sono riuscite a partorire un piccolo... Allora ho pensato che lo stesso principio poteva valere per gli esseri umani, avvalendosi di tecniche all'avanguardia come le cellule staminali e la fecondazione in vitro... Oggi queste pratiche danno buoni risultati, perciò se incrocio la metà del patrimonio genetico di un individuo, con metà.. - si dilungava a spiegarle l'altra: - Intendo dire perchè stai rischiando tanto anche tu... Comunque grazie per avermi etichettata come esperimento! - tagliò corto Hikaru. Quando Setsuna iniziava a parlare di scienza diventava incredibilmente logorroica e noiosa, e con tutta onestà, soprattutto in quel frangente, non aveva voglia di senitire i suoi monologhi. - Sono in debito con la tua famiglia. Sono stata io ad allontanarla da te... Ma non avrei mai immaginato cosa sarebbe successo in seguito... Io voglio solo verità e giustizia, proprio come te, e non potevo lasciarti andare allo sbando. Non me lo sarei mai perdonato e avrei collezionato un ulteriore rimorso: quello di non aver aiutato un innocente a tornare dalla sua famiglia. - le spiegò Setsuna, ripercorrendo nella sua mente quei concitati istanti prima dell'eccidio; una lacrima le rigò il volto, quindi proseguì: - Hikaru, potrai mai perdonarmi? - - Ehi, non devo perdonarti niente! Se non fossi diventata tu la mia tutrice legale a quest'ora sarei ancora chissà dove nel mondo a combinare qualche pasticcio; di certo non farei la bella vita che faccio adesso: sono una giovane pasticcera di successo, ho ottime possibilità economiche, e sto cercando di restituire un'esistenza degna alla mia famiglia. Come potevo tutto ciò se non avessi avuto la tua forza e il tuo affetto alle spalle? - la consolò la ragazza, asciugandole la lacrima con un dito. Setsuna fissò il suo sguardo in quello di Hikaru: - Sei bella e perspicace proprio come tua madre... - disse carezzandole il volto. - A proposito: Hai sentito le altre? Ci sono novità? - cambiò frettolosamente discorso la ragazza, quando il ricordo della sera precedente in cui Uranus era disperata, le si affacciò nella mente: prima di dileguarsi infatti, aggrappata ai rami di quella quercia, ebbe modo di assistere al confronto tra Uranus e Neptune. - Purtroppo non ancora... Hanno provato a raggiungere il Triton Castle che sappiamo essere il punto dove è iniziato l'attacco, ma non hanno trovato nessun indizio. - - E se fosse stato preso di mira proprio perchè sapevano che eravamo tutti radunati lì? Contavano di farci fuori tutti insieme...- ponderò Hikaru. - Potrebbe essere una teoria plausibile. Resta il fatto però che non sappiamo come siano penetrati indisturbati nel nostro sistema solare... - Hikaru valutò qualche istante se porle o meno la domanda che da un po' la angosciava, finchè le sue labbra, schiudendosi, contraddissero i suoi pensieri: - Ho bisogno di saperlo: tu credi che... - - No! Assolutamente no! Non esistono persone più ligie al dovere che Uranus e Neptune. Anche quella sera hanno eseguito alla perfezione gli ordini della regina. Non credo che sia colpa loro. E se anche lo fosse, andrebbe considerato che i pianeti del sistema solare esterno sono quattro, non due, quindi sarebbe giusto riconsiderare l'intera vicenda alla luce di ciò, e nel caso, se proprio, ridistribuire differentemente le colpe! - - Ad ogni modo dobbiamo affrettarci: hanno memoria di parte della vicenda ed i loro inutili sensi di colpa stanno iniziando a consumarle. Non possiamo permettere che ciò accada, così verrebbe compromessa anche la loro missione! - - Si, hai ragione, ma tu non esporti troppo per favore... Rischi di far precipitare gli eventi e di dover rivelare la tua identità anzitempo, creando una distorsione all'interno della distorsione spazio-temporale. Inoltre Uranus e Neptune sono tutto tranne che stupide e se penso di conoscerle anche solo la metà di come le conosco, scommetto che Michiru sta già tirando le somme... - Hikaru controllò l'ora, si infilò il giubbino che si era tolta in precedenza, quando il sole la stava scaldando troppo e disse: - Ora vado, mi aspettano in pasticceria. Ma tu tienimi aggiornata per favore. - Hikaru! Stai attenta! - la congedò Setsuna amorevolmente, per poi sospirare preoccupata, sentendo la porta chiudersi. Restò immobile a fissare qualche istante il pacchetto ancora chiuso dei dolci: apprezzava molto le creazioni genuine e fantasiose di Hikaru, del resto era stata lei a finanziare l'apertura dell'attività della ragazza e ne era la più autentica ammiratrice, ma in quel momento l'ansia ed il forte stress le chiudevano lo stomaco.
I grossi leoni di pietra: i "komainu", posti ai lati del sacro viale prospiciente al santuario di Hikawa, erano accarezzati da una insolita luce rosata quel pomeriggio. Il tramonto colorava l'orizzonte con toni che andavano dal rosa pallido al rosso fuoco ed il lieve fruscio del vento conciliava la meditazione. Le Guardian erano sedute sulla veranda dinnanzi alla stanza di Rei, confrontandosi sugli accadimenti della sera precedente. - Ti dico che ha usato il mio potere, Artemis! - si sbracciava ancora incredula Minako, parlando al suo gatto. - Si, è vero, lo ha combinato con quello di Neptune e gli ha dato un effetto devastante! - meditò Ami. - Io non ho percepito ostilità da parte sua... Cioè, mentre Uranus e Neptune si sono sempre poste con un certo distacco nei riguardi nostri e della nostra missione, questa guerriera è intervenuta con il solo intento di tirarci fuori dai guai, senza curarsi che appartenessimo a due fazioni differenti. Mi è sembrato che non le importasse tanto di stare dalla parte nostra o delle Outer, e che fosse lì per scopi suoi che chiaramente tutti ignoriamo, ed è proprio questo che mi confonde... - espose Rei. - Beh, non sopporto questa divisione che si è venuta a creare! Noi Sailor dovremmo fare fronte comune, dopotutto il nostro scopo è lo stesso, e onestamente non capisco perchè Uranus e Neptune continuino a snobbarci! Dicono di avere una missione differente rispetto alla nostra, ma se lo scopo ultimo è quello di proteggere l'umanità, come può essere tanto divergente? - constatò Usagi, torturandosi nervosamente una ciocca di capelli che le ricadeva al lato dell'orecchio. - Vedi Usagi, lungi da me il volerle giustificare, ma solitamente le Outer Senshi, hanno compiti diversi rispetto le Guardian. So che adesso è di difficile comprensione per voi, perchè vi vedete tutte più o meno come coetanee, semplici ragazze accomunate dallo stesso destino, ma nel XXX secolo, le cose funzionano un pò differentemente e sottostanno ad un ordine preciso e rigoroso: le Outer Senshi che provengono dai pianeti del sistema solare esterno, hanno il compito di proteggere i confini più remoti del nostro sistema solare, evitando l'incursione di nemici provenienti da altre galassie o da altri archi spazio-temporali; mentre le Guardian, ovvero la tua scorta, ha il compito di proteggere la famiglia reale. La famiglia reale ha a sua volta la responsabilità di governare l'intero sistema solare garantendo le basi per una rispettosa e pacifica convivenza di tutti gli individui all'interno della nostra galassia. La sinergia tra tutte queste parti, contribuisce a mantenere l'equilibrio e l'armonia nell'universo. Una delle differenze maggiori tra Guardian ed Outer però, è che mentre alle prime è consentito di vivere al palazzo reale insieme ai loro sovrani e di condurre una vita comunitaria, alle seconde no. Ciascuna Outer resta sola sul proprio pianeta come ultimo baluardo di protezione nel caso in cui le altre fallissero. Un vita di solitudine ha portato le Outer a doversela cavare quasi sempre da sole, e ciò ha fatto si che i loro poteri fossero più forti, ma purtroppo i loro caratteri più individualisti. Ecco perchè Uranus e Neptune si ostinano a non voler collaborare con voi e a tentare di portare a termine la loro missione tagliandovi fuori dai giochi. - le spiegò pazientemente Luna. - Ok, ma allora se le premesse sono queste, in che posizione si colloca questa nuova guerriera? - chiese Ami. - Si è presentata come Sailor Sun... - rifletté ad alta voce Makoto. - Sailor Sun hai detto? - esclamò meravigliata Luna. - Si, Sailor Sun! - affermò con veemenza Usagi. - Allora tutto è spiegato! - mormorò Artemis. - Di solito non si sposta mai dal palazzo... Resta sempre l'ultimo baluardo a difesa della famiglia reale... - constatò Luna, continuando: - Perchè è giunta sulla terra? Cosa l'ha spinta fin qua? - - Deve essere qualcosa di vitale importanza, altrimenti non giustificherebbe questo suo viaggio nello spazio-tempo... - azzardò un'ipotesi Artemis, senza accorgersi che stavano confabulando fitto fitto tra di loro. - Scusate... Scusate... visto che vi stiamo ascoltando, potreste rendere anche noi partecipi di questo discorso? - li interruppe piccata Minako. - Se la guerriera in cui vi siete imbattute è davvero Sailor Sun, allora vuol dire che qualcosa sta mutando all'interno di qualche arco spazio-temporale. Sun è una guerriera Sailor proprio come voi, si dice che provenga dal sistema solare esterno, ma quando parte di questo è stato raso al suolo da potenti nemici infiltratisi nel cuore del nostro sistema solare, è stata salvata dalla Regina Serenity e portata al Palazzo di Cristallo. Allora era una bambina sola e smarrita, cresciuta però dalle Guardian diventando quindi una di loro, e condividendone ahimè, anche le tristi sorti, quando capitava. La cosa che non quadra è che questa vicenda dovrebbe avvenire in arco temporale del futuro, non nel passato. Quindi noi stiamo parlando di un futuro che inspiegabilmente è diventato passato rispetto al XX secolo. Ad ogni modo si dice sia una guerriera fortissima, con un potenziale enorme. Trae i suoi poteri dal sole, che non a caso è la stella al centro della quale ruota tutto il nostro sistema solare. - spiegò loro Artemis. - In pratica state dicendo che in futuro Sailor Sun sarà una di noi? - replicò Rei. - Si, ma anche no. In realtà i poteri di Sailor Sun sono ancora in parte sconosciuti, sebbene come già dimostratovi, sia in grado di modulare e riproporre gli attacchi di tutte le guerriere Sailor, grazie al suo dualismo di guerriera Outer di origine e Guardian di adozione. C'è chi dice che la sua forza sia seconda solo a quella di Sailor Saturn, la guerriera della distruzione. - osservò Luna. - Io conosco bene Sailor Sun! Siamo cresciute insieme! E' una mia buona amica, oltre che una guerriera formidabile! - intervenne Chibiusa, riemergendo dai meandri della camera di Rei, con ancora in mano il manga che stava leggendo. - Mia madre mi ha sempre detto di averla trovata rannicchiata in un angolino nella sua stanza da letto, ormai quasi tutta invasa dalle fiamme, e che trarla in salvo non fu facile, sia per le condizioni avverse, sia per la sua riluttanza nel volerla seguire. Non ricordo bene però dove accadde tutto ciò, quella sera andai a dormire molto presto. Comunque anche se all'inizio era antipatica e scontrosa, alla fine le Guardian riuscirono ad allevarla con amore e dedizione e diventò la guerriera di cui voi oggi state parlando. Avete visto com'è forte? - parlò Chibiusa con un moto di ammirazione nei suoi riguardi. - Proprio mentre le presenti cercavano di metabolizzare la storia appena ascoltata e di ricostruirne con grande fatica il senso, un fattorino trafelato spuntò dal fondo del viale avvicinandosi a loro: - Cerco la signorina Rei Hino, ho questa consegna da farle! - disse recapitandole una scatola quadrata color verde ottanio, al centro della quale erano stampate eleganti iniziali stilizzate argentate: "HT". A quella vista Makoto spalancò gli occhi: - Oh Rei, chi te la manda? Sei proprio fortunata! - disse, per poi continuare: - E' una esclusiva sweet box della pasticceria Taiyo! Hai idea di quanto costi? - - Nemmeno la più pallida idea... - ammise Rei senza troppo entusiasmo. - Ma guarda: c'è un biglietto! - si affrettò a sfilarlo Usagi dal nastro chiudipacco. Con uno scatto fulmineo Rei glielo sfilò di mano appena prima che potesse aprirlo e leggere al suo posto il contenuto del messaggio. - Che c'è scritto? Che c'è scritto? - balzellava curiosa Minako alle sue spalle, nel tentativo di carpire qualche dettaglio in più di quel messaggio. Sgomitando, la sacerdotessa si fece spazio tra le altre e appena si accertò che il biglietto fosse al sicuro dalle grinfie delle sue amiche, lo lesse sottovoce:"Un proverbio francese dice che il dolce non va nello stomaco, il dolce arriva diritto al cuore... Così ho pensato che potesse fare il grosso del lavoro al posto mio! Buon appetito! Hikaru"- vergava il biglietto la calligrafia sottile e pulita della pasticciera. Le guance della mora diventarono d'improvviso rosse per l'imbarazzo, poi sorridendo richiuse il biglietto e lo ripose in tasca. - Rei ha un fidanzato, Rei ha un fidanzato! - le gracchiava festante Usagi saltellandole intorno. - Chi è un tuo spasimante? - incalzò Minako. - Una cosa è certa: è una persona che sa quello che vuole, se ha deciso di prenderti per la gola con i dolci di Taiyo. Questo denota classe e raffinatezza nei gusti. I costosissimi dolci della boutique Taiyo si distinguono dagli altri per le creme lisce e saporite, la consistenza soffice, quasi nuvolosa dei suoi impasti e gli abbinamenti audaci ma perfettamente armonizzati tra loro... - ne decantò le qualità Makoto, per poi riprendere: - Ed io di dolci me ne intendo! - - Usagi, si è fatto tardi, torniamo a casa, è ora di cena! - esclamò Chibiusa improvvisamente, così la riunione del gruppo si sciolse. Erano andate già tutte via, quando una ritardataria Minako le si avvicinò e con maggiore serietà, quasi preoccupazione e le chiese: - E' una cosa seria? - Rei la fissò, per poi abbassare lo sguardo silenziosamente, non era nemmeno una cosa, come poteva sapere se fosse seria? Rifletté pensando all'ingenuità ed alla superficialità con cui le amiche avevano trattato l'argomento, in contrapposizione alla delicatezza e alla discrezione usate da Hikaru nel provare ad aprirle gli occhi. - Beh, qualunque cosa sia, sono contenta per ciò che stai vivendo, ma non abbassare mai la guardia. Siamo guerriere Sailor e dobbiamo proteggere la nostra regina, specialmente in tempi incerti come questo! - concluse Minako sfiorandole una spalla con la mano, per poi sparire all'orizzonte, lasciandola in balia ad un vortice di emozioni. La giornata era stata molto pesante ed ora la sua mente era combattuta se pensare per un po' a se stessa ed alla nascente simpatia nei riguardi di Hikaru, o all'adempimento della loro missione, ostacolata dall'arrivo dell'ennesima guerriera Sailor. Era molto confusa, la testa le scoppiava, le immagini del sorriso di Hikaru cozzavano con l'espressione cupa di Sailor Sun. La solarità della ragazza contrastava con il mistero dell'altra. Tutto era il contrario di tutto; tutto era così assurdo, ma per un attimo, nella sua mente stanca, l'immagine di Hikaru si sovrappose a quella di Sailor Sun. - Ho bisogno di riposare... - si disse trascinandosi in camera, mentre tentava di spazzare via dalla mente le precedenti visioni.
Il negozio con le vetrine che facevano angolo era situato nel centralissimo quartiere di Azabu, polo commerciale della città e motore pulsante dell'economia di Tokyo. Lo si distingueva anche dal marciapiede della corsia opposta grazie ad una grossa insegna luminosa a forma di muffin, ma soprattutto per i fragranti profumi che inebriavano l'aria nelle sue immediate vicinanze. Haruka e Michiru attraversarono la strada e si fermarono ad ammirarne le vetrine che straripavano di campane colme di coloratissimi cupcake, biscotti di tutti i tipi e forme, vassoi con pasticcini dai gusti molteplici, piatti argentati contenenti raffinati e delicatissimi cioccolatini, barattoli con caramelle, frutta secca caramellata, e altre miriadi di bon bon. Tutto era un trionfo di colori e profumi ed Haruka non poté fare a meno che affondare la testa in quella meraviglia, schiacciando il naso contro il vetro gelido. - Guarda Michiru, la cheesecake con lampone e crumble al cioccolato! Oh! E qui l'eclaire con crema all'arancia, granella di noci di pecan e cannella! - parlava entusiasta e Michiru non poté trattenere il sorriso dinnanzi alle facce buffe e fanciullesche della compagna. - Hai intenzione di guardare solo da fuori o vogliamo anche entrare? - le disse retorica prendendole la mano e guadagnando l'ingresso nel locale. Una volta all'interno toccò alla violinista strabiliarsi per l'eleganza ed il lusso che trasudava quel posto. Un enorme camino acceso scaldava l'ambiente; le pareti color verde ottanio erano ornate da sottili cornici floreali di stucco argentato che delineavano il perimetro di grossi riquadri di muratura bianca. La cassa ed il banco del caffé erano in alabastro bianco e legno di ciliegio, così come la vetrina pressoché infinita dove erano esposti i dolci. Vi erano tantissimi tipi di caffè, infusi e bevande che venivano somministrati anche accoppiandoli ai dolci che offrivano. I posti a sedere, suddivisi in tanti piccoli privé, erano sovrastati da lampadari di cristallo e al centro di ogni tavolo vi era un candeliere d'argento. Le tovaglie erano di un raso leggerissimo color avorio e il personale vestito quasi in modo principesco, come se fosse la servitù di un grosso castello. Per qualche rapido istante la sua mente tornò ai fasti del Triton Castle, ma subito dopo, l'orribile sensazione di morte e distruzione del suo sogno, la fecero trasalire. - Tutto bene? - le chiese Haruka, intuendo il motivo del suo straniamento, quindi la accompagnò verso un privé nel quale presero posto. - Accidenti, quanto lusso! - constatò Michiru, gettando ancora qualche occhiata intorno. - Ora capisci perché ti dicevo che è la pasticceria più raffinata della città? Quando entri qui non lo fai per mangiare semplicemente un dolce o bere un caffè, ma lo fai per farti una coccola, per indulgere in un piccolo peccato di gola; per questo il locale si propone come pastry experience, perchè ogni volta che metti piede qui dentro è un viaggio nei sensi! - le spiegò Haruka prendendo a leggere il menù. - Vedo che stai prendendo molto seriamente il fatto di reperire informazioni su Hikaru. - la punzecchiò la violinista - Ho smesso di farlo, in realtà... - ammise l'altra allo sguardo sorpreso della compagna. - Una persona in grado di apprezzare così tanto la bellezza delle cose, al punto da arrivare alla loro essenza senza fronzoli, ha un animo sensibile, ed Hikaru mi è sempre sembrata molto empatica... Potrò anche sbagliarmi ma non è certo un tipo come lei che costituisce una minaccia! Un po' come te e la tua musica, Michiru. L'istinto mi dice che Hikaru è innocua! - concluse tranquilla Haruka, prendendo a leggere freneticamente il menù. - "Beata te che sei giunta subito a questa conclusione... Io vorrei poter avere la tua stessa tranquillità, ma la verità è che quando ho a che fare con Hikaru, una parte di me è a disagio. Non ho capito bene il perchè ma è come se ci fosse qualcosa in quella ragazza, che va a completare la parte mancante del mio puzzle... Sento che potrebbe aiutarmi a comprendere meglio gli incubi che mi tormentano..." - rifletté Michiru, prima che Haruka la ridestasse: - Ehi, ascolta: E' la tua musica questa! - le disse tendendo l'orecchio e riconoscendo in quei brani classici il violino della sua amata. - Si, è vero! - sorrise Michiru e si impose di accantonare le sue remore nei riguardi di Hikaru, per conoscerla un po' meglio attraverso una full immersion nella sua pastry experience. La cameriera arrivò al tavolo e con garbo annotò in maniera impeccabile la loro ordinazione, quindi Haruka le chiese: - La chef non c'è? - - Lady Taiyo è momentaneamente occupata, ma le dirò che la cercate! - rispose cordiale la cameriera, ma nello stesso momento un suono argentino di risate fanciullesche attirò la loro attenzione. Subito i loro sguardi volsero al fondo della sala dove poterono scorgere la ragazza attorniata da un gruppetto di bambini. - Ogni mercoledì Lady Taiyo organizza degli incontri con i bambini dell'orfanotrofio cittadino dove insegna loro a fare dei dolci. E' un'attività per distrarli un pochino dalla loro solitudine ed un'occasione per avvicinarli ad un mestiere! - le spiegò quindi la cameriera. - Scusate se oggi potrebbe esserci qualche risata o qualche gridolino in più, solitamente il Taiyo è un posto molto più tranquillo! - disse congedandosi. Haruka e Michiru si guardarono strabiliate, quasi come se fossero orgogliose dell'umanità dimostrata da quella ragazza così famosa eppure così umile. - Doveva dirmelo subito che non era soltanto una sbruffona! - scherzò allora Haruka, ma la loro attenzione fu nuovamente richiamata dal gruppetto: - Aspetta Shingo! Devi mescolare meglio il burro con lo zucchero altrimenti la crema verrà granulosa e scomposta! - parlò Hikaru, prendendo le manine del bimbo tra le sue e aiutandolo a mescolare. - Akane prova a fare ciuffetti di panna più piccoli, altrimenti diventa troppo pesante e rischi di bucare la pasta! - suggerì poi ad un'altra bimba. Tutti quei bambini vispi e gioiosi erano molto carini con i grembiulini e il cappellone da cuoco che quasi copriva i loro occhi, ed inoltre si davano da fare per mostrare la loro abilità. Un dettaglio intenerì infinitamente Michiru: un bimbo voleva fare un cioccolatino a forma di cuore, ma si ostinava a voler mettere il cubetto di cioccolato dentro allo stampino senza prima scioglierlo. Abbandonò allora Haruka al tavolo e avvicinandosi al bambino, gli disse: - Come ti chiami? - - Kyosuke, signora! - - Aspetta Kyosuke, ti aiuto io! - gli disse, e prese dalle sue mani il cubetto di cioccolato e lo stampino. Hikaru voltandosi si vide affiancata da lei: - Ehi, ciao! - le disse, e capendo che anche la violinista aveva tutto perfettamente sotto controllo, si lasciò aiutare molto volentieri. - Vedi Kyosuke... - continuò Michiru - Per entrare in questa formetta, il cioccolato deve prima essere sciolto, e visto che è un'operazione un pò più complicata ti aiuto io! - prese un pentolino dove adagiò il cioccolato e ponendolo sulla piastra iniziò a scioglierlo a fiamma bassa, mescolandolo delicatamente. - Questo procedimento si chiama temperaggio del cioccolato ed è importante perchè il calore tenue ma costante, unito al mescolamento, scioglie il cioccolato che può essere così modellato, ma lo fa diventare anche lucido una volta che si risolidifica! - spiegò Michiru. Hikaru si fermò di colpo guardandola incantata: Ecco da dove era nata la sua passione per i dolci! Michiru si accorse dello sguardo di Hikaru su di lei e si voltò sorridendole: - Dove hai imparato tutte queste cose? Sei pazzesca! - le disse sinceramente ammirata la pasticciera. - Grazie, per la verità sono un'autodidatta, nulla a che vedere con le tue fantastiche creazioni! - - Eppure hai la stoffa! - insisté Hikaru. - Non hai idea di quanto sia esigente Haruka con i dolci! Ho dovuto imparare, per doverla prendere per la gola! - - E scommetto che lei si lascia prendere per la gola molto facilmente da te! - - Ha anche fatto parecchie volte da cavia! - scherzò Michiru, ed entrambe risero. Haruka, seduta al tavolo con il mento appoggiato sulla mano, restò a fissarle a lungo affascinata; i suoi pensieri cavalcavano ormai a briglia sciolta fantasticando una vita con sua moglie e una creatura ad allietare la loro unione: - "Già ti vedo lì Michiru, a dividerti tra la culla ed il biberon ed io un pò impacciata che cerco di aiutarti... E poi chissà all'uscita da scuola a quante mie domande risponderà. E quando si ammalerà sarà lì, addormentata sul tuo petto, cullata dalle tue delicate braccia e dalla mia paura... Al suo primo appuntamento si presenterà con la mia maglietta e per darsi un'aria un pò più grande dirà una bugia sulla sua età... E piangerà quando un amore finirà..." - immaginava, con tutto il suo cuore traboccante d'amore, ma non si riusciva a capacitare del perchè tutto questo desiderio di famiglia le emergesse solo quando aveva Michiru ed Hikaru accanto. - No, non può essere una minaccia! - concluse ancora più sicura di prima, affondando il cucchiaino nel suo dolce. L'incontro con i bimbi volgeva ormai al termine, quindi la direttrice dell'orfanotrofio li mise tutti in fila e si apprestò a farli salire sul pulmino. Michiru ed Hikaru, stanche, scomposte e sporchissime, si gettarono sul divanetto accanto ad Haruka. - Ehilà, maestrine, avete finito? - scherzò la bionda, ma improvvisamente un bambino ruppe la fila e corse verso la violinista. - Tieni bella signora, te lo regalo! - disse, e poggiò sul tavolo il suo cioccolatino a forma di cuore e un bacio sulla guancia di Michiru. - Kyosuke, andiamo? - lo richiamò la direttrice. Il bambino accennò un saluto con la manina e si riaggregò al gruppo. - Incredibile, riesci a far colpo anche sui bambini! - disse Haruka a metà tra il serio e lo scherzoso. - Haruka, non dire sciocchezze! - le rispose a tono l'altra. - E così Taiyo pastry experience è anche un progetto di solidarietà? - domando poi Haruka rivolta ad Hikaru. - Quando un bambino non ha nessuno, allora anche il più piccolo gesto di altruismo nei suoi riguardi, può aiutarlo a sentirsi meno solo... Questa non è la Taiyo pastry experience, ma l'esperienza personale di Hikaru. - le disse la pasticciera. - I miei genitori sono morti quando ero piccola. Non so molto di loro, ho solo pochi confusi ricordi, ma si amavano tanto, io li amavo tanto. Avrei voluto morire anche io nello stesso istante in cui mi fu detto che loro non c'erano più, ma la vita, si sa, è capricciosa e beffarda e non ascolta quasi mai i tuoi desideri. Mi ritrovai a girare di orfanotrofio in orfanotrofio a causa del mio carattere difficile e ribelle. Nessuno voleva adottarmi o forse ero io che non volevo essere adottata: ogni famiglia affidataria mi portava indietro perchè mi reputava una bambina ingestibile; in realtà ad essere ingestibile non ero io ma la mia solitudine, solo che allora né io, né tantomeno degli estranei potevano capirlo... - disse loro Hikaru, mentre i suoi occhi si velavano di lacrime, al racconto del suo passato. - Finché un giorno mi si presentò l'ennesima possibilità di adozione che io affrontai con la stessa disillusione di sempre. La mia attuale tutrice legale però, è stata sempre molto paziente con me; con sacrificio e dedizione mi ha fatto capire che la solitudine non è una condizione esistenziale, ma piuttosto uno stato mentale che mi aveva imprigionato, precludendomi una vita serena. La solitudine è una malattia che colpisce soprattutto quando si è piccoli e non si hanno tante possibilità di dar voce alle proprie frustrazioni, ma è una malattia da cui si può guarire se qualcuno ci raggiunge all'interno di noi stessi e ci abbraccia dicendoci: "Vedi che non sei solo?" Con la mia madre adottiva ho viaggiato molto, a causa del suo lavoro da biologa e sono stata in Italia ed in Francia, culle dell'arte pasticciera. Io ho sempre amato fare i dolci, mi sembrava l'unica cosa che avessi mai saputo fare, e lei mi ha sempre incoraggiato a seguire il mio sogno della pasticceria. Se questo posto esiste è grazie a lei, se io esisto è grazie a lei... Eppure sacrificherei volentieri tutto pur di riavere anche solo un istante in compagnia dei miei genitori... - Michiru rimase profondamente colpita dalle parole della ragazza ma improvvisamente le sovvenne nuovamente il pianto disperato del suo incubo. Con un gesto quasi avulso dalla sua volontà, le afferrò le mani per tenerle tra le sue, proprio come Hikaru aveva fatto col bambino poco prima, poi carezzandole il volto, le passò un dito sullo zigomo asciugandole l'unica prepotente lacrima che non aveva saputo trattenere. - Sei una ragazza speciale, Hikaru. I tuoi sarebbero orgogliosi di te. Hai tutta la mia ammirazione e comprensione; non sei sola! - le sussurrò, per poi continuare: - Sai, neppure io ho una famiglia purtroppo... O meglio ce l'avevo, ma da quando ho scelto di condividere la mia vita con Haruka, i miei genitori mi hanno ripudiata e cacciata di casa. Provengo da un'antica nobile famiglia giapponese dove le regole e i protocolli da seguire sono più importanti di ogni altra cosa, anche del benessere familiare. Mi sono sentita molto sola per buona parte della mia vita, mi sono sentita spenta, fuori posto fin da bambina, un burattino nelle mani di mio padre che poteva decidere di me e del mio destino come se stesse decidendo se fumare o meno una sigaretta. Finché ho conosciuto Haruka. Lei è stata la mia salvezza: dal primo istante in cui ha messo piede nella mia vita io ho iniziato a sentirmi meno sola. Certo, a volte provo ancora questo forte senso di solitudine però poi mi volto e trovo questo meraviglioso angelo accanto a me... - disse guardando con uno sguardo colmo di amore Haruka. - Eppure mi fa rabbia non capire come possa un genitore abbandonare un figlio... che non lo ami per quello che è. Come sia possibile anteporre il giudizio degli altri alla felicità di un figlio o lasciare che la paura di perdere dei privilegi, prevarichi sulla gioia di veder diventare adulto colui che hai portato in grembo... Come è possibile? - continuò Michiru rammaricata. - Mi spiace per ciò che hai dovuto subire, ma se le cose stanno così allora non devi stare male. Se non ti amano per come sei, allora forse ti meriti di meglio... E tu, mi sembra di capire, il meglio lo hai trovato, altrimenti non avresti deciso di condividerci la vita insieme! - replicò la pasticciera. - Si, però il dolore non passa mai... - - E' comprensibile, ma non sei sola! Te lo posso insegnare un trucchetto per far passare il dolore? Dai agli altri ciò che tu non hai mai avuto, al meglio delle tue possibilità... Il dolore si dimezza e la gioia si moltiplica! - le suggerì Hikaru. Michiru parve riflettere seriamente su quelle parole, così dopo pochi istanti riprese: - Ehi allora ho un'idea! C'è un modo in cui possiamo dare un senso a tutto questo dolore e trasformarlo in bene! - disse con inaspettato entusiasmo. Haruka ed Hikaru si fissarono perplesse, poi fissarono insieme Michiru. - E se organizzassimo un evento di beneficenza per raccogliere fondi per l'orfanotrofio cittadino? In fondo ciascuna di noi è influente nel proprio settore; trovare location, musica, buffet e pubblico non sarà così difficile! - parlò Michiru ritrovando la propria grinta e determinazione. - Cosa ne dici Haruka? - la interpellarono all'unisono le due. - Mi piace vedervi insieme, siete contagiosamente solari, e considerato il vostro entusiasmo, non sarò certo io a tirarmi indietro, soprattutto se si tratta di orfanelli! - rispose la bionda, assestando a ciascuna di loro un pizzicotto sulla guancia. - Perfetto, allora è deciso! Faremo un galà di beneficenza strepitoso, sarà una grande festa per i bambini e potremmo dare la possibilità a tante persone di fare un piccolo gesto di solidarietà nei riguardi di chi è meno fortunato! - esclamò entusiasta Michiru, ma mentre esultava per l'iniziativa, si incupì al pensiero della madre adottiva di Hikaru.
