Era l'imbrunire di una serata di inizio dicembre, ma il freddo pungente non avrebbe impedito la festa che di lì a poco si sarebbe svolta nell'orfanotrofio cittadino. I varchi d'accesso alla casa famiglia già addobbati a tema natalizio con ghirlande di agrifoglio, dalle bacche verdi e rosse, erano spalancati ed una moltitudine di auto erano in fila che attendevano di poter parcheggiare. Alcune persone si allacciavano nei loro cappotti e sfidavano il gelo avviandosi a piedi dal cortile, verso l'atrio della palazzina dall'aspetto un po'trascurato. Alcuni bambini vestiti di verde, rosso e dorato, accoglievano i loro ospiti intonando in coro canti di Natale, sotto la vigile supervisione delle tutrici. Nel clima generale di festa i commenti della gente non tardarono ad arrivare: - E' un'idea molto bella quella di organizzare un evento di beneficenza per aiutare dei bambini bisognosi! E' un gesto significativo, soprattutto con l'approssimarsi del Natale! - - Si, è vero. Siamo sempre così presi dai ritmi frenetici che a volte non riusciamo a guardare oltre noi stessi, e non ci rendiamo conto che c'è chi è meno fortunato di noi... Questa è sicuramente una buona occasione per restituire il giusto valore alle cose! - - Dicono che questo evento sia stato voluto e organizzato dalla pastry chef Taiyo e dalla famosa violinista Kaioh! E che i ricchi imprenditori Tenoh abbiano sovvenzionato gran parte della manifestazione... - - Non vedo l'ora di ascoltare la maestra Kaioh e di assaggiare le prelibatezze della chef Taiyo! - confabulavano tra loro gli invitati che, giunti in cima alla scalinata d'ingresso, furono accolti dall'odore di spezie natalizie misto al fumo acre della legna che ardeva nel camino. - Avete sentito ragazze? Sembrano tutti entusiasti di questa iniziativa! - disse Minako, apprestandosi ad entrare nell'edificio insieme alle amiche, mentre un gruppetto festante di bambini gli saltellava intorno. - Come hai fatto ad avere i biglietti per questa serata Rei? Io volevo venirci con alcuni amici ma quando li abbiamo cercati erano già esauriti! - chiese incuriosito Mamoru. - In realtà me li hanno regalati... - rispose vaga Rei, sorridendo al pensiero che Hikaru le avesse fatto recapitare i biglietti della serata per tutti loro, al solo scopo di poterla vedere, anche se in compagnia di altri. - Te li ha regalati Hikaru, vero? - le chiese Chibiusa, che teneva per mano la sua amichetta Hotaru. La mora scosse il capo e annuì: era bello sapere che Hikaru aveva voluto tutta la sua combriccola, ed allo stesso tempo era una cosa rassicurante per lei perchè non avrebbe dovuto fingere o mentire agli amici per vederla. - Ve l'ho sempre detto che Hikaru è una gran signora! - incalzò la ragazzina. - E' una ragazza alquanto misteriosa ma ha un cuore d'oro! - esclamò Usagi. - Oltre ad essere una pasticciera divina! - convenne Makoto. - Mi sembra di capire che qui abbiate tutte un debole per Hikaru Taiyo! Per caso è imparentata con Haruka Tenoh? Anche lei vi faceva lo stesso effetto! - esclamò Mamoru divertito. Improvvisamente però la voce di un presentatore interruppe il cicaleccio invitando gli astanti ad entrare. La folla confluì quindi nel grande salone dove pote' scorgere un palco con un pianoforte in fondo alla stanza e alcune file di sedie dinnanzi ad esso. Vicino ad una grande vetrata su lato sinistro vi era un enorme albero di natale coloratissimo, illuminato da migliaia di piccole lucette intermittenti e, di fianco, un presepe vivente, interpretato dai bambini della struttura. Sul lato destro invece, vi era la lunga postazione buffet i cui dolci venivano messi ancora più in risalto dal luccichio dei vassoi d'argento, adagiati su pregiatissime tovaglie di raso color avorio, con al centro runner rossi di taffetà. I bambini che non avevano un'occupazione precisa, facevano da cicerone agli invitati illustrandogli la loro quotidianità tra lezioni, attività pomeridiane e svago serale, mentre la direttrice della casa famiglia, con un paio delle sue collaboratrici più strette, si erano fermate a parlare con alcune personalità politiche, ringraziandole del loro patrocinio, e con alcuni addetti stampa. Rei e il suo gruppo si guardavano sbalorditi attorno; in ogni angolo su cui i loro occhi si posavano, si vedeva bellezza e semplicità, ma soprattutto si percepiva l'amore e la dedizione che Hikaru e Michiru avevano profuso nel perorare quella causa. Guardandosi attorno, il gruppo poté anche scorgere appena sotto il palco Haruka in un elegante smoking blu, che parlava cordialmente con alcune persone che, a giudicare dalla somiglianza, dovevano essere parte della sua famiglia. Si avvicinarono dunque al buffet per curiosare, più che per assaggiare, ma subito furono accolti dalla pasticciera che stava sistemando le ultime prelibatezze sui tavoli con precisione simmetrica: - Ciao ragazze! Sono contenta siate venute! - - Hikaru! grazie per l'invito! - le saltò al collo Chibiusa, dicendole: - Ho portato anche la mia amica Hotaru, non esce spesso, ma quando le ho spiegato lo scopo di questa serata ci ha tenuto particolarmente a venire! Vorrebbero poter dare anche lei e suo padre un contributo per aiutare questi bambini! Sai, è la figlia dello scienziato Tomoe, non so se lo conosci... - - Come no, il magnate dell'Accademia Infinity! - rispose con una punta di rammarico Hikaru. - Vedo che conosci mio padre... - replicò Hotaru indispettita. La presenza di quella ragazzina la impensieriva un pochino: Tomoe poteva essere il potenziale nemico delle Sailor, e per quanto ne sapeva, avrebbe potuto esserlo tranquillamente anche quella ragazzina dall'aria innocente che Chibiusa teneva ingenuamente per mano. Bisognava stare in guardia e allertare anche le Outer. Anche se sperava con tutto il cuore che quella serata così perfetta non si trasformasse nell'ennesimo campo di battaglia. Hikaru ed Hotaru si fissarono qualche istante negli occhi studiandosi, sfidandosi, ma furono interrotte da un bambino che sbucò d'improvviso da sotto al tavolo, e con la manina agguantò di corsa un paio di dolcetti per poi filare via: - Ehi Shingo: monello che non sei altro! - lo rimproverò bonariamente Hikaru, ed il ragazzino le lanciò sfacciatamente un bacio per farsi perdonare. Hikaru scosse la testa provocando la risata degli altri e il clima di tensione di poco prima fu smorzato. - In realtà volevo ringraziarti anche io... Avevo perso ogni speranza di poter partecipare a questo evento e poter dare il mio contributo. Sai, per me è molto importante... Io sono cresciuto in orfanotrofio e so cosa si prova a stare qui... Ma il fatto che ci sia qualcuno che stia raccogliendo fondi per aiutare questi bambini è davvero una cosa ammirevole! Grazie per avermi dato la possibilità di essere parte di questo splendido progetto di beneficenza! Comunque piacere, sono Mamoru! Non ci conosciamo ma ho sentito parlare molto spesso di te, soprattutto ultimamente, e non solo per la bontà dei tuoi dolci! - disse il ragazzo e strinse calorosamente la mano di Hikaru. - Piacere mio, Mamoru. Usagi è fortunata ad avere nella sua vita un principe come te! - disse Hikaru risultando volutamente ambigua, per poi deviare il discorso: - Prendete posto adesso, tra poco Michiru inizierà l'esibizione! - Rei, che non aveva fatto altro che guardarla con occhi adoranti per tutto il tempo, lasciò che gli altri si avviassero, quindi si avvicinò e le sussurrò: - Grazie per avermi permesso di poterti stare accanto in questo momento, senza tuttavia dover dare spiegazioni agli altri... - e le loro mani si sfiorarono appena. Il presentatore, a quel punto, richiamò ancora una volta l'attenzione dei presenti: - Buonasera e benvenuti a questa meravigliosa serata di solidarietà! Come ben sapete l'evento è a scopo benefico ed il fine ultimo è la raccolta di fondi per costruire tutti insieme un futuro per questi bambini. Ma cedo subito la parola alle organizzatrici di questo evento; facciamo un bell'applauso a Michiru Kaio ed Hikaru Taiyo! - Hikaru e Michiru si affiancarono sul palco e guardandosi soddisfatte per aver radunato così tante persone per beneficenza, si fecero un cenno di intesa e iniziarono un breve discorso. - Buonasera e grazie a tutti voi per essere intervenuti così numerosi a questa serata di solidarietà a favore di questi piccoli angeli. Conosco ad uno ad uno i bimbi di questo orfanotrofio, le loro storie, ed i loro sogni. Shingo ad esempio è un bambino molto vivace che vorrebbe diventare un giocatore di calcio, un giorno. Akane un peperino con la passione per la pasticceria. Ryoko invece punta in alto: vorrebbe essere un'astronauta. A Tadashi piacerebbe essere un famoso cantante e Kyosuke, un bambino molto introverso, un giorno vorrebbe diventare medico e salvare la vita degli altri, visto che non ha potuto salvare quella dei suoi genitori. Essere ciascuno di questi ragazzini, alzarsi e trovare ogni mattina la forza di andare avanti e di sorridere spensierati nonostante tutto, nonostante la loro tenera età, non è una cosa semplice. E questo lo dico per esperienza personale. I miei genitori sono morti quando ero molto piccola e quando ti ritrovi completamente solo, insieme ad altri bambini soli come te, inizi in fretta a farti le domande: perchè non puoi avere anche tu i tuoi genitori? Che fine hanno fatto? Perchè non puoi stare più con loro? Perchè fatichi a trovare una famiglia adottiva? Vivere in queste condizioni è profondamente frustrante; svegliarsi ogni giorno con l'incertezza del proprio futuro è angosciante. La verità è che la solitudine fa paura, soprattutto quando si è bambini e non si ha al proprio fianco una guida, che ti indirizzi nelle scelte e ti sostenga nelle difficoltà. Io so di essere stata fortunata ad un certo punto, perchè ho potuto avere una madre adottiva che ringrazio per tutto ciò che ha fatto e continua a fare per me. Ma finquando ognuno di loro non avrà la stessa mia fortuna, è la comunità a doversi fare garante per il loro futuro! Ciascuno di noi stasera è qui per sostenerli, per incoraggiarli ed aiutarli, perchè un domani Akane possa diventare pasticciera, Shingo un calciatore e Kyosuke un medico. Quindi grazie per il vostro contributo a nome mio, a nome della direttrice Sato e del personale della struttura e di tutti questi piccoli monelli! - disse Hikaru, passando quindi il microfono a Michiru che si schiarì la voce per liberarsi dal momento di commozione: - Penso che Hikaru sia stata sicuramente molto incisiva col suo discorso che condivido senza riserve, quindi colgo l'occasione per ringraziare un po' di persone preziose senza le quali tutto questo non sarebbe stato possibile: ringrazio Haruka Tenoh e la sua famiglia che hanno generosamente contribuito finanziando questo progetto, ringrazio la signorina Kaori Sato direttrice di questa struttura per la piena e completa disponibilità, e i bimbi che con pazienza hanno sopportato e supportato tutta l'organizzazione con entusiasmo. Ringrazio la compagine politica e la stampa che hanno manifestato attenzione ed interesse alla promozione ed alla buona riuscita di questo evento. Ringrazio te, chef Hikaru Taiyo per avermi reso parte di un progetto così bello e nobile! - disse inchinandosi grata ad Hikaru per poi continuare: - Ma soprattutto ringrazio ciascuno di voi, perchè è grazie al vostro contributo che abbiamo potuto aprire dei progetti di studio personalizzati per questi bambini, perchè se è vero che loro sono il nostro futuro, è giusto che noi li mettiamo in condizione di avere un futuro! E adesso basta con le chiacchiere e godetevi la serata! - concluse Michiru applaudendo, ed uno scroscio di applausi risuonò per l'intera sala. Le due scesero dal palco dove le aspettava Haruka con in mano degli splendidi fiori. - Sei stata bravissima amore, non ti sei fatta prendere dalla timidezza! - le disse, porgendo un mazzo di fiori a Michiru. Hikaru cercò di dileguarsi discretamente per evitare di risultare il terzo in comodo. - Ehi, dove vai! Questo invece è per te! - continuò Haruka porgendole un mazzo di fiori leggermente più piccolo, ma ugualmente bello. - E'... E' mio? - sgranò gli occhi la pasticciera che non era mai stata oggetto di una così delicata attenzione da parte di qualcuno. - Certo che è tuo: un fiore per le mie donne! - disse Haruka strizzando loro l'occhio per poi riflettere tra se e se: - "Ma cosa mi prende? Perchè considero Hikaru una parte di me alla stregua di Michiru?" - - Ah, Michiru... volevo dirti che Haruka ed io abbiamo provato a contattare i tuoi genitori per invitarli... Però non ne hanno voluto sapere di venire... Mi spiace tanto... - le disse dispiaciuta Hikaru. - Magari sarebbe stata la volta buona per poter dire di essere veramente orgogliosi della figlia che si ritrovano ed invece continuano a trincerarsi dietro le loro stupide etichette... - constatò amareggiata Haruka. - Non importa Haruka, dico davvero. Vi ringrazio per il pensiero, ma io non ho bisogno di nessuno, tantomeno di loro, perchè ho già voi! E non potrei desiderare null'altro! - disse d'impulso Michiru, chiedendosi come mai ogni volta che era insieme a loro provava una strana inspiegabile sensazione di intimità e calore familiare. - Adesso basta parlare di persone che non meritano neppure una delle mie lacrime! Godiamoci la serata e pensiamo a fare del bene! - concluse la violinista che risalì sul palco per esibirsi, accompagnata da Haruka al pianoforte. La serata trascorse molto velocemente e, tra una esibizione, uno spuntino e qualche chiacchiera, stava ormai volgendo lietamente al termine. In quel momento, approfittando del ritmo calante al buffet, Hikaru decise di concedersi una pausa, sorseggiando un calice di vino insieme alla direttrice Sato, con la quale in realtà era amica d'infanzia. - Ti dico che è così! - le diceva Kaori con il braccio appoggiato sulla sua spalla, mentre rideva nascondendo il volto nell'incavo del collo di Hikaru. - Ma no, non è possibile! Avrai certamente preso un abbaglio come tuo solito! - replicò la pasticciera sorridendo, mentre mandava giù un altro sorso di vino. Rei che per tutta la serata non aveva fatto altro che cercare un contatto con Hikaru, a maggior ragione dopo essere venuta a conoscenza di altri tristi dettagli sulla sua infanzia, si accorse dell'atteggiamento molto confidenziale che avevano le due, così colta da un impeto di gelosia si decise ad intervenire: - Scusa e tu chi saresti? - disse togliendo il braccio di Kaori dalla spalla di Hikaru. - Salve, sono Kaori Sato e dirigo questa struttura: piacere! - le spiegò l'altra porgendole cordialmente la mano per presentarsi. - Perchè ti prendi tutta questa confidenza con Hikaru? In che rapporti siete? - andò dritta al punto la mora, ignorando le presentazioni. - Ma veramente... - tentò di spiegarle la direttrice, realizzando che forse aveva frainteso. - E tu non eri quella che avrebbe dovuto aspettarmi per sempre? Che bugiarda che sei! Sparisci! Non ti voglio più vedere! - disse furiosa Rei all'indirizzo di Hikaru, spintonandola per poi andare via. - Che caratterino! Mi sa che la tua ragazza ha frainteso! - cinguettò beffarda Kaori prima di andare via, consapevole di aver messo Hikaru nei guai. - Ahi ahi! Non hai la minima idea di quante scuse, quanti fiori e quanti cioccolatini dovrai usare per farti perdonare! - parlò improvvisamente Haruka che, essendo poco distante da loro, aveva assistito divertita alla scena. - Kaori è solo un'amica fraterna! E con Rei non stiamo neanche insieme! - disse perplessa Hikaru. - Ma questo è un piccolo dettaglio! Lezione numero uno: se una donna ha deciso che hai sbagliato, stai pur tranquilla che sarà arrabbiata finché non ti sarai fatta perdonare a sufficienza! - la canzonava Haruka. - Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale? - intervenne ironica Michiru che nel frattempo era sopraggiunta. - Ma no Michiru! Mica mi riferivo a te! Tu sei una donna diversa, sei intelligente e non c'è bisogno di... - tentava di giustificarsi Haruka, colta in flagrante dalla sua compagna. - Il tuo fare adulatorio non funziona con me! Intanto ti sei giocata la possibilità di vedermi indossare quel completino di pizzo azzurro, stasera! - continuò piccata la violinista. - Ahi! Mi sa che qualcuno stasera andrà in bianco! - fu il turno di Hikaru di canzonarla. Michiru prese allora Haruka per un orecchio trascinandola via con se, ma i loro sguardi si incrociarono appena in tempo: - Buona fortuna! - - Buona fortuna a te! - si dissero in labiale. Ma il sorriso sereno di Hikaru si disintegrò appena un attimo dopo, quando dall'atrio con il portone spalancato, penetrò una gelida folata di vento accompagnata da odore di mare in burrasca. La pigra fiamma all'interno del camino si spense d'improvviso. - Era troppo chiedere che finisse tutto poeticamente stasera? - si disse retorica, mentre la mano corse sul suo trasmettitore per avvisare Setsuna dell'imminente pericolo.

Una donna alta vestita di un completo nero lungo, dallo scollo generoso, e scarpe con tacco vertiginoso, fece il suo ingresso nell'atrio dell'orfanotrofio, ed immediatamente sguinzagliò i suoi tre daimon alla ricerca di esseri viventi per nutrire l'appetito di Pharaon 90, in attesa del risveglio di Mistress 9, che avrebbe saputo ricondurlo sulla terra. Hikaru si nascose lestamente dietro l'enorme albero di natale, tra i numerosi pacchi regalo che lo circondavano, ed ebbe modo di vederla più da vicino. Capì subito che nonostante l'abbigliamento fosse cambiato, ed i lunghi capelli rossi raccolti in un'acconciatura che le faceva quasi da corona al centro della testa, si trattava ancora di Kaolinite, la donna che in precedenza aveva già provato ad attaccare le guerriere Sailor. Notò anche che a differenza di Eudial e degli altri death buster, che incappavano quasi casualmente in Sailor Moon e nelle sue alleate, quest'ultima pareva proprio cercare lo scontro aperto con loro, quasi come a volerle sfidare, o peggio, come se avesse un obiettivo designato tra di loro. Fece quindi mente locale, ma in quel momento a parte Sailor Moon con i suoi grandiosi poteri, nessuna delle altre poteva essere considerata a parer suo, oggetto di una tale morbosa attenzione. Eppure i conti non le tornavano; c'erano ancora dei punti oscuri in questa faccenda e si convinceva sempre di più che se fosse riuscita a risolverli, avrebbe avuto a portata di mano anche la soluzione alla problematica che l'aveva condotta fin lì. A conferma della sua ipotesi, Kaolinite prese ad ispezionare maniacalmente la sala vuota ribaltando sedie, lampade e qualsiasi altra cosa le capitasse a tiro, manifestando la sua rabbia e la sua frustrazione. Cosa o chi stava cercando con tanta foga? Delusa dall'esito delle sue ricerche, la donna ordinò ai suoi daimon di rovistare al piano superiore. Immediatamente il pensiero di Hikaru corse ai piccoli, a Kaori e alle altre persone presenti in quel momento nella struttura: doveva provare a metterle in salvo, ma sola e senza la possibilità di trasformarsi, poteva fare ben poco. - World shaking! - sentì un improvviso urlo alle sue spalle, e quasi come per magia Uranus e Neptune apparvero in suo soccorso. Poggiando la schiena contro il muro, Hikaru tirò un sospiro di sollievo: erano arrivati i rinforzi, provvidenziali come non mai. - Fai quello che devi, ma fallo in fretta! Li distraiamo noi! - le disse a voce bassa Michiru, scorgendola dietro l'albero di natale. E ancora si udì un sussurrò gelido come la morte: - Dead scream! - attaccò Sailor Pluto, aggiungendosi al gruppo delle Outer. L'intento dei nemici di girovagare per la struttura e seminare panico e sofferenza fu momentaneamente scongiurato ed Hikaru potè sgattaiolare via indisturbata. I tre daimon si fiondarono quindi sulle Sailor che ingaggiarono quasi una battaglia corpo a corpo, mentre Kaolinite continuava la sua affannosa ricerca nel caos più totale. - Fermi tutti! Non puoi venire fin qui e seminare sofferenza e dolore in un posto dove i bambini dovrebbero cercare serenità, e provare a costruire il loro futuro! Sono la paladina della legge, la combattente che veste alla marinara, sono Sailor Moon e sono venuta qui per punirti in nome della Luna! - intervenne una voce fuori campo. - E noi le daremo manforte! - Il gruppo di Inner insieme a Sailor Moon e Sailor Chibimoon aveva deciso di fare il suo ingresso a sorpresa dal palco in fondo alla sala. Così richiamando l'attenzione dei presenti, balzarono giù da esso per mettersi in posizione d'attacco. - Bene, molto bene! Stavo proprio aspettandovi! Siete così prevedibili! Non mi deludete mai! - disse loro Kaolinite, arrestandosi improvvisamente dinnanzi al tavolo del buffet, ancora apparecchiato. Il gruppo di Inner si schierò accanto a quello delle Outer preparandosi per la battaglia. - Non abbiamo bisogno di voi, possiamo farcela da sole, andate ad aiutare Sailor Sun a mettere in salvo gli orfanelli! - disse Neptune nell'estremo tentativo di provare a proteggere la guerriera del Sole. - Siete voi che avete bisogno di aiuto adesso, non Sailor Sun! - le contraddisse Sailor Mercury, indicando loro la presenza di quattro nemici sul campo di battaglia.
- Dovreste rimandare i vostri inutili litigi a dopo! Adesso bisogna restare concentrate! - le rimproverò Pluto. - Perchè per una volta anziché farvi la guerra non provate a combinare insieme i vostri attacchi? Quando lo fa Sailor Sun ottiene sempre buoni risultati! - le incoraggiò quindi a combattere insieme. Neptune soppesò velocemente le parole della guerriera di Plutone, magari era un azzardo ma non c'era tempo da perdere, se altri daimon avessero attaccato il piano superiore Hikaru sarebbe rimasta completamente a corto di aiuto; istantaneamente un pensiero doloroso le si affacciò alla mente: - "Uranus! Lei è di sopra; la bambina è di sopra! - disse terrorizzata Neptune con le lacrime agli occhi. Ma subito una raffica di colpi le sferzò ferendole..." -Neptune scosse il capo come per scacciare via il pensiero inopportuno in quel momento; magari Pluto sbagliava, ma non costava nulla provarci e così subito urlò: - Deep submerge! - inaspettatamente al suo attacco fece immediatamente eco quello di Sailor Mars: - Burning mandala! - la potente sfera di energia azzurra si levò veloce verso l'alto, contornata da otto velocissimi cerchi infuocati, abbattendosi sul daimon e spazzandolo via all'istante. - Insieme i nostri attacchi sono più forti... - constatò Mars, restando a guardare il mostro esanime che iniziava a riprendere forme umane. Uranus allora si staccò dal gruppo correndo verso destra, mentre Jupiter la imitò andando verso sinistra in modo da circondare il secondo daimon - Supreme thunder! - - World shaking! - ed anche quello fu neutralizzato grazie all'attacco congiunto. Kaolinite molto disturbata dalla piega che stava prendendo la situazione si sbrigò a potenziare l'ultimo daimon rimasto, quindi poggiando una mano sulla tovaglia di raso, la strattonò violentemente lasciando cadere con un tonfo sordo per terra i vassoi con i dolci avanzati, rivelando a tutti il reale scopo della sua ricerca. La fragile Hotaru era nascosta lì sotto, spaventata e tremulante, così la donna la strattonò per un braccio e se la caricò in spalla. - Stavo cercando proprio te! Tuo padre ti aspetta a casa ed è molto arrabbiato! - le disse con fare minaccioso. - Lasciami! - fu l'inutile protesta della ragazza. Kaolinite decise così di ritirarsi dal campo di battaglia, lasciando le Sailor in balia del daimon, ma inaspettatamente, Sailor Sun accorse parandosigli dinnanzi per sbarrarle la strada. Con estrema agilità la donna però la scavalcò, voltandosi indietro ed assicurandosi che Sailor Chibimoon stesse assistendo al rapimento. - Vieni piccola, seguimi! Magari potresti tornarci ancora utile come l'ultima volta! Senza contare che saresti un succulento bocconcino per il nostro signore! - disse la nemica, ma Sailor Sun riuscì a percepire nitidamente quelle terribili parole. Le previsioni di Kaolinite si erano rivelate più che esatte, difatti Sailor Chibimoon, presa dall'istinto di protezione nei riguardi dell'amica maltrattata, si lanciò di corsa al suo inseguimento. - Chibimoon, torna qui è pericoloso! - le disse contrariata Sailor Moon, ma anche la ragazzina si era già dileguata. Sailor Sun realizzò allora che erano cadute di nuovo in trappola e che quello era l'ennesimo diversivo per tenere occupate le guerriere Sailor mentre la donna senza scrupoli poteva risvegliare indisturbata Mistress 9 sacrificando la sua amica Chibiusa. - Pluto è lei! La chiave di tutto è Chibiusa! - urlò decisa Sailor Sun per poi lanciarsi a sua volta all'inseguimento di Chibiusa insieme a Sailor Moon. - Sailor Sun! - esclamarono allarmate le Outer. - Sailor Moon! - esclamarono contemporaneamente le Guardian con la stessa preoccupazione, ma il daimon chiuse violentemente le porte della sala imprigionandole ed ingaggiò una battaglia furiosa. Quando Kaolinite decise di arrestare la sua folle corsa all'interno del parcheggio nel cortile, teneva ancora tra le braccia Hotaru che, in preda alla paura iniziò a star male. - Lascia stare Hotaru! - le gridò Chibimoon che finalmente era riuscita a raggiungerle, ma un'onda di energia emessa dalla nemica, impattò su di lei scaraventandola lontano. Solo l'intervento di Sailor Moon, che attutì il colpo col suo corpo, le impedì di rovinare per terra. - Come sta? - le chiese preoccupata Sailor Sun parandosi dinnanzi a loro. - Non è ferita, ha solo perso i sensi... - constatò sollevata Sailor Moon. - Bene! Ascolta Usagi: scappa per favore! Metti Chibiusa in salvo! Siamo cadute in trappola: il nemico vuole lei, dobbiamo allontanarla dal campo di battaglia! - - No! E' fuori discussione: non posso lasciarti qui da sola, Hikaru! - - Ehi, sono pur sempre Sailor Sun, non hai nulla da temere! Andrà tutto bene! - le disse sorridendole dolcemente mentre le posava una mano sulla spalla per rassicurarla, ma un'improvvisa e violenta ondata di energia, sprigionata dal corpo della stessa Hotaru, si diresse velocissima verso di loro con un lampo di luce violacea. L'ultima cosa che riuscì a fare Sailor Sun prima di esserne completamente travolta, fu quella di spintonare via le altre due. La violenza inaudita di quella forza la sollevò in aria di parecchi metri. - "E' la fine... Ho fallito proprio alla resa dei conti. Mamma, papà... perdonatemi, non sono riuscita a riscattarvi..."- pensò tra se e se mentre la potenza distruttiva le lacerava le carni e le fracassava le ossa. Quando l'onda d'urto diminuì di intensità la guerriera ormai priva di sensi cadde riversa sulla ghiaia con un tonfo sordo. - Hikaru! - un grido disperato si sovrappose al tonfo e Sailor Neptune e Sailor Uranus corsero verso la guerriera che giaceva per terra esanime. In breve i gruppi si congiunsero nuovamente, ma lo scenario che si aprì loro dinnanzi fu quanto di più sconvolgente possibile. Da un lato vi era Usagi che teneva stretta Chibiusa; dal lato opposto Haruka e Michiru erano chine su Hikaru. - No no no! - disse spaventata Michiru, inginocchiandosi e lasciando che il capo di Hikaru poggiasse sulle sue gambe. Un rivolo di sangue le colò giù dalla bocca e la guerriera di Nettuno si affrettò a pulirlo, noncurante di sporcarsi. Il volto di Hikaru era completamente ricoperto di graffi, la gemma al centro del suo diadema completamente sfracellata e la sua divisa a brandelli. - Hikaru dai, non è il momento di scherzare! Alzati, sennò ci fai preoccupare! - la strattonava Haruka con la speranza che la guerriera si stesse burlando di lei come spesso accadeva. Ma ben presto si accorse che non era uno scherzo, ma la tragica realtà. - Ma guardatevi prima giocate a fare le forti, poi quando vi fate male iniziate con i piagnistei! Siete ridicole e patetiche! Non finisce qui guerriere Sailor, stavolta ho neutralizzato la viaggiatrice del tempo. La prossima volta sarà il turno di ciascuna di voi! E' una promessa! - disse Kaolinite sparendo con in braccio Hotaru svenuta. - Hikaru! - corse verso di lei Sailor Mars, ma fu spintonata via da Sailor Uranus che si chinò su di lei per prenderla in braccio. - Come sta? - chiese loro Sailor Moon, stringendo se possibile, ancora di più Chibiusa tra le braccia. - Combattere insieme ci indebolisce. E' colpa vostra se le cose sono andate così! Avremmo dovuto gettarci all'inseguimento di Kaolinite invece di darvi una mano e forse adesso Hikaru sarebbe ancora... - un singhiozzo ruppe il discorso di Haruka che dando loro immediatamente le spalle lasciò cadere una lacrima prepotente dagli occhi. Facendo appello a tutte le sue forze strinse Hikaru tra le braccia, guardò Michiru presa dalla disperazione e la esortò ad abbandonare tutte insieme il campo di battaglia. - Pluto io... - tentò di giustificarsi Sailor Moon. - Sailor Sun ha agito per proteggervi, non sentirti in colpa. E' una guerriera Sailor, è stata addestrata a questo! Sapeva benissimo che era il suo dovere! Adesso pensate solo alla Piccola Lady! - disse loro Sailor Pluto, lasciando un'affettuosa carezza sul capo della bambina e sparendo esattamente come le altre prima di lei. - Rei... - disse avvicinandosi Venus, allacciando Mars per le spalle per sostenerla. La guerriera di Marte guardava un punto indefinito dell'orizzonte dove era scomparsa la persona che amava, con l'amara consapevolezza che forse non l'avrebbe mai più rivista: - " Se avessi saputo che poteva finire così, non ti avrei mai detto quelle cose prima! Non avrei mai immaginato che dicendoti di sparire tu saresti andata via per davvero! Perchè mi stai lasciando sola? Ti amo, di questo non ti importa? O mi stai punendo perchè tendo ad anteporre il giudizio degli altri al mio amore per te?" - rifletté sconvolta Mars, con il volto rigato di lacrime.

La porta d'ingresso dell'appartamento condiviso da Haruka e Michiru si spalancò lasciandovi entrare trafelate le due. - Portiamola in camera nostra! - disse sollecita Michiru, facendo strada ad Haruka con ancora Hikaru in braccio, priva di sensi. Haruka la adagiò delicatamente sul letto, quindi spaventata si rivolse a Michiru: - E adesso? Come facciamo a curarla? Non ne sappiamo nulla di medicina... Non era il caso di portarla in ospedale? Forse lì avremmo... - Michiru la interruppe immediatamente perchè quella raffica di domande di certo non l'avrebbe aiutata a concentrarsi per trovare una soluzione al problema, quindi provando a tranquillizzare l'altra le disse: - Ehi, ehi, adesso cerca di tranquillizzarti un attimo; facciamo così: vai in cucina e prendi una camomilla mentre io cerco di appurare le sue condizioni di salute. Soltanto dopo potremo decidere il da farsi... - Tirò quindi un sospiro di sollievo quando capì che Haruka avrebbe seguito il suo consiglio; comprendeva bene l'agitazione e lo spavento della compagna, anche il suo cuore era in tumulto, ma sapeva anche che, se si fosse mostrata smarrita ed esitante, non avrebbe di certo ottenuto l'aiuto dell'altra, che per natura tendeva a scappare dalle situazioni quando la spaventavano. Appena fu sola in camera, Michiru si avvicinò al letto e contemplò qualche istante Hikaru addormentata, le diede quindi una carezza colma d'amore sul volto, spostando le ciocche di capelli dalle ferite. - Sei stata un'incosciente! - la rimproverò dolcemente, mentre con un paio di forbici prese a tagliarle la maglia per verificare le condizioni in cui versava. Si sorprese però quando le forbici incapparono in qualcosa di duro, che produsse un suono metallico. Con curiosità spasmodica Michiru si affrettò a liberarla dall'indumento, scorgendo così sul suo petto affannante una catenina che sfilò e che rimase a fissare come ipnotizzata per qualche istante: il monile d'oro bianco recava due delfini che si libravano in volo ai lati, mentre al centro vi erano specularmente i simboli di Urano e Nettuno. Improvvisamente fu colta da una visione:"Erano le prime luci dell'alba ed il sole filtrava dalle leggere tende della loro camera da letto del Triton Castle. Neptune stanca e provata dal parto, si era addormentata con la neonata sul petto. Improvvisamente un leggero soffio di vento la ridestò, così, aprendo gli occhi, si accorse che la sua Uranus si era sdraiata accanto a lei, accanto a loro, e le carezzava amorevolmente i lunghi capelli. - Buongiorno mia regina! - le sussurrò all'orecchio. Neptune alzò una mano per sfiorarle il viso, facendo attenzione a non svegliare la piccola che ancora le dormiva addosso. - Abbiamo aspettato che nascesse prima di darle un nome, ma adesso è davvero qui con noi... Ti piacerebbe se la chiamassimo Hikaru? - le sussurrò Uranus, disseminando tanti leggerissimi baci sul capo della sua amata. - Hikaru? Splendore? - chiese perplessa Neptune. - Si amore mio... Non è forse uno splendore questa piccolina tra le tue braccia? Mi sembra un nome appropriato! - disse carezzando quasi con paura la testolina della bimba. In quel momento un raggio di sole si insinuò nel pieno della sua luminosità nella stanza, andando a carezzare gentilmente il piccolo esserino addormentato. - Si, amore... E' perfetto questo nome! Lei è il nostro sole splendente! - le disse Neptune allungandosi a cercare le sue labbra . - Ho un dono di benvenuto per lei...Vorrei darglielo subito... - disse Uranus non appena smise di baciare l'altra, quindi si lasciò penzolare dalle mani una catenina con due delfini alati ai lati ed al centro i simboli speculari di Urano e Nettuno. Michiru la guardò mentre la metteva al collo della bambina. - E' un dono molto bello... ha qualche significato particolare? - le chiese poi. - I delfini con le ali siamo noi, che siamo ai lati perchè la proteggeremo sempre, mentre i nostri simboli al centro rappresentano la nostra unione di cui lei è il frutto tangibile. Io vi proteggerò sempre perchè siete il dono più prezioso che la vita potesse farmi. E' tutta racchiusa qui la promessa che vi faccio! - disse Uranus sdraiandosi ancora di più accanto a Neptune e lasciando che lei e la figlia si appoggiassero sul suo petto. - Vi amo infinitamente... - sussurrò col cuore colmo di felicità ad occhi chiusi, assaporando il clima intimo e raccolto di quel momento..."Michiru trasalì sconvolta. - Ma allora tu sei... sei... - Improvvisamente il velo le cadde dagli occhi e tutti i pezzi del puzzle, fino ad allora sparsi alla rinfusa, iniziarono a combaciare alla perfezione: - Fin da quando sei entrata nelle nostre vite come un ciclone ho sempre provato qualcosa di forte nei tuoi riguardi. Volevo convincermi che le mie fossero solo fissazioni, ma più ti guardavo, più rassomigliavi ad Haruka. I tuoi capelli biondi, la tua altezza, la tua fisicità... persino nei modi mi ricordavi lei... Avere a che fare con te era come avere a che fare con Haruka stessa e non mi capacitavo del perchè. Inoltre notavo anche l'impatto che avevi su di lei: normalmente Haruka è diffidente con gli estranei, a tratti scontrosa, soprattutto se considera questi sfacciati o invadenti, ma con te no... Non lo è mi stata, anzi, nonostante i tuoi modi, si è sempre posta con fare protettivo nei tuoi riguardi... Ora è tutto chiaro. Forse lo è sempre stato fin dall'inizio, solo che per paura ero io a rifiutare di accettarlo. Tu sei nostra figlia! E' questa l'unica soluzione possibile! - ragionò ad alta voce Michiru, sentendo le farfalle nello stomaco perchè stava realizzando che aveva dinnanzi il frutto tangibile dell'amore che la legava ad Haruka. - Mia figlia... - ripeteva come ipnotizzata. - Mia e di Haruka... - sorrideva inebetita. Il suo fragile idillio fu però di colpo spazzato via da un singulto di Hikaru, che con grande fatica nella respirazione, sputò un nuovo rivolo di sangue dalla bocca, facendola sprofondare nuovamente nella drammatica realtà. - Mamma... - sussurrò quasi impercettibilmente con l'ultimo alito di vita rimastole in corpo. - Sono qui piccola mia! - si affrettò a farle sentire la sua presenza Michiru prendendola per mano, ma si accorse che la vita la stava abbandonando velocemente; le sue mani erano gelide, il colorito ancora più pallido e rantolava più che respirare. - Haruka! - urlò spaventata Michiru e l'altra accorse subito. - Eccomi! Come sta? - - Male! Molto male... rischiamo di perderla... Credo che qualche costola rotta le abbia bucato un polmone... - convenne la violinista attribuendo quei sintomi ad uno pneumotorace traumatico. - Cosa facciamo? Andiamo in ospedale? - - E come potremmo mai giustificare una cosa del genere? - - Scusa se continuo a ripetertelo da quando siamo qui, ma allora che cosa facciamo? - le ripeté Haruka spazientita, ma anche confusa dall'insolita indecisione della compagna. - Non lo so! - ammise finalmente Michiru lasciandosi andare ad un pianto liberatorio. - Scusami, per favore non piangere, dobbiamo restare lucide... - provava a rincuorarla Haruka, ma improvvisamente suonò il campanello. Dopo aver bisticciato un po' su chi dovesse andare ad aprire, ma soprattutto se fosse davvero il caso di aprire, Haruka si avvicinò di soppiatto alla porta. - Chi è? - chiese con voce cupa. - Apri, sbrigati! Sono io! - le rispose la voce dall'altro lato. E la bionda riconobbe Setsuna. Affrettandosi dunque ad aprire, lasciò entrare l'amica seguita a ruota da un dottore. - Adesso non è il momento di fare domande. Hikaru sta male, in ospedale non si può andare e a noi serve un dottore per curarla, quindi dov'è? - chiese Setsuna il cui tono non ammetteva repliche, quindi senza dir nulla Haruka li condusse nella stanza. - Lasciaci soli Michiru! - disse ancora Setsuna intimando all'altra di uscire. - Non se ne parla proprio. Io resto qui con lei. Mi incatenerò al letto se necessario, ma non me ne andrò! L'ultima volta che mi hai detto di fare qualcosa, ho perso mia figlia! Non ti permetterò di ingannarmi anche adesso! - disse la violinista riferendosi al suo sogno, e si sedette dunque a piedi del letto. - Per favore Michiru... Abbiamo poco tempo per salvarla! - la supplicò Setsuna, mettendole entrambe le mani sulle spalle, constatando che alla fine Michiru era davvero riuscita a trovare da sola la soluzione ai suoi quesiti. - D'accordo... - si arrese.
- Vi prego, salvatela! Non possiamo permetterci di perderla! - implorò Michiru e Haruka la trascinò fuori dalla stanza. Le due si spostarono in salotto, quindi Haruka si sedette pensierosa sul divano. Michiru invece era all'impiedi davanti alla vetrata, fissando un punto indefinito all'orizzonte. Di tanto in tanto l'altra le gettava rapide occhiate per cercare di coglierne lo stato d'animo. - Michiru, ti vedo molto scossa... Cioè, sicuramente lo siamo tutte per via degli ultimi accadimenti, ma ti vedo ancora più agitata di prima. Cosa succede? - le chiese infatti. La violinista si limitò a fare silenzio. - Cosa mi stai nascondendo Michiru? - insisté preoccupata Haruka. - "Come faccio a dirti quello che sta succedendo? Come posso dirti che di là sta morendo tua figlia? Una figlia che neppure avresti immaginato di avere!" - si torturava il cervello Michiru. - Michiru basta con questo silenzio! Ti decidi a dirmi una buona volta cosa c'è? - parlò spazientita Haruka. - Mi chiedi cosa c'è? Vuoi sapere davvero cosa c'è? E chi mi assicura che dopo che te l'ho detto non scapperai come tuo solito davanti alle difficoltà? - - Perchè mi tratti come se fossi una persona immatura ed irresponsabile? E' forse questo ciò che pensi davvero di me, dopo tutto questo tempo insieme? - le chiese Haruka, ferita dalle sue parole. Michiru si voltò a guardarla, Haruka a sua volta distolse lo sguardo, aveva le mani chiuse a pugno sulle ginocchia, rosse dalla forza con cui le stringeva per reprimere la frustrazione e la rabbia. Forse aveva esagerato, stava rischiando di prendersela con l'unica persona che era nella sua stessa posizione in quel momento. La compagna aveva il diritto di sapere la verità, visto che era parte in causa più di quanto lei stessa credesse. Quindi senza proferire parola le si avvicinò e fece penzolare dalle mani la catenina sottratta poco prima ad Hikaru. Haruka la fissò dapprima perplessa dondolare nell'aria, timorosa allungò una mano verso il ciondolo e con maggior coraggio lo strinse poi tra le mani. Michiru allentò la presa. - La riconosci? - le chiese asciutta la violinista. Haruka se la rigirò per un po' tra le mani osservandola, e finalmente ebbe una folgorazione:- "Ho un dono di benvenuto per lei...Vorrei darglielo subito... - disse Uranus non appena smise di baciare l'altra, quindi si lasciò penzolare dalle mani una catenina con due delfini alati ai lati ed al centro i simboli speculari di Urano e Nettuno. Michiru la guardò mentre la metteva al collo della bambina. - E' un dono molto bello... ha qualche significato particolare? - le chiese poi. - I delfini con le ali siamo noi, che siamo ai lati perchè la proteggeremo sempre, mentre i nostri simboli al centro rappresentano la nostra unione di cui lei è il frutto tangibile. Io vi proteggerò sempre perchè siete il dono più prezioso che la vita potesse farmi. E' tutta racchiusa qui la promessa che vi faccio!" -Haruka spalancò gli occhi come per cercare di focalizzare totalmente la situazione, quindi alzò lo sguardo verso Michiru e le disse: - Il nostro sole splendente... - finalmente l'aveva riconosciuta. Adesso anche per lei era tutto perfettamente chiaro: Hikaru, la ragazzina impertinente che aveva conosciuto, era in realtà sua figlia... sua e di Michiru. Si avvicinò a Michiru cingendola da dietro, e restò abbracciata a lei a guardare un punto qualsiasi dello skyline di Tokyo. - Ti amo Michiru. Non lascerò mai più accadere che la nostra famiglia possa essere divisa. Tu e la nostra bambina siete quanto di più prezioso abbia al mondo... - disse poggiando le mani sul grembo che aveva generato la figlia. - Mi sono persa fin troppo di lei. Non mi è stato permesso di vivere la sua infanzia e la ritrovo adesso, in un passato, in cui è paradossalmente già quasi adulta... Mi fa così strano... Però sono sicura di una cosa: non voglio perdere mai più neppure un centimetro della sua crescita. Voglio essere il genitore che non ha mai potuto avere. Al contrario di ciò che ha sempre saputo, non siamo morte! Siamo qui e siamo noi i suoi genitori! - - Haruka davvero tu... - si voltò verso di lei Michiru, ritrovandosi stretta tra le sue braccia. - ... Davvero non hai paura di tutto ciò? - le sussurrò, chiudendo gli occhi e poggiandole il capo sul petto. - E di cosa dovrei avere paura di amare te e nostra figlia? - - Un giorno, in un futuro questo potrebbe avere conseguenze... Potremo persino essere tacciate di insubordinazione... - disse Michiru, riferendosi chiaramente al suo sogno. - Amare non è mai un errore. Sbaglia chi ti fa credere che lo sia... E poi lo sai che morirei per te, anzi, per voi! - le sussurrò dolcemente Haruka. Pur nella tragedia che stavano vivendo la violinista ebbe un barlume di serenità perchè non potè fare a meno che apprezzare la maturità con cui l'altra stava gestendo la situazione piombatale addosso; dopo tanto tempo insieme tutto poteva dire di Haruka tranne che fosse immatura ed irresponsabile, così chiudendo gli occhi la strinse di più e ne respirò il profumo inebriante: -"Sono io che morirei per te...Per voi..." - pensò tra se e se. Ma il rumore della porta che si apriva la ridestò. Setsuna ed il medico uscirono dalla stanza. - Come sta? - chiesero all'unisono, correndo loro incontro - Non bene... Abbiamo sistemato la costola che insisteva sul polmone, suturato alcuni profondi tagli e sistemato un braccio rotto. Ma ciò che desta maggiore preoccupazione è il trauma cranico... Noi abbiamo fatto tutto ciò che potevamo fare, considerata anche la circostanza particolare... - Spiegò loro il medico. - Certo in ospedale sarebbe stata monitorata meglio, ma al momento il possibile è stato fatto. Adesso sta a lei metterci del suo. Dobbiamo aspettare di vedere come trascorre la notte... - concluse e si congedò per andare via. - Per qualsiasi cosa, a qualsiasi ora, chiamami Setsuna, non esitare! - disse all'amica sull'uscio di casa. - Tu resti, vero? - le chiese d'impeto Michiru. Setsuna la fissò e per un momento Michiru non le parve neanche più lei. La donna forte e risoluta, quella combattiva e autoritaria, la stessa che in un impeto di rabbia aveva scaraventato via in un attimo mesi del suo lavoro di biologa, non pareva neppure più lei. Al suo posto c'era una bambina smarrita ed indifesa che da troppo tempo, ormai, non poteva più contare sull'aiuto dei suoi genitori, esattamente come Hikaru. La cosa la intenerì e non si sentì di lasciarle da sole quella sera, entrambe erano parecchio turbate. Decise dunque di preparare qualcosa al volo in cucina, quindi glielo servì in salotto dove erano rimaste sedute in silenzio l'una accanto all'altra per metabolizzare l'accaduto.
- Michiru, hai bisogno di chiedermi qualcosa? - le disse sedendosi di fronte a lei. Non era mai stata amante di troppi giri di parole, ma in quella circostanza si rese conto che occorreva chiarirsi per il bene di tutti, in primis di Hikaru e della sua missione. - La persona che sta morendo di là è davvero nostra figlia? - le chiese senza alzare lo sguardo dal pavimento. Setsuna chiuse gli occhi e dolorosamente annuì. - Ti chiedo scusa, se ti ho trattato come una pazza visionaria quando sei venuta al laboratorio a cercare informazioni, ma non potevo mettere a repentaglio la missione delicata di Hikaru... - disse contrita, poi continuò: - E vi chiedo scusa se nel XXX secolo sono stata costretta a separarvi dalla vostra bambina. Non è una giustificazione né tantomeno voler scaricare la colpa sugli altri, ma stavo eseguendo gli ordini della Regina Serenity. Solo dopo mi sono resa conto di aver fatto una sciocchezza e che per il troppo zelo nel mio dovere vi ho ingiustamente separate. Le voi del XXX secolo sono riuscite ad andare avanti perchè hanno forzatamente dimenticato la bambina che nel frattempo cresceva sana e forte al Palazzo di Cristallo, amata e protetta dalle Guardian e dalla famiglia reale... - - Si, ma non dai suoi genitori! Che forse erano gli unici ad averne tutto il diritto! Avete idea di quali traumi le abbia provocato tutto ciò? Di come si sia sentita sola pur stando al centro del mondo nel XXX secolo? Magari avrebbe voluto soltanto restare a casa sua! Era solo una bambina e voi avete avuto la presunzione di decidere cosa fosse meglio per lei e per noi! Come se fossimo incapaci di decidere da sole, come se fossimo incapaci di allevare una bambina... Come se fossimo incapaci di proteggere i confini del sistema solare pur amandoci! E per cosa poi? Per il vostro zelo del dovere, e per leggi vecchie ed inappropriate avete sacrificato lei e noi come se fossimo bestie da macello! Tutto ciò è di una violenza assurda! Dov'è l'amore che predicate quando combattete? Lo usate solo per riempirvi la bocca di belle parole? - Michiru le vomitò addosso tutta la sua rabbia e la sua frustrazione. - Hai ragione, ho commesso un errore imperdonabile. Però Hikaru è sempre stata molto perspicace, non solo non ha mai dimenticato i suoi genitori, ma crescendo si è sempre più spesso chiesta se l'insubordinazione di cui erano stati accusati fosse stata reale o se piuttosto ci fosse stata qualche altra spiegazione... - -Insubordinazione? E da quando amare qualcuno con tutto il cuore, è insubordinazione? Siamo o no le paladine dell'amore e della giustizia? Se non applichiamo questi principi tra di noi per prime, come potremmo mai garantire all'umanità questi valori? - si indignò Michiru ed un ricordo le tornò prepotente alla mente: - "Uranus fu la prima a soccombere nel tentativo di proteggere la sua amata; Neptune riuscì solo a realizzare che stava morendo tra le sue braccia. L'ultima cosa che ancora riuscì a percepire, fu il pianto disperato in lontananza di una bambina, quindi un'ultima gelida lacrima scese a sigillare definitivamente i suoi occhi mentre con l'ultimo soffio di vita rimastole, pronunciava il nome della figlia: - Hi ka ru…" -Michiru nascose il volto tra i palmi sfregandosi nervosamente la fronte, incredula davanti a tutte quelle assurdità che stava ascoltando ed il suo pensiero tornò ad Hikaru, ridotta in fin di vita da leggi ingiuste che avevano messo a dura prova la sua famiglia nel XXX secolo, così come nel XX. - Voi siete folli! Avete usato Uranus e Neptune del futuro come capro espiatorio soltanto per mascherare una falla del sistema? - chiese con rabbia Haruka, iniziando a ricordare piano piano gli eventi. - Non siamo ancora certe che si sia trattata realmente di una falla di sistema, attualmente però, stiamo vivendo in una fase di paradosso temporale i cui valori di distorsione sono nettamente aumentati. E passato, presente e futuro tendono ad accavallarsi tra di loro in maniera piuttosto casuale... - - Che sia casuale o meno, di là c'è sempre mia figlia che sta pagando ingiustamente per tutti! Che sia parte del mio passato, del mio presente o del mio futuro, io da genitore ho il dovere di proteggerla! Sempre! - sbottò Haruka allontanando stizzita con un piede, il tavolino dinnanzi al divano. - La nostra pista era questa: seguire l'andamento della distorsione temporale per arrivare all'origine di tutto. Era questa la missione di Hikaru: scoprire la verità per restituire serenità e dignità alla sua famiglia. Così in un qualche modo riuscì a convincere la regina a fare un passo indietro nelle sue posizioni ed ottenne il permesso di fare qualche ricerca al fine di provarle che non c'era stata alcuna insubordinazione perchè i suoi genitori avevano sempre avuto un legame di sincera fedeltà alla famiglia reale, e avevano sempre svolto in maniera impeccabile i loro doveri di guardiani dei confini più esterni del sistema solare. Quindi qualunque cosa fosse successo non era certo imputabile a loro... - - E doveva venirvelo a dire una ragazzina? - replicò caustica Haruka. Setsuna comprese la collera dell'altra, e preferì evitare di rispondere continuando invece il suo racconto: - Quando seppi delle sue intenzioni mi offrii molto volentieri di aiutarla. Sapevo che questo avrebbe comportato agire ai limiti della legge, ma non ero la sola, così come sapevo che Hikaru aveva bisogno di una guida se doveva muoversi nel tempo. Inoltre ero profondamente in debito con voi e mi vergognavo talmente tanto per ciò che era successo, che l'unico modo in cui potessi sdebitarmi era starle accanto come avreste voluto fare voi, ecco perchè l'ho adottata quando è venuta qui nel XX secolo... Riuscirete mai a perdonarmi per il male che vi ho causato? - il suo volto si rigò quindi di lacrime. Era la prima volta che poteva parlare in maniera così liberatoria di un proprio fallimento con qualcuno e nonostante l'atmosfera tesa creatasi, adesso si sentiva più leggera. Si era tolta finalmente un pesante fardello dal cuore. - Hikaru lo ha fatto? - le chiese inaspettatamente con calma la violinista. - Hikaru è una ragazza eccezionale con una perspicacia ed una lungimiranza fuori dal comune... In questo è proprio la tua fotocopia Michiru! - disse sorridendole Setsuna. - No, Hikaru è forte e coraggiosa come suo padre! - la corresse Michiru, poggiando prima una mano, poi il capo sul petto di Haruka seduta accanto a lei, come per ritrovare serenità e conforto nel suo amore. - Ti sbagli Michiru, Hikaru è bella e carismatica esattamente come te! E' sempre all'altezza della situazione... Sa sempre cosa fare... Al contrario di me... - le disse di rimando Haruka, posando la mano su quella dell'altra mentre la stringeva a se. Setsuna sorrise al pensiero che nonostante il mondo crollasse loro addosso, Haruka e Michiru riuscivano sempre a trovare forza l'una nell'altra. Non poteva essere insubordinazione quel sentimento così puro e innocente, così sincero ed incondizionato che provavano reciprocamente, ed era giunto il momento che questa cosa venisse fatta presente a chi di dovere. - La nottata è lunga. Perchè non provate a riposare un pochino? Non avete toccato cibo eppure avrete bisogno di tutte le vostre forze per affrontare i prossimi avvenimenti... - consigliò loro Setsuna. - Sai, in fondo ho sempre saputo che Hikaru fosse la mia bambina. Mi sentivo a disagio quando avevo a che fare con lei perchè mi sentivo manchevole per essermi persa parte della sua vita e il dolore mi impediva di guardare in faccia la realtà, ma ho sempre saputo, l'ho sempre sentita agitarsi dentro di me... Esattamente come quando l'aspettavo nel XXX secolo... - disse Michiru sfiorandosi il grembo. Ed alzandosi andò verso la camera da letto - Riposerò solo quando lei starà meglio! - disse sparendo nel corridoio. Haruka si alzò e seguì la sua compagna: - Ed io veglierò su di voi! - disse. Setsuna le lasciò fare. Era forse quello il momento più appropriato per il tanto agognato ricongiungimento familiare, quindi godendosi la sua conquistata leggerezza, si rilassò e si appisolò finalmente come non accadeva da molto. Quando dopo qualche ora si risvegliò, notò che non vi era traccia alcuna delle altre due, così si avvicinò alla porta della camera da letto e vi sbirciò dentro. Le condizioni di Hikaru erano ancora gravi ma stazionarie e Michiru le dormiva di fianco tenendole la mano, stretta a sua volta nell'abbraccio di Haruka che dormiva accanto a lei. Sorrise intenerita da quella scena: - Era questo che tutte e tre aspettavate da una vita... Siete una famiglia stupenda! - disse lasciando una carezza materna sul capo fasciato di Hikaru, per poi sussurrarle: - Vado a mettere un punto a questa vicenda! - Quindi richiuse piano la porta dietro di se per evitare di svegliarle e se ne andò.