Era già mattina inoltrata quando il rumore della pioggia bussava sui vetri delle finestre della camera in penombra, ridestando Haruka. La bionda con ancora gli occhi chiusi, si stiracchiò lasciando correre una mano lungo il lato del letto, tranquillizzandosi nel sentire i lunghi e morbidi capelli della sua amata sotto il suo tocco; spostò successivamente la mano più in là sfiorando anche il braccio di Hikaru. Si alzò dunque di scatto realizzando che ciò che stava vivendo in quelle ore non fosse solo un sogno, o un incubo, in base alla prospettiva in cui lo si affrontava. Corse dal lato del letto che occupava Hikaru per accertarsi delle sue condizioni di salute. Non ne capiva molto di medicina in realtà, ma sembrava respirare normalmente e questo le sembrò, in effetti, un buon segno. Rimase quindi a fissarla per un pò, a sfiorare i suoi lineamenti con un dito tracciando rotte leggerissime sulla sua pelle, quindi si chinò su di lei sussurrandole orgogliosa: - Sei la perfezione fatta umana... E sei mia figlia! - e le diede un bacio sulla fronte coperta dalle bende. Sfiorò anche il viso di Michiru, ancora profondamente addormentata poco distante dalla spalla di Hikaru, e disse: - E a te mio immenso amore, grazie perchè ogni cosa che fai per me, compresa lei, mi rende una donna migliore... - Prese una coperta abbandonata ai piedi del letto e coprì entrambe per non far loro prendere freddo. Richiuse piano la porta dietro di se e si diresse infreddolita in cucina; quella mattina il cielo era cupo, pioveva a dirotto ed il suo umore non era dei migliori. Aveva proprio bisogno di un caffè bollente per riprendersi. Mentre era seduta assorta nei suoi pensieri, Haruka sorseggiava la bevanda ascoltando i messaggi in segreteria e prestando orecchio solo di tanto in tanto allo scroscio incessante della pioggia in quella pessima giornata dicembrina. Gli avvenimenti degli ultimi tempi l'avevano parecchio turbata: non era certo facile impedire il risveglio della guerriera della distruzione soprattutto a causa delle continue interferenze delle Guardian, e contemporaneamente ritrovarsi a dover fare i conti con una grana proveniente da uno spazio tempo-diverso da quello attuale, che minacciava l'esistenza della sua famiglia, prima ancora che esistesse. E poi c'era Hikaru, la figlia adolescente concepita però nel futuro, ignara che i suoi genitori fossero ancora vivi, e che soprattutto l'avessero presa in casa con loro. Era tutto così complicato: questa distorsione spazio-temporale stava mettendo a dura prova i nervi di tutti, specialmente i suoi, che da impulsiva, era adesso costretta invece a fare esercizio di riflessione costante, onde evitare che le situazioni precipitassero ancora più velocemente, e tutto questo le portava via così tante energie da sentirsi stanca e demotivata. Inoltre covava in un angolo recondito del suo cuore una collera repressa nei riguardi della Regina Serenity del XXX secolo ed il suo entourage. Non poteva credere di essere stata vittima di una così profonda ingiustizia da parte di una persona che aveva sempre amato, rispettato e servito fedelmente in ogni spazio-tempo. Lei e Neptune erano sempre state ligie al dovere, non avevano mai messo in discussione una sola delle regole stabilite dai sovrani, avevano sempre difeso, talvolta a scapito della loro vita, i confini più esterni del sistema solare e mai un gesto di apprezzamento o di gratitudine nei loro confronti. Anzi, appena possibile, per preservare gli equilibri di palazzo, era stata utilizzata senza alcun riguardo come capro espiatorio di un crimine considerato tale soltanto da loro. Come se amare qualcuno fosse un crimine, mentre reprimere e cancellare ogni prova esistente di un amore familiare fosse un atto lecito. Poteva capire che l'improvvisa ed inaspettata incursione nemica nel sistema solare aveva portato spavento e scompiglio, ma perchè riversare la colpa di tutto ciò su lei e Neptune? E' pur vero che la legge impediva alle guerriere Sailor del sistema solare esterno di poter vivere una vita di comunità, ma Neptune era così forte, indipendente e sola che se ne innamorò fin dalla prima volta che i loro occhi si incontrarono. Ricordava bene il loro primo incontro avvenuto proprio al Palazzo di Cristallo, durante un vertice per la difesa dell'universo. Ricordava questa donna con una veste verde acqua e lunghi capelli ondulati al vento, che ad ogni suo passaggio lasciava un' inebriante scia di brezza di mare. E poi i suoi occhi imperscrutabili come le profondità dell'oceano, la sua risata argentina, il suo carisma e la sua misteriosa personalità, ma soprattutto la sua più grande nemica: la solitudine che le accomunava molto di più di qualsiasi altra cosa. Se anche avesse voluto resisterle non sarebbe mai riuscita a dire di no ad una creatura divina come lei. Forse era questo il punto? Che Uranus aveva finito col preferire Neptune a lei? Forse la vera insubordinazione agli occhi della regina non consisteva nell'aver deciso di condividere la propria vita con Neptune e la loro bambina, ma piuttosto la perdita di interesse nei riguardi suoi e dei suoi capricci reali. Eppure nella sua vita aveva una corte intera che orbitava intorno a lei, ad iniziare dal principe Endymion suo consorte e reggente del regno della Terra, e dalle fedelissime Guardian, di cui Mars era, tra tutte, la più presa di lei. Perchè prendersela allora con due persone che si costruivano soltanto la propria vita insieme in tempo di pace in un angolo remoto dell'universo? Ad ogni modo era piuttosto certa che se ad amare Neptune c'era il rischio di essere accusati di insubordinazione, non gliene importava di nulla: una sola Neptune valeva dieci, cento, mille insubordinazioni con relative punizioni, tanto il loro era un amore predestinato, ed era consapevole che si sarebbero cercate e raggiunte ancora, ancora ed ancora in ogni reincarnazione ed in ogni arco temporale. Il corso dei suoi pensieri fu però interrotto da un rumore di passi che si dirigevano verso la cucina, così qualche attimo dopo, Michiru le si presentò sull'uscio della porta appoggiando una mano allo stipite: - Buongiorno... - disse ancora assonnata, tentando di sistemarsi i capelli arruffati. - Buongiorno a te... Siedi, ti verso un pò di caffè caldo... - le disse sorridendo premurosa Haruka. L'altra allora si sedette e si stropicciò gli occhi. - Grazie... - disse prendendo la tazza bollente tra le mani per scaldarsi. - Ehi, hai un viso molto stanco... perchè non fai una doccia? Magari potrebbe rigenerarti un pò... - le parlò con la solita premura la bionda. - Devo tornare da Hikaru! - replicò l'altra sorseggiando velocemente il caffè. - Michiru, si tratta solo di cinque minuti! Se ti fa stare tranquilla sto io con lei per un pò, anche se non credo possa scappare, viste le sue condizioni... - constatò Haruka per poi continuare: - Ad ogni modo Setsuna ha avvisato che se non ci sono emergenze il medico verrà soltanto nel pomeriggio... -
- Immagino di essere impresentabile, vero? Per questo mi spedisci in doccia! - scherzò timidamente l'altra, ma accettò il suggerimento della compagna tenendo in considerazione soprattutto l'apprensione che stava dimostrando nei suoi riguardi in quel momento. Forse una bella doccia dopo il caffè l'avrebbe aiutata ad affrontare quella triste giornata piovosa sotto un'altra prospettiva. Mentre Michiru era sotto la doccia, Haruka si sedette di fianco ad Hikaru prendendole la mano e tornò col pensiero alle sue riflessioni: - Sei stata molto sfortunata piccolina, ti hanno separato dai tuoi genitori, cucito addosso un'etichetta che non appartiene a noi e addestrata alla cieca obbedienza alla sovrana... E nonostante tutto tu sei rimasta fedele e coerente con i tuoi valori e le tue origini... Non mi meraviglierei se un giorno fossi accusata di insubordinazione anche tu... Ma non preoccuparti, qui c'è il tuo papà e non permetterò mai più a nessuno di allontanarti da noi. Tu non hai ancora visto tua madre, ma da quando ha saputo che eri sua figlia è diventata una donna ancora più bella e affascinante... Forse è questo il segreto: l'hai resa donna a tutti gli effetti... - Ma di nuovo i suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal suono insistente del campanello. Considerato che non stavano aspettando nessuno, indugiò ad andare ad aprire, ma lo scampanellare insistente la innervosì, quindi, decisa a dirne quattro al malcapitato di turno, aprì con veemenza la porta. - Ciao Haruka... - le disse subito Usagi, con un briciolo di timore per la prevedibile reazione dell'altra. Sapeva benissimo che presentarsi a casa delle due era forse una mossa azzardata e che probabilmente avrebbero ottenuto scarsi risultati, ma erano tutte preoccupate per le sorti di Hikaru, della quale dopo l'altra sera non avevano avuto più notizie. Rei e Makoto passarono persino in pasticceria per chiedere informazioni, ma nessuno seppe dar loro risposte attendibili. - Che cosa volete da qua? - chiese bruscamente loro la bionda. - Come sta Hikaru? - parlò con apprensione sempre crescente Rei, rivelando senza troppi giri di parole il motivo per cui erano lì. - Non sono affari vostri! Andatevene! - disse richiudendo la porta, ma Minako bloccò quest'ultima con un piede. - Fa freddo, piove a dirotto, siamo bagnate fradicie.Se siamo qui invece che a casa al calduccio è soltanto per chiedere di Hikaru, non mi sembra carino che tu ti comporti in questo modo! - la affrontò Minako. - Ah, non ti sembra carino? Io mi comporto sempre come voglio, figurati se non lo faccio in casa mia! - replicò l'altra. - Siamo preoccupate e dispiaciute per quello che le è accaduto, lasciaci la possibilità di starle accanto... Di starvi accanto! - rispose Usagi. - Ti ringrazio ma hai già fatto troppi danni! - - Di cosa stai parlando? - la accusò Makoto, parandosi dinnanzi ad Usagi per proteggerla. - Adesso basta! Smettetela di comportarvi come bambine dispettose! Andiamo via, è chiaro che non vogliono intromissioni neppure in questo momento. Come se ogni cosa fosse sotto il loro monopolio! - disse caustica ma anche realistica Ami. - Per favore Haruka lasciami entrare solo un attimo per vederla... - insistè ancora Rei, noncurate degli attriti tra le altre. - E perchè dovrei farlo? Dimmi, sei forse la sua fidanzata? - le disse pungente Haruka, che ben conoscendo la risposta giocò ugualmente col tormento interiore di Rei in maniera quasi crudele, come crudele era stato il destino riservato a lei ed alla sua famiglia nel XXX secolo. - Sei senza cuore! - la accusò ancora Makoto, tentando di difendere la sua amica dalla mortificazione appena ricevuta. - Ah, io sarei senza cuore? Avete la minima idea dei problemi che ha causato a tutti noi la vostra regina nel XXX secolo per i suoi... - - Haruka! - intervenne una voce autoritaria alle sue spalle. Haruka si voltò e scorse Michiru che le aveva raggiunte in accappatoio. La violinista fece un cenno di diniego col capo, quindi Haruka realizzò: a causa della sua impulsività stava parlando fin troppo e stava rischiando di compromettere la riuscita della missione di Hikaru che invece, pur di difendere il suo segreto, si era fatta quasi ammazzare. Michiru si avvicinò a sua volta alla porta e noncurante di essere in deshabillè, chiese: - Come sta Chibuisa? - - Bene, grazie ad Hikaru. Adesso sta riposando con Mamoru... - si affrettò a risponderle Usagi, accorgendosi che nel suo tono non vi era la rabbia ed il risentimento mostrati invece da Haruka e sperò per un attimo che potesse essere un segnale di apertura verso di loro. Michiru si rivolse poi personalmente a Rei: - Hikaru è molto debole. In questo momento non è in condizione di ricevere viste. Quando starà meglio ti prometto che le dirò che sei passata... - - Michiru per favore, solo un attimo, lasciatemela vedere solo un attimo! - supplicò ancora Rei. - Per favore, adesso andate... - disse richiudendo la porta dietro di se. - Che sfacciate, osare venire qui dopo tutto quello che è successo! - commentò infastidita Haruka. - Haruka, io capisco la tua frustrazione, ma non puoi prendertela con loro senza motivo! - - Hikaru è di là, mezza morta perchè ha fatto da scudo col suo corpo a Sailor Moon e sua figlia, vallo a dire a qualcun'altro che non c'è motivo di prendersela con loro! - si arrabbiò la bionda. - Immagino che se si è comportata così avesse delle motivazioni valide. Evidentemente nonostante tutto ha ritenuto che fosse giusto così; noi dovremmo solo fidarci di Hikaru. Non è una sprovveduta! - replicò Michiru dirigendosi verso la vetrata del salotto, attratta dal rumore delle stille di pioggia che si frangevano contro di essa. Nell'oltrepassarla, la bionda avvertì ancora quell'inebriante scia di brezza di mare, la stessa che le accendeva ogni volta i suoi desideri più reconditi, e le fu immediatamente dietro; allentò leggermente la cinta dell'accappatoio, lasciando che le cadesse un pò all'altezza del torace e prese a baciare la spalla nuda della compagna, fino ad arrivare al collo. - Pensi che ad Hikaru piacerebbe un fratellino o una sorellina? - le sussurrò poi all'orecchio maliziosamente.
- Cosa c'è, ci stai prendendo gusto a fare il papà? - la provocò Michiru. - Chi non vorrebbe essere il padre dei tuoi figli? - le sussurrò ancora, mordendole l'orecchio. - Troviamo prima un modo per poter far restare Hikaru qui con noi, poi penseremo al fratellino... - le rispose Michiru prendendole il volto con entrambe le mani per baciarla, quindi disse: - Ora scusami, ma per un pò dovrai condividerti le mie attenzioni con tua figlia! - Le strizzò l'occhio mentre si rivestiva, quindi tornò in camera per assistere e medicare la ragazza. - Come sta? - chiese nuovamente Haruka quando la vide tornare in salotto dopo un po'. - E' ancora priva di conoscenza... Ormai avrebbe dovuto ridestarsi, e sinceramente la cosa inizia a preoccuparmi... - le disse Michiru sedendosi accanto a lei sul divano. Nella stanza piombò allora un silenzio strano e surreale, entrambe erano prese dai propri pensieri che momentaneamente non sentivano l'urgenza di condividere; qualcosa dentro di loro si agitava, nessuna delle due però era riuscita a definire bene cosa fosse in quel momento. Ma il rumore di una porta che si apriva ed immediatamente dopo un rumore di passi trascinati e respiri affannosi, attirò la loro attenzione. Si affacciarono subito dal salotto per vedere. Appoggiandosi alle pareti del corridoio Hikaru procedeva ansimante, piegata in due dal dolore verso l'ingresso. - Hikaru! Ma cosa stai facendo? - le chiese Michiru sorpresa nel vederla in piedi. - Grazie per l'ospitalità e per le cure, ma adesso devo proprio andare... - parlò a fatica l'altra. - Ma se non ti reggi in piedi! Dove credi di poter andare? - le disse Haruka parandosi dinnanzi. - Per favore, lasciatemi andare: ogni momento che perdo qui è una possibilità che tolgo a quelle persone di riscattarsi! - implorò loro Hikaru. - No! Non se ne parla! Stai molto male, e ti reggi in piedi a malapena! Dove credi di poter arrivare una volta uscita di qua? - tentò di fermarla Michiru trattenendola delicatamente per il braccio. - Senza contare che nemmeno i tuoi genitori ti lascerebbero andare se stessi così! - la rimproverò Haruka - E' questo il punto! Sono i miei genitori ad aver bisogno di me! - gettò la maschera Hikaru, stanca e provata da una vita di nascondimento e menzogne. - No, siamo noi che abbiamo bisogno di te! Qua e adesso! - si lasciò scappare di bocca Michiru, col timore che, se l'avessero lasciata andare in quel momento, non l'avrebbero rivista mai più. - Valgono davvero così tanto i tuoi genitori, visto che stai sacrificando per loro ogni tua singola fibra vitale? - le chiese Haruka, che consapevole e rassegnata da quella che sarebbe stata la sua risposta, si spostò liberando l'accesso alla porta di casa. - Si, sono la cosa più preziosa che io abbia e adesso che ho tutte le risposte che cercavo devo fare solo un'ultima cosa, poi potrò rendergli giustizia... Per favore lasciatemi andare... - ed aprì la porta. Si voltò indietro soltanto un'altra volta, scorgendo negli occhi di Haruka e Michiru paura e disperazione: - Non abbiate paura per me, andrà tutto bene. Grazie di tutto! - disse sorridendogli, ma fu colta da un tremendo capogiro ed una fitta al torace, che la attanagliarono in una morsa di dolore, quindi si accasciò per terra. Haruka riuscì a prenderla in braccio appena prima che urtasse ancora e senza perdere tempo si decise a riportarla a letto, ma in quell'istante un'improvvisa luce biancastra accecante le investì in pieno trasmigrando ogni singola fibra del loro essere in un diverso spazio-tempo.

Sylver Crystal - XXX secolo

L'accecante bagliore che le travolse iniziò ad affievolirsi, ed Haruka e Michiru, che si erano ritrovate abbracciate nel tentativo estremo di proteggere Hikaru con i loro corpi, aprirono lentamente gli occhi infastiditi, tentando di mettere a fuoco. Innanzitutto constatarono di essere ancora vive, ma di essersi trasformate durante il teletrasporto in Sailor, così come era accaduto ad Hikaru che giaceva ancora addormentata tra le braccia di Haruka, col capo abbandonato sulla sua spalla. Si diedero quindi una rapida occhiata attorno ed immediatamente scorsero poco distante da loro Usagi e le Inner, con espressioni sgomente come le loro, segno che forse avevano subito la stessa sorte. I loro sguardi interrogativi e sospettosi si incrociarono per qualche attimo chiedendosi se fossero state le altre la causa di quell'improvviso viaggio temporale, ma ben presto capirono che nessuna di loro avrebbe potuto farlo, perchè il potere di manipolare il tempo spettava solo e soltanto a Sailor Pluto. Appurando che entrambi i gruppi si erano loro malgrado ritrovati nella stessa situazione, si guardarono meglio intorno accorgendosi di essere in una grande sala pentagonale che rifrangeva la luce che penetrava dall'esterno attraverso gli alti torrioni di cristallo, scomponendola nei colori primari e creando una miriade di minuscoli arcobaleni intorno a loro, che convergevano presso una piccola scalinata ed un ambiente leggermente sopraelevato che ospitava i seggi reali. Capirono dunque di essere state condotte nella sala del trono del Palazzo di Cristallo, notando la regina ed il re assisi sui loro scranni reali. Regina Serenity e Re Enymion erano circondati dalle Guardian del XXX secolo: Mars e Mercury dal lato della sovrana, Venus e Jupiter dal lato del re. In un angolino al di sotto della scalinata erano relegate Uranus e Neptune del XXX secolo, con atteggiamento trepidante. A quella vista le Inner del XX secolo si inchinarono immediatamente davanti ai loro sovrani; differente fu la reazione di Uranus e Neptune, le quali abbozzarono solo un cenno di rispetto abbassando il capo. Prima che chiunque dei presenti potesse proferire parola, al centro della scena comparvero Sailor Pluto e la Piccola Lady che, avvicinandosi ai sovrani si inchinarono a loro volta. - Pluto! Che cosa significa tutta questa montatura? Sai bene che non è possibile portare contemporaneamente nello stesso arco temporale le medesime persone di due archi temporali diversi! - le disse la regina, disturbata dal fatto che la guerrier avesse contravvenuto a quella legge. - Chiedo venia Maestà se ho contravvenuto a questa vetusta e saggia legge, ma le motivazioni che mi hanno spinto a farlo erano tuttavia più importanti della legge stessa! - disse Pluto con un pizzico di sarcasmo, avanzando di qualche passo, per poi continuare: - Siamo qui dinnanzi al vostro cospetto, sovrani, perchè dobbiamo chiarire una volta e per tutte gli avvenimenti che hanno portato alla battaglia del Triton Castle. Alla luce soprattutto del fatto che tu, mia Regina, hai concesso a Sailor Sun di indagare per ricostruire le corrette dinamiche di questa faccenda! Sappiamo bene che ciò che ha spinto Sailor Sun ad indagare, aldilà dell'amore per la giustizia e la verità , è il desiderio personale di riscattare la sua famiglia, che è stata designata come possibile responsabile di questa situazione... Ebbene, mia Regina, finalmente possiamo dire di conoscere le esatte dinamiche che hanno portato all'attacco del Triton Castle ed al conseguente sconvolgimento delle esistenze di tutti! - Un imbarazzante silenzio calò per qualche istante nella sala: la regina guardava con insistenza le Sailor del XX secolo, passandosi perplessa due dita sotto al mento come per propiziare una predisposizione all'ascolto ed alla riflessione. Solo allora Uranus del XX secolo si accorse che la ragazza che continuava a tenere stretta tra le braccia, iniziò a ridestarsi. Sailor Sun aprì infatti lentamente gli occhi e strofinò il capo contro il suo petto, come in cerca di una coccola, prima di andare incontro al suo inesorabile destino, quindi le sussurrò: - Per favore Haruka, mettimi giù... - Ed Uranus si affrettò ad obbedire. Il suo incedere incerto e vacillante palesò a tutti che le sue condizioni di salute erano ancora precarie, ma Sailor Sun era decisa ad approssimarsi al trono, così Neptune del XX secolo le passò un braccio al di sopra delle sue spalle e le fu subito di fianco per sorreggerla, rendendo i suoi passi meno claudicanti finchè, giunta presso il trono non si inchinò ai suoi sovrani; solo in quel momento Neptune si fece da parte. Sailor Sun volse lo sguardo in direzione dei suoi genitori, quelli del XXX secolo, poco distanti da lei. Era la prima volta dopo tantissimo tempo che poté vederli così da vicino, avrebbe quasi potuto sfiorarli; a sua volta Uranus e Neptune del XXX secolo seguivano attentamente la figlia con sguardi colmi di apprensione per le condizioni di salute, ma anche di speranza e ammirazione per la splendida guerriera che era diventata. Sailor Sun fece allora un profondo respiro, chiamò a raccolta tutte le sue forze, quindi si unì a Sailor Pluto nell'esposizione dei fatti. - Siccome gli avvenimenti del XXX secolo hanno influito in maniera diretta anche sul destino del XX secolo, tutte le Guerriere Sailor di questo arco temporale sono state convocate qui come testimoni, perchè conoscano anche loro la verità, al fine di capire meglio il nemico che stanno affrontando nel loro spazio- tempo ed anche per evitare di commettere gli stessi errori verificatisi nel nostro arco temporale, quando, anzichè fare fronte comune per debellare il nemico, si è preferito dare vita ad una lotta interna fra opposte fazioni alla ricerca di un colpevole a caso! - disse dunque Sun, sottintendendo all'accusa di insubordinazione ai suoi genitori. - Limitati ad esporre i fatti, guerriera dissidente! Non è forse così che ti chiamano? - intervenne piccata la regina, che aveva ben inteso l'allusione dell'altra. - Al momento dell'attacco al Triton Castle si è subito supposto che i nemici fossero entrati nel nostro sistema solare a causa di una distrazione di Uranus e Neptune, che invece di proteggere i confini del sistema solare esterno, "giocavano " a fare la famigliola felice. Ed in effetti il ricevimento dato da loro quella sera, per presentare la loro erede alla comunità, è stato un elemento fuorviante perchè in realtà era già in corso una distorsione spazio-temporale solo che nessuno, compreso la sottoscritta, se ne era ancora accorto. La prima ad accorgersi che vi fosse un disturbo nel normale andamento dello spazio-tempo del XXX secolo è stata proprio Sailor Sun qualche tempo dopo, quando, crescendo, si è resa conto che vi erano alcuni vuoti in questa vicenda dovuti non al pregiudizio creatosi nei riguardi di Uranus e Neptune di questa linea temporale ma piuttosto a reali lacune nella ricostruzione degli eventi. Così, grazie anche all'aiuto delle tue fedeli Guardian del XXX secolo, siamo riuscite a scoprire l'origine del problema. Questi nemici provengono dalla nebulosa Tau, localizzata in un'altra dimensione spazio-temporale ed obbediscono a tale Pharaon 90 ed alla sua vicaria Mistress 9. - continuò Pluto. - Si avete capito bene, Guerriere Sailor del XX secolo: ci stiamo riferendo esattamente ai nemici che state combattendo nel vostro arco temporale! - precisò Sailor Sun. - In realtà vi chiederete come sia possibile che questi nemici arrivati dal XXX secolo si siano poi stanziati nel XX secolo? E' presto detto. Uranus e Neptune del XXX secolo non hanno colpa alcuna, visto che lo scudo protettivo dei loro pianeti posto ai confini del nostro universo, non è mai stato danneggiato. E qui Venus del XXX secolo può confermare. Il punto è che: essendo viaggiatori del tempo, sono penetrati nel sistema solare durante uno degli spostamenti della Piccola Lady tra XXX e XX secolo, infilandosi nel varco dimensionale prima che questo si chiudesse. Con molta probabilità il loro ingresso è avvenuto qui nel XXX secolo, difatti hanno subito provato ad attaccarci. E qui si torna nuovamente alla battaglia del Triton Castle, preso di mira proprio perchè sapevano che quella sera saremmo stati tutti lì, e per loro attaccare di sorpresa in un momento inaspettato, quando tutti i difensori del sistema solare erano concentrati in un solo posto rappresentava una probabilità di successo certa e totale. Se si è evitata una catastrofe di portata ancora maggiore è proprio perchè i sistemi di difesa del Triton Castle hanno funzionato, mettendoci in allarme e permettendoci di contrattaccare a nostra volta i nemici, evitando il loro incedere verso il sistema solare interno e nel cuore pulsante di Crystal City... - si arrestò per prendere fiato Pluto, mentre la regina continuava a guardarla con aria cupa e severa. - Rendendosi dunque conto che permanendo nel XXX secolo i nemici non avrebbero mai avuto possibilità di abbattere le difese del nostro universo, hanno quindi pensato di tornare indietro nel tempo, quando il Regno della Luna non era ancora la roccaforte inespugnabile che è adesso. Da lì avrebbero avuto maggiori possibilità di espandersi e di impadronirsi del nostro sistema solare. Approfittando quindi dell'ennesimo spostamento spazio - tempo della Piccola Lady hanno usato ancora una volta il varco dimensionale per viaggiare nel tempo. Ovviamente viaggiare frequentemente nel tempo comporta a lungo andare paradossi, distorsioni o addirittura degli accavallamenti del tempo stesso. Perciò noi tutti siamo nel pieno di una grave distorsione temporale causata da loro. Ciò significa che all'interno dell'arco temporale del XX secolo si è aperta una finestra temporale del XXX secolo, creando così una caotica sovrapposizione di avvenimenti. - riassunse Sailor Sun. - E questo smonta le accuse di insubordinazione ad Uranus e Neptune del futuro! - incalzò la Piccola Lady, che più di chiunque altro, sapeva quanto alla sua amica Sailor Sun fosse mancata nel corso del tempo la sua famiglia e la sua vita con loro. - Anche perché ti faccio presente che quella sera, mentre voi portavate via la loro unica figlia, Uranus e Neptune sacrificavano le loro vite fuori dalle mura del castello. Io c'ero, lo sai, e posso giurare che è andata esattamente così! Perciò sulla base delle prove raccolte chiedo formalmente che l'accusa di insubordinazione fatta ad Uranus e Neptune venga ritirata e che si restituisca a queste due guerriere la dignità ed il prestigio che meritano e di cui sono state ingiustamente private! - concluse Pluto. Uranus e Neptune del XXX secolo tirarono un sospiro di sollievo, guardandosi rincuorate; da quel momento in poi avrebbero anche potuto continuare a giudicarle insubordinatrici, ma la verità era venuta finalmente a galla, e se anche la loro etichetta fosse rimasta tale, il problema restava a chi lo pensava, non certamente a loro. - Regina Serenity, a tal proposito ho anche io qualcosa da dire! - intervenne Venus del XXX secolo: - Mi hai chiesto di arginare questa situazione con tutti i mezzi in mio possesso... Per mettere un punto a tutto ciò bisognava solo scoprire la verità. La verità è che noi Guardian abbiamo agito in accordo con Pluto e Sun, distribuendoci tra il XXX ed il XX secolo, per cercare di avere il quadro della situazione quanto più completo possibile. Ed in effetti, come accennava Pluto prima, nelle nostre ispezioni nei confini più esterni del sistema solare non abbiamo mai notato nessuno squarcio nel sistema difensivo messo a punto dalle Outer. Collaborare in due archi temporali differenti, spingersi fin oltre i confini dell'universo, tramare alle spalle della regina per arrivare alla verità con ogni mezzo possibile sono tutti reati, quindi, come noterai, ho commesso insubordinazione! - - Ed io Regina... Quando mi hai chiesto di cancellare la memoria di Uranus e Neptune del XXX secolo, al fine di preservare il loro fragile equilibrio psico emotivo ma soprattutto l'assetto difensivo del nostro universo, non ho avuto cuore di farlo. Loro quindi sono perfettamente consapevoli della figlia, così come la figlia lo è di loro. Inoltre per tutto questo tempo mi è anche sembrato giusto informarle su come cresceva la bambina e sulla splendida guerriera stava diventando. Ho infranto deliberatamente i tuoi ordini per ben due volte: ho commesso insubordinazione anche io! - si aggregò allora Mars. - Io sapevo tutto eppure ti ho sempre tenuto nascosta la verità. Non ho mai scoraggiato le mie compagne negli illeciti, ma, anzi, ne sono sempre stata complice. Ho commesso insubordinazione anche io! - continuò Jupiter. - Sono stata io a localizzare l'area Omega dell'Accademia Infinity sulla terra e a passare le informazioni a Sailor Pluto ed alle sue alleate! Mi sono intromessa in vicende di archi temporali che non mi appartengono, direzionando e manipolando volontariamente gli eventi! Ho commesso insubordinazione anche io! - ultimò Mercury. - Io sono una Outer Senshi come le persone che hai accusato, anche io sono preposta alla difesa ed al controllo dei confini più remoti del sistema solare, ma le ho lasciate sole nel bisogno perchè troppo occupata a scarrozzare la Piccola Lady avanti ed indietro nel tempo, senza accorgermi che i nemici ci avevano puntate. Sono stata superficiale e poco attenta e, per quanto mi riguarda, potrei essere stata io la causa del loro ingresso nel sistema solare! Ho commesso insubordinazione anche io! - disse Pluto. - Così come potrei essere stata io! Sapevo che i viaggi nel tempo potevano essere pericolosi perchè se i varchi non venivano chiusi tempestivamente potevano essere un accesso per entità di altre dimensioni, eppure per la mia voglia di stare nel XX secolo con loro sono andata e venuta a mio piacimento forzando il tempo anche senza il tuo permesso. Anche io ho commesso insubordinazione, mamma! - disse a sua volta la Piccola Lady. - E io... Io sono stata colei che ha spinto tutte le altre ad insubordinare, soltanto per la smania giustizia nei confronti dei miei genitori. Ho spinto le Guardian a mentirti, Pluto a portarmi nel passato, Chibiusa a tenerti nascosti i suoi spostamenti temporali. Sono io quella che ha insubordinato più di tutti, perciò se proprio devi punire qualcuno Regina smettila di prendertela con gli innocenti e prenditela con me! Visto che a quanto pare la mia più grande insubordinazione sia quella di essere venuta al mondo! - concluse Sun, offrendosi come vittima sacrificale pur di redimere le altre. La regina Serenity si alzò dunque severa dal trono brandendo il suo scettro, quindi guardò Sailor Sun diritta negli occhi e prese ad avvicinarsi a lei con aria torva. - No! Aspetta un momento! Sailor Sun è la stessa guerriera che nel XX secolo ha rischiato la sua vita per proteggere te e la Piccola Lady. Sapeva che sarebbe potuta soccombere, eppure in quel momento ha anteposto la vostra salvezza alla sua missione e persino ai suoi genitori! Vi ha protette, come avrebbe fatto qualunque altra Guardian, senza badare troppo al destino che tu avevi da sempre deciso per lei! - le disse Mars del XXX secolo, afferrandola per un braccio come per farla desistere dalle sue intenzioni. Nello stesso istante Uranus e Neptune del XX secolo si pararono dinnanzi a Sailor Sun per proteggerla: - Quello che è successo a questa ragazza ed alla sua famiglia è di una violenza inaudita! Separare un figlio dai propri genitori è un atto vile e meschino, a prescindere dal crimine che possono aver commesso, vero o presunto che sia! - le si rivolse Neptune. - Ma che razza di Regina sei? E soprattutto che razza di madre sei? - le rinfaccio Uranus, mentre immediatamente Uranus e Neptune del XXX secolo intervennero mettendosi dinnanzi alle loro alter ego ed alla figlia per proteggerle. - Perchè non te la prendi più con noi? Siamo passate di moda? Noi non abbiamo più niente da perdere, perchè a causa tua abbiamo già perso tutto! Ed è per questo che se dobbiamo insubordinare per proteggerle stavolta non esiteremo a farlo! Quindi non ci sfidare! - minacciò Neptune del XXX secolo. Noncurante del clima teso instauratosi, la regina Serenity scese la scalinata puntando lo scettro verso il gruppetto, così la piccola Lady, spaventata da ciò che sarebbe potuto accadere di lì a poco, corse verso il papà nascondendosi al di sotto del suo mantello color lavanda. Alla regina quel gesto non sfuggì e si voltò preoccupata a guardare la figlia che aveva iniziato a piangere, nascondendosi dietro le gambe del padre. Nel frattempo anche le Guardian del XX secolo, con in testa la stessa Sailor Moon, avevano raggiunto il gruppo, schierandosi in prima linea a protezione di tutte le altre. - Se vorrai far loro del male sappi che noi non te lo permetteremo! Anche se questo dovesse significare andare contro me stessa! - le disse risoluta Sailor Moon. La regina Serenity passò in rassegna lo sguardo di tutte le Guerriere Sailor che aveva dinnanzi, scorgendovi in esso disincanto, delusione; era lo sguardo di chi non avendo più ideali perseverava nel suo dovere trascinandosi, adempiendolo non più per amore della salvezza dell'universo o per devozione alla propria sovrana, ma semplicemente per inerzia, paura, timore. Ecco: se avesse dovuto descrivere con una sola parola lo sguardo nei loro occhi, avrebbe necessariamente dovuto usare la parola timore, non più rispetto, non più devozione; le Sailor la stavano servendo semplicemente per timore. Si voltò dunque verso le Guardian del XXX secolo, sperando di scovare in fondo ai loro sguardi qualcosa di diverso da ciò che aveva visto finora, ma anche i loro occhi celavano lo stesso timore misto a delusione per come la loro amatissima regina stava comportandosi. Serenity volse nuovamente lo sguardo verso la Piccola Lady che, ancora nascosta dietro le gambe del padre, le gettava di tanto in tanto qualche occhiata rancorosa. A quel punto il velo che le copriva gli occhi si squarciò e la regina parve finalmente rendersi conto di ciò stava accadendo. Le sembrava di ridestarsi da un torpore, di svegliarsi da un incubo, di liberarsi dall'effetto di un potente sortilegio magico. In quel frangente le Guardian del XXX secolo si affiancarono al gruppo costituito dalle altre Sailor quindi Venus, la loro leader, prese parola: - Allora Regina, attendiamo il tuo verdetto, punirai tutte per insubordinazione? - La regina la guardò qualche istante smarrita, poi guardò la sua consigliera personale Mars; quindi quasi come se fosse diventato un oggetto incandescente, si affrettò a lasciar scivolare via lo scettro dalle mani, che cadendo produsse un sordo suono metallico. - Come al solito le tue parole sono sempre state vere e sacre, mia consigliera! Avevi ragione, sai? Ero così presa dal mio impegno di rendere questo universo un posto migliore da abitare... Ero così piena di responsabilità e preoccupazioni che quasi mi sentivo schiacciata, non avevo via d'uscita. Ero la Regina ed in quanto tale il mio compito era far rispettare le leggi, affinchè l'armonia e la pace regnassero nell'universo. Mi sono raccontata un mucchio di fantastiche bugie mentre chiudevo gli occhi ed il cuore per mettere in pratica leggi che non sentivo neanche mi appartenessero. Leggi che mi hanno obbligata a fare del male anche a tutti voi. E così ho perso di vista la mia rotta, ma mancando di umiltà, non ho chiesto il vostro aiuto, ed ho finito col smarrire anche me stessa. Ho finito col diventare una egocentrica bambina capricciosa che frignava se le cose non andavano come voleva, se qualche variabile impazziva e metteva in crisi il sistema. Ho dimenticato che io dipendo da voi, molto più di quanto voi tutte dipendiate da me perchè senza di voi, senza il vostro supporto, senza la vostra fiducia, senza il vostro amore, io non ho motivo di esistere. Sono io che esisto in funzione di voi, non il contrario, ed in quanto tale sono sempre io quella che avrebbe dovuto amarvi incondizionatamente, che avrebbe dovuto garantirvi una vita serena per quanto possibile. E questo lo posso fare soltanto se governo in maniera giusta e saggia il nostro regno, ma senza il vostro sostegno, senza il vostro amore a condurmi, non sono né giusta né saggia! - La regina si interruppe, aveva gli occhi lucidi e la voce tremula nel proferire quelle parole che, le sgorgarono improvvise e sincere dal profondo del cuore. Salì nuovamente la scalinata che conduceva al trono, si avvicinò alla figlia e la prese in braccio, asciugandole gli occhi bagnati di pianto; dedicò poi un'occhiata colma d'amore al suo consorte, lasciandogli una carezza in viso: probabilmente senza volerlo si era comportata male anche con lui tenendolo fuori dai suoi pensieri e dalle sue angosce. - Mie preziosissime guerriere del XXX e del XX secolo io non devo punire nessuna di voi, anzi, dovreste essere voi a domandare la mia abdicazione al trono. Oggi voi tutte avete scritto una pagina fondamentale per la storia del nostro universo: avete dato con il vostro esempio una lezione di grande lealtà, amore, amicizia e fede nella giustizia. I valori per i quali noi tutti ci siamo sempre battuti ma che purtroppo, ahimè, sembra che io abbia dimenticato. Ho letto nei vostri occhi la delusione, la paura, il risentimento nei miei riguardi e mi hanno profondamente ferita. Ma so che sono stata io con i miei comportamenti e le mie azioni a portarvi a questo punto. Quindi mi prostro umilmente a voi e vi chiedo scusa dal più profondo del mio cuore: perdonatemi, potete? - disse la regina inchinandosi al loro cospetto, ma Sailor Moon le porse una mano e la aiutò a rialzarsi. - Non occorre che ti prostri a noi Regina, la sola cosa importante è che tu abbia capito i tuoi sbagli e che ti impegni seriamente a ripararli. Ricordati che noi lottiamo sempre per l'amore e la giustizia in qualsiasi arco temporale, qualsiasi sia il nostro rango o la nostra situazione familiare. E' l'amore che anima ogni fibra del nostro essere e che ci spinge ad essere ogni giorno un pò migliori per le persone che amiamo. Solo così potremmo lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato! E ricorda anche che, disobbedire per amore non vuol dire necessariamente insubordinare! - le disse Sailor Moon, indicandole Uranus e Neptune del XXX secolo che fissavano estasiate la loro bambina senza osare sfiorarla, per paura di eventuali ritorsioni. - Uranus! Neptune! Vostra figlia attende da sempre un vostro abbraccio! Non fatela più aspettare! - le incoraggiò allora Serenity, dandosi della stupida per non aver mai voluto vedere prima quanto amore puro ed incondizionato potesse esserci in quella famiglia, tanto da sfidare il sistema e da andare persino contro di lei, detenitrice assoluta delle sorti di chiunque. Le guerriere del XXX secolo si guardarono sollevate e corsero incontro alla ragazza che, a braccia aperte, si lasciò travolgere dal loro amore, finalmente, per la prima volta dopo tempo incalcolabile. Sailor Uranus e Sailor Neptune del XX secolo si presero per mano guardandosi l'un l'altra, erano felici perchè tutto si era concluso nel migliore dei modi, ma anche tristi perchè si resero conto che non avevano fatto in tempo a portare Hikaru, la loro piccola Hikaru nelle loro vite, che erano già costrette a doversene separare. D'altronde i suoi genitori del XXX secolo avevano così tanto tempo da recuperare con lei, che ad un tratto la speranza di poterla tenere con loro, gli sembrò persino ingiusta. - Piccola! Piccola mia! Come sei cresciuta! Come sei bella e forte! Assomigli al tuo papà! - le disse mamma Neptune stringendola forte sul suo cuore. - Ma allora davvero vi ricordate di me? - chiese incredula Sailor Sun, lasciandosi coccolare dai genitori. - E come potevamo dimenticarci di te, bambina nostra? - le rispose papà Uranus. - Non abbiamo mai smesso neanche un secondo di pensarti, di amarti, di desiderare di ricongiungerci a te, nonostante ci sentissimo tremendamente in colpa per averti dovuta abbandonare. Grazie a Mars sapevamo che eri al sicuro al Palazzo di Cristallo e che stavi cercando di rimettere insieme i pezzi della tua vita. Il solo motivo per il quale non ti abbiamo mai cercata è stato per proteggerti da noi e dai pregiudizi ai quali, inevitabilmente, saresti stata esposta per causa nostra! Volevamo che tu crescessi libera da etichette, libera da pregiudizi e libera dalla condanna di essere la figlia delle insubordinatrici! Perdonaci! Perdonaci per quello che hai dovuto sopportare a causa nostra! - disse mamma Neptune piangendo mentre le disseminava il viso di baci. - Anche se a distanza, ti abbiamo sempre amata; tu sei sempre stata il nostro sole fin da quando sei nata, piccola Hikaru. Sei e sarai sempre il centro del nostro universo! - le disse papà Uranus. Le tre si lasciarono andare ad un lunghissimo abbraccio di famiglia. - Mia adorata consorte io credo che, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti, il nostro apparato legislativo vada urgentemente riveduto e corretto. Non è più tollerabile così tanta sofferenza e dolore: nessuno merita questo! Il nostro è un regno d'amore e noi ne siamo l'esempio vivente! Uranus e Neptune si amano, lasciamo che sia l'amore a trionfare. Inoltre mia Regina, per il bene nostro, del nostro regno e per non lasciare in difficoltà nostra figlia, nonché futura sovrana, impegnamoci a migliorare rendendo le nostre leggi più moderne ed inclusive! Basta leggi ingiuste ed antiquate! - disse il re, avvicinandosi alla sovrana, e la Piccola Lady gli saltò entusiasta al collo per l'idea che aveva avuto. - Venite mie amatissime Guardian, abbiamo tanto lavoro da fare e c'è bisogno del vostro aiuto e della vostra saggezza per rendere questo secolo un posto migliore! Perchè dal nostro presente dipende anche il nostro futuro! - richiamò a se le sue Guardian la regina, mettendo grata una mano sulla spalla di Mars per averla aiutata a "tornare a casa". Si congedò quindi dalle Sailor del XX secolo mettendosi una mano sul cuore in segno di ringraziamento e chinò il capo in omaggio al loro valore, poi strizzò un occhio a Sailor Pluto mettendosi un dito sulla bocca, facendole cenno di fare tutto nel più rigoroso silenzio. La guerriera dello spazio - tempo agitò dunque soddisfatta il suo Garnet Orb e lo stesso baluginio che le aveva condotte fin lì, teletrasportò nuovamente le Sailor nel XX secolo. Quando Sailor Sun aprì gli occhi era ancora abbracciata ai suoi genitori, ma non quelli del XXX secolo. Al loro posto vi erano semplicemente Haruka e Michiru che la stringevano forte perchè la loro famiglia si era finalmente ritrovata. - Siamo tornate a casa... Siete voi la mia casa! - sussurrò Michiru emozionata dalla completa vicinanza delle altre due. - Vi amo entrambe da morire! - disse Haruka posando un bacio sui capelli di Hikaru e un delicatissimo bacio sulle labbra della sua compagna. - Come ti senti piccola? - si rivolse frettolosa Michiru ad Hikaru, ispezionando il suo corpo per constatarne lo stato delle ferite: adesso poteva farlo liberamente, anzi aveva tutto il diritto di poterlo fare perchè era a tutti gli effetti sua madre. - Sono ancora molto stanca, ho mal di testa, ma credo che il mio corpo stia iniziando a rigenerarsi perchè lo spazio-tempo è stato riallineato. L'unica cosa che non capisco è perchè sono qui anziché nel XXX secolo... - constatò meravigliata la pasticciera. - Non eri forse tu quella che avrebbe voluto vivere per un pò in questo bellissimo mondo? - la voce di Pluto aleggiò nell'aria, ricordandole che lei stessa aveva espresso quel desiderio nel suo laboratorio, tempo prima. - E' il premio che ti meriti per i tuoi sforzi ed i tuoi sacrifici! - concluse, prima di sparire in un lampo accecante.