EPILOGO

XX secolo

La neve imbiancava le strade di Tokyo coprendole di una sottile coltre bianca. Per le vie aleggiava un profumo di dolci appena sfornati, misto a quello di spezie e resina di conifere. Qualche Babbo Natale agitava la sua campanella e richiamava i passanti augurando loro buone feste. Le vetrine erano addobbate con slitte, renne, elfi e ogni sorta di decorazione che rimandasse al Natale, mentre i negozi pullulavano di ritardatari in cerca degli ultimi regali da acquistare. Le lucine e le musichette contribuivano a rendere il clima ancora più festoso. Il Natale era la festa preferita di Michiru, che, essendo nata in una famiglia cristiana, era stata abituata a festeggiarlo fin da piccola. Ad Haruka invece, quella festività era sempre stata piuttosto indifferente, ma da quando la violinista era entrata nella sua vita la sua opinione a riguardo si era notevolmente ammorbidita. Quando il suo pensiero tornava alla compagna che addobbava l'albero di natale con in testa il cappellino rosso, o cucinava i biscotti pan di zenzero, o che addobbava tutta la casa con ghirlande e cordoni di agrifoglio e i mobili con pizzi e merletti rossi, il cuore le si scioglieva. Michiru amava anche poggiare sulla coda del suo pianoforte bianco un vaso con una stella di natale; se avesse potuto avrebbe addobbato ed infiocchettato anche lei. Il Natale era l'unico momento in cui riusciva a vedere la violinista completamente spensierata, come se tornasse bambina; il suo volto si illuminava e persino alcuni dei suoi spigolosi tratti caratteriali si smussavano, rendendola nel complesso una persona ancora più piacevole da frequentare. Senza contare che quando indossava uno di quei completini intimi rossi era incredibilmente sexy. Il Natale con lei era senz'altro una delle occasioni di cui, col tempo, Haruka non seppe più fare a meno. Inoltre, Michiru riteneva che il Natale avesse anche un significato simbolico profondo in quanto "festa della famiglia", quindi, a maggior ragione dopo i recenti avvenimenti, quell'anno valeva la pena festeggiarlo al meglioconsiderata anche la presenza stabile di Hikaru nelle loro vite, che le aveva rese una famiglia a tutti gli effetti. Decise così di esagerare, prendendo un grande albero di Natale per stupire la sua amata, ricordando però anche che quello era anche il primo Natale che Hikaru trascorreva con i suoi genitori; doveva quindi essere tutto ancora più speciale per le sue donne. In quel momento infatti, stava rincasando insieme alla figlia, che, a dire il vero, sembrava un pò provata dal trasporto del pesante abete. Mentre le due bisticciavano con le porte dell'ascensore per richiuderle, Michiru e Setsuna, rimaste in casa, stavano invece occupandosi della cena della Vigilia. - Eccoci, siamo tornate! - disse Haruka comparendo sull'uscio, mentre con Hikaru cercava affannosamente un modo per lasciare che l'albero passasse dall'ingresso. - Questa donna è una megalomane! Ha comprato giusto un alberello! - la prese in giro la pasticciera, tirando un sospiro di sollievo dopo che all'ennesima spinta l'albero riuscì ad oltrepassare la soglia. - Bentornate! - disse Michiru dalla cucina, senza badar troppo a loro poichè intenta a dosare gli ingredienti per un dolce. - Volete un goccio di té? L'ho appena fatto! - disse loro Setsuna, affacciandosi dalla cucina con le mani impegnate da un vassoio di biscotti. L'odore di quelle delizie appena sfornate fu un potentissimo stimolo al loro appetito, quindi entrambe si fiondarono in cucina nella speranza di poter assaggiare qualcosina senza essere scoperte dalla severa ed attenta cuoca. Mentre sorseggiavano la bevanda ambrata infatti, allungarono di nascosto le mani verso i biscotti incustoditi sul tavolo, ma con uno scatto felino la violinista fu dietro di loro pronta a riservargli un sonoro schiaffo sul dorso della mano: - Non azzardatevi a toccarli! Questi sono per stasera! - disse, quindi riprese a speziare l'arrosto. - Eddai mamma! Ho fame! - le rispose Hikaru: sapeva che quando chiamava Michiru "mamma" le era concessa praticamente qualsiasi cosa, tuttavia la violinista non si lasciò intenerire e ribadì categorica: - Stasera ne mangerai quanti vorrai, ma adesso no! - Le due si guardarono un po' un pò deluse e decisero quindi di affrettarsi ad addobbare l'albero: erano consapevoli che finchè non fosse stato tutto perfetto Michiru non le avrebbe fatte sedere a tavola, e, considerate le manie di perfezione dell'altra quando si trattava del Natale, sarebbero potute arrivare tranquillamente ad agosto senza mangiare, ma a giudicare dai brontolii il loro stomaco era di tutt'altro avviso. Mentre la melodia dei canti di Natale si diffondeva nell'aria, Michiru si affrettò a dare uno sguardo in salotto per vedere cosa stessero combinando le due, che, insieme diventavano un mix esplosivo di guai e comicità, sorprendendosi ad ammirarle innamorata persa di loro. Sorrideva mentre le osservava mettere le luci, ma senza la sua supervisione finivano puntualmente con l'incastrarsi all'albero o fra di loro. Erano proprio due gocce d'acqua, anche Hikaru aveva la stessa avversione di suo padre per le lucette dell'albero di Natale. La violinista amava consumarsi gli occhi, riempirli continuamente di loro e questo la rendeva felice, come forse non lo era mai stata in vita sua, adorava quei momenti in compagnia della sua amata e della figlia e nonostante fossero arrivati da così poco tempo, sapeva già che non poteva farne più a meno. Da quando Hikaru era andata ad abitare con loro, Haruka era diventata più responsabile, matura, ancora più protettiva, ma aveva anche un'apertura completamente diversa: era solare, si divertiva più spesso ed aveva uno splendido rapporto con la figlia, nella cui vita era presente, attenta, premurosa. Hikaru l'aveva resa donna e se possibile, amava ancora di più questa nuova ed inaspettata versione di lei. Adorava vedere la loro complicità, le loro coalizioni contro di lei, il loro stesso identico spirito competitivo, ed infatti in quel momento erano lì, a fare a gara a chi correva per prima a prendere le decorazioni dalla scatola per metterle sui rami più avanti. Le sembrava di vivere in un bellissimo sogno: tutto era come avrebbe sempre voluto e per un istante la sua mente tornò alla sua infanzia, quando era ancora una bambina felice e coccolata dai genitori, gli stessi che crescendo non erano riusciti ad accettare la sua natura e le sue scelte; in quel momento della sua vita, era quello l'unico conto che sentiva di avere in sospeso. Sestuna arrivò di soppiatto accanto a lei ponendole una mano sulla spalla. - Sei ancora arrabbiata con me perchè ho manipolato i geni tuoi e di Haruka? - le disse ridestandola dai suoi pensieri. - Se il risultato fosse stato diverso da questo, lo sarei stata ancora molto! - replicò sorridendo. - Sei felice? - le chiese ancora la biologa. - Molto... E' il più bel Natale della mia vita! - rispose, sfiorandole la mano con affetto. - Sarà il primo di una lunga serie, vedrai... - la incoraggiò l'altra. - Speriamo! Crescono così in fretta questi adolescenti! - sospirò Michiru, consapevole da genitore che un giorno anche Hikaru avrebbe spiccato il volo e lasciato il nido. - No, non tanto in fretta! - constatò Setsuna guardando Haruka correre veloce con la decorazione che aveva rubato ad Hikaru e metterla sull'albero prima di lei, per poi scimmiottarla. - A volte mi chiedo chi sia il padre e chi la figlia! - replicò rassegnata Michiru, e tirò su con naso inspirando l'odore che stava propagandosi nell'aria: - Accidenti! L'arrosto nel forno! - disse scappando quindi in cucina mentre Setsuna si crogiolò ancora un pò nella serena aria familiare di quell'occasione. La missione era stata piuttosto complicata, ma quell'esito l'aveva ripagata di tutti i suoi sforzi e di tutti i suoi sacrifici: Hikaru si era in un modo o nell'altro ricongiunta ai suoi genitori, mentre lei aveva addirittura avuto l'onore di entrare a far parte di quella famiglia, lei che suo malgrado era stata la causa della loro separazione. Si sentì in pace con se stessa, perchè finalmente si era chiuso un cerchio. - E così non vi dispiace se la Regina Serenity vi ha spedito per un pò Hikaru qui, nel XX secolo? - chiese poi tornando in cucina da Michiru. - Affatto! - ma il rumore di una pallina di cristallo che si infrangeva sul pavimento, richiamò la loro immediata attenzione. - L'hai rotta! Adesso chi glielo dice a Michiru? Era una delle sue preziosissime decorazioni in vetro di Murano! - le disse Haruka scherzosa. - Ehi, ma tu l'hai messa alla punta del tavolino: è scivolata! - replicò Hikaru. Setsuna alzò un sopracciglio guardando sottecchi Michiru - Ok, forse un pochino... Ma solo qualche volta! - ammise l'altra ridendo. Le due iniziarono quindi ad apparecchiare la tavola per la cena: una tovaglia rossa di lino accompagnata da tovaglioli bianchi, bicchieri a calice e un grande centrotavola fatto di profumate essenze fresche di vischio ed agrifoglio intrecciati, inframmezzati da piccole pigne e bacche dorate, con al centro una candela rossa. Poi raggiunsero le altre in salotto per rilassarsi un pochino. Il fuoco del camino crepitava ed un piacevole odore di arancia e cannella si diffondeva nell'ambiente, segno che il dolce era ormai cotto. I giorni delle battaglie sembravano ormai un lontano ricordo, anche se Michiru sapeva benissimo che, avendo ripristinato completamente il paradosso spazio-temprale, vi era ancora un'ultima missione da compiere: quella di trovare ed impedire il risveglio di Sailor Saturn, ed un pò le dispiaceva doversi contrastare ancora una volta con le Guardian, dopotutto si erano dimostrate delle vere amiche quando c'era stato bisogno di fare fronte comune nel XXX secolo. In cuor suo sperava però che un giorno quelle battaglie sarebbero definitivamente finite e che lei, Haruka ed Hikaru avrebbero potuto vivere finalmente in pace concentrandosi solo nella realizzazione dei propri sogni. - La metto io la punta sull'albero! - - No io perchè sono il capofamiglia! - bisticciavano scherzose Haruka ed Hikaru, ridestandola ancora una volta dai suoi pensieri. - Haruka, sai bene che la tradizione vuole che sia il più piccolo della famiglia a mettere la punta sull'albero di Natale, perciò cedigliela, avanti! - la rimproverò pazientemente Michiru, mentre Hikaru gliela strappò dalle mani facendole la linguaccia. - Non è giusto che tocchi all'ultima arrivata! Ti ricordo che fino all'anno scorso era compito mio! Cosa c'è: adesso non sono più in grado di sistemarla? - le disse scherzando con tono fintamente offeso, ma la musica di "Let it snow, let it snow ", cominciò a riecheggiare in sottofondo. Haruka sapeva che era uno dei pezzi preferiti di Michiru, così prendendola per un braccio l'avvicinò stringendola forte a se per ballare insieme. La violinista pervasa da una diffusa sensazione di benessere, chiuse gli occhi stringendosi al suo petto e lasciò che Haruka conducesse i suoi passi. Quel Natale era senza dubbio il migliore che potesse desiderare, il cuore le scoppiò nel petto al pensiero di essere amata così incondizionatamente sia dalla compagna che dalla figlia. Era una sensazione forte, nuova, che le faceva avvertire le farfalle nello stomaco e contemporaneamente mancare l'aria dall'emozione. Eppure un velo di tristezza andò a coprire la magia di quel momento: la ferita causatale dai suoi genitori avrebbe sempre continuato a sanguinare in fondo al suo cuore. Hikaru nel frattempo si avvicinò a Setsuna che era rimasta seduta da sola sul divano, tendendole la mano per invitarla a ballare. La donna rimase a fissarla qualche attimo perplessa, indecisa se accettare o meno l'invito. - Eddai Setsuna, non mordo mica! Persino l'austera guardiana del tempo qualche volta può concedersi una distrazione! Non lo diremo a nessuno! - disse Hikaru strizzandole l'occhio e l'altra afferrò saldamente la sua mano accogliendo l'invito. Quando un'isistente bussata di porta interruppe la leggerezza di quel momento, Michiru aveva gli occhi velati di pianto perché il pensiero dei suoi la tormentava. Haruka aprì ritrovandosi dinnanzi un corriere che doveva consegnare un pacco alla signora Michiru Kaio. La bionda lo ritirò ed immediatamente lo porse a Michiru: - E' per te! - La violinista si affrettò a scartarlo trovandovi al suo interno una scatola rettangolare, il cui contenuto era un raffinato abito da sera color glicine con larghe spalline e scollo generoso, ma ciò che più la colpì fu il biglietto in fondo alla scatola vergato con una calligrafia che ben conosceva. Lo aprì frenetica, dunque lesse: - " Non siamo ancora pronti a vederti insieme ad una donna, ma speriamo che tu sia felice. La prossima settimana avrai un importante concerto al Teatro di Vienna e noi abbiamo pensato di regalarti questo vestito. E' quello che tu stessa disegnasti da bambina. Seguiamo la tua carriera da musicista e siamo fieri di te. Scusaci se in questo momento non ce la sentiamo di poter fare di più, anche se sappiamo che tu lo vorresti... Mamma e papà..." - Michiru richiuse il biglietto piangendo emozionata. Fin da piccola sua nonna le aveva sempre fatto credere che il Natale fosse la festa dei miracoli; finalmente aveva avuto conferma che non sbagliava. Sorrise ripensando all'anziana defunta: "Quest'anno ne sono accaduti addirittura due, nonna! Ho una splendida figlia insieme alla donna della mia vita e mamma e papà mi hanno dato segnale di riavvicinamento sebbene la strada da percorrere sia ancora lunga e in salita. Avevi ragione: Natale è proprio la festa dei miracoli!" rifletté. Ben intuendo da parte di chi fosse quel regalo, Haruka le si avvicinò, le asciugò le lacrime con un dito e la cinse a se, consapevole dell'enorme importanza di quel piccolo gesto per Michiru, che aveva sempre sofferto di quella dolorosa situazione nonostante non lo desse a vedere per non farla sentire in colpa. - La magia del Natale può far accadere qualsiasi cosa! Ricordi? Fosti proprio tu a dirmelo! - le sussurrò all'orecchio mentre si soffermò a guardare l'incedere del tramonto accompagnato dai fiocchi di neve che continuavano a cadere, stretta a lei.

XXX secolo

L'enorme specchio posizionato al centro della stanza deserta nella penombra, rifletteva le immagini di quella piacevole serata familiare nel XX secolo. Una donna in abito rosso, con una mano chiusa a pugno su un bordo di esso, consumava gli occhi a forza di guardarci attraverso, piangendo lacrime talvolta di felicità talvolta di amarezza. - "Sono contenta per te, amore mio... sii felice, te lo meriti... E perdonami se non ti ho mai saputo dare ciò di cui avevi bisogno... " - si struggeva la donna, il cui pensiero fu presto interrotto: - Mars! Sapevo di trovarti qua! - disse attirando la sua attenzione Venus, ma la mora rimase immobile dinnanzi allo specchio. - Davvero credi che questo specchio ti aiuti a presagire le sorti di ciascuno di noi? - le chiese perplessa l'altra. - E' fatto della stessa sostanza del talismano di Neptune ed è uno dei più potenti amuleti mai esistiti! Ogni volta che ho dovuto consigliare la regina, sono sempre venuta prima qua! - le spiegò la mora, omettendo di dirle anche di tutte le volte che si era fermata lì, soltanto per scopi suoi personali al fine di spiare la vita della ragazza alla quale non era mai riuscita a darsi completamente. Così facendo era un pò come essere più partecipe della sua esistenza, senza tuttavia compromettersi. - A proposito della Regina, ti sta cercando! - continuò Venus, fermandosi anch'ella dinnanzi allo specchio per sbirciare curiosa cosa destasse l'interesse così morboso della consigliera della sovrana. - E' Hikaru?! - si sorprese la bionda, fissando l'altra con sguardo interrogativo. - Non è come sembra Venus, io posso... posso spiegarti tutto! - tentò di giustificarsi la mora. - Non c'è niente da spiegare Mars! Pensi che non mi sia mai accorta che tra te e Sun c'è sempre stato del tenero? Mi fai così ingenua, amica mia? - la rimproverò col sorriso sulle labbra l'altra. - La sola cosa che non capisco e che mi fa terribilmente arrabbiare sono i tuoi freni inibitori nei riguardi di un sentimento così profondo come quello che provi per lei! Perchè tenti in tutti i modi di reprimerlo? - - Perchè sono una Guardian devota alla mia Regina e perchè non posso perdere tempo con queste cose che mi distoglierebbero dal mio dovere... - - ...E perchè hai paura che Sun ti prenda a tal punto che si crei ancora una volta una situazione analoga a quella di Serenity ed Endimyon o di Uranus e Neptune! - arrivò dritta al punto Venus che amava essere schietta e diretta, specie con le persone a cui teneva. Mars annuì, ormai non aveva più senso nasconderle la verità. - E che male ci sarebbe? Adesso per fortuna sta cambiando anche il sistema legislativo e l'insubordinazione, tranne che in alcuni casi specifici, sarà solo un reato dal lontano ricordo! - disse Venus imitando il tono enfatico della regina quando proferiva la parola insubordinazione, strappandole un sorriso. – Ascolta dico sul serio, cosa aspetti a prenderti un pò di felicità? Sun è un'eroina dalle nostre parti, Hikaru una ragazza dal cuore d'oro che ti vuole molto bene! Perchè non provi a vivere questo tuo sentimento? Se non vuoi farlo per la te di questo arco temporale dai almeno la possibilità alla Mars del XX secolo di essere felice, e poi chissà... magari potresti spianarti la strada per quando tornerà qui! - le disse Venus strizzandole l'occhio. - E' curioso sai, poco prima di incontrarla per la prima volta nel XX secololessi una profezia di cui sembra essere la chiave:" Lo stesso sole porterà una nuova alba in due mondi"Sailor Sun: Hikaru. I due mondi: XXX e XX secolo. Una nuova alba: un nuovo inizio... Ma non so se l'ho interpretata correttamente ... - rifletté la mora più sulla parola "inizio" che sul resto, combattuta se restare granitica sulle sue posizioni o se allargare finalmente i propri orizzonti. - Ti chiedo scusa a nome di tutte noi, forse le tue incertezze derivano anche dal fatto che i nostri atteggiamenti nei riguardi del tuo sentire sono stati sempre un pò superficiali, ma siamo amiche quindi sappi che se stai bene tu stiamo bene anche noi! Se quella è per te la felicità, noi saremo felici insieme te! Che sia nel XX, nel XXX secolo o in ambo gli archi temporali! - le disse Venus prendendola affettuosamente per mano. - Dai, adesso torniamo dalla Regina, non facciamola più aspettare! - riprese, conducendola fuori da quella sala. - La vita è una sola e troppo breve per viverla di rimpianti o di occasioni sprecate! - le consigliò tenendole ancora salda la presa. Quindi non appena Mars uscì dal vano Venus lanciò il suo attacco contro lo specchio, distruggendolo in milioni di minuscoli pezzetti di vetro. - Da oggi non servi più! Da questo momento in poi ciascuno deciderà il proprio destino da solo, senza condizionamenti di sorta! - sussurrò osservando compiaciuta la pioggia luccicante che si ammucchiava sul pavimento, quindi richiuse la porta dietro di se e raggiunse Mars fischiettando soddisfatta.

XX secolo

Haruka, Michiru e le altre si accomodarono in salotto dopo aver consumato la loro abbondante e deliziosa cena. Il disteso e sereno clima familiare che si respirava fu la motivazione principale che le portò a decidere di trascorrere ancora un pò di tempo insieme, aspettando la mezzanotte per scambiarsi gli auguri di Buon Natale.
- L'arrosto aveva una cottura perfetta! - si complimentò Haruka, - Si ma anche le patate che lo accompagnavano erano gustose! - aggiunse Setsuna lodando le doti culinarie della padrona di casa, che si sentì soddisfatta e gratificata del lavoro di un intero pomeriggio passato tra i fornelli. Sul tavolino dinnanzi al divano vi era poggiato il vassoio di biscotti insieme al dolce cioccolato e cannella glassato con crema d'arancia, ed una bottiglia di champagne Laurent- Perrier, pronti ad essere consumati nell'attesa. Setsuna si sedette sul divano a guardare le luci dell'albero che illuminavano ad intermittenza il salotto con colori che andavano dal blu al rosso, dal verde al giallo. Haruka invece sedette al piano e iniziò ad intonare una delicata melodia, accompagnata dal violino di Michiru mentre Hikaru si soffermò pensierosa dinnanzi alla vetrata, per contemplare il paesaggio innevato. L'atteggiamento assorto della ragazza fu però immediatamente notato dai suoi genitori, che smisero istantaneamente le loro attività per occuparsi della figlia e del suo fragile stato d'animo, così le si avvicinarono premurosi. Michiru le accarezzò i capelli ed Hikaru posò il capo sulla sua spalla, abbandonandosi ad un atteggiamento filiale raro ed inaspettato da parte sua. - Ehi piccola Hikki! C'è qualcosa che non va? - le sussurrò con fare molto materno mentre continuava a carezzarle i capelli e a scambiarsi occhiate interrogative con Haruka. - No... Non c'è nulla che non vada! Anzi... è tutto così perfetto ed è questo il punto: mi chiedo quando arriverà la fregatura... - osservò pessimista la pasticciera, aspettandosi chissà quale imminente cataclisma. - Non ci sarà nessuna fregatura stavolta, stai tranquilla! Goditi il momento e non pensare a nient'altro! - la rassicurò Haruka poggiandole una mano sulla spalla. - Se l'anno scorso mi avessero detto che quest'anno avrei festeggiato il Natale con i miei genitori non ci avrei mai creduto... Invece voi siete qua! E non mi sembra vero dopo una vita di solitudine, dopo cene della Vigilia fatte di pane e marmellata, dopo essere andata per anni a letto presto perchè tanto non aveva senso aspettare la mezzanotte da soli. Quest'anno finalmente la mia routine è cambiata e tutto questo mi eccita e mi spaventa allo stesso tempo. Mi sono sempre chiesta come fosse avere una famiglia, viverla nel quotidiano, festeggiare insieme le festività, e adesso che sto iniziando a darmi le risposte, ho paura che tutta questa ricchezza mi venga portata via... Che voi mi veniate portate via e... Non voglio perdervi! - spiegò loro Hikaru con gli occhi lucidi. - Ehi piccola, via i brutti pensieri! E' Natale, la festa dei miracoli! E poi pensi davvero che io e tuo padre ti lasceremmo andare da qualche parte senza di noi? - replicò prontamente Michiru. - Siamo una famiglia, Hikki! Lo siamo sempre state e lo saremo per sempre! E nulla e nessuno potrà mai cancellare questa realtà, soprattutto adesso! - le disse Haruka, stringendole le spalle con un abbraccio che coinvolse anche la compagna.
- E' davvero solo questo che ti rende triste? - le chiese poi Michiru, avendo l'impressione che non fosse quello l'unico motivo di turbamento della figlia. Era infatti consapevole che da quando erano tornate dal XXX secolo, Hikaru non aveva più rivisto né tantomeno cercato Rei ed era come se le cose tra di loro fossero rimaste interrotte a metà, come se la loro personale vicenda non avesse trovato, nel bene o nel male, un epilogo e che quindi non le desse la lucidità di voltare pagina serenamente. Dopotutto da quando Hikaru era stata ferita, non avevano più avuto motivo di vedersi, figuriamoci di riconciliarsi. Ormai conosceva bene sua figlia, aveva il suo stesso tratto caratteriale cerebrale e pragmatico che tendeva ad iperanalizzare le situazioni anche quando non vi era reale necessità; era quindi certa che stesse rimuginando anche su questo. Così come era certa che il Natale fosse la festa dei miracoli: ne aveva avuto ampia dimostrazione e forse, per la figlia, si sarebbe trattato di aspettare soltanto ancora un pò. - Ehi! - disse richiamando l'attenzione delle altre Haruka, per poi continuare: - I regali! - esclamò, indicando i pacchetti con carte e i nastrini luccicanti sotto l'albero. - Un momento, ma come ci sono arrivati tutti questi pacchetti qua? E soprattutto come mai sono così tanti? - chiese Hikaru andandosi a sedere sulla poltronamentre cercava di ricacciare il pensiero di Rei in un angolo remoto del suo cuore. - Avete rapinato la slitta di Babbo Natale o cosa? - esclamò tentando disinvoltura la pasticciera. - Aspetta a vedrai! - fu la vaga risposta di Michiru, che guardò l'orario sull'orologio da polso. Haruka si inginocchiò accanto ai pacchetti e prese frenetica a selezionarli: - Questo è per Setsuna! - disse porgendoglielo sorridente. - Questo no, questo no, questo no... Ah ecco! Questo è per te! - disse poi rivolta ad Hikaru, mettendole un pacchettino tra le mani. Hikaru si rigirò incredula l'oggetto incartato di blu con un nastrino argentato tra le mani, chiedendo: - Questo è mio? Ma siete sicure? Cioè io non... - - Si Hikki, è davvero il tuo! E sappiamo che non ne hai mai ricevuti prima ma da quest'anno sarà tutto diverso. Ora hai una famiglia! - insistè nell'incoraggiarla Michiru, constatando dispiaciuta i danni della solitudine che la ragazza era stata costretta a vivere fino a quel momento: quanta angoscia, quanto isolamento, quanto vuoto aveva dovuto provare per essere così traumatizzata? - Sia chiaro, non che Setsuna non avesse un pensiero per me durante le festività... - tentò di spiegare Hikaru. - Hikaru, per quanto io possa aver fatto per te, ho sempre saputo che era poco in confronto alla perdita che ti ho causato, anche se indirettamente. E vorrei che da questo momento tu smettessi di torturarti i pensieri e iniziassi a goderti di più il tempo che ti è stato concesso qui nel XX secolo con i tuoi genitori. Non vale la pena sprecarne così tanto ad arrovellarsi quando dovresti semplicemente vivere la tua vita! - la ammonì con la solita dolcezza Setsuna. Era vero che Michiru fosse la madre biologica della ragazza così come altrettanto vero era che Setsuna col tempo, aveva imparato ad interagire correttamente con lei scoprendo come prenderla e conoscendo quali tasti muovere, e per Hikaru era arrivato finalmente il momento di godersi il presente con la sua famiglia, senza troppi se e troppi ma. - Ma io non ho regali per voi! - replicò allora Hikaru guardando dapprima Michiru, poi Haruka. - Amore di mamma, sei tu il nostro regalo più bello questo Natale! - le disse la violinista, abbracciandola e dandole un bacio sulla guancia, mentre Haruka, seduta sul bracciolo della poltrona, carezzava affettuosamente la schiena ad entrambe. Hikaru scartò allora il regalo trovandovi la sua catenina, che ammirò estasiata: - Ma è lei! Credevo di averla persa! - disse baciandone il ciondolo mentre, con gli occhi chiusi, il suo pensiero volò ai suoi genitori del XXX secolo. - Quando sei stata male l'abbiamo trovata ma era molto rovinata, quindi l'ho fatta riparare, però mi sono permessa di fare qualche piccolo accorgimento! - le strizzò l'occhio il papà. Hikaru la guardò meglio notando che un grosso sole abbracciava inglobandoli i due delfini alati, con al centro i simboli di Uranus e Neptune. - - Così è più completa! - le disse la madre che la aiutò a rimettersela al collo. - Buon Natale piccola! - le dissero i genitori abbracciandola. - Vi voglio bene, tanto... da sempre... - sussurrò loro Hikaru. - Anche noi! Non dubitare mai del nostro amore per te perchè ti abbiamo cercata, desiderata ardentemente, sfidando ogni legge della natura e dell'uomo e se anche ci trovassimo in dieci, cento, mille universi paralleli il nostro amore per te non muterebbe mai, neppure di una virgola! - le disse il papà rassicurandola. Ma di nuovo furono interrotti da un insistente, vivace scampanellio. Setsuna si affrettò quindi ad aprire. - Buonasera ragazze! Buona Vigilia! - squillarono le vocine di Usagi e Chibiusa alle quali fecero eco anche le altre, cariche di regali. - Buona Vigilia e grazie per l'invito! - fu la reazione più sobria ed elegante di Mamoru. La biologa allora si affrettò a fare gli onori di casa conducendoli in salotto. - Dov'è lei? - chiese Rei in agitazione, ma appena entrò nel salotto la scorse seduta sulla poltrona. Aveva un pantalone beige ed una camicia blu scuro. Stringeva in mano il calice di champagne, poggiato sulle lunghe gambe accavallate, mentre parlava con Haruka e Michiru. A quella vista una strana inspiegabile forza montò dentro di lei; si fece dunque largo tra i presenti, parandosigli dinanzi per essere finalmente notata. - Ehi, ciao buon... - tentò un approccio cordiale Hikaru, ma non fece in tempo a finire la frase che Rei si fiondò cavalcioni su di lei regalandole finalmente quel bacio profondo, colmo di passione e desiderio che avrebbe sempre voluto darle, ma che finora non aveva mai osato. E lo fece davanti a tutti, questo significava quindi che finalmente era pronta ad andare oltre le sue paure e a vivere la loro storia d'amore alla luce del sole. La scena non passò certo inosservata agli occhi dei presenti che assistettero entusiasti, ma allo stesso tempo tentarono di non far sentire in imbarazzo la mora evitando di tenere loro gli occhi puntati addosso; continuarono infatti a scambiarsi auguri e regali con finta indifferenza, sebbene fossero tutti sollevati perchè finalmente la vera Rei si era manifestata. Hikaru la guardò qualche istante perplessa, quella situazione inaspettata si era rivelata estremamente piacevole, ma rischiava di confonderla, così schiarendosi la voce le disse: - Guarda che se fai così ti riuscirà difficile nasconder... - Rei le mise subito un dito sulla bocca come per dirle di fare silenzio, quindi disse:
- Nascondermi non è ciò che voglio. Non più! Ti amo e voglio che tutti sappiano quanto sei importante per me. Ho dovuto rischiare di perderti per capirlo! Perciò, Hikaru Taijo, o Hikaru Tenoh, come preferisci: vuoi essere la mia fidanzata? - Hikaru arrossì imbarazzata, non si sarebbe mai aspettata così tanta disinibizione da parte dalla mora, che adesso addirittura sbandierava ai quattro venti il suo amore per lei. - Rei io... - disse come se stesse soppesando il da farsi: - Oh, al diavolo! Certo che voglio essere la tua fidanzata! - Capitolò, mentre le carezzava il viso, ma Rei reclamò subito un altro bacio avido e passionale per colmare la sua astinenza forzata. - Hai visto? Te lo avevo detto: E' Natale, la festa dei miracoli! - le sussurrò Michiru, allontanandosi insieme ad Haruka per permetter loro finalmente di chiarirsi. - Buon Natale amore mio! Era da tanto che volevo chiamarti così! - le sussurrò Rei poggiando la sua fronte contro quella della pasticciera. - Se sto sognando non svegliarmi, ti prego! - esclamò l'altra sorridendole, ed i loro occhi si fissarono gli uni negli altri colmi di amore. - Non ero pronta a vedermela fidanzata in casa! - drammatizzò Haruka, appartatasi poco distante da loro, prospiciente alla vetrata. - Eddai Haruka, non essere di mentalità così chiusa! Sembri mio padre! E poi si amano... - la giustificò Michiru sorridente. Haruka bofonchiò ancora qualcosa che alle orecchie dell'altra risultò incomprensibile perchè sovrastate dal rumore del chiacchiericcio festoso.
- Michiru... - richiamò però improvvisamente, con maggiore serietà, la sua attenzione l'altra. La violinista la guardò notando che le sue gote pallide si iniziavano a tingere di un tenue rossore: - Ascolta Michiru, io non so se sia il momento giusto, però il clima di festa di questa sera è troppo bello per sprecare l'occasione... - le disse Haruka mettendosi nervosamente una mano nella tasca traendone fuori una scatolina. - ... In realtà io volevo solo... - aprì il contenitore mostrandole un sottile anello d'oro con un piccolo diamante al centro. - ... Darti questo... - concluse emozionata, prendendole la mano tra le sue ed infilandoglielo all'anulare sinistro.
- Oh Haruka... - sospirò Michiru. - Cosa c'è, ho sbagliato qualcosa? Dovevo aspettare un altro momento, vero? - si lasciò prendere dall'agitazione la bionda, che passò dal colore rosso al bordeaux per l'imbarazzo. - No! Assolutamente no! - si affrettò a chiarire Michiru, lasciandole una tenera carezza sul volto. - E' solo che... - continuò, tirando fuori dalle balze del suo vestito una scatolina simile a quella di Haruka, mentre cercava la mano della compagna per infilarle lo stesso anello che, senza essersi consultate prima, avevano comprato per l'altra. Le due si guardarono teneramente sorridendosi; anche quella volta le loro azioni e la loro comunione di intenti era stata pressochè perfetta. - Quando tutto questo sarà finito mi vuoi sposare? - si dissero contemporaneamente. - Scusa, prima tu! - le cedette con galanteria la parola, Haruka.
- Amore mio, assolutamente si! - le disse la violinista saltandole al collo felice - Mi hai molto sorpresa però, non eri quella che non voleva vincoli prestabiliti? Cosa ti ha fatto cambiare idea? - le chiese subito dopo incuriosita. - Tu, voi! Ora siamo una famiglia a tutti gli effetti, ho pensato che fosse giusto ufficializzare la cosa... - disse Haruka prendendola in braccio e baciandola con passione. - Ti amo infinitamente! Oltre il tempo e lo spazio! - le sussurrò Michiru. - Io di più! - replicò scherzosa la bionda, con ancora le labbra incollate alle sue. - Ma sentila! Sempre la solita competitiva! Intanto più tardi, quando tutti saranno andati via, dovremmo iniziare definire i dettagli del discorso sorellina! - le disse maliziosa Michiru mordendole le labbra. - Sorellina? Allora hai già deciso? Comunque è un discorso da affrontare molto seriamente; dovrò proprio impegnarmi! - replicò allusiva la bionda, afferrandola e stringendola ancora più forte con fare estremamente sensuale, quasi a volersi fondere immediatamente e completamente con lei.

Forse da domani le Guerriere Sailor avrebbero nuovamente avuto missioni diverse, certamente si sarebbero contrastate ancora sui loro obiettivi. Il nemico non era stato arginato, tutt'altro: diventava sempre più forte e pericoloso, e poi c'era ancora un'entità misteriosa di cui bisognava impedire il risveglio, però, in quel momento di festa, in quella sera tanto colma di gioia ed armonia, la prima dopo tante tribolazioni, nessuno volle pensare a niente di tutto ciò. Quella sera erano soltanto un gruppo di amici, genitori con figli, fidanzati, che festeggiavano insieme il giorno più bello dell'anno: il Natale, la festa della famiglia. Perché nonostante le divergenze, in fondo, erano sempre stati una grande famiglia. E questa cosa non sarebbe mai potuta mutare in nessun arco temporale, da qui ad un futuro indeterminato.