In effetti di frutta ce n'è quasi in abbondanza. Sandra ne porta una cesta intera. Gli occhi sgranati e il singulto strozzato del ragazzino gli danno un'idea precisa di quel che può implicare per lui. A malincuore, Hutch si rassegna a mollare la presa. Il piccoletto allunga una mano con una velocità tale che Hutch a malapena ne distingue il movimento. Un momento dopo si è già liberato di parte della buccia di una papaya con i denti e li sta affondando con inquietante voracità nella polpa aranciata. Probabilmente farebbe meglio a non ingozzarsi in quel modo, ma Hutch dubita che gli darebbe retta, se glielo facesse notare.

L'occhiata perplessa che lancia a Sandra viene raccolta e rimandata con lo stesso grado di apprensione, ma nessuno dei due apre bocca, si limitano a osservare in silenzio e attendere un momento migliore per una chiarificazione.

Dopo essersi divorato una quantità stordente di frutta, usando per altro unicamente i denti (Hutch si domanda dove abbia messo quei suoi coltellini affilati), ha sbadigliato in silenzio e, visibilmente contro il suo stesso parere, si è addormentato contro la spalliera del divano.

«Ora, se non ti dispiace, mi spieghi che diamine è accaduto?» lo prende alla sprovvista la voce di Sandra.

Quando distoglie gli occhi dal ragazzino e li punta sulla donna scopre che lei sta fissando alternativamente lui e il ragazzino. Si stringe nelle spalle, un po' imbarazzato.

«Un bel macello, in verità. La mia casa è andata in fumo…»

«Vuoi dire che non c'è più?» si allarma Sandra.

Annuisce. «Già, puff… bruciata. E, sai, sarei finito in cenere anche io, dentro casa. Ma il ragazzino ha deciso che non era il giorno giusto, a quanto pare.»

L'occhiata attonita che gli lancia la donna lo fa sorridere suo malgrado. «E come avrebbe fatto, scusa? Non lo vedi che è già un miracolo che si regga in piedi da solo?» protesta Sandra.

«Lo so. E non ho idea di come sia accaduto. Ma non ho trovato altra spiegazione. Lo vedi anche tu, no? È ridotto esattamente come me: annerito e bruciacchiato. E so che non si trovava in casa, mentre iniziava l'incendio. C'ero io, e c'era José, quell'idiota. E immagino che José se la sia data a gambe levate quando ha visto che le cose si mettevano storte.»

«Stai dicendo che avete litigato di nuovo?» lo riprende Sandra con un'espressione esasperata.

«Ehm… Temo di sì. Ma lui… Oh, che diavolo ne so! Mi sta sempre tra i piedi, pure nei momenti meno indicati, anzi, soprattutto in quei momenti. È seccante!» protesta cocciuto.

«Hutch, il problema non è solo José. Hai poca pazienza e lui tende a essere più assillante di quanto tu riesca a tollerare. Ma questa storia dovrebbe averti insegnato che non è mai una buona idea perdere la pazienza fino ad arrivare a uno scontro diretto. La situazione non può che concludersi male.» gli fa notare con gentilezza.

«E infatti è esattamente quel che è accaduto: è finita male. E ora… Ora non ho idea di cosa fare. All'inizio pensavo di chiedere a Sant'Antonio…»

Sandra lo fissa in modo abbastanza contrariato. «Quell'uomo non…»

«Sì, lo so cos'è quell'uomo. Il fatto è che non ho molte scelte.»

«Le avresti, se solo ti degnassi di rifletterci e darti da fare» contesta duramente.

Hutch sospira. «Hai ragione. E immagino che presto dovrò trovare una soluzione» conviene mesto. Posa lo sguardo sul ragazzino, stringe le labbra e ha un'espressione piuttosto infelice. «In ogni caso non posso portarlo con me dal bastardo.»

«Non ci pensare neppure» lo sfida Sandra.

Sorride con amarezza. «Non l'ho fatto. Sarebbe un vero disastro. Peggio di quel che è stato della mia casa.»

Sandra sospira e si avvicina, osservando meglio il ragazzino. «Da dov'è spuntato, questo?»

«Non ne ho idea. Si è intrufolato da me nelle ultime due settimane circa, per fregarmi qualche cosa da mangiare. Prima non l'avevo mai visto in giro. Non so chi sia, né da dove arrivi. Non so neppure se ha qualcuno che lo aspetti.»

Sandra studia con delicatezza le condizioni del ragazzino. «Almeno facciamo in modo che quelle bruciature non si infettino» decide risoluta, eclissandosi per recuperare l'occorrente.

Hutch cruccia la fronte, interdetto. Stava parlando solo del piccoletto? O era una preoccupazione generalizzata? Perché, caso mai fosse interessata a saperlo, la sua coscia brucia ancora tremendamente.

Quando Sandra fa ritorno e, visibilmente, sembra intenzionata a offrire soccorso solo al piccoletto, Hutch si imbroncia e la fissa con sguardo acquoso e supplicante.

«Hutch Bessy, sei assolutamente insopportabile» sbotta la donna, dopo aver stoicamente resistito a quello stupido teatrino messo in scena dall'uomo.

«Sei crudele» mugugna in risposta.

Sandra raddrizza la schiena e incrocia le braccia, lanciandogli un'occhiataccia. «Tu al contrario sei già un uomo adulto, per di più grande e grosso. Ritengo quindi che tu possa benissimo occuparti da solo delle conseguenze delle stupidaggini che tu stesso hai commesso» lo redarguisce. Poi torna a occuparsi del ragazzo.

Hutch, scornato e infelice, si rassegna a far da sé. Mentre Sandra è voltata dall'altra parte le frega qualche compressa, va in cerca di un po' d'acqua fresca in cortile e ne approfitta per rimanere qualche minuto veramente da solo così da poter riflettere in santa pace. E più ci riflette, più sa che non può assolutamente permettersi che quella maledetta storia arrivi alle orecchie del gran capo, quel bastardo di Sant'Antonio. Il ragazzino rappresenterebbe una preda fin troppo facile e se mai avesse la buona sorte di sopravvivere a quell'incontro finirebbe per diventare una delle nuove cavie di quell'uomo.

D'accordo, giunto a quel punto sa quel che non va fatto. È comunque un inizio. Ora però deve capire cosa può invece essere fatto. Non ne ha la più pallida idea, e non sa neppure a chi chiedere un parere che non sia chiaramente interessato. Forse potrebbe aspettare il ritorno di Lucas e discuterne con lui. Lui e Sandra hanno dei figli, sicuramente sono già passati per quel tipo di problema: come sopravvivere e al contempo prendersi cura di qualcun altro, qualcuno che non può difendersi da sé. In effetti, ragionandoci meglio, probabilmente il ragazzino lo potrebbe fare, se solo fosse in buona forma. Hutch ha ancora fresco in mente l'episodio del loro primo incontro e di chi ha avuto la meglio in quell'occasione. Allora, forse, quel che serve davvero fare è trovare il modo per riportarlo in condizioni fisiche adeguate, e a quel punto ci penserà il ragazzino stesso a proteggersi dalle cattive influenze. Forse. Sempre ammesso che non sia lui stesso una cattiva influenza. Dopo tutto non lo conosce affatto. Potrebbe benissimo trattarsi di un piccolo delinquente. Storce le labbra, incerto. Non si comportava come un delinquente, nelle due scorse settimane. Si limitava a fregargli lo stretto necessario per non crepare di fame. Ha reagito in modo violento solo nel momento in cui si è sentito direttamente minacciato e messo alle strette. E poi… poi c'è da considerare il fatto che ha rischiato di restare ucciso mentre tentava di tirarlo fuori dai guai, guai in cui non era implicato proprio per nulla a ben vedere. Neppure quello può essere definito un comportamento da delinquente, giusto?

Sbuffa seccato. Che cosa ha concluso con la sua chiacchierata privata con sé stesso? Un bel niente, ecco cosa. È una vera frana, decisamente. Ha l'impressione che, se lasciassero fare a Hutch, la situazione si metterà più o meno nel modo in cui è finita la sua povera casa: un vero sfacelo.